Fasc. IV Capodistria, luglio-agosto 1922 PAGINE ISTRIANE Rassegna bimestrale di Letteratura, Scienza ed Arte con particolare riguardo ali'Istria Appunti sul pensiero economico di G. R. Carli --m b < Alla memoria del dott. Vittorio Scampicchio. II presente e 1'articolo successivo sono la riduzione di due capitoli di una monografia su O. R. Carli condotta sulle opere edile e sni manoscritti del Capodistriano. In essi ho lentato di dare un'esposizione ordinata dei principi dello scrittore, abbandonando il sistema dell'esame delte opere singolar-mente prese, a fine di permettere una visione il piu che sta possibile completa del pensiero del nostro autore. Gli scritti inediti del Carli sono stati accura-tamente esaminati anche in vista della pubblicazione — altre volte annunziata ed era resa possibile merce l' interessamento del Municipio di Capodistria, di S- E. Salata, del Commissariato generale civile di Trieste e della Giunta pro-vinciale di Parenzo ~ del «Carteggio scientifico-letterario» due terzi del c/uale lo serivente, in collaborazione, ha gia annotato e preparata. I. Teorie economiche ') 1. II progresso del vasto movimento economico che, inizia-tosi al chiudersi del Medioevo col nuovo indirizzo dato alla poli-tica ed all'economia dallo sviluppo commerciale, aveva ricevuto un impulso poderoso dalla risorta vita degli stati europei e una sempre piu netta formulazione teorica durante il corso del secolo XVII, scoprendo, gia al finire di questo, la insufficienza delle forme giuridiche esistenti ai nuovi bisogni manifestatisi nel campo economico e in quello politico-sociale, era divenuto aneor piu ceiere nel ritmo universale della vita europea per opera della scuola del diritto naturale. Le nuove dotlrine, foriere di profondi mutamenti sociali, fecondate e diffuse nei paesi protestanti e in ') Degli scritti economici del C. non ho potuto vedere la "Lettera dedica-toria premessa all'edizione delle Lezioni di commercio... di A. Genovesi», Bas-sino 1769. Francia, erano penetrate anche in Italia dove, sottoposte al con-trollo del senso sanamante critico e dello spirito pratico deli' in-gegno italiano e modificate dalla diversita delle noslre condizioni sociali, trovavano facile accoglienza nel desiderio di mutamenti nelle vecchie forme giuridiche. Ad esse s'inspirarono gli studi nella nostra Penisola in quel Iaborioso inizio di secolo in cui si dispiega l'erudizione nelTopera del Gravina, si anima 1'indagine nella polemica del d'Asti, del Grandi e del Tanucci, si precorrono le riforme nel saggio sulla giurisprudenza del Muratori, si ascolta la voce dei nuovi tempi negli scritti del Vico. Sotto tali influssi di pensiero, in questo fervore di attivita il diciannovenne Carli attendeva nelTAteneo patavino allo studio del diritto e della filosofia. Le opere di quei grandi gli erano familiari; ma alla lettura di esse egli univa quella dei classic' stranieri: Mun e Melon, Law, Hume, Locke, Grozio, Hobbes erano i piu studiati. Ma come le piu ardite teorie d'oltr'alpe si affina-vano attraverso l'opera dell'ingegno italiano cosi le nuove dot-trine nello spirito del Carli subivano una profonda trasformazione e si trasmutavano in pratica filosofia. Si delineava in tal modo l'atteggiamento che caratterizza il suo pensiero: 1'indipendenza d'indirizzo nel campo degli studi economici. Carli entro ben presto nella schiera degli studiosi italiani con un piccolo saggio d'argomento monetario. 2) Ma le contro-versie che aliora si agitavano fra gli economisti dovevano trarlo a parteciparvi con la forza che gli proveniva dalla larga dottrina e dalla pratica quotidianamenle acquistata come magistrato. Si iniziava cosi la sua feconda attivita di scrittore. * * * NelTopera del Carli 1'esame dei singoli argomenti riguar-danti la scienza economica procede secondo un metodo compa-rativo che deriva dalla sicura esperienza acquistata nelle ammi-nistrazioni dello Stato e dalla profonda conoscenza della storia. L'osservazione dei fenomeni economici e da lui costantemente connessa con quella delle ripercussioni che essi hanno nel campo piu vasto dell'economia sociale. Tosto che li abbia presi in esame, sorge in lui la preoccupazione di chi ne studia le cause e ne 2) «Dissertazione epistolare intorno ad alcune monete chc nelle Provincie del Friuli e deli'Istria correvano ne' tempi de' Patriarchi Aquilejesi». Sta in Calogera «Opuscoli», t. XXV, « ricerca la soluzione da un punto di vista che gt'arda meno alla formulazione teorica che ad un fine essenzialmente pratico. Piu d'una volta, non soltanto neg'i scritti dettati dalla necessita ine-renti alle sue funzioni ma nelle opere composte a scopo piu rigo-rosamente scientifico, accanto all'economista ci e dato scorgere il politico. Chiesta caratteristica, d'altra parte, fa si che nel campo della pratica il Carli accentui le verita o aggravi i pregiudizi che viziano la teoria da lui professata o čada in certe contraddizioni che sembrerebbero, a prima vista, strane. Cosi, ad es., avviene nella questione della liberta di commercio nella quale, dopo es-sersi dichiarato contrario alle dottrine estreme di liberta illimitata o di protezione totale, nella pratica moltissime volte si attiene alla regola del vincolo. II Ferrara chiamo «miserabile» il sistema economico del Carli.3) Ora se consideriamo che di vero e proprio sistema non puo riguardo al Carli parlarsi, 1'aspro giudizio delTinsigne econo-mista e certamente da respingere. Premesse queste considerazioni d'indo!e generale, cerchiamo, sulla scorta di quanto e possibile raccogliere dai numerosi e tal-volta prolissi scritti del Carli, di dare una breve e ordinata espo-sizione dei suoi principi in materia di economia senza avere pre- tese sistematiche dove di sistema non puo rigorosamente parlarsi. * * * 2. Procluzione e circolazione — a) Spinto dalla polemica contro «filqsofi ed economisti«, il Carli giunge alla verita che il commercio in genere e una forma di produzione come 1'agricoltura e 1'industria, e non un semplice intermediario fra produzione e consumo, sia che esso, insieme con le «arti» formi la ricchezza e «accresca e migliori l'agricoltura, con aumento di popolo indu-strioso e agricoltore»4), sia che contribuisca ad accrescere la ricchezza esistente.') Queste tre forme sono quindi fra loro legate come «gli anelli di una gran catena elettrica»: la terra non e la sola ricchezza delle nazioni, com^ sostengor.o i fisiocrati.") Ma la polemica trascina lo scrittore a cadere nelTeccesso opposto, 3) Bibl. degli Econ., S. I, vol. 3", pref. p. XIX. 4) «Del libero commercio« in «Opere» — Milano, 1784, t." 1, p. 107. •') "Brevc ragionatnento sopra i bilanci economici delle nazioni«. »Opere«; t.° cit , p. 74. 6) "Del libero comm.«, p. 123, cfr. pp. 108-9, 121. 100 PAG1NE 1STR1ANE quando nega, con senso esclusivistico, che 1'agricoltura sia fonte di ricchezza.) Consideriamo questa come esagerazione polemica dell'A. giacche, secondo il suo pensiero, l'agricoltura costituisce sempre una delle forme di ricchezza. Ad essa deve quindi lo Stato rivolgere le sue cure cercandone 1'incremento con un saggio sistema censuario, con 1' inalterabilita della stima dei terreni, con leggi moderatrici. Percio il Carli, come il Verri, combatte come il peggior male la teoria fisiocratica delTimposta unica. Le floride condizioni delTagricoltura nel Milanese dopo 1'opera censuaria di Pompeo Neri sono per lo scrittore la migliore dimostrazione dei suoi principi.s) Nella politica agraria lo Stato non deve trascurare speciali forme d'incoraggiamento, come p. es. i premi agli agri-coltori.") Anche nei riguardi deli' industria il Carli e contrario ai fisiocrati poiche sostiene non esser vero che 1'industria rovini l'agricoltura che anzi, come dimostra sempre lo stato economico del Milanese, !a prima favorisce la seconda.10) Ancor piu diretta ed ampia che nell'agricoltura e 1' ingerenza che lo Stato deve avere nell'industria. Di questa, come forma economica, il Carli non tratta teoricamente e di proposito ; e percio meglio che il pensiero economico questo argomento riflette 1'atti-vita del Capodistriano come politico. Ampiamente svolte sono invece le idee sul commercio.11) «11 commercio e la vita dei popoli», scrive il Carli.1S) In questa materia bisogna non generajizzare troppo, come si fa; piuitosto «esaminare le circostanze de' paesi e delle nazioni» prima di giudicare del sistema da seguire.13) A prima vista dun-que, il pensiero delTeconomista potrebbe sembrare ben definito; viceversa esso risente, piu che quello degli scrittori contemporanei, le incertezze di quel!a meta di secolo in cui contro al mercantilismo 7) «Economisti ital.», ed. Custodi. S. 1, vol. 14", pp. 367, 377-8. 8) «11 censimento di Milano». «Opere», t.° I, p.e II. s) "Piano per una Cassa de' Premj», 1765, Mss. delFArch. Comun. d j Capodistria. 1(l) «Del lib. comm.», p. 108. Da consultarsi in proposito: Invernizzi, «Riforme ammin. ed econ. nello Stato di Milano al tempo di Maria Teresa», in «Boll. della Societa pavese di storia patria«, 1911, p. 56-61. Un buon sussidio bibliografico per questo periodo offre 1'opera di A. Sandona «11 Regno Lombardo-Veueto», Milano, 1912. Cap. introd. 12) "Delle monete ecc.»; «Opere», t." II, Diss. I 158. is) "Del lib. comm.», p. 104. PACINE ISTRIANE 101 trionfante fino allora comincia a delinearsi !a corrente libero-scambista. 11 Carli non segue nessuna scuola. m3, al pari di altri contemporanei, si fonda su principi eclettici non meno che, come s'e notato anche a proposito dell'agricoltura e deli'industiia, sul-1'esperienza attuale che gli offrono le condizioni del Ducato lom-bardo. Se ben presto ha rinunciato alle vecchie teoriche di commercio attivo e passivo; se, pur non allontanandosi del tutto dal principio della bilancia commerciale, črede giustamente che non bastano i soli dati deli'importazione e deli'esportazione a deter-minare le condizioni economiche d'uno Statou), riguardo alla que-stione dibattutissima della liberta di commercio la sua posizione tra 1'antico e il nuovo rirr.ane incerta. Trattando del commercio dei grani egli scrive al Neri: «...se mi chiedeste di nuovo, come mi avete chiesto, s'io son di parere di ammettere una liberta illimitata, oppure una totale proibizione nell'estrazione de' grani, io vi direi a buon conto sembrarmi l'una e 1'altra egualmente dannosa».ir>) Ma questo saggio equilibrio il: cui lo pone il principio eclettico che gli e suggerito dalTesperienza annonaria inglese, non e durevole. Alcuna volta si, deplora i danni cagionati da un mal inteso sistema doganale e da vincoli opprer.sivi '") o accenna alla necessita di porre «in liberta il commercio dai vincoli che lo aggravano«1'); ma tal'altra vuole che il commercio dei grani sia opera di esclusiva amministrazione ls) o si dichiara addirittura non solo contrario al piccolo commercio di essi ma alla liberta del commercio in genere — ad eccezione delle manifatture e a condizione che la produzione ecceda il consumo interno — oppure vuole che il prezzo dei generi sia fissato per legge.l!>) Non percio egli dev'essere ascrilto fra i seguaci del protezionismo, giacche non si pone decisamente contro la liberta ma ad essa vuole si l4) «Breve ragionam.», p. 65. 16) «Del lib. comtn.», pag. 124. E noto il dissenso cel Verri su questo argomento. V. Tamaro »Nel primo centenario di G. R. Carli«. Parenzo, Coana, 1896, cap. VI. 1B) «Saggio politico ed economico sopra la Toscana». «Opere», t." I, pp. 355-61. 17) Mss. conservato neIl'Arch. Com. di Capodistria, f.° 1499, c. 169. i(i) .Del lib. comm.», p. 124-132. 10) «Note» alle «Meditazioni sull'economia politica« di P. Verri. «Bibl. dcl-l'econ.», S. I, vol. 3", nn. a pp. 567-570-580-2. accompagni la disciplina.20) Nei principi adunque il Curli ci appa-risce incerto; ma pur con tutte le incertezze fra liberismo e pro-tezionismo e l' inclinazione — piu facile a scorgersi — per que-st'ultimo sistema, egli deve sempre essere considerato un eclettico. Qual' e il pensiero del Carli intorno agli organi della vita economica? Basta accennare al piu discusso : la corporazione. L'economista vuole sia conservata la corporazione "'), nia disci-plinata dallo Stato e riformata nel suo interno regolamento. 22) Dalle forme di produzione e dai rapporti fra gli elementi produttivi fino alTorganizzazione economica il Carli adunque manifesta senipre di attenersi a un principio d'equilibrio che sorge dalla contemperanza dei diversi indirizzi teorici non meno che dalTesperienza quotidiana. b) II disordine che esisteva nell'economia generale degli Stati per effetto deli' incertezza della legislazione monetaria, aveva pošto in prima linea il problema della moneta. Ed essa aveva avuto studiosi che se n'erano occupati sia dal punto di vista storico, quali, per limitarci solo ali' Italia e ai principali, il Fiora-vanti, il Muratori, sia per fini piu propriamente scientifici come il Galiani e il Neri. Nella schiera dei numerosi scrittori il Carli occupa uno dei primi posti. Basandosi sulla vastissima erudizione e sul rigoroso metodo storico, di cui deve considerarsi uno dei precursori, in dieci anni di assiduo lavoro -scrisse e pubblico a varie riprese la piu grande opera sulla moneta.23) II lavoro fu 20) "Ristretfo 1767», inss. dell'Arch. Com.; «Breve ragionam.», p. 93-94; lettera ined. al principe di Kaunitz 11 maržo 1766. Non bisogna dimenticare che il C. spesso scrivj animato da passione polemica — sopratutto ne risentono le «Note» — e non con lo spirito freddo dell'osservatore. Quindi certi passi non bisogna considerarli come enunciazione di rigorosi principi scientifici da cui si possa dedurre un giudizio sicuro sul suo pensiero economico. 21) «Note», p. 568. Per le corporazioni milanesi cfr. Verga «Le corpora-zioni delle industrie tessili in Milano«, in «Archivio stor. lombardo«, XIX (1903) spec. p. 81. 22) Arch, Comun., f.° 1499, c. 169 e f.° 1498, c. 4; lettere ined. del C. al Kaunitz (17 giugno 1767 e 16 sett, 1769). 2!) Di tutta 1'attivita di scrittore in questo argomento si da ampio rag-guaglio nella prefazione all'opera «Delle monete e deli'instituzione delle Zecche d'Italia, dell antico e presente sistema di esse e del loro inlrinseco valore e rapporto con la presente moneta dalla decadenza dell lmperio sino al sec. XVII. Per utile delle Pubbliche e delle Private Ragioni«, t.1 1I-VI delled. cit. Cfr. anche G. Macchioro »Teorie e riforme economiche, finanziarie ed amministra-tive nella Lombardia del sec. XVIII». Citta di Castello 1904, p. 77-8. fondamentale e primo a sfruttarne i calcoli fu Cesare Beccaria nel suo libretto «Del disordine e de' rimedi delle monete»."4) «Le monete non sono altro che metalli i quali debbono con-siderarsi nella classe delle altre mercanzie tutte« quindi «merci ridotte a traffico«25); merce «universale», direbbe il Verri.'") E percid un errore il credere che la moneta non sia altro che sem-plice rappresentazione.27) 1 metalli «dal consenso degli uomini de-stinati a servir di misura e di prezzo a tutte le cose», cioe l'oro, 1'argento e il rame, si misurano con pesi eguali e fra di loro, e «questa misura puramente immaginaria e non reale, cioe dipen-dente da quella stessa opinione degli uomini, per cui sono stati posti essi metalli in commercio... si chiama comunemente valore«. La monetazione aggiunge al metallo nuovo valore e questo prende nome di valore estrinseco, chiamandosi intrinseco queilo che e «regolato sul solo peso de' metalli« cioe sulla quantita di metallo che nella moneta si contiene.29) II prezzo e »opera della comune convenzione degli uomini« ed e soggetto a variazioni sensibili secondo che alla moneta si da un valore superiore o inferiore al giusto."'0) C'e un'altra specie di variazione nel prezzo, come nella lega, che il Carli chiama peste monetaria, ma questa e funesta perturbazione causata dalfarbitrio cioe dalTalterazione. Contro 1'alterazione della lega e del prezzo il Carli combatte accanita-mente mettendone in vista tutti i mali.5') Nella monetazione bi-sogna sempre tener presente la proporzione «fra il tutto e le parti« e quella «fra le parti e il tutto«, che sono i due poli su cui «il mondo monetario si appoggia«. Curare la proporzione e una necessita, come necessita e «unifonnarsi alla comune proporzione de' metalli cioe non arbitrare ne sul valore ne sulla lega delle monete, pe-che non abbiano a valere piu o meno in un paese Ji) II B. pero dissente dal C. in alcuni punti p. es. circa il valore e sui rimedi per combattere il disordine. 2r>) , § VI-XI. che in un altro».32) E il Carli, dopo aver dimostrata «la misura delle sproporzioni di ciascuna citta in ogni genere di moneta« esamina quale sia la proporzione comune nelle monete nazionali e stabilisce la differenza che deve passare fra la proporzione di queste e quella delle forestiere.") Intorno alla monetazione le idee del Carli sono chiare e precorrono qual;he volta le moderne. I due punti piu notevoli sono quelli del monetaggio e della bonificazione delle spese di mone-taggio. La zecca dev'essere «al coperto delle spese occorrenti pel lavoro delle monete» e non deve aver di mira allro guadagno che *quello della regalia, perche altrimenti disperato ogni equi-librio sarebbe allorche queste (le zecche) le prime fossero a mer-canteggiare sulla sproporzione de' metalli, ch'e quanto dire sul pregiudizio del commercio, cioe sulla ruina della Nazione e del Principato».34) Cio pošto, calcolando il valore intrinseco, bisogna stabilire la media proporzione fra le monete nazionali nonche tra le straniere e fra i metalli preziosi. Gueste dottrine che rispon-devano alle esigenze del tempo in cui il Carli scriveva ed ope-rava, contengono in se principi di verita: ad es. il monetaggio gratuito da lui sconsigliato non e in fondo che un'ilIusione «poiche 1'erario, che pel momento non si fa pagar nulla, riscuotera d'altra parte un maggior tributo per far fronte alle spese di monetazione*.3') Cosi, gradatamente, attraverso lunghe digressioni nella sloria di tutti i tempi e di tutte le nazioni e attraverso minuziose osser-vazioni sullo stato monetario della Lombardia, il Carli costruisce ii suo sistema monetario di cui ci espone i punti principali: «Per un sistema monetario conviene..... 1 ritrovare quai sia la media proporzione de' metalli monetati in Italia e in Europa ancora. II Regolare sopra di questa le nazionali monete, non solo pel rispetto del reciproco ragguaglio tra oro, argento e rame\ ma ri-guardo anche alle monete della medesima spezie fra se stesse; 3i) «DeIle monete«. Diss. I, p. 227. 33) ibid. p. 237 sgg. e Diss. VI, p. 287. 34) «Delle monete>>, Diss. I, p. 129, 262, 265; «Osservazioni», § XII-XIX. Čredo che sia la seconda parte di questo lavoro il mss (Arch. Comun. f.° 1499) intitolato «Piano ragionato per la rifusione delle monete nello Stato di Milano» in otto paragrafi, che mira a «disaminare 1'ecoiiomia che puo farsi in occasione della nuova monetazione; e in secondo luogo a proporre un progetto per cui possa concambiarsi una buona moneta ritraendone la cattiva senza pregiudizio del popolo«. 3h) Macchioro, op. cit., p. 85. cioe nelle sue rispettive divisioni, salvo la spesa della moneta-zione, ch'e sempre nelle piccole monete piu forte, che nelle grandi. III Richiamare al concambio le monete scarse o sproporzionate, a niimero e non a valore; potendosi in tutti i Governi ritrovar modo di supplire al discapito, che in tale concambio soffre la Zecca, senza dar nuovo aggravio alla nazione, che non ha avuto mai colpe nelTalterazione arbitraria di esse monete. Finalmente IV formare la Tarijfa o Guida delle monete forestiere ammissi-bili con la proporzione media ritrovata; cioe tonsiderandole come semplici metalli, senza predilezione o passione; e con ferma cre-denza, che di qualunque errore non tarderanno mai le conseguenze a farsi conoscere a danno della Nazione, con la fuga delle monete in altri paesi; onde diminuita la circolazione, il danaro diverra raro, e 1'interesse di esso sara aumentato^ .30) Con questi scritti il Carli non si affermava soltanto come storico principalmente della moneta ne apportava solo il contri-buto del suo acume scientifico e della sua esperienza nel campo monetario ma lasciava anche un'opera che e un lodevole tenta-tivo per una storia dei prezzi in Italia, tanto piu notevole quanto meglio si considerino le difficolta, allora piu gravi, per compiere tale impresa. Giudicata in rapporto ai tempi 1'opera maggiore del Carli parve ed e veramente fondamentale: ai bisogni d'allora rispose perfettamente e servi di base alle operazioni di risana-mento monetario anche fuori del Ducato lombardo; considerata nel suo valore scientifico essa ci appare oggi non scevra di er-rori; storicamenle occupa un pošto notevole nel campo degli studi economici. Come la questione monetaria era allora la piu assil-lante cosi in essa il Carli dispiego le sue forze migliori con un procedimento semplice e chiaro di esposizione che compensa, con la sintesi finale di ogni dissertazione, il difetto della proiissita. Eppure il Carli che aveva avuto intuizione e chiarezza in siffatta materia ed inteso bene la stretta relazione in cui sta il mercato monetario con quello dei generi 3'), non dimostra uguale sicurezza in cio che riguarda la questione del prezzo: difetto questo che si riscontra anche nel Verri che pure ne tratto di proposito.38) M) «Delle monete«, Diss. I, p. 270-1. 37) "Delle monete», Diss. I, 156. 3e) Macchioro, op. cit., p. 24 sgg. Concludendo, se bene intesi sono nel complesso i rapporti tra gli elementi produttivi e le interferenze tra produzione e cir-colazione, rispetto alle forme singole le idee del nostro econo-mista, non sono sempre chiare e corrette. 3. Distribuzione — L'argomento e a mala pena sfiorato dal Carli. «La ricchezza d'una nazione consiste nel maggior numero dei beni distribuiti nel maggior possibile numero di persone»n"); e perche uno Stato sia economicamente saldo e necessario che la ricchezza non sia in mano di pochi commercianti o di grandi proprietari. II Carli loda quindi il governo inglese che non lascia il popolo alTarbitrio delle due maggiori classi abbienti 40) Le con-seguenze della sperequazione nella distribuzione delle ricchezze non sono soltanto sociali ma anche politiche perche da essa nasce l'anarchia che sbocca in ultimo nella demagogia o nel dispotismo.") La grave questione della proprieta non e considerata o se ad essa si accenna lo e sempre in vista di un altro fine. 4. Popolazione — II Verri aveva sostenuto necessario per una nazione 1'aumento della popolazione e creduto che tale au-mento implichi altresi accrescimento di consumo e quindi di ripro-duzione 1'); i! Beccaria aveva messo in giusto rilievo il rapporto fra popolazione e mezzi di sussistenza4!): Carli si accosta a quest'ultimo quando sostiene che "la popolazione si bilancia col valor numerario circolante, e si proporziona ed equilibra con i comodi della sussistenza e con la diffusione del danaro, che ali-menta 1'industria, il commercio, l'agricoltura».44) Egli vede giusto allorquando stabilisce primo fra gli elementi necessari per g i u d i -care «de!lo stato economico d'una nazione« la popolazione.1') Ma osservando le condizioni demografiche della Lombardia indolto dalla troppa fiducia nelle semplici leggi coattive e moderatrici deli'amministrazione, afferma che il segreto dell'aumento delTagri-coltura e della popolazione «sta riposto in quelle sapientissime leggi proposte pel sistema censuario».i0) 3") Saggio, p. 349. i0) Del lib. comm., p. 115. 4l) L uomo libero, p. 168-170. 4-) Meditaz., § XXI-XXV. 43) Econ. pubb., p. I, c. III. 14) Sopra i bilanci econ. delle nazioni, p. 62; «Sull'impiego del danaro«, in <-Opere>, ed. cit., t.° I, p. 22. ibid. p. 66. 4G) Del lib. comm., p. 133. II. Teorie finanziarie II Carli considera il tributo da un duplice punto di vista: sociale in quanto esso e il mezzo per cui la societa puo conser-varsi i;); politico in quanto lo Stato, per potere esistere come tale, ha bisogno di sostenere pubbliche spese e quindi di imporre tri -buti. • 11 tributo e tanto necessario nella civile societa, quanto la medesima conservazione di essa e la sicurezza de i privati diritti de' cittadini: dunque e indispensabile e obbligatorio* .ls) E poi dovere del potere sovrano stabilire la misura, l'estensione e l'ap-plicazione delle imposte, cercarne la perequazione, invigilarne 1'esazione.49) II Carli vuole una mo!teplicita equa e proporzionale dei tributi si che tutte le classi dei cittadini concorrano a sostenere le pubbliche spese e in modo che siano colpite anche la terra e i prodotti.'0) Percio egli e contrario ali'imposta unica sul terreno propugnata dai fisiocrati. «Dicano pure con M. Mirabau (s«c) gli Economisti tutte le belle cose del mondo, ed infiorino la teoria deli'imposta unica con le piu lusinganti promesse, che io sosterro sempre esser questo il piu sicuro segreto per porre in totale deperimento e rovina qualunque piu doviziosa nazione. La teoria deli'imposta, secondo me, non consiste nel collocare un gran peso sopra una parte sola del corpo politico; ma nel divi-derlo in parti meno sensibili che sia possibile...«.'') Non cosi liberali sono le idee del Carli quando si tratta di stabilire le varie forme d'imposte e gli organi di riscossione so-pratutto per cio che riguarda i tributi indiretti: egli e p. es. favo-revole alla proporzionalita del dazio in misura del reddito del traffico, vuole talvolta che siano esenti da carichi i generi primi d'uso popolare 5i), deplora, come s' e osservato, i danni d'un op-pressivo sistema doganale; ma in linea di principio non e contrario, come ad es. il Verri, ai dazi di circolazione interna e alla varieta e molteplicita di essi.r'3) In conflitto col Verri vuole poi che sia mantenuta la ferma, cioe il sistema d'appalto e di riscossione delle imposte non perche ignori 1* mali di tal sistema, ma 47) Saggio, p. 351-2; «L'uomo libero«, in »Opere», t." XVIII, p. 213. 48) ibid. 49) id., p. 238-9. 50) «Note» p. 630; Arch. Comunale, f.° 1499, c. 651. 51) Del lib. comm., p. 142-3. M) f." 1499, c. 69. ") Del lib. comm. pss,; «Note» p. 626. perche gli sembra che esso offra il duplice vantaggio delTunione dei tributi indiretti e della stretta sorveglianza da parte dello Stato. * * * Non e stato certamente molto notevole il contributo del Carli portato alla costituzione delTeconomia come scienza. In generale lo scrittore rifugge dal teorizzare e nello stesso campo monetario, dove piu genialmente si afferma, di rado assurge a sintesi ricostruttive e s'innalza al sistema. La nalura del suo ingegno e la febbrile ininterrotta operosita tutta intesa al miglio-ramento delle condizioni della Lombardia, non crano certamente i requisiti migliori per far di lui un teorico; ma il suo spirito d'osservazione, la pratica consumata degli affari, 1'aver saputo far tesoro di tutta 1'esperienza in tanti anni acquistata, fanno si che il suo contributo perche scaturiente dalla pratica e procurato con serieta di metodo riesca tuttavia notevole ai fini pratici che si propose lo scrittore e agli interessi del tempo. Ma appunto perche tale e il carattere delTopera, essa, che pur ai suoi tempi molto giovo e fu giustamente ammirata, e oggi, benche talvolta immeritamente, trascurata quasi del tutto nella storia della scienza economica. FRANCESCO DE STEFANO Chiesuole rustiche istriane Chi abbia visitato una volta I' Isti ia anche nel suo interno, non puo dimenticare il paesaggio variato e romantico della sua campagna. Ai colli talvolta brulli, si succedono le vallicole rigo-gliose di vegetazione, ai ginepri ed alle siepaglie, gli uliveti, i vigneti, i lauri; ai terreni piu spesso inabitati, i gruppi di casoiari alle falde o sul culmine delle collirte, ai terreni sedimentari quelli dal caldo colore rosso; — un cambiamento continuo che alletta la vista... Egli trova nelle cittadette ottima compagnia, e colpito d^l sentimento italiano tutto nuovo per lui, che qui eccelle, piu sentito forse che in qualunque altra parte, perche fu sempre tenuto desto, come vivida fiaccola, nella millenaria lotta nazionale, ed ammira in ispecie i grandi e piccoli tesori d'arte gelosamente custoditi, di cui ogni paese va superbo, e i monumenti romani e medioevali, di cui 1'Istria nostra e cosi ricca. Ma se le cittadette e borgate istriane vanno celebrate per le Ioro insigni basiliche, per i loro splendidi duomi, per i loro caratteristici campanili, le chiesuole rustiche seminate dalla pieta dei nostri antenati sul culmine dei colli, sui crocevie, sui campisanti e persino nei sobborghi di citta e borgate, quantunque modeste d' architettura, sono pure interessantissime costruzioni ed un sin-golare ornamento del nostro paesaggio istriano. Di alcune e nota l'epoca di costruzione per le iserizioni esistenti, di altre essa puo dedursi dal'o stile architettonico e dai poehi ruderi lavorati, di altre aneora dalla differente specie di affreschi piu tardi scoperti sotto la calce, o sotlo gli intonachi. Gran parte di esse fu eretta nel secolo XV e XVI, ma ve ne esistono di quelle, la cui costruzione risale al XIV al XIII e persino al XII secolo. Fra le piu antiche si possono annoverare quel!e di S. Elia a Valle, quella di S. Maddalena a Fianona, quella di S. Vincenzo a Sanvincenti, quella di S. Antonio abate a Barbana e quel!a di S. Fiore a Pomer. Questi edifici sono costruiti con muratura semplice di calce e malta intonacata rozzamente; ma alcuni, i piti antichi, sono d' costruzione piu ricca sono cioe esternamente rivesliti con pietra lavorata a corsi regolari e talvolti obbligati. Essi consistono comunemente di loggia (porticato), di navata e di abside. In quaIcuno manca la loggia, in qualche altro 1'abside e sviluppata anche ali'esterno, ma nella maggior parte dei časi essa e compresa nei muri della navata o in tutta la sua larghezza, oppure piu stretta, ha i muri laterali molto piu grossi e capaci di sopportare soffitti a volta, * * * La loggia e per motivi liturgici, fin dai primissimi tempi, l'areale neutro fra chiesa e strada, ma per motivi pratici lo spa-zio, ove i fedeli attendono, protetti dalTardore del sole o dalla pioggia, l'ora delle funzioni e da esso le presenziano, se 1'interno deila chiesuola e ristretto e non tutti i fedeli possono trovarvi pošto. Essa e costruita con muratura compalta fino circa a un metro d'altezza, poi con pilastri o con colonne, o con colonne frammiste a pilastri. che portano il tetto di coppi o lastre di pietra, a strutfura visibile, le cui sottostanti tavelle bruno-rosse sono dipinte a rombi bianchi. Piu di rado la loggia ha un soffiito di legno ornamentato, come p. e. a S. Maria di Gallignana. Di solito le loggie hanno forma quadrata, di rado quadrango-lare e sono niu basse della chiesa, ma ve ne esistono anche della stessa altezza della navata, come p. e. a Pedena e a Grisignana. Le loggie sostenute da soli pilastri derivano dal medio evo, mentre quelle a sole colonne, od a colonne frammiste a pilastri furcno costruite dopo il secolo XVI. Una eccezione fa quella della Madonna della Bastia, nella valle del O-uieto, che pur es-sendo a soli pilastri e senza parapetto di chiusura, e di costruzione moderna. In molte chiesuole la loggia venne costruita molto piu tardi dell'-dificio ed esempi ne abbiamo nella chiesa di S. Maria a Gallignana, di S. Caterina a Sanvincenti e di S. Quirino a Roveria. La navata piu o meno allungata viene illuminata, in piccoli edifici, soltanto da due finestre ai lati della porta d'entrata, alcune volte da una finestra rettangolare o rotonda sopra 1'ingresso; ma in edifici piu grandi anche da due o piii finestre laterali. 11 soffiito e comunemente orizzontale, piu di rado in legno orn.imen-tato o dipinto come a Madonna delle lastre presso Vermo, od a volta acuta come a S. Antonio di Barbana o nella chiesuola della Trinita a Gimino. In alcune infine la strultura del tetto e visibile come a S. Caterina e S. Rocco a Sanvincenti. L'abside, se sviluppata fuori dei muri perimetrali della navata e a pianta setnicircolare, quadrata o poligonale. Essa contiene 1' altare di marmo o di legtio, talvolta di artistica fatlura e viene illuminata di solito da due finestrelle laterali. II soffitto ne e piano o a volte gotiche o rotonde. Tanto le superfici dei muri perimetrali della navata, quanto di quelli dell'abside sono di frequente dipinti in affresco di bellis-simo effetto, rappresentanti episodi della vita dei santi come p. e. a Santa Caterina e San Vincenzo di Sanvincenti, a S. Antonio di Barbana e di Visignano, a San Antonio e Santa Maria di Doca-stelli, a San Fiore di Pomer ed altre molte, o alternanti soggetti sacri e profani come a Madonna delle lastre presso Vermo ed a Bottonega. La pavimentazione di queste chiesuole e di mattonelle di cotto quadrate o rettangolari, o di lastre di pietra a file piu o meno regolari. II campaniletto alla romana si erge dal muro di facciata talvolta svelto e civettuolo, tale altra pesante e rozzo; esso e a una o piu aperture ad arco portanti le campane. Una eccezions fa la chiesuola della Madonna del mare fra Gimino e Sanvincenti, che ha un rustico campanile del tutto isolato e quella di S. Elia presso Valle, il cui campanile prismatico addossato alla facciata e uno dei piu antichi deli' Istria (sec. XII). * * * Una costruzione del tutto singolare presenta la chiesuola di S. Quirino sulla strada fra Sanvincenti e Dignano. Essa oggi consiste di una navata, che e per altro la navata maggiore d'una basilica primitiva, alla quale furono in tempi andati tolte le navate minori e le tre absidi rotonde, immurandovi gli spazi liberi fra gli archivolti laterali ed aggiundendovi una loggia, il cui tetio viene qui sostenuto da voltini rotondi fra pilastri. La sua forma basilicale pote venir rilevata nelTescavo eseguito pochi anni fa dietro la chiesuola e lasciato aperto. 1 resti architettonici trovati sul pošto, come una transena di finestra e frammenti di lastre ornamentate alla maniera delTepoca della trasmigrazione dei p o p o 1 i fanno risalire la costruzione della basilica al VII o VUI secolo, mentre l'iscrizione che si trova sullo zoccolo del pilastro, a sinistra delTentrata nella loggia, ricorda la sua ricostruzione ai limiti presenti e 1'aggiunta della loggia avve-nuta nel 1629. Interessante e anche la chiesuola della «Concetta» presso Gallesano, di origine medioevale, che divenuta allo scorcio del secolo passato un ammasso di rovine, fu nel 1914 ridonata al culto nella sua pristina forma ed eleganza. Dell'arredamento interno furono scavati fra i ruderi i pezzi architettonici componenti la pergola, originale chiusura in pietra davanti 1'altare, la qua!e venne ricollocata a pošto in uno alle mensole di pietra, che portavano i sedili in legno tutto intorno ai muri della navata. Negli scavi eseguiti in quest'occasione per la costruzione di pilastri (barbacani) a rinforzo dei muri perimetrali caduti, ven-nero alla luce ruderi di muraglie antiche, che appartenevano a una viila rustica ad a un oleificio romano. Sul pavimento di quest'ul-timo edificio (opus spicatum) fu rinvenuta una moneta di rame deli' Imperatore Augusto. Caralteristica e infine la chiesa di San Vincenzo nel campo-santo di Sanvincenti. Essa e di stile romanico con tre absidi semicircolari incassate nel muro di fronte aH'enlrata, che e ester-namente a finimentc diritto. Gli affreschi in essa esistenti pro-vengono dal sec. XIII e XIV e subirono un primo ristauro gia nel sec. XV. A destra della chiesuola si trova la sagrestia gotica, opera del sec. XV. * * Le pietre scritte, che si trovano del resto raramente in queste chiesuole, sono senza eccezione laline o italiane e costituiscono un documento perenne del carattere nazionale deli' Istria. Singoli segni glagolitici, che qui e li ho potuto osservare specie alle parti inferiori dei muri nelle chiesuole della Madonna delle lastre presso Vermo e in queila di S. Antonio a Barbana, non sono altrimenti produzione paesana, ma derivano da pellegrini o soldati stranieri, i quali o durante le visite o soste in esse, li incisero nelTinto-naco, e cosi sono a noi pervenuti nei lori rozzi caratteri. Molte delle chiesuole esistite caddero in rovina per la mancata manutenzione dovuta allo spopolamento avvenuto per 1'incrudelire delle pesti e per le guerre incessanti combattute nell' Istria mas-sime durante i secoli XV e XVI, altre ancora furono devastate per mal anima ed a noi di esse pervennero soltanto pochi ruderi, perche le pietre di costruzione e quelle architettoniche vennero asportate dai contadini per la fabbrica delle loro dimore. E non e raro il caso di scorger incassata nel muro di qua!che misero tugurio di campagna una interessante finestra gotica, una lapide, un bassorilievo od un pezzo architettonico trafugati in qualclie chiesa rustica, specie in luoghi deserti, ove il furto non poteva cosi di Ieggeri venir avvertito. Altre ancora, in aperta campagna furono demolite senza un plausibile motivo nei secoli XIX e XX in occasione deli'apertura di nuove strade e ferrovie, per la posa in coltura di campi e persino nei sobborghi di citta e borgate per far luogo a moderni fabbricati. Si fece davvero in tutti i tempi uno sperpero, spesso ingiustificato di tanti tesori d'arte nostrana, ma fortunatamente ce ne rimane ancora un numero tanto grande che ne possiamo andar orgogliosi, perdonando ai malevoli di tutti i tempi i loro vandalismi. Ma se lo facciamo cogli inscienti ed ignoranti dei tempi andati, non possiamo farlo con alcuni sacerdoti stranieri, fortunatamente pochi, dei due ultimi secoli, che per fanatismo nazionale, vollero far sparire sotterra o immurare quali sassi di costruzione le lapidi latine gia esistite ed imbrattare sotto uno strato di calce o d'intonaco gli affreschi dipinti sulle pareti delle nostre chiese rustiche. La lcro malintesa opera di distruzione non ebbe per altro 1' effetto che essi si sarebbero aspettato. Difatti tolto lo strato di malta o calce, che li nascondevano per tanti anni, gli affreschi ristaurati tornano alla loro originaria freschezza e bellezza e cosi pure ritorneranno alla luce del sole le lapidi latine sotterrate, per aprire, se anco in ritardo, un nuovo capitolo di storia istriana, che dimostrera una volta di piii 1' italianita mai spenta delle nostre terre e quindi il buon diritto deli' avvenuta nostra redenzione. Pisino, gerinaio 1921. Ing. ERNESTO DEJAK I nomi locali del comune di Paugnano Ouando, girata la Punta Grossa, si entra col piroscafo nel-1'incantevole insenatura di Capodistria, fra i numerosissimi vil-laggi disseminati sulle cime de' colli verdeggianti e sui fertili pendii, uno ne spicca maggiormente, adagiato ad ostro in un'am-pia sella, fra due alte cime tondeggianti: e Paugnano, nome caro agli Istriani, perche lassu si sostennero e si vinsero numerose e memorande battaglie politiche in difesa della nostra santa causa nazionale. Appunto di quel territorio tratta la presente raccolta. II comune locale di Paugnano si estende quasi per intero su terreno arenaceo-marnoso delTeocene medio, mentre soltanto una piccola parte arriva alle alluvioni del Cornalonga, a setten-trione, e a quelie del Dragogna e suoi affluenti, a meriggio. I colli e i dossi, spesso imboscati o ridotti a coltura, alcuni dei quali raggiungono altitudini rilevanti (M. Romano 405 m.); i valloncelli ripidi e profondi; i villaggi e i casali sparsi fra il verde in posi-zioni dominanti, danno al paesaggio alcunche di pittoresco ed attraente. Gli abitanti sono sobri e laboriosi agricoltori, sui quali i continui contatti con le citta e borgate della costa e del Buiese fan sentire i loro benefici effetti. L'intero comune locale ha secondo il censimento del 1° di-cembre 1921 sopra un'area di 37.58 chm.2 una popolazione di 4398 anime (116 per chm.2), che e raggruppata in 5 comuni censuari: Carcase 617 ab., Costabona 822, Gason 869, Monte 1105 e Paugnano 985. Grande e 1'attaccamento di quei villici alla nostra lingua e alla nostra civilta: di fatti numerosissime famiglie hanno dichia-rato nell'ultimo censimento di usare comunemente la lingua ita-liana; e anche quelli che si sono professati sloveni hanno am-messo di conoscere in maggioranza il dialetto veneto-istriano.1) Della rilevante quantita di bellissimi cognomi italiani che si riscon-trano in questo, come in tanti altri comuni rurali istriani, e che sono un indice infallibile delTorigine etnica delle rispettive popo-lazioni, ci occuperemo, per esteso, in altra occasione. ') Nel comune esistono le seguenti scuole elementari monoclassi miste con lingua d'insegnamento italiana: a Manzano, Costabona, Puzzole, Carcase, Sergassi e Gason; a Paugnano una utraquistica, a Monte una slovena, con l'italiano materia obbligatoria. Anche la toponomastica del nostro comune e prevalente-mente italiana. II dott. Schiavuzzi 8) quando Paugnano e Maresego formavano una sola circoscrizione, faceva ascendere a 52 °/0 i toponimi italiani e 48 quelli slavi; dopo il distacco di Maresego la proporzione e ancora piu favorevole per 1'italianita ; se i nostri calcoli non fallano, ci dovrebbero essere 68% di nomi locali italiani e 32 °/0 di slavi. E non potrebbe essere altrimenti: cessata 1'epoca preistorica dei castellieri, molti dei quali cingevano le cime delle nostre colline, 1'agro capodistriano risenti i benefici effetti della dominazione romana. La colonizzazione qui deve essere stata intensissima a giudicare dai numerosi suffissi in anum che indicano i predii che servirono di nucleo ai futuri villaggi; dagli avanzi di costruzioni e condutture d'acqua; dalle monete e lapidi che dovunque si rinvennero. Ne va dimenticato che 1'importante strada consolare romana da Aquileia a Pola attraversava 1'agro di Egida e per Centora (Centuria o Centaura) ascendeva a! ca-stello di Pomigliano. Gli sloveni comparsi nei primi secoli delTEvo medio, se trasformarono etnograficamente questi nostri territori rurali, non ne modificarono gran che la toponomastica; le localita maggiori e piu importanti conservarono il piu delle volte la forma latina o volgare ; solo qualche nuovo casale o villa, qualche insi-gnificante corso d'acqua e qualche campagna ebbe il battesimo dei sopraggiunti. II secolare dominio veneto; l'episcopato capodistriano, sempre rappresentato da eminenti prelati italiani; i rap-porti feudali colle famiglie patrizie della citta; le relazioni d'affari coi limitrofi centri urbani, sono elementi che contribuirono effica-cemente a tener vive nel territorio di cui discorriamo la coltura e la tradizione italiane, delle quali indice certo non fallace ? la toponomastica. Una controazione a questo naturale evolversi delle cose, tentata negli ultimissimi decenni, ma impopolare ed artificiale, venne stroncata ineluttabilmente dalla vittoria delle armi italiane 1 * Q.uali fonti per questa raccolta, ci siamo serviti oltre che della Carta topografica al 75:000 e delle mappe catastali, delle classiche opere del Tommasinidel Naldini *), del Carli ') e del •) Vedi tabella negli »Atti e Memorie«, Parenzo XX, 1904. :i) Mons. G. F. Tomnasini (1595-1651), Cominent. storici e geograf della prov. d'Istria. In »Archeog. Triestino«, I Serie, vol. IV, 1837. ') Mons. P. Naldini, Corografia eccles. della diocesi di Capodistria. Venezia, 1700. 5) Antichita Italiche. Milano, 1790. Kandler' ); delle raccolte toponomastiche deli'Olivieri e del Pieri s); del Dizionario Corografico deH'Amati e degli opuscoli di storia locale di Gedeone Pusterla, altra volta elencati.9) Potemmo anche compulsare alcuni spogli del concittadino abate A. Marsich, tratti dalTArchivio vescovile di Trieste, avuti dalla cortesia del collega Prof. Carlo Riccobon e un «Estimo della citta e villaggi« del 1582, esistente nel nostro antico archivio comunale. Preziose informazioni ebbimo pure dalla gente delle varie localita, che volemmo percorrere affine di controllare i dati raccolti; ne possiamo tralasciar di ricordare con animo ricono-scente 1'egregio sindaco di Paugnano, cav. Antonio Bartoli e il signor Pietro Derin di Carcase. * Nella disposizione della materia ci siamo attenuti a quanto avevamo fatto altre volte per Capodistria 10) e Muggia ll), colla differenza che non abbiamo creduto necessario raggruppare i nomi secondo i comuni censuari, e cio perche questi, data anche la loro modesta estensione, non presentano varieta orografiche, Iin-guistiche o storiche degne di nota; non pochi toponimi si ripe-tono in piu parti del comune locale; e infin dei conti poi inte-ressa fino ad un certo punto il sapere p. e. che la villa di Pademo e frazione di Gason anziche di Monte. Ne abbiamo ritenuto opportuno passare ad una ciassifica dei toponimi secondo la loro origine: anzitutto perche a tanto non arrivano le nostre forze ne possiamo disporre delle necessarie opere di consultazione; in secondo luogo perche la circoscrizione del comune locale ci sembra a Čio troppo piccola; il lavoro sintetico di ciassifica verra piu tardi, quando chi se ne assumera 1' incarico avra a sua disposizione parecchje di queste modeste raccolte, per tutta la provincia o almeno per qualche importante zona della medesima. Anche trattandosi dei toponimi del comune di Paugnano abbiamo creduto bene di ricordare i sinonimi o gli affini con altre 6) Codice diplomatico istriano; Giornale «L'Istria», anni 1846-1852; Indi' cazioni per conoscere le cose storiche deli'Istria. Trieste, 1855. 7) D. Olivieri, Toponomastica veneta. Citta di Castello, 1915. 8) G. Pieri, Topon della Val d'Arno. Roma, 1919. ») «Pagine Istriane^. 1911, p. 206. 10) «Pagine Istriane«. IX, 1911. 11) «Atti e Memorie ecc.», Parenzo, XXXII, 1920. regioni italiane: e cio per molteplici ragioni anche di carattere sentimentale. Gli equivalenti slavi li abbiamo riportati solo nei časi di riconosciuta generalita nell'uso oppure d' importanza per illustrar la forma italiana. Talvolta capitano davanti, specie sfogliando le mappe, delle goffe storpiature di nomi piu che veri adattamenti fonetici; anche noi le riporteremo, mettendovi pero accanto la forma italiana originaria o ad un dipresso corrispondente (vedi n. 6, 66, 80). Non figureranno invece nelTelenco quelle forme slave che per la loro frequenza o semplicita non hanno uno spiccato carattere di toponimo: cosi dol (valle), dolina (vallecola), dobrava (pascolo), hrib (collina), Krog (circolo), ravno (piano), ravnizza (pianura), rov (fosso). ELENCO DEI NOMI Avvertimento: Trattandosi di una raccolta fatta per italiani, i nomi stra-nieri che abbiamo ritenuto necessario riportare sono trascritli nella grafia italiana. Facciamo spesso uso di abbreviazioni che il lettore intelligente facilmente completera 1). Abrami — frazione di Carcase, abitata da famiglie Abram. Dosso d'Abramo, monte di 2101 m. presso Trento. 2). Aguar (Acquaro) — torrentello ad or. di Costabona; ma ha piu significato generico. Aguar e frazione di S. Antonio (Villa Decani); Agaro com. p. Novara. 3). Baredine — contrada di Cost. Da bare o baredo = luogo incolto. (Vedi Pag. /sir., N. straord. 1910, pag. 30). B. e nome comunissimo in Istria (Carsania di Buie, Promontore, Sissano, Torre). 4). Baruzzi — fraz. di Cost., dal cognome Baruzza. 5). Baciastran — condrada di Carc. probabilmente d'origine slava. 6). Beverza — rivolo che dai pressi di Figarola va verso il Dragogna. La mappa di Paugnano riporta Rio Bevezza. Deriva evidentemente dal verbo beuer (bere) e andrebbe corretto p. e. in un Rio Bevador (fraz. di Campolongo p. Padova), oppure R. Bevera (fraz. di Viggiu p. Como) o R. Beverin (com. presso La Spezia). 7). Bonazzi — casale p. Cost., dal cognome Bonazza, comu- nissimo in tutta questa plaga. 8). Borcola — contrada di Gason. Forse da furca, bifurca. (Oliv. 326-7). Borcola e anche fraz. di Loparo (Maresego), le Borcole (Belluno e Verona), Borca di Cadore. 9). Bossamarin (Bossamarino) — contrafforte settenlrionale delle Poiane, appartenente parte al com. cens. di Laz-zaretto (Capodistria) parte a Monte. L'«Estimo» del 1582 scrive Mossamarin e Monsamarin; la carta al 75.000 St. Marino. Anticamente era detto 5. Minio (Pust., i Rettori ecc., pag. 118). 10). Br&ide — contrada di Gason. Come termine generico equi- vale a podere suburbano ; e adottato anche dagli slavi (= vigna). Vedi in proposito Pag. /str., N. straord., 30. Braida p. Valle di Rovigno; vi sono 7 localita Braida in Piemonte, 13 Breda in Lombardia, Breda di Piave (Treviso) e Bra (Verona). 11). Brezzi — frazione di Cost., da famiglie Brez. Brez e com. nel Trentino (Val di Non). 12). Busa (Buca) — localita di Gason, in forte pendio, verso Salara (Capodistria). Busa e fraz. di Nese (Bergamo); Busano com. p. Torino; Busan e cognome a Capodistria e nel Pinguentino. Dott GIANNANDREA GRAVISI (continua). PA01NE ISTRIANE 119 I funerali di Giov. Batt Corner patrizio veneto e podesta di Rovigno La narrazione che qui riproduciamo da manoscritti autentici, e fatta da Antonio Angelini fu Angelo '), uomo colto e distinto e ') Di Antonio Angelini parlo il can. Stancovich nella Biografia degli uomini distinti deli'Istria al N. 51. Fu per ventuna successive volte eletto al go-verno della Confraternita -de' Battuti di Rovigno e consacro alla riforma di questa una mirabile attivita. Giureconsulto e poeta «univa alTintegrita della vita la pieta religiosa». II suo amore per la Serenissima bene s'illustra eol seguente brano che riportiamo dai suoi autografi a pag. 82 del «Libro estraordinario« della suddetta Confraternita: «Addi 10 Giugno 1797. «Imprestate le balle d'argento con quelle di pezza et li due Bossoli per «la Municipalita da farsi domani mattina.. e vi si eleggeranno a balle d'oro «diciotto rappresentanti il popolo sovrano di Rovigno Assistenza, o Signore, «pieta, misericordia. Bella Venezia, ove sei ? Bellissimo governo aristocratico, «dove sei gito? II solo nome di democrazia fa tremare, ma forse non sara tanto «pessimo, quanto lo stato presente di anarchia.« Ma la Municipalita durd tre soli giorni, dal 10 al 14 giugno, e fu allora che «cesso la trepidazione di tutti i galantuomini. O cambiamenti! O vicende 1 «In breve periodo quattro governi: aristocratico, anarchico, democratico, monar-«chico. Nel numero dei 18 eletti del popolo con mille e piu voti sono de' nostri: «Antonio Angelini qm. Angelo... distinto eol seguente decreto: " Al sig. Antonio Angelini in Rovigno. «Essendo stato con odierno n.ro pubblico Editto provisionalmente e sin' «ad ulteriore Sovrana disposizione proveduto all'amministrazione della giustizia «in questa Citta di Rovigno e suo territorio, con 1'erezione di un Tribunale di «prima Istanza formato per tutte le cause civili e eriminali, cosi, prese preven-«tivamente le opportune informazioni delle qua ita personali di esso Sig r An-«tonio Angelini, lo nominiamo e qualifichiamo con questo nostro decreto per «primo assessore dirigente c"el detto Tribunale di prima lnstanza provisorio, «rimettendolo per la sua attivita aH' Editto stesso, e lusingandoci, che Esso «sig.r Angelini atteso il suo zelo fin'ora dimostrato pel publico bene, non man-«chera di accudire alli doveri del destinatogli importante ufficio con quella inte-«grita, assiduita, e fedelta, che si richiede da un onesto uffician'e, per cosi, »comprovando. . i sentimenti di buon Suddito e giudice imparziale, rendersi degno «della grazia del nostro augustissimo Sovrano..., della confidenza del Popolo, e «di quella giusta rimunerazione, che potessero meritarsi le sue fatiche ecc.... «Rovigno, 6 Iuglio 1797. «R. Conte di Thurn - Ad mandatum Excellentissimi Domini «Domini Comitis Comissarii aulici "Giambattista Conte di Thurn «Seg.rio» Ma di Antonio Angelini avremo occasione di riparlare in altri studi. gia noto agli studiosi di cose patrie per una pubblicazione di materiali storici inserita nel periodico «L'Istria« (annate V, VI e Vil 1850-1852) al titolo: «Alcuni podesta veneti di Rovigno ed alcune memorie patrie.»s) Ma rimangono tuttavia ignoti molti suoi lavori che ci ripromettiamo di pubblicare in corso di tempo. Un «Ceremomaie praticato nel Funerale deli' Eccelentissimo Signor Gio. Battista Basadonna Podesta e Capitano di Capo-d'Istria« (morto in carica li 12-8-1738) riporteto nel periodico «La Provincia deli'Istria«, anno XXIV, N. 10 (16-5-1890), pag. 74, ci sprona a render nota questa narrazione per cosi dar campo d'op-portuni raffronti agli studiosi e contribuire a un'esatta ricostru-zione degli usi veneti delTepoca. E speriamo che il lieve contributo non restera oggetto di mera curiosita. Dal «Libro estraordinario della Confraternita de' Battuti" a carte 42: Addi 29 Settembre 1787. S. Michele Arcangelo. Passato da questa a miglior vita il N. U. F. Z. Batt.a Cor-ner qm. F. Zorzi per la 2da volta dignissimo e benemarito Pod.a di Rovigno, abbiam creduto un atto di dovere, e di rispetto 1' in-tervenire al di lui accompagnamento. Ma perche questi son časi che di raro succedono, essendo, per quanto si dice, cinquanta e piu anni, dacche segui la morte d'un Badoer, piace a noi di esten-dere la p.nte annotazione con descriver minutamente ogni cosa. Egli dunque fini di vivere ail'ore 21. del g.no di ieri, ed oggi fu sepoito dopo la messa Grande, stata a tal oggetto, per comodo della Funzione, in debita misura anticipata. Gli suonarono l'Avemmaria con 36 Botti, come al Vescovo, e tre Glorie. Ad un'ora di notte, alle due, e tre, non che alle otto, nove e dieci un tiro di mascolo per volta, ed alle due anche un tocco di tam-buro scordato. Dopo il suono del mattino altre tre Glorie, ed altre tre, quando si ando a levar il Cadavere, il quale era vestito in Romana, perruccone, e calze negre. Teneva a canto lo scettro jJ'oro, ed oltre il proprio Strato negro, ch'era il dominante, aveva 2) Notiamo che a pag- 223 «L'Istria», anno V, N. 32, e incorso un errore indicando la paternita in «fu Stefano® anzicche «fu Angelo1'. quello della Confraternita e quello deli'Oratorio, e quest'ul-timo, come Protettore del Loco, ma che appena si distingueva. Ai lati del cataletto erano appese due poetiche composizioni mss., cioe un Sonetto, ed un'Elegia. Gli mancava la Beretta in testa, perche nella confusione non l'hanno potuta rinvenire, e cosi pure le Ducali del M. C. — Sul n.ro esempio esempio si mossero tutti i Confaloni, e Fraglie, ed anche il Suffragio di S. Carlo, verso cui noi procedemmo col metodo dellAccordo. Cadauno v'in-tervenne con la maggior pompa e decenza : chi con Cirei '), e chi con Torzi ') al Crocifisso. La Bara era portata dalle Cappe del-1'Oratorio. D'intorno i quattro Comandadori coi torzi della Co-munita, e quattro fratelli deli' Oratorio coi torzi della časa. Altri 24. Torzi spediti dalla Comunita. Susseguitava il Sergente, o sia Capitano Mattio Campitelli con la spada nuda; quindi la Banca dell'un Ordine, e dell'altro con le candelle accese; poscia 1'Alfier delle Cernide con la Bandiera involta e portata a rovescio, il Tamburo scordato e involto di negro, e le Cernide coi fucili al-1' ingiu. Gran concorso di popolo. Si fece il giro dello Stendardo, che aveva la Bandiera imbrogliata, si prosegui il cammino della Riva, dentro le Porte di Val di Borra, per la strada di Pian di Pozzo, attorno S. Damiano, e su per la Grisia. In Chiesa collo-cato a guisa dei sacerdoti colla testa verso 1'Altare sopra Cata-falco. Fummo ricercati dei nostri Banchetti, li abbiam messi fuori, e vi si inginocchiarono i quattro Comandadori, perpetui custodi dell'onorato Cadavere. I quattro Oratoriani s'inginocchiarono per terra. Miserere in Coro, Officiatura intiera con Litanie alla Messa, altro Miserere all'esequie, Dies illa alla Tomba, e seconda incen-sazione. 11 Canonico seniore tra Prebendati Don Giov. Simon D.r Basilisco in luogo del Prevosto convalescente, col Piviale, e da lui cantata la messa, assistito dal Diacono, e Suddiacono canonici. Dopo 1'Evangelio Orazion vulgare funebre recitata in Pulpito dalTattuale Cappellano deli' Oratorio Don Paolo D.r Co-vacich Dalmatino, fu Arciprete, autore delle due accennate Poesie. II n.ro Strato da morto disteso sul Pulpito, ed uno dei Cuscini 3) Lo tStrato» era insegna di confratello, cosi pure il ma si črede, che paucis mutatis sia stata quella medesima della volta passata. Poso il quinternetto sopra i n.ri cuscini, che ador-navano il Pulpito stesso insiememente col n.ro Strato. In fine ebbe 1'onore di sei tiri. Un tiro al Sanctus, uno ali' Elevazione ed un altro dopo tutto. I Religiosi conseguirono venti soldi per 1'assistenza, e due Lire per la Messa. Intervento dei Frati di S. Andrea. Dopo che dal N. U. Figlio erano state fatte il g.no innanzi del mentovato Funerale le convenienti ordinazioni, scossa come da letargo la Comunita volle se non altro subentrar nella spesa, ed io, scrittore crederei di notarvi ogni particolarita piii minuta, poiche essendo cose queste che di rado succedono, importa molto, che si faccia memoria infino d'un jota. La seguente Iscrizione non e gia quella che con lode del-1' Autore, nostro degno Fratello, D.r Pier Antonio Costantini, fu posta sopra la Lapida, ma che da me fatta exercitii gratia viene qui posta in via di corollario a solo fine d'empire il Foglio: JO ANNI BAPTISTAE CORNELIO PATR. VEN. JUST.O, PIO, SAPIENTI, MAGNANIMO, QUI PRAET. II FERENS SEPT1MUMOUE POST MENSEM ANGINAE MORBO CORREPTUS OIE S. MICH. ARCHANG. FUNERATUS EST, ALOYS. CORNEL. FIL. ATQ. A SUPR. CONS. SUCCES. DATUS C1NERES HUC TRANSFERRI ET PARENTALIA RITE FIERI CURANS P. AN. MDCCLXXX1X XII. KAL. APR. D. CAENAZZO (continua). BIBLIOGRAFIA ISTRIANA A. Libri ed opuscoli 91. Giuseppe Picciola: Poeti italiani d'oltre i confini. Ediiione postuma con la commemorazione di lili [cioe del P.] detta da Guido Mazzoni a Trieste e Parenzo. Firenze, Šansoni, 1914. [Ne usci nel 1919 una ristampa col titolo di Poeti deli'Italia redenta. Cfr. recensione di Giovanni Quarantotto nell' Azione (Pola) del 20 febbraio 1919]. 92. Scipio Sla'aper: Ibsen, con un cenno su Scipio Slataper di Arturo Farinelli; Torino, Bocca, 1916. 93. Carlo Stuparich: Cose e ombre di uno; Roma «La Voce», 1919. [Con prefazione biografica di Giani Stuparich.] 94. Annuario del Ginnasio-Reale e Scuola Reale Superiore provin-ciale di Pisino (N. S., a. I. 1918-19); Parenzo, Coana, 1919. [Contiene, fra altro una particolareggiata ed eccellente cronistoria della Scuola, dall'anno della fondazione di essa — 1899 — al giorno — 7 luglio 1916 — in cui fu arbitra-riamente soppressa dal famigelato cons. Lasciac, braccio destro deli' Austria in Parenzo.] 95. Annuario del Liceo femminile comunale «Giosue Carducci» di Trieste (N. S., a. I, XXXVIII dalla fondazione); Trieste, Caprin, 1919. [Con la cronistoria della Scuola dal 1872 alla redenzione e con brevi cenni biografici, dovuti al preside N. Candotti, dj professori Iacopo Cavalli e Girolamo Curto.] 96. Annuario della civica Scuola reale superiore ali' Acguedotte in Trieste (N. S., I: 1918-19); Trieste, Caprin, 1919. [Con la cronistoria della Scuola dal 1862 al 1918 e 1'elenco degli antichi alunni caduti nella guerra di redenzione.] 97. Annuario del R. Istituto Magistrate Maschile di Capodistria (N. S., a. I: 1918-19); Capodistria, Priora, 1919. [Da pag. 5 a pag. 16: »Cenni sull'ori-gine e sulle vicende deli'Istituto» e «Ex-allievi di questo Istituto i quali si arrolarono nel R. Esercito».] 98. Annuario del Ginnasio Superiore Comunale «Dante Alighieri« di Trieste (N. S., a. ], Lili dalla fondazione); Trieste, Caprin, 1919. [Da pag. 4 a pag 18: "II Ginnasio Dante Alighierb; cronistoria dal 1868 al 1915, redatta dal preside prof. Ziliotto.] 99. Prof. Attilio Gentille: II secondo Liceo Femminile, ora «Riccardo Pitteri*, di Trieste, dali' anno 1913 al 1919; Trieste, Caprin, 1920. [Ecco il sommario di questo assai buono ed opportuno opuseolo, costituente un notevole contributo alla storia delle persecuzioni austriache in Trieste durante la guerra mondiale e di redenzione: I. II secondo Liceo, 1913-15; II. Memorie scolastiche di guerra; lil. La cronaca deli'anno scolastico. 100. Annuario del Ginnasio Superiore governativo (liceo-ginnasio) «Carlo Combi» di Capodistria; Capodistria, Stab. tip. naz. C. Priora. 1919. [Contiene dei brevi cenni storici sul Ginnasio-Liceo «Carl<> Combi» dalle suo origini alla redenzione.] 101. L'isola di Cherso e Lussino vedetta del Quarnero; edit. il Muni-cipio di Cherso. Stab. Caprin, Trieste [s. d. ma 1920; con una carta geogr.] 102. Arrigo Solmi: L' Adriatico e il problema nazionale; Roma, «La Voce», 1920. 103. La "Dante Alighierb; relazione storica al XXV Congresso (Trieste-Trento, 1919); Firenze, Barbera, 1920. [Nella relazione, propriamente detta, opera di Piero Barbera, pp. 4-143, e toccato pure dell'attivita della D. A. nelle terre nostre.] 104. / discorsi di Raggiero Bonghi per la Societa Dante Alighieri, con una introduzione storica di Paolo Boselli; S. Maria Capua Vetere, Di Stefano, 1920. [Nella introduzione, interessanti lineamenti di storia deli'irredentismo; pp. V-LXX.] 105. XX V Congresso della Societa Nazionale «Dante Alighierb, Trieste : 15-17 settembre 1920 ; Trieste, Nigris & Morpurgo, 1920. [Programma-ricordo, con varie incisioni.] 106. Ugo Sogliani: Tre precursori, pagine di storia triestina, con prefaz. di G. Cesari; Trieste, tip. della «Nazione», 1921. [Opportuna ristampa deli'ot-tima operetta, uscita nel 1875 ed ormai da parecchi anni esaurita.] 107. Silvio Benco: La Societa ginnastica di Trieste (1863-1920); Trieste« Lloyd, 1920. 108. Scipio Slataper: Scritti letterari e critici, raccolti da Giani Stu-parich; Roma, «La Voce», 1920. 109. Giovanni Quarantotto: Car/o Combi, discorso commemorativo, stam-pato a spese e per decreto del Comune di Capodistria. Capodistria, Stab. tip. naz. Carlo Priora, s. d. [ma 1919]. [< Sobria e bene intonata rievocazione della figura e deli'opera deli'egregio capodistriano (1827-1834), che, dopo essersi mostrato un fervido propagatore d'italianita in Istria, e aver dato prova del suo valore scien-tifico e del suo fervore patriottico, sopratutto con XEtnografia dell'/stria, con L'Istria e le Alpi Giulie e col Saggio di bibliografia istriana si trasferi (1867) a Venezia, dove chiuse degnamente la vita operosa, insegnando la storia nella Scuola superiore di Commercio, esercitando uffici pubblici sociali e illustrando con larghe ricerche P. P. Vergerio il Seniore" Cfr. Giornale storico della lette-ratura italiana, a. XL, vol. LXXIX (fasc. I), 1922; pp. 154-155.] 110. Giovanni Quarantotto : Nel centenario della nascita di Re Vittorio Emanuele II; discorso tenuto nel Teatro Verdi di Gorizia il giorno 14 maržo 1920; pubblicato per decreto e a spese del Comune di Gorizia; Gorizia tip. G. Iuch, 1920. 111. Sac. Ernesto Fumis: Pagine di storia umaghese; Trieste, Tip. fratelli Mosettig, 1920. 112. Giovanni Quarantotto: Per Gian Rinaldo Carli nel II Centenario della sua nascita; Parenzo, Stab. tip. Coana, 1921. [»ottima orazione commemo-morativa, senza vani lenocinf, colorita e succosa... Pronunciata il 18 aprile 1920 dinanzi alla časa natale del Carli, essa rileva in particolar modo il grande si-gnificato di quella dissertazione Della patria degli italiani, che, uscita nel Caffe del 1765, fu, com e noto, rivendicata al nobile capodistriano; e pone in luce la versatilita enciclopedica del suo ingegno e 1'ardimento del suo spirito anche nelle imprese d'indole pratica e industriale«. Cfr. Giornale Storico della letteratura italiana, a. XL, vol. LXXIX (fasc.) 1922; pg. 155.] 113. Silvio Benco: Nell'atmosfera del sole, rom.; Milano, Caddeo, 1921. 114 Narciso Smidicheit: Per il divorzio in Italia; Trieste, Hcrrman- storfer, 1921. 115. Vittorio Lowenthal: Alba novella, commedia in tre atti; Trieste, Morterra, 1921. 116. Umberto Saba: II Canzoniere (1900-1921); Trieste, La libreria antica e moderna, via S. Nicolo 30, MCMXXI. 1 17. Ettore Cozzani: Canto di maggio e prose civiche; Milano, Tip. fratelli Magnani, 1921. [Da pag. 61 a pag 67: «Le porte di časa: 1'Istria-.] 118. Sac. Ernesto Fumis: Dell Messa bassa che per aniico privilegio si celebra il giovedl santo nella chiesa concattedrale e parrocchiale di Capodistria. — Brevi notizie biografiche su Bonifacio Da Potite, ultimo Vescovo di Capodistria; Trieste, fratelli Mosettig, 1922. B. Riviste e giornali 119. Silvio Benco: Trieste negli anni di guerra, ne «La Lcttura« (Milano), a. XIX, n. 4: 1 aprile 1919. 120. Haydee: Ricordi triestini, ne «La Lettura» (Milano), a. XIX, n. 8: 1 agosto 1919. 121. Vincenzo Marussi: L'abuso dei titoli nobiliari nella Serenissima, i nobili istriani; nella «Nazione» (Trieste), 12 maggio 1920. 122. Francesco Babudri: L' allegoria irredenta del poeta Triestino Fclice Venezian; nell'«Era Nuova» (Trieste), 11 giugno 1920. 123. Vincenzo Marussi: Un campione della Riforma delle nostre terre: Matteo Flaccio (1550-1575); nella «Nazione della domenica® (Trieste), 13 giugno 1921. 124. Ada Sestan: Un patriota istriano: Francesco Costantini; nel-l'«Era Nuova« (Trieste), 6 agosto 1920. 125. Ettore Kers: II diario del patriotta istriano Nazario Stradi (la pace del '66 e l' opera deli' Italia per la Venezia Giulia); nel «PiccoIo della Sera- (Trieste), 24 agosto 1920. 126. Bruno Coceancig: La ricordanza di Ruggero Fauro nel V anni-versario della morte gloriosa; nell'«Era Nuova« (Trieste), 14 sett. 1920. 127. Attilio Gentille: Le origini e le vicende deli Alabarda triestina; nel «PiccoIo» (Trieste), 9 aprile 1920. Cronaca e notizie varie !1 prof. Attilio Craglietto tenne mesi fa in Trieste al congresso della Societa ital. per il progresso delle scienze (sezione di filologia e glottologia) una lettura sugli »Elementi italiani nel linguaggio degli Slavi nell'Istria«. 11 lavoro di carattere strettamente scientifiro, fu molto discusso, e per la novita di alcune osservazioni interesso moltissimo il dotto uditorio. Sfc Negli Atti dell'Accademia scisntifica Veneto-Trentino-Istriana di Padova (vol. XII-XI1I, serie III) leggiamo 1'interessante conferenza tenuta dal prof. Luigi De Marchi di quella Universita al congresso della Soc. ital. per il progresso delle scienze (nel sett. 1921) sull'argomento: Variazioni del livello deli'Adriatico in corrispondenza colle espansioni g/aciali. Nella stessa rivista troviamo uno studio sul Problema geologico di Pre-dazzo, del nostro comprovinciale dott. Silvio Vardabasso, assistente di geologia alla R. Universita di Padova. Nei giorni 25, 26 e 27 di giugno Trieste e 1' Istria accolsero con ma-nifestazioni di caldo entusiasmo il Principe Umberto, venuto a visitare i nuovi territori. II giorno 26 avvenne la solenne immatricolazione del Principe Ereditario al R. Istituto Superiore di Commercio di Trieste. Pirano, Parenzo e Pola, visi-tate dal Principe, gareggiarono in dimostrazioni di intenso affetto. Nella ricorrenza del 40" anno dal decesso del Alarchese Gian Paolo Polesini, il figlio March. Benedetto dono alla Giunta Prov. deli'Istria la sala della Dieta, di proprieta dei Marchesi Polesini, ove fu tenuta la storica seduta. nella quale si rispose con la parola «Nessuno» aH'ingiunzione d inviare depu-tati al Parlamento. II giorno 3 luglio nella sala maggiore del Palazzo del Governo, sotto la presidenza di Donna Flora Mosconi fu tenuta una riuniona di signore e signori per la costituzione del primo nucleo della «Compagnia del Retaggio« ideata da G. d Annunzio, che la vuole col mezzo delle mostre rivelatrice «del senso artistico e del genio della stirpe nelle opere d arte e col mezzo dell arte rappresentativa, in tutte le svariate forme® collegatrice «di tutte le energie per dimostrare al mondo che 1'Italia ha una sua anima e una sua forza eterna, desti-nata a divenire la piu eletta e piu potente del mondo.» Fu eletto il comitato d onore cosi composto: Presidente: Donna Flora Mosconi, S. E. il Sen. Antonio Mosconi, comm. Crispo Moncada; senatori della Venezia Giulia; deputati italiani della Venezia Giulia; Vice-commissario Maggioni; Vice-commissario Gian-noni; S. E. gen. Carlo Sanna; gran uff dott. Giorgio Pitacco; gen. Giovanni Castagnola. Si passo poi alla nomina del Comitato esecutivo cosi costituito: gran uff. dott. Giorgio Pitacco; gran uff. bar. Rosario-Currd; comm. ing. Co-stantino Doria; bar. Treves de Bonfili; sig ra Peterlini e figlia; sig.ra Vittoria Schiitz; comm. dott. Aldo Mayer; sig.111 Mercede Tarabocchia; sig. Ettore Modiano; sig.ra Brunner-Segre; sig.'"1 Clory Pitteri; comm. Ugo Ucelli. Si nomino quindi il grande comitato composto di oltre 70 tra signore e signori. Addi 29 luglio fu inaugurata in Abbazia l'«Esposizione regionale d'arte» nella bellissima grande sala deli'Hotel Stefania. Vi concorsero fra g'i altri gli artisti triestini; Flumiani, Grimani, Lucano, Orcll; i polesani Craglietto e WoIff, gli abbaziani Littrovp e Ransondet e gli scultori Ruggero Rovan e Gio. Mayer- La Societa di Minerva di Trieste ottenne un alto segno di ricono-scimento sovrano: S. M. il Re ha fatto pervenire ad essa una Sua bella foto-grafia con dediča autografa. Gli allievi del Collegio Militare di Roma di passaggio per Trieste nel loro viaggio d'istruzione attraverso le localita del teatro della guerra, visitarono il Museo del Risorgimento nella ex villa Basevi, guidati nella visita dal dott. Piero Sticotti, Direttore del Civico Museo. Nel «Piccolo della Sera« di Trieste 3 agosto 1922, Ignazio Domino in un articolo intitolato »Un pittore Capodistriano dell'ottocento > parla di Barto-lomeo Gianelli e delle sue opere, facendo voti che «i! suo nome sia tolto da un ingiustificato oblio e sia dato riralto alle sue opere, espressione di un'arte, se non singolare, certo degnissima«. 96 Nello stesso giornale del 15 agosto la scrittrice comprovinciale Ada Sestan pubblica uti articolo molto istruttivo sui carbonai della Ciceria. Peccato che alcuni nomi di luogo non siano riportati esattamente. 96 Nella rivista mensile illustrata Arte Cristiana che si pubblica a Milano (a. IX, n. 12, 1921) leggiamo un articolo del prof. Gio. Musner su Benedetto Carpaccio. Egli riassume diligentemente e con esattezza tutte le notizie finora note della vita di lui e ne illustra dottamente i dipinti che quasi tutti si trovano a Capodistria, sua patria di elezione. 96 L'Archig'nnasio. Bollettino della Biblioteca Comunale di Bologna, diretto da A. Sorbelli, a. XVII, n. 1-3, 1922: A. Sorbelli, Relazione del Biblio-tecario al sig. Commissario Prefettizio, a. 1921. — L. Pava, L. C. Farini — A. Scialoja — Salvatore Tommasi per A. C. Meis — G. Natali, Studiosi viaggi nel Levante di un dotto bolognese del sec. XVIII (lacopo Mariscotti, prof. di Geografia e Nautica nell'Istituto delle scienze, 1724-1790). — A. Baccolini\ L. A. Savioli e il dominio francese a Bologna. — A. Sorbelli, Giosue Carducci e gli Studi del Croce. — O. Trebbi, Paolo Feirari, corrispondente teatrale. — ecc. 96 Madonna Verona. Bollettino del Museo Civico di Verona, a. XIV e XV, fasc. 56 e 57: Camillo Cessi, Andrea Monga ed il Teatro Romano d; Verona. — Celestino Garibotio, L'Arte degli Arazzi Fiammiiighi in Verona. — Alessandro da Lisca, La iscrizione medioevale di S. Donato di Moruni. — Massalongo C., Gli Imenomiceti ed altri Funghi, per lo piu della Flora Vero-ncse, figurati in acquerelli inediti. — Mons. G. Crosaili, S. Giovanni Evangelista di Boi (Caprino Veronese). 96 Augusta Praetoria. Revue Valdotaine de pensee et daction regio-nalistes. N. 11 e 12 (1921). Vi leggiamo fra 1'altro: /. Brocherel, Nos forces hydrauliques. — F. G. Frutaz, Le Commandeur Linty. — /. Desormaux, Notes de Semantique Valdotaine. — A. Hertry, Les anciens Hospices dans la Vallee d'Aoste, ecc. * Bollettino della Civica Biblioteca di Bergatno, a. XV, n. 4, 1921: A. Mazzi, Taverne, osterie, alberghi in Bergamo, fino al sec. XVI. . Brixia Sacra. Bollettino bimestrale di studi e documenti, a. XIII, fasc. 3 (1922): Paolo Guerrini, Per la storia dell org inizzazione ecclesiastica della diocesi di Brescia nel Medioevo. — Elenco delle opere d arte della diocesi e prov. di Brescia (Colombaro-Gambara).— Le cronache bresciane inedite. Punt. III. Stabilimento Tipografico Nazionale CARLO PRIORA - Capodistria