Vaglia, manoscritti e cose attinenti tanto all'amministrazione quanto alla redazione del giornale vanno indirizzati al Dottor NAZARIO DE MORI — Capodistria. Ai cortesi lettori! Col presente nuinero la nostra rassegna entra nel quinto anno di vita e 1' incomincia con la fenna liducia di godere. anche in avvenire. 1' appoggio de' numevosi associati e de" distinti suoi collaboratori, i quali, appro-vando il suo programma, \ ollero sorregg-erla di mezzi e di lumi. La Direzione. senza esseve larga di promesse, ma animata da buoni propositi, ha in animo di allargare il suo programma, coll' accogiiere anche articoli di carattere economico seientifico, naturalmente brevi e in veste modesta. La serieta de' nostri propositi, che ci ha fatto su-perare tutte le prime difficolta, ci e arra sicura di riuscita. L' Istria, oggi piii che mai, per farsi conoscere, ha bisogno di essere studiata e illustrata, e in questa opera snggerita daH'amore per la patria nostra siamo certi di a vere con noi e giovani e vecchi. LA DIREZIONE Ceggende e sigle sopra veccbie campane del territorio di Pola. La letteratura intorno alle campane e scarsissima. Da quanto potei rilevare 11011 esistono che i seguenti lavori: Nel 1550 Vannuccio Berlinguccio nel suo libro Piroteclinia edito in quell' anno a Venezia, parlo del modo di fondere le campane a' suoi tempi; Maggius Jerolamus scrisse nel 1664 un libro <•!)<> Tintinnabulis»; nel 1721 1' abate Thiers diede alle stampe a Parigi 1'opera * te c locltea*. Abbiamo poi nel 1857 1' opera di Zehe «Hislorische Notisen aber di<> Glockengiesse-kumt de,s Mittelalters» (Milnster 1857) e Luhia «.Account of chureh-belh* (Oxford 1857); Otte *Glochenkundc* (Leipzig 1884, II Ediz., aggiunta Halle 1891); Backeler «Beitruge zur Glochenlainde» (Acquisgrana 1882); ScJtoenermark «Die Al-/crsbestiiinit/fiig far die Glocken» (Berlin 1899) ed altre pic-cole minori. Purti-oppo non mi tii possibile il procurarmi alcuna di quele opere, sicche le poche notizie intorno ai fonditori del Veneto, ch' io potei raecogliere, le ottenni dalla direzione della privileggiata fonderia Ingegnere de Poli in Vittorio, che mi favori dei preziosi dati, per'la quale cortesia io esprimo alla stessa le piu sentite grazie. vSembra che 1' indastria del fonditore di campane abbia fiorito nelle citta deli' Italia nordiea, da tempi antichissimi. Venezia stessa, quando la sua influenza principiava appena ad espandersi oltre i limiti deli' estuario, possedeva gia delle fahbriche di campane, dalle quali escivano le dodici campane di bronzo che Orso I Partecipazio donava nell'865 ali' impe-ratore bizatitino Michele. Erano campane, la cui forma differiva di inolto dali' at-tuale. Aveano talora, oome dice Vannuccio Berlingaccio o Biringuccio, la forma di čorbe o conche da bumto e special-mente di zucche lunglu' e .soUili. Dal secolo X al XIV fiorisce in Italia 1' industria dei fonditori campanarii; il Veneto ed il Bergamasco danno spe-cialmente le migliori campane. L' apice pero deli' arte viene raggiunto alla fine del secolo XV e nella prima met& del secolo XVI e fra i vecchi fonditori d' allora si distinguono il Berlinguccio, il Ferrari, il Teobaldi, il Cavalaro ed il Borgognoni. Oltre la sigla ed il nome in esteso del fonditore, conten-gono le eampane d' allora, dei simboli, delle cifre e di spesso i seguenti versi dettati dai monaci medioevali: «En ego campana, numquam denuntio vana, Laudo Deum verum, plebem voco, congrego clerain, Defunctos plango, vivos voco, fulmina frango, Vox me,a, vos vitae, voco vos, ad sacra venite. Sanetos collaudo, tonitrua fugo, funera claudo, Funcra plango, fulgura frango, Sabbatha pango. Excito lentos, dissipo ventos, paco cruentos.» II raetallo e press'a poeo sempre lo stesso; e il bronzo nelle sue variota, speciali quasi ad ogni singola fabbrica. Stimolato da semplice curiosita in' accinsi dne anni or sono, approfittando di ritagli di tempo, che mi avanzavano nelle gite professionali da me intraprese nel territorio deH'an-tieo agro giurisdizionale polese, aiutato in eio anche dal custode del mu.seo civieo di Pola, Pietro Opiglia, a raccogliere le leg-gende che trovansi sopra le eampane delle chiese del territorio e provai la sorpresa ed anehe 1' emozione di scoprire che molte eampane erano antichissime, dotate di leggende e sigle, con nomi di fonditori, di eni ogni memoria e perduta. Quei monumenti bronzei, che dai vecchi eampanili o dali' alto delle chiesuole squillano da seicento anni, quante cose ci potrebbero narrare, se la lor voee fos.se sempre, come la vollero i monaci medioevali «vox mea, vox vitae*. Potrebbero dirci delle feste religiose, da loro annunziate e rallegrate e nel turno dei secoli narrarei dei mutamenti avvenuti nelle popolazioni, che si succedettero attorno alle vecchie chiesuole. Al loro squillare gli sposi di tante generazioni si eoudussero all'altare, i defunti furono tradotti al sepolero ed i giorni infiniti salutati al levare del sole ed al suo tramonto. * * * 1396. l.° La piu antica campana e la piecola della chiesa parrocchiale di S. Gerolamo di Monticchio, chiesa che reca traccie evidenti medioevali, fra le quali 1' iserizione gotica sulla custodia del S. S. «hic est, corpus, X». La campana ha una forma oblunga, che ricorda quella a forma di z urclie lunghe e sottili, menzionate dal Berlinguccio. Keca 1'iscrizione in eleganti caratteri semigotic-i sull' orlo : % 1396. M. Vendmmm q.m Marcm fiiius me fecil. E quindi un Vendrauio, che fuse la campana, di eerto un Veueto. La campana e fessa, il battagiio e mal sicuro; attesa ia sua vetusta essa dovrebbe venir acquistata dal museo di Pola c conservata in esso: altriraeuli essa passera in mano del primo fonditore, che fornir& la campana nuova, che verra collocata al suo pošto. 1425. 2." Campana della diruta Chiesa d i S. Tomaso a Pola. Essa stava fmopochi anni or sono sul palazzo di citta e se-gnava le ore. E di media grandezza. La forma e oblunga. Nel mezzo porta in rilievo 1'effigie del Santo. Sopra il Santo sta la leggenda in caratteri semigotici eleganti : —C Š? TOMAS. -. SulP orlo : MCCCCXXV • SALVATOR ■ ME • FECIT • al tianco la sigla j La fuse un Salmtor. Ohi esso fosse e dove avesse la fonderia non potei rilevare. 1430. 3." Campana sopra la chiesuola di ,<\ Giuseppe in Gallesano, di piccole dimensioni. Non ha ne sigla, ne il nome del fonditore, solamente la data MCCCCXXX. 1455. 4.° Campana sopra la chiesuola di tf. Mciria di. Ca-stagna (Castagnizza) presso Altura. La chiesa che trovasi lungo la strada romana, che da Pola conduceva a Nesazio, 6 cio che rimane assieme ad alcune rovine della chiesuola di S. Gallo, delle rovine deli'antica localita di Castagna o Castaneto. La campana porta la data collocata fra le sigle come segue: P MCCCCLV i 1484. 5.° Campana dalla chiesa di S. Fiore al cimif.ero di Porner. La chiesa antichissima venne ricostruita nel lfi94 conserva ancora la vecchia abside con bellissime pitture mu' rali del secolo XV, che vanno staccandosi ed in pochi arini saranno sparite. Dna delle campane di piccole dimensioni porta la seguente leggenda, accompagnata da sigle: T|T IHS • AV • MCCGCLXXXIV IlOC ■ OPVS ■ FECIT ANTONIVS • DE ■ LOCADALI AD • HONOREM S • FLORI S La campana e auteriore ali' epoca delle nuove importa-zioni d' abitanti in Pomer, quando la popolazione non ancora distrutta era tutta italiana. II fonditore Locadali o forse Loca-telli č presumibilraente veneto. 14:87. 6.° Campana dolla cliiesa di Lavarigo. La chiesa di Lavarigo, ricostruita parecchie volte, trovasi al situ di vecchia chiesa bizantina del IX secolo, della quale restano fVanimenti sculti nel museo di Pola. S' osservi pero, che la vecchia localita «Rarari(jum» non stava ove soiio gli attuali caseggiati, che portano il noine di Lavarigo, raa bensi nel vicino bosco di castagni, ove esistono ampie rovine, mentre 1' attualc1 villaggio, chiamavasi «borgo», detto ora dagli slavi -Varos*. Dalle rovine d'nna chiesa nell' aritica localita venne estratta molti anni or sono la campana segnata col N. 8 e non si pno escludere, che da cola sia provenuta anehe quella, di cui ora do la leggenda. E di piccole dimensioni, colle scguenti leggende, sopra e sotto 1' effigie d' un santo, non bene precisabile: IHS MCCCCLXXXVII Š ■ F. Le iniziali S. F. possono leggersi Salva t or fecit. per cui si puo attribuire la campana alla fonderia, che 1'orni quella al N. 2. 1521. 7.° Campana seconda di S. Maria di Cantagna (V. N. 4). Porta la seguente leggenda : M (effigie-di Cristo) CCCCC (IDF XXI , i rt s Le iniziali IDF che stanno fra le cifre in proprio campo possono leggersi Iohannes Delton fecit, un fonditore di cui abbiamo tosto alcune campane. 1577. 8." Seconda campana della chiesa di Lavarigo. Venne (V. N. 6) trovata in una buča fra le rovine d'una chiesa del-]' antico villaggio di Ravaricum. In mezzo al corpo sta la leggenda: ZVANE BAT TISTA DE AN TONIO DEL TON FECIT OPVS In lettere minori DEL CASTEO DI FRANVITVRI M • DL • XX • VII II cognome gentilizio Deltoti e comune nell' Istria meri-dionale, specialmente a Dignano e non ci tosse I' enigmatico castello di Franvituri, che non so dove fosse, si potrebbe pen-sare ad una fonderia istriana. 1578. 9." Seconda campana di S. Fiore a Pomer (V. N. 5). E di piccole dimensioni colla seguente leggenda: S AN TIN VS DES REGIS MEDIOLANNESI F ■ OPVS MDLXXYIII Ecco una campana d' un fonditore di MUano. Nulla di straordinario quando si pensi che Pomer gia da Iti anni era abitata dai bolognesi Leonardo Fioravanti, Sabba di Franceschi e Vincenzo dall'Acqua collo loi'o famiglie, alla pieta dei quali si pu6 attribuire il dono di quella campana. 1586. 10." Campana sulla chiesa di S. Maria nel cim/tero di Docastelli. La chiesa trovasi al lato settentrionale delle rovine nel mezzo deli' antico cimitero ancora usato. E antichis-sima, con bellissimi affreschi del secolo XV nell' abside e sul-i' arco trionfale. Una delle campane, poste sopra la chiesa, ha la seguente leggenda in un quadretto in mezzo al campo : ZVANE BATTISTA DE ANTONIO DELTON FECIT OPVS sotto MDLXXXVI E lo stesso fonditore citato al N. 8. 1628. 11.° Campana della scuola di Lisignano. E di piccole dimensioni. Sul corpo porta 1' effigie di Cristo, della Madonna e di S. Antonio di Padova. Sopra 1' orlo la data MDCXXVIII Appartiene di eerto a qualche vecchia chiesa di Lisignano, forse aH' or abbandonata di S. Michele al cimitero. 1630. 12.° Campana sopra la chiesa di Por gnana. Porgnana vicino Barbana k una vecchia localit&, non lungi anche dalle rovine di Gtolzana. Nel luogo oltre alla cappellaniale esiste una vecchia chiesuola del 1300 dedicata a S. Margherita. Nelle vi.cinanze sopra uu castelliere, che prospetta sulla Valle d'Arsa, trovansi le rovine d' una chiesa dedicata a S. Elena. La campana (una delle due della chiesa cappellaniale), di piccole dimensioni, porta la seguente data, senza segni o sigle: MDCXXX 1638. 13." Campane sulla chiesa di Promontore. La parroc-chia di Promontore venne avulsa da cjuella di Pomer nel 1632. Una delle due campane della chiesa parrocchiale porta la data MDCXXXIII e null' altro, precisamente la data deli' anno in cui i Promon-toresi ebbero il loro primo parroco, Pre Michele Slipsevich, che ftt uno di loro. 1634. 14." Campana della chiesa cimiteriale di Docastulli. E la compagna di quella segnata al ISl. 10. Non porta ne segni, ne leggende, ma semplicemente la data MDCXXXIV 1659. 15." Campana della chiesa cimiteriale di S. Giusto in (iallesano. La chiesa di S. Giusto — anticamente plebaniale — e una vecchia basilica con resti deli' epoca bizantina, ricostruita di certo nel medic evo, sopra le rovine d' una dei primi secoli. La campana (una delle due) non porta che la seguente data: MDCLVIIII 1664. 16." Campana della chiesuola di i Triesta (Porgnana 1824). Attesa la loro modernita omraetto d' esporre le loro leg-gende, le quali non hanno in se alcuna imporianza. Purtroppo esse stanno al i>osto di antiche campane, delle quali non ven-nero conservate ne le leggende, ne le sigle. Herva questo saggio ad invogliare altre persone a racco-gliere le vecc.hie iscrizioni campanarie. Pola, 1906. dott. li. Scliiavuzzi Di Giulio Belli, capodistriano Leggendo il lavoro del collega Cella «L'omaggio di Cherso al Conte Quirini»>, comparso nel N. 10-11 (1906) di questo pe-riodico, trovo citato fra gli altri Giulio Belli, quale autore di versi, scritti in onore del Quirini. E purtroppo vero che poco, anzi pochissimo si conosce di eodesto letterato, tanto che quasi infruttuose mi riescirono le ricerche fatte e qui e a Trieste. Tuttavia quel poco che o potuto racc-ogliere lo metto assieme in queste pagine, facendo seguire a queste sc-arse notizie le due poesiole scritte dal Belli per il Quirini. Nacque dunque il nostro letterato a Capodistria dalla fa-miglia di Giacomo Bello de Belli, presumibilmente nella seconda meta del secolo XVI. Dali' albero genealogico ') di codesta la-miglia ricavo: ') (•, eonservato nella famiglia deli' Avv. Nic. Belli. Giacomo Bello de Belli (1356-1420) I Giuliano I Giacomo I Giuliano I Francesco I Giacomo 1569 I Lucio Giacomo Luerezia Alvise Giuliana M. Antonio Alvise Vittorio Giulio capuno Questo e 1' unico Giulio che trovo nella tavola genealogica, e devo quindi concludere che esso sia colui che noi cerchiamo, o che il nostro letterato abbia avato prima un altro nome. Se il 1569, pošto a canto al nome di Giacomo e 1' anno' di sna morte, o una data deli' eta gia avanzata di questo, Giulio potrebbe essere lo scrittore, di cui parliamo. Poco verisimile invece mi sembra il capu"", che sta a fianco del nome Giulio. Quella parola abbreviata non puo voler dire altro che cappuc-cino e tale non čredo sia sta to Giulio Belli. — In favore di questa mia opinione militano pili cose, le quali verro esponendo a tempo debito. Concludo pertanto che, se mai questi b il nostro letterato, quella parola abbreviata non puo esser stata messa che per errore da chi compilo la genealogia, a meno che non s' abbia voluto seri vere capi"", capitano cioe, quale con maggior probabilita poteva essere il Belli. Giulio dunque dovrebbe esser stat,o figlio di Giacomo fu Lucio 1). Egli 1'u segretario di due cardinali, Dietrichstein, in ') In Famif/lin Capadistriane esistenti nel secolo XVI, Appendice alla Recemiom del Prof. Pačilo Tedeschi. md, procesno di Pier Paoln Vert/erio di L. A. Ferrai, fatta da A v dre« Tnmma.sich nori o trovato citato il nome del Belli. E si che nel Cinquecento eg-li era vivente ! Del resto nell'.4/<-pendice l'A. non curo ti-oppo la eronologia e il suo lavoro non va esente d' altri errori, come ad esempio nella stessa famiglia Belli, dove si serive (pag. 26) che Pietro di Giulio fu Giacomo era sposato a Cat. Petronio, mentr' essa s' era chiamata Sabini : piu sotto bisogna correggere Giuliano di Giacomo fu Giuliano in Giuliano di Giacomo fu Giacomo ecc. — E nemmeno nell'albero genealogico dei Belli, riportato in Rettori di Egicla, Giustinopoli ecc. si trova Giulio Belli. Ma qui si vede che l'A. a levato alcune fronde e rami secondarl ali' albero e s' acccntento del tronco, ossia della linea principale. Moravia e Gallo '). Alcune notizie intorno a questo letterato ci da Giammaria Mazzuchelli2), ma la sua opera non mi fu possibile trovare, per cui devo accontentarmi di quanto da lui attinse lo Stancovich 3). Non era mai mancato ali' Istria nostra chi h' occupasse d' arti e di lettere e per queste si rendesse distinto e celebrato. Ai no m i gloriosi d' un Vergerio, d' un Muzio, d' un Carli ecc. possiamo aggiungere ancor quello del nostro scrittore, che dedicatosi allo studio delle lettere classiche s' aoquisto per queste farna e riputazione. L'anno lf>80 tra i raerabri delFAccademia giustinopolitana «Palladia» *), rimodernata e risalita in flore dopo la terribile peste del 1554, troviamo pure Giulio Belli insieme al parente suo Ottoniello, insieme a Mareantonio Valdera, a Cesare Bar-babianca e al celebre Santorio Santorio. In quest' anno adunque il Belli era a Capodistria e rimase dalle nostre parti probabilmente ancora qualche tempo, poiche fu appunto pochi anni piu tardi (1586-88) che scrisse le due poesie in onore del Quirini. Mori a Lntetia Parisiorurn (Parigi), come ci dice un' epi-grafe, che si trova tuttora in časa Belli, e che riporto in parte, quanto cioe e' interessa: Iulio. I. V. D. Scriptori. Clariss. E. E. C. C. Galli. Et. Dietristain. A. Secretis A. Repe. Sarmatiae. Ad. Galliar. Regem. Destinato. Lutet. Pariš. Vita. Functo Fu appunto quest' iscrizione che mi persuase a concludere poco fa non esser stato cappuccino il nostro scrittore. Se real-mente avesse preso la tunica, di lui si sarebbe scritto altri- • ) Vedi Nicold Manzioli — Nuova descrizione della provincia deli'Istria. Venezia, Giorgio Rizzardo IGU. Ristampa nel vecchin «Archeografo trie-stiuo» Vol. III e nellMJnione» cr. eap. Anno III, N i 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9. 2) Nel Vol. II, Parte II, pag. 673 della sua opera Gli scrittori d' I-talia. Brescia 1760. :!) Canonico Pielro Stancovich — Biografa degli uomini distinti del-1' Istria. Capodistria 1888, pag. 239. 4) Cosi si chiamo questa societa letteraria che aveva avuto prima i nomi di Compagnia della Calza, Accademia dei Desiosi e che si chiamera poi Accademia d,e' Risorti, fondata anche a Capodistria ad imitazione delle tante societa letterarie esistenti allora in Italia. Vedi lo studio del Prot. G. Babuder: Cenni intorno alla vita ed agli scritti del marchese Girolamo Gravisi in Atti deli' i', r. Ginnasio Superiore di Capodistria 1868. raenti '), ne avrebbe egli potuto aver le relazioni, di cui parla l'epigrafe, con i re nominati nella stessa. I cardinali medesiini, presso i quali egli era segretario, avrebbero dovuto esser cappuccini. * * * Giulio Belli scrisse e pubblico {'Ilcrmcs polil ic na, sive de peregrinatoria prudentia Libri III Francfurti 1008 in 12." Tra-dusse in latino il Tesoro Pol i liro del Loltino e pubblico questa sua traduzione a Francoforte 1' anno 1610 e 1618 sol,to il nome di Filippo Onorio. Lo Stancovich, il Mazzuchelli ed al tri attribuiseono a qnesto scritlore anche 1'opera Laitrca A"s/riaai, idest Com-mentarii de statu Reipubjicae nostri temporis, sive de beli o Germanico, eiusque causis, inter Miif/liirun et Ferditiiindtuii 11 iraperatores nec non Fridericunt 1 palathuun, Libri XII (in latino e in tedesco). Francfurti 1625, 1626 e 1627 in toglio. Riguardo a quest' opera e da osservarsi che 1' autore tu tacciato di parzialita per I' imperatore e basterebbe il titolo per accreditarne il rimprovero. Ma sappiamo che la traduzione tedesca di quest' opera porta il nome di Nicolo Belli, e non gia quello rli Giulio, per cui si potrebbe opinare che 1' opera non tu del nostro letterato. Si conoscono due Nicoln Brili, uno scrittore politico, l'al-tro oratore «ne si raanco. dice la Biografia universale -), di 1 Di Giovanni Ottoniello Belli, fattosi cappuceino, che copri il primo pošto rli Guardiano nel convento dei Cappuccini di Capodistria. ben altrimenti parla la scritta che leggesi tuttora a stento pero, che si dovrebbe ritoccare tinche c' e tempo ancora — sotto il ritratto suo, conservato nel detto convento. La riporto anche lo Stancovich, senza dire pero dov'essa si trovi e lasciando anzi credere che faccia pa rte deli' epi-grafe, di cui parlai prima e che si trova in časa Belli. — La scritta k la seguente : Fr. Jlarcus capucinus de Bellis In seculo Joannes Otthoniel. f. Sanctitate venerandus Monasterium suae religionis Justinop. fundavit In palat. pontif. in D. Petri et D. Laurentii Romae Sacris concimiavit Veronae in lue cruenta suis et populo suffragando et praedicando Sacri apostulatus victima morbo defecit Anno 1630. Biografia universale antica e moderna. Venezia MI)CCCXXII. eonfondere 1' uno con 1' alt.ro sotto il nome di Nicolo Belli in un dizionario, in cui le confusioni di questa fatta sono cosi frequenti, che si cessa di farsene meraviglia.* Dello scrittore politico non si conosce la patria, dell'ora-tore si sa che nacque a Mazzara, nella Sicilia. E da supporsi che Laurea Amtriaca sia di Nicalb Belit, scrittore politico. ij: $ Ma 1' autore di ques!e opere politiche ed erudite fu anehe poeta, e corae tale 1' abbiamo veduto serivere versi latini in lode del Rettore