ANNO XX. Capodistria, 16 Aprile 1886. N. 8. LA P INCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Un PIETRO MICCA dell'Istria Nell'Archivio Veneto, pubblicazione periodica della E. Deputazione Veneta sopra gli studi di storia patria, Fascicolo 59, leggesi il seguente articolo di B. Cecchetti, e che qui riportiamo, perchè di molta importanza per la nostra storia : — Nell'ottimo periodico „La Provincia" 16 Maggio 1885, N. 10, parlandosi della „Storia popolare d'Italia dalle origini ai nostri giorni" di Felice d« Angeli, illustrata da Nicolò Sanesi (Milano, Carrara 1885) si riferiva il fatto che più ampiamente rechiamo colle parole di Andrea Valiero : („Historia della guerra di Candia" Venezia. Baglioni 1679 pag. 21). „Sbarcarono dunque i Turchi nelle spiaggie tra la Madonna di Gogna, monastero di Calogeri e la città di Canea, con pochissima, e più tosto nis-suna oppositione, mentre i paesani a ciò destinati non v' accorsero ; dubbiandosi se fosse ciò proceduto da mancamento di coraggio, o pur di fede: et il presidio della piazza in poco numero, non poteva, nè doveva avventurarsi. Uscì tuttavia il Governatore Gio. Domenico Albano con alcuni pochi fanti, e Francesco Vizzamano colla cavalleria feudata; ma avanzatisi sino alla Platanea, e veduto il nemico in terra, furono costretti a ritirarsi. In tanto che r esercito sbarcato s' alloggiava, andò il Capitan Bassa ad assalire lo scoglio di San Todero, nel quale allora per disgrafia non si trovavano più di trenta soldati Italiani, comandati dal Capitan Biagio Giuliani d'Istria*) degno d'eterna memoria. Veramente quello scoglio, che assicurava il soggiorno à buon numero di legni, che in mano dei nemici portava un grandissimo incomodo alla città, servendo come un corpo di guardia avanzato per impedire, o almeno difficoltare ogni soccorso, meritava maggior custodia, e miglior diligenza; perchè fino alcuni pezzi d'artiglieria erano mezzi scavalcati : effetti d'una lunga pace, che genera fiducia in chi governa, la quale per le mutazioni convertendosi in negligenza, le cose finalmente si riducono a segno, che volendo, non si può più accorrere da per tutto,' come seguì in questa occasione, per mancamento di mezzi, di tempo. Ciò non ostante quel Capitano fece una bellissima resistenza, gittò a fondo più di una galera, e poscia vedendo disperato, per la quantità della gente che lo soprafaceva, il sostentamento del posto ; havendo prima minata la Piazza, volò coi compagni gloriosamente al cielo, e mandò cen-tinara d' anime all' inferno. Tanto potè lo stimolo della fede, l'honor della natione, e l'horrore della schiavitù"........ Ora questo fatto tanto onorevole, venne dal provveditor generale di Candia Andrea Corner, annunciato al Senato Veneto con queste modestissime parole (Caliceli. Secr. Candia, lettere, f. 66): 1645, 27 Giugno. Serenissimo Principe. Nuovi avvisi mi capitano dalla Canea che i Turchi, fatti patroni di quella campagna, andassero *) Era di Capodistria e oggi vivono ancora a Capodistria famiglie di cognome Zuliàn. Red, facendo scorrerie, con grosso numero di cavalleria, et infanteria sino in vista della città; e che alli 24, attaccato il forte di San Todero, circondato il Scoglio dalle Galere, doppo una brava difesa, sia finalmente restato in potere dei nemici. Il Capitan Giuliani, però, che vi si trovava con le sue genti, rinforzate di ordine mio, veduto superato il porto, con l'ingresso dei Turchi ; dato fuoco alla muni-cione ha più tosto voluto morire generosamente con li suoi, et con parte dei medesimi Turchi quali vi erano entrati, che mai rendersi...... Dinanzi alla cronaca e alla storia, gonfie e parolaie dei tempi nostri, che magnificano, tra i fatti degni, anche molte parvenze di fatti, è significante la modestia di quelle notizie, che s'inspiravano all'alta idea di un dovere, pel quale era bensì meritevole di compianto e di gratitudine della patria la fine generosa ed eroica dei figli suoi; ma non veniva recata a cielo, collo stile degli apologisti, fino a non lasciar più distinguere la vera misura del merito. Appendice alla recensione sul Vergerio del Ferrail) CENNI STORICO - BIOGRAFICI L' opulente famiglia Sabini, posseditrice dei beni di Daila, già d' antichissimo monastero di Benedettini, finì colla morte del conte Francesco Sabini fu Almerigo, avvenuta li 2 Dicembre 1736, nell'età d'anni 88. Il suo cadavere fu seppellito nell' arca di sua famiglia, nella chiesa di S. Francesco. Il governo veneto gli concesse il titolo di conte nel 1734. La nobile famiglia Salò, oriunda da Salò, città della provincia di Brescia in Lombardia, situata presso il lago di Garda, è da lungo tempo estinta. Dei membri della famiglia Sereni facciamo menzione di Fabio Sereni che nel 1586 fu coadjutore a Cherso ; — di Giacomo Sereni, morto li 12 Febbrajo 1789, e sepellito nell'arca delle sorelle Vittori, (parenti della famiglia Capodistria (Vittori) di Corcira (Corfù), situata innanzi i gradini della cappella di S. Maria Maddalena, detta anche del Cristo, della chiesa di S. Francesco ; il quale lasciò la sua facoltà, ereditata da sua moglie Elisabetta Vittori, ai canonici Gavardo. Le case in città, possedute dalle accennate Vittori, componevano l'isola innanzi il Ginnasio, comprendendo le case segnate coi numeri anagrafici 773, 774, 799, 800, 807, 808, 809, 810, e 756. Facciamo pure menzione di Giov. Battista Sereni, trasferitosi in età giovanile a Trieste, che si trattenne per oltre 40 anni presso il celebre avvocato Dr. Giambattista dei Bosmini, nativo di Bovereto nel Tirole meridionale, e finì la vita, ettuagenario, per ') Continuazione. Vedi n. 1, 2, 4, 5, 6 e 7 a. c. annegamento nel torrente Fugnan presso Muggia. I di lui nipoti vivono in Trieste. Stefano Sforza di questa città, si condusse a Cherso qual cancelliere di quel conte (Governatore), e divenne il capo stipite di quella famiglia. Nei libri di quella parrocchia si trovano : nel 1604, Stefano Sforza, „ 1628, Giovanni „ „ 1658, Isabella „ , monaca ; „ 1699, Caterina „ , figlia del Dr. Giovanni; » 1743, Chiara „ , figlia del Sig. Stefano ; Nei libri del convento delle Benedettine di S. Pietro, rilevansi : l!rno n- ì Giovanna Sforza, abbadessa di „ 1693 — 95 ! i ■, , ! 1705 — 1708) detto convento Tra i benefattori di quel convento figurava Antonio Sforza, nel 1643, si legge il nome del cavaliere Giovanni Sforza, sepolto in quella chiesa, a 1596, Antonio Sforza da Venezia, appare nei libri battesimali di Cherso, sposo ad A-pollonia da Fiume, eh' ebbe un figlio di nome Antonio. Queste notizie le abbiamo ricevute dalla gentilezza del professore ginnasiale Stefano Petris di Stefano da Cherso. La famiglia Spatari è estinta ; così pure Siena. Esistevano due famiglie Tarsia. L' una abitava nella contrada S. Pietro sulla via dei Cappuccini, nella casa numero 574, presentemente degli eredi di Giuseppe Scher. L' ultimo di questa famiglia, il Dr. Alvise detto Tarsietto, che servì la patria con amore e perspicacia per tutto il tempo di sua vita, morì il giorno 1 Settembre 1803, venne sepellito nel giorno seguente nella chiesa di San Francesco, e dispose la sua sostanza in opere pie, percependo anche il civico Spedale un legato di f. 8624: 40 di Convenzione. —■ L' altra famiglia Tarsia, alloggiava nella contrada Ponte - piccolo, sulla via degli Orti - grandi, nella casa numero 919, appartenente ai Baroni - Marchesi Polesini di Parenzo. La detta casa fu fabbricata dal cavaliere Pietro Percico, fratello del vescovo di Secovia, che ora risiede a Graz, nella Stiria inferiore. Trovandosi 1' ultimo di questa famiglia, il conte Francesco, vedovo della contessa Esmeralda nata Tacco, sepellita in S. Domenica, presso la porta ad Ostro, e senza figli, istituì erede della sua vistosa facoltà, la moglie dell' ammiraglio del porto Angelo Moreschi, la signora Teresa nata Giorgio. Egli morì d' a-poplessia nel suo granajo. — La detta signora venne oltraggiata nel suo letto da un manipolo della scapigliata plebaglia nella pazza sollevazione del 1797. Il governo veneto concesse il titolo di conte ai cugini Francesco e Dr. Alvise Tarsia nell' anno 1726. Nel 1548 (') il vescovo Pietro Paolo Vergerio si trovava nella città cattolica di Poschiavo, nel cantone di Coirà o dei Grigioni in Isvizzera, ove cominciò a pre- O Secondo il Ferrai, e come dal secondo processo, nel 1548 il Vergerio era sempre in Italia cioè a Padova. Nota di P. T, dicare la riforma, ed in quella chiesa evangelica si trova una lapide colla seguente iscrizione, elio sembra inedita: «Chiesa cristiana evangelica riformata in questa comune nell1 anno 1548 da Pietro Paolo Vergerio fu vescovo di Iustinopoli." Dei Vergerio vi erano due rami, P uno del ceto civile, e questo si è estinto, e 1' altro popolare, che sussiste e porta il cognome Verzier. Dei membri della famiglia Verona passarono nei decorsi secoli nell' Albania veneta, ora austriaca, formante il distretto di Cattaro, compreso il territorio di Spizza che conta 2000 abitanti. La famiglia Vida possedeva la casa N. 1087 di proprietà presentemente d' Antonio Bullo fu Giacinto, situata nella contrada Maggiore, sulla strada, che si prolunga al Piaggio, con un ramo, e che infila la Calle-gheria, coli' altro. Il Dr. Agostino Vida lasciò nel 1706 allo Spedale di S. Nazario, il capitale di f. 3896 di Convenzione. Rizzardo Vida era nel 1712 Vicedomino. Nel passato secolo si traslocarono i Vida nella Dalmazia, alcuni dei quali, per ingraziarsi la popolazione morlacca, slavizzarono il loro cognome, aggiungendo all' ultima lettera del medesimo, la parola covich. La popolazione slava di questo distretto ha il vezzo di slavizzare i nomi italiani dei cittadini, quando parlano di loro. Per modo d1 esempio : Combi, chiamano Combich ; — Tacco, lo dicono Taccovich ; — Guerci, trasformarono in Vrzi, elidendo la e, che gl' italiani dal 1400 iinpoi, scrivono e pronunziano Verzi, dimenticando o ignorando l'antico e italiano nome Guerci ; così di cento altri. In Trieste si trova domiciliata da dieci anni una famiglia Vida, di condizione civile, proveniente dai distretti meridionali della Dalmazia. (') Esistevano tre famiglie Zarotti, abitanti : la prima nella contrada Bracciuolo, nella casa N. 108 della Signora Santa de Baseggio fù Nicolò q.m Nicolò ; — la seconda in contrada S. Martino, vulgo Porto, presso il Bastion - Tiepolo, (demolito nel 1834, per formare la piattaforma del magazzino erariale di deposito sali, detto Patschìowsky, di cui era imprenditore lo svizzero del cantone Ticino, Giovanni Degasperi ) nelle case N. 213, 314 e 218, di Giovanni Acacich di Trieste, in sede dei fratelli Antonio e Giovanni Martin della Svizzera francese. — Le sorelle Zarotti, ultime di questa famiglia, lasciarono la loro facoltà al conte Verzo Verzi. — La terza famiglia dimorava nella contrada Pusterla. — Il Dr. Giacomo Zarotti, ultimo della sua famiglia, istituì co' suoi beni un benefizio canonicale. Consimile benefizio venne fondato dalla di lui consorte, Petronia nata Apollonio di Pirano. Il benefizio, contro la volontà della fondatrice, fu convertito in un semplice, per incuria di chi aveva 1' obbligo di conservarlo. Nella nuova chiesa della Madonna dei Servi, ora magazzino di Giovanni Martissa - Carbonajo, erano gli avelli dei Zarotti. (Continua) (i) Ricordiamo 1' ottimo Dr. Antonio ed i fratelli Dr. Girolamo e Dr. Domenico Vida-covich egregi cittadini nati a Capodistria. Nota di P. T. DIGRESSIONI*) Pietro Vergerio Favonio, Giuseppe Verona, giustiuopolitani. Io noterò ancora che la nobile famiglia Verona venne ad estinguersi a Capodistria nel 1593, come si à dalla lista delle Case Nobili cauate dal Sindicato et dalla V. Dominarla dallo stesso Manzuoli a pgg. 79-81 dell'opera testé citata, ristampate poi dal Kandier nel-VIstria II14 pgg. 55 sg. È probabilissimo dunque si estinguesse col Verona nostro dei Libri da' Consigli. Sarebbe dunque morto ancor più vecchio di quello supposi più su? E però, per la terza volta, raccomando la questione agli eruditi di cose patrie : chè io per ora di farci altre indagini non ò tempo. Ma un Pietro Vergerio e Favonio ancor questo, cancelliere del sindicato nel 1606, incontro nel Libro de' Consigli T a c. 176 r. Buon per me e per i lettori che sotto all'Inventario delle cose a lui consegnate dal cancelliere precedente abbia avuto prudenza di sottoscriversi così : Petrus Vergerius Fauonius Canc.s Sind.s Aetatis suae annorum XX — ivi v. — ! (Continua) Cose vecchie istriane Tempo fa, nel villaggio delle Scoffie (Alberi-Ve-scovelli) fu dissotterrata una colonna, mancante di base, con suvvi uno stemma ed un' epigrafe latina del 1776, la quale ricorda essere stata fatta la strada (ora regia) conducente a Capodistria da Trieste, a cui fu dato il nome di Strada Delfina, in onore del podestà-capitano Pietro Delfin, che governò nel 1755 la nostra città. Probabilmente sotto la sua reggenza e dietro la sua iniziativa sarà stata progettata e principiata quella strada. Riportiamo l'epigrafe della colonna per chi non l'avesse ancora veduta : via delfina usque ad urbem aere pup. justinopolis muglae. oppido. opitulante bernardo. borisio. comite opera et labore adnitente anno cioiocclxxvi. Un gentile nostro concittadino ci inviò la seguente traduzione ed analoga illustrazione : strada delfina fino alla capitale col denaro publico di capodistria prestando aiuto la città di muggia impegnandosi göll'opera e colla fatica il conte bernardo borisi cioiocclxxvi Dei cinque Dolfin, o Delfin, registrati nella serie dei Podestà di Capodistria, quello a cui allude l'epigrafe *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ' 22, 23, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7 an. XX — Digressioni. non può essere che l'ultimo : Pietro Delfin, il quale governò la città nel 1755, epoca in cui, probabilmente dietro sua iniziativa, sarà stata proggettata e incominciata la strada. — Ad urbem. I classici chiamavano Urbem per antonomasia la città di Roma, e nelle Pandette significa sempre la capitale. Questa urbs dev' essere Capodistria allora Capitale politica dell'Istria. — In vece di PVP. dovrebb' essere PVB. Opidum, città murata. Vale per Muggia, come P urbs per Capodistria, in proporzioni microscopiche. — Chi fosse questo conte Bernardo Borisi, a merito del quale si compi finalmente la strada dopo dodici anni di lavoro, noi saprei indovinare. Opera et labore, pare ch'esprima la direzione e la sorveglianza. — La forma semigotica delle lettere eia (m) e io (d) appartiene ai bassi tempi. L'arma dei Delfìni aveva nello scudo tre delfini come apparisce sullo stemma della colonna sudde-scritta. o t i z i e PER CARLO COMBI Il busto in bronzo, che, come tempo fa abbiamo annunziato, doveva essere eseguito dall'egregio scultore Felici, venne inaugurato addì 11 m. c. nella sala della Scuola superiore di commercio in Venezia alla presenza di parecchie autorità, rappresentanze, colleghi, scolari ed amici del compianto defunto. Il lavoro del Felici, riuscito molto bene, è sovrapposto ad una lapide marmorea con borchie di bronzo, la quale reca la seguente iscrizione : A CARLO COMBI istriano patriotta scienziato filantropo qui insegnante diritto dal 1868 al 1884 collegiii amici discepoli con memore affetto questo ricordo posero 1885 n. 1828 — m. 1884 A successore del compianto Pietro Vatta venne nominato podestà di Pirano l'egregio avvocato dottor Domenico Fragiacomo. Ci si annunzia che gli statuti della Società di navigazione istriana sono in questi giorni arrivati alla Luogotenenza. La Commissione centrale per la scoperta e conservazione dei monumenti storici ed artistici publicò il rapporto della propria attività nello scorso anno 1885. In esso troviamo un elenco di tutti i conservatori nelle diverse provincie della Monarchia e da questo togliamo i nomi dei diversi conservatori per il Litorale. Dr. Paolo de Bizzarro, avvocato in Gorizia. Francesco conte Coronini-Cronberg-Paravich, i. r. consigliere intimo e ciambellano. Attilio Dr. Hortis, bibliotecario in Trieste. Enrico Majonica, professore ginnasiale in Gorizia (I per il Museo dello Stato in Aquileja e per il capitanato distrettuale di Gradisca). Pietro Dr. Pervanoglù, possidente in Trieste (I per la città di Trieste e suo territorio). Stefano Petris, professore ginnasiale in Capodistria (I per l'Istria ad eccezione della città di Trieste e suo territorio e di Pola). Giovanni Dr. Righetti, consigliere superiore edile in Trieste (Il per la città di Trieste e suo territorio e per l'Istria ad eccezione di Pola). Nicolò Rizzi, consigliere comunale in Pola (I e II per il territorio di Pola). Corrispondenti poi della Commissione centrale nel Litorale sono : Andrea Dr. Amoroso, sostituto capitano provinciale in Parenzo, Carlo Dr. Gregorutti, avvocato in Paperiano, Michele Dr. de Hentschel, possidente in Gorizia, Francesco Oliva, ingegnere superiore della marina in Pola, Edoardo Frister, possidente in Fiumicello, Eugenio barone de Ritter, possidente in Podgora presso Gorizia, Ermanno Schräm, capitano di gendarmeria in Pola e G. B. cav. de Wintschgau, consigliere di Luogotenenza e capitano distrettuale di Gradisca. Ci scrivono : Mattinata musicale commemorativa a Lodi Agli ultimi del Marzo p. p. morì a Milano il maestro Angelo Panzini da Lodi, autore di ottima musica da camera e d'inni popolari, che nel 1848 . . . . „tanti petti bau scossi e inebbriati" — professore, da venti e più anni, nel R. Conservatorio di Milano. La prima domenica di Aprile la Società Eufonefila di Lodi diede in onore del defunto una mattinata musicale con pezzi di musica del Fanzini stesso. Ecco il programma : Parte prima. 1. Panzini. Sinfonia della settimana armonica per pianoforte, armonium, violini e flauto. 2. Panzini. Lunedì notturno c. s. 3. Idem. Martedì c. s. 4. Idem. Mercoledì c. s. Parte seconda. 5. Giovedì. Panzini. 6. Venerdì c. s. 7. Idem. Sabato c. s. 8. Idem. Domenica c. s. Si passarono così due ore cou lo spirito deliziato dalle più fresche e pure melodie di scuola italiana. Ottimi tutti i pezzi, e dai bravi soci de\V eufonefila sonati come va. Specialmente piacque la sinfonia e il notturno Giovedì con un motivo brioso, biriccliino, arieggiante P allegria degli scolari in vacanza ; ed il Sabato che è un chiachiericcio di dounicciuole sul mercato, e finisce con una vaga tinta malinconica, tale quale il Sabato del villaggio del Leopardi. Grave, elegiaco, e di molto studio il notturno Venerdì ; un buon tentativo di musica religiosa nell' altro Domenica. L'Istria, la patria del principe dei violinisti, — il Tartini — e che oggi vanta tra i suoi figli lo Smareglia da Pola, e il Giovannini da Capodistria professore nel Conservatorio di Milano, e quindi già collega del Pan-zini, manda alla gentile Lodi il fraterno saluto. I PARTITI NELLA DIETA CROATA. (Dai paesi jugoslavi) (A. B.) Dal giorno 29 gennaio fino al 9 febbraio la Dieta croata tenne alcune sedute, clie passarono inosservate all'estero, per la semplice ragione che non furono contrassegnate da alcun incidente rumoroso provocato dallo Starcevic. E non potevano neppur esserlo, perchè lo Starcevic, giovine, è agli arresti, e molti altri deputati dell'estrema sinistra sono esclusi per diverse sedute. In generale l'opposizione dell'estrema sinistra si è fatta questa volta sentire assai poco : in compenso gli altri due gruppi dell' opposizione hanno spiegato eloquenza ed attività. Giacche, e ciò forse non è noto bene fuori della Croazia, l'opposizione nel Parlamento croato consta di tre gruppi. Yi è il gruppo dell' estrema sinistra, che si chiama il partito del diritto, con a capo lo Starcevicli ; vi è il gruppo degli indipendenti ; vi è infine il centro destro con a capo lo Zinkovic, e di cui fa parte quasi tutta l'aristocrazia. 11 primo gruppo vorrebbe la Croazia unita alla Monarchia mediante la semplice unione personale. S'intende che nella Croazia esso abbraccia la Croazia propriamente detta, la Dalmazia, la Bosnia, l'Erzegovina, l'Istria, la Carniola, ecc. Questo gruppo conta molte forze giovani, fra le quali primeggiano il Folnegovic, il Barcic, il Kurnicic, 1' Hin-kovic ; persone coltissime e piene d'entusiasmo. A capo del secondo gruppo sta il vescovo Strossmayer. Esso raccoglie nel proprio seno, si può dire, il fiore dell'intelligenza croata. Il numero dei suoi aderenti nella Dieta è esiguo per numero, cospicuo per le ec-I celienti qualità de' suoi membri. Yi citerò lo Smi-I civlas, professore all' Università, storico insigne, il I Derencin, dottissimo commendatore del Codice civile austriaco; il Mazzura, distinto avvocato; il Malko-vic, professore all'Università, poeta celebrato fra gli Slavi del Sud, e nello stesso tempo critico a-cuto. Questo gruppo vorrebbe fra la Croazia (Croazia, Dalmazia, Bosnia, Erzegovina) e l'Ungheria quegli stessi rapporti clie esistono fra l'Ungheria j e l'Austria. Il terzo gruppo finalmente si limita a chiedere che l'accordo tuttora vigente fra la Croazia e 1' Ungheria sia rispettato, e che si ponga fine alle continue violazioni a danno dei Croati. È da questo gruppo che partì la più interessante proposta in questo ultimo scorcio di sessione. Si trat- tava dei conti finali dell'Ungheria e la Croazia. Il barone Zinkovic sostenne che con questi conti la Croazia veniva aggravata di 2 milioni di fiorini oltre alla reale sua competenza; secondo lui, dal 1868, da quando cioè fu stretto 1' attuale accordo fra l'Ungheria e la Croazia, questa avrebbe pagato trenta milioni di più di quello che avrebbe dovuto pagare. Vi darò un' idea del modo di ragionare dello Zinkovic. La Dieta ungherese, la Corte dei conti a Pest, la Presidenza del Ministero, il Ministero del commercio, il Ministero delle finanze, si occupano senza dubbio di alcuni affari comuni all' Ungheria ed alla Croazia — ma essi sussistono pure come organi autonomi ungheresi, mentre nei conti vengono indicati semplicemente come organi comuni. E questo modo di .computare, secondo lo Zinkovic, è falso. Egli proponeva, quindi, che i conti venissero rimessi alla deputazione regnicolare, tuttora esistente. Voi sapete, che in seguito alla nota questione degli stemmi bilingui, il Re, corrispondendo ad un indirizzo della Dieta, invita tanto il Parlamento di Pest che quello di Zagabria all'elezione di deputazioni regnicolari, il cui còiupito sarebbe quello di sanare tutte le violazioni dell'accordo, di schiarire i punti dubbi, e di rimuovere tutto ciò che potesse continuare o generare nuovi malintesi fra 1' Ungheria e la Croazia. Queste deputazioni adesso precisamente agiscono. La proposta Zinkovic però fu respinta. (Perseveranza) L'INFEZIONE FILLOSSERICA IN ISTRIA nel 1885*) (Continuazione e fine vedi n, 7.) Xel seguente quadro indichiamo le infezioni fiillos-sericlie in Istria dal 1880 a tutto 1885, nonché la superficie totale su cui le medesime erano sparse. Questa superficie corrisponde a quella che viene racchiusa congiungendo con liuee rette tutti i focolai periferici. Risulta da questo quadro che l'aumento totale delle infezioni dal 1884 al 1885, era di 24'0 ettari, il quale aumento trovavasi sparso quasi tutto entro la superficie stessa del 1885, poiché solo i nuovi focolai sotto il monte di S. Marco d' Isola, estesero la medesima a circa 2'5 chilometri quadrati più ad oriente dai focolai periferici del 1884. L'infezione fillosserica totale in Istria alla fine del 1884 era di 83'7 ettari sparsi sopra una superficie di 64'5 di chilometri quadrati, e questi abbraccianti i tre comuni locali di Isola, Pirano ed Umago, cioè quegli stessi infetti già nel 1884. *) Vedi la nota del n. 7. Superficie in Superficie in Area totale chilometri chilometri infetta alla fine di ogni quadrati su quadrati su Annotazioni Anno cui era sparsa cui progredì il l'infezione male da anno in ettari alla fine di ogni anno un anno all' altro 1880 13-9 4-0 — Nel 1883 si scoprirono le infezioni a S. 1881 1882 21-9 31-3 6-7 8-5 2-2 2-3 1883 46-8 17-8 9-3 Pietro dell' 1884 59'7 62-0 44-2 Amata ed a 1885 83-7 64'5 2-5 Matterada. L' applicazione delle misure contro la fillossera dal giugno 1885 impoi. 1. Comune censuario di Corte