ANNO XI Capodistria, 16 Febbraio 1877 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso li Sedazione. AVVISO AGLI ASSOCIATI Preghiamo i signori associati a spedire direttamente d'ora in avanti il prezzo d'abbonamento a questa amministrazione con vaglia postale, e li avvertiamo che la dichiarazione di ricevimento sarà pubblicata di volta in volta nel testo della Provincia. Ed in seguito a questa nostra determinazione sentiamo il dovere di rendere le più vive grazie che per noi si possano a quei signori, nostri buoni amici, che fin ora si sono zelantemente e gratuitamente incaricati nelle varie città d'incassare i canoni degli abbonati alla Provincia, sollevandoli così dal penoso incarico. Per causa indipendente dalla redazione si è dovuto sospendere la continuazione delle Note sopra i Castellieri che sarà ripresa possibilmente nel prossimo numero. La Redazione NUOVA SERIE di Effemeridi Giustinopolitane (Coni. V. n. 2 3) Febbrajo 16 1492 (M. V.) Ducale clie invita il conestabile in Cipro, ser Giacomo Tarsia, a doversi portare tosto innanzi il doge. - 1, - 267K Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. 17 1665 (M. V.) Ducale che conferma le misure prese dal pod. e cap. Lorenzo da Ponte, tendenti a migliorare le sorti del comune. - 12, - 276. 18 1420 (M. Y.) Ducale che officia il pod. e cap. Ni- colò Copo di far avere al neo-eletto vescovo, Geremia Pola, tutti i frutti, introiti e rendite che gli si aspettano. - 1, - 84. 19 . 1423 II patrio consiglio minore delibera di scri- vere al senato per essere esonerato dalle an-nue lire 225. di contribuzione al patriarca di Grado. -1,-38. 20. 1450 (M. V.) Il pod. e cap. Marco da Lezze officiato con odierna ducale a dover saldare coi fondi della civica cassa le paghe arretrate di più mesi agli stipendiarli di Raspo. - 1, - 123. 21 1654 (AL V.) Piotro Fini ammesso al godimento delle prerogative della cittadinanza originaria di Venezia. -4,-51. 22 1636 Santorio de' Santoli dottore in 'medicina, muore in Venezia e viene sepolto nella Chiesa della B. V. dei Servi. - 14, - II, - 245. 23 1431 (M. V.) Ducale che accorda al comune di cingere la città con mura a proprie spese per passi 400, dalla Porta cioè di san Martino (del Porto) a quella di Buserdaga, a fine di difenderla nella guerra imminente. - 1, - 14. 24 1463 (M. V.) Ducale che impone al comune il rispetto dei capitoli e delle convenzioni, concessi dalla Signoria agli Ebrei. - 1, - 190. 25 1462 (M. V.) Ducale che nomina Santo Gavardo a capo di 80 cavalli per presidiare Nigrignano, Cornegliano e Cacciti, luoghi della contea di Gorizia - 1, - 186b. 26 1413 Tomaso Mocenigo ed Antonio Contarini, mu- niti di salvocoudotto, partono dalla nostra città per Trieste, per ivi trattare la pace con i commissarii del re d'Ungheria. - 8, - XXII, - 878. 27 1466 (M. V.) Ducale che officia il pod. e cap. Leonardo Calbo a far rivedere i conti della camera la quale, come buccinavasi, non aveva donde pagare uè il medico, nè il maestro. -1, - 193". 28 1487 (M. Y.) Il pod. e cap. Francesco Nani officiato a rintracciare il feritore del podestà d' I-sola, promettendo all' accusatore il segreto e la taglia di 1.000 lire. - 1, - 252. COEEISPOOEEZE Pisino, li 8 febbrajo All'occasione del penultimo congresso della società agraria, nell'eccitazione a cose buone, fu proposta una società alpina istriana, che poscia nell'anno scorso venne istituita. Poiché esiste cotesta società, ci va dell'amor proprio onde abbia vita e che vi apporti quanto può anch'essa in avvantaggio al progresso. Ritengo che simili società si occupino precipuamente a perlustrare i paesi alpestri, i quali sono di solito, per poca frequentazione i meno conosciuti, e vi si facciano studi di scienze naturali nonché delle condizioni del territorio in senso sociale economico. La limitata parte alpestre dell' Istria non presenta più in quanto a botanica, mineralogia e geologia, cose che non siano di già state osservate; ma vi troveranno sempre allettamento, coloro che non ne fecero ancora conoscenza locale, e che hanno desiderio si mantenga perenne e si diffondi la cognizione di ciò che concerne la provincia sotto ogni aspetto. In quanto alla popolazione di quella regione, la e tanto scarsa ed i d^ssi dei monti vanno talmente denudando, che da qui a cinquant' anni mancherà l'oggetto che meriti la £ena d' occuparsene. Pelle escursioni in senso botanico mineralogico e geologico bisogna che si formino dei gruppi per ispeciale inclinazione e vengano diretti da chi abbia di già assaporato tali studii; ed a questo non basta la buona volontà di far presto, ma convien attendere eventualità propizie e lungo tirocinio. Ma intanto si potrebbe incominciare a dar segno di vita, provando ogni via che conduca allo scopo. Il Dottor Kandler in una lettera del Marzo 1871 diceva.; "Siamo ancora ai primordi per l'antica geografia dell'Istria, la quale sola può guidare alla storia e resta ancor molto da indagare». Ed in altra susseguente: "La storia dell'Istria deve camminare per pa-ralelli e per induzioni». Così pensava egli, deplorando la troppa mancanza di documenti antichi sull'Istria. Fatto conto di tale raccomandazione, ci si presenta aperto il campo a moltissime scoperte archeologiche, da potersi fare con dilettevoli perlustrazioni. E la prima operazione parrebbemi quella di verificare tutte le sedi preistoriche, i così detti castellieri, di tutta la provincia, con segnatura speciale sulla carta geografica delle sedi state abbandonate prima delle altre dopo essere stata in uso la costruzione di case, ed infine dei luoghi abitati e posti sopra le sedi primitive, sulle quali cioè si è conservata l'opportunità di dimora sino al presente. In pari tempo si veugano a scuoprire e caverne e strade antiche e sepolture ed iscrizioni cose tutte importanti, da doversi mettere in piena evidenza L'istruzione come procedere, credo debba essere a cura della direzione. Io non intendo altro che avvertire que' tali che si occuperebbero con più passione di cotesto investigazioni, che ci vuole armarsi di grande pazienza e far voto di perseveranza per andar a verificare sopra luogo tulto quello che viene indicato in risposta alle varie domande che pur si devono fare a gente affatto ignara di ciò che si cerca, e che per apparire meno pazzi, bisogua confessare di cercar il tesoro. Ci vuole gambe e volontà ; perchè dopo che vi avranno fatto camminar Dio sa quanto, invece di trovare la caverna, che potevate supporre abitazione preistorica, vi si para dinnanzi un dirupo, uno scoscendimento di terreno un semplice incavo nella roccia. Maggiori e più bizzarri disinganni si prova colle pietre a iscrizioni. E quando si va stanchi su per l'erta, e non si trova ad estinguere la sete neppur un arancio sopra tutti i roveri dattorno, si pensa al sorriso degli amici occupati col tresette, se ci vedessero nel guaio ; ma quando si trova ciò che si cerca, e talvolta anche un panorama, e ve ne sono de' magnifici, che inatteso si rinvenga, sparisce ogni stanchezza, si esilara l'animo, e sospirando si conchiude: diversi sono i gusti. 1 VINI DELL'ISTRIA all' Esposizione di Marburgo Riportiamo dal periodico della Società Agraria Istriana il rapporto dei membri del Giurì per la nostra provincia all'Esposizione di Marburgo, aperta ancora nel settembre decorso : Ci è grato di poter dare a codesta Spettabile Società Agraria, dalla quale noi siamo stati delegati a rappresentarla al Congresso enologico di Marburgo, sebbene forse ia qualche ritardo, pel quale domandiamo benigna indulgenza, una succinta relazione del successo che hanno colà ottenuto i vini istriani. Per iniziativa presa dalla Stazione enologica provinciale di Parenzo, furono mandati a quella esposizione, sotto forma collettiva, N. 21 campioni di vino, dei quali 9 confezionati nella cantina della Stazione predetta, e 12 da producentf privati. La concorrenza dei vini istriani a quella esposizione fu quindi in complesso ben poca cosa in confronto del tanto di più che si avrebbe potuto mostrare. Vi figuravano N. 14 vini da pasto, cioè 11 vini rossi, e 3 biauchi. I rimanenti 7 erano vini da dessert, e segnatamente: 3 Moscati bianchi della Stazione enologica, 1 Moscato rosa, 2 Refoschi spumanti ed un vino bianco, cosidetto liquore. L'assaggio di questi vini fatto dalla giurìa, diede i seguenti risultati: Furono posti nella prima elasse fra i vini della Stazione : due qualità di moscato bianco, il Terrano confezionato coli' uva di Visignano, e 1* Er-mitage ottenuto dal vigneto sperimentale del Barone Polesini. Altra prima classe sì ebbe il moscato rosa del Sig. Marcello Vidalli, di Dignano. Vi furono quindi in tutto, cingue prime classi. Hanno riportato la seconda classe altri tre vini della Stazione; cioè il Refosco di Visinada, la Durania, (bianco) di Caschierga, e un Terrano di Parenzo. Poi, due qualità di vino bianco del Signor Leopoldo Slocovich di Pisino, il vino rosso del Signor Carlo d'Ambrosi di Buje, altro vino rosso del Signor Antonio Vidulich, prodotto di Sansego, il Borgogna nero degli eredi G-. Andrea Marchese Gravisi di Capodistria, il Terrano dei Signori fratelli Danelon di Parenzo, ed altro Terrano del Signor Giuseppe Grego di Parenzo, prodotto di Cittanova: assieme, quindi, dieci seconde classi. I due Refoschi spumanti, ed il liquore, non hannc piaciuto, èd ebbero la terza, classe, nella quale furono parimenti collocate altre tre qualità di vini, sicché vi furono sei terze classi. Nei vini della Stazione furono notati la soddisfacente chiarificazione ed il buon colorito, sebbene avessero essi un solo anno di età. Vennero particolarmente lodati, i due Moscati, il Terrano di Visignano, l'Hermitage, nei quali la ben progredita maturazione aveva anche maggiormente sviluppato il gusto e l'aroma. Anche il Moscato rosa di Diguano, eh' è una ! specialità di vino poco conosciuta fuori dell'Istria, fu considerato come un vino molto pregevole. I vini istriani comparvero quasi come una novità alla grande maggioranza dei membri componenti la giuria. Ben pochi giurati avevano avuto, infatti, anteriormente l'occasione di fare la conoscenza dei nostri vini, e quei poehi che altre volte ne bevettero, giova qui pure di confessarlo, non ne avevauo riportato le migliori impressioni. E ciò non tanto perchè avessero stimato che manchi all' Istria la materia prima a produrre dei buoni vini da pasto ; ma bensì ed unicamente perchè avevano trovata iu generale molto difettosa la loro confezione, e conservazione. Tanto maggiore si fu quindi la soddisfazione dei giurati di avere potuto constatare nel piccolo campionario dei vini mandati all' esposizione, un principio di progresso nella vinificazione, e come anche l'Istria intenda ora al miglioramento di quel prodotto, al quale le sue condizioni di clima e di suolo la vogliono di preferenza chiamata a rivolgere le sue cure, affine di accreditarlo al difuori, e procurare a se stessa con questo mezzo, una fonte di forse insperate risorse. Avuto riguardo alla classificazione parziale dei vini, ed al risultato complessivo della mostra, i giurati » hanno per tanto ritenuto meritevoli di distinzioni i vini istriani, aggiudicando ai medesimi, e rispettivamente alla stazione enologica proviciale la Medaglia di Argento dello Stato, ossia, la massima delle onorificenze ammesse dal programma dell'esposizione. Questo fortunato successo, se da un canto, fu lietamente accolto in provincia, allorquando se ne sparse la prima notizia, non deve però dall'altro, farci per avventura supporre di avere conquistata coi nostri vini, la palma della supremazia sopra tanti altri ehe figuravano pure a quell1 esposizione, e che, esaminati dai giurati, vennero anche egualmente premiati. Tutt'altro, che fra i 500 e più campioni di vino assaggiati, molti ma molti ve n'erano di ben più pregevoli e distinti dei vini istriani siccome quelli ch'erano derivati dalle gentili viti del Reno, e coi quali i nostri vini non possono neppure da lontano competere per squisitezza di gusto, e ricchezza di profumo; ciocché conferma vieppiù il fatto ormai generalmente ammesso, che senza premettere una nobilitazione dei vigneti, ed una razionale viticoltura, ben difficilmente si riesca colla sola arte di fare e governare il vino a modo, ad una eccellenza di prodotto. Bene possono peraltro affermare i sottoscritti per . scienza propria, avendo ancor essi fatto parte della giuria, che i vini istriani, quali ce li danno le migliori nostre uve, non temono la prova del confronto coi vini delle altre provincie meridionali di questa parte dell'Impero, a giudicare almeno da quelli ch'erano stati mandati alla esposizione, se si eccettuino i soli vini della Dalmazia, sul conto dei quali i membri del Giurì non possono nulla riferire, perchè mancavano completamente all' esposizione. Per lo contrario, le dette provincie sembrano invece di averci avanzato nell' arte enologica ; e coloro che sanno quanta parte vi abbia l'enologia nel rendere buono un vino mediocre, ed ottimo un vino buono, devono capacitarsi anche della necessità, in cui ci troviamo, di adoperarci seriamente al miglioramento delle nostre pratiche enologiche; e ciò solo bastando a poterci fare sostenei'e per intanto con profitto al di fuori la concorrenza coi vini di quelle provincie. Alla fiera enologica non fu esposto nessun vino istriano. È facile di rappresentarsi i motivi, che possono aver trattenuto i nostri maggiori producenti dal concorrervi col loro prodotto. Non è desiderabile però che questo fatto si ripeta anche nell'occasione dei futuri congressi enologici, avveguacchè la fiera sia precisamente il luogo, dove convengono i commercianti e sensali di vino , e la gran massa del pubblico, affine di procurarsi personalmente col mezzo degli assaggi e dei confronti, la conoscenza delle varie qualità di vino, e dei prezzi rispettivi; e dove si presenta per conseguenza larga opportunità di conchiudere contratti di somministrazioni di vino, od almeno di stringere relazioni con persone che si occupano di questo ramo di commercio, le quali relazioni, sotto date circostanze, possono poi tornare giovevoli agli stessi producenti, ed all'intiero paese. Il prossimo Congresso enologico austriaco si radunerà nel Settembre p. v., nella vicina città di Gorizia. Possa l'Istria essere anche colà degnamente rappresentata, coi suoi vini, affinchè il loro credito vieppiù si raffermi e diffonda : e con questo voto chiudiamo anche il presente nostro rapporto. Parenzo, nel Decembre 1876 (Dalle "Lettere ad un operaio bergamasco,, dell'avvocato Luigi Magri.) A vieppiù onorare la cara memoria dell' indimenticabile avvocato bergamasco Luiffi Ma^ri, togliamo dalla "Gazzetta di Bergamo* il seguente brano di un ultimo suo lavoro il quale si può riguardare come il suo testamento letterario. E anche noi desideriamo che la presente utile pubblicazione invogli molti a conoscere le altre opere di Lui (V, Provincia, N, 3, p. 23 e seg.) certi che i nostri comprovinciali, non ne faranno, dopo averle lette, giudizio diverso da quello, che già espressero con tanta concordia i più illustri cultori delle scienze educative. la una gita che l'anno scorso feci a Bergamo mi venne in pensiero di visitare un onesto e laborioso operaio ch'io avevo conosciuto parecchi anni addietro. Dopo lunghe indagini potei avere il suo indirizzo. Lo trovai ammalato per febbre in un meschino abituro. Egli mi rivide con emozione, mi disse aver sofferto parecchie sventure ; mortagli la moglie e una figliuola non rimanevagli che il suo Battista, il quale con la professione di tornitore provvedeva a sè ed al padre. Il pover' uomo era desolato per quella lunga malattia che gli impediva di lavorare. — Fra poco, soggiunse, Battista sarà di ritorno, se ne rammenta? Ella lo vide bambino: ora ha vent'anni; è un bel giovane ; è buono e lavora di molto, ma - e qui il malato corrugava le ciglia - da quell'inesperto ch'egli è, si lascia facilmente abbindolare da certe idee di emancipazione, di diritti, di riforme sociali e che so io, le quali fanno presa nel suo cervello, sfruttano senza prò' la sua indole generosa, lo rendono meno zelante al lavoro e grado grado gli stillano nel cuore dei sentimenti d'odio e di vendetta. Io procurai più volte di fargli capire che tutta questa roba non è per lui; e che quand'anche fosse Ottima, se non deve servire che a togliergli la pace e l'amore all'occupazione, sarebbe sempre un malanno. Ma che vuole? Battista s'incoccia, la sa più lunga di me e... finisce collo aver sempre ragione. — In quel momento s' aprì l'uscio e uu bel giovane, dalla fisonomia intelligente, entrò nella stanza, — Ecco il mio figliuolo, disse il malato. In poco d'ora noi presentimmo che s'avrebbe potuto diventare buoni amici : come egli era stato sul mio conto favorevolmente prevenuto dal genitore, il suo fare disinvolto e spigliato, la cortesia dei modi e Y affetto che dimostrava pel vecchio padre, me lo resero immediatamente simpatico. Dopo aver discusso di lavoro, di salarii e perfino di questioni sociali, la qnal cosa mi dimostrò una volta di più quanta rovina possa recare ad un' immaginazione bollente e generosa il disordine delle idee e la falsità dei principii, io gli dissi : — Senti, Battista, mi duole a dover interrompere il nostro discorso, perchè ho il presentimento che alla lunga finiremmo per andare d* accordo. — In che modo ? Venendo lei a me ? — Al contrario: io ho quasi il doppio de' tuoi anni : ho visto la mia parte di mondo ; ho subito tutte le uggie, tutte le amarezze che reca la miseria a chi nacque agiato.; ho provato e provo la sovrana voluttà di provvedere con le mie fatiche la mia famigliola: e tutto ciò mi da la coscienza di credere che ne so un miccin più di te e che dei due, tu dovresti essere il convertito. — Chej riparte così subito? — Stadera alle 7.10. — Me; ne ricresce. — Vuoi che ci scriviamo? — Magari, — Ebbene, ti prometto d'inviarti alcune lettere in cut ti manifesterò alla buona senza leccature, e proprio come si parla, alcune idee sulle tue famose questioni vociali. Le gradirai come elle sieno? — Moltissimo. Tu me ne darai il tuo schietto parere a cose finite. Otto mesi dopo questo colloquio ricevevo una lettera che pubblico nella sua ingenuità: Caro Signore, Bergamo, li . . . 1874. Lei aveva ragione nel dire che mi avrebbe convertito. I suoi consigli mano mano che mi venivano, mi fecero pensare, poi dubitare e finalmente ricredere. Ora. sto più bene di prima, lavoro più con gusto, spero nell'avvenire e non invidio più nessuno. Il papà sta meglio e lo ringrazia tanto e poi tanto anche lui. Anzi mi die« che dovrebbe stamparle le sue lettere perchè dei Batista come me ve ne sono molti. Viva l'Italia! e sono il Suo devotissimo serva Battista F. . . . Ora a mia volta dò ascolto al consiglio del giovane operaio e pubblico le lettere, le quali, se non altro, furono pensate a fin di bene, e quando potessero giovare anche ad uu solo altro Battista, non sarebbe! sempre un tauto di guadagnato? Parte Prima Tita Morale Prima di tutto cerchiamo d'intenderci bene: patti) chiari e amicizia lunga, dice il proverbio. Quando loi scorso maggio promisi di scriverti alcune lettere, non mi passò neppure pel capo l'idea di venirti a fare il sor maestro ; tutt'altro. Ebbi il semplice intendimento di esporre a te i mezzi eh' io credo più acconci! a migliorare la tua condizione, e di offrire al tuo buon! padre una prova dell'amicizia che ho per lui. Abbif dunque le mie lettere per quello che effettivameute saranno, quattro chiacchiere buttate giù come Dio vuole; un po' vivaci forse, ma senza bricciolo di sussiego e dirette a fin di bene: nulla più. Io sono intimamente persuaso, caro Battista, che se mai vi fu un tempo in cui urgesse il bisogno di dirigere alla gioventù del lavoro una franca parola, e^ di farle presentire tutto il bene eh' ella sarebbe in grado di fare a sè ed al paese, gli è il nostro nel quale il popolo, sebbene materialmente sottratto al dispotismo! dei governi, giace tuttavia in una schiavitù non meno di quella funesta. Punto istruito, pochissimo educato, in balìa ad istinti non sempre nobili, interpretando s suo modo la liberta, cedendo senza esame ad ogni i»i pulso, lusingato dai partiti estremi che gli fanno balenare agli occhi una serie di diritti immaginari, il popolo finisce coli' abbandonarsi a sogni fantastici e col-l'aggiungere alle angustie reali quelle più terribili della immaginazione e dei desideri insoddisfatti. Le idee false ed erronee nascono negli animi rozzi, come gli sterpi e le spine in un campo incolto; e vi allignano, e vi si distendono in lungo e in largo. Una volta azzardato un primo passo al buio, non è facile prevedere dove si andrà a finire; quando la propria condizione è venuta a noia, s'invidia quella degli altri] e l'invidia si sa, è sorella carnale della sfiducia; questa genera l'ozio, i cattivi pensieri, i feroci propositi e; via via l'indifferenza per la famiglia, il giuoco, la crapula, l'abbrutimento. Credi, Battista, che è proprio così : il popolo con la sua ignoranza co' suoi pre-giudizii inveterati, con la sua bonomia credenzona, che gli fa parere verità ciò che lo lusinga, ascolta volentieri chi gli sussurra che il ricco vive alla site spalle, che la legge è pei gaudenti, che per lui destinato all'improbo lavoro delle braccia, non v'ha speranza al di là di un tozzo di pane quotidiano. Ma siamo onesti, amico, ti pare mo' che in giornata: si possa fare simili rimproveri alla società ? Eh via ! Io non sono qui a dirti che ogni cosa vada liscia come olio; del male ce n'è e di molto, per la gran ragione che ve ne fu e ve ne sarà sempre. Ma se: Vogliamo porre a confronto la condizione del popolo dei tempi andati con quella d'oggidì, c'è di che fare! le meraviglie. Per molti secoli le guerre, le rapine e la prepotenza furono lo stato normale delle nazioni ; si dichiarò infame chiunque esercitasse la mercatura o l'industria ;. il padrone ebbe il diritto di vita e di morte sui servi. In Grecia e a Roma pagana la qualità di uomo nè le virtù di mente e di cuore valevauo a far l'uomo libero. I costumi, i legislatori, i filosofi ammettevano che l'uomo diventasse una preda di guerra e fosse merce vendibile come l'asino e il bue. Centocinquantamila prigionieri furono venduti dopo le vittorie romane nell'Epiro. Cesare menò schiavi dalle Gallie due milioni d'uomini. Quando Sempronio Gracco ebbe soggiogata 1' isola di Sardegna, menò seco in servitù più di ottantamila uomini, il che fece cadere la merce umana a sì basso prezzo, che diede origine al proverbio: - Sardi da vendere. - I servi non aveau patria, nè ^figli, nè persone, nè anima, erano proprietà vivente, strumenti animati posti insieme col cane, col bue, col cavallo, coli'aratro e cogli altri arnesi da villa. Il padrone, stimaudo contaminarsi parlando coi servi, li comandava a cenni. La croce, supplizio servile, era loro fine ordinario e sepolcro. In tempi meno lontani da noi, qui nel nostro bel paese, non eravi colle o montagna che non avesse un castello d'onde uscivano torme di guerrieri a devastare le messi, abbruciare le case dei poveri, ed interrompere ogni comunicazione. Dovunque si stipendiavano sicari per malmenare ed uccidere chi dispiaceva ai signori, sia pòi coli' aver loro negato il saluto od ucciso un piccione. Barbarie d' ogni maniera si usavano contro i soldati prigionieri e i popoli vinti. Eserciti senza paga, formati da gente perduta nelle dissolutezze, senza stato, nè parenti nè patria, non cercando nella vita militare che la licenza, e nella guerra il saccheggio, vivevano, si sbrancavano a discrezione nei paesi amici e nemici. La nobiltà e il clero liberi da ogni tassa; i poveri e gli agricoltori vessati, oppressi, obbligati a prestarsi, senza mercede a qualunque lavoro pubblico di strade d'acque; gli spasimi della tortura per ogni menoma infrazione alle leggi; il diritto d'asilo mercè il quale ogni birbante acquistava l'impunità. Vuoi sentirne di peggiori ? Una legge dei Franchi puniva con trentacinque soldi 1.' omicidio d'un servo e con quarantacinque il furto d'un asino. Un' altra puniva egualmente 1' uccisione d'una donna del popolo, e il taglio di un albero verde. Durante le crociate a Gerusalemme, il prezzo d' un uomo non libero equivaleva a quello di un falco. Un vescovo di Soissou nel 1155 cercava un bel cavallo per fare il suo ingresso in quella città ; egli ne trovò uuo, pel quale diede cinque uomini e due donne delle sue terre. La leggi della Borgogna valutavano non 1' uomo, ma la casta a cui apparteneva. Le pene in caso d'omicidio erano classificate in questo modo : per un vescovo, 400 soldi d' oro ; per un prete, 200; per il procuratore fiscale, 150; per un gioielliere, 130 ; per un orefice, 100 ; per un magnano, 50 ; per un falegname, 40; per un agricoltore, 30 ; e per un pastore, 15. Ma se volessi esporre tutte le nefandità che un tempo si commisero a' danni del popolo, non la finirei più. In epoche a noi prossime, se si poteano dire cessate le efferatezze contro di esso, non è però a dirsi che in fatto dì condizione civile si fosse sollevato d'un centimetro. Al contrario, come si trova il popolo al tempo nostro ? C' è ombra di vero in quanto van pubblicando certi armeggioni alla povera gente ? Io non ti dirò quanti spedali,, e luoghi di ricovero, e asili d'Infanzia, e scuéle, et biblioteche, e associazioni, e cucine economiche si diffusero in questi ultimi anni coli' obolo di privati cittadini ; ma ciò ti ti dirò: che la società com'è oggi, lungi dal pretendere che chi nasce in grama condizione debba starsi pago della sua miseria, gli dice: Stai in disagio ? Ti viene a tedio codesta vita di sacrifizio? Per quanto è da me ti offro i mezzi per cambiarla : su dunque ; semina e mieterai ; lavora, sii probo, onesto, risparmia, educati, e ben ti avverrà. Io ti accordo il diritto di discutere il salario col padrone, come ti ho restituita la dignità di cittadino, cui prima non avevi ; io ho reso nobile il lavoro ; a te è concessa non solo, ma consigliata 1'associazione co'tuoi compagni d'arte pel mutuo soccorso, cioè per acquistare il titolo più egregio dell' uomo libero, quello di bastare ai proprii bisogni ed a se stesso. Ormai non se' più l'eterno pupillo d'una volta; hai la responsabilità delle tue azioni; l'istruzione dà il mezzo di far valere i tuoi diritti e d'aver la coscienza dei doveri, che ne provengono. Ma tutto ciò non ti persuade; mi par di vederti scrollare il capo, e rispondermi : Le saranno buone ragioni, ma non tolgono che il ricco stia in panciolle e goda, e il povero incomba al lavoro e soffra. Per me credo proprio che un po' di socialismo non guasterebbe... — A proposito ! Questa parolona, o m" inganno, parmi d'averla udita pronunziare un'altra volta da te a bocca piena o con cert' aria di mistero, che -scusa ve' - mi fece ridere. Sai tu che voglia dire socialista? Una volta si-r gnificava un uomo che cerca di migliorare e perfezionare l'ordine sociale a beneficio di tutti i membri che lo compongono. Ora nei cervelli scombuiati di qualche messere ha un altro significato ; non vuol più dire perfezionamento, ma distruzione della società. La repubblica socialista vuol dire la repubblica radicale, spietata, implacabile, espropriatrice di questi per arricchire quelli; che vuol mettere il mondo a soqquadro per stabilire un livello non di ricchezza, ma di miseria e di fame ; di sperdere tutti i capitali sotto pretesto di organizzare il lavoro ; ripudiare ogni tradizione della civiltà per creare con la violenza e la tirannia un mondo nuovo in opposizione alle eterne aspirazioni dell'anima umaua; un mondo nuovo di verità, di giustizia, di fratellanza e di pace, inaugurato col-l'odio e la vendetta, rischiarato dall'incendio, fondato su principii impossibili. Il socialista, come s'intende oggi, il quale sotto qualunque sistema di governo non riconosce veruna legge in fuori di quella eh' egli intende di imporre agli altri, fa capolino - bada stranezza - negli Stati retti a libere istituzioni anzicchè nei dispotici. Organizza le sedizione, forma gli assembramenti, complotta, semina la zizzania, turba la pace pubblica, sgomenta i buoni cittadini, paralizza il credito, arresta il lavoro, crea la fame e getta la disperazione nelle famiglie, pronto a proclamare la libertà colle rapine e l'assassinio, Ed ha buon giuoco, sai, codesta gente ; perchè trova i suoi complici fra il popolo, il pop olo il quale, senza malvagie intenzioni, ignorante, presta facile orecchio alle sue promesse di rifare d'un solo colpo la società, di dare il bando alla disuguaglianza, alla miseria, fin alle malattio. (Continua) NOTIZIE Nella seduta del 9 ra. c. al Consiglio di Trieste l'assessoreLoy risponde all'interpellanza fatta dall'onorevole avvocato Antonio Vidacovich che la Storia di Trieste dell'abate Jacopo Cavalli verrà quanto prima data alle stampe, essendo ormai rimosse tutte le difficoltà, ed essere probabile che se ne faccia editrice la società di Minerva. La Giunta Provinciale nella seduta del 18 gen-naro p. p. : apponeva clausola di omologazione a N.° 40 contratti di compravendita relativi alla divisone di beni comunali di Yisinada. Incaricava la Cassa provinciale a ricevere dai singoli arrendatori in rate mensili posticipate dal 1° gennajo a. c. gl'importi dovuti a titolo di addizionale provinciale del 75e/0 sul dazio consumo delle carni, vino, bibite spiritose, e birra {per l'anno 1877, nella somma complessiva di f. 92, 475. Assegnava alla presidenza dalla Società Agraria Istriana il pagamento della prima rata di fior. 500 sopra il sussidio di fior. 1000 accordato dalla Dieta provinciale a favore della Società stessa per l'anno 1877. Prendeva notizia sull'avvenuta costituzione del nuovo comitato stradale di Capodistria. Presa notizia del voto di ringraziamento esternato dal cessato comitato stradale di Capodistria nella seduta degli 8 gennajo a. c. viene manifestata ai membri del medesimo la soddisfazione della Giunta stessa per le profique loro prestazioni nell' azienda stradale durante il teste compiuto sessennio. Non essendo stato avanzato un ricorso qualunque dal Comune di Muggia, a sensi del §. 15 della legge provinciale 28 settembre 1875, si ommette di decidere sulle querimonie del Comune suddetto contro l'azienda complessiva del cessato comitato stradale di Capodistria rispettivamente alle strade Stramare e S.ta Caterina, ed in ispecialità contro la deliberazione presa dal Comitato nella seduta del 24 novemb-ie p. p, Incaricava la Cassa provinciale di pagare alla Cassa provinciale di Gorizia l'importo di f. 3630.807s in rate trimestrali antecipato, a titol di concorrenza nel dispendio dell' istituto comprovinciale dei sordo muti durante 1' anno 1877. Necrologie Evelina Previtali Luciani Annunciamo con dolore una grave sventura toccata all'egregio nostro comprovinciale Tomaso cavalier Luciani, il quale nel dì 8 del mese corrente vide rapirsi dopo lenta e penosissima malattia, la consorte diletta Evelina Previtali di Venezia. Benché siffatte sventure non abbiano conforti, sia di lenimento all'infelicissimo marito il sapere che anche la sua provincia prende vivissima parte a tanta jattura, e che la memoria della cara trapassata garà anche qui perenne e benedetta. La Redazione A vieppiù testimoniare quali preziose doti ornassero l'egregia donna, che or piangiamo estinta, ci piace di pubblicare i seguenti cenni necrologi ci, inserti in due de' più riputati giornali di Venezia: Balla Gazzetta di Venezia, del., 11 febbraio a. c. Una grande sventura colpì l'esimio patriotta istriano Tomaso Luciani. Evelina Previtali, donna di virtù esemplari, che s' era a lui accompagnata da pochi anni, e lo aveva reso marito e padre felicissimo, gli fu rapita da morte. Non è possibile ritrarre lo strazio di una famiglia, già piena di vita, di allegrezza, di festosa gara delle più nobili affezioni, e ora immersa nella desolazione. Se all'egregio amico, cui tanto deve la sua Provincia nativa, può questa parola di compianto de' suoi comprovinciali, poveramente da me espressa, recare un qualche conforto, a noi pure sarà alleviato l'affanno profondo, con cui facciamo nostro il suo lutto. C. A. Combi. Dalla Gazzetta di Venezia del 10 febbraio a. c. Era sana, era robusta, era bella; giovane, sposa e madre di tre graziosi bambini : Evelina Previtali Luciani or non è più.' Tre mesi disu/Ffie/izo leggiere, pochi giorni di morbo acuto, la rapirono ai genitori, al marito, ai figliuoletti, ai congiunti, agli amici, che vedevano in lei, amavano e rispettavano, la figlia, la moglie, la madre esemplare ... e felice. Tutto le arrideva dintorno; l'avvenire era intrecciato per lei di giorni sereni: ed ecco la morte con un soffio ce l'ha rapita, e nella casa in cui testé si accoglieva la felicità domestica e la contentezza di tanti cuori, ora rimangono il marito, la madre e i teneri figli (se questi pur lo comprendono) a piangere la maggiore delle sventure, a misurare col tempo la perdita di sì prezioso tesoro. Al marito, alla madre, come ai più vivamente percossi da tanta sciagura in ragione del loro amore più forte, non sappiamo porgere altro conforto che quello di rammentarsi della virtù, colla quale dobbiamo sorreggere la nostra fragilità, quanto siamo più profondamente feriti e più duramente provati. Il conforto della commiserazione e del compianto dal canto nostro, essi lo hanno senza misura. 1 Cugini Piuoco, gli Amici Bandarin. Dall' Adriatico di Venezia del 11 febbrajo a. c. La vita di Evelina Previtali Luciani che s'è chiusa a sei lustri fu tutta un inno alla virtù. Figlia, moglie, madre esemplare, andò svolgendo ogni dì più gli ammirabili pregii della sua rara natura All'eletto suo spirito era dato intuire il più nodile ideale d'ogni officio della sua esistenza e renderne la bella immagine negli atti e nella parola costantemente, traendo a ciò forze sempre nuove dalla profonda bontà dell'animo e da una mente serena e pronta alle sagaci previdenze. L'esimio patriota istriano cav. Tomaso Luciani cui fu degna compagna 1' egregia donna ahi! per troppo breve tempo, trovi, s'è possibile, un qualche alleviamento alla sua sventura, nel generale compianto. Venezia, 9 Febbraio 1877. Gli kmici Notizie storielle di Barcana Giurisdizione di questa città dal 1536 al 1814 (Da un prospetto fatto dopo la caduta della repubblica di Venezia dall' agente feudale G. Micoli.) 1536. Acquisto: Cum omnimoda jurisditione, mero et mixto imperio, et gladii potestate. - Civile e criminale di prima e seconda istanza. Dipendenza politica dall' ei Consiglio dei X. Dinasta: Le famiglie ex patrizie venete :Loredan - Mo-cenigo per due terzi, Contarini e Giusti-nian-Lolin per un terzo. Periferia Circondario - miglia 36 ; diagonale - miglia 12 ; diametro - miglia 6. Confini: Levante-il Quarnero ed Albona; ponente -S. Vincenti e Conte a di Pi sino; - mezzodì - Pola e Dignano ; tramontana - Baronia Brigido. Terreni: Ubertosi quando sieno opportunemente inaffiati dalle pioggie estive. Porti : Nel canale dell' Arsa - nella lunghezza di miglia sette: Pessacco e Maraspino. Abitanti: Famiglie 458; individui 2000. Animali: Bovi 1800; lanuti 8000; cavalli 140. Rendite feudali: Si costituiscono sopra la decima di granaglie, di vino, di agnelli, con altre contribuzioni calcolabili in tutto all'anno fni 32000. Aggravii annui f.ni 9000, contribuzioni annue al Regio Erario f.ni 471. Amministrazione pubblica: Un deputato giudiziale e politico eletto dal dinasta; un cancelliere, un amministratore dominale, un economo dello chiese, un fonticaro, un sOprainten-dente alle divisioni fraterne, uno sbirro, una squadra di ausiliari al servizio della giustizia. Centuria: Un capitano ed un tenente eletti dal dinasta; un sergente, un alfiere, due caporali eletti dal delegato; ottantasei soldati. Comunità : Un podestà che amministra alcuni livelli della rendita annua di f.ni 124.20 ; aggravii annui f.ni 140. Amministrazione civica : Un ceto detto dei giudici, composto di 12 persone che ogni anno alternativamente e per turno rappresentano la Comunità in unione al procurator del popolo, eleggibili i primi dal consiglio del Comune, e l'ultimo dal consiglio civico. Fondaco: Giro di frumento ad uso panateriavendibile alla giornata staja 150 C.a annui; capitale al monte f.ni 6000 ; utile per ogni stajo 10 ; aggravii f.ni 460 Scuole laiche: Rendite, alfttanze, campagne, e livelli annualmente f.ni 7200; aggravii annui f.ni 5324. Bibliografia istriana La famiglia Dalla Zonca, notizie tratte dal Codice 27, classe VII, della Marciana e da varii documenti, aggiuntivi alcuni saggi dell' odierna parlata di Dignano (Istria). Milano, tip. soc. 1877. L'importanza di questo libretto, pubblicatodal Sig. professore Antonio Ive di Rovigno, si potrà comprendere dall' estratto che siamo per darne, meglio ancora che dalle solite parole generali di lode: Gli Zonca, un ramo de' quali trapiantossi nel secolo scorso in Istria, recaronsi nel 1437 a Venezia da Bergamo ove s'eran trasferiti per le mutazioni di quello stato. Il loro cognome fu prima degli Aliprandi o Liprandi, e da questi uscirono soggetti assai valorosi. Eccone i principali: krtusio Liprandi o Zonca, capitano di 200 soldati sotto Galeazzo Visconti. (1322) Pinalla Liprandi capitano generale degli eserciti di Azzo Visconti; comandò i milanesi contro l'esercito ecclesiastico che assediava Ferrara, e lo vinse; costrinse con soli 500 uomini il fuoruscito Lodrisio Visconti a ritirarsi dal tentativo di assalire lo stato di Azzo Visconti; difese Monza contro Lodovico il Bavaro. (1329) Francesco Aliprando ambasciatore al papa per ricuperare il tesoro della chiesa di S. Giovanni Battista, che fu recato in Avignone. (1334) Iacopo Aliprando uno dei 24 cavalieri nella celebre giostra datasi per le nozze del duca Luigi Gonzaga. (1340) Tóbiolo Aliprando membro del solenne consiglio fatto per regolare gli Statuti di Milano. (1350 e 1351) Erasmo Aliprando uno dei 12 giureconsulti deputato dal consiglio suddetto per rivedere, perfezionare e stabilire gli Statuti surriferiti. Bartolomeo Aliprando uno degli scudieri che scortarono il funerale di Galeazzo Visconti. (1402) Giovanni, Gavazzo e Galeazzo Aliprando tra congiurati contro il governatore del giovane duca di Milano. (1403) Giovanni Aliprando procurò a Gabriele Maria Visconti il governo dell' Imperio Milanese. (1405) Filippo e Giovanni Liprando (an. id.) Iacopo Liprando esiliato perchè uno degli uccisori di Giovanni Maria Visconti, crudelissimo tiranno. Giovanni Filippo Liprando celeberrimo giureconsulto. (1480) In quest'epoca gli Aliprandi si ricovrarono a Bergamo, dove si chiamarono Dalla Zonca, da un luogo di loro, giurisdizione nel Milanese. Da qui passarono a Venezia in persona Ai Beltrame degli Aliprandi Dalla Zonca. Beltrame ebbe sei figli: Guglielmo Dalia Zonca causidico a Bergamo. Aristotile Dalla Zonca canonico di Bergamo. Francesco Dalla Zonca filosofo e dottore di medicina a Roma. Gabriello, Antonio, Pietro Dalla Zonca causidici a Venezia. Da quest'ultimo vennero; Fabio Dalla Zonca valoroso capitano. Ludovico Dalla Zonca fatto schiavo dai turchi Francesco e Bartolomeo Dalla Zonca Vicarii delle miniere nel Bergamasco. Giacomo Antonio Dalla Zonca famoso giureconsulto. Un ramo di questa celebre famiglia si trapiantò aDignano, e fu ascritto nell'Albo de' nobili di Pola. Alle notizie storiche suaccennate fanno seguito dei bellissimi saggi sul dialetto dignanese. ______ X. Abbiamo ricevuto dall'illustre educatore V. cav. de Castro di Pirano e pubblichiamo il seguente: INVITO D'ASSOCIAZIONE al giornale-libro Enrico Pestalozzi col nuovo titolo I nostri figli per 1' anno 1877. (Prezzo annuo lire cinque). Questo giornale, accolto con tanto favore dalle madri e dalle educatrici dell' infanzia, col 1877 entrerà nel campo della feconda applicazione, per cui riuscirà utilissimo non solo alle maestre degli Asili Infantili, ma anche a chi si dedica alla istruzione uelle prime classi elementari. Riservandosi di pubblicarlo nel prossimo anno con analoghe illustrazioni, offre intanto, come dono agli Associati, la Bivista mensile edita dallo stabilimento Garbini, ricca d'illustrazioni educative e di scene della vita domestica e sociale, che tanto piacciono ai nostri fanciulli, e servono mirabilmente per le legioni di cose, tanto in uso nelle scuole americane. Oltre al dono dei dodici numeri della Bivista contenente non meno di cinquanta bellissime incisioni, gli Associati, che manderanno il prezzo.d' associazione non più tardi del 15 febbraio, riceveranno pure: la Scuola popolare ne'suoi rapporti pedagogici e didattici, conversazione in famiglia tenuta nel Circolo filologico di Torino dal direttore dell' Enrico Pestalozzi. Chi poi' tra gli Associati desiderasse YApparato didattico Vittorio da Feltre per l'insegnamento contemporaneo del disegno lineare, base della scrittura, della lettura col metodo fonico a caratteri mobili, e del calcolo razionale, potrà averlo al prezzo del puro costo, cioè per lire venti in luogo di lire trenta. L'imballaggio e le spese di porto sono a carico dei committenti. La Bivista Illustrata esce il quindici d'ogni mese, e il giornale il quindici d'ogni bimestre, cominciando col 15 febbraio. Si spedisce un numero di saggio a chi lo desidera._ Varietà Scoperta archeologica In una piazzetta di Bologna furono trovate dai lavoratori di una fogna due belle picche di bronzo, dette dagli archeologi preistorici paalstdb. Questa prima scoperta indusse a fare uno scavo ulteriore, mediante il quale comparve un grande strato di picche identiche alle due prime, e poscia si rinvenne 1' orlo di un gran vaso in terracotta, della forma di doglio, dentro al quale erano contenute. Isolato esso doglio dalla terra, comparve di una grandezza straordinaria, avendo metri 1. 20 di altezza per metri 0. 90 di diametro alla sua maggior larghezza. Quel recipiente era colmo di armi e di altri oggetti di bronzo, stipati come si usa fare per le acciughe. Vi erano fibule di bronzo, picche (paalstab) picche ad alette, e mo Ite di forme sva-riatissime; eranvi zappe identiche a quelle scoperte non è guari in Sardegna, lunghe punte di lancia, frammenti ed impugnature di spade, un manico di pugnale identico a quelli che si trovano nella Svizzera, falci, ronche, avanzi di seghe, grossi anelli massicci di bronzo, (armili!) spirali di filo di bronzo, avanzi di rasoi, frammenti di pettorali, ed una infinità di altri pezzi. La quantità degli oggetti era tanta che per e-strarli dal doglio, caricarli e portarli via vennero impiegate quasi otto ore. Gli oggetti erano disposti nel detto doglio in questo ordine: All'intorno stavano le picche, disposte in modo da formare un gran cerchio ; nel centro erano gettati alla rinfusa tutti gli altri utensili, la maggior parte spezzati e frantumati. Nella storia delle scoperte così dette preistoriche non è mai avvenuto un fatto di così alta importanza. Scoperte analoghe di ripostigli di armi sono accadute anche altrove, e specialmente in Francia, nou sono molti anni; ma gli oggetti contavansi da un venti a quaranta .tutto al più. La scoperta fattasi in Bologna è sì numerosa che le sole picche arrivarono a 2000, dico duemila ! Si ritiene che le armi rinvenute risalgano ad un' antichità molto remota, anteriore all' Epoca romana. Non pare però che spettino ai più antichi che occuparono questa regione, cioè agli Umbri. Le foggie delle armi e la lega stessa del metallo, che è di lucente aureo ed arieggia 1' odierno ottone, differiscono troppo dal bronzo delle armi proprie degli Umbri. Nelle armi testé scoperte a Bologna tutto accenna a maggior perfezione, e quindi ad una età posteriore. Ma siccome neppur possono riportarsi all'epoca romana, niente di più naturale che riferirle agli Etruschi ed al periodo della loro dominazione nella Romagna. Questa opinione per altro fa d'uopo darla con tutta riserva, attendendo che studii ulteriori la confermino oppure la rettifichino. P. Avviso ai bachicultori Presso il sottoscritto trovasi in vendita seme bachi, selezionato al microscopio, cellulare ed industriale, della più bella razza nostrana a bozzolo giallo. Prezzi f.ni 6 v. a. il cellulare — f.ni 4 l'industriale per ogni oncia da 25 grammi. Giuseppe Gravisi direttore dell'Osservatorio bacologico Ricevuto il prezzo d' associazione: Dr. Guido Becich — Parenzo — anno corrente ; Giuseppe Parisiai — Pisino — anno corrente ; Giuseppe Picciola — Trieste anno corrente; Vincenzo Depangher Manzini — Albona — anno corrente; — Giov. N. Mahorsieli Trieste —- anno corrente; — Giuseppe de Susanni Ohersano — anno corrente.