¥5 Pudenda {ca Quei Don Chisciotte, arrivalo che fù alla sommità della collina, si voltò verso lo scudiero e, sorridendo: — Dimmi, Sando, che ne dici di «Demolìrazijo»? chiese. Dlpensò un pò Sando e, amiti ccando, rispose: — Che vuole. Vostra Signoria, lei lo sà bene. — Si, Sando, rispose il Cavaliere, ma, pure, il «Giornale di Trieste» aveva detto che, finalmente, era sorto t(n partito slavo antitotalitario con il Quale ci si poteva intendere.., — MI perdoni, Vostra Signoria. ma le cose si sono ingarbugliale e si comincia a vedere che 1 due fascismi, quello bian-cnrnssoverde e quello bianco- rossoblu, non sono del tutto tirnici. — E sia pure. Sando, ma in questo modo mi pare si sia ritornati al 1920. - Eh, no, Vnstrasignnrla. Le cose sono cambiate e di parecchio da allora. Crede lei c*e siano passati renio»’anni per n ente e che niente abbiano recato le guerre parti giurie? — Già, Sanno, e questo mi -nnlsola. .Ma, dimmi ancora, non credi che le fratture tra i due ■nazionalismi non siano che trucco etti cscnaìtati da] padrone ed eseguiti in sinfonia dai due servì tricolorati? — 1 nnmvftamenti cromatici vatnnnn ben poco. Vostra Signoria. Ometlo che conta è che tatti e due sostengono come non vi possa essere paciferi convivenza mentre rfot sappia- . ma che in gueltn città si può I benissimo vivere In pace, in ar- I monia e senza lotte a coltello. — Dici bene, Sando, affermò il Lungo Cavaliere, e l'esperienza Ce lo dimostra. — Certo, Vnstrasignoria, e sarei l’ultimo degli scudieri se non le dicessi che al min paese si usa di-re — non mangiare certe ossa se non vuoi che ti restino-in gola —. Tacqaesi a lungo il Cavaliere e ripensò ai morti sulle cime dei monti di llosnia e degli A-pennini. Sando, dopo un pò, rompendo il silenzio chiese.-— Vostra Signoria, mi dica, continuerà lei a comi,attere ancora contro immolivi a vento? - Sì. Sancin, rispose il Cavaliere della Mancia, sempre Perchè, vedi, anche se il volao i considera Inutile la mia batta-j glia rimiro t fantasmi, come lui 'i chiama, il min combattere dà. In 'ine. fePdtà agli uomini E, continuando, dopo un atti- mo, rasserenatasi la fronte del generoso hidalgo: — Sando, — chiese — che ne pensi ir.torno a. «fucil eri* fatti prigionieri in Cina dagli ■eserciti popolari — «Non intervento» Vostra Signoria. — E dei settanta morti di Pagdad? — Fair-play, disse Sancin. —E dei 6 milioni di disoccupati? — America for ever. signore — E della 1 nazlOTiaV-zn-inne delle industrie in Inghilterra? — It’s a long way lo Tippe-rary... — Che ne dici di Aeriti? — Domine, libera nos a malo. — E dl Truman? — E’ vietato la bestemmia e il turpiloquio. * T Sorrise Don Chisciotte delle lepidezze del suo scudiero e guardandolo fisso: — Tu sfotti, Sancio. non sai mai essere serio, aggiunse. — E perchè, Vostrasignoria? Non crede lei che queste siano cose serissime? Mentre noi parliamo, migliaia di uomini muoiono per difendere la loro patria, per essere liberi in rasa propria, per tagliare le unghie ai predoni di casa e a quelli di fuori. — £ tu cosa fai, Sancio? chiese allora il nostro Eroe. — Io, Vostra Signoria, io preparo le lime per raspare gli unghioni a qualcuno : lavoro come posso e faccio qiièllo che posso. Come dicono al mio paese — se tulli fischiano nascono i cicloni — ... Scosse il capo, approvando. Don Chisciotte e voltata la cavalcatura si diresse verso la città più prossima. Sancio lo segui fischiettando un inno «su« venivo*. Settimanale umoristico €mkfa noristico dei Territorio di Trieste Peccala è la plima pletla deli edificio demoeìalico che gli 'dali ani eìigelati no il 18 a pitie ! PREZZO m TUTTO IL T.L.T. Lire 20. Tassa postate pagata - Abb. H Gruppo U. 11 - 21 FEBBRAIO 1948 Nulla di nuovo, niente di strano, tutto procede con passo piano, nessuno s’agita nè fa baccano. La folla passa mesta e silente, pare che nulla le sembri urgente. Ma non è tragica: * indifferente! Guarda I negozi, la mercanzia, contempla 1 prezzi Poi passa via. La paga è miserai «Santa Maria., j*. Ha scarpe rotte tna non ci bada, vesti fruste Per la strada n°n pensa al lógoro. «Va male? ... Vada!., js. Al mal s’abitua dopo un momento: Passato quello non c’è tormento. £ guarda impavida senza un lamento. Vaiolo, tifo. Peste, colera, dissenteria ° fame nera: non grida isterica, non si dispera. S’abitua a tutto con cuore .eterno, s’abitua pure al mal Governo che, quando è «cròdiga», manda all’inferno! Così a Trieste regna l’incuria, sol di miseria non c’è penuria. Nulla d’insolito G$- Emme infuria! DVLC1NEO ~~ Ma come mi norfi la p«> ella senza I voti? ~ E Qhè sono fèsso? I voti 11 ho venduti Mia Deinocrs a Cristiana e et ho fatto un sacco di quattrini (Dis. ai Walter) IN VISTA DELLE ELEZIONI IO SUO PADRE Sole dell’amcizia — Beh, sentiamo un pò caro Pierino, che cosa farai quando diventerai prande? Il figlio del C. P.: — Voglio sconfinare crune »»pài • (JDts. di Walter) il MiimniDf Dl TOGLIATTI — Riscaldatevi pure al sole, ma non dimenticate che se l'Inverno è stato fino ad ora cosi mito lo l’interessamento del Consiglio di Zona presso il Governo Militare! dovete solamente al- (Dis. di Red) Chissà perchè, da un paio di giorni a questa parte, in Italia vengono fatti dei sensazionali rinvenimenti di armi. Armi si trovano a Torino (un vero arse- ■ naie), bombe in Sicilia, pistole ! in Toscana, insomma non passa ' giorno che in qualche località : della penisola i bravi agenti di Scerba e Facciardj non rinvengano qualche gingillo. E, non occorre nemmeno dirlo. assieme alle bombe ci sono la bandiera del Partito comunista, o la tessera di qualche partigiano, o le mutande i Togliatti, fi che dimostra irrefutabilmente come t co- j munisti si preparino al colpo di j mano in vista deTla prossima di j sfatta elettorale, e ammassino armi per porre in esecuzione il famigerato « Piano K ». E* però perlomeno strano, che tali sensazionali rinvenimenti a j catena, avvengano proprio in questo periodo preelettorale, e proprio quando » partiti della coalizione governativa hanno ri- I cernito a Pescara una Così sonora lezióne dal corpo dettatale. E dai momento che Pescara è stata la— prova generale delle pross me elezioni politiche, si j deve dedurre che il seggiolino dei neocancellieri sia piuttosto traballante. Ma non basta. P : da mesi che contro le sedi delle organizzazioni democratl-che-, contro i laboratori isolati e. cortei del popolo, contro diri- i senti delle organizzazioni sinda cali, si è scatenata l’offensiva i dèi terrorismo fascista. E’ da mesi- che i partiti democratici, con alla testa, il P.C.I., richiamano con . insistenza il Governo j nero alla sua responsabilità, denunciando alla nazione le continue provocazióni neofasciste e invitando le autorità preposte all’ordine pubblico a schiacciare le organizzazioni terroristiche sequestrando le armi che ancora «n gran co pia sono a disposizione dei nuovi squadristi. H Governo invece non ha fatto nulla di tutto questo, benché la cosa fosse relativamente facile, dato òhe i responsabili sono facilmente individuabili. Ma era molto comodo, per i partiti della coalizione governativa, avere questi alleati occasionali che appoggiassero le azioni della polizia contro i lavoratori e ;e loro > organizzazioni. DI conseguenza l’esistenza di armi e di armati era, com’è tutt’ora, non scie tollerata ma anche favorita. Oggi, che ci si è accorti come neanche questi mezzi siano nu sciti ad aver ragione del’a compattezza delle masse, e che si vede con - terrore avvicinarsi sempre pii il. « redde ratlonem * del 18 aprile, non resta che ricorrere all’unica arma rimasta: la provocazione, nell’intento dì rimandare le elezioni e di trascinare Tfč] in piazza la classe operaia per schiacciarla sanguinosamente e mettere fuori legge t suoi partiti. Per questa ragione si va Inscenando la campagna del rinvenimento delle armi, accompagnata da un gran battere delle grancasse democristiane che annunciano a titoli vistosi come accanto alla bomba a mano d fossero le mutande di Togliatti. Come se la gente fosse cosi scema da prestar fede a certe trovate- da... Sceiba, e non si accorgesse che questa improvvisa frenesìa dì... scoperte, dopo un così lungo periodo di cecità volontaria, non si a troppo artificiosa per essere vera. £ «l trucco dèlia bandiera o della tessera è una cosa ormai tanto vecchia e tanto sfruttata, da ottenere proprio l’effetto opposto di ciò che si voleva. Col risultato che il 18 aprile la legnata di Pescara sembrerà una cOrrezza. RONZINANTE «Hanno rag'one gli operai» — disse il ricco industriale. — «Bisogna accostarsi alla Russia, da oggi in avanti berrò Wodka e mangerò caviale!» 1 lavoratori chiedono pane, pane, pane, pane; ma che cosa d trovano df buono? Ma perchè i democratici ce la hanno con De Gasperi? in tondo dai poteri «popolari» ai poteri «papaia ri» non c’è di mezzo che un’«a». Da quando ha saputo che X’D. SA. ha invitato il d ttatore Francisco Franco ad aderire al Pano Marshall tutte le sere prima di mettermi ad ascoltare RADIO-AMERICA vesto l’orbace. 3}m Chticiotte SOTTOVOCE — Pare che 11 Vaticano abbia la bomba atomica— (Di* di Sette) Trieste S. 4 II Hot. Soc. It. — Permettete? Patrio Simbolici. — Molto lieto; Stirpo Nostro-gente. — Avvocato? •»■•ese«MèeM«H GIACOMO B. (POLA) Nella tua città n giornale arriva con molto ritardo? Purtroppo quello della spedizione è il problema che più oi assilla. Comunque grazie della segnalazione Speriamo che con U nuovo sistema di sped zioni ado tato In quest! giorni l'inconveniente non abbia a ripetersi. SUSSI (TRIESTE) Abbiamo ricevuto 11 suo mano-ecrit o ,e la novellina, le diciamo la verità, ci è molto piaciuta, la pubblicheremo non appena lo spazio ce lo permetterà. Lei dice nel suo manoscritto che tu ti gli uomini hanno un grano di fallia, non si potrebbe piuttosto dire che tuli i pazzi hanno un grano di normalità? La ringraziamo dei saluti. CORINNA BALIOLI (TRIESTE) La tua lettera è squillante come un campanello d’oro. Ma, ohi, figliola, ne dici di sfondoni ! Che tl prende? Credi forse di poter tentare gli incorruttibili redattoli di questo giornale? Non sai che prima di assumerci il direttore ci ha costretti deporre nelle sue mani severamente protese un voto di „castità, per lo meno, verbale per quanto riguardo le gentili lettrtci che hanno, come dici tu, un serpente biondo di chioma, pieno di silenziosi golfi di mistero e che avvince di spire di sogno un viso pallido su cui l'amore uccide ogni rosa? Toh! P glia su! Hai visto come sfarfalleggiamo alla Liala? L'avresti creduto? Invece tu •orai una brava figliola e la sera piegherai, forse, la testa sulla tovaglia perchè sarai stanca del lavoro. Per questo abbiamo risposto alla tua lettera. — No. Duce. E lei geometra? — No, Duce anch’io. — Guardi alle volte le combinazioni. X* ammana Ed ora amici mettiamoci a piangere II colonnello Murine-tite, il capo della divisione ledale del G M.. se n’è andato. n’è andato laggiù, oltre l’oceano. è ritornato al sue paese (quante volte noi abbiamo auspicalo che andasse a quel Paese!)., presso la sorgente del Ktilowstone. Egli, il nostro buon Charles Munnecke, che nell’esercizio delle sue alte funzioni aveva dato prove evidentissime di un ingegno vivido e di una sensibilità giuridica prefonda. Pon c’è più. S’è n’è ritornato a casa sua dove muggiscono i "°vi al mattino, i grandi bovi dagli occhi miti. 'Vignetta commovente»: la ragion per cui PADRE FIGLIO ■ Piange perchè è partito 1 colonnello Charles Mirane-eke? SI» pianga perchè 6 par-ut» solo Inil ^Dopodiché andiamocene a Ro-mn o trovare De Gasperi, ROMA D «Pudicolo pubblico N. 1» Onorevole (Ma non tanto) De ®sP sv^uì u c svuuonero, , di questo duro esilio, verrò lar- ! ^ che sovrasta le Cattedra/< gamente ri compensato: quando al !ha visto la statua muover*,. «Al miracolo» ha gridato il g o-vane festaiolo «le Madonna si muove!» La notizia ri sparse in un baleno. 1! Partito democristiano orga» n zzò viaggi speciali per Ass si per vedtre il «miracolo». «Un chiaro preavviso per il il prossimo 1S aprile» disse De Gaspari commosso. La Madonna intanto, ogni sera, appena accese i< lampade che la tlum nano continuava a muoversi, cioè pareva si muovesse. E finalmente della cosa si occuparono persone serie. «Effetto ottico» dissero «dovuto a vapori Strisciando venire a terra rag- ; acQu?l che s'ir.nalzano dalla ter-giungo ia pancacci* e chiudo gli ! ra e c^,‘’ Taoo unto l’alone d Inocchi. Fin-o di russare ce dell'J danno l’fmpres. L’amico travestito da carcerie- Si0n' che «ues,a si muove», re prosegue. Finge di controlla- j Allora anche il Vescovo ha voto 1 presenti nelle celle. In fon- j luto fare delle dichiarazioni «Sì» do al corridoio odo del passi. | ha detto «fenomeno logico e non Dev’essere l’ispettore. .miracolo. Altro sarebbe stato sa Che ne sarà del mio amico se Zg Madonna si fosse mossa effel-l’Ispettore si accorge che non è tivamer.te! Comunque — ha contili volgare carceriere al servi- \ eluso il presule, m p ace scorgerlo rei,a repubblica italiana, ma re In questo avvenimento come u-un amico monarchico che tan o na dr. posizione provvidenziale a ha osato pur di giungere fino a me? Che dirà 11 messaggio? posto della ruota dentata, della stella e delle foglie d’alloro che simboleggiano la repubblica italiana ri ornerà quell’Emblema che non ha nulla a che fare con ruote dentate e foglie e stelle. Ma ora, costretto sarò a lasciare la penna perchè 11 carceriere si è fermato davanti alla mia cella e con insis enza sp:a attraverso la grata delia porta. Che vorrà mai? Mi fa cenno di avvicinarmi. Che sia un finto carceriere’ Un am'co travestito che v ene a portarmi un messaggio segre o? M’awicino con cautela. Quando sono vicino il finto carceriere mi dice: «Allontanati presto e fingi di dormire. Viene qualcuno». (Continua) ELGAR nostro favore». Roba da settimanale umoristico! LANDÒ MEMENTO HOMO — Banchettiamo, universitario, banchettiamo! La scoperta delia super-atomica negli ambulatori cdcnlclaringoia» lirici degli Stati Uniti pioverà ncn celo a semplificare le principi!! maialile dei ferrato, ma a consegnare alla polizia la fUcsssra e ia Mitologia! (Di*, di E rio} F A S ET NEFAS etimi Un gruppo di bimbi laceri, sporchi e apparentemente affamati fruga tra le immondizie ammucchiate su nn prato, presso una villa. Qualche mela non completamente bacata e qualche arancia che conserva ancora ano o due spicchi sani vengono disputate a furia di pugni, sgraffi e pedate. U fortunato vincitore si allontana di qualche passo e addenta Q trofeo con avidità: gli altri si buttano sul mucchio rimestando nuovamente in ricerca affannosa. — Vede, signora contessa, hanno fame. Poveri bimbi! — è il giardiniere della villa che si rivolge alla Sua padrona, • conclude: — E’ una vergogna! — Sì Giuseppe, è una vergogna! Il vecchietto la guarda sorpreso; poi Insiste; quasi per invogliarla ad esprimersi: — E' una vergogna in pieno secolo ventesimo™ — Sì. Giuseppe. E' semplicemente mostruoso! Giuseppe ha gli occhi umidi. Non immaginava tanta bon-nella sua nobile padrona. — Signora contessa... si potrebbe forse fare qualcosa™ — Ah no, Giuseppe! Saranno almeno una ventina Come faccio ad insegnare a tutti 11 modo di levare la buccia adoperando coltello e forchett a? Poi alza le spalle per significare che lei non ne ha colpa. Ma quei piccoli esseri «incivili» le hanno guastato la giornata. Ha bisogno di un pensiero gentile. — Giuseppe! Ti raccomando, metti 1 guanti di camoscio quando curi le mie rose™ 18 APRILE: ELEZIONI IN ITALIA N = prato accanto scoppia un’altra zuffa. Qualche altro frutto bacato e puzzolente è stato rinvenuto. LISA LA CODA DI PAGLIA —Hitler era proprio un antidemocratico. Figuratevi che nel 1837 rifiutò la richiesta dell'Inghllterra che voleva far parte dell’Asse. lD,a dl 2ergol) IL CANE i raccontoi Pippo era proprietario di una graziosa casetta e d-; un bel po dere. aveva una bel ’ iss ma moglie (la più ammirata donna del paese) e possedeva inoltri- un magnifico cane da caccia di pula razza. Tutti le Invidiavano Uomo fortunato! Ma un tormento rodeva 11 cuore di Pippo Da un cerio tempo aveva saputo che in città era capitato un veter nano che da ve la parola ai cani Una picco la operazion- e tac anche 11 suo cane avrebbe potuto parlare come un uomo Chissà quali cose meravigliosr avrebbe subito raccontato quel cero animale! Ma l’operazione costava una enormità' Pippo s: sentiva umiliato di non poter sopportare tale spesa Anche ti lavoro gli e-ra venuto a ,-oia: quando andava a caccia, non gli riusciva più un colpo e. per non fare brutta figura con la moglie, era divenuto buon cliente del pollivendolo L’intero paese, si. lo lnvid a-va ma ora sparlava di lui e del suo cane Cosi, a Pippo venne a noia persino la bellissima moglie La trascurava E trascura-oggt trascura domani, tropp- se ne accorsero con piacere e tra quest- molti bel giovanotti La gente cominciò a ridere alle spalle di Pippo, ma egli era tanto depresso che non se ne accorgeva Tuttavia ne aveva già abbastanza in corpo per sognare di om cidi e peggio Venne ti g orno che moglie, casa e podere persero, al suol occhi, ogni valore: gli importava soltanto che I! suo magnifico cane potesse parlare Si decise. Infine, a vendere tutto La moglie ritornò da: suoi genitor e P odo conclusa la vendita delle proprietà parti per la città assieme a cane - S.. ti cane avrebbe parlato, assicurò Il veterinario intascando finn cipa lamen te :1 danaro (tutto 11 patrimon c d P.ppo) Là. notte e giorno al capezzale dei ea ne. egli pregustava ’.a gioia del ritorno assieme ail'an male Sarebbe div-ntato un uomo ramoso, lui 11 proprietario di un cane Famoso e ricco Avrebbe comperato una più bellissima casa e un grandissimo podere E la moglie sarebbe ritornata da lui. Il cane giaceva, ora nel bianco lettino con la febbre fortissima. Una notte, nel delirio della (ebbre, il cane parlò: — Non vo-gl o più e-sere il canr di Pippo! E’ una ve-gogna per un cane di razza come me. aver per padrone un uomo mezzo scemo, e cornuto per di più. Pippo agghiacciò. Il cane, dimenandosi nelle bende, continuò delirando: — Un padrone simile è stata ’-a peggior disgrazia che mi poteva espilare! Và a caccia e sbaglia ogn colpo! Al ritorno è sempre costretto a rifornirsi dal pollivendolo! Quale vergogna! Devo sentirne di tutti colori sul conto de-, miei padroni! Eh si, quella santarellina della mia padrona se la intende persino col f glio del campanaro, che è più scemo di quel povero Pippo! Preferirei affogare che continuare un solo giorno questa vita! Qui, il cane d ede in rantoli e, dal-; due o tre scossoni, rizzò ti pelo e rimase stecchito. — Era ora — d sse Pippo e senza por tempo m mezzo se la squagliò. Da quel giorno, nessuno lo ha più rivisto. AMALFI BEVO AMORE Serse) Da tempo orma: girava quel sospetto che Bevin fosse un «caro labur:sta» propenso a darsi uu’eria socialista che nascondesse quel che aveva in petto. E infatti, non facendo troppi danni, ci aveva messi in sa oc co per molt’ennl. Tuonava nel com'zi o al Parlamento scagliando strali al grosso capitale; del poveri sembrava un generale che cerca morte In p en c ombatt mento. E d’e-ser vivo, adesso, ha il grande torto, che vasto nome avrebbe come morto! Direbbero d- lui, del suo operato, soltanto .1 bene limpido e sincero che spetta a chi si attiene sempre al vero, e vuole un nome puro ed onorato. Ma non ha fatto In tempo a andare In cassa, e allor tradisce 1 proletari In massa. Nè mi sf dica: questa è un’op'nione che, come tale, è sempre soggettiva. A darne prova (sol per vo i tardive) è propr o il capo dell'opposizione. E" facile provare eh- ha tradito dicendo che da Churchill fu applaudito. E’ facile provar che a mezza via, col rosso straccio lustra gli stivali o eh detiene tutti i capitali, tradendo in pieno la democrazia. Ma straccio o meno. Il rosso è un bel colore che non si stinge come 11 traditore! > DULCÌNEO ile crr ta Se io avessi tirato un sassoll-ho giù dal Sacre Coeur a Parigi, avrei ucciso queti’ome to che camminava sul selciato 8u metri più in basso, schiacciato contro terra. Poi ho preso il treno. In treno sono tutti ubbriachi: muovono le teste in su e in giù nella luce scialba delle lampade notturne. Su e giù E il treno fila Spariscono le luci — di dove? — la notte le tnghiotte. Quest’è aria di Europa- è come morbida densa e carnosa. Notti delle città molteplici: Chissà dicono invece che sono tutte uguali. Parigi come Roma. Mosca come Londra Ardono tutte come tan'e torce nella notte dei continenti. E la luce è rifratta dal troppo pulviscolo' che è rimasto nell’aria. Arrampicarsi su quei lumini, saltare da un capo all’altro; in-fatt di notte, appaiono divisi: o-gni casa un lumino. Come dormono le città? Di notte non chiudono i loro occhi — le loro lampade. I carcerati battono il capo sui muri delle celle; i cani mugolano nel sonno distesi sul tappeti: so- S UONAT E — Se permettete addosso vi suonerò un pezzo dei «Pagliacci»! „ C'è poco da sfotterei lDl» * Serse) pra c’è scritto «Salve». Ecco còsa sono le città di notte: un cane che mugola, un uomo che batte il capo. Oppure, lei morde '* spalla a lui. «Son qui cara fa lui, che s’è svegliato. Invece, qualche città è più allegra. I carcerati si levano, tirano fuori le scale di seta dai pagliericci; scendono a frotte dalle finestre dalle quali hanno sega o le sbarre. Lasciano sulla branda un cartello: «torniamo subito Saluti fascisti». Così * se vi pare. Queste sono le no.ti di Milano. Poi ci sono quelle di tante altre città. D. notte, le città diventano le amanti del reggimenti dei battaglioni, delle Divisioni. delle Armate. Splendono fari nelle scogl ere. Notti delle città terribili. L’acqua viscida sotto 1 pon i. A file indiane arrivano i suicidi, scavalcando zufolando il parapetto e si io-ciane cadere giù Restano un momento sospesi a mezz’aria, non sono già più corporei: hanno g à de to ciao alla vita. Io almeno la vedo còsi. Ho sputato nell’acqua, la sali* va ha fatto zip! Quella sotto dì me era la Senna Vi ricordate la novella di Andersen. «n gorgo della campana?» La campana era quella del-l’Odersee. S'era stacca a dalla torre di un convento, men're suonava non poteva s*ar ferma tanto tempo nello s'esso posto. Ora è laggiù, qu-'che volta suona: quando un uomo buono muore. Evidentemente non suona Toppo spesso. Ho teso l’orecchio: nulla. Solo il tonfo de: suicidi. Quanti questa sera? 21? mi disse d guardiano del ponte. I suicidi arrivano, pagano H bi' g’.ietto; tanno pazientemente fila. S può bufarsi in acqua in uà punto solo: c’è un cartello scritto in due lingue: francese ed inglese. Tutto ti res o è «No entry.» Strana città, Parigi, neh? Di Trieste non so nulla. Non ci sono stato Dicono che ci sia la luna sul porto, d notte. Ma vaglielo a credere. E chi si fida? FIERAMOSCA LA RIVA DEI BRUTTI Storia delia paura IL SOCIO DELL'EX „OBERDAN" — Buon giorno. signorlnaMonti; noi non cl conosciamo vero? — No — Meno male. Nello nulle senza Ivna i due nomini camminavano a gualche passo di distanza l’uno dall'altro. Da un lato della strada biancheggiavano le lapidi del cimitero. dall'altra c'era la tetra ombra del bosco. Ogni tanto l'uomo dagli occhiali sbirciava l’uomo dall'abito grigio, poi tutu e due olirei lavano il passo. «Non c'è dubbio. » — pensa l'uomo dagli occhiali — «.. mi Insegne, certo è un malfattore e vuol derubarmi.» «Notte da ladri. .» - pensala l’uomo daU'abilo grigio — «... chissd perchè quello viene sulla mia strada». «E s<> mi avesse visto usrire dal comizio democristiano??» —Penso ad un tratto l'uomo da gn occhiali - «Potrebbe trattarsi di un comunista che ...» «Accidenti alla politica'» - pensava l’uomo dall’abito grigio. - ilo fatto male ad espormi troppo il n Aprile Se invece di un ladro tosse uno di quelli che abbiamo picchiato?» Si frugò iella lasca per ac cendere una sigaretta e darsi un contegno. «Ha un'arma ....» — pensò subito l’uomo dagli occhiali vedendo il gesto ÌMl'altro. - «■ .non mi sono sbagliato. Dio mio. è delio 7..N A. sicuramente!» Guardò l'orologio, il paese era distante una ventina di minuti. «Guarda l’ora. » - pensò Zvf>mo dall'abito grigio — forse ci sono degli altri più in ^ c?)e aspettano. Maledetta politica Ora mi metto a cantar e paniera rossa , forse... chissà'» «Se intonassi un inno comunìsta? _ pe7MI) l'uomo dagli occhiali: - «In questi frangenti Gasperi mi perdonerà: ho moglie e figli io!» Il paese era ancora lontano g i’V0Trw dagli occhiali intonò una marcia rivoluzionaria con iz cuore che oli batteva. L'uomo dall’abito grigio trasalì. «Canta. .» - pensò. - «■ . un pretesto rnme un altro per provocarmi e sopprimermi: almeno cì fosse qualche altra persona per In strada... X nìn ma a quest’ora di natte gente per Pene In giro non Ce ne può essere., medilo che canti anch’io, chissà. « Canta anche lui...» — allibì l’uomo dagli occhiali. — «Non c’è dubbio è un anticristo.» I due uomini cantarono per un buon pezzo di strada. Ad un tratto l’uomo dall’obito grigio si accorse di essere stanco. «Tra poco.. .» — pensò con spavento. — «.. .non potrò emettere più alcun suono.» «Dio mio...» - pensò l’uomo dagli occhiali. — «...non ce la fardo più. la gola mi secca.!» Cantarono ancoro però, en trombi, con le vene del collo ingrossate come corde «Gli orecchi mi ronzano j> - pensò pieno di terrore l’uomo dall’abito grigio, -«...ma se taccio prima del paese sono finito.» «Le vene mi scoppiano .» — pensò tremando l’uomo dagli occhiali. - . ..ma se smetto dì cantare quello si accorge del trucco e mi accoppa.» II paese si avvicinava e I uomini di già ne scorgevano le l’uri «Al paese lo denunceT^'% ~ pensò con gioia luomo daìì'nhitn grigio. «Lo taccio sistemare non a ppena arrivali!» pensò con soIVevfj l'uomo danti occhiali. Un gufo gracchiò nella notte e i due uomini tacquero 11 si lenzio li spaventò «Adesso chiamo aiuto. . .!» pensò l'uomo dall abito gr giu mentre il cuore gli martellala ael petto «Ora urlo!» — pensò l’uomo dagli occhiali shianegv dosi in volto I dee uomini sì trovarnnnl’nno di fronte allnltro eon I avevi rhl-isi. Un pugno empi I'uotpo dal latito grigi' in manro