ANNO XX. Capodistria, 16 Dicembre 1886. N. 24. NCIA DELL'ISTRIA Esce il 1' ed il 16 d'ogni meit. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 8; eemeitre • quadrimele in proporiione. — Oli abbonamenti ai ricerono pretio la Redazione. DIGRESSIONI*) Storia della lapide ad Antonio Zarotti sopraconiito e di altra ad Antonio /arotti monsignore Lapide a Leandro e ad Ottaviano Zarotti Ed altri soggetti della famiglia Zarotti u) Strana avventura corse questa lapide insieme con altra che fu anche più sfortunata. L1 ebbe a osservare anni or sono ed a trascrivere in un suo libretto I' amico mio Giovanni D'Andri — modesto, ma premuroso raccoglitore di cose nostre — quando segretario comunale e membro di non so qual commissione visitò la casetta, che porta ora i) numero*'civico 197. La quale, pare fatto apposta, è sita nella cale più vicina alla Colonna Giustiniana, nel rione medesimo. Ed appartenne già a Pietro Parovel muratore, ora a Giuseppe Sossici erede di Fraucesco Padovan fu Simon. Or bene : capitata la lapide — chi sa come — in .mano agli antenati del Parovel o di chi altri, parve loro mili' anni di poterne cavare gli stipiti e P architrave per la ìinestra rivolta — combinazione anche questa ! —■ a mezzodì, dalla parte stessa voglio dire dalla quale guarda la statua della Colonna ;. e all' uopo ne la tagliarono dall' alto al basso in tre pezzi, così bene — forse la segarono — che, come si scorge, ne andò perduto lo spazio d'una lettera soltanto. E il pezzo a venne ad essere lo stipite a destra, ma con le lettere a capo in giù, il -b quello a sinistra di chi guardava fuori della finestra, il c 1' architrave ; mentre di davanzale servì il pezzo destro mediano — d, qui sotto — di altra lapide tagliata, si vede, in pezzi quattro. Dei quali i tre altri furono forse adoperati in qualche muro confusi alle pietre vili e così miseramente si smarrirono. A quanto pare rial frammento conservato, quest' ultima iscrizione ricordava altro Antonio Zarotti, dottore, per avventura quel monsignore, di cui dice lo Stancovich nelle Biografie T. III. pg. 150 N. 409 — seguendo il Manzuoli nella Nova Descrittione pg. 96 — che fu iu Roma auditore *) Vedi i numeri 20 e 21 — La colonna di Santa Giustina ; 22, 2S, 24 an. XVIII; 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 13, 14, 15, 16, 20, 22, 24 an. XIX; 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15, 16, 19, 20,21 an. XX — Digressioni. Articoli comunicati d'intereeie generale li stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redaiione. — Un numero »eparato «oidi 15. — Pagamenti anticipati del cardinale Rnzdivil — il Manzuoli Badzicil ìftnrì. Il frammento n' è questo : d e ivi ITONIO :)CT. CA ST.VIRO ROMAIN QVO ! CARDIN 7DITOR VISS1MC ^ROTV CVIVS C OIVSMC. COI FRATR 7LTIS t VIXI'I 3BIIT II M.D. is Di tutto ciò diedi io notizia a un membro della civica Commissione d' archeologia. E il Sossici, che appunto stava riattando la sua casa, sentitone il desiderio, volentieri la donò a detta Commissione. Ed ora chi entra vede i tre pezzi abc riuniti e murati nell' atrio del palazzo municipale a destra; ma non vi vede il quarto d. Nè io saprei dire perchè accanto agli altri non abbiano murato ancor questo nè dove lo abbiano di nuovo nascosto. Che se lei, egregio amico, non avesse pensato al suo lavoro e non ne avesse fatto parola a me, che non à mai veduto — chi sa dire se non sarebbersi smarriti, come tante altre cose, così tutt' e quattro questi pezzi insieme ? Dove non posso non esclamare con Prospero Petronio : "Quanti altri bei sassi poi sono stati posti per fondamenta delle Chiese, del Palazzo Pretoreo, e d'altre publiche e private fabbriche ! Quante belle memorie incenerite nelle pubbliche calamità, ovvero dalle genti rozze ed ignoranti, che seguirono alla discesa de' barbari, spezzate e scalpellate per convertirle iu altro uso !, — MS. cit. pg. 24 sg. — e non ispronare ancora una volta i concittadini e i comprovinciali a raccogliere e a serbare gelosamente quanto più si può, mentre si può, dei patri ricordi, delle glorie nostre, che son fatti, fatti, che ben più valgono delle parole a chiudere la bocca e a far cadere le braccia a certi messeri di nostra, poco gradita, conoscenza, spudorati inventori e predicatori di fole ai semplici contadini. Tornando ai quattro pezzi, dirò che ciascuno è largo ugualmente metri Ü. 17 e ugualmente grosso m. 0. 11 ; ma non prima erano tutti alti ugualmente, come ora, da che trovansi al Municipio, uguagliati per male inteso amore di simmetria i due più lunghi ai due più corti ; sì beue i due che servirono di stipiti, ab, aveano ciascuno l'altezza originaria di metri 1.29; il c, l'architrave, era stato accorciato di sotto di m. 0. 08 e di altezza uguale a questo, cioè di m. 1. 21, era il pezzo d, il davanzale, accorciato iu vece nella parte superiore. Ed ancora i due pezzi a e b si vedeano scalpellati, come pareva, fin dall' origine, all' estremità di sotto per una superficie quasi uguale a quella che a c mancava. Dove era forse notato 1' anno ed il giorno della dedicazione. Ed è questa superficie che fu tagliata vi aloidi recente. Le lettere bene incise in tutt' e quattro i pezzi e benissimo conservate, tanto che nelle incisioni si scorge tuttora il nero che vi diedero a farle meglio spiccare, sono alte in abc mm. 33, distanti le righe mm. 25, in d alte mm. 38, distanti le righe mm. 21. Ma le Z di abc sono a rovescio, sicché tali non si poterono stampare. La pietra è pietra bianca d'Istria, quella di abc levigata per giunta. ) (Continua) Monsignor Pietro Predonzani11 Ai 30 novembre decorso compivansi nove lustri dalla morte di questo prelato istriano ; ed è doveroso per noi il rammemorarne 1' anniversario, perchè ei fu davvero assai distinto per dottrina, per pietà, per uffici sostenuti, per benefici fatti, per influenza esercitata sul clero, sul popolo, e perfino nelle alte sfere in momenti di crisi politici e sociali. Il canonico Predonzani non è ricordato dallo Stanco-vich, essendo morto dopo che uscirono i tre vo- ') Il presente cenno biografico, giunto invero un po' tardi, ci venne gentilmente favorito da egregio nostro comprovinciale. N. d. R. lumi della sua Biografia, ; *) ciò è utile avvertire, perchè il presente brevissimo cenno potrà servire un giorno a chi imprenderà a narrare la vita di tutti quei sacerdoti istriani che bene meritarono della loro patria ; tra primissimi, per fermo, mons. Pietro canonico Predonzani. — „Nato a Pirano il 15 agosto 1765, fu prima allievo, e subito poi, per sei anni, maestro di belle lettere nel Seminario di Padova, nel quale ebbero istruzione e ispirazione da lui molti istriani che successivamente si distinsero in provincia e fuori per dottrina e cariche sostenute con molto onore. Chiamato più tardi dalla voce della patria, si restituì in Pirano, dove organizzò le pubbliche scuole e insegnò belle lettere e filosofia fino al 179S, nel qual anno, cedendo all' invito insistente e amoroso del vescovo Francesco Polesini e della città di Parenzo, andò ad assumere il posto di arciprete - parroco di quella cattedrale, posto che tenne fino alla morte. Dopo la morte del vescovo Polesini e durante il lungo periodo della sede vacante tenue orrevol-mente anche l'ufficio di vicario generale. Testimonianza di tutto ciò, oltre gli atti esistenti negli Afchivì Parentini, la abbiamo neHa tradì zio»« «he è ancora viva e diffusa in provincia e nelle sue cose stampate, delle quali tre sono principalmente note in provincia, vale a dire : 1. Didogo fra due parrocchi, uno di città e l'altro di villa, sopra alcuni argomenti menzionati nel novello codice Napoleone, ed altri ancora esplorati sull' appoggio del Concordato della Santa Sede con S. M. l'imperatore de' Francesi e re d'Italia. (In Venezia presso Antonio Rosa, 1S0S). 2. Discorso ed istruzione agrario - economica peius*) dei parrochi e proprietari dell' Istria. (In Venezia, 1820 nella tip. di Antonio Curti). *) Il canonico Stancovich nelle Notizie degli istriani ri-venti nel 1829, distinti per lettere, arti ed impieghi, pubblicate per cura del Dr. Felice Glezer da Rovigno coi tipi di Gaetano Coana, Parenzo, 1884, dice queste brevissime parole dell'illustre prelato piranese : « Predonzani Pietro nacque in Pirano. — Discorso e Istruzione Agro - sconomica per uso de' Parrochi e dei proprietari dell'Istria. Venezia, per Antonio Curti, 1820 — in 8" di pag. 392 e con un' Appendice di pag. 12 coli' esame critico di Antonio Longo, diretto all' ab. Angelo Ragazzi di pag. 8 per il suddetto Curti. » — Una nota a piè di pagina aggiunge : «Epigrafe in morte del vescovo di Parenzo Francesco dei march. Polesini nell'Oss. Triest. N. 8, 1819 (S. Bib. I).» N. d. R. 4t' ° 3. Concetti devoti in onore dell' Eucarestia. (Venezia, tip. di Giuseppe Gattei, 1833)." Monsignor Predonzani cessò di vivere nel giorno 30 novembre del 1841, colle benedizioni de' suoi conterranei e di tutta l'Istria. MARCO MOCHETTI Una delle più venerande figure del risorgimento italiano cessò di vivere nel giorno 10 del corrente: Marco Millghetti — scienziato, statista, soldato nelle guerre d'indipendenza, artista - scrittore. Nacque a Bologna l'8 settembre 1818; aveva compiti quindi sessantotto anni. La sua morte è rimpianta dall'Italia, e con l'Italia la rimpiangeranno tutti quelli che sanno apprezzare il patriottismo alto ed operoso, congiunto a gran cuore, grande ingegno, grandissimo carattere. In segno di lutto il Parlamento deliberò di sospendere per tre giorni le sedute, e di issare per quaranta giorni la bandiera abbrunata sull' edifizio parlamentare, di coprire con panno nero la tribuna del presidente, di esporre il busto marmoreo dell'insigne patriotta nella sala della presidenza, e di far stampare i discorsi di lui. 11 Governo poi avanzò proposta di un progetto di legge per erigergli un monumento a Roma. COSE VECCHIE ISTRIANE Un' epigrafe a Tommaso Capponi di Barbana La famiglia Capponi di Barbana in Istria, venuta di Toscana coi tanti fuorusciti che presero stanza anche tra noi nell'epoca delle sanguinose e funeste divisioni che straziarono 1' Italia, appartenne, come vuole tradizione, a quei Capponi fiorentini, che vantano per antenato il coraggioso e imperterrito cittadino, il quale osò resistere a Carlo Vili, che voleva imporre a Firenze condizioni vergognose : Sottoscrivete, disse il re, o faccio suonare le mie trombe ! — Capponi rispose : — E se voi suonate le vostre trombe, noi suoneremo le nostre campane ! Donde poi il famoso epigramma di Machiavello: Lo strepito dell' armi e de' cavalli Non potè far che non fosse udita La voce di un Cappon fra cento Galli. Nel secolo nostro illustrò, come è noto, questa famiglia, Gino Capponi, eminente patriotta e scrittore, di cui fu detto che operò colla penna e colle azioni magnanime di cittadino quanto il suo antenato avea fatto colla spada. Di questi Capponi fiorentini sarebbe il nostro Tommaso barbanese, padre a Bernardo Capponi, pure di Barbana, dottore in medicina, e fondatore della prosperità di Lus-sinpiccolo in uno ai sacerdoti Stefano e Giovanni fratelli Vidulich. Da Bernardo Capponi discende poi in linea retta 1' attuale capitano provinciale Dottor Francesco Vidulich di Lussinpiccolo ; probabilmente congiunto anche ai suaccennati fratelli omonimi. Questo breve esordio ci è sembrato opportuno per pubblicare sul nostro periodico un' epigrafe latina, composta o corretta da un capodistriauo più che ottuagenario, il marchese Girolamo Gravisi, 1720-1812, e fatta eseguire da Bernardo per il sepolcro del proprio padre Tommaso Capponi decesso nel dicembre del 1805. Ecco 1' epigrafe : thomae . andreae . capponi . bernardi . f. prob. integerrimo . cordato . viro QVI cunctis . patriae . muneribcs . optime . functis usque . ad . propraeturam . evectus tandem . inter . lacrymas . civium ob1it . vii cal. decembris . cioiocccv vixit . anno lxx bernardus . filius . med. doctor posterorum . memoriae rarissimo . patri . b. m. ii. p. m. Per la composizione o correzione della presente epigrafe, il Dottor Bernardo Capponi inviava al Gravisi la lettera che segue, conservata nel suo originale dagli eredi di quest' ultimo in Capodistria : „Ho avuto la disgrazia di perdere ai 25 Novembre passato 1' ottimo mio Genitore, delle di cui qualità morali può renderla informata estesamente il Sig.r Conte Boccliina, che lo trattò a lungo, e lo conobbe a fondo. Egli portò seco le speranze di tutti li Barbanesi suoi Concittadini, e il cuore de' suoi figli e famigliari. Quel Capitolo ha dimostrata la stima particolare che meritava 1' ottimo vecchio, con una parte e con una funzione funebre gratuita, che furono veramente dettate dal sentimento. Quel Canonico Stancovich mio amico, e non ignoto, per quanto io suppongo, a V. S. Nob., vorrebbe perpetuare la memoria del buon vecchio con un' Epigrafe sepolcrale a mio nome, e me ne chiede il permesso, comunicandomi 1' Epigrafe da lui imaginata, e invitandomi a riformarla se lo credessi opportuno. Concono di buon grado nella massima ; non sono però all'atto persuaso dell' Epigrafe stessa, e mi prendo la libertà di assoggettar e quella e l'altra eh' io preferirei, quanto al sentimento, al distinto e squisito gusto di V. S. Nobile, pregandola di combinare le idee convenienti al soggetto iu un' Epigrafe di suo gusto, eli' io farò incidere nel marmo, e passar quiudi alla posterità. Scarso conforto dopo una perdita così lagrimevole! ma pur conforto in un avvenimento irreparabile! Le chieggo perdono del disturbo, e sicuro del compatimento generoso di V. S. Nobile, me le raffermo colla maggior considerazione," Trieste, 1(3 Xbre 1805. Bernardo Capponi ITotìzie Giovedì, 9 del corrente, fu inaugurata la IV sessione della Dieta provinciale. Erano presenti il capitano provinciale cornili. Francesco Dottor Vidti-lich, 1' i. r. consigliere di luogotenenza cav. Carlo Gumer nob. de Engelsburg quale commissario governativo e vari deputati. In Albona e a Pisino vennero costituiti i gruppi Pro patria. Direttori del gruppo albonese sono il Dr. P. Millevoi, l'avv. A. Scampicchio, e il notaio Dr. G. Lius ; — direttori del gruppo di Pisino furono eletti l'avv. Adamo Mrach, i sigg.i Leaudro Camus e Pasquale Jvich. La società alpina delle Giulie imprenderà ancora in questo mese una passeggiata nella valle della Ros-sandra, e un' escursione nella valle del Quieto. La direzione avverte i soci che alle escursioni potranno condurre anche ragazzi di loro famiglia. 11 circolo accademico italiano iu Vienna unì la sua voce alle tante che si levarono a felicitare Graziadio Ascoli nella ricorrenza del suo giubileo cattedratico. Dietro iniziativa del comitato direttivo quel sodalizio gli inviava un indirizzo su pergamena, in cui gli professava la più alta riverenza ed il più profondo rispetto. L'indirizzo aveva iu calce ben 75 firme. L'illustre professore ha risposto per telegramma le seguenti parole : Al Circolo accademico italiano di Vienna ringrazia con tutta V anima per la splendidissima onoranza della quale andrà perennemente altiero, Graziadio Ascoli. Il prof. Alberto Pusclii, direttore del civico Museo di antichità, fece domanda alla Delegazione municipale se essa abbia nulla iu contrario che il signor de Belfort, direttore dell' Annuario Numismatico di Parigi traduca iu francese lo studio Sulla zecca dei Patriarchi d'Agititela, da lui pubblicato nell' anno 1884 nel programma del Ginnasio comunale superiore. La Delegazione rispose che si dichiarava ben lieta di concedere il chiesto permesso. L'assemblea „Pro Patria" Troppo tardi per fare una descrizione di questo patriottico convegno, aperto il 28 decorso, nella ospitale Rovereto, dopo che nei giorni scorsi estesamente e col più sentito entusiasmo ne parlò la stampa di tutte le provincie consorelle. Riporteremo soltanto qui le deliberazioni prese : Applaudita la relazione del Dr. Sartorelli sull'operosità sociale del Pro i atria nel Trentino : e del pari applaudita 1' altra relazione del Dr. Cofler sull'operosità del Pro Patria di Trieste, Gorizia ed Istria, venne accolta ad unanimità la risoluzione proposta dall'Avv. L. Cambon di Trieste, tendente a chiedere al Governo la istituzione d' una completa Università italiana. Fu pure accolta, a maggioranza di voti, la proposta del signor Segalla di pubblicare tutti gli atti sociali sinora esistenti per la formazione dei Gruppi, in volume, a beneficio del Pro Patria. Con vivissimi applausi si accolse, poi, la proposta dell'avv. Dordi di alternare la sede sociale tra Rovereto e Trieste, e di dividere la rappresentanza sociale • l'amministrazione in due sezioni : una per il Trentino, e una per Trieste, l'Istria e il Goriziano; rimettendo la relativa stilizzazione delle nuove disposizioni analoghe dello statuto alla Direzione. Dopo ciò, si passò alla elezione della nuova Direzione, la quale riesci composta così : Bertolini, Can-delpergher, Dr. Cofler, De Biasi, Dordi. Gerol.i, Gérosa, Grillo, Martini, Paubicer, Riccabona, Sartorelli. Il Consiglio di sorveglianza riuscì composto di : Bazzauella, Pauizza, Tambosi. A giudici arbitri furono eletti : Marani di Gorizia, Venezian di Trieste, Veuier di Buje. La Direzione si costituì nominando a presidente il Bertolini, a vicepresidente il Cofler. Quando P adunanza si sciolse, scoppiò una fragorosa acclamazione al Comitato promotore. Consiglio agrario Il comitato permanente del Consiglio agrario provinciale tenue seduta iu Parenzo addi 4 corr., e pertrattò i seguenti importanti argomenti : intorno alla prossima rinnovazione dei trattati di commercio coli'impero germanico e col regno d'Italia per ciò che riguardano i rapporti economico - agrari dell' I-stria ; sull' elezione di un membro del comitato permanente in rappresentanza del gruppo dei consorzi compresi nei distretti di Pisino e di Volosca ; sul-l'erogazione degl'importi di dotazione riservati pel 18S6, nella cifra di fui. 1600; sopra una Nota della Società agraria di Gorizia diretta al Consiglio agrario dell' Istria spettante il progetto di legge sui danni elementari, che verrà prossimamente pre- sentato al Parlamento ; sull' attività del consiglio agrario provinciale nell'anno 1886 (relazione) ; sul preventivo per il 1887; sopra i docenti ambulanti al servizio dello stato in Istria; sulla domanda del consorzio agrario ili Pirano per una sovvenzione allo scopo di studiare il modo di difendersi dalla fillossera e dalle montane, e di bonificare la valle di Siciole ; sopra le misure amministrative da attivarsi dal Governo contro la peronospora; e infine sopra un Osservatorio sanitario da aprirsi in Pola, col compito specialmente di sottoporre a rigoroso studio scientifico e sperimentale la vitalissima questione della malaria. La seduta del comitato aperta alle ore 12'!2 pom. fu sospesa all'lsj4; ripresa poi alle 1, si prolungò fino alle 61pom. Il giorno 6 ebbe poi luogo la seduta plenaria del Consiglio agrario, di cui nel prossimo numero daremo la relazione. MUNIFICENZA SOVRANA S. M. il Re Umberto ha mandato in regalo alla Biblioteca Civica di Trieste la splendida edizione della Divina Commedia, che l'intelligente e munifico protettore delle lettere ha fatto pubblicare di recente, dedicandola al figlio suo. Il dono era accompagnato da una lettera del ministro Visone, in cui è detto che Sua Maestà il Re d'Italia si compiacque ordinare la pubblicazione della Commedia di Dante Alighieri col Commento inedito di Stefano Talice di Ricaldone, cimelio conservato nella Biblioteca Reale di Torino, e volle dedicato il volume al suo amatissimo figlio, il principe Vittorio Emanuele. Il ministro Visone soggiunge poi che il Re d' Italia ordinò il dono alla Biblioteca Civica di Trieste, desiderando di attestare a questa istituzione 1' alto conto in cui tiene i servigi che essa rende alle scienze ed alle lettere. Questa edizione, veramente magnifica, esce con le stampe di Vincenzo Bona di Torino. È pubblicata per cura di Vincenzo Promis, bibliotecario di S. M., e di Carlo Negroni, socio della R. Commissione dei testi di lingua. La dedica inspirata ai più nobili e più alti sensi fu già da noi publicata nel N. 1 ottobre a. c. Il grosso e ricco volume, stampato con una nitidezza ed esattezza ammirabili, è avvolto in una pergamena alla foggia antica, e reca lo stemma reale d'Italia. La Biblioteca Civica di Trieste, cui sono legate le più care reliquie della storia, e della letteratura di Trieste e dell' Istria, è legittimamente superba di accogliere il dono regale di Umberto I, che essa custodirà come un documento di massimo onore. Anche alla civica biblioteca di Trento S. M. il re d'Italia inviò lo stesso splendido dono della Divina Commedia, avvolto in pergamena con lo stemma reale. Cose locali Ieri sera ebbe luogo una seduta della rappresen-tanza comunale, nella quale venne conferito con voto unanime di fiducia alla deputazione comunale, il mandato di concorrere alla pubblica asta per assumere la percezione delle imposte erariali del distretto steurale di Capodistria, pel venturo triennio. Bollettino statistico municipale di Novembre 1886. Anagrafe. — Nati (battezzati) 26 ; fanciulli 17, fanciulle 9; — Morti 22; maschi 8 (dei quali 3 carcerati), femmine 6, fanciulli 4, fanciulle 3 al di sotto di sette anni, nonché 1 femmina nata morta. — Trapassati. 4. Genzo Nazario, d'anni 8 — 5. Mar-tissa Antonia di Andrea, d'anni 28 — 9. C. G. (carcerato) da Fiume, d'anni 39 — 10. Genzo Orsola di Nazario, d'anni 12 — 14. Favento Damiano fu Matteo, d'anni 86 — 15. Pallina Carolina fu Matteo, d'anni 72 — 15. P. G. (carcerato) da Cilli, d'anni 37»— 17. Parovel Domenica fu Francesco, d'anni 79 — 20. Ra-bich Giovanni fu Matteo, d'anni 56 ; Mik Carlo di Giuseppe, d'anni 26; Carbonajo Paola fu Giuseppe, d'anni 80 — 23. D. G. (carcerato) da Gorizia, d'anni 54 — Grasso Girolamo fu Antonio,. d' anni 73 — 29. Deponte Giustina fu Giuseppe d'anni 59. Più fanciulli 4, fanciulle 3 al di sotto di sette anni, nonché 1 femmina nata morta. — Nlatrimonii : Almerigogna Giacomo di Michele — Gavinel Santa di Nicolò ; Majer Nazario di Filippo — 01 eri ich Giovanna di Giovanni ; Brainik Mattia di Giovanni — Mocor Antonia di Giuseppe ; 7. Pesaro Giuseppe di Francesco — Delconte Elisabetta di Nazario ; 20. Pizzamus Antonio di Valentino — Dequel Anna di Giuseppe; 22. Pizzamus Antonio di Antonio — Mahnich Maria di Giuseppe ; 24. Minca Nazario di Francesco — Babich Maria di Giovanni; Zorzet Antonio di Giuseppe — Brainik Anna di Giovanni ; 25. Norbedo Nazario di Giovanni — Rotta Antonia di Matteo ; 27. Opara Andrea fu Matteo — Scher Caterina di Lorenzo; Iakomin Giuseppe di Michele — .Perossa Maria di Andrea. Polizia. Denunzie per contravvenzione all'ora di polizia 2; per complicità in furto 2; per contravvenzione in oggetto di polizia stradale 1 ; per eccessi 1 ; per vagabondaggio 1 ; per furto 2. Sfrattati 11. — Usciti dall'i, r. carcere 15, dei quali, 8 dalmati, 1 istriano, 3 triestini, 1 sti-riano, 1 carniolo, 1 tirolese. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 5 ; per ettolitri 16 litri 39, prezzo al litro soldi 36 — Certificati per spedizione di vino 16, per ettolitri 31, litri 65. — Animali macellati: Buoi 56 del peso di chil. 10626, con chil. 787 di sego; vacche 4 del peso di chil. 644, con chil. 43 di sego ; vitelli 27 ; castrati 68. — Licenze di fabbrica 1. — Licenze industriali 0. — Bollettino mensile delle malattie zimotiche Capodistria — Angina difterica, colpiti 2, guariti 4, due dei quali rimasti dal mese precedente; morti 1 dei rimasti dal mese precedente, rimangono in cura 0. — Croup. 1 caso seguito da esito letale. — Morbillo, colpiti 0, guariti 3 rimasti dal mese precedente. Colera, 1 caso seguito da decesso. Lazzeretto — Morbillo 1 caso seguito da guarigione.. — Appunti bibliografici G. Visconti Venosta. Il curato d'Orobio. Racconto. Milano, Treves, 1886. Ecco un libro come il Libeccio, che „quel che el trova el lassa," così dicono i nostri marinai. Non sarà un libro che faccia epoca, non aprirà nuovi orizzonti, non ispazzerà del tutto le nubi ; però tra una finestra e l'altra ci mostrerà anche il sole. Bella pretesa è questa di certi lettori e critici che vorrebbero ogni anno un qualche capolavoro letterario ; e sprezzano gli sforzi di chi nel bujo s'ingegna di accendere il suo lumicino. Dunque accettiamo subito il curato d' Orobio ; e affrettiamoci a dire che, se non è proprio un faro, spande però dintorno un bel lume. E prima di tutto raccontiamo. La tela non è vasta, gli antefatti pochi, possiamo quindi sbrigarci in poche parole. Don Cornelio, per la grazia di Dio e la volontà della nazione, curato d' Orobio, apre il fuoco di fila. Ho adoperato questa forinola per far capire che don Cornelio è proprio un' avis rara, un avanzo del quarantotto, buon prete e buon cittadino. Yien poi un conte, amico del curato che muore mezzo fallito, raccomandando alle cure di lui la sua figliuola Cristina, fiorellino dei campi, cresciuto vicino ad altro fiore come sopra, Enrico figlio d'un amico del conte. Piantiamo subito i termini dell' eguaglianza: Enrico, Cristina = Renzo, Lucia. Il povero curato d' Orobio è sulle spine perchè non sa come racco-cogliere l'eredità del conte ; e più tardi accortosi dell' amore dei due giovani farà fuoco e fiamma per vederli uniti. Don Cornelio = Fra' Cristoforo. Ma c' è il suo ma, nella persona di donna Fulvia sorella del conte, che accoglie in sua casa la nipote Cristina, e paga i debiti del defunto fratello col quale in vita non è inai andata d'accordo un'ora. Donna Fulvia è una dama del biscottin, • come dicono a Milano, cioè spigolistra, reazionaria della più brutta acqua, e fa il bene rabbiosamente pel gusto di raddrizzare le teste, e magari anche le gambe ai cani ; e questa si oppone con tutte le forze al matrimonio progettato tra Enrico e Cristina. Dunque donna Fulvia = donna Prassede, e un po' anche donna Fulvia = don Rodrigo. Donna Fulvia venuta a prender possesso della villa del defunto fratello ad Orobio, si guasta ben presto col curato ; e approfittando della sua influenza in Curia, lo manda in altra sede, dopo trent' anni di onorato servizio, su su in una misera parrocchia di montagna. Cristina vessata dalla zia, per non maritarsi ad uno sciocco, entra in un monastero,-con l'intenzione di farsi monaca. Ma a tempo un buon colpetto manda all'altro mondo donna Fulvia ; anche il curato muore di crepacuore, povero vecchio; e i due giovani celebrano il matrimonio. Questo è il quadro coi personaggi principali; ci sono poi i secondari, alcuni vere macchiette molto bene riuscite, come il sindaco, altre un po' troppo caricate : don Innocente il successore di don Cornelio ad Orobio, il favorito di donna Fulvia, e tutti que' pretazzuoli venuti a riempire il ventre e le tasche al famoso pranzo di donna Fulvia ; alcune poi del tutto sbiadite, quali la figlia di lei col rispettivo marito, e che non danno nè in tinche nè in ceci. Tra i personaggi secondari, molto bene riusciti, e che appalesano una vis comica non comune nell' autore per me tengono in primo luogo due cani. Ugolino e Fleurette che attaccano brighe al primo vedersi, proprio come i rispettivi padroni : don Cornelio e donna Fulvia. Ci sono delle scene commoventi perfino ; quel povero cagnolino obbligato a rimanere in casa rinchiuso per isfuggire la persecuzione di donna Fulvia, che precede il suo pa-drene nelle passeggiate, che lo segue mogio mogio fino alla nuova dimora, che corre incontro scodinzolando agli amici, ha un non so che di umano, di semplice, di biblico ed omerico, che ci ricorda le più belle scene della nostra vita famigliare. Questo è il quadro ; dopo tutto un bel quadro, ma ci manca la cornice. Mi spiego, l'è troppa narrazione ; i personaggi parlano troppo, e manca del tutto la parte drammatica specialmente alla fine precipitata. Le angustie di Enrico in Inghilterra; le agitazioni d'animo di Cristina nel convento, la morte di donna Fulvia, che più? la morte stessa, di don Cornelio, che è il primo uomo della storia, il lettore la sa per via di narrazione, senza entrare in medias res. L'autore si è diffuso invece negli episodi, in fatti di secondo ordine come nel pranzo, e nella famosa processione per iscacciare gli insetti nocivi, e che fa nascere un tafferuglio nel quale perfino Ugolino e Fleurette rasentano la caricatura. Descrizioni dei luoghi, scene, sentimento vivo della natnra, punto. Una volta sola l'autore si è provato a descrivere un salotto (pag. 99) ma non ci è riuscito per mancanza di brio, di disinvoltura. Tre o quattro erano, si vedevano : il repertorio solito dei verbi e degli aggettivi ; epiteti punto. Certo gli scrittori devono oggi più che mai rammentare il precetto d' Orazio, la moda non tollera i lunghi capitoli, dove aut flumen Rhenum, aut pluvius describitur arcus ; ma un po' di sosta, un po' di varietà, una qualche occhiata di quando in quando, tanto per riavere il fiato, ci vuole. Tolte le descrizioni, si desidera nel romanzo la potenza d'analisi, 1' esame di una passione, e 1' autore vi si è provato ; qualche volta indovina, accenna, lascia travedere, come in quel buon don Luigi, ma la foga della narrazione lo incalza, lo preme. Si direbbe che ha paura di eccitare i nervi a sè ed al lettore; e perciò salta a piè pari le situazioni drammatiche, rifugge dal toccare certi tasti, dall'addentrarsi in un esame, e torna di preferenza ad esilerare lo spirito nelle situazioni comiche, nel dialogo festoso, scorrevole. Conclusione: la lepre c' è, manca la salsa. Meglio in ogni modo cosi. Che farne dei libri, dove c'è, la salsa.senza la lepre? Ho detto prima dei difetti, per toccare da ultimo dei pregi e lasciare così me ed i lettori a bocca dolce. Il primo pregio di questo e degli altri scritti del Visconti Venosta è l'opportunità dell'argomento. Ne' suoi racconti si sente sempre la vita moderna ; l'autore mette sempre il dito sulla piaga, e cerca porre rimedio a qualche malanno sociale. Così ha fatto egregiamente in altro suo racconto — L'Avvocato Massimo e il suo impiego — (1). Ed anche questa volta non ha mancato all' officio nobilissimo di educatore della nazione. Non passerò quindi a discutere se l'autore sia e quanto manzoniano (questioni inutili) ; è certo però che il Curato d' Orobio non è scritto ad occhi chiusi sulla falsariga del Manzoni, e che l'autore non ha tirato in campo, tanti preti per imitare il grande maestro. No, lo ripeto, in tutto ciò, si voglia o non si voglia, c'è una questione d'alta importanza sociale. I parrochi sono i primi educatori nella campagna, la loro influenza è sempre grande ed è desiderabile rimanga tale. Ma perciò ci vogliono buoni preti, e buoni patriotti appunto come il curato d' Orobio. E dei buoni preti si va lamentando sempre più la mancanza. I pochi, che sotto la sottana nera sentirono battere il cuore per la patria nel quarantotto, scompariscono uno dopo l'altr-o, o sono tentiti d'occhio dalla Curia retriva, e persino si tenta di aizzare loro contro il clero, come avvenne testé nel Friuli all'illustre Cicuto parroco di Bagnarola, che primo mi aperse la mente e pel quale professo la più riverente ed affettuosa stima di discepolo. Dacché una piena libertà fu lasciata ai vescovi in Italia nell' educazione dei seminari, uon solo per gli studi teologici, ( e questo è giusto) ma pei liceali, ginnasiali e persino elementari, viene su una turba raccolta negli ultimi strati della società campagnola, *) Novelle di Visconti Venosta. Le Mounier Firenze, 1871. e così si formano i preti ignoranti come don Innocente, beoni come don Prospero, lurchi e sporchi cerne don Matteo, e tutti i buoni cittadini guardano con timore a questo miserabile stato di cose ; perchè, se da un lato i preti ignoranti e nemici del paese alienano sempre più gli animi di chi studia dal sentimento religioso, nello stesso tempo propagano l'immoralità, la superstizione, l'ignoranza, l'odio alle istituzioni che ci governano nelle basse plebi della campagna, ed in tutti e due i casi sono nocivi alla patria, perchè così la negazione del sentimento religioso come il pervertimento del sentimento stesso recano danno alla società. Ben fece adunque l'egregio Visconti Venosta a trattare questo argomento importantissimo oggi ; come bene avvertì un altro critico, 1' amico mio il Prof. Ronzon nella Cultura del Bonghi: in ciò sono con lui pienamente daccordo. Si capisce che il Visconti Venosta, senza lasciarsi trascinare dalle esigenze della tesi, mira specialmente a questo punto; e quando ne tratta il suo stile è efficace, robusto, vivo. Si oda per esempio parlare il Sindaco a pag. 150. L'amico ingrossa la voce, e dice a suocera perchè intenda la nuora. Trascrivo queste parole perchè rappresentano benissimo la situazione. „Nei nostri paesi una volta, lei lo sa, c' era sempre un buon curato, un buon prete ch'era il padre e l'amico di tutti ; eh' era spesso quello che ne sapeva più degli altri, e sempre quello che aveva il cuore più largo; che nei dissidi metteva la pace, che faceva all'occorrenza da arbitro, da conciliatore, e da capo del Comune ; che tutti riverivano ed amavano perchè era il primo patriotta del paese. Li ho conosciuti io, e li rammenterà anche lei, i nostri buoni curati d'un tempo ! . . . . quelli del quarantotto ! . . . . Ma quei tempi sono passati. L'un dopo l'altro sparirono da questo mondo .... o perseguitati dovettero nascondersi. Al loro posto ci sono i nuovi. I più vengono guardandosi in giro sospettosi come sentinelle in un paese nemico ; trà loro e le faccende di questo mondo piantano in mezzo una siepe di spini ; e la gente che non vuol pungersi, li lascia al loro posto, come piuoli senza radici e senza frutti. Canzonare il curato è ora un canzonare chississia. Se ce n' è uno buono, bisogna che anche lui si tenga chiuso sotto quattro catenacci; e i più sono anche poveri e ignoranti, perchè a chi mai può piacere una vita simile? . . . Forse altrove non sarà così; ma a noi è così che ce li mandano adesso.....Lei è 1' ultimo, in questi paesi dei nostri preti del quarantotto . . . . e lo creda a me, lo spazzeranno via anche lei! . . Su per giù le stesse cose si potrebbero ripetere anche per l'Istria; e fanno quindi opera meritoria e civile quelli che assecondano gli sforzi di Monsignor Flapp per F instiamone del seminario diocesano. Da altre belle pagine del Visconti Venosta traluce questo pensiero. Così nei discorsi del curato con donna Fulvia, nei quali mi tornò di non poca soddisfazione vedere come l'egregio autore convenga meco in molte idee espresse nel mio romanzo — La Contessa Matilde. Non già che io abbia la ridicola pretesa di avergliele suggerite; chè è probabile, anzi certo, ignori del tutto que' miei scarabocchi: torna però gradito a due galantuomini trovarsi sulla medesima strada e con gli stessi intenti. Le ragioni sostenute in due valgono sempre di più; anche se quei due sono il cardinale e la serva di don Abbondio. Anche le poche righe dedicate a don Luigi ; quell' accenno alla sua vita intima, alle paure, agli strazi del cuore, al suo ultimo sacrifizio sono eloquentissime e fanno pensare. Fortunato lui, poiché la morte venne a risparmiargli un ultimo disinganno. Raccomando adunque questo racconto, non romanzo (e per essere tale gli manca ripeto, la cornice, la varietà, lo svolgimento ricco e vario dei casi) a tutte le famiglie; ai giovani ed alle giovanotte specialmente, ed alle signore che non hanno bisogno di eccitamenti, e soffrono di nervi. Tutti poi lo potranno leggere con diletto e con crescente curiosità tenuta fino all'ultimo viva; e questo non è poco merito oggi nella colluvie di libri che, per tentare nuove strade, o ci menano ad ingolfare nei pantani, o a smarrirci nei boschi densi, da nessun sentiero segnati, tra le fratte spinose, e i tronchi avvitolati e nodosi delle analisi oltramontane. P. T. I PRONOSTICI METEOROLOGICI «Bis in idem» Qualche giorno fa un foglio di Milano disapprovava, e secondo me, con molta ragione, quei giornali che avevano pubblicato le „solite previsioni sul tempo" per il mese di dicembre, e assai giustamente notava clic „il tempo farà al solito a suo modo." Ma altrettanto giusta non era, sempre secondo il mio debole parere, l1 altra frase che seguiva nel periodo : „ . . . e non a quel modo che vorrebbero gli scienziati." Ma se i meteorologisti più autorevoli sono appunto i primi a dichiarare che, pur essendo la previsione razionale del tempo uno degli scopi, e spesso anche il principale, a cui tendono i loro studii, sono attualmente ancora molto lontani CAPODlSi'RlÀ, Tipografi» di Carlo Priora. dalla soluzione del vastissimo, forse troppo complesso, problema ! Sommamente esplicite sono a questo proposito le parole con le quali il professore Schiaparelli chiude il suo articolo „Topografìa e Clima di Milano" nell'opera Mediolanum (Vallardi, 1881): „La previsione del tempo! è quanto dire la pietra filosofale dei nostri giorni. Questa previsione, o è empirica e limitata a brevissima scadenza, ed allora non ci conduce molto al di là di quanto insegna ai nostri campagnuoli la lunga esperienza del clima locale ; o si vuole estendere al di là del domani, e fondare sopra una cognizione completa del meccanismo atmosferico, e allora pur troppo si deve confessare che questa scienza non esiste, ed è tuttavia nascosta nelle nebbie dell'avvenire. Sarà duuque opportuno che si cessi una volta | dal promettere alle popolazioni a nome della scienza ' ciò che oggi la scienza non può dare." A queste gravi parole, che molto opportunamente furono poste ad epigrafe di un recente trattatello popolare di meteorologia ')> mi permetto di aggiungere una cosa sola, cioè che i giornali (fatte, ben inteso, le de- < bite eccezioni) ed il pubblico in generale dovrebbero da parte loro persuadersi di questa verità incontrastabile, puramente di fatto, che chi fa le „solite previsioni sul tempo" non sono gli astronomi ed i meteorologisti, come pur troppo volgarmente si crede, ma sono i visionär» che s'illudono d' aver divinato qualche misteriosa legge di relazione tra le vicende atmosferiche ed i moti della luna e dei pianeti, e così fauno, in buona fede, nient' altro che dell' astrologia, per quanto semplicemente meteorologica e non giudiziaria; oppure sono, nella maggior parte dei casi, gente che specula sulla pubblica credulità, e riempie gii almanacchi di previsioni affatto cervellotiche e fantastiche unicamente a scopo f di bottega. I soli pronostici serii, gli unici che abbiano utilità nel nostro paese, sono quelli che emanano dall' Ufficio centrale di meteorologia a Roma, dove ogni mattina si ricevono telegraficamente i dati meteorologici di molte stazioni italiane ed estere, e dove quindi, dalla conoscenza delle condizioni del tempo dominanti in Europa ad una data ora, si possono dedurre, scientificamente e per leggi ormai stabilite, le probabilità del tempo in Italia per V indomani. Sicché, quantunque questi presagi siano presentati come semplici indicazioni probabili ed a breve scadenza, la loro utilità mi sembra tanto manifesta che mi permetto di ripetere ciò che dicevo un paio di settimane fa, cioè esser desiderabile che i presagi del tempo ricevano una pubblicità ed una diffusione in grado assai maggiore di quel che avvenga attualmente, e che si cerchi il modo di accelerare il passaggio dei dispacci meteorologici attraverso agli Uffici telegrafici sia per la trasmissione delle osservazioni dalle varie stazioni a Roma ai diversi centri. In tal modo si farebbe un gran passo verso lo scopo di aumentare d'assai l'utilità pratica del servizio dei presagi, e così le popolazioni, apprezzandone i vantaggi, imparerebbero presto a disprezzare le sedicenti previsioni dei ciarlatani. Michele Rajna. l) F. Porro, Elementi di meteorologia ; pubblicazioni della R. Società italiana d'igiene. N. 28-29. Pietro Madoiuii» — Anteo Gravisi edit. e redat. re«poHS»T>ili