Monica Berretta CDV 805.0-56-801.25 Universita di Bergamo NOTE SULLA SINTASSI DELL'ACCUSATIVO PREPOSIZIONALE IN ITALIANO O. PREMESSA In un breve quanto limpido paragrafo della sua Grammatica storica dell'italia­no (§ 553 · dell'ed. 1972,_ §_ 436 nell'ed. 1980), Pavao Tekavčic descriveva l'accusativo preposizionale dei dialetti italiani centromeridionali, accennandone i confini geografici e collegandolo, molto correttamente, con il fenomeno analogo delle lingue iberoromanze e del rumeno. Ne forniva anche, nella scia della migliore tradizione di pensiero sull'argomento, una convincente spiegazione funzionale: la preposizione funge da segnacaso esplicito per quegli oggetti che, avendo referente umano, sarebbero interpretabili come soggetti se non fossero marcati (cfr. gia Diez 18825 , III., pp. 835 s.; oggi Bossong 1985 e 1986 per una panoramica tipologica, e 1988 per le lingue romanze). 1 Vorremmo in questa sede tornare sull'argomento, focalizzando l'attenzione sull'accusativo preposizionale non tanto nei dialetti italiani, quanto nell'italiano, lingua romanza che, almeno secondo la manualistica e l'opinione corrente, non avreb­be accusativo preposizionale (assieme al francese: cfr. peres. Komer 1987). L'italiano standard in realta conosce l'accusativo preposizionale (d'ora in poi acc.prep.), benche in un uso ristretto ad una gamma piuttosto limitata di contesti, finora relativamente poco studiata (ma si cfr. ora Beninca 1986, Nocentini 1985 e 1987, Renzi 1988, pp. 155-156, Zamboni 1989, ed anche Berretta 1989b, 1990a e 1990b). Non sara quindi inopportuno, anche a semplici fini descrittivi, l'esame di al­cuni dati empirici sull'argomento. Riferiremo, nei paragrafi che seguono, sui risultati dell'analisi morfosintattica di cento occorrenze2 di acc.prep. in italiano parlato e scritto, tutte riportate qui in 1 La bibliografia sull'accusativo preposizionale evastissima, e non equesta la sede in cui tentarne una rassegna: rinvio per questo a Zamboni 1989, al cui elenco tengo ad aggiungere solo la tesi inedita di Lore Terracini, che ho potuto consultare _grazie alla cortesia dell' Autrice (Terracini 1950, la cui se­conda parte e dedicata interamente all'accusativo preposizionale ne! Libro de buen amor, con un'ampia introduzione teorica). 2 Si tratta delle prime cento occorrenze fra quelle che erano state raccolte inizialmente per lavori prece­denti sullo stesso tema (Berretta 1989b, 1990a e 1990b) e poi in tempi successivi, per questo contribu­to. Alcune di esse sono dovute alla cortesia di amici e collaboratori, che le hanno annotate per me: colgo qui l'occasione per ringraziarli di cuore. appendice. In particolare vedremo: i tipi di nominali che si trovano marcati cona all'accusativo, la loro natura pronominale o nominale, la persona, il tipo di referen­ti, ecc. (§ 2.); la loro posizione rispetto al verbo (§ 3.) e agli altri costituenti della fra­se, con particolare riferimento al soggetto (§ 4.); i verbi o complessi verbali che reg­gono gli acc.prep. (§ 5.); nonche la presenza o assenza di pronomi atoni di ripresa o anticipazione (§§ 2. e 5.). Cercheremo anche, nei limiti in cui le ridotte dimensioni del campione lo permettono, di correlare l'una all'altra le variabili osservate. l. IL CORPUS Prima di passare all'analisi, enecessario spendere qualche parola per una carat­terizzazione sociolinguistica del corpus (e quindi del fenomeno ivi indagato), ovvero sulla sua collocazione nella complessa architettura delle varieta dell 'italiano. 11 primo punto ela caratterizzazione diatopica: enoto infatti che varieta regio­nali di italiano, meridionali e insulari, per effetto dei dialetti retrostanti, hanno acc.prep. in una gamma d'usi relativamente ampia (Rohlfs 1954, § 632, 1971, 1973; Elia 1980; Leone 1982, p. 137; Loi Corvetto 1983, pp. 112-114; Serianni 1988, p. 81). Mala varieta che in questa sede intendiamo esaminare el'italiano, se non stan­dard in senso stretto, almeno «dell'uso medi0>> (secondo la felice denominazione di Sabatini 1985; cfr. anche la nozione di «neo-standard» in Berruto 1987), non marca­to regionalmente. Abbiamo quindi scartato, soprattutto per gli esempi di parlato, dati di parlanti provenienti dall'Italia centro meridionale e dalle isole, indipendente­mente dalla loro istruzione. · Gli esempi orali pertanto sono stati tratti dal parlato informale (talvolta anche semiformale o formale) di persone provenienti dall'Italia settentrionale (in maggio­ranza si tratta di piemontesi e lombardi),3 zona nella quale i dialetti sembrano igno­rare l'acc.prep.: dovremmo cosi essere sicuri che i fenomeni osservati non costitui­scano rispecchiamenti di strutture dialettali. Globalmente gli esempi di parlato sono 78 sulle 100 occorrenze schedate. Gli esempi scritti (22 su 100) provengono invece da giornali e riviste, e in pochi casi da testi letterari (la fonte viene comunque citata ogni volta). Per lo piu si tratta di frammenti di interviste o battute di dialogo, dunque di riproduzioni/ricostruzioni piu o meno fedeli della lingua parlata, oppure di scritto volutamente informale (per esempio, in forma epistolare). Ovviamente negli esempi di questa parte del corpus la provenienza regionale dello scrivente emeno controllabile, anche per il sovrapporsi di piu 'mani' (fonte della notizia, autore dell'articolo, redattore): tuttavia lo statuto di lingua scritta ci pone di per se in un ambito sovraregionale e in una varieta, se non proprio standard, certo 'standard media'. Si tratta per lo piu di persone colte (spesso docenti universitari, studenti pure universitari, insegnanti ecc.); solo in pochi casi i parlanti sono semicolti, o molto giovani. Talvolta non ho informazioni sicu­re sul grado di istruzione del parlante. Per quanto riguarda la caratterizzazione diastratica, i dati provengono, nella stragrande maggioranza, da parlanti colti o molto colti (per esempio vi sono sovra­rappresentati docenti universitari). Abbiamo voluto evitare il ricorso a materiali di italiano popolare, sia parlato che scritto e indipendentemente dalla provenienza re­gionale dei parlanti/scriventi, perche ci era noto da lavori precedenti che in varieta diastratiche basse anche settentrionali le regole d'uso dell'acc.prep. tendono ad esse­re piu 'larghe' che nell'italiano colto, e costituiscono anzi un continuum con leva­rieta centrali e meridionali (Berretta 1989b, pp. 23-24e 1990a, 32-33). In diastratia il nostro corpus e da considerare quindi non marcato o, volendo, marcato come medio-alto. E' invece basso ·o medio basso in diafasia, per l'ampia presenza di dati dal parlato colloquiale e dallo scritto che riproduce o imita il parlato. 2. PRONOMI E NOMI Nella descrizione che P. Beninca (in Renzi 1988) ha dato dell'acc.prep. in italia­no standard, la prima restrizione d'uso riguarda la natura dei costituenti di frase che possono essere marcati cona quando siano nel ruolo di oggetti: deve trattarsi di pro­nomi deittici, preferibilmente singolari. In altri termini, deve trattarsi dei tipi di no­minali di grado piu alto nella gerarchia sia di animatezza per caratteristiche referen­ziali inerenti, sia di definitezza, e come tali piu inclini -se aventi ruolo di oggetto diretto -ad essere marcati in modo esplicito in sistemi a marcatura diff erenziale dell'oggetto (Silverstein 1976, Moravcsik 1978, Comrie 1979, Lazard 1984, Bossong 1988). L'andamento dei nostri dati conferma questa restrizione, con poche eccezioni: abbiamo infatti 91/100 pronomi di prima e seconda persona, di cui 76 singolari e 15 plurali (cfr. tavola l.). Vi euna preferenza molto chiara per la prima persona, sia al singolare (59 occorrenze, piu di meta del totale: cfr. in appendice 9, a me colpl mol­tissimo ... ; 16, a me mi conoscono; 18, non mi convince A ME; 64, a me mi hanno pagato; ecc.) che al plurale (13 su un totale di 18 plurali; cfr. 50, a noi non c'hanno informato; 57, lasciateci satire a noi; ecc.).4 La seconda persona segue la prima per numero di occorrenze al singolare (17: cfr. 25, se a te non ii disturba; 65, a te ti pa­ga; ecc.), manon al plurale, dove edi poco superata dalla terza: in numeri assoluti il dato pare irrilevante, ma ecoerente con la generale scarsa frequenza statistica della II. plurale (cfr. i due soli esempi: 41, ma a voi fa ridere uno che dice [ ... ] e 4, vi aspetto piu tardi + a tutt'e due). Qui come nell'appendice, nelle trascrizioni di parlato sono usati i seguenti segni speciali: + per pausa breve/brevissima; + + e + + + per pause, piu significative; / per autointerruzione; maiuscolo per enfasi; un trattino non spaziato in fine di parola per intonazione sospensiva. La virgola indica cesura intonativa; puntini di omissione, glosse esplicative e annotazioni sono fra parentesi quadre. Pronomi di III. persona usati come allocutivi di cortesia (di II.) sono segnalati con la maiuscola iniziale. Tav. l. Persona e numero I. II. III. Tot. singolare 59 17 6 82 plurale 13 2 3 18 Tot. 72 19 9 100 Alle persone deittiche troviamo ovviamente prono!Jli personali tonici; vi sono solo alcuni nominali pieni aggiunti come apposizioni al pronome di I. plurale (56, a noi bianchi; 61, a noi nordafricani, e 72, a noi comuni mortali) e un caso in cui non e un pronome bensi un quantificatore (a tutt'e due, citato qui sopra) che rinvia ad una II. plurale. La presenza di nominali pieni e invece importante alla III. persona, dove su 9 occorrenze troviamo solo due pronomi personali (3, a toro le aspettava Adone; 29, a toro disturba), tre altri pronomi, tutti con referenti umani (due interrogativi: a chi, 7 e 45; un dimostrativo: 98, non /o vedi piu a quello) e quattro nomi. Di questi ultimi solo uno e un nome proprio di persona, il caso che piu ci si aspettava per combina­zione di tratti referenziali inerenti (animato, umano) con definitezza e specificita (76, a Cerami preoccupa Viterbo); poi abbiamo un nome comune con referente umano, al plurale (33, ai bambini l'idea non disturba) e ancora un nome comune con refe­rente non umano ma animato (8, al gatto io /o coccolo -dove si noti l'implicito possessivo di l. singolare, che aumenta il grado di specificita del nominale). Una oc­correnza infine devia dalla tendenza generale, non per tratti referenziali (il referente resta animato e umano) ma per l'indefinitezza: e l'esempio (scritto) riportato in 10, ad un linguista possono colpire particolarmente [ ...] frasi del seguente tenore. 5 La comparsa di pronomi di terza persona e di nomi propri all'accusativo prece­duti da a era gia stata segnalata da Beninca (1986, pp. 74-75 e in Renzi 1988, pp. 133-135) nel caso in cui il predicato reggente sia un verbo psicologico, per esem­pio in frasi come A Giorgio, questi argomenti non l'hanno convinto, sempre con la restrizione che l'oggetto sia dislocato a sinistra, cioe sia in posizione preverbale, se­parato dal resto della frase almeno da una pausa virtuale, e abbia ripresa con un cli­tico (cfr. qui § 5.). Ma i nostri quattro nominali pieni non sono tutti nomi propri, non sono tutti ripresi da clitici, e almeno uno e retto da un verbo che non sembra po­tersi classificare come psicologico, coccolare. Nell'insieme quindi i nostri dati confermano le restrizioni d'uso citate all'inizio per quanto riguarda la natura degli oggetti marcati con preposizione, ma mostrano che tali restrizioni non sono categoriche. Come e risultato dalle ricerche sulla marca­ s Si noti peraltro che nell'esempio citato, a causa della posizione preverbale, non eneppure possibile la cancellazione di a; l'unica soluzione standard che permetta di mantenere un linguista a tema efrasi del seguente tenore a rema sarebbe una frase passiva. tura differenziale dell'oggetto in tipologia, gli oggetti si distribuiscono in un conti­nuum che ha ad un polo elementi altamente specifici, pronomi deittici singolari di prima persona, e al capo opposto oggetti prototipici, nomi con referenti inanimati non specifici (in particolare nomi di massa). Le occorrenze di acc.prep. si concentra~ no sul polo alto, e si distribuiscono poi in misura decrescente sui gradini inferiori. La soglia minima individuata si colloca alla III. persona plurale, con nominali aven­ti referenti umani o almeno animati, di regola definiti ma con almeno una eccezione, il citato ad un linguista (si noti anche il caso di ai bambini, che e formalmente defi­nito ma non specifico). Per quanto puo valere un singolo esempio -cui pero vanno aggiunti i due casi col pronome interrogativo a chi -, parrebbe che fra i due tratti in potenziale concorrenza, /umano/ e /definito/ (cfr. Comrie 1979, Bossong 1988), l'italiano tenda a far prevalere il primo, il che sarebbe coerente con quanto si sa sull'uso dell'acc.prep. nei dialetti italiani meridionali e insulari: pensiamo per es. all'acc.prep. coll'indefinito 'nessuno' o con nominali indefiniti: siciliano num bog­ghiu a nnuS) 9 (S>O) II soggetto ellittico e molto spesso un elemento anaforico (quindi con carattere di topic discorsivo, non in conflitto col topic frasale): cosi peres. in (24) a me ha de­luso moltissimo, il cui soggetto, la Bretagna, era stato introdotto poco prima (cfr. es. 23), o in (32) io sento un piccolo rumore difondo [ ... ] a me comunque non mi di­sturba.10 Talvolta e un soggetto generico, soprattutto nel tipo OV, dove la struttura risultante equivarrebbe, in una varieta molto formale, ad un passivo senza agente; cfr. in (59) a me hanno mandata giu per sbaglio, in (61) a noi nordafricani ci mette­ranno tuttiin ga/era (altri ess. analoghi sono 63, 64, 71, 72, 73, anche l'impersonale 52, a me non mi si inganna). Infine, puo trattarsi di un soggetto deittico, come in (4) vi aspetto piu tardi + a tutt'e due; (98)-(100) non to vedi piu a quello; vorrei veder­ti a te fare otto ore di allenamento al giorno; ma non t'ho visto a te. Nei limiti dei piccoli numeri di cui disponiamo, sembra esservi una correlazione fra il tipo VO e l'ellissi di soggetto deittico (cfr. fra gli altri esempi 57, 70 e 84); si vedano pero anche altri casi, come (97) a me non mi vedi fare queste cose (ordine OV). Quando il soggetto e espresso, nella grande maggioranza dei casi, 37 su 46 (80,4 OJo), esso segue l'oggetto; solo in 9 casi (19,6 OJo) lo precede. La tendenza attesa e quindi confermata, l'ordine O> S prevale su S> O, il che sembra andare contro ad uno O sono dovuti in real ta a soggetti peculiari, dei pronomi relativi, la cui posizione iniziale di frase e obbligatoria: cfr. ess. (19) [. ../in maniera un po' brutale, che non mi convince, A ME in primo luogo (ordine SVO), e (29) [ ... / che a toro disturba (ordine SOV). 13 E' indubbio tuttavia che lo statuto rematico che si percepisce nei soggetti postverbali e anche effetto della loro stessa posizione; nei casi in cui non c'e una chiara differenza di 'peso' sintattico, su questo punto la riflessione rischia di essere circolare. 14 Cfr. anche l'es. 37. Invece in (90) ho pensato quanto avrebbe stanca to A ME quel viaggio l'ordine col V all'inizio e dovuto allo statuto della frase subordinata, che e una interrogativa indiretta con fuoco su un avverbiale: e normale in questo caso che i costituenti nominali seguano il verbo; l'ordine relati­vo OS e invece da riportare al diverso 'peso' di O e S, e rispetta la regola generale che stiamo commen­tando. plici, la (91) come OSV, le altre come OVS. 15 In ogni caso, in queste frasi il soggetto e chiaramente rematico. Nei casi in cui sia il soggetto che l'oggetto precedono il verbo (12 occorrenze con OSV, 4 con SOV), troviamo spesso soggetti che sono topic di discorso, hanno cioe una componente anaforica: per es. in (36), con ordine SOV, la valeriana a me mi eccita in un modo-, la valeriana riprende l'argomento del dialogo in corso; in (33), con ordine OSV, Ai bambini di certo l'idea non disturba, l'idea rinvia al «vive­re in una societa multirazziale» citato prima (altri esempi analoghi: 31, 53). Altre volte il soggetto e deittico (cfr. 8, al gatto io lo coccolo„.), oppure ha una posizione preverbale obbligata perche fuoco di interrogativa (es. 17, e a me chi mi consola?) o pronome relativo (es. 29, [„.] che a loro disturba). Nell'insieme, tenendo conto an­che dei casi di ordine SVO, i soggetti preverbali sono chiaramente piu 'leggeri' di quelli postverbali (peres., dei 5 casi con ordine SVO, quattro hanno soggetti prono­minali deittici -ess. 1, 14, 47, 83-, uno ha come soggetto un pronome relativo ­es. 19). Per completare il quadro dell'acc. prep. come topic frasale che va chiaramente emergendo da tutti i dati di sintassi, dobbiamo citare ancora una caratteristica fre­quente nel corpus, la presenza della negazione fra l'oggetto preposto e il resto della frase: si vedano esempi come (20) a me non convince, (25) se a te non ti disturba, e molti altri. Vi sono 17 casi con ONegV, che diventano 18 se vi si include anche l'es. 79 con nessuno a soggetto: a me nessuno mi protegge; in altri 4 casi anche il soggetto precede la negazione, come in 21, A ME quelle earle non convincono. L'acc. prep. dunque tende a cadere fuori dallo scope della negazione, secondo il comportamento tipico 2, p. 45] (4) allora, vi aspetto piu tardi + a tutt'e due. Ciao! attrarre (5) A me quello che attrae in un uomo el'aria emblematica, Jo sguardo sensibile [intervista a M. Ripa di Meana, in «L'Espresso Piu» nov. 1988] (6) a me quello che attrae di piu el'idea [ ... ] chiamare (7) a chi hai chiamato, adesso? [ = «a chi hai telefonato?»] coccolare _(8) al gatto io to coccolo piu spesso che i miei figli [probabilmente semic.] col pire (9) A me colpi moltissimo il fatto che anni fa si scoprisse che ai vertici della Guardia di Fi­nanza avevano fatto il nido personaggi in collusione col contrabbando di benzina. [E. Scalfari, in «II Venerdi di Repubblica» 10. 2. 89] 22 La forma passiva con l'ausiliare essere sembra invece normale con alcuni verbi psicologi, peres. sono attrattola da ... , sono colpitola da ... , ecc.; mi pare comunque impossibile l'uso di venire come ausi­liare del passivo per questi verbi, il che va correlato alla loro Aktionsart di stativi. 23 Sono qui riportate tutte le 100 occorrenze esaminate, ordinate alfabeticamente in base al verbo reg­gente. Ove non diversamente specificato, va inteso che l'esempio etratto da conversazione informale, e che il parlante eun adulto colto o molto colto, piemontese o lombardo. Fonti diverse sono invece sempre esplicitate, con le abbreviazioni che seguono. Per la situazione: semif. per parlato semiforma­le o formale (esempi tratti da interventi in riunioni di consigli accademici, congressi scientifici, e simi­li). Per parlanti: stud. univ. per studente/essa universitario/a; semic. per parlante semicolto, con li­cenza di scuola media inferiore. (10) Ad un linguista possono colpire particolarmente ( ...] frasi del seguente tenore [Giovan Battista Pellegrini, Minoranze e culture regionali, Padova 1986, p. 6) (11) a me ha colpito un aspetto in particolare (semif.] (12) quello che a me colpisce e [ ...] confortare (13) ti conforta? a me, no, non mi conforta [semif.] conoscere (14) io ti conosco, a te! (uomo probabilmente semic., parla scherzosamente con una bambi­na piccola] (15) beh, non eche ci conoscano tanto + a te magari si (16) perche a me mi conoscono consolare (17) e a me chi mi consola? convincere (18) non mi convince A ME (19) [ ... ] in maniera un po' brutale, che non mi convince, A ME in primo luogo (semif.] (20) io velo do + pero, a me non convince [semif.] (21) A ME quelle carte non convincono danneggiare (22) a me danneggia tantissimo quello della settimana > 21. 10. 90] (59) A: ci riincontriamo B: a me hanno mandato giu per sbaglio mandare mettere (di buon umore) (60) tutte le faccende natalizie a me non metton mai di buon umore mettere (in galera) (61) Se questa guerra continua a noi nordafricani ci metteranno tutti in galera [intervista a nordafricano, in «La Repubblica» 30. l. 91] pagare (62) A: non mi hanno mai pagato B: ah, questo neanche a me (63) tanto a Lei la pagano (64) a me mi hanno pagato (65) (66) a te ti paga e a me _Qure mi paga [da sceneggiato televisivo, in «Mercurio» suppl. a «La Repubblica» 21. 7. 90] · persuadere (67) a me non persuade picchiare (68) A: [vostro padre] vi picchiava-B: ci picchiava a noi?! no-[semic.] portare (69) e perche a noi non ci portate [in gita]? [come 51] (70) un'altra volta ci portate anche a noi [come 51 e 69] (71) A: mi ricordo, quando andavamo a scuola c'era la festa > 6. 4. 90] spaventare (89) La perestrojka[ ... ] A me spaventa perche temo che tutta questa smania di produrre fi­nisca col distruggere le nostre risorse [intervista a sceneggiatrice sovietica, in «La Re­pubblica» 1. 11. 89] stancare (90) ho pensato quanto avrebbe stancato A ME quel viaggio stendere (91) a me e 'sto periodo di caldo che mi ha steso svegliare (92) a noi c'ha svegliato il telefono, verso le quattro (93) tu hai dormito tutta la notte? a me ha svegliato la sveglia temere (94) a me non mi teme (95) non so se anche tu hai questa grana dei lettori + no, a te non ti tocca cosi da vicino toccare trattare (male) (96) A: non ti ho mica trattato male ... B: io ti a te si pero vedere (97) a me non mi vedi fare queste cose (98) te ne liberi per un anno non /o vedi piu a quello (un ragazzo] [stud. univ.] (99) vorrei vederti a te fare otto ore di allenamento al giorno (100) ma non t'ho visto a te [stud. univ.] BIBLIOGRAFIA BeUetti, Adriana e Rizzi, Luigi, Psych-verbs and 0-theory, in «Natural Language and Linguistic Theory» 6 (1988), pp. 291-352. Beninca, Paola, II lato sinistro dellafrase ita!iana, in «The A TI J ournal» 47 (1986), pp. 57-85. Berretta, Monica, Tracce di coniugazione oggettiva in ita/iano, in: Foresti, Fabio, Rizzi, Elena e Benedini, Paola (a cura di), L 'italiano fra le lingue romanze, Atti del XX Congresso della S.L.I. (Bologna, 25-27 settembre 1986), Roma (Bulzoni) 1989, pp. 125-150 [= 1989a]. Berretta, Monica, Sulla presenza dell'accusativo preposizionale in italiano settentrio­nale: note tipologiche, in «Vox Romanica» 48 (1989), pp. 13-37 [= 1989b]. 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Na osnovi stotih primerov je opisana skladnja pred­ložnega tožilnika, kot jo najdemo v italijanščini srednjega registra, ne visokega. Posebej je upoštevana in pretresana pozicija tega stavčnega člena glede na povedek: predmet stoji v glavnem pred povedkom, kar ustreza tematski vsebini predmeta, stoji pa večinoma tudi pred osebkom. Analizira se nadalje pojavljanje povzemalnega nenaglašenega osebnega zaimka in pretresa se pomenska vrednost glagolov, od katerih je predmet odvisen. Ugotavlja se, da glagoli izrazite psihične vsebine in vzročni glagoli pogosteje zahtevajo rabo objekta pred glagolom brez povzemalne naslonke, prim.: a me non convince 'me ne prepričuje'; a mefanno pian­gere 'spravljajo me v jok', kar kaže na večje zlitje objekta v stavek; pri drugih glagolih je mogočezasledi­ti naslonke pred glagolom, ali tudi za njim: a me mi conoscono· 'poznajo me'; t'ho visto a te 'videl sem te'.