ACTA HISTÍUAE III. ricevuto: 1994-05-07 ÜDKAJDC: 323.38:949.713 Istria "17" RJBELLISMI, RIVOLTE ANTIFISCALIE REPRESSIONE DELLA CRIMIjNALITA NELL'ISTRIA DEL '700 Furio BIANCO prof., Djpartimento di Studi Storici, Uaiversita degli Studi di Trieste, 34100 Trieste, IT prof, dr., Oddelek za zgodovino, Univerza v Trstu, Trst, IT SINTESI Nel corso della seconda meta del '700 la provincia istrianafu interessata da numerosi episodt di insubordinazione collettiva. Ponendo al centro del suo studio alcune rivolte, analizzatte sulla base di un vasto materiale documentarlo e allargando la prospeüva d'indagine alie varié forme di criminalitá organizzata (contrabbando, bande armate, ecc.) diffuse in quei decenni nella penisola, l'autore ha cércalo di individuare e interpretare le cause, le modalitá e i contenuti. delle proteste, comparando la situazione istriana con i disordini e le agitazioni che scoppiavano unpo' dappertutto nei dotnini veneztani. Nell'agosto del 1761 il governatore dell5Universitá deisalumieri fece perveníre ai proweditori alie Rasan vecchie un lungo memoriale in cui denunciava la progressiva expansione del contrabbando di pesce salato proveniente dalPlstria e dalla Dalmazia, con pesanti perdite per i bilanci della corporazione1. Secondo la tradizionale política di concentrazione monopolistica dei traffici, tutto il pesce, come gran parte degli alimenti di massa e dei prodotti di consumo voluttuari", doveva fare scalo a Venezia dove era sottoposto a un duplice dazio, di entTata e di uscita, prima di essere smerciato nella terrafenna. Salvaguardad i dírittí dello Stato, la riscossione dei dazi di importazione, di transito e di consumo eraappaltata a privati che garantivano, oltrel'approvvigionamento della dominante e delle provincie suddite, un'entrata monetaria, non soggetta a fluttua-zioni, valutata periódicamente al momento della concessione, per lo piü sulla base di misuratori grossolani che tenevano como della popoiazione e del consumo globaie 1 ASV, Capí de! CX, Digpaccidei rattori, Capadistría, b. 261, 6/8/1763. 2 Cfr., A. STELLA, II daziosui vinoesuliuva nella Dominante,'Totino 1891; G: ZALIN, Economia e produzione olearia nell'ktrk del Settecenio, in "Economía e Storia, XXIÍ (1976), pp. 177-220; U. TüCCl, Commercioe consumo dei vino a Venezia in eli moderna, in "Quademi della rivista di Storia dell'agricoltura", I (1989), pp. 185-202. 149 ACTA H1STRIAE 111. Kurio B1ANCO: RJBBUJSM3, R! VOLTE ANTIFiSCALl E REPRESSIONE DELLA CRlMlNALfrÁ..., 149-164 presunto"'. Gliappaltatori, per mantenere remunerativa un'impresa che imponeva esborsi e anticipi crescenti giá ai momento deile gare (Pasta, erano costretti ad imporre prezzi relativamente altí per i prodotti in vendita, in modo da compensare la riduzione dei loro profittí, fisiológicamente intaccaii dal commertio di frodo e dalle spese sostenute per il maDtenimento di un efficiente apparato di prevenzione e di repressione del contrabban-do. I rivenditori di pesce salato, riuniti in corporazione, si erano aggiudicati anche nel 1761 la condotta per sei anni pagando la ragguardevole somma di 256.530 ducati, oltre 42.000 ducati all'anno. una cifra superiore dei 25% a quanto sborsato nel precedente contratto4. Si era trattato di un incremento sotevole, attribuibile a una domanda in continua espansione in quanto il consumo della sardella e dello sgombro salati aveva trovato sempre piú ampia diffusione, sia tra la popolazione rurale -a integrazione di una dieta quasi esclusivamente maidica- sia tra la popolazione urbana, favorito probabilmen-te anche dalle prescrizoni religiose che limítavano l'uso di carni, uova e latticini. La denuncia del governatore del sodalizio veneziano e le conclusioni delí'inchiesta avviata dai magistrati deile rctson vecchie indussero il senato ad aprire un procedimento giudi ziario, delegato al podestá di Capodistria. Se potevano sussistere ancora riserve e perplessitá sulla veridicitá di quanto esposto dalla corporazione che - secondo uno schema abbastanza consueto ira gli appaltatori dei dazi- amplificando strumentalmente le perdite cercava di ottenere storni e riduzioni del canone pattuito o la promulgazione di provvedimenti pííi sevcri in materia di repressione del contrabbando, tuüavia il traífico di frodo aveva ormai raggiunto tali dimensión! da convincere le amonta della necessitá di agiré con tempestivitá e fermezza. Si era calcolato che in un anno nella sola Senigallia erano stati esportati clandestinamente oltre 12.000 barili di sardelle in salamoia, con un danno per l'erario e per YUniversitá dei salumieri valutato in 15.000 ducati, quasi 2/5 de 11'in tero dazio e poco meno di 1/4 degli utili ricavati della pesca5. Conclusi gli atti istruttori, nell'agosto del 1763 il reítore di Capodistria invió ai Capi del Consiglio deiDieci una lunga relazione da cui emergeva l'ampiezza deile "scanda-lose contraffazioní", meticolosamente annotate dal nobile veneziano. Il tono del memo-riale era volutamente burocratico-cancelleresco anche se talvolta l'cspressione tradiva una malcelata insofferenza e amarezzaper quell'inerzia dei poteri pubbiici che sembra-vano offendere e mortificare la sovranitá e il prestigio veneziani. II centro del traffico di frodo era localizzato a Rovigno, dove operavano mercanti e innumerevoli compagnie di pescatori i cui interessi si irradiavano verso tutti i mercati dcll'Italia settentrionale, dalle teñe imperiali alio stato pontificio, al milanese. Barche rovignesi si spingevano lungo tutta la costa istriana. Una parte del pescato veniva lavorato per alcune settimane su 3 II gettito de! Purtilo del tabacco, ad esempio, passd dai 9 200 ducati annui dal 1657 ai 116.240 ducati del 1717, a poco meno di 600.000 ducati verso la fine delta Repubblica (F. BIANCO, Contadini, sbirri e contmbbandieri nel Friuli del Seltecento, Pordenone 1990, p. 99). 4 AS V, capi del CX. Dispacci dei rettori, Capodistria, b. 261, n. 1. 5 Ibid., 22/8/1761. 150 ACTA inSTiUAE LU. Furia BLANCO: RIBEU.ISM(, RiVOLTE ANT1FISCAL3 E REPRESSIONE DELLA CRJMINAL1TÀ..., 149-164 spiagge e scogli, utiiizzando per lo più il sale di contrabbando traspórtate da battelii con bandiere ragusea, pontificia e austríaca, su cui venivano trasbordad i barili di pesce salato, al largo di Veruda, Brioni e Fasana. Un'altra parte del pesce veniva salata e conservata nella stessa Rovigno, poi imbarcata sul Mandracchio o, pit al largo, presso lo scoglio di Santa Caterina, con destinazione Trieste, Ancona, Senigallia e la foce dei fiurni lungo la costa adriatica, verso i centri di consumo del!a terraferma veneta e verso i mercati del milanese e del mantovano, attraverso ü ñtto reticolo dei cana ti e dei corsi d'acqua. La sorveglianza e i controlli erano difficili sia per Tinadeguatezza degli strumenti di contrallo e per l'inefficienza dell'apparato repressivo,siaper l'omertà e l'ostilità di quasi tutta la popolazione, pescatori, marinai, negozianti, artigiani, uomini c donne che salavano il pesce e lo conservavano un po' dappertutto, anche in casa , rendendo praticamente impossibiie vina "uníversale perquisizione" e impedendo l'aggiomamento del libro delle notificazioni su cui il canceiiiere avrebbe dovuto trascrivere periódicamente le denunce dei privati e il numero dei barili confezionati e imbarcati per i magazzini di Rialto. I provvedimenti straordinari adottati dai governo nei decenni precedenti, Tintensifi-cazione della sorveglianza iungo il litorale friulano, l'allestimento di barche arraate di baléstre e di bombardelle, il pattugliamento delle coste, la mobilitazione di spie e confídenti, non avavano ottenuto risuitati significativi. La costa istriana, per lunghi tratti frastagliata e ricca di insenature, di cale e di facili approdi, offriva sicuri nascondigli da cui prendevano il largo di notte brazzere e piccole imbarcazioni, eludendo agevolmente la vigilanza delle feluche e dei battelii veneziani in perlustrazione. I! potenziamento dei presidí militari lungo le spiagge friulane e venete e la dislocazione in punti strategici di distaccamenti di sbirri alie dipendenze degli impresari dei vari dazi, avevano favorito i'arresto di quaiche írafficante. per lo più privo di appoggi, trovato a scaricare merci in nascondigli occasionali, in prossimiíá delle paludi di Lignano o alia foce dell'Isonzo. Ma si trattava di episodi isolati e sporadici che interferivano soltan to su lio smistamento delle merci in terraferma, In ogni caso non intaccavano il volume e la portata del contrabbando di pesce. Una fortunara campagna repressiva e il séquestra di qualche battello al largo di Monfalcone e alla foce del Tagliamento, non potevano certo circo-scrivere le dimensioni di un traffico di frodo che ormai operava su vasto raggio, mobilitando ingenti risorse e organizzando a vari livelii innumerevoli famiglie. Del resto aile inefficienze delle strutture Sscali, logore e farraginose, corrispondeva la scarsa affidabilità dei piccoli distaccamenti di armigeri e di spadaccini che, asssieme ai bas si ministri di giustizia e ai cavalieri di corte alie dipendenze dei rettori veneziani, costituivano l'assetto fondamentale di tutto l'apparato repressivo. Un po' dappertutto il pattugliamento delle coste e il presidio dei litorali erano affidati ad una tiurma raccogli-ticcia e nialfida, formata da "persone le più scandalose, un miscuglio pericoloso di varie nazioni (...) cormttibile da' contrabbandieri", che molto spesso nei podestà e nei 151 ACTA HlSTRlAE III. Fuño E1ANCO: RIBELLISMi. RIVOI.TE ANTIFISCALI E REPRESSIONE DELLA CRiMINALITÁ..., 149-164 magistrati veneziani durante le ispezioni suscilavano un sonso di repulsione davanti alie condizioni di abbandono in cui si tFOvavano marinai, sbirri e bassi officiali, síaccendati, sempre trasandati, maivestiti, "laceri, e quasi nudi"6. La relazione del podesta di Capodistria sul commercio clandestino di posee salato coglieva solamente un aspetto del piil vasto fenomeno del conírabbando dall'Istria che nel secondo Settecento aveva raggiunto ormai proporzioni considerevoli, in continua espansione. Interessava ogni settore produttivo. Dalle "marine istriane" facevano vela imbarcazioni di ogni tipo, cariche e ingombre di ogni genere di mercanzie'. Compagnie di pescatori, equipaggi di bastimenti, marinai, barcaioli e contadini trasbordavano al largo su imbarcazioni imperiali e pontificie vino, olio, sale, quando non li sbarcavano direttamente a Trieste, nei portidcJPalto Adriático o nei magazzini clandestini predispo-sti lungo le laguae della terraferma. Complici e compriman, riuniti in grosse bande, provvedevano a rifornire intermedian e trafficanti di rilevanti partitc di tabacco, di sale e di olio, o le smerciavano diiettamecte nei villaggi del Friuli e anche nei borghi piu grandi, dopo aver occupato aimi alia mano le piazzc, i ponti e le strade di accesso, poíendo contare sulPaccondiscendeoza delle popolazioni rurali che non solo non li perseguivano, come imposto dalla legge, ma '"da vano loro ricetto, assistenza,e spalegio", anche perche polevano procurarsi a prezzi bassi íuttí quei prodottti di prima necessitá che venivano distribuiti dal monopolio a prezzi piu allí e spesso in quar-titativi limitati. II tabacco veniva introdotto clandestinamente in Islria dai domíni austriaci. Una paite, traspórtala sulla costa, veniva imbarcata peressere traghettata nottetempo verso il ütorale friulano. Unaltra parte, assieme alie quantitá di "erba regina" coltivata illegalmente in campagna, veniva smerciata nei distretti istriani da una folla variegata di piccoli contrabbandieri, trafficanti, malvivcn'i, mendicanti, vagabondi, ma anche dalavoratori agricoli, pescatori e boscaioli, tutti contrabbandieri occasionali che coltivavano piccole parlite di tabacco nel proprio orto o si dedicavano al "dannatissimo traffico" per integrare il bilancio familiare nei momenti di diffi calta, ríenSrando generalmente aüe occupazioni abituali quando il periodo di dtprcssione economica era supéralo. D'altra parte il trasporto di tabacco non richiedeva particolari accorgimenti. Poche libbre, in grado di assicurare un rilevante guadagno netto, potevano essere agcvolmente nascoste tía indumenti e mercanzie e traspórtate a spalla senza destare sospetti. Cióspiega in parte il netto contrasto tra la vasta diffusione del commercio clandestino di tabacco in Istria, ripetutamente denuncíala dai magistrati vencziani, e la scarsa AS V, Promeditori da térra e Ja mar, b. 325,I3/11/1739. ? Per aicuiúcermisüIconUabbando dalí'tstria, cfr. L. MOR iEANÍ,CondizionieconorniíhediTrieste e ¡siria nel sécalo XVIii studiute dalle rekziom de' podcsH-capihmi di Capodistria, Trieste 1888; B. ZILIOTTO. Asptttidi vita polilla! ed economica nell'lstria del Settecento, in Pí, quaderno O (1965), pp. 7-59. 152 ACTA HISTRIAElEf. Furio MANCO: RIBELLISMI, R1VOLTE ANTIFISCALI E REPRESSIONS DELLA CR1MINAUTÀ..., 149-164 rilevanza degii arrcsti e dci processi istruiti, come emerge dallo spoglio degli incarta-menri processuali e dalle raccolte di sentenze criminali8. Si trattava, per altro, di un fenomeno generalizzabile a tutto il contrabbando. Le "spavemevoli furtive isíruzioni", ricorrentemenle denuncíate dai rettori, ora con acco-rata enfasi ora con più sbrigativa e stanca Iaconicità, trovavano raramente imputati, colpevoli e condannati. D'alíra parte in terra istriana, come in Friuli, il contrabbando di tabacco era favorito dalla configurazione del territorio e dalla síruttura política e istituzionale della penisola. La vicinanza dei confini austriaci, l'intricata mappa delle giurisdizioni feudali, il frazionamento dei poteri e dei governi locali, le prérogative di villaggi e città, la struttura e Porganizzazione delle forze militari, la presenza di diverse etnie, non potevano non avere pesanti contraccolpi sulla repressione delle frodi fiscal! e su tutto il settore dell'ordine pubblico. Eludendo fácilmente la sorveglianza delle due "inerti feluche" che perlustravano i golfi, una parte consistente deiprodotti di esportazione istriani -in particolare olio, vino e pesce salato- venne assorbita progresivamente dal mercato di Trieste, in grado di offrire prezzi di gran lunga più remunerativi, senza alcuna trattenuta fiscale. "Passano per detta piazza -scriveva un rettore- ove alletlati da breve viaggio, dalla pronta vendita, e dal ritratto dell'intiero importare in effettívo, a prezzi molto più vantaggiosi che a Venezia, senza verun aggravio o gabella, e senza discapito nell'aggio delle valute"9. In alcune circostanze, soprattutto in occasione di una sensibile lievitazione dei prezzi, il volume di questo traffico diveniva eccezionale. Basti pensare, per avere qualche orien-tamento di tipo contabile, che verso la fine del secolo solamente il 16% delPintera produzione olearia, notiñcata dai pioprietari di torchi e destínala per legge a farscalo a Rialto, raggiunse eifettivamente Venezia, mentre 1*84% trovo altre destinazioni, soprattutto Trieste e Senigallia10. Ma tutto Palto Adriático era percorso da battelli provenienti dall'lstria carichi di merci clandestine anche di grande ingombro e di notevoli dimensíoni, senza che il governo marciano, che aveva delegato ampi poteri alie squadre al soldo dei Partid, potesse argínare in qualche modo "Tinsistente irruzione dei contrabandi", Legnami venivano imbarcati sui porti istriani, in aperta violazione delle norme che regolavano lo sfruttamento dei boschi e la commerciaIiz2azione della legna da opera, spesso approfiiando di funzionari compiacenti e collusi. Carichi di pietrame, "massi e scaglie", provenienti da varie cave istriane, prendevano il largo, in direzione di Trieste e dello Stato pontificio11. Le diramazioni e i temiínali di questo traffico di frodo giungevano un po' dappertutto, attraverso canali imprevedibili e coinvolgendo persone 8 G. VEROMfiSE, L'ammimstmzmne delle giustizia neU'lstria veneta durante l'eta moderna «f il funzionamentodel TribunalcdiCapodistriad750-1796), tesi di laurea, Faeottádi Letteree Filosofía, a .a. 1989-90. 9 Rdazione dei Podeslá D. Balbi, in G. ZAUN, Economía, cit. p. 208. 10 Ibidem. 11 ASV, hujuisiiori di Stato, bb. 25ó e 325. 153 ACTA H1STRIAE 111. Furie. BIANCO: RIBELLÍSMI, KIVOLTE ANTCFJSCAU £ REPRESSION^ DEI.LA CRIMINALITÄ..., 149-164 insospettabili. Grazie alia complicita di funzionari, guardiani, contadini e contrabban-dieri, ingenti quantitá di legnami, tagliati abusivamente a Montona e negli aftri boschi della provincia, venivano esportati clandestinamente verso Trieste e gli Stati esteri. Nel 1754, nel processo istruito dal Provveditore di Palma per un grosso ttaffico clandestino di legna, tra gli indagad, accauto a mercanti, armatori, boscaioli e contadini, appaiono personaggieminentidell'ammínistrazione foréstale veneta, quale Stefano Carli sovrain-tendente ai boschi dell'Istria, capitani e personale specializzato12. La proliferazione dello "scandaloso abuso de' contrabando agiva anche come elemento perturbatore e moitiplicatore di una sítuazione dell'ordine pubblico, resa per molti aspetti precaria e pericolosa nel corso del secondo '700, come segnakvano allarmati i rettori veneti e i giusdicenti locali. II loro prestigio e la loro autoritá sempre piü di frequente erano messi in discussione da tumulti, da rivolte e da episodi di insubordinazione che in modo spasmodico si irradiavano per villaggi, cittá e campagne, a stento arginati e repressi a causa del farraginoso sistema di sorveglianza, dalla dispersione di minuscoli presidí militan e dalle inadempienze delle comunitá cui erano stati delegati precisi compiti in materia di repressione del brigantaggio c del contrabbando, oltre che premi e taglie per la cattura dei malviventi. In números i distretti la stessa sovranita dei rappresentanti veneziani risultava incerta e malsicura, indcbolita dal desolante disordine del sistema amministrativo, dalla corruzioue degli uffici e dal ripetersi di episodi di malgoverno. Le inionazioni ora amareggiate, ora risentite ed e-sacerbate che affiorano nella corríspon-denza privata e nelle relazioní ufficiali di rettori veneziani, richiamano un quadro fosco, dominato dalla violenza e da una crescentc turbolenza di massa. ímpossibilitatí ad agiré con tempestivitá e risolutezza per roancanza di contingenti militan, sempre piü spesso i magistrati rímanevano in balia di "popoli indísciplmati e feroci", all'intemo di un microcosmo dove " ogni uno ardisce di fare ció che vuole senza rispetto o veruna immagine pubblica", come denunciava con accenti corrivi e rancorosi il podestá di Parenzo Spiridione Balbi inun memoriale del 1778 L\ Di fronte alie crescenti violenze dei sudditi, alie dispute municipali e alie accese contestazioní, insultati e intimidití nel "timore di piü funeste conseguenze", molto spesso i rettori dovevano cedere ai patteg-giamenti, omettendo di perseguire i colpevoli o, talvolta, cel timore di rappresaglie, limitandosi ad informare in modo laconico e reticente il podestá di Capodistria e le magistraíure della dominante. D'altra parte il prestigio della Serenissima, giá incrinato dalla debolezza dell'appa-rato pubblico, risultava ulteriormente compromesso dal ripetersi di episodi di corruzione 12 II voluminoso incartamento del processo in ASV, CX, Processi crimir&li, Paimiinow, bb. 3-4. Alcuni, come il Carli, furono prosciolti, in quanto le accuse si basavano su testimoniante discordanti, su congetture e su prove non ce ríe; altri vennero condannaíi, in particoiare mercanti e armatori che, approfiüando della pace con i pira tí barbareschi e della rinn ova la domanda di legnami per eostrazioni nevali, erano riusctfj a stringere patti con boscaíoH e funzionari. 13 ASV, CX, Processi aimiruiii, Cajtodistria, b. 14, fase. 5. 154 ACTA HISTR1AE ÏIJ. Futió BiANCO; R1DELIJSMÍ, RJVOLTEANTIFtSCAU E KEPRESS10NE OELLA CKlMlNAI.nA..., 149-164 edi inefficienza incui erano convoltipodeslá e capitani. Ció era inparte attribuibile alie condizioni sociali e alia formazione del persona le político mandato a dirigere le pode-sterie istriane e i piccoli centri della terraferma. Come é noto nel '700 un soleo ormai profondo divide va l'aristocrazia veneziana, lacuiunitáspravviveva inuna vuota formula costituzionale come un mito, trasfigurata da una tradizione chcideaJizzava ancora l'unitá e la solidarietá deH'aristocrazia cittadina nella gestione dello Stato i4. Al progressivo impoverimento di sempre piü vasti strati della nobiltá si era accompagnata la concentra-zione della ricchezza in un numero ristretto di famigüe, cui spettava l'effettivo esercizio del potere, le rappresentanze diplomatiche, i reggimenti nelle principali cittá, che comportavano la disponibilitá di ingenti risorse fmanziarie. II patriziato povero era stato costretto ad acccttare i reggimenti senza pena in sedi disagiate e periferiche, consapevole che quei modesti incaríchi non avrebbero mai rappresentato il trampolino di lancio per una pin importante e ambita camera política, quanto piuttosto un ufficio retribuito in grado di garantiré di che vivere e un minimo di prestigio. Si trattava di una vita grama e opaca, un soggiorno in terre inospitali e isolate, trascorso in un ozio sonnolento, tra fastidióse incombenze e un meschino quotidiano. Da un lato ció spiega l'indotenza e l'apatiacon cui questo patriziato povero svolse anche in térra istriana compiti di governo; dall'altro spiega come talvolta podestá e capitani riversassero sui sudditi i propri sentimenti di frustrazione o rimanessero coinvoltí in episodi poco edificanti, piegandosi a compromessi e commettendo abusi e malversazioni non sempre perseguiti e condan-nati15. "Lo scandalo veramente e la íicenziositá invalsa da molto tempo (abbandono della podestaria) é avanzato oltre modo -segnalava nel 1783 il rettore di Capodistria, in un puntiglioso e polémico dispaccio inviato agli Inquisitori di Stato, denunciando le mancanze e la colpevole poltronería dei suoi colleghi- ed ogni rettor di questa Provincia liberamente, ed a suo capriccio ailontanandosi dalla sede destinata alia sua rappresen-tanza, mette quella in balia del suo Ministro Cancellier, affidandogli fogli non scritti, marcad solamente con la propria sottoscrizione; yaga a suo talento per la Provincia medesima, esce da questa per portarsi in altra suddita convicina; si parte a Trieste quante volte gli piace per colít fermarsi a sua piena voiontá, owero per transitar in alcun luogo dello Stato ed anchc in cotesta Dominante. Di tale disordine non si fanno le debite partecipazioni per causa di privati personal! riguardi"16. Tutto ció contribuiva ad allargare il soleo tra istituzioni e sudditi, accentuando il clima di sfíducia e di malcontento, esasperando tensioni e conflitti. 14 Sulla struttura costituzionale deíla Repubfalica nel '700, cfr. M. BERENGO, La societá veneta aüa fine del 700, Firenze, pp. 5-11. 15 AS V, Inquisitori di ¿tato, bb. 623 e 1128. 16 Ibid.,b. 256,23/3/1783. 155 ACTA HISTÍUAE III. Furio BLANCO: R1BELUSM1, R3V0LTE ANTl FISCAL! E REPRESSION« DEI.LA CRJMINALI7À.., 149- ¡64 Un po' dappertutto la rivalité tra le fazioni o le contese tra villaggi degeneravano in una lunga catena di scontri sanguinosi e di vendette, con lo stillicidio degli incendi di fíenili e di casolari e la distruzione di viti, olivi e piantagioni. In campagna o in pxossimità dei grossi borghi operavano anche grosse bande di briganti o di contrabbandieri i cui ranghi erano ingrossati da banditi con pena capitale, fuggitivi dalle galere, disertori, da contadiui e pescatori irnpoveriti e da qnella variegata folla di emarginati che si annidava nel sottobosco della socíetá di antico regime -vagabondi, "birbanti", borsaioli- che tra le "truppe di malfattori" operanti sul territorio trovavano un sicuro asilo. Alcune tra le piü aggcerríte di queste bande, come quella che operava nel territorio di Dignano agli inizi degli anni '8Clí7, in particolari circostanze riuscirono a tendere a lungo malsicure e "piu perigliose delle selve" le strade del distretto, taglieggiando passeggeri e popolazíone, commettendo furti e omicidi, prima di essere disperse dopo la cattura e l'esecuzione dei capí, I'esposizione dei cadaveri fuori la porta "fino alia loro consumazione". Ma erano soprattutto i tumulti e le rivolte a tenere in continua apprensione le au toril à centrali e ad intimorire podestà, birri e canceüieri, incapaci di porre un freno alie violenze. Scoppiavano all'improwiso a volte per futili motivi, a volte per ragioni più complesse, spesso come liberazione di un sordo malcontento che serpeggíava da tempo. Bastino alcuni tía gli innumerevoii esempi. Nel marzo del 1768 l'aumento del piezzo del vino -da 4 a 6 soldi il boccale- che il podestà Angelo Comer aveva messo in vendita al minuto, dopo aver raccolto le onoranze dei sudditi, suscitó le proteste degli abitaníi di Albona. Ottenuto un diniego a ribassare il prezzo da parte del nobile veneziano, la delegazione di popolani venuta a parlamentare chiamo alia mobililazione la popolazione di tutto il distretto, convocata dai capi víllag-gio. Oltre ottocento villici armati, strinsero d'assedio il palazzo, minacciando di gettare fuori dal baîcone il podestà e sua moglie, di spaccare tutte lebotti, prima di vedere accoîte le proprie richieste18. A Isola, gli armigeri del podestà, rinforzati da alcunisbirri del capitano di Capodistria, vennero messiin fuga dalla popolazione mentre si apprestavano aperquisire le abitazioni di alcuni presunti contrabbandieri. Arréstalo il giorno dopo un abitante, furono assaltati » « ■ 19 nuovamente da una folla inferocita che a sassate e a viva forza riusci a liberarlo . A Visinada la comuaità insorse contra i nuovi piovvedimenti in materia di circola-zione del tabacco intxûdotti dal ginsdicente . A San Lorenzo e a Villanova gli sbirri vennero ripetutamente messi in fuga da pastori inferociti accorsi per impediré sequestn 17 II processo è conservato in ASV, OC, Processi crimimlt, Pairnanowi, bb. 7-8. 18 ASV, CX, Processi criminal!, Capodistria, b. 9, fasc. 4. 19 ASV, Inquisitori di S tato, b. 1128, fase. 810. 20 Ibid.,b. 1120, fase. 738. 156 ACTA H1STRIAE 111. Furio BIANCO: RIBELLÍSMÍ, RÍVOLTE ANTIRSCALI£ KEPRESSIONE BELLACRÎMIXALÎTÂ..., J 49-164 Montana (Falo: D. Darovec, 1994). 157 ACTA HISTRJAE m. Fitrio B1ANCO; RIBELUSMI, R] VOLTEANTIFiSCAU E REPRESSIONE DELLA CRJMINALITÀ..., 149-1Û4 Ol e pignoramenti . A Novacco e a Caldier, nella giurisdizione di Montona, gli abitanti si rifiutaronodi corrispoiidere un accrescimen to di non poco conto delle regalie in granaglie preteso dal podestà. Gli sbirri inviati a riscuotere le taglie furono accolti dalle fucilate délia popolazione e inseguid fin sotto il castello, costringendo il rettore veneziano a patteggiare una tregua per non essere (ravolto dalla violenza délia folla in tumulto, accorsa da tutti i comuni del comprensorio . Nella gran parte dei casi la trama di questa lunga catena di insurrezioni si snoda in sequenze ripetitive, quasi che ipersonaggi, pur operando per ragioni e in contesli diversi, agissero sulla base di un medesimo canovaccio. AH'avvicinarsi délia sbirraglia e al suono délia campana a martelîo, tutta la popolazione -uomini, donne, bambini- abbandonava le case, lasciava i campi, il porto e il lavoro precipitandosi in piazza, armata di archibngi, di coltelli, di mannaie, dibastoni e di sassi. Dopo brevi schermaglie, in un crescendo di fischi, di plateali proteste e di grida di scherno, si arrivava alio scontro, e la t nippa, dopo aver fronteggiato inútilmente la folla, abbandonava precipitosamente il campo cercando rifugio all'interno del "palazzo pub-blico" o nelle campagne. D'altra parte la "sediziosa tumultuaria violenza" non si limitava solamente ad atti dimostrativi ed a quelle forme di ostilità ritualizzaia, che, enfatizzate dalla ferocia delle minacce, ci possono xjcondurre in qualche modo ad una sorta di teatro di strada. alle forme rituali dello charivari e delle manifestazioni di disapprovazione collettiva diffuse îra le comunità rurali dell'Europa preindustriale, Le sollevazioni sfociavano molto spesso ingravi fatti di sangue, in spietate esecuzioni e in feroei rapprcsaglie. Esemplari, al ri guardo, i tumulti di Rovigno, contrassegnati nel corso délia seconda metà del '700 da una lunga sequela di brutalità e di episodi raccapriccianti. A metà del secolo la giurisdizione, una ventina tra borghi e villaggi, rappresentava una circoscrizioae ampia e popolata, con quasi ventimila abitanti -circa un quarto dell'intera popolazione délia provincia- dediti in gran parte all'agricoltura, alla pesca, ad attività mercantili e artigianali23 La produzione olearia2,1, la pesca, l'esportazione di pesce salato, la costruzione di imbarcazioni di piccolo cabotaggio, il commercio marit-timo e il contrabbando costituivano le voci di éntrala più important! nei bilanci familiari délia popolazione di Rovigno, contrassegnata al proprio interno da stratifieazioni sociali anche accentuate, attraversata dalle retí complesse dei legami di fazione e di clientela e da vincoli di solidarietà che aggregavano, sulla base dei Comuni inter&ssi della vita quotidiana, pescatori, facchini, carpentieri, trafficanti e contadini. 21 ASV, CX, Processi crbninali, Capodislrin, b. 11, fase. 7. 22 Ibid., fascl. 23 Anagraß della Repubblka véneta, 1776. 24 Per i valori della produzione olearia, cfr. G. ZAUN, Economía cit., pp. 203-4. 158 ACTA HISTRTAE Iii. Fuño BLANCO: R1BELUSMJ, RJVOLTE ANTJF3SCAL! E REPRESSIONS- PELLA CR]MINAUTÀ..., i<19-164 Nell'agosto del 1767 un drappello di sbirri sbarcati in città per eseguire det controlli sul commercio delle sardelle salate con un ordine dei niagislrati alie Rason vecchie, venne massacrato dalla folla in tumulto. Giunti in piazza, accoltiprima da isoiatibrontolii ostili, poi da provocazioni e in seguito pressati da una folla che sempre più minacciosa li circondava, cercarono di farsi largo dando mano ad arcbibugi e pistóle. Uno di essi, colpito da una sassata e íramortito, venne finito coa una coltellata. Altri due, inseguiti per calli e orti, furonoben presto raggiunti e trucidati senza pietà. Altri ancora trovarono scampo nella fuga, mentre 1 'imbarcazione da cui erano sbarcati venue sequestrata e data alie fiamme25. Nel 1774 alcuni condannati in attesa di essere imbarcati vennero liberati da un gruppo di donne spalleggiate da una folia di uomini arman che costrinsero la scorta di armigeri ad alíontanarsi precipitosamente. La delibera, non unánime, del Consiglio dei cittadini di richiedere un intervento risoluto del governo a tutela di una situazione dell'ordine pubblico, giudicata sempTe più precaria e pericotosa. incontrô il veto dei Deputati del popoloe venue cassata. Al podestà che avevadovuto assistere quasi impotente non resto altro che denunciare con enfasi e sferzante acrimonia "la facilità delle sollevazioni (di quel) popolo d'Índole violenta e scorretta, e per la maggior parte composto da malviventi quali sp'rezzano le leggi di Dio Signore e det Principe"26. Una fine ancora più tragica venne riservata, nel maggio del 1781, ad un altro gruppo di sbirri, appena giunti a Rovigno in qualità di bassi mitt istri, alie dipe ndenze del podestà. Avendo sequestrato gli animali ad un mercante di cavalli che si era rifiutato di corrispon-dere loro una mancia, vennero ben presto circondati da un numero d escente di pescatori e popolani accorsi alie grida del mercante. Incalzati da una folla sempre più numerosa, si rifugiarono nel palazzo dei podestà da cui fecero fuoco con le pistóle, uccideado un abitante e ferendone altri due. II podestà intervenne ripetutamente per sedare in qualche modo il tumulto dopo che, abbattute le porte e liberati i cavalli, la popolazione aveva iniziato una fitta sassaioia. I disordini ripresero con maggior violenza il giorno seguente coa la partecípazione anche delle milizie popolari. I rivoltosi, penetrad nel palazzo, lo perquisirono da cima a fondo alia ricerca degli sbirri, mentre il podestà si barricava con la famíglia nelle sue stanze. Perlustrate soffitte e cantine, scoperchiati i tetti, venne infine stanato uno sbirro, trascinato fiiori dal palazzo, massacrato e, secondo alcuni testimoni, evirato. Stessa sorte toccd ad altri due sbirri. Uno di essi "squalido, tutto tremante richiedeva con le più sommesse voci o detentori la vita, e supplicava. che almeno accordata fosse la confessione", fu tortúralo coa la punta dei coltelii, ucciso, mutilato e gettato fuori da un balcone in mezzo alia folla. Armi, vestiti e le code dei capelli delle vittime vennero inalbeiati come trofei"7. Passata Peuforia, nei giorni seguenti, durante la logorante attesa della repressione militare, alcuni dei rivoltosi, nonostante la presenza 25 ASV, CK, Processi criminan, Capodisiria, b. 3, fase. 8. 26 ASV, Inquisitoria Stato, b. 325, Relazñme dei capitana di Raspa, 9/9/3774. 27 ASV, CX, Processi criminan, Capodislria, b. 17 (gli atti del processo nelle bb. 17-18). 159 ACTA HISTR1AE ÏIJ. Fu rio BIANCO RJBEUJSMt, RIVOl.TËANTIFISCAIJ E RHPRRSSIONE DELIA CR1MINAL1TÀ..., 149-ÍS4 di contingent! militari e di una squadra navale al comando del Capitana del golfo, continuarono ad intimidirepodestà,parrucchini (benestanîi) e testimoni minacciandoli di morte; altrí -secondo alcuni pii¡ di duecento persone- cercarono di espatriare imbar-candosi su vascelli diretti verso gli stati italiani o verso le Americhe; altri, infine, giudicati e condannati, furono strozzati nei caraerotíi delie csrceri di Veuezia e appesi alie colonne di S.Marco28. Ma quali possono essere state le ragioni di qucsta violenza che ricompare durante i tumulti in città e nei villaggi rurali con la coreografía sanguinaria dei linciaggi? Indubbiamente le cause possono essere complusse e molteplici, non riconducibili sol-tanto a momenti di follia collettiva, ad una società in baba della violenza o a quella "rnaiizia violenta e feroce" su cui insistonocon compiaciuta asprezza nelleloro relazioni podestà e inquisitori. Innanzitutto csistevano risentimeníi antichi nei confronti di sbirri e spadaccini. Nell'immaginario colleltivo la figura dello sbirro aveva 3cquisito i piü spregevoli connotati. Era considerato un personaggio abietto. una canaglia della peggiorspecie che, operando nelle zonepiù ambiguë e malfamate dellanobiltà, aveva scsltouna professione indegna per procacciarsi di che vivere, complice nell'esazione di imposte e di balzelli iilegittimi, disposto ad ogni impresa. 1 pregiudizi nei suoi confronti erano alimentad dai ripetuti abusi e dalle continue prevaricazioni commessi, che Iasciavano una limga coda di lacerazioni e di rancori. Sbirri sfaccendati erano spesso colpe-voli di ribalderie e soprusi, estorcendo denaro ai passanti o derubando viaggiatori isolati nelle osterie. come -in emerge in un processo istruito dal capitano di Raspo" ; altri erano disposti a mettere in subbuglio un viilaggio cd a minacciare il rettore venezianopur di oitencre armi alla mano il soldo richiesto ; altri, come nei caso dei fatti di Rovigno del 1781, su piazze e mercati imponevano balzelli e chiedevano con provocatoria insistenza manee e regali, ostentando pistóle e archibugi; altri, ancora, trasformavano le perquisizioni in veri e propri saccheggi, malmenavano i piccoli trafficanti e ricorrevano aile armi al mínimo accenno di resistenza. Tutto ciô aveva larga presa sulle popolazioni delle città e delle campagne, contribuen-do ad enfatizzare pregiudizi e credenze, consolidando nelTopinione pubblica lo stereo-tipo dello sbirro sanguinario e violento, irriducibile avversario dei deboli s della povera gente, sempre "baldanzoso" e disposto "a qualunquc ecccsso". Agit antichi rancori collettivi radicati nella memoria collettiva e destinati a lasciare una coda di lacerazioni profonde, si univans i risentimenti contra sbirri e spadaccini, ritenuti compriman nell'esazione di imposte ingiuste ed illegittime, rcsponsabiii delle perquisizioni, dei pignoramenti e dell'arresto dei piccoli trafficanti locali. 28 ASV, Inquisitori âi Stfíto, b. 1130, fasc. 814. 29 ASV, CX, Pracûssi criminali, Respe», b. 11, fase. 1. 30 ASV, CX, Processi criminali', Cappdistria, b 14. 160 ACTA 1IISTRIAF, III. Furio BLANCO: RIBELUSM1. RTVOLTE ANT1F1SCALI E REPRESS10NE DELLA CR3MJNALITÁ..., í49-164 Durante i tumulti, la partecipazione della popolazione del villaggio e dei borghi cittadini fu quasi sempre compatta, solídale, plebiscitaria. Ogai defezione era condan-nata. Seun abitante avesse manifestato una eccessivaprudenza, trasgredendo in tal modo ai modelli solidaristici della comunita o deigruppi sociali in rivolta, avrebbe súbito ben presto i risentimenti degli altri abitanti sulla base di principi di reprocha e di solidarietá che costituivano gli elementi preponderanti nelle relazioni di vicinanza. A Rovigno, nelle fasi piü concitate del tumulto, pescatori, zappatori, popolane sollecitavano continuamente i piii titubanti ad assalire il palazzo, mentre la scelta della rivolta faceva sempre piü breccia anche tra i notabili ed il ceto dirigente lócale tra gli "uomini non solo di fortune, ma di crédito puré, e d'inílucnza" obbligati ad avere una parte attiva nell'organizzazione della protesta per consolidare i iegami con le loro ciientele e continuare a mantenere prestigio, potere ed un ruolo eminente tra le fazioni cittadine. A Novacco e Caldier coloro che cercarono una mediazione tra sbirrí e popolazione o invitarono alia cautela ed alia moderazione vennero emarginati, traltali alia stregua di spie e roiuacciati di morte. E' importante ricordare ancora come il piü delle volte la compattezza e la solidarieta si manifestassero nei momenti piü difficili, soprattutto durante le fasi successive alia rivolta quando, supérala l'euforia per la vittoria, seguiva la sneivante atiesa che l'inevi-tabile occupazíone militare e le inchieste del Governo individuassero e perseguissero i capi del tumulto ed i piü esagitati. Cid presupponeva un restringimento ed un rafforzamento delle reti di mutuo soccor-so, soprattutto tra i gruppi che avevano maggior coesione sociale, comuni interessi materiali e codici morali piü omogenei, con l'emarginazione degli estranei in particoíare dei "parrucchini e benestanti", struíturalrnente collusi -a loro diré- col potere pubblico e con gli avvetsari. In questo caso -come emerge dalle carte processuali- potevano serpeggiare ed acquistare vasta risonanza anche quelle parole d'ordine di protesta sociale, e di contestazione política, giá afíiorate durante i disordini e che neil'esaltazione del momento sembrano evocare nei toni e nelle loro connotazioni emozionali intenti eversivi, o, comunque, un netto dissidio tra gruppi sociali ormai contrapposti. Deposero alcuni testimoni che aU'indomani dei disordini di Rovigno del 1781 i rivoitosi erano " preparad, e disposti a resistere, e respingere qualunque forza che fosse per arrivare"(...). "Se vegnerá qualche malanno per parte della giustizia, cospeíto de Dio - ribadirono alcuni di loro - che se volteremo contro questi parrucchini, e li scaneremo tutti insieme al podestá"31, Ma é ancora piü significativo sottolineare come moho spesso anche durante gli interrogatori gli imputati ed i testimoni continuassero ad ostentare sicurezza, esibetido la loro forza e rispondendo con beffardi e sferzanti commenti alie domande del giudice, 31 ASV, CX,ProcessiaiminíiU,C«podistria,b. ló.relazicme del 4/6/1782. 161 ACTA HlSTRlAE III. Furio BIANCQ: RIBELLtSMl, RlVOL'iï. AN11FJSCAI.I H REPRESSIONE DELUV CRIMÎNALITÀ..., U9-1M consapevoli delFappoggio e dell'omertà di tutta la popolazionc. Annotava il Capitano di Raspo, Dotnenico Marcello, nella sua relazione sui disordini del 3 774 che gü abitanti di Rovigno ritenevano impunibilí i del if ti commessi durante t tumulti. Infatti tra loro "vige la massima di non scoprirsi vicendevolmente (...) -e quindi- alla Giustizia atieso un tale principio si difficulta lo scoprimento délia verità, perché Ii testimoni assnnti cercano di occultarla". Inoltre, riconfranano alcune donne durante il processo, la giustizia non le poteva perseguire. Sia perché non meritavano una condanna sia perché "quando i fatti succedono a furor di popolo niente pu6 succedere, corne era awenuto nelle occasioni di tali successi (...) e che se il podestà le avesse cítate avevano tra loro stabilito di andaré tutte in truppa e vcdere che cosa fosse bueno di fare'' anche perché loro "a dispetto dei magnoni,baroni, del podestà, canceiliere e awoeati avevano liberato i condannati (...). Se il podestà facesse qualchc passo contro di loro avrebbero fatto quelio che fu praticato altra volta, individuando esser in altro tempo gittato giù dal popolo il Pubblico rappresentante, e che esse sarebbero capaci di fare lo stesso con J'attiiale"3". L'orgogliosa ostentazione di forza e sicurezza dimostrata da queste donne nel corso di un processo che le vedeva impútate di gravi imputazioni, e quindi puntbili con pesanti condanne, offre un primo indizio per orientarci nel ricostruire ii carattere e la dimensione dei tumulti. Le ricorrenti e logore contumeí ie di inquisitori e giudici che, lamentando la debolezza dei poteri pubblici e "I'ordinaria impotenza" dei loro rappresentanti, denunciavano con petulante insistenza "l'indole facinorosa e prepotente" e "la faciiità delle sollevazioni" individuavano confusamente un elemento di fondo per comprendere i comportamenti dclla folla in tumulto. Fanno intravederc una realtà più complessa ed articolata, che affiora dall'analisi di un più vasto materiale documentarlo, tra ¡a reticenza deüe carte giudiziarie e degli atti processuali. Esiste, in altre parole, una stretta correlacione tra l'ostilità litualizzata, 1 'esibizione di poterc, il ricorso indiscriminato alia violenza da nna parte e le ragioni delle proteste dall'altra. La propensione alla rivolta, di cui parlano i rettori, la rapidità con cui si organizzava la sommossa e si susseguivano "gli atti criininali" più che rimandare ad una sort a di emotività collettiva, connaturata all"'indóle feroce" di uomini e donne intolleranti e forsennati, sembrano essere piultosto parti intégrant» di un sistema di norme e di comporfamenti rituali, legati ad una concezione della giustizia e delle relazioni sociali, condivisa dalle popolazioni urbane e rurali. Lo stillicidio delle feroci esecuzioni non è imputabile soltanto a momenti di follia, alia esasperazione del momento o al precipitare di eventi occasionali e ormai incontrol-lati. La rivendicazione di un diritto alia violenza ed il ricorso a tattiche brutali costitui-scono la reazione alla violazione di norme di vita fondate sulla tradizione e radicate nella memoria collettiva. 32 ASV, inquisitari di Stato, b. 325, relazione del capitana di Raspo, 9/9/1774. 162 ACTA H1STRIAE 111. I-uno BIANCO-. RIBELUSM!, RFVOLTE ANTlf ÍSCALIE REPRESSiONE DtXI-A CRIMINAL LTÀ..., 145-164 Tumultuare e insorgere significava molto spesso restaurare e difendere l'ordine tradizionale, minacciato da prowcdimenti, che si ritenevano vessatori ed iniqui. I nuovi balzelli, le gabelie esatte al di fuori delta consuetudine, le misure restríttive al pascolo, í'imposizione di nuovi pesí e misure, il divieto alia circolazione di alcune merci, la trasformazione di un tributo straordinario in tassa ordinaria, l'abolizione delle antiche concession! nella coltivazione del tabacco, venivano awertiti come aíti illegittimi, destinati a peggiorare le condizioni di vita, Non si trattava quindi di una dura risposta a pressant! bisogni economici e a impeltenti necessità ? limen tari, aggravati da una con-giuntura negativa o dalla progressiva trasformazione strutturale dell'economia e dell'or-ganizzazione produttiva con il conseguente abbassamento deíla soglia di sussistenza. La crisi cconomica poteva, tutt'ai più, esasperare tensioni e conflitti giàpresentí edoperanti, senza tuttavia portare al saccheggio dei granai, ai furti o alia devastazione dei palazzi dei notabili. L'atteggiamento insurrezionale si inseriva piuttosto su una tradizione popolare, su codicied aspettative morali condivisi dalla maggioranza che, riaffermando 11 valore degli equilibri economici e sociali tradizionaü, si opponevano a tutte quelle novità in materia fiscale, istituzionale e legislativa che sembravano minacciare consuetudini stabüizzatesi da secoli, violando o limitando norme sociali compensatricí che avevano permesso alia popolazíone più povera l'accesso a risorse ind¡spensabilij3. Si trattava di uno stato d'animo che potremo considerare come una sorta di ídeologia antifiscale che considerava ogni cambiamento illegktimo, destinato a peggiorare fe condizioni materiali di vita nelle campagne e nelle città. A Visinada la popoíazione ¡nsorse contra ¡ giusdicenti locali quando, contravvenendo agli antichi privilegi, vennero emanati prowedimenti che limitavano la coltura e la libera circolazione del tabacco. A San Lorenzo, a Villanova, a Novacco, a Caldier, ad Aibona contro le mal versazion i dei rettori veneziani che avevano auméntalo arbitrariamente l'entità delle loro onoranze a canco delle famiglie contadine: iniziative che, tra l'altro, avevano provoca ta un po' dappertutto la lievitazione dei prezzi dei prodotti agricoli. Alcuni rettori, ad eseinpio, avevano fissato a dieci, o a quindici soldi la regalía dovuta alia rappresentanza per ogni partita di frumento entrata nel fontico di Parenzo, contro ai quattro soldi síabiliti dalla tradizione normativa. La nuova imposizione -osservava un magistrato veneziano- cadeva esciusivamente "a carico della povertà, che deve pagare la farina più cara, a misura che il mercante soffre più aggravi nella vcndita' ""'1. Nella terra di Pirano una parte della popoíazione si mobilito contro 33 Sulla nvendicazionedi una giustizíapopolare legata a uoziorádi legíttimita e volta adifendere diritti e norme consuetudinaria indipendentemente da inotivazioni exclusivamente economiehe, cfr. E P. THOMPSON, Societá yatrizia, cultura plebea. Oítosaggí anti-apologia s to rial ncU'InghilterradetSettecento,Toúw 1381, pp. 57-136. J. C, SCOTT, I contadini Ira sopravvivenza a rivolta, Napoli 1976. Per una recente critica a! concetto di "economía morale" come reazione ai processi di trasformazione economics, cfr. J. BOHSTEDT, The moral Economy and discipline of Historical contest, in "Journal of social history, 1992. 34 ASVj Inquisitori di Stato, b. 623, dicembre 1784. 163 ACTA FTISTRÍAE III. Furio BLANCO: RIBBLUSMf, K [VOLTE ANT1FISCAU E REPRESSIONE DELLA CRIMtNALITÄ..., 149-164 l'appiicazione dei nuovi regolamenli in materia di pascolo". A Valle le proteste rignardarono {a istituzionalizzazione di nuove strutture assembleari, decisa dal podestá, che avrebbero comportato un ridimensionamento della partecipazione popolare, limitando Felezione al Consiglio ai soli capifamigiia che sapessero leggere e scrivere, sowertendo intal raodogli antichi ordinaraenti e itradizionali rapporti sociali.Pescatori, marinai c contadini non percepivano per quali ragioni lo sfalcio dei fieni nei pascoli demaniali, il taglio dei legnami, la lavorazione del pescc o il commercio di piccole quantitá di tabacco, di olio, di sale, di vino - che garantivano redditi integrativi di non poco conto ai bilanci íamiliari - dovessero essere considerati rcati, e i responsabili perseguiti, arrestad e condannati. Questa tradizione antifiscale, profondaraente ra dicata nelle mentalitá collettiva, venne acuíamente percepita da un rettorc di Capodistria, a conclusione di una Junga inchiesta sul traffico di frodo neila provincia. La roccaforte dei contrabbando venne individuata aRovigno. Neila cittá agivano pochi mercanti, in grado di mobilitare nel commercio di frodo ingenfi risorse, ma - sottolineava il patrizio veneziano - "tutta la popolazione vi coopera, per la massirna parte fra di essi invalso, che li contrabbandi di qualunque genere altro non sia che un industria di commercio tanto piü leciía nel foro di coscienza a costo di violare li sovrani diritti, e le pubbliche leggi, quanto utile per accrescere a comune suo vantaggio il commercio medesimo". Ne conseguivano insuperabili difficolía nel eircoscrivere l'ampiezza del contrabbando nel distretto in quanto "sebbene sia umversalmente noto in paese - concludeva con rasse-gnazione il reílore - non ostante creciendo tutti che sia causa comune ü diffendere li contrabbandi e li contrabbandieri, mai si indurra chi che sia a deponere alia giustizia cosa alcuna che possa o immediatamente o mediamente pregiudicare alia massima loro, e dal cosíume . POVZETEK V drugi polovici XVIIJ. stoletja so se v Istri zvrstili mnogi organizirani upori prebiva Istva. Zaradi izoliranih, iznenadnih in nekontroliranih uporov ter večjih vstaj, ki so se druga za drugo vrstile v istem okrožju, so se življenjske razmere v obalnih mestih in po vaseh na podeželju krčevito spreminjale. Ti dogodki so močno ogrožali avtoriteto predstavnikov beneških oblasti, ki so v posameznih pritnerih, zaradi ponavljajočih se nasprotovanj, že bili ob dober glas. Avtor s pomočjo obsežnega pisnega gradiva (sodni akti in pravdne listine) obravnava več uporov, ukvarja pa se tudi z različnimi oblikami organiziranega hudodelstva (tihotapstvo, oborožene bande itd.), ki je bilo razširjeno 18. stoletju na polotoku. S pomočjo v mirili pridobljenih podatkov avtor skuša določiti in razložiti vzroke, načine in vsebine uporov ter cilje in "ideologijo" uporniških meščanov in podeželanov. Istrske upore primerja z nemiri in neredi drugod po benečanskem svetu. 35 A SV, CX, Processi criminali, Raspo, b. 16, fasc. 2. 36 ASV, bttjuisiiori di Staio, b. 261, Relazione del aipitano di Raspo, 6/8/1762. 164