V Članki in razprave 1.01 Izvirni znanstveni članek UDK 27-745(450Udine)"15/17" Prejeto: 22. 4. 2012 Il Sant'Ufficio nei Territori sloveni GIULIANA ANCONA, DARIO VISINTIN Via Pauliana, 12, IT-34134 Trst (Trieste), Italija e-pošta: dario.visintin@tin.it izvleček Na osnovi novem popisa fonda Svetem urada, ki se hrani v Zgodovinskem arhivu videmske nadŠkofije, so v prispevku •O J J J O O J J J J analizirani postopki, ki jih je opravljala videmska inkvizicija in v katerih so vključeni obtoženci, kraji in območja, ki se danes nahajajo na ozemlju Republike Slovenije. V prvem delu je %arisan kratek zgodovinski pregled različnih cerkvenih, inkvizicijskih in političnih pristojnosti na teh ozemljih ter predstavljeni problemi, ki iz njih izvirajo. V drugem deluje na strnjen način prikazano delovanje Svetega urada v Furlaniji. V tretjem delu je podano poročilo o posameznih primerih in na koncu so v zaključkih izpostavljene nekatere splošne ugotovitve, ki izpirajo iz samih procesnih spisov. l\.I J L. l i BESl i l") / i. i fikvi^icijci v Furlaniji, inkvizicijski postopki, zločini proti veri, privolitev v refimno, Peter Kupljenik abstract HOLY OFFICE (IL SAJST UFFICIO) IN THE SLOVENIAN' TERRITORY Based on the recently compiled inventory of the Holy Office (IIS ant' Ufficio) fonds held by the Historical Archives of the Archdiocese of Udine, the article analyses the procedures used by the inquisition of Udine that involved defendants, places and areas of the present-day Republic of Slovenia. The article first provides a short history of ecclesiastical, inquisitional and political authorities in the said territory and discusses issues connected with them. In its second part, it gives a comprehensive description of the Holy Office's operations in Friuli. The third part is a report on individual cases, and the article concludes with so7ne of the findings drawn directly from trial records. KE Y IVORDS: inquisition in Friuli, inquisitional procedures, crimes arninst relinon, agreeinn to reforms, Peter 1 1 J O O O O J Kupljenik In questo contributo esamineremo le procedure inquisitoriali celebrate dal Sant'Ufficio del patriar-cato di Aquileia e della diocesi di Concordia, che videro coinvolti imputati, luoghi e paesi oggi sotto la sovranitä della Repubblica di Slovenia. Le fonti di cui ci siamo awalsi si trovano presso l'Archivio Storico dell'Arcidiocesi di Udine,1 uno dei sei archivi dell'Inquisizione romana rimasti pratica-mente integri,2 in cui e conservata la document-azione del Sant'Ufficio friulano dal 1557 agli inizi dell'Ottocento. II materiale riguardante il fondo Santo Officio e composto da 98 buste, 57 delle quali contengono la serie processuale, mentre nelle re-stanti 41 vi sono lettere, denunce, sentenze e carte catalogate come miscellanea e varie. Per poter analizzare l'attivitä giudiziaria di una sede in cui 1'archivio e consultabile, e indispensabile avere a disposizione un'inventariazione completa di tutta la documentazione disponibile. La prima cata-logazione del fondo udinese risale a piü di trent'anni fa e fu curata da Luigi De Biasio e Maria Rosa Facile.3 Alcuni anni orsono Andrea Del Col, condiret-tore del Centro di ricerca sull'Inquisizione dell'Uni-versitä di Trieste, ha awiato un progetto per una nuova catalogazione. II lavoro e stato finanziato dall'Istituto Pio Paschini di Udine, in collaborazione con l'Archivio Storico dell'Arcidiocesi di Udine e il Centro di catalogazione e restauro della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia e condotto dal Centro di Ricerca sull'Inquisizione con i collaborator! Davide Alzetta, Giuliana Ancona, Dario Visintin e con l'apporto di Roberto Bonetti e Giu-seppina Minchella. Dopo cinque anni di lavoro, nel novembre dello scorso anno, e stato presentato il volume Ulnqui-si^ione del patriarcato di Aquileia e della diocesi di Concordia, Gli citti processuali, 1557-18234 che raccoglie oltre all'intera serie processuale del fondo Santo Officio una breve storia dell'Inquisizione in Friuli, la storia interna dell'archivio, la prosopografia degli in-quisitori e una bibliografia completa degli studi, ma non solo, pubblicati sulla base dei documenti con-servati. Questa schedatura, innovativa perche fatta attra-verso la lettura integrale di tutti i documenti, per- 1 Archivio Storico dell'Arcidiocesi di Udiae d'ora in poi ASAUd. 2 Gli altri Archivi si trovaao a Venezia, Modena, Sieaa (con-servato a Roma), Napoli e Malta. 3 1000 precessi dell'Inquisizione in Friuli (1551-1647) e I processi dell'Inquisizione in Friuli dal 1648 al 1798. 4 Ubiquinone del patriarcato di Aquileia e della diocesi di Con- cordia. mette agli studiosi di avere a disposizione una vera e propria banca dati che comprende diversi elementi giudiziari fondamentali per lo studio dell'attivitä e delle procedure adottate dal Sant'Ufficio: tipo di procedura, - nome e cognome dell'imputato, - paternitä e nome del marito, tipo del delitto contro la fede commesso, - luogo del delitto e diocesi di appartenenza, data iniziale e finale del procedimento, - numero delle carte scritte, tipo e data della sentenza. Questi elementi possono infatti facilitare ricer-che di tipo sistematico o di tipo statistico come ana-lisi per tipo di delitto, paese, sentenza, ecc. Prima di entrare nel merito dei singoli casi giudiziari, rintracciati proprio grazie ai dati contenuti in questo volume, ci pare doveroso fornire sia un breve quadro storico riguardante la giurisdizione eccle-siastica, inquisitoriale e politica dei territori oggi sog-getti alia sovranitä della Repubblica di Slovenia, sia alcune informazioni sul funzionamento del Sant'Uf-* * i—i * i * ricio in rriuli. Giurisdizione ecclesiastica, inquisitoriale e politica II controllo sulla fede svolto dall'Inquisizione romana veniva attuato dai giudici di fede: il vescovo e l'inquisitore, il primo con potere ordinario e il se-condo con potere delegato. L'inquisitore di Aquileia e Concordia aveva competenza sul patriarcato di Aquileia dove operava assieme al patriarca e anche sulla diocesi di Concordia dove agiva con il vescovo di Concordia. La giurisdizione ecclesiastica della diocesi di Aquileia includeva il Friuli, la Carnia, il Cadore, la contea di Gorizia, parte della Carniola, della Carinzia e della Stiria. In etä moderna questi territori erano soggetti a diverse entitä politiche. In Friuli parte dell'attuale provincia di Udine, la Carnia e il Cadore erano sotto il dominio della Repubblica di Venezia, mentre l'at-tuale provincia di Gorizia, l'alta valle del Taglia-mento, la cittä di Aquileia, parte della Carniola, della Carinzia e della Stiria erano sottoposte all'Impero. II fatto che i confini politici non coincidessero con quelli diocesani fece si che il patriarca di Aquileia e l'inquisitore, in qualitä di giudici di fede, non potessero esercitare il loro mandato su tutti i territori di loro competenza. La Serenissima ammise l'Inquisizione nei suoi domini sottoponendola ad attend controlli: la Congregazione accetto la pre-senza all'interno del tribunale di un rappresentante statale veneziano, che si avvaleva anche di due con- sultori in dititto laici, ma cio produsse, inevita-bilmente, dei conflitti giurisdizionali in quanto la sfera di competenza attribuita dal papa al Sant'Uf-ficio si intrecciava con quella degli «Esecutori sopra la beslemmim e dei«Savi all'emia» delegati dal Consiglio dei dieci. Gli Asburgo non consentirono l'ingresso dell'In-quisizione nei loro possedimenti, ma optarono per soluzioni diverse, preferendo mantenere le fanzioni di controllo e di intervento nelle loro mani. La parte della diocesi di Aquileia che nel temporale era sottomessa alia corona asburgica,5 ma nello spirituale al patriarca di Aquileia, si estendeva da nord a sud tra la Drava, che segnava il confine con la diocesi di Salisburgo, parte del fiume Kulpa e la diocesi di Trieste, a est confinava invece con la diocesi di Lubiana, comprendeva quindi parte della Sti-ria, della Carinzia, della Carniola e la Contea di Go-rizia, tutti territori che facevano parte dell'Austria Interna [Innerösterreich] e godevano, all'interno dell'impero, di un proprio ordinamento e di una larga autonomia. Alia morte di Ferdinando I (25 luglio 1564) il figlio minore, l'arciduca Carlo, eredito le provincie dell'Austria Interna e le cittä di Trieste e Fiume e prodamo la volontä di combattere l'eresia luterana, per questa ragione fu ben visto sia dalla curia patriarcale aquileiese sia da quella romana. Ma i buoni rapporti si interruppero una prima volta nel 1565 quando, durante il sinodo celebrato ad Aquileia, il vicario patriarcale Giacomo Maracco chiese la restituzione al patriarcato della sede cat-tedralizia occupata dalle guarnigioni asburgiche nel 1542. La risposta arciducale non si fece attendere denunciando il disinteresse del patriarca Giovanni Grimani nei confronti dei fedeli residenti nei territori asburgici. La querelk fu momentaneamente ri-solta dall'intervento del vescovo di Trieste Andrea Rapicio, che inoltre propose l'istituzione di un ve-scovado, o perlomeno di un arcidiaconato, a Go-rizia. Tale proposta si concretizzo solo nel 1574 dopo la visita apostolica di Bartolomeo da Porcia, nunzio per i paesi tedeschi meridionali, che aveva constatato che quasi la metä delle nobili famiglie go-riziane si erano convertite al credo riformato.6 Dei prowedimenti concreti nei confronti dei luterani furono messi in atto dall'arciduca Carlo solo dopo la dieta di Bruck an der Mur del 1578 in cui il rap-presentante goriziano aveva chiesto di poter profes- Cfr. Cavazza: La Riforma nel Patriarcato d'Aquileia; id.: La controriforma nella coatea di Gorizia, pp. 385-410; Rainer: J.a nutmatura di Graz e Gorma, pp. 411-434; Cavazza - Rainer: Infrascripti libri combusti fuerunt, pp. 159-185. Paolin: J.a visita apostolica di Bartolomeo da Porcia, pp. 133-142. sare liberamente la Confessione Augustana. II fatto aveva destato tale scalpore da far insorgere sia il papa sia la Repubblica di Venezia che protestarono con lo stesso sovrano che temette un intervento armato da parte della Serenissima e della Spagna. Da questo momento nel goriziano fa ammesso solo il credo cattolico e dalla primavera del 1579 inizio la Controriforma nell1 Austria Interna. II controllo sui fedeli, come durante l'inquisi-zione medievale, rimase prerogativa dei vescovi, o nel caso di Gorizia dell'arcidiacono, entrambi no-minati dalla casa d1 Austria e della quale i prelati ri-spettarono sempre la volontä politica mediando comunque fra questa e quella pontificia espressa dal nunzio apostolico residente a Graz. L'azione repres-siva non fu quindi affidata all'inquisitore delle diocesi di Aquileia e Concordia, anche se iniziarono ad aprirsi degli spiragli. E sintomatico di questa aper-tura il comportamento dell'arcidiacono di Gorizia Johann Tautscher, fedelissimo all'arciduca Carlo e successivamente da lui premiato con la nomina a vescovo di Lubiana, che tenne informata la curia patriarcale sugli sviluppi della repressione che attu-ava nel goriziano e che inviö al Sant'Ufficio udinese pre Stefano da Arbe affinche fosse processato per eresia. Fu questo il primo caso di collaborazione fra l'arcidiacono goriziano e il tribunale udinese del Sant'Ufficio. Lo stesso anno in cui fu sentenziato pre Stefano da Arbe fu concessa una breve visita a Gorizia all'inquisitore fra Felice Passeri da Monte-falco. Fra Felice soggiorno presso il locale convento francescano dove raccolse alcune denunce, ma la nobiltä che intendeva riconciliarsi con il credo cattolico non approfitto della sua presenza in cittä e continuo a rivolgersi al nunzio apostolico residente a Graz. Un nuovo e decisivo, ma anche fortuito, cambiamento di rotta fu attuato durante la nun-ziatura di Giovanni Andrea Caligari (1585-1587). All'inizio del 1586, costretto da una epidemia di peste che aveva colpito la sede di Graz, si trasferi a Gorizia dove risiedette per un anno intero operando anche come inquisitore, un compito che peraltro rientrava nel suo mandato. Risalgono a questo periodo i numerosi sequestri di libri proibiti e le abiure raccolte, di cui fu inviato l'elenco alia Congre-gazione romana.7 In questa attivitä con il nunzio collaboro Francesco Benni, un servita originario da Budrio nel Bolognese, e di cui Caligari, dopo aver lasciato Gorizia, consiglio la nomina a commissario 7 Innerösterreich betreffende Quellen', lettere del nunzio Caligari al cardinale Giacomo Savello datate Gorizia, 10 aprile 1586, 17 aprile 1586, 15 maggio 1586, 11 settembre 1586. inquisitoriale per il goriziano.8 Da questo momenta iniziö una vera e propria opera di controllo e repres-sione condotta da Benni e della quale la Congregazione del Sant'Ufficio fu costantemente infor-mata. Benni ricevette la facolta di assolvere dal reato di eresia a Gorizia, a Gradišča e nel capitanato di Duino.9 I contatti con la curia aquileiese e il Sant'Ufficio periferico, pur restando rapsodici, si rivelarono risolutivi, emblematico e il caso del predicatore Peter Kupljenik catturato e consegnato all'Inquisi-zione di Aquileia e Concordia. Benni, nonostante le proteste rivolte alia Congregazione dal patriarca Francesco Barbaro,10 rimase in carica sino a tutto il giugno 1599, incrociando la sua opera con quella di fra Girolamo Asteo da Pordenone (1598-1608), che da un anno ricopriva la carica di inquisitore delle diocesi di Aquileia e Concordia.11 Fra Girolamo ai primi di giugno del 1599 rag-giunse Gorizia per incontrarsi con il luogotenente, conte Sigismondo dalla Torre, e gettare le prime basi per la costituzione in citta di una sede inquisitoriale dipendente da quella di Aquileia. L'apertura asburgica all'entrata dell'lnquisizione nei propri territori era frutto dell'operato sia del nunzio Caligari sia del commissario Benni e si era concretizzata l'estate precedente durante il soggi-orno ferrarese del patriarca. Infatti il Consiglio del-l'arciduca Ferdinando aveva comunicato al luogotenente di Gorizia la volontä di permettere l'ingres-so dell'inquisitore a Gorizia e poco dopo la stessa notizia era stata comunicata dal patriarca ad Asteo.12 Ma dalla successiva corrispondenza intercorsa fra gli interessati, l'inquisitore, il commissario Benni, il luogotenente di Gorizia e la Congregazione del Sant'Ufficio, risulta che tutto si risolse in una bolla di sapone. 11 primo a comunicare il fallimento alia Congregazione fu proprio Asteo che, ancora a Gorizia, scrisse 1*8 giugno specificando i punti sui quali le autoritä isontine avevano sollevato dei dubbi:13 il luogotenente riteneva poco corretto l'insediamento di fra Girolamo fintanto che a Gorizia era presente il commissario Benni; l'arcidiacono di Gorizia, in-terpretando lo scritto dell'arciduca Ferdinando, af-fermava che l'inquisitore non «possa introdurre il Sant'Officio in questo contado, ma semplicemente che (...) possa fare una inquisitione, cioe per una volta tantum formare un processo». Inoltre, da non trascurare, fra Girolamo aveva scoperto che l'arcidiacono proponeva per la carica di inquisitore un suo protetto. Nel leggere la lettera dell'inquisitore sembra che il colloquio si sia svolto in termini cor-retti anche se forti. Di tutt'altro tenore sono i re-soconti forniti da Benni e dal luogotenente. Benni scrisse ai cardinali romani il 14 giugno lamentando il fatto che Asteo fosse giunto a Gorizia per »srn purer et ambitiös o capriccim e lo descrisse come »il nemico dell'humana natura e venuto ad inlorbidare tutti i miei santi dissegni; poiche e comparso qui l'inquisitore di V dene con tanta arrogan^a, indiscrettione e superba mani-