ANNO XVIII. Capodistria, 1 Luglio 1884. . N. 13. LA PROVINCIA * • ' •/" -lì iti "ii. I . ì'0 ' "> V . ' & DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Nel mese decorso, l'attenzione di tutti gl'Istriani era rivolta a Parenzo, — dove fino dai 9 giugno vpniva aperta la Dieta provinciale. Si desiderava sapere quale atteggiamento avrebbero preso i quattro deputati slavi, — dopo le agitazioni recentissime nei collegi dove riuscirono eletti, — dopo le sempre aumentate intemperanze della, stampa di Zagabria e di Praga. Le provocazioni da parte di quo' signori deputati non mancarono, neppure quest' anno, ma non riuseirono, ' comecché ripetute ad arte, a rendere meno corretto .fi contegno della maggioranza della .Dieta; nè a suscitare dimostrazioni dalla popolazione di Parenzo, la quale,, se colta all'improvviso e offesa ne'suoi più cari sentimenti, potè, prevaricare un momento, — rìse poi "delle ridicole dimostrazioni. Fu la prima volta questa, che rappresentanti della popolazione, iu un' assemblea istriana, legalmente costituita, abbiano alzata la voce iu lingua croata ; — lingua ignota alle popolazioni rappresentate, come a tutti gì' Istriani. Mai, fin' oggi, deputati slavi, cbp quasi sempre, siedettero alla Dieta, usarono della lingua croatu. Obbedirono questa volta ad un ordine del partito, che risiede a, Zagabria, non certo al voto dei loro elettori, i quali da secoli trattarono e trattano i loro affari nella lingua italiana. I deputati slavi usarono di uu loro diritto j ne abusarono. Bastava che lo avessero affermato nella prima seduta, e siccome conoscono bene la lingua italiana, e nessuno della maggioranza couosce la lingua croata, volevano'e la cortesìa e la più comune nozione degli usi sociali che avessero usata la lingua italiana. Non è bastato: impotenti a dimostrare le innumerevoli e sciocche accuse, con tanta facilità scagliate nei discorsi elettorali, all' ombra dei tigli della pirrocchia, contro la Giunta provinciale, — uno di que'sigiori nella discussione del bilancio, dopo la preziosa confusione di non averlo bene esaminato, pronunziò, con parolì offensive la condanna di tutta 1'amministrazione provinciale: la Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratùitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi* 15. — Pagamenti anticipati. „i . » i sojita sruia degli impotenti! Ma fu mirabile il contegno della Dieta innanzi a tanta insolenza ; non era bisogno si provocasse un voto di fiducia alla Giunta e non venne provocato; e l'onorevole Campitelli ribattè una ad una le accuse volgari. Ed ora che hanno fatto echeggiare la sala degli accenti croati, cosa ci hanno guadagnato? Neppure la simpatìa cou cui le minoranze sono ricompensate delle sicure sconfitte' della giornata, destinate a mutarsi in vittorie il domani; neppure 1' applauso dei loro elettori, che. ignorano quella lingua. Pensano forse con l'audace dimostrazione, divulgata con la stampa, di essere riusciti a 'ar Siederebbe la.propagàflda di Zagabria abbia fatto qui moTrr*p rosei iti? Tutti quelìt'Che stanili osservando con interesse gii episodi delle lotte che si combattono nel nostro paese, pronunziarono già il loro giudizio sugli ultimi fatti in seno alla Dieta, ed abbiamo' buona ragione per credere che lo stesso comitato di Zagabria ne sia rimasto scontento e scoraggiato dei risultati de' suoi campioni. Non si muta la storia di un paese con qualche discorso, ma anche un discorso mal composto, può essere ricordato; e nella storia dell'Istria, fra tante vicende che da un secolo la travagliano e ne rallentano lo sviluppo, sarà registrato % tenuto conto di questo tentativo d'invasione croata. Altre volte, lo racconta la nostra storia, abbiamo respinto colle nostre armi le invasioni di là del Quarnero; ora le lotte rinnovate si combattono tra le civiltà, e noi non possiamo dubitare dell'esito: senonchè le nostre forze migliori debbono essere distratte per la difesa de' nostri diritti, forze che sarebbero invece rivolte allo sviluppo degli interessi del paese, il quale ne soffre, e più che tutti ne soffrono le classi rurali. 11 contegno della maggioranza della Dieta è tracciato nel discorso pronunziato dall' on. deputato Amoroso, che qui riportamo per intiero: Domando la parola, così 1' on. Amoroso, non per discorrere nell'argomento, ma per fare una di- esarazione in nome mio ed in quello della maggioranza della Camera. Nella sessione dietale dell' anno passato, loro signori di parte slava hanno menato alto lamento pel fatto, che noi deputati di parte italiana abbiamo disertato in massa da quest'aula, allorquando l'ou. deputato Laginja, discostandosi con nostra sorpresa, dall' uso sino allora costantemente seguito per ventitré anni dai suoi predecessori, di valersi soltanto della lingua italiana nella pertrattazione degli affari, imprese pel primo a parlare in quest' aula nella sua madrelingua — la slava — a noi intieramente sconosciuta. Che il nostro torto non fosse però allora così grande come lo si è voluto poscia rappresentare, lo ha esplicitamente riconosciuto l'on. Laginja nella precedente seduta, in cui ha dichiarato di riservarsi bensì il diritto di parlare in quest' aula nella sua madrelingua, ma di non volerlo esercitare, sapendo benissimo che altrimenti le sue parole non sarebbero comprese dalla grande maggioranza dei deputati. E di questa dichiarazione, constatante il fatto che qui entro non si renda possibile di pertrattare gli affari che servendosi soltanto della lingua italiana, noi della maggioranza della Camera ci sentiamo particolarmente obbligati verso 1' on. Laginja. • L' on. deputato Spincich nel suo lungo discorso slavo che abbiamo udito, sembra essere peraltro di affatto diverso parere del suo collega ; laonde c'incombe anche alla nostra volta, a scanso di malintesi, il dovere di spiegare il perchè abbiamo pazientemente ascoltato sino alla fine il suo discorso, rimanendo fermi ai nostri posti, anziché ripetere 1' esodo dell' anno decorso. E questa spiegazione è semplicissima: egli è perchè, nonostante la nostra presenza, noi teniamo egualmente fermo, adesso come allora, al principio, che la lingua di pertrattazione degli affari nella Dieta prov. non possa essere, come lo ha detto anche 1' on. Laginja, che l'italiana, quella lingua, cioè, che è 1' unica, mediante la quale possiamo non solo vicendevolmente intenderci, ma cui appartiene pure incontestabilmente, e non da oggi o da jeri soltanto — e prego loro signori di non offendersi di queste mie parole — la primazia di fatto sopra quanti sono gli altri idiomi parlati in questa provincia. Fermi a questo principio, e nell' intendimento di non lasciarci turbare dal rinnovarsi di questi incidenti nell' adempimento dei nostri doveri, noi dichiariamo pertanto di lasciare bensì libero a loro signori di discorrere anche in altra lingua che non sia l'italiana, se credono che questo sia propriamente il loro diritto, avvertiamo soltanto che in tal caso noi non ci troveremo in grado di prendere atto dei loro discorsi, o di discutere sulle eventuali loro proposte. Chiarita di questa guisa la nostra posizione rimpetto all' uso delle lingue in quest' aula, non mi resta altro d' aggiungere iu questo argomento. (Bene, bravo, battimani in galleria). storia patria Due lettere ducali concernenti le relazioni dell' autorità ecclesiastica con /' autorità civile. Portole, giugno 1884. I. Per udire testimoni laici, il vescovo ha da chiedere il permesso al rappresentante dello Stato. „Leonardus Donato Dei gra Dux Yenetia-rum Nobili et sapienti viro Nicolao Pisani de suo mandato potestati Emon. et successoribus suis fì-delibus dilect. salutem et dilectionis affectum. Intendendo noi che seguono degl' inconvenienti et disordini, nella formazion de processi che si fanno nel foro ecclesiastico, li quali sono di non poca considerazione pòi che vengono esaminati nostri sudditi laici senza 1' assenso ne saputa de nostri rappresentanti et essendo volontà nostra che non camini più innanzi questa mala inovazione et resti provisto et oviato a qual si voglia inconveniente in tale materia vi cometemo che non dobbiate permettere che in quella città et giurisdizione a voi comessa siano esaminati- nostri sudditi laici dal foro ecclesiastico senza un ordine et licenza la qual gl. doverete concedere sempre che vi sarà ricercata, quando però non sia cosa che raggio-nevolmìnte debba essere negata et di ciò farete avvertiti quei ministri di Monsignor R.mo Vesc0 perchè sappiano quello che doverano osservare et ne farete far nota in quella canc.* acciò resti per memoria che tanto debbi esser osservato nell' avvenire. Lata in nostro Ducali Palazzo die XYI Junii Ind. 8, 1610." II. Dille Relazioni che il vescovo invia a Roma o ad atro luogo fuori dello Stato un esemplare dev' essre presentato a Venezia. „Iaulus Rainerius dei gratia Dux Venetia-rum N»bilibus et sapientis Viris Nicolao Minio de suo mandato Pot.estati et Gap.0 Iustinonolis et successor. fidelibus dilect. salutem et dilect. affectum. Per oggetti importanti di buon governo e disciplina dello Stato, trova opportuno il Senato d' incaricarmi a significare nei modi convenienti ai R.'" Diocesani Prelati et agli Abbati nullius Diocesis esistenti in cot> Giurisdiz.6 e Provincia che da ora innanzi nell'atto di portare o di trasmettere a Roma o fuori del Dominio Nostro per occasione della visita ai Sacri Lirnini o per qualsivoglia altro motivo qualunque relazione sullo stato della propria diocesi o distretto spirituale, debbano contemporaneamente presentare di volta in volta al Coli." Nro un esemplare della medesima sottoscritto di proprio pugno, avertirete di far registrare così nella Va come nelle Canc.rie d'essi Prelati questa pub.a deliberazione acciò venga fedelmente eseguita. Data in Nro Ducali Palatio die 11 aprile Ind. III. 1785.„ G. V. Gli scavi istriani Crediamo opportuno di riportare il giudizio dei due autorevoli scrittori L. Pigorini e C. Marehesetti intorno agli importantissimi scavi che da vario tempo vengono praticati in alcune località della nostra provincia. Il giudizio è tratto dai recenti loro opuscoli, per cortesìa favoriti da essi alla nostra redazione, che s'intitolano Paletnologia istriana — Appunti per lo studio dei vasi antichi di pietra oliare — e La necropoli di Verino presso Pisino uell' Istria. Scrive il Pigorini: „Se il lettore unirà le precedenti notizie alle citate a capo di questa breve nota, vedrà come nell' Istria esista una vera miniera di tesori paletnologici italiani. È necessario che sì prezioso materiale quind' innanzi non sia trasportato fuori del paese, come avvenne per quello rinvenuto coi primi scavi, e che le future esplorazioni siano eseguite colle più rigorose norme della scienza. Ma ho ragione di credere che 1' uno e !' altro desiderio saranno soddisfatti, mercè il patriottismo e il forte buon volere degli studiosi Istriani. Di ciò m'assicura una lettera privata del eh. dott. Andrea Amoroso vicecapitano provinciale dell' Istria, gentilmente comunicatami dal cav. Tomaso Luciani, al quale era diretta. "-^Questi scavi, dice il dottor Amoroso, noi li proseguiremo un po'alla volta sino alla fine, giacche è nostro fermo proponimento di creare un museo preistorie) provinciale." Il dott. Paolo Orsi, coi suoi Cenni sulle necropoli Gamiche e sulla situla figurata di Watsch, ha riunito, corn' egli sa fare, uua quantità di preziose notizie che strettamente si legano alle scoperte, dell' Istria e ne accrescono la importanza. Dalle nuove ricerche che si faranno noi dobbiamo attendere i più notevoli risultati, ìiiche per ciò si rende necessario che si procedi nelle indagini con ogni maggiore diligenza e che a sue tempo se ne dia particolareggiato ragguaglio. Dal poco che oggi ne sappiamo egli è certo che le necropoli scoperte contengono reliquie di varii periodi della prima età del ferro. Per giungere a classificarle cou esattezza, per ottenere il maggior frutto da sì copioso materiale, i dotti Istriani devono tenere rigorosamente distinta, la suppellettile di una tomba da quella dell'altra, imitando ciò che il Zannoni fece per le necropoli felsinee, il Castelfranco | per quelle di Golasecca, e il Prosdocimi per quelle di Este. Cou tale metodo tenderanno un vero servigio alla paletnologia italiana non solo, ma a quella ic generale i dell'Europa centrale, e contribuiranno probabilmente in 1 non lieve misura alla soluzione dei gravi problemi che abbiamo ancora relativamente alla civiltà del ferro, ai | varii periodi nei quali si divide, al luogo d' onde uscì, e alle vie per le quali si diffuse nel nostro paese." L'illustre Pigorini fluisce il suo scritto iutorno alla Paletnologia cou la seguente nota: „I1 cav. Luciani mi ha teste favoriti i disegni di quattro dei bellissimi oggetti di bronzo trovati a Yermo, eseguili colla maggiore perizia dall' istriano sig. Giulio De Franceschi. Sono un' armilla spiraliforme, una cista a cordoni alta 0,165, uu disco di lamina mirabilmente ! cesellato, del diametro di cent. 18, che si adatta come j coperchio alla cista, e finalmente un vaso pur esso di lamina a guisa di mezza sfera e con incisioni geometriche presso l'orlo, del diametro di cent. 24. U brac-ì cialetto è aualogo a quello di Bismantova illustrato nel ! nostro Bullettino, anno Vili, tav. 8 ; la cista è del tipo j di quelle di HaUstatt (Sacketi, tav. XX, 13). ma è per-! duto il bottone del centro; il vaso finalmente trova an-; ch'esso riscontro in altri di Hallstatt (Sacken, tav. XXIII, I G) ad un solo manico, che però non esiste più nell' e-semplar* di Verino." Fin qui il Pigorini. 11 triestino Marehesetti scrive poi quanto segue nel suo opuscolo La necropoli di Yermo ecc. „Gli oggetti trovati a Vermo, sono senza dubbio la scoperta più importante, che finora si sia fatta nella nostra provincia riguardo all' epoca preromana, rivelandoci essi, un periodo finora ignoto della patria storia. Quando, come non ne dubito, la ricca collezione degli oggetti di Vermo, che venne trasportata a Vienna, come pure quella non meno interessante, che rimase alla Giunta istriana, saranno debitamente illustrate, allora appena si potrà giudicare nel suo insieme 1' importanza di questa necropoli, e trarre più vaste deduzioni di quelle, che a me siano presentemente concesse, dovendomi atteuenere unicamente agli oggetti, che verniero nelle mie mani. Tuttavia la sene degli oggetti è abbastanza numerosa per concederci la determinazione dell' età a cui appartengono, nonché per istabilire interessanti rapporti colle popolazioni di altri paesi....... Ancora parecchi de' nostri oggetti permetterebbero raffronti con quelli di altre necropoli, ma dagli studi che veuni finora istituendo, mi pare a sufficienza provato, che il sepolcreto di Vermo, si trovi più che con altri, in istrutto rapporto col centro eguale, potendolo riferire ai primi periodi dello stesso. Ma se i nostri oggetti presentano le massime analogie col centro euganeo, non ponilo disconoscersi dall' altro canto le influenze più o meno pronunciate, che vi esercitarono i centri orientali o nordici, o fors' anche 1' arte indigena, poiché io sono d' avviso che 1' Istria, per la sua posizione eccezionale e pe' numorosi contatti coi popoli più inciviliti, già di buon' ora sia giunta a lavorare i metalli, eternando nel | bronzo i suoi propri concetti artistici . . . Ed ecco quanto scrive lo stesso Marchesetti intorno Pizzughi presso Parenzo, dove non è guari furono sco- i perti molti oggetti preistorici. „Già nelle visite superficiali che vi feci nel Maggio e nell' Agosto dell' anno decorso, ebbi occasione di convincermi dell' importanza dei Castellieri de' Pizzughi, sia per la buona conservazione delle differenti cinte, che per la strabocchevole quantità di cocci, di ossa e denti d' animali domestici, nonché di gusci di molluschi mangerecci . . . Importanti sopratutto mi parvero i tumuli, di cui vi esiste una serie abbastanza numerosa con alcuni d' intatti, che meriterebbero di essere scientificamente esplorati, affine di conoscere la loro costruzione ed il loro contenuto. Quantunque nè su queste, né sulle circostanti colline si trovi traccia di formazioni silicee nella roccia calcare, tuttavia uou infrequenti, come a Vermo, riscoutransi scheggio di selcie,ed anzi ricercando più accuratamente, ebbi la fortuna di rinvenire uua bella cuspide di freccia di tale sostanza. Meritevole di menzione si è pure un raschiatojo fatto di corno di cervo, ritrovato del pari su queste colline. Ma se i miei oggetti si limitarono a queste poche cose e ad un frammento d' ago di bronzo, quelle che vennero tratte alla luce dal Dottor Amoroso, ci rivelarono un' intera civiltà ignorata, pari e fors'anche superiore a quella di Vermo, essendo-visi trovati numerosi cimelii di bronzo, quali uua bellissima cista a cordoni, tre urne emisferiche con disegni graffiti, un elmo conico, poi una quantità di braccialetti, di fibule, di aghi crinali, di spirali, ecc. ecc. ecc. nonché numerosi vasi di argilla, interessanti per la varietà delle forme e per la qualità della pasta, tra i quali alcuni tinti in giallo-rosso con disegni in bruno. L'autore chiude il suo bel lavoro colle seguenti nobili e patriottiche espressioni ; Dalla copia degli oggetti, che malgrado le difficoltà e 1' opposizione, incontrata pur troppo dove meno 1' avrei aspettata, potrete di leggeri persuadervi, che i nostri progenitori non possono chiamarsi barbari e selvaggi, possedendo ordinamenti sociali ed una coltura non indifferente, molti secoli prima che l'aquile romane a uoi venissero, apportatrici di uua novella civiltà! Una terra che, come la nostra, serviva di ponte tra P Oriente e 1' Occidente, per cui passava importantissima strada commerciale, che metteva agli estremi del Baltico; una terra, per cui si avvicendarono com' oude sul mare, i vari popoli che andarono ad abitare l'Italia, doveva fornire ricchissima messe di ricordi storici, sepolti nelle viscere dei propri campi, sull'arduo de'suoi monti, uel grembo delle sue caverne. Eppure quanto poco venne ancora alla luce, quanto scarse sono le notizie de' primi popoli che abitarono l'Istria ! E mentre le regioni a noi contermini, hanno una storia bella, multiforme, che ci parla eloquente dai tumuli, dalle palafitte, dalle urne, che giorno per gioruo vanno dissotterrandosi, da noi lo studioso deve accontentarsi per lo più di tradizioni dubbie, delle autorità non sempre autorevoli dei classici, delle analogie di nomi, per giungere a qualche deduzione verosimile. Ma in quelle provincie si comprese già da parecchi anni 1' importanza dell' investigazione del proprio paese, si comprese che lo studio della terra che ci vide nascere, non è puerile, inutile curiosità, ma sacro dovere d' ognuno, che senta palpitare il cuore al caro nome di patria. Iu quelle provincie non si lasciò disperdere miseramente le reliquie de' nostri maggiori, ma si raccolsero con cura pietosa entro i santuari dedicati alla scienza, che s'appellano musei provinciali-, in quelle Provincie non si credette denaro sprecato, quello che in larga copia si profuse alla ricerca delle patrie antichità, perchè i posteri non imprecassero all' incuria della presente generazione nel conservare i ricordi venerati de' nostri padri. È sommo tempo, se non vogliamo arrivar troppo tardi, che anche da noi si pensi a dissotterrare il nostro passato, ed a creare il santuario in cui possano conservarsi unite le reliquie degli avi nostri. E sommo tempo, che Trieste, città che infili de'conti è la capitale della intera provincia delle Alpi Giulie, legata coi vincoli di origine, di razza, di lingua, di civiltà coli' Istria e con buona parte del Goriziano, che Trieste non più la Beozia dell'Adria, il (,'ncibieg del Beseughi, ma città colta, gentile, in cui appresso al Commercio, hauno culto le scienze e le arti liberali, alzi entro le sue mura il delubro, che debba couservare le memorie del nostro passato dagl' insulti de! tempo, dalle violazioni degli estranei. 3M otizie La Commissione Centrale per le arti ed i monumenti storici stabilì di dare solido appoggio alla neo-eretta società di Archeologia e storia patria, che ha sede in Parenzo. Il ministero del culto diede comunicazione delle disposizioni impartite acciocché vengano assoggettati ad un serio esame i classici mosaici della basilica Eufra-siana di Parenzo, per constatare qual parte degli stessi debbasi considerare come assolutamente perduta e qual altra ed in qual grado sia da ritenersi conservabile e perciò da ristorarsi secondo norme da stabilirsi. Fu deciso dalla prefata Commissione Centrale che la tavola di Vettore Carpaccio rappresentante la Vergine e che si ammira nella chiesa dei Francescani in Pirano, veuga sopra luogo quanto prima ristorata. Facciamo voti che la preziosissima opera dell' insigne istriano sia affidata in buone mani, dopo l'esperienza fatta di alcune pitture esistenti in Capodistria, che addirittura si possono dire rovinate dagli sfacciati tocchi d irriverenti impiastratori. Il 10 corrente, per cura della direzione della scuola di nautica, s' inaugurava in Lussinpiccolo un osservatorio per h segnalazione del mezzo giorno (tempo medio). Pirano perdette nel giorno 18 m. d. il suo cittadino FRANCESCO Dott. GABRIELLI E noi facciamo eco alla voce di duolo sparsa per l'immatura perdita in tutta la provincia, che onorava nell' egregio patriotta un uomo di tempra adannntina, e eh' ebbe in cima a' suoi pensieri la prosperità e grandezza del suo paese. In questa luttuosa circostanza venne pubblicata 1' epigrafe seguente da un concittadino del trapassato: del dottore — francesco gabrielli — mente aperta ad alti ideali — in duri tempi grande patriotta — che — negli ordini cittadini — a tutti — coll' ingegno s' impose — la pubblica opinìone — a severi concetti di governo — informando — dei presenti e dei venturi — nobile esempio — sia serbata la memoria — o cittadini. Annunciamo pure con sentito rammarico il decesso di Pietro Bencich, avvenuto qui a Capodistria, sua patria, nella grave età d' anni 78. Fu agronomo valente e promosse con intelligenza la coltura della vite e delle ortaglie nella sua campagna di Semedella, che potrà essere sempre additata come modello di quanto si può trarre dalle nostre terre con sagace parsimonia e con perseverante attività. Pregati, pubblichiamo : Istria, Giugno 1884 Meglio tardi che mai ; però in tempo utile ancora, se ancora semivivouo tra noi le antiche Notifiche ex Venete, esibiamo la seguente Decisione di Appello ; a Chi spetta offerendola. — Nro. 2321 (Traduzione.) Sul Ricorso di N. N. contro il Decreto 20 Decem-bre 1845 — Nro. 2344, — con cui il Giudizio Distrettuale respingeva una Istanza (Domanda) per Notifica di un Contratto di Locazione, contro la Vedova di N. N., — per mancanza di un Documento scritto-, istanza direttamente prodotta all' Offizio Notifiche, — viene all' Imp. Reg. Giudizio comunicato, che questo Tribunale di Appello ha trovato di accogliere il Ricorso, di levare il reclamato Decreto, e di significare al Giudizio, = non competere ad Esso alcuna preventiva Cognizione di Domande per Notifica, direttamente prodotte a queir Offizio — Quindi ad Esso non spettava di attirare a sè la Domanda del Ricorrente, nè di evaderla; — e, poiché ciò è pur avvenuto, incombe ora al medesimo Giudi zio di restituire la detta Domanda all' Offizio delle Notifiche pel disimpegno delle sua attribuzioni; — di tutto questo notiziando anche il Ricorrente col ritorno degli Allegati B. C. del Ricorso. — Klagenfurt, 14 Febbraio 1846 — Unterrichter — Dall' Imp. Reg. Tribunale di Appello dell'Austria inferiore e Litorale tìrossermann Alcuni errori tipografici incorsi nella lettera diretta nel penultimo numero dall'abate chersino Giovanni Moise al nostro Tomaso Luciani, diedero occasione alla seguente brillantissima rettifica, che noi qui pubblichiamo, così pre- gati dall' autore con questa lettera : Gentilissimo Signor Direttore Prego la S. V. di dar luogo nel prossimo N. della Provincia alla presente lettera e all' articolo che ie vieu dietro, dove mi giustifico di quattro gravissimi errori affidatimi a torto dal suo compositore tipografico nella lettera al Cav. Luciani inserita nell' ultimo N. di essa Provincia, il primo risguardaute me e i tre altri risguar-danti il P. Carlini, autore dell'epigramma. Spero ch'Ella si presterà, coni' è giusto, a far pago il mio desiderio, onci' io, anticipatamente ringraziandonela, ho 1' onore di essere Suo devoto servitore Giovanni Moise Cherso, 21 giuguo 1884 Il signor compositore mi trattò come un pellajo, non colle parole, ma col fatto, e mi conciò proprio pel dì delle feste. Nulla dirò di Patrizi messo invece di Pairizj, nè di Sberaglia in vece di Sbaraglia, nè di Dialoghi della Storia, iu vece di Dialoghi sulla Storia-, sono questi tre erroruzzi innocenti, che non fanno nè caldo nè freddo, ed io, couseguentemeute, non me ne fo nè in qua uè in là. Ma la bisogna non va così per gli altri. Vediamoli un poco, rifacendoci dallo svilupparne, ch'è il più marchiano, e che riguarda propriamente e direttamente me e mi pinza dolorosamente che non farebbe il bistu-rino dol chirurgo. ^Intorno a lui sono rivolti gli studj di quel valentuomo che è lo Zenatti, il quale saprà bene svilupparne a suo tempo la vita, la morte e i miracoli." Nel mss. da me spedito alla Direzione del giornale si leggeva spippolarne-, & spippolare, chi noi sa, vuol dire esporre, dar fuori, dir francamente, e ci torna a capello. Ma come ci sta poi lo sviluppare? Sviluppare importa Ravviare cose avviluppate; ina qui nulla c'è di avviluppato nè propriamente nè figuratamente; dunque lo sviluppare non ci sta nè punto nè poco. Se non che sviluppare si prende anche per trattare con ordine, nel qual significato sviluppare può in qualche modo far le veci di spippolare. Ma il male si è che quest' uso di sviluppare è falso, e i buoni scrittori e tutti coloro che si studiano di scrivere correttamente lo sfuggono a tutto potere e 1' hanno in uggia più che il fumo agli occhi ; ed io, se mi risovvenisse d' averlo mai usato iu qualche mio scritto, ne farei i lucciconi grossi come cosi da un fiorino e mi coprirei il viso con ambedue le mani per la vergogna. E pure il compositore mi fa scrivere così! nè il proto s' accorse dell' errore ! nè se n' accorse, — che è più — il correttore degli stamponi! Altri sarebbe tentato a dire che tutt' e tre questi signori si siano accordati a farmi scomparire. Io non dico questo, no; ma solo domando loro: ^Signori miei, sapreste voi dirmi la ragione che v'indusse a mettere sviluppare in luogo di spippolare ? Come ognun può vedere, dall' uno all' altro ci corre dimolto. Dunque? V' indusse per avventura a scambiarli l'aver veduto che tutt' e due finiscono in are? Se la fosse così, altri in luogo di Pisino potrebbe metter Torino, per la ragione che 1' uno e 1' altro finiscono iu ino. Dunque come nacque lo sbaglio ? Va' telo a pesca." Intanto chi leggerà la mia lettera al Luciani, non penserà nè anche per sogno esser lo sviluppare un errore del tipo- grafo, ma si dirà ( e avrà ragione ragionissima ) esser quello un marrone dell' autore, e gli farà la chiucchiur-laja e gli darà una, presa di cujus o peggio. Non vo più innanzi, poiché mi sento venire i fumi e potrei dirne di quelle che non hanno nè babbo né mamma, e però acqua in bocca, e tiro via. „Elitus ecce redit veuetis Antonius oris." Che cosa valga quell' Ehtus, se lo sapranno i tre signori soprannominati, ch'io per me uol so davvero. Sì so che al sig. correttore poteva bastare per i scaltrirsi di dare un' occhiata alla traduzione .italiana, dove è detto "Ecco per celeste disposizione ritorna dalle venete spiagge Antonio :„ e a quel per celeste disposizione corrisponde non Elitus, ma Coelitus. „Nos ergo, ut nostra religione precemur, Optimus Cherso tempora longa duci. Qui pigliamo due colombi a una fava. — 11 mss. aveva relligione cou due II (e così va messo perchè torni il piede): ma il compositore, che probabilmente di prosodìa latina non ne sa biracchio, prese quelle due II per un abbaglio dell' autore, e però ne tolse via una, mutando in tal modo uii dattilo iu un tribraco, e fallando, per conseguenza, il verso. L' errore del compositore fu poi confermato dal proto, e più tardi non fu avvertito nè meno dal correttore. Povero Padre Tiberio! Credo sì bene eh' e' non fosse altrimenti un Ovidio nò un Catullo, ma credo d' altra parte eh' e' non fosse sì bocco, da ìjon discernere un tribraco da un dattilo, nè da dar per buono uu verso fallato. — Quell' Optimus dell'altro verso è uno sproposito tanto patauo. Oltreché guasta il verso, riducendo il primo piede ili un coreo, mentre e' debb' essere uno spondeo — esso sconcia il senso siffattamente, da non se ne poter levare un numero. E anche qui, se il correttore avesse badato alla traduzione italiana che dice „Auguriamo lunga vita al duce Chersinb", avrebbe veduto che ad Auguriamo non corrisponde Optimus, ma Optemus ; ma 1' abborracciare non sa dove stia di casa lo studiare. E questo è quanto. Sull'insegnamento della lingua materna nella scuola primaria ( Continuazione ; vedi N. 10, 12) III. „Anche la grammatica venne trattata macchinalmente presso parecchie scuole, il che fu osservato perchè gli scolari nou erano in grado di poter applicare le cognizioni procuratesi." — Così il citato rapporto annuale sullo stato dell' istruzione popolare. Quei docenti, si capisce, sono di vecchio taglio: però che una volta nelle scuole medie s'apprendeva, in uno alla lingua latina, una quantità di regole condite da un numero infinito di eccezioni, così da rimpinzare la memoria degli scolari di concetti morti, di vane formule. E quanto facevasi in quegl' istituti, veniva scimmieggiato nelle scuole elementari. Oggidì però siamo su quella, che gli scolari possono avere imparate tutte le regole grammaticali, e magari anche la lunghissima filza delle eccezioni, e nonpertanto essere punto in possesso della lingua. Da ciò si conchiude, l'insegnamento della grammatica è mezzo non fine: mezzo a comprendere i pensieri altrui, mezzo a dare espressione non equivoca a'propri. Per lungo tempo ci fu lotta di scritti prò e contro l'insegnamento della grammatica nella scuola elementare; tuttavia risulta che impossibile cosa sarebbe il levarla. Non poca luce però ne venne da tanto scambio d'idee, e noi possiamo ora con sicurezza delineare 1'estensione, la forma e il metodo di tale istruzione sussidiaria della linsrua. L' istruzione della grammatica — eh' è nientemeno che filosofia della lingua — è solo allora possibile, quando i fanciulli abbiano imparato gli elementi di lettura, scrittura e aritmetica, accompagnati d' alcuni esercizi d'intelligenza e di memoria. Il P. Gregorio Girard ne assegna il principio al settimo anno d'età. Dalla scuola primaria va esclusa la grammatica scientifica, quella che parte da obbiettivi punti di vista; e solo trova posto quella che si appoggia al soggetto dell' istruzione, lo scolare. Qniundi 1' estensione dell' insegna-nento dèe limitarsi al materiale linguistico posseduto dal discente, e da quello vanno dedotte le regole grammaticali. Fermo il principio che la lingua non deriva dalla grammatica, sibbene questa da quella; le regole non de-! vono essere date agli scolari, ma da loro stessi, avviati dal maestro, cercate negli esempi molteplici della lingua parlata. E quando le regole sono ben capite, bisogna continuamente applicarle, sì che si trasformano per così dire in sangue, e doventino altrettante abitudini e nel parlare e nello scrivere. Patere leqi, quam ipse Misti : obbedisci alla legge, che tu stesso bai data. La via d'i-stiuzione è adunque induttiva. Anche i brani (fi lettura servono a tale scopo ; solo — per il motivo che contengono il materiale per la grammatica senza alcun oniiue metodico, e spesso iu modo complicato — fa duopo adoperarli non quale punto di partenza, — come fu detto in senso lato parlando della lettura, — ma come centro (analisi) dell' iusegua-mento in discorso. Il quale trova poi il suo fine nella pratica applicazione de' precetti appresi. Ho detto poc' anzi che la grammatica dei dotti non trova il suo posto nell'insegnamento piimario: anzi sta bene di escludere qualsiasi procedimento sistematico, e — come praticò il P. Gregorio Gerard nella celebre sua scuola — seguire piuttosto una via d'istruzione concentrica, ove s'insegnino contemporaneamente la sintassi, le flessioni e il vocabolario. Tutt'al più nella ripetizione si potrà curare un cert' ordine logico, affino di sviluppare la facoltà ragionativa degli scolari. Il maestro, avendo a trattare una materia difficilissima per le tenere menti giovanili, dovrà seguire scrupolosamente tutte le regole della metodica ; le quali in questo caso si riassumono nella intuizione, quale base d'ogni sapere; nel confronto, origine della chiarezza; nell' esercizio, padre della abilità. {Continua.) L. G. Appunti bibliografici Dr. Benussi. V Istria sino ad Augusto —-Trieste 1883. Non è una recensione questa dell' opera del Dr. Benussi ; ma una recensione di altra recensione. Mi spiego. Pervenutomi come il solito 1' e-lenco dei libri nuovi che il giornale — La Cultura, diretto dal Bonghi, spedisce a' suoi collaboratori, chiesi subito mi si mandasse il libro del Benussi ; ma ebbi risposta che era stato prevenuto, e che altri già si trovava in possesso del libro. Questo altri è l'egregio Professor Ettore Pais, persona competentissima ; e l'Istria del Benussi sotto questo aspetto non avea nulla a perdere e tutto a guadagnare. Il fatto stà però che nou ho potuto vedere il libro in discorso ; perchè a procurarmi tutti i libri che, bene o male appunto, dovrei avere una discreta rendita che io non abbo ; e dico questo per iscusarmi di non aver parlato, di un libro così importante, quale collaboratore delia Provincia. Perchè poi i lettori istriani non siano defraudati del tutto, e sappiano almeno che cosa si dice di un'opera nostra nella Cultura, eccellente periodico, ma che non si trova da per tutto, trascrivo qui con qualche osservazione 1' appunto del Professore Ettore Pais. Dopo aver toccato delle varie parti dell'opera, il critico aggiunge. — „La parte più originale del libro, se non m'inganno, è quella destinata all'etnologia; ed è lodevole lo studio fatto dall' autore dei nomi gentilizi e dei cognomi. Non è da tacere che qualche volta i confronti onorna-tologici da lui fatti non persuadono completamente. Ma nessun scrittore può sottrarsi a simili tentazioni. L' autore ha consultato diligentemente tutto il materiale offerto dagli scrittori antichi, e fa continuamente una critica minuta dei loro dati e delle notizie controverse. Ma forse questa critica è alle volte superflua ; e 1' autore avrebbe probabilmente evitate talune discussioni se avesse volta un po' di più la sua attenzione allo studio delle fonti, che, nonostante qualche aberrazione, non ha mancato e non manca di porgere utili flutti. L'autore avrebbe in tal caso evitato il pericolo di dare troppo valore personale a certi scrittori che non ue hanno, come ad esempio a Pomponio Mela.„ Fin qui gli appunti del signor Pais mi paiono giustissimi. Solo vorrei aggiungere, con tutte le possibili riserve, che se vi ba scrittore al quale si devono perdonare le tentazioni dei confronti onomatologici, certo questo è oggi lo scrittore istriano. Cotesti studi hanno una grande opportunità locale; e la scienza per quanto proceda grave e col piede di piombo, non può nou riseutirsi dell'indole battagliera del tempo. L'invadente Panslavismo fa oggi ben altri raffronti ; talvolta destituiti d'ogni valore scientifico e con ia giovanile baldanza dei popoli nuovi: se anche i confronti onomatologici del Benussi non persuadono completamente, pure persuadono, ed hanno assai più valore che gli altri lanciati così in aria e che pur vorrebbero far tanto rumore. ,,Parimenti, continua così il critico, l'autore perde talvolta troppo tempo a combattere opinioni di poco valore, esposte dagli antichi scrittori locali, che rendono in certi punti un poco prolisso il suo libro." Qui senza giurare in verba magistri, con molti ma, se, e forse, inclino anche io a dar ragione al Professore Pais. Davvero è deplorabile il mal vezzo de' nostri antichi ed anche recenti scrittori di perdersi in certe minuterie, piccinerie e gretterie che oggi eccitano un sorriso di compassione sulle labbra dei dotti. Quanta carta e quanto inchiostro si sprecarono per sapere se Aquileja, per dirne una, era o no compresa nell'Istria! Questa tendenza, all'imbottar nebbia e al gonfiar vesciche è un antico nostro difetto : via diciamolo tra noi, chè i panni sporchi vanno lavati in famiglia. Così, giacché mi viene la palla al balzo, non posso deplorare la soverchia facilità di dare ai nostri la patente d' uomini celebri ; e non vorrei che con simili criteri si avessero ad ingrossare i dittici già abbastanza voluminosi degl'illustri Istriani. Intendo una certa larghezza, lodo la carità patria che rauna le fronde sparte; si badi però che siano fronde e non sterpi. Nel secolo scorso specialmente, ognuno che avesse studiato umanità e rettorica, sapeva all' occasione mettere assieme quattordici versi, o belare un' anacreontica, una qualche poesiuccia, qualche lettera qua e là; uua breve fama ottenuta nel patrio borgo o nella cittadella non bastano per giustificare un tanto onore ; 1' autore deve avere esercitato una qualche influenza su tutta la provincia: altrimenti noi ci esponiamo oggi al ridicolo, e facciamo la storia letteraria, coi criteri dei settantasette letterati di Portole, come dice il veccho motto in provincia. Sia per non detto, e torniamo a bomba. Il signor Pais così conchiude il suo articolo : «Invece tocca di volo le questioni di storia e di archeologia primitiva ; ma la colpa non è sua, bensì delle scarse notizie che quel paese offre tuttora a questo riguardo. Dubito però che trovi approvazione la sua opinione che fa appartenere all' età celtica i famosi castellieri. Ma nel complesso panni che si possa asserire che il Dottor Benussi ha fatto lavoro utile e come scrittor locale e come scrittore di storia in generale, e senza dubbio il suo studio dovrà esser letto e conosciuto da quanti da qui innanzi vorranno parlare dell'Istria antica." Ecco in quanto alla questione dei famosi castellieri io non ci metto nè pepe, uè sale ; perchè di castelli in aria me ne intendo un pochino, ma di quelli in aria lassù, sui monti no. Mi sono però rivolto a persona che ha molta voce in capitolo e mi fu risposto come segue : — „Per quanto i Celti si vogliano antichi sui nostri monti, io credo che i castellieri non siano opera loro, bensì d'altre genti anteriormente immigrate, od autottone. Pel momento bisogna però sospendere i giudizii, ed aspettare almeno il risultato delle scoperte che si stanno facendo a Verino di Pisino, sui colli di Parenzo, e che certo potrebbero farsi a Fianona, o in molte altre località della penisola." Chi così scrive è persona autorevolissima, non vive in provincia, ma la ha sempre nel cuore. La parca assennata lode del Prof. Pais, meglio di molti panegirici in provincia, sarà di conforto e di eccitamento all' egregio Benussi per compiere 1' opera sua. Gli sta. il Medio Evo dinanzi, pur troppo con tutti i sette sigilli dell' Apocalisse; j tempi bizantini, l'età feudale, il dominio patriarcale, le deboli, ma non ingloriose resistenze dei liberi comuni a Venezia, quante questioni insolute! A queste volga ora l'animo l'egregio Benussi ; e i giovani nostri apparecchino a tal uopo materiali, scrivano monografie, come ha già fatto e farà, speriamo il Cesca. Queste le questioui urgenti e di grande profitto oggi, meglio che questionare d'Istri, di Traci, d'Illiri: meminisse juvabit. P. U. Varietà È da tempo che ho un obbligo coi lettori della Provincia di dire qualche cosa delle grandi CAPODISTfilA, Tipografia di (Jarlo Priora. tele del nostro Trevisani, che si trovano a So-maglia nel Lodigiano, pochi chilometri distante da Codogno grosso borgo tra Lodi e Piacenza ; ma per varie circostanze non ho potuto mai eseguire la gita progettata che prometto di fare l'autunno venturo. Il parroco del luogo mi ha scritto già una lunga lettera, magnificando i suoi quadri; e come fossero stati portati a Parigi e recuperati poi dal Canova il celebre emballeur come dicevano i Francesi. Questa ultima circostanza credo sia però un' amplificazione rettorica. Il resto a suo tempo. Ancora una domanda. In quale secolo e in quale pestilenza, rimasto deserto il territorio triestino, si ripopolò Ser-vola con coloni fatti venire dal Cremonese? 11 Kandler, se la memoria non m'inganna, li dice di Cremona. Sta il fatto però che vennero da Soncino grossa borgata sulla strada che da Crema, per Orzinovi mette a Brescia. L'ho visitato l'altro giorno, e mi fece impressione vedere come anche oggi il castello porti qualche segno delle antiche discordie, perchè a diritta della via principale si legge — Quartiere guelfo, e a sinistra ghibellino. Forse le intestine discordie occasionarono la partenza dei coloni per Trieste. — È certo che il cognome Sanzin, frequentissimo a Servola, è corruzione di Soncino. Forse potrò avere occasione di fare qualche studio sul luogo, distante da Lodi un' ora e mezzo di tramvia. Ma ini preme avere possibilmente l'epoca precisa della venuta dei Son-cinesi a Servola. p. T. PUBBLICAZIONI Revue antiphylloxerique internatioiiale. Journal illustrò pour combattre les ennemis do la vigne. Publié par M. de Professeur Dr. L. Koesler Chef de la Station Imp. Roy. chimico-phvsiologique expérimentale de viti-et fruibiculture à Klosterneuburg près Vienne (Autriche) avec le concours de M. Aimé Ctiampin auteur du „Traitè du greffage de la vigne*, propriétaire au Cbàteau de Salettes près Montélimar (Dróme, France). — Imprime par à M. Th. Burger Bayreuth (Bavière). Ornamenti italiani inediti disegnati a mezza macchia dall' architetto cav. Ferdinando Mazzanti, professore di disegno ornamentale nel Museo industriale di Torino. La pubblicazione risulterà di dieci fascicoli con dieci tavole ciascuno. Torino, tip. Ermanno cav. Loescher, 1884. Annuario dalmatico — redatto da L-prof. Benevenia — V. prof. Brunetti — S. Ferrari Cupilli. Anno I, Zara, tipografia Spiridione Artale, 1884._ Pietro Madonizza — Anteo (iravisi oli?. e redat. responsabili.