Received: 2016-3-21 DOI 10.19233/AH.2016.20 Original scientific article VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO Slavko BURZANOVIČ Univerzitet Crne Gore, Istorijski institut, Bulevar Revolucije 5, 81000 Podgorica, Crna Gora e-mail: slavkoburzan@t-com.me Olivera POPOVIČ Univerzitet Crne Gore, Filološki fakultet, Danila Bojovica bb, 81400 Niksic, Crna Gora e-mail: oljapop@yahoo.it ABSTRACT Il presente contributo si propone di analizzare le opere e le attivita "montenegrine" di Vico Mantegazza, giornalista, editore dei piu importanti giornali italiani, analista politico e scrittore di viaggi. Visitd il Montenegro per la prima volta nel 1896, in occasione del fidanzamento del principe ereditario italiano Vittorio Emanuele III con la principessa montenegrina Jelena Petrovič Njegoš. Da allora, Mantegazza instaurd relazioni con i personaggi piu importanti dell'ambiente governativo montenegrino e scrisse vari libri e articoli, informando il pubblico italiano dei diversi aspetti della vita del Paese. Fu, inoltre, promotore dell'idea di avviare piu stretti rapporti politici, economici e culturali tra l'Italia e il Montenegro, presentando il piccolo Stato balcanico come un attore im-portante nelprocesso di affermazione dellapolitica italiana nell 'Adriatico e nei Balcani rispetto alle ambizioni dell'Austria-Ungheria. Parole chiave: Vico Mantegazza, Montenegro, Balcani, politica estera italiana, libri di viaggio VICO MANTEGAZZA AND THE MONTENEGRO ABSTRACT This paper aims to analyze the "Montenegrin" works and activities of Vico Mantegazza, a journalist, publisher of leading Italian newspapers, political analyst and travel writer. He visited Montenegro for the first time in 1896, on the occasion of the engagement of Italian Crown Prince Vittorio Emanuele III and Montenegrin Princess Jelena Petrovič Njegoš. From then he established relationships with the most important representatives of the Montenegrin government and wrote several books and articles informing the Italian public about all aspects of life in Montenegro. Mantegazza was the promoter of the idea of closer political, economic and cultural relations between Italy and Montenegro, presenting the small Balkan state as an important element in the process of the affirmation Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 of Italian policies against the ambitions of Austria-Hungary, both in the Adriatic and in the Balkans more generally. Keywords: Vico Mantegazza, Montenegro, the Balkans, Italian foreign policies, travelogues Flno alla meta degll anni Novanta dell'Ottocento, ll Montenegro, nonostante la vlclnanza geografica, agll occhi dell'Italla era un paese relatlvamente sconoscluto. Il fidanzamento e ll matrlmonlo del prlnclpe eredltarlo Vlttorlo Emanuele III dl Savola con la prlnclpessa montenegrlna Elena Petrovlc Njegoš nel 1896 suscltarono grande lnteresse da parte del pubbllco ltallano per ll plccolo paese balcanlco. In Italla, ln quell'occaslone e durante gll annl successlvl, furono pubbllcatl centlnala dl artlcoll glornallstlcl, reportage e llbrl dl carattere sclentlfico e pubbllclstlco (Klllbarda, 1993). Tra l numerosl glornallstl ltallanl che, ln occaslone del fidanzamento del prlnclpe ltallano, vlsltarono la capltale del Montenegro Cettlgne, c'era anche Vlco Mantegazza (1856-1934), corrlspondente del glornale fiorentlno La Nazione. All'epoca, era un glor-nallsta affermato che vantava una rlcca carrlera. Gla all'eta dl ventltre annl, Mantegazza era redattore del glornall romanl Il Fanfulla e La Liberta, mentre nel 1887 aveva ottenuto gll onorl della glorla nazlonale rlferendo per le testate ltallane Illustrazione italiana e Corriere della Sera delle conqulste colonlall ltallane ln Afrlca. La sua "mlsslone afrlcana" dlvento famosa anche per ll fatto che ll Corriere della Sera l'aveva finanzlata attlngendo al 15 per cento del suo budget annuo. Al rltorno ln Italla, Mantegazza dlvento redattore capo dl questo glornale, pol dlrettore della testata mllanese L 'Italia e, successlvamente, assunse la dlrezlone della molto lnfluente Nazione (Mattloll, 1993; Gulda, 2007). Il matrlmonlo dell'erede al trono ltallano stuzzlco dl per se l'lnteresse glornallstlco dl Mantegazza, tuttavla, venne anche attratto dall'aspetto polltlco del legaml dl parentela tra la dlnastla ltallana e quella montenegrlna. Infattl, gla dalla meta degll annl Ottanta del XIX secolo, Mantegazza mostro lnteresse per l teml balcanlcl ed ln partlcolare per la Bulgarla, ln cul, nel 1886, trascorse due mesl per scrlvere della guerra serbo-bulgara (Mantegazza, 1887). Quando l'Italla, dopo la dlsfatta della proprla polltlca colonlale, lnlzlo a mostrare sempre plu lnteresse per l Balcanl, era gla un buon conoscltore delle realta contemporanee dl quel luoghl. Era a conoscenza del progetto relatlvo al fidanzamento dl Vlttorlo Emanuele III gla un anno prlma, grazle alla conoscenza del presldente del Governo ltallano dl allora Francesco Crlspl, ldeatore dl questo matrlmonlo. Nella capltale montenegrlna Cettlgne, Mantegazza ebbe occaslone dl conoscere la famlglla regnante montenegrlna e parteclpo al festegglamentl organlzzatl ln onore del fidanzamento presso la corte del prlnclpe Nlcola I Petrovlc (1841-1921), padre della futura reglna d'Italla. In compagnla dl Vlttorlo Emanuele III e del membrl della famlglla del sovrano montenegrlno, ebbe Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 modo di visitare la cittadina sul Lago di Scutari Rijeka Cmojevica, la plu grande cltta del prlnclpato Podgorica, l'antica localita di Dioclea, la vicina cittadina di Spuz. In base alle sue impressioni, ma attingendo anche a fonti storiche, etnografiche e odeporiche, scrisse il libro Nel Montenegro: un paese senza parlamento (Mantegazza, 1896). Quest'opera, corredata di numerose illustrazioni, era indirizzata a un vasto pubblico di lettori. Tra i vari libri di viaggio dedicati al Montenegro in occasione del matrimonio Savoia-Petrovic, fu indubbiamente la piu letta tanto che, in un periodo relativamente breve, raggiunse addirittura quattro edizioni, di cui le prime tre furono pubblicate gia nel 1896, e la quarta nel 1910. Nella narrazione di Mantegazza non prevale la descrizione degli eventi concernenti il fidanzamento del principe italiano, bensi la descrizione del Montenegro stesso e dei Montenegrins che l'autore desiderava far conoscere al pubblico italiano. A differenza degli autori precedenti, in particolare di quelli che avevano visitato il Montenegro ai tempi delle intense lotte per l'espansione territoriale e per il riconoscimento internazionale della sua indipen-denza, dagli anni Quaranta fino agli anni Settanta del Novecento, che avevano descritto il Paese come arretrato e primitivo, abitato da montanari e guerrieri, Mantegazza scrive dei successi che il Montenegro aveva conseguito prendendo a modello i paesi europei. Nella sua rappresentazione del Montenegro e evidente la tendenza a presentare quel Paese povero e rurale, in una luce quanto piu favorevole, per sollecitare gli Italiani ad accogliere con simpatia la scelta di Elena Petrovic come sposa di Vittorio Emanuele III. Mantegazza mette in risalto i miglioramenti sul piano dello sviluppo dell'economia, dell'assetto giuridico, dell'espansione della rete scolastica e dell'accrescimento delle istituzioni culturali ed educative, nonche del miglioramento dell'urbanizzazione, delle infrastrutture e dell'amplia-mento delle connessioni telegrafiche e telefoniche. Conferma che i Montenegrini avevano una coscienza specifica che li induceva a vedere se stessi in primo luogo come soldati (Mantegazza, 1896, 249-250), ma li descrive anche come persone sincere, ospitali, fiere, onorevoli e dedite all'istruzione (Mantegazza, 1896, 124, 182, 218, 231). I meriti per il progresso raggiunto l'autore li attribuisce ai membri della dinastia Petrovic Njegoš, che dal 1696 avevano regnato nel Montenegro come principi-vescovi e metropoliti e, dal 1851, come principi laici. Nella sua opera il principe montenegrino di allora Nikola I e descritto come un diplomatico chiaroveggente, uno statista capace e saggio, impavido comandante e stratega, sovrano franco, giusto e premuroso, la cui persona e la cui opera racchiudevano l'unione ideale tra tradizione e modernita. Mantegazza mette in risalto il considerevole ruolo del principe Nicola nella trasformazione sociale e culturale del Montenegro. Da questo punto di vista, pone in evidenza la creazione di uno spirito di tolleranza religiosa nel Paese che, dopo il 1878, oltre ai montenegrini ortodossi, entro i suoi confini registrava anche un numero significativo di cattolici e musulmani. Mantegazza scrive con simpatia anche dell'impegno del principe Nicola per garantire un maggior rispetto nei confronti delle donne in un Paese profondamente patriarcale e infor-ma i suoi lettori che il sovrano montenegrino era anche poeta, autore di opere fortemente intrise delle sue idee e dei suoi scopi politici. Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 Rispetto a quegli aspetti dello sviluppo sociale in cui il Montenegro era rlmasto notevolmente indietro rispetto ai paesi europei piu progrediti, Mantegazza trova delle giustificazioni e cerca di accentuarne gli elementi positivi. Pertanto, a suo parere, la forma assolutistica del governo nel Montenegro corrispondeva a quelle che erano le necessita del Paese e ne rappresentava "il principale coefficiente di forza". Nell'apologia dell'auto-crazia montenegrina, l'autore va cosi lontano da asserire che l'introduzione del governo costituzionale avrebbe solo conseguenze negative per il Montenegro, compromettendone addirittura l'esistenza stessa (Mantegazza, 1896, 204). Con osservazioni del genere Mantegazza ripete le opinioni conservatrici degli scrittori di viaggio che rappresentava-no il Montenegro in chiave romantica, come una societa che si era salvata dalla strage della civilta solo grazie all'isolamento (Jezernik, 2010, 118-119). Nelle considerazioni dell'autore e evidente anche il tono critico rispetto alla realta italiana e al funzionamento delle sue istituzioni il cui operato, a suo dire, era fortemente segnato da "lotte meschine e sterili" (Mantegazza, 1896, 26, 205). A differenza della palese simpatia che emerge nella descrizione del Montenegro, i paesi limitrofi sotto il governo di Austria-Ungheria, l'anta-gonista italiana nell'Adriatico, che l'autore aveva attraversato per arrivare nel principato, vengono descritti con un particolare accento sui loro lati negativi.1 Mantegazza descrive il Montenegro come un paese eroico. Nella sua interpretazione la storia montenegrina rappresentava una serie di vittorie contro i Turchi e gli altri con-quistatori. Nel desiderio di incitare i sentimenti di vicinanza e amicizia tra gli Italiani e i Montenegrins, pone in risalto la lunga tradizione dei legami tra il Montenegro e l'I-talia, citando le testimonianze della plurisecolare presenza italiana sulle coste orientali dell'Adriatico, nelle immediate vicinanze del Montenegro, e asserendo che il patrimonio culturale veneziano non era svanito nemmeno dopo la caduta della Serenissima. In questo senso, sottolinea la buona conoscenza della lingua e della tradizione letteraria italiana non solo nei circoli colti delle Bocche di Cattaro, bensi anche del Montenegro (Mantegazza, 1896, 60). Adducendo esempi di affetto nei confronti dell'Italia, sia dei sovrani montene-grini che del popolo comune, nonche il reciproco rispetto, gli stessi ideali nazionali e la collaborazione militare fra gli Italiani e i Montenegrins, l'autore sostiene la necessita di un rafforzamento dei rapporti tra i due Paesi. L'instaurazione di legami tra le dinastie Savoia e Petrovič e la quantita di opere pubblicate in quell'occasione influi anche sulla crescita dell'interesse dei circoli politici ed economici italiani nei confronti del Montenegro. All'inizio del XX secolo, moltis-simi scienziati italiani visitarono il paese, esplorandone le ricchezze naturali. Antonio Baldacci, uno dei migliori studiosi italiani dei Balcani defini il Montenegro la "porta dei Balcani", attraverso la quale l'Italia poteva realizzare la sua espansione politica ed economica (Burzanovič, 2008). Anche Mantegazza condivideva quest'idea, e a partire 1 Cattaro, centro con una secolare tradizione urbana che collegava il Montenegro con il resto del mondo, e descritta come una specie di vile caserma, da cui bisognava fuggire a Cettigne, descritta come pulita, civilizzata e dedita alla cultura (Mantegazza, 1896, 62-64, 97). Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 dal 1904, a plu rlprese, vlslto ll Montenegro e ne parlo nel suol testl. Nel Corriere della Sera, pubbllco un artlcolo con cul rlchlamava l'attenzlone sulla tendenza posltlva del rapportl ltalo-montenegrlnl manlfestatasl anche nell'lstltuzlone della connesslone radlo-telegrafica tra Barl e Antlvarl.2 L'autore sfrutta l'occaslone per dedlcare l'artlcolo all'anallsl della polltlca ltallana nel Balcanl e alla necesslta del suo orlentamento verso ll Montenegro e l'Albanla. Le sue splegazlonl erano ln tono antl-austrlaco e rlcordavano l'lnglustlzla commessa con ll Trattato dl Berllno (1878) nel confrontl del Montenegro, llmltandone la sovranlta sulla proprla costa, ll cul controllo marlttlmo e sanltarlo era stato concesso all'Austrla. Mantegazza sottollnea l'lmportanza della connesslone telegrafica dlretta tra l'Italla e ll Montenegro, con cul, tra l'altro, era stato ellmlnato ll monopollo dell'Austrla-Ungherla, attraverso la rete telegrafica che collegava ll Montenegro al resto del mondo. Oltre all'aspetto pratlco, mette ln rlsalto una certa dlmenslone propagandlstl-ca della costruzlone della prlma stazlone-radlo nel Balcanl, conslderandola un'evldente dlmostrazlone della superlorlta tecnlca e culturale ltallana, ovvero del genlo ltallano lncarnato nel famoso lnventore Gugllelmo Marconl, che aveva reallzzato questo progetto. Nel lugllo dello stesso anno Mantegazza pubbllco altrl due testl dedlcatl al Montenegro. Nell'artlcolo "Un perlcolo evltato", egll scrlsse delle amblzlonl dell'Austrla-Ungherla dl costrulre una ferrovla lungo la costa montenegrlna, facendo rlferlmento all'artlcolo 29 del Trattato dl Berllno, che le permetteva dl accordarsl con ll Montenegro relatlvamente alla costruzlone dl una tale vla dl comunlcazlone.3 Mantegazza scrlveva con favore della declslone del Montenegro dl decllnare l'offerta del governo austrounga-rlco dl costrulre la ferrovla, nonche un porto nella rada dl Antlvarl. Metteva, lnoltre, ln guardla ll pubbllco ltallano che con la costruzlone dl una llnea ferrovlarla del genere l'Austrla avrebbe domlnato la costa montenegrlna e avrebbe rafforzato le sue poslzlonl nell'Adrlatlco a danno dell'Italla. L'autore lodava la saggezza del prlnclpe Nlcola, che aveva rlnunclato a certl vantaggl economlcl che l'offerta austroungarlca lmpllcava e, consclo della negatlvlta dell'aspetto polltlco e mllltare, sl era mostrato pronto ad affi-dare tall concesslonl agll Itallanl. Mantegazza faceva notare che gll lnvestlmentl delle lmprese ltallane nel Montenegro avrebbero rafforzato l'lnfluenza dell'Italla non solo ln questo Paese, bensi anche nella vlclna Albanla. Le stesse questlonl l'autore le affrontava nell'artlcolo "Il Montenegro al Mare". pubbllcato nel settlmanale Illustrazione italiana (Mantegazza, 1904). Dletro allo splccato lnteresse dl Mantegazza per ll Montenegro c'erano l suol legaml con un gruppo dl capltallstl venezlanl guldato da un polltlco e finanzlere, ll conte Plero Foscarl e l'lmprendltore Gluseppe Volpl. Nel 1903, avevano ottenuto dal governo a Cettl-gne, una serle dl concesslonl per sfruttare le rlsorse economlche e per la costruzlone delle lnfrastrutture stradall nel Montenegro. Il plu reddltlzlo e ll plu sempllce da reallzzare fu ll dlrltto al monopollo nell'acqulsto, nella lavorazlone e nella vendlta del tabacco. Questa concesslone fu reallzzata con successo attraverso un'lmpresa a parte - Regia cointeres-sata dei tabacchi del Montenegro laddove le altre concesslonl furono trasferlte alla dltta 2 Corrlere della Sera, 31. 3. 1904, Attraverso l'Adrlatlco. Telegrafo senza fill. 3 Corrlere della Sera, 15. 7. 1904, Un perlcolo evltato, 1. Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 Sindacato italo-montenegrino. Per la loro realizzazione era necessario l'appoggio econo-mico e politico del Governo italiano. Per ottenere tale sostegno, i dirigenti del Sindacato avevano ingaggiato Mantegazza per influire con la sua attivita pubblicistica sull'opinione pubblica italiana e, indirettamente, anche sui circoli governativi (Burzanovic, 2009, 26-30; Romano, 1982, 14, 249). Le attivita di lobbying del Governo furono svolte anche attraverso canali politici.4 Al-cuni membri del Governo e della Consulta, quali il ministro degli Affari Esteri Tommaso Tittoni e il sottosegretario di stato Guido Fusinato, condividevano la convinzione che fosse necessario investire capitale italiano nella costruzione delle infrastrutture stradali del Montenegro. Il presidente del Governo italiano Giovanni Giolitti, invece, non era convinto dei vantaggi politici ed economici di quest'impresa, anzi si diceva piuttosto irritato perche sull'argomento con i testi di Mantegazza si era aperta una polemica nella stampa italiana.5 L'insuccesso del Sindacato italo-montenegrino, durante il 1904, nell'ottenere l'ap-poggio del Governo per le proprie iniziative, non poteva che rafforzare i legami tra il Sindacato e Mantegazza. Durante il maggio e il giugno del 1905, Mantegazza passo due settimane nel Montenegro con un numeroso gruppo di italiani. Il motivo era l'apertura della fabbrica di tabacco a Podgorica, il primo edificio industriale moderno nel Montenegro. Nell'articolo "Una gita al Montenegro" egli descrive nel dettaglio questa cerimonia (Mantegazza, 1905b). Una relazione affermativa sul Monopolio di tabacchi doveva dimostrare la possibilita di un buon investimento del capitale italiano nel Montenegro. Verso la fine del 1905 il Sindacato si trasformo nella Compagnia di Antivari e i suoi azionisti diventarono le principali imprese industriali e istituzioni finanziarie italiane.6 La Compagnia finalmente ottenne l'appoggio del Governo italiano (Webster, 1974, 388). Vico Mantegazza ne divento azionista, svolgendovi per un periodo anche il ruolo del segretario. Nello stesso 1905 svolse un'importante funzione anche per il governo monte-negrino in veste di commissario delegato all'Esposizione universale di Liege (Koprivica, 2011, 255). La Compagnia di Antivari, fino al 1908-1909, costrui un porto moderno ad Antivari,7 ponendo le basi per l'edificazione di una nuova parte della citta e di una zona industriale libera e costruendo anche la prima ferrovia montenegrina da Antivari a Virpazar sul Lago di Scutari, su cui istitui un servizio di navigazione che collegava alcuni borghi montene-grini con la citta di Scutari in Albania (Burzanovic, 2009, 30-39). Dalla sua costituzione e durante i quattro decenni successivi della sua attivita nel Montenegro, la Compagnia di La maggior parte delle imprese italiane fondate nel Montenegro non erano molto redditizie. I capitalisti italiani cercavano di ottenere quello che non potevano guadagnare sul mercato tramite le sovvenzioni del Governo italiano, motivando le proprie richieste perche di interesse per lo Stato (Webster, 1974, 390-392). Giolitti riteneva che si trattasse di un cattivo affare che dietro al paravento politico nascondeva il desiderio di ottenere le finanze dello stato (AS-Mf, SI 55, Gioliti - Tittoni, Roma, 8 agosto 1904). Gli azionisti della Compagnia di Antivari furono anche la Banca commerciale italiana e altri personaggi importanti dai circoli finanziari e industriali (Tamborra, 1987, 294^295). Mantegazza era presente all'inaugurazione del porto nel 1909 (Glas Črnogorca, 17. 10. 1909, Domace vijesti, 3). 4 5 6 Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 Antivari dal punto di vista finanziario era in passive, e la sua attlvlta si svolgeva grazle ad un considerevole sostegno finanziario dello Stato italiano (Burzanovic, 2009, 44-45). Gli articoli giomalistici di Mantegazza rappresentano una specie di cronaca delle attivita dei capitalisti italiani nel Montenegro. Le informazioni e le idee che vi ha espresso vengono spesso ripetute, elaborate e ampliate nei suoi testi successivi, poi raccolti e stam-pati in pubblicazioni monografiche a parte. Una rappresentazione completa della fase piu importante della penetrazione del capitale italiano nel Montenegro, Mantegazza la diede nell'opuscolo Compagnia di Antivari, Ilporto di Antivari, La ferro^ia Antivari-Vir, Il Lago di Scutari (Mantegazza, 1910a), che, quasi senza modifiche, fu poi pubblicato anche nel quinto volume della raccolta Questioni dipolitica estera (Mantegazza, 1910b).8 Strettamente legata a questa problematica era la questione della costruzione delle ferrovie balcaniche che durante i primi due decenni del XX secolo fu oggetto di contesa tra le grandi potenze. Nei suoi testi Mantegazza caldeggio la costruzione della ferrovia Adriati-ca, come parte di una grande via di comunicazione che avrebbe collegato le rive del Mar Nero con la Francia (Mattioli, 1993, 88-89, 94). Nel 1906 visito la Serbia, la Bulgaria e la Romania, per valutare per conto del Governo italiano e della Compagnia d'Antivari le possibilita di realizzazione di questo progetto (Dordevic, 1956, 9). Una missione simile Mantegazza la svolse anche nel 1913, quando parlo di questo progetto con il re rumeno Carol 1 (Webster, 1974, 546; Burzanovic, 2009, 25-51). La costruzione della ferrovia Adriatica avrebbe reso la Compagnia di Antivari estremamente importante e avrebbe portato anche moltissimi vantaggi al Montenegro, che doveva rappresentare un punto strategico lungo quella via.9 Mantegazza spesso esprime delle critiche riguardo all'operato della diplomazia italiana. Nel volume L'altra sponda, pubblicato nel 1905 e dedicato ai membri del parlamento italiano, propone un maggiore controllo parlamentare su questo campo di attivita governative (Mantegazza, 1905a). Il sottotitolo stesso dell'opera - Italia ed Austria nell'Adriatico - mette in evidenza la sua visione dell'Adriatico e del suo entroterra come uno spazio di confronto tra l'Italia e l'Austria. Mantegazza indica l'Austria come esempio di una politica ben organizzata, mentre rivolge delle critiche alla diplomazia italiana accusandola di poca professionalita, di protezionismo a favore di alcuni gruppi, di inadeguata tutela dei propri interessi nazionali e di inadeguatezza a svolgere i compiti di cui era incaricata. Tale atteggiamento nei confronti della diplomazia italiana, soprat-tutto di quei rappresentanti che incoraggiavano la politica dell'alleanza piu stretta con l'Austria e con la Germania, Mantegazza lo riporta in varie opere. Pur essendo anche Mantegazza pubblico l'edizione Questioni di politica estera dal 1906 al 1914, offrendo varie considerazioni politiche e di altro tipo sui paesi che aveva visitato. Nel 1919, amplio e pubblico di nuovo l'opuscolo sulla Compagnia di Antivari. I possibili tracciati della ferrovia transbalcanica erano oggetto di contesa tra l'Italia e l'Austria e la loro costruzione implicava la collaborazione dell'Italia con la Russia e la Francia, ovvero con l'altro blocco politico-militare in Europa. Le forze dell'Intesa erano pronte ad entrare in quest'affare per avvicinare l'Italia, ovvero per indebolire la sua alleanza con la Austria-Ungheria e la Germania (Burzanovic, 2009, 45-49). 8 Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 Francesco Crispi un triplicista convinto, Mantegazza aveva un'alta opinione riguardo alla sua politica coloniale e rimproverava le autorita italiane per non essersi adoperate con piu energia per la sua attuazione (Mantegazza, 1896, 28).10 Riteneva che la diplomazia italiana avesse condotto per anni una politica sbagliata anche nei confronti della Russia, il che, tra l'altro, aveva avuto un riscontro negativo sugli interessi italiani nel Montenegro. Per questo motivo, l'atteggiamento del ministro plenipotenziario russo a Cettigne, in merito all'assegnazione delle concessioni agli imprenditori italiani nel Montenegro, era cambiato passando dall'essere favorevole ad essere indifferente, per diventare poi ostile (Mantegazza, 1905a, 503). Inoltre, Mantegazza riteneva inammissibile che i rappresen-tanti diplomatici accreditati nel Montenegro svolgessero le loro funzioni da Ragusa, visitando solo di rado la capitale montenegrina. Mantegazza criticava anche il Governo per via della sua poca operosita in merito alla costruzione del palazzo della legazione italiana a Cettigne. Queste critiche vengono ripetute in tutti i suoi articoli e libri pubblicati fino al 1910, quando la legazione fu finalmente costruita. Ad eccezione del suo primo libro di viaggio nel Montenegro, Mantegazza, nei suoi contributi successivi, si occupo raramente delle questioni interne del Paese. Tuttavia, l'adozione della Costituzione nel 1905 e le lotte politiche che ebbero come conseguenza anche una cospirazione contro il sovrano montenegrino Nicola I, lo ispirarono a dedicare un testo a quegli eventi. Scrivendo del processo condotto contro i cospiratori a Cettigne nel 1908, noto anche come il Processo delle bombe, Mantegazza, come in tutte le sue opere precedenti, mantenne un rapporto apologetico nei confronti dell'opera e della persona di Nicola I (Mantegazza, 1909, 110-124). Nell'autunno dello stesso anno, Mantegazza scrisse di nuovo del Montenegro, riguardo all'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina da parte dell'Austria-Ungheria. Quest'evento causo una crisi europea, al cui esito erano molto interessate sia l'ltalia che il Montenegro, e durante la quale i due paesi ebbero un'intensa collaborazione politica (Basciani, D'Alessandri 2010; Burzanovic, 2013; Tommasini, 1941). Mantegazza affron-to questo tema in vari articoli giornalistici,11 nonche nel volume Turchia liberale e le questioni balcaniche (Mantegazza, 1908b). Il riconoscimento italiano dell'annessione per Mantegazza era un gesto precipitoso che poteva incidere negativamente sui rapporti tra l'Italia e i popoli balcanici (Mantegazza, 1908b, 396) e che sarebbe stato preferibile che, sulla questione dei Balcani, l'Italia si accordasse con la Russia piuttosto che con l'Austria-Ungheria (Guida, 2007). In Europa si considerava l'idea di fare dell'annessione oggetto di una conferenza internazionale e Mantegazza era favorevole ritenendo che l'Italia, in quell'occasione, avrebbe dovuto affermare i propri interessi e che non avrebbe potuto permettere che 10 Mantegazza era membro dell'Istituto coloniale italiano fondato nel 1906 (Bosworth, 1985, 68-71, 79-80; Gürsel, 2007, 214). 11 La Nazione, 7. 12. 1908, Ancora dei famosi compensi, 1; La Nazione, 12. 10 .1908, I famosi compensi, 1; Mantegazza, 1908a. Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 si ripetesse la situazione del 1878 quando era stata l'unica potenza europea a non aver ottenuto nessun compenso territoriale (Mantegazza, 1908b, 397-400). Tre decenni dopo il Congresso di Berlino, gran parte dell'opinione politica italiana, tra cui anche Mantegazza, reputava ancora che la politica realistica di mani nette sostenuta dal rappresentate diplomatico italiano Luigi Corti, fosse in effetti la politica delle mani vuote. Mancata la conferenza, all'Italia ando il merito di aver contribuito a far uscire dalla crisi d'annessione il Montenegro con alcuni compensi politici. Il Governo italiano era infatti intervenuto su Vienna affinche rinunciasse all'articolo 29 del Trattato di Berlino che stabiliva il controllo marittimo e sanitario austriaco sul porto di Antivari, il piu importante sbocco del Montenegro al mare.12 Quando il sovrano montenegrino, in occasione del cinquantesimo anniversario del suo governo nel 1910, elevo il Paese a regno, Vico Mantegazza passo una decina di giorni nel Montenegro per presenziare ai festeggiamenti a Cettigne in veste di rappresentante speciale della Compagnia di Antivari. Incontro il re italiano che era presente ai festeg-giamenti mentre il re Nicola I lo ricevette in un'udienza privata. Mantegazza pubblico le sue impressioni in vari articoli giornalistici, e poi anche nel libro Questioni di politica estera: anno quinto (Mantegazza, 1910b). In questo contributo Mantegazza riportava i cambiamenti avvenuti nel Paese rispetto alla sua prima visita nel 1896 e presentava l'immagine di un regno che, da una comunita tradizionale, patriarcale ed eroica, si era trasformato in una societa moderna, con evidenti segni di progresso politico ed economi-co. L'autore citava come esempi di cio l'adozione della Costituzione e la formazione del governo parlamentare nel 1905, senza tuttavia tralasciare di citare i segnali della moderna tecnologia, quali l'introduzione dell'illuminazione elettrica e la comparsa delle prime automobili. Offriva, inoltre, l'immagine della vita mondana a Cettigne, descrivendo le occasioni di svago a cui partecipavano i membri della famiglia reale e del coro diplomatico. A suo parere, una simbolicita particolare di questa trasformazione era rappresentata dalla sostituzione del costume popolare con il vestito civico o uniforme militare. Tuttavia, mentre nel suo primo libro di viaggio glorificava i successi del principe relativamente alla modernizzazione e al progresso, Mantegazza in queste descrizioni esprimeva piu la sua nostalgia per il Montenegro arcaico e pittorico, temendo che il Paese fosse diventato troppo simile ai suoi vicini europei e che per questo motivo avrebbe potuto perdere il proprio fascino.13 Ciononostante, l'atteggiamento apologetico nei confronti della dinastia montenegrina segna anche quest'opera (Mantegazza, 1910b, 151-152). Il re montenegri-no evidentemente apprezzava gli scritti di Mantegazza sul Montenegro, per cui lo decoro ben due volte con l'alta onorificenza nazionale montenegrina Danilo 1.14 12 Questa concessione non era ingente, ma nemmeno da sottovalutare, soprattutto se si prende in considera-zione il fatto che il porto liberato era, in effetti, nelle mani del capitale italiano e rappresentava un punto di appoggio dell'Italia nei Balcani (Burzanovič, 2013, 109). 13 C'erano anche viaggiatori stranieri non tanto convinti che il Montenegro fosse riuscito a conseguire un progresso significativo all'inizio del XX secolo (Caccamo, 2011, 107-108). 14 La Stampa, 12. 11. 1901, Cose liete, 3; Mantegazza, 1910b, 165. Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 Essendo un buon conoscitore della situazione nelle province dell'Impero ottomano Mantegazza era pessimista riguardo alla possibilita che la Turchia potesse attuare riforme tali da assicurare la stabilita del suo governo nei Balcani. Sottolineava che ogni soluzione era resa difficile dall'eterogeneita nazionale e dal fatto che i confini nei Balcani non erano stati definiti in base alle spartizioni geografiche, bensi come conseguenza di guerre, di interessi dinastici, di intrighi diplomatici e dell'intromissione delle grandi potenze (D'Urso, 2009, IX). Gia nel 1906, e poi nel 1910, prevedeva che il governo ottomano nei Balcani potesse terminare con l'alleanza degli stati balcanici, in primo luogo tra la Serbia, il Montenegro e la Bulgaria. Le voci su quegli accordi gia circolavano nei circoli diplomatici (Mantegazza, 1910b, 209). Sin dai tempi delle insurrezioni albanesi del 1911-1912, il Montenegro entro in un periodo di instabilita e di guerre che sarebbe durato quasi un intero decennio (Biagini, 1999, 44-62). Mantegazza segui anche questi eventi con molta attenzione, motivato dal desiderio che l'Italia politicamente e militarmente si imponesse con piu decisione nei Balcani e nel Mediterraneo per prendere il posto che, in quanto grande potenza, le spettava (Mantegazza, 1905a, 469-530; Mattioli, 1993, 88). Questo desiderio si realizzo in parte nel 1911, quando l'Italia conquisto la Libia e il Dodecaneso, eventi a cui Mantegazza dedico molta attenzione nelle sue opere (Mantegazza, 1912b, 1914b). Mantegazza saluto con entusiasmo l'inizio delle Guerre balcaniche e le importanti vittorie degli alleati balcanici (il Montenegro, la Serbia, la Bulgaria e la Grecia), contro l'lmpero ottomano.15 Nel suo intervento La guerra balcanica pubblicato in quest'occa-sione, dominano i sentimenti antiturchi e la visione del governo turco come ingiusto, retrogrado, tirannico e barbaro, mentre il Montenegro e descritto come antemurale del cristianesimo e della civilta (Mantegazza, 1912b, 28-30, 56-57).16 Benche il pubblico italiano dimostrasse simpatie verso le insurrezioni balcaniche, dovute alle analogie che venivano individuate tra queste lotte e le vicende del Risorgimento italiano (Dogo, 1999), negli articoli e nei libri sul Montenegro in questo periodo apparivano le prime aspre cri-tiche in cui il Paese veniva biasimato per essere retrogrado in senso economico, politico e culturale.17 Il tema delle Guerre balcaniche fu affrontato da Mantegazza anche nel libro Questioni dipolitica estera: anno ottavo (Mantegazza, 1914c). Pur indirizzando critiche al Governo italiano per l'atteggiamento sfavorevole nei confronti della conquista montenegrina della citta di Scutari, ovvero dell'istituzione di un porto serbo nell'Adriatico, Mantegazza in questo libro dimostra anche la sua preoccupazione per una possibile espansione slava. Per 15 Nel novembre 1912 Mantegazza partecipo a due conferenze in cui fu appoggiata l'insurrezione dei paesi balcanici. I convegni si svolsero a Torino, in Teatro Scribe, e all'Associazione di stampa a Roma (Mantegazza, 1912b). 16 Il "discorso eroico" sui montenegrini, come lo ha definito Frantisek Sistek e la rappresentazione dei Turchi come criminali e tiranni, erano legati alla politica dei paesi europei riguardo alla soluzione della "questione d'Oriente" (Šistek, 2009, 265-266). 17 Maria Todorova definisce queste caratterizzazioni dei Balcani come discorso balcanico (2009). Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 questo motive cambia in parte il suo atteggiamento nei confronti dell'Austria-Ungheria, in cui riconosce una barriera sia al panslavismo, che alla creazione di una Grande Germania che, assorbendo l'Austria, sarebbe arrivata fino a Trieste (Zanotto, 2003, 231-232). Alle pretese del Montenegro circa i territori albanesi Mantegazza non dedica tanto spazio, ma il suo libro Albania testimonia della grande importanza che attribuiva alla risoluzione della questione albanese, che poteva influire sull'equilibrio dei poteri non solo nei Balcani, ma di tutta l'Europa (Mantegazza, 1912a). Conformemente alla politica estera italiana fino alle Guerre balcaniche, sosteneva la necessita di mantenere lo status quo in Albania e, quando nell'ottobre 1912 con lo scoppio della guerra fu chiaro che non era piu possibile farlo, Mantegazza insistette sul "diritto" dell'Italia ad annettere l'area di Valona per motivi di sicurezza nazionale (Mantegazza, 1912a, 231- 232). Nel suo libro Il Mediterraneo e il suo equilibrio, pubblicato nel 1914, Mantegazza analizza la posizione dell'Italia rispetto ai dinamici cambiamenti nei paesi nelle sue immediate vicinanze, causate prima dal declino e dal crollo del dominio turco nelle province balcaniche ed africane e, successivamente, dal raggruppamento politico dei Paesi balcanici tra il 1912 e il 1913 (Mantegazza, 1914b). La prefazione di quest'opera fu scritta dal Ministro della Marina Giovanni Bettolo. Mantegazza riferisce dell'agitazione nei circoli diplomatici causata dalla stampa europea che alludeva ad un possibile accordo tra il Montenegro e l'Austria, in base al quale il Montenegro avrebbe ceduto alla Duplice Monarchia il monte Lovcen, che domina Le Bocche di Cattaro, in cambio del riconosci-mento austriaco dell'annessione montenegrina della citta di Scutari (Mantegazza, 1914b, 200-202). L'autore mette in luce anche la delicata posizione politica dell'Italia che da un lato era pronta ad appoggiare piccole espansioni territoriali del Montenegro e della Serbia a danno dell'Albania, e dall'altro doveva badare ai propri interessi in questi territori, evi-tando di peggiorare i suoi rapporti con l'Austria-Ungheria, che aveva un atteggiamento negativo riguardo alle aspirazioni serbe e montenegrine (Mantegazza, 1914b, 196-197). Allo scoppio della Prima guerra mondiale, seguendo con interesse lo sviluppo degli avvenimenti nell'Adriatico nell'ottobre del 1914, Mantegazza scrive delle Bocche di Cattaro come di una delle due basi piu importanti dell'Austria-Ungheria (Mantegazza, 1914a, 902). In questo contesto, pone in risalto l'importanza strategica del monte Lovcen, da dove l'artiglieria montenegrina poteva danneggiare la flotta austroungarica e gli edi-fici militari nelle Bocche di Cattaro. La questione del Lovcen fu piu volte oggetto di particolare interesse e di attivita della diplomazia italiana che, sia prima che durante la guerra (1914-1915), avvertiva il Governo a Vienna di essere contraria al possedimento austroungarico del Lovcen.18 Durante il 1915, quando l'Italia entro in guerra, Mantegazza inizio a scrivere la sua mastodontica opera Storia della Guerra mondiale. Al Montenegro dedico poco spazio, principalmente nel contesto della sua unione con la Serbia, trattandola come il risultato 18 DDI, 4/XII, No. 74, Avarna a San Giuliano, Vienna, 4 luglio 1914, 47; No. 169, Bollati a San Giuliano, Berlino, 13 luglio 1914, 124; No. 330, Avarna a San Giuliano, Vienna, 18 luglio 1914, 217; Ferraioli, 2007, 795-797, 800, 816, 863, 869, 871. Sulla questione del Lovcen, nonche sugli altri aspetti della politica italiana nei confronti del Montenegro durante la Prima guerra mondiale v. Caccamo, 2008. Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 del corso naturale degli eventi, basandosi evidentemente sull'esempio dell'Italia (Mante-gazza, 1915, 57-65).19 Supponeva, infatti, che l'unione sarebbe avvenuta soltanto dopo la morte del re montenegrino Nicola, in una maniera non violenta, ovvero in seguito ad un accordo tra i due Paesi. Riteneva che anche la Bosnia ed Erzegovina, date le affinita lin-guistiche e le tradizioni etnico-confessionali, si sarebbe dovuta annettere al Montenegro e alla Serbia (Mantegazza, 1915, 13-14). Mantegazza aveva un atteggiamento favorevole riguardo alla creazione di un grande Paese jugoslavo credendo che non avrebbe rappre-sentato un pericolo per l'Italia, bensi un ostacolo per l'espansione del pangermanismo, da lui considerato una minaccia (Mantegazza, 1915, 55-57). Mantegazza era altresi consa-pevole del fatto che, oltre alle forze che desideravano la creazione di uno stato jugoslavo comune, ne esistevano altre che miravano all'unione del territorio jugoslavo sotto il piu stretto nome nazionale di Serbi, Croati o Bulgari.20 Contrariamente alle aspettative di Mantegazza, il Montenegro, nel 1918, fu occupato e poi annesso al Regno della Serbia, ovvero al nuovo Regno di Serbi, Croati e Sloveni. A quest'atto la stampa italiana dedico moltissima attenzione e fu oggetto di molte discussioni nel parlamento italiano fino al 1923. Numerosi personaggi della vita pubblica e politica italiana sostenevano la preservazione dello stato montenegrino (Bucarelli, 2002; Burzanovic, 2008). Mantegazza scrisse del Montenegro, indotto pero da altri motivi. Nel 1919, amplio e ripubblico il suo opuscolo sulla Compagnia di Antivari, rappresentandolo come un capitolo dell'ottavo volume della Storia della guerra mondiale che, pero, non fu mai pubblicato. Un'opera questa, difficilmente riconducibile alla storia della Prima guerra mondiale.21 L'edizione in questione probabilmente nacque su invito e per interesse della Compagnia di Antivari che, anche nelle nuove circostanze geopolitiche, tento e riusci ad ottenere dal Governo italiano altre sovvenzioni per le proprie attivita nel Montenegro (Burzanovic, 2009, 51). Ciononostante l'attivita della Compagnia si ridusse e pure la sua importanza per la politica italiana relativa ai Balcani.22 Benche Mantegazza anche negli anni successivi continuasse a propagare l'espansione economica italiana nei Balcani, sui quali l'Italia, come spiegava, aveva diritto di prelazione (Mantegazza, 1924, 138)23, e sebbene non avesse mai interrotto i suoi legami con il gruppo di imprenditori veneziani intorno a Giuseppe Volpi (Mantegazza, 1922), il suo interesse per i temi montenegrini svani. 19 Sulla questione della sopravvivenza dello stato montenegrino, ovvero sulla sua unione con la Serbia v. Albertini, 1942, 617- 631. 20 Lo stesso Mantegazza caratterizzo vari paesi degli Slavi del Sud come Piemonte dei Balcani: Montenegro, Bulgaria, Serbia (Mantegazza, 1896, 330; 1907, 130; 1912b, 6). 21 La guerra in quest'opuscolo viene menzionata solo nel contesto dell'importanza del porto di Antivari per il rifornimento dell'esercito montenegrino che aveva portato la flotta austroungarica gia nei primi giorni della guerra a bombardare il porto. 22 Sulla politica balcanica italiana negli anni dopo la Grande Guerra v. Monzali, 2009, 383, 395, 398. 23 Mantegazza, che per anni scrisse sulla necessita dell'Italia di affermarsi come una grande potenza e di assicurare la sua influenza nei Balcani e nel Mediterraneo, negli anni che seguirono alla Prima Guerra Mondiale, contrariamente alle tendenze dominanti nei circoli politici italiani, espresse la convinzione che il colonialismo tradizionale potesse essere sostituito dalla penetrazione economica e culturale (Guida, 2007). Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511-526 VICO MANTEGAZZA IN CRNA GORA Slavko BURZANOVIC Univerzitet Crne Gore, Istorijski institut, Bulevar Revolucije 5, 81000 Podgorica, Crna Gora e-mail: slavkoburzan@t-com.me Olivera POPOVIC Univerzitet Crne Gore, Filološki fakultet, Danila Bojovica bb, 81400 Niksic, Crna Gora e-mail: oljapop@yahoo.it POVZETEK Namen te študije je bil analizirati črnogorske dejavnosti Vica Mantegazzija, novinarja, urednika najpomembnejših italijanskih časopisov, političnega analitika in potopisca. Mantegazza je prvič obiskal Črno goro leta 1896, ob zaroki italijanskega princa Victorja Emmanuela III. s črnogorsko princeso Jeleno Petrovič Njegoš. Od tedaj je Mantegazza vzpostavil stike z vodilnimi osebnosti iz črnogorskih vladnih krogov ter napisal več knjig in revij, s katerimi je obveščal italijanske bralce o različnih vidikih življenja v tej državi. Poleg tega sije prizadeval vzpostaviti tesnejše politične, gospodarske in kulturne odnose med Italijo in Črno goro. Prikazoval je majhno balkansko državo kot pomemben element v procesu afirmacije italijanske politike na Jadranu in na Balkanu, v nasprotju z ambicijami Avstro-Ogrske. Njegovi članki o Črni gori predstavljajo informativno in pronicljivo poročanje o Črni gori v zadnjem desetletju 19. in v prvih dveh desetletjih 20. stoletja. S svojim pisanjem je prispeval k pozitivnim spremembam v italijanskem javnem diskurzu o črnogorskem narodu in njegovi kulturi. Njegovo ukvarjanje s Črno goro in Balkanom na splošno sovpada s povečanim zanimanjem italijanske politike za to območje. V njegovem konceptu glede potrebe po večji politični in gospodarski prisotnosti Italije, je imela Črna gora vse do izginotja s političnega zemljevida Evrope pomembno mesto. Kljub temu, da so bili članki apologetski in propagandne narave, so skoraj celo stoletje po objavi ostajali pomemben in nepogrešljiv vir informacij o političnih in gospodarskih zvezah Italije in Črne gore. Ključne besede: Vico Mantegazza, Črna gora, Balkan, italijanska zunanja politika, potopisi Slavko BURZANOVIC & Olivera POPOVIC: VICO MANTEGAZZA E IL MONTENEGRO, 511 -526 FONTI E BIBLIOGRAFIA Albertini, L. (1942): Le origini della guerra del 1914. Vol. III. Milano, F.lli Bocca. AS, Mf, SI-55 - Arhiv Srbije (AS), Microfilm (Mf), serie I 55. Basciani, A., D'Alessandri, A. (eds.) (2010): Balcani 1908: Alle origini di un secolo di conflitti. Trieste, Beit. Biagini, A. (1999): Storia d'Albania. Milano, Bompiani. Bosworth, R. J. (1985): La politica estera dell'Italia giolittiana. Roma, Editori Riuniti. Bucarelli, M. (2002): "Delenda Jugoslavia". D'Annunzio, Sforza e gli "intrighi balcani-ci" del '19-'20. Nuova storia contemporanea, 6, 19-34. Burzanovic, S. 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