ANNO XXVIII. Capodistria, 16 Giugno 1894. N. 12 LA DELL'ISTRIA Esce il 1.° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior 3; trimestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il Concesso Sella Società Politica Istriana Le impressioni prodotte nel sentimento dei comprovinciali dai risultati di questo congresso si fermano su due punti; mentre l'animo si conforta di liete speranze uell'ammirare lo slancio risoluto con cui dalla maggioranza dei soci comparsi al congresso venne accolto 1' ardito ordine del giorno dell'onor. Costantini, cade d'un tratto quando rileva poi clie la Presidenza della Società dichiarò di non poter accettare il mandato perchè non si sentiva di poter assumerne la responsabilità nel seguire la via indicata dall'on. Costantini; quella stessa Presidenza che aveva riscosso per la sua operosità e la sua condotta un voto unanime di ringraziamento e di piena fiducia da parte dei convenuti al congresso, quella stessa Presidenza che venne in fine rieletta a grande maggioranza di voti! E perchè, ci si domanda, l'on. Costantini che propugnò con giovanile calore, in vero ammirabile, il suo ordine del giorno affermando che, soltanto seguendo la linea di- condotta da lui indicata, si riuscirebbe a salvare la minacciata nostra nazionalità, perchè lo ritirò senza esitanza, di fronte alle dichiarazioni della Presidenza che non si sentiva capace di poterlo seguire? Per quali ragioni, ci si domanda, non si è costituita subito un' altra Presidenza, che fosse l'espressione della grande maggioranza dei soci comparsi al congresso? una Presidenza che coraggiosamente avesse inchiodato la bandiera della lotta a oltranza, senza tener conto delle disposizioni di legge, senza quartiere, avvenga che può, come la predicò l'on. Costantini nel suo motivato ordine del giorno? 11 pubblico non sa darsi subito una spiegazione di queste apparenti contraddizioni, e rimane ancora Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti antecipati. nell'incertezza dalla quale dobbiamo tentare di toglierlo. Ed ecco come, secondo noi, stanno le cose : siamo tutti d' accordo, e non potrebbe essere diversamente, nel fermo proposito di far ragione al diritto che abbiamo noi italiani, indiscutibile, di tenere il governo del paese e disporre delle sue sorti, ma non siamo d' accordo sui mezzi onde conseguire questo scopo; e mentre di fronte alla prepotenza d'oltre monte, dei croati, e ai loro sognati ideali, 1' on. Costantini vorrebbe opporre P ardito slancio italiano in seno alla Dieta provinciale, con disprezzo d' ogni ostacolo perfino delle leggi vigenti, confidando nella vlrlù dei-paese che. safttìii MÉlili IffiEjitf™ ~n(lng"i-rovinosa conseguenza della lotta e contro i croati e contro il governo; altri, tenuto conto delle difficoltà insuperabili, vorrebbero tendere alla stessa meta valendosi dei mezzi permessi dalle leggi e approfittando di tutte le forze che offre il paese con prudenza, con abnegazione e perseveranza. Nel congresso di Pola prevaleva la parte dei giovani dagli arditi entusiasmi, per questa ragione, ed anche perchè, confessiamolo, manca il tatto pratico in simili convegni, causa le rare occasioni di trovarsi a discutere pubblicamente le nostre questioni, prevalse, si può dire per mero accidente, quella proposta che lo stesso suo autore on. Costantini, certo per ragioni bene ponderate aveva poco prima ritirata. La Presidenza rieletta fece bene di persistere a non accettare il mandato ; e questo suo contegno deciso potrà soltanto costringere a situazioni decise, assolutamente necessarie. Speriamo che in un prossimo congresso, calmati gli animi, si possa comporre una nuova Presidenza che goda la generale fiducia e la quale sia in grado di accogliere sì il programma svolto dall'on. Costantini, e accolto nel congresso di Polar ma quale obbiettivo ideale di ogni istriano, forse anche — e chi potrebbe negarlo oggi? — pronti a metterlo in esecuzione se gli avvenimenti ne offrissero 1' occasione di farlo con speranza di successo ; ma che in fatto, col consenso e l'appoggio efficace di tutti, segua la via possibile, per quanto fatta aspra e incerta dagli uomini e dagli avvenimenti, per arrivare alla sospirata meta. Ed ora la relazione del Congresso, -che riportiamo in gran parte dall' Indipendente del giovedì scorso : Pola, 13 È stata felice l'idea di tenere l'importantissimo convegno, in questa illustre città, di cui i monumenti insigni ci fanno rivivere nel nostro glorioso passato obliando il presente ; a Pola che Dante vide e cantò in versi che, più saldi de' marmi, dureranno quanto il mondo. Più lieti auspici non era lecito sperare. Ma veniamo al congresso, chè la via lunga e l'ora breve c'incalzano I soci convennero numerosissimi, forse come non 10 furono mai nei precedenti congressi. Hanno una speciale rappresentanza al congresso i giornali: il Piccolo, YIstria, la Provincia, il Risveglio, 11 Giovane pensiero, l'Indipendente. L'on. pres. Avv. Venier, aperto con le solite formalità il congresso, porge con sentite e belle parole un cordiale saluto a nome del sodalizio alla gentile città di Pola scelta opportunamente a sede del congresso, .oj'Stjfihftr? nostri avversari pretendono, contro il diritto e la storia, di farla centro delle loro illegittime aspirazioni. Al presidente risponde con un nobilissimo discorso il podestà di Pola Avv. ßizzi rivolgendo a nome del. paese il ben venuto agli ospiti e facendo caldi voti che il congresso riesca proficuo alla causa della nostra nazionalità, ohe Pola propugna' e difende con lo stesso ardore delle altre città consorelle. Data poscia lettura del verbale dell'anteriore adunanza, il segretario Avv. Bennati legge la relazione sull'attività sociale. (La publichiamo qui in continuazione). Sopra proposta dell'Avv-Rizzi viene dall'assemblea preso atto della brillante relazione e votato un ringraziamento alla Presidenza per la efficace attività da lei spiegata nel decorso periodo sociale. Al punto 3 dell' ordine del giorno il direttore Avv. Vareton riferisce con grande abilità sulla situazione politica provinciale e dà ragione del seguente ordine del giorno proposto dalla direzione: „La società Politico-istriana radunata a congresso per affermare l'indirizzo politico del partito confida che la maggioranza italiana nella Dieta, ispirandosi alle e-levate tradizioni del passato, saprà opporsi con risoluto contegno alle ognor crescenti pretese della minoranza slava e ad eventuali estranee pretese, nel preciso intendimento di conservare all' Istria ed alla sua Rappresentanza provinciale lo storico carattere nazionale, che si vuole strenuamente difeso e mantenuto iu tutte le manifestazioni della vita publica." L' egregio avv. dott. Costantini, pur facendo plauso alla proposta della direzione, è d'avviso che la stessa rivesta un carattere troppo generico, impreciso ; ond'egli dichiarandosi propenso a votare l'ordine del giorno della direzione, ne propone uno nel senso che P assemblea faccia voto che nella Dieta istriana venga impedito alla minoranza di esprimersi sia a voce sia in iscritto in una lingua diversa che non sia quella di pertrattazione degli affari in Dieta, vale a dire 1' italiana, checché possa avvenire. Appoggia queste sue ragioni ad argomenti degni di ogni riflesso. Dopo una viva discussione sorta sopra questa aggiunta alla proposta della direzione, viene messa dapprima ai voti la proposta della direzione che è accolta a grande maggioranza. La proposta Costantini, come appendice all' ordine del giorno della direzione, ritirata dal proponente, attese le dichiarazioni della Presidenza che spiegavano le vedute onde essa riteneva di dover persistere nella sua proposizione senza 1* appendice Costantini, è fatta sua dal socio on. Smareglia e posta a voti ottiene la maggioranza dei suffragi. Al punto 4. dell'ordine del giorno vengono approvati senza discussione i conti sociali pro 1893-94, dopo alcuue raccomandazioni fatte alla Presidenza dal socio on. Cobol sul modo poco confacente onde vengono riscossi i canoni sociali per la incuria di parecchi riscuotitori. Dopo breve discussione viene pure accolta la proposta della Direzione di diminurre il canone sociale da f. 6 a f. 4 annui. Si passa indi al 6.0 punto dell'ordine del giorno: nomina della Presidenza. Il presidente Dr. Venier dichiara, anche a nome dei colleghi, che l'attuale Presidenza, qualora venisse rieletta, non potrebbe accettare il mandato. Malgrado questa dichiarazione, fatto lo scrutinio delle schede, la attuale Presidenza viene a grandissima maggioranza riconfermata in carica. Se non che per bocca del suo presidente si esime dall'accettare la rielezione avendo ia maggioranza dell' assemblea dimostrato nella precedente discussione sul-1' indirizzo del partito di non condividere appieno le sue vedute sul modo di realizzare il comune programma. L'avv. dott. Rizzi, dimostrando che i motivi del rifiuto esposti dalla Direzione erano tali da non potere insistere su lei perchè receda dal suo divisamento, propone che questo punto dell' ordine del giorno, stante l'ora tarda e la troppo seria difficoltà di raccogliere i voti sopra le persone che debbono formare la nuova Presidenza, venga rinviato ad altra adunanza. Queste proposizioni vengono accettate ad unanimità. Onde il presidente chiude la importantissima seduta nella quale si manifestò chiaro in tutti il convincimento della necessità di opporsi con tutte le forze onde il partito è capace alle esigenze ingiuste degli avversari. Alla sera tutti i convenuti si raccolsero a fraterno banchetto preparato in maniera inappuntabile e rallegrato dai concenti della banda della società operaia di Pola. La più festosa allegria regnò tutta la serata, allestita dai cortesi cittadini di Pola con quella cordiale ospitalità che distingue gli istriani. * * * Relazione letta al congresso dal segretario egregio avv. Bennati: Onorevoli Consoci. Il Congresso generale che si tenne a Capodistria nel Maggio 1892, chiuse un periodo importantissimo della nostra vita politica. L' aspra lotta combattuta per le elezioni generali — che avevano assorbito, per oltre un anno, tutta la nostra attività — ci aveva rivelata la gravità della situazione, seriamente compromessa dai progressi della propaganda slava in quest' ultimo decennio. Anche i più fidenti dovettero convincersi che il pericolo, già da tempo avvisato, nou era imaginario, e eli' era duopo armarsi di tutto punto per tener fronte ad un nemico deciso agli estremi partiti e favorito da potenti ausiliari. Seguì un periodo di raccoglimento e di preparazione, durante il quale l'opera nostra fu precipuamente rivolta al riordinamento interno del Sodalizio, perchè fosse pronto e meglio agguerrito ai futuri cimenti. Fu nostra cura di assettarne 1' amministrazione scossa dalle ultime fortunose vicende. E appunto nell'intento di aumentare il numero degli affigliati e quindi le risorse economiche, e di allargare in tal modo la sfera d'influenza del nostro Sodalizio, vi prononiamo in oggi un riduzione del canone, che lo renda accessibile anche ai meno abbienti. Ma la nostra attività non fu tanto distratta dalle cose interne, che perdesse di vista ciò che ne accadeva d'intorno. E non pochi, nè di lieve momento furono gli avvenimenti d'ordine publico che reclamarono il nostro intervento. Abbiamo avuto nel frattempo le elezioni comunali di Portole, Visignano e Rozzo ; e questi importanti Comuni, sui quali gli avversari facevano sicuro assegnamento, rimasero in nostro potere. — Così la patristica Pisino che, con insolente spavalderia, era stata battezzata la cittadella del croatismo, ricuperò testé la sua indipendenza dagli usurpatori che, in pochi anni di sgoverno, l'avevano ridotta così a mal partito. A Lei che fu sempre la nostra sentinella avanzata, mandiamo un affettuoso saluto e P augurio che, mercè una politica paziente e riparatrice, sappia approfittare del ravvedimento che converte alla ragione gii illusi, e possa conseguire maggiori successi. Anche la Rappresentanza provinciale subì delle modicazioni. A coprire i quattro seggi che s' erano resi vacanti in seno alla maggioranza dietale, la Direzione, informata • al principio di risanguamento, ora più che mai reclamato, propose ed appoggiò uomini nuovi, di elevato sapere e di provati sentimenti. E la scelta ebbe il plauso generale. Ma un altro avvenimento, di supremo interesse, ha richiamato la nostra attenzione. La situazione creata nella Dieta provinciale dalle concessioni fatte alla minoranza slava negli ultimi tempi, aveva seriamente allarmata la publica opinione. La manifesta tendenza dei nostri avversari di arrivare, come primo dei sognati successi, alla equiparazione delle lingue del paese nella pertrattazione degli affari, se pure apparentemente giustificata da una generica disposizione di legge, fu giudicata incompatibile, contraria ai nostri inveterati diritti, alla nostra prevalente coltura, ai privilegi della maggioranza. E fu unanime la voce di pro- testa e generale il voto che si ponesse un freno alla perigliosa condiscendenza. Di fronte a questa solenne manifestazione del partito, ed agli apprezzamenti che venivano fatti sulla gravità delle lamentate concessioni e sulla responsabilità dei nostri rappresentanti, ci siamo creduti in diritto di intervenire per appurare la verità e provvedere al futuro. Discusso in un convegno confidenziale l'indirizzo seguito in questi ultimi tempi, e fatti presenti i pericoli di una politica di indefinita acquiescenza all'insaziabile cupidigia dei nostri avversari; vagliate d'altro canto le possibili ultime conseguenze di una politica forte, di resistenza, ci siamo decisi per questa, più consentanea alla nostra dignità, più promettente negli effetti. E 1' ordine del giorno che oggi vi proporemo è l'espressione del nostro programma, che dovrebbe costituire la base d' operazione del nostro partito in tutte le manifestazioni della sua politica attività. Questa, onorevoli consoci, a larghi tratti e nelle manifestazioni più salienti, la attività del sodalizio in quest'ultimo periodo sociale; attività non disprezzabile se ben si considerino le difficoltà del momento e la poca messe possibile nel limitato campo della nostra vita politica. La Direzione, confortata nell'arduo suo compito dal lusinghiero suffragio avuto nell' ultimo Congresso, ha ritenuto e, crede, fondatamente, di godere ognora indiminuita la vostra fiducia. Epperò non s'è ritenuta in obbligo di giustificare certe disposizioni, da taluni inconsultamente censurate, per mala cognizione di causa o per interessati giudizi; pronta sempre a render ragione delle stesse a voi che le deste il mandato. Non vuole però nascondervi il suo rammarico^per il mal vezzo invalso e quasi eretto a sistema di screditare, ad ogni occasione, questa tra le più care nostre istituzioni, mettendone perfino in dubbio l'autorità e la legittima competenza. La Società Politica, da noi istituita a tutela dei nostri diritti, deve esser sorretta dalla generale estimazione, deve trovare la prima sua forza nella incondizionata nostra fiducia. Se gli uomini che ne reggono le sorti sono giudicati impari alla loro missione, scegliamone di migliori. Ma, scelti di nostro aggradimento, seguiamoli con ferrea disciplina, se ci sta a cuore l'avvenire del Sodalizio, se vogliamo sentirne i vantaggi. Guai a noi se nei difficili momenti che si appressano ci trovassimo abbandonati a noi stessi. Forti e temerari per validi appoggi sono i nostri avversari; noi, rimessi alle nostre forze, abbisogniamo della maggior concordia, per usarne con profitto. Stringiamoci adunque in serrata falange intorno alla bandiera che ci aduna, perchè possa condurci alla vittoria. La nostra non è lotta di conquista o di sopraffazione ; è legittima difesa dei nostri diritti che si vogliono conculcati e negletti. Arduo è il compito che, in un prossimo avvenire, incomberà alla nuova Direzione. Per realizzare il programma che è nell'animo di noi tutti, ed avrà solenne affermazione nell' odierno Congresso, essa ha bisogno 1 della maggiore libertà nella scelta degli uomini che ' devono coadiuvarla. Gli eletti a rappresentarci devono essere intimamente convinti della bontà dei nostri inteu- dimenti, e fermamente determinati, avvenga che può, a tradurli in effetto. Se no, il deliberato d'oggi si risolve in una vana idealità, e dovremo infine noi stessi diffidare della serietà dei nostri propositi. Rimettiamoci adunque pienamente iu lei, facendo sacrificio, almeno in questo supremo momento, delle nostre ambizioni per quanto giuste ed oneste. Sopra gli interessi degli individui, delle famiglie, delle città sta il bene comune: quello sia il nostro obbiettivo! Così soltanto ci mostreremo degni del nostro nome e della nostra origine. E la storia dirà che gli italiani dell'Istria, nè per avversità di eventi, nè per prepotenza di coalizzati nemici, vennero meno al loro carattere forte e meritevole di un migliore avvenire. ■-- INVESTITURE DI TERRE INCOLTE nel territorio di Buio Le investiture di terre incolte che dal 1500 in poi, per le speciali condizioni dell'Istria, s'incontrano spesso nelle carte degli archivii publici e in copia anche degli archivi privati, sono utili a publicarsi per vari rispetti. Noi facciamo in primo luogo la storia di codeste genti nuove, le quali furono chiamate o vennero spontaneamente ad abitare il nostro paese, e possiamo in tal guisa renderci conto delle condizioni presenti delle nostre campagne. Ma esse giovano anche per un altro riguardo non meno importante. In queste carte, ove si dice del territorio assegnato noi. troviamo sempre, colla estensione del medesimo, indicati anche i confini e il nome delle località ove esso è posto. Ora codesti nomi sono quasi sempre italiani, i quali oggi o vivono ancora inalterati o sono mutati soltanto nella desinenza loro data dai nuovi abitatori. Di maniera che questi nomi offrono, come si vede un contributo a quella eredità storica della coltura italiana dell'Istria, che deve trionfare su tutte le prepotenze possibili, avvegnaché la storia non s'inganui. Per l'assegno di terre incolte in Istria la Signoria veneta incaricava, come sappiamo, il capitano di Raspo, il quale, in questi casi, si diceva giudice delegato (G. D.). Ora l'archivio di Raspo è veramente il depositorio del lungo elenco di genti nuove che furono accolte in provincia. Abbiamo veduto infatti nel protocollo del governo provisorio dell'Istria dell'anno 1799, del quale uno spoglio venne publicato nell'annata XXII di questo periodico, qualmente l'archivista conte Andrea Agapito di Pinguente trasse dal detto archivio per conto di quel governo la copia di non meno di circa 700 investiture di beni; ma ove fossero poste codeste terre e a chi venissero assegnate non ci venne ancora fatto di conoscere. Nè è detto che le investiture trascritte dall'Agapito fossero tutte. Sino a tanto dunque che non si abbia un regesto di quelli atti, noi dobbiamo render publico almeno ciò che si rinviene fra le vecchie carte degli archivii privati. Debbo oggi alla cortesia del signor Giuseppe Crevato l'atto d'investitura che segue, da lui trovato nell'archivio di famiglia a Buie, che io ritengo tuttora ine- dito. Non è carta originale, ma frammento di vecchia copia, verisimilmente del tempo stesso in cui venne emanata. Vi si vede la solita formola usata in simili atti, la contrada Montecucco ivi menzionata è conosciuta anche oggi collo stesso nome e il capitano, che rilascia la concessione, resse veramente il capitanato nell'anno 1681. Possiamo quindi prestar fede intera alle carte in discorso. Con la quale si concede a Bertucci Madruzzi un pezzo di terra inculta et derelitta nella contrada Montecucco del territorio di Buie. Il fondo assegnato era confinante con quello del Madruzzi, onde si deduce che il Madruzzi non era nuovo venuto, chè anzi egli stesso si trova nominato iu carte anteriori. Suo padre era un Alvise, nome veneto, come si vede; e da ciò argomentiamo che la famiglia, se non era del paese, doveva però essersi stabilita da un pezzo. Se non che iu carte, favoritemi anche queste dal signor Crevato, del podestà di Buie Giacomo Contarini dell'anno 1662 e di Alvise Tiepolo e Giovanni Bondul-mier che furono capitani di Raspo negli anni 1638-1643 ove il Bertucci viene esentato dell'obligo dei carreggi (carratada), egli è chiamato più volte Madrussa; e qui viene il sospetto di trovarsi dinanzi a un individuo venuto dal paesello di Modrussa in Croazia. E non è senza fondamento questa mia congettura, perchè rammento di aver trovato nella filza II. delle carte di Raspo un Franco di Modrussa stabilito uel territorio di Pinguente intorno l'anno 1520. Non sarebbe dunque venuta di là anche la famiglia di codesto Bertucci? E precisamente intorno alla prima metà del secolo XVI iu cui, secondo narra il De Franceschi a pag. 358 delle sue Note storiche, genti nuove vennero a stabilirsi anche nel territorio di Buie? Ecco ora il frammento. Noi Costantin Loredan per la Serenissima Iiepu-plica di Venetia Capitano di Raspo, e sua Giurisdizione, e nella materia de Beni inculti della Provincia dell' Istria G. D. dell'Eccellentissimo Senato. Veduta V humil, e riverente Supplicazione di domino Bertucci Madruzzi, con la quale ricerca d'esser investito in un pezzo di terra montuosa detta la Costiera boschiva spinosa sassosa inculta, e derelitta posta nel Territorio di Buie, nella contrada di Monte cuco decaduta a Publica disposinone-, Confina alla medema a sol levà strada cornuti, a mezzo giorno Ruia, a Tramontana, et ad altre parti il supplicante mediante la sua Possession contigua e bramando unir et aggiunger alla moderna la detta Costiera a divertimento de danni che gli vengono inferiti. Col riflesso però che la Provincia resti coltivata coli' autorità impartita dall' Eccellentissimo Senato a questo Reggimento, investimo......... prossimo nella Terra di Buie a notitia universale Pinguente 13 Luglio 1681 Costantin Loredan, Cap. di Raspo G. D. E mentre ringrazio del dono il signor Crevato, io saluto con mestissimo affetto la memoria santa di Tomaso Luciani, i! quale, nell"' animare che faceva i comprovinciali alle ricerche storiche — lui che lontano era tuttavia sempre col cuore in mezzo a noi — mirava costantemente a ciò che stavain cima a tutti i suoi pensieri: l'onore della patria, in servizio della quale egli consacrò tutta la sua nobile vita. G. V. — Portole \-e^jtgi^giy^®--—.— IST o t i z I e È convocato in Gorizia per il giorno I.o Luglio 11 secondo Congresso generale ordinario della Lega Nazionale e vi sono invitati, giusta il § 17 dello Statuto i membri della Direzione centrale, dei Consigli di sorveglianza, del Collegio degli arbitri, delle Direzioni dei gruppi locali e i delegati di questi. Il Congresso si terrà nel teatro Sociale, gentilmente concesso. A ore 10V2 ant. avrà luogo la revisione delle procure, a ore 11 ant. la presentazione al Municipio, a ore 12 mer. il Congresso. Saranno soggetto di discussione e deliberazione: 1. Il verbale della prima adunanza ordinaria eh'ebbe luogo in Riva di Trento ai 16 Luglio 1893. — 2. La relazione sull'attività sociale. — 3. Il rendiconto finanziario del fondo centrale, dei fondi delle due Sezioni e di quelli dei Gruppi dalmati. — 4. Il rapporto dei due Consigli di sorveglianza. — 5. La determinazione del contributo delle due Sezioni alle spese generali. — 6. La domanda che sia instituita la già chiesta Università degli studi italiana o per lo meno sieno riconosciuti certi studi percorsi e certi diplomi conseguiti all'estero e segnatamente nelle Università e nelle Scuole d'ingegneri del regno d'Italia e venga concessa l'apertura di una Scuola magistrale italiana in Trieste. — 7. La determinazione del luogo ove abbia ad essere tenuto il prossimo Congresso ordinario. — 8. Altre proposte, di cui fosse riconosciuta l'urgenza. Nei primi giorni della settimana tutta l'attenzione dei comprovinciali era rivolta a Pisino, dove si combatteva una lotta accanita, da lunga pezza preparata per le elezioni del "Consiglio amministrativo,; e riuscirono finalmente vincitori con l'appoggio degli stessi contadini slavi, quelli che soli sanno e possono, e quindi hanno il diritto di dirigere l'amministrazione del paese, gli italiani. La notizia della vittoria sparsa prontamente per tutta la provincia procurò a tutti la più viva soddisfazione: ce ue congratuliamo coi patrioti di Pisino. La Presidenza della Società politica ha deliberato di ripresentare gli stessi onorevoli dimissiouari : Dottor Domenico Fvagiacomo — Dottor Andrea Amoroso — Dottor Francesco Costantini, nei tre collegi vacanti pei quali venne fissata 1' elezione il giorno 25 di questo mese; il collegio della città di Pirano, quello delle città di Montona, Buie, Visiuada, Portole e quello della Camera di commercio e d'industria in Rovigno. Colla peronospora aitiamo anche l'antracnosi! Quei racimoletti, che ora, alla sfioritura dei grappoli, appaiono bruni ed avvizziti, per poscia cadere, sono ordinariamente tocchi o dall' oidium, o dalla peronospora oppure dall' autracuosi. Ed invero 1' aborto delle infiorescenze dovuto a cause puramente fisiologiche uon può, con queste splendide giornate, riuscire molto grande. Ad ogni modo, pure ammettendo che talora si avveri, non sarà però giammai tale, da prevalere, coi fuuesti di lui effetti, sulle cagioni parassitiche. Non diciamo poi della caduta dei fiori cagionata dal verme dell'uva; perchè questa è facile a a distinguersi, e iu coufronto molto meno frequente nei nostri vigneti; salvo in alcune località, da qualche anno infette, e che vedemmo a Capodistria, a Pisino, a Dignano ed altrove. A Parenzo il verme dell'uva ha tuttora una importanza solo dal lato entomologico : il danno è nullo. Si difendono i nascenti acinelli dall' oidium, con una buona solforazione: si premuniscono contro gli assalti della antracnosi, aggiungendo allo zolfo della polvere di calce viva: si allontana infine il pericolo di vederli in breve decimati dalla peronospora, facendo uso di zolfo ramato. — Con una miscela dunque di zolfo ramato e di calce viva, si riuscirà a combattere simultaneamente, e con uno stesso trattamento, tutte tre le suddette malattie. Ma se tutti ormai ben sanùo come regolarsi contro P oidium, e se tutti ben dovrebbero pur saperlo anche contro la peronospora; all'antracnosi invece nessuno qui abbada. — Eppure non può a nessuno sfuggire il fogliame ora già tutto picchiettato, corroso, bucherellato e contorto dal fungillo cagione di questa malattia; le cui pustole, ad orlo nero, ben marcato, rotondo od ovale la denunziano a colpo d'occhio. Sono circa venti anni, che dell'antracnosi si parla e si scrive: fu l'antracnosi, a portarci via una gran parte degli eccellenti nostri moscati: ogni anno essa rifa capolino nei nostri vigneti, minacciando di ripetere qui le stragi compiute sul Goriziano: ciò non pertanto l'antracnosi è qui ancora pochissimo popolare, e ai pratici spesso neppure nota di nome. L'uso dello zolfo mescolato con pari peso circa di polvere di calce viva, da parecchi anni iu pratica in questi vigneti sperimentali, meriterebbe di diffondersi da per tutto; tanto più che,invece di recare un aumento di spesa, conduce ad uua notevole economia dello zolfo. Le irroratrici contro la peronospora ancora dormono placidissimi sonni; e sì che fin dal primo giugno già ricevemmo da Rovigno una foglia, con bellissime e grandissime macchie del fungillo in completa fruttificazione! Le irroratrici per certo si sveglieranno di soprassalto, allorquando si scorgeranno le macchie della peronospora, camminando lungo le strade. — Ma allora sarà troppo tardi; e tutto al più si gioverà a prevenire un secondo assalto del male in luglio ed agosto. I grappoli e le foglie, allorché si veggono lo macchie, sono già completamente in preda del parassita. La cura col solfato di rame ha effetto esclusivamente preventivo. Della peronospora, è poi qui pochissimo popolare quella forma speciale, che adesso investe e fa disseccare i grappoli. Contro questa peronospora del grappolo, le irroratrici colla poltiglia bordolese certo pur giovano. Tuttavia è chiaro, che, per penetrare meglio in tutte le parti interne delle infiorescenze, converrà valersi del soffietto e dello zolfo ramato. Noi, lasciando che altri discuta la questione, se in ciò si debba dare la preferenza ai rimedi liquidi, o alle polveri, somministriamo nel contempo lo zolfo ramato e la poltiglia bordolese. Anzi, subito dietro alla irroratrice, facciamo seguire i soffietti, raccomandando di avere occhio specialmente, con questi ultimi, ad investire col getto i grappoli. Facciamo uso di zolfo dal 3 al 5 per cento di solfato di rame, e di poltiglia bordolese al 2 per cento. Per dosare poi la calce nella suddetta poltiglia, ricorriamo alle indicazioni delle cartoline di tornasole previamente arrossate. Allorquando la cartolina, immersa nel liquido, più non si conserva decisamente rossa, e comincia a volgere al colore turchino, cessiamo dall1 aggiungere altra calce; poiché allora l'acidità sarà completamente saturata, e con essa il sale di rame. Qualsiasi farmacia può somministrare già preparate queste cartoline. Coli'uso delle medesime si previene tanto una difìcienza, quanto un eccesso della calce; poiché stante la natura e composizione molto variabile delle calci che si vengono adoprando, in pratica la formula di 2 di solfato di rame e di 2 di calce, per ogni 100 di acqua, conduce di sovente a poltiglie verdi e corrodenti il fogliame, per imperfètta saturazione del sale ramico od a grana grossa, ed ostruenti i polverizzatori. Il colore della poltiglia deve esser azzurro carico La calce si sarà spenta da poco, e conservata in fosse profonde e coperte. Si è molto parlato, in questi ultimi anni, dell'aggiunta di melassa, per accrescere l'aderenza della poltiglia al fogliame. Ma per ricorrere a quel materiale, bisognerebbe avere nelle vicinanze qualche fabbrica di zucchero. Si consigliò pure di aggiungere 125 grammi di cloruro d'ammonio per ogni Cg. di solfato di rame, allorquando si avesse bisogno di rendere immediatamente efficace il trattamento, per arrestare assalti repentini ed energici. E questo sarà da farsi, in ispecie nel trattamento autunnale. L'antracnosi e la peronospora danneggiano gravemente anche i vivai. — Bisognerà pertanto badare a difendere le barbatelle americane e gli innesti; queste preziosissime speranze dell'avvenire. Parenzo, 6 giugno i 894 Hugues -—-------- Appunti bibliografici Cesare Rossi. Nuovi versi. Trieste. Balestra 1894. Un volume di 205 pagine. Vale Lire italiane due. Non hanno un titolo speciale; non s'impon-pongono, non cercano attirare a sè l'attenzione degli sbirciatori di bacheche, con un nome che vorrebbe essere una trovata, e non è per lo più che una stramba alzata d'ingegno: sono nuovi versi, ecco-tutto. Ma sono nuovi versi di Cesare Rossi ; a raccomandarli basta il nome dell'autore già noto. Ed anche di questo volume il valore è tutto intrinseco: la patria e la famiglia, questi due grandi affetti inspirarono fin dalle prime mosse il poeta. Se, come vuole la moda, si avesse a imporre un nome alla raccolta di versi. Patria e famiglia, sarebbe il titolo più conveniente e naturale. La patria prima. O gentile alloro, canta il Rossi, cresci alla bella patria. L'ombre tue consolino le elegie intime, modulate alle ceneri delle memorie. Ed egli ama la cara patria d'amore oggettivo ; anche se il suo nome sarà coperto d'oblio; egli le vuol dare sempre ,E i pensieri, e gli affetti e l'ossa e i carmi." Si conforti però il Rossi e stia sicuro : la fama sua resterà, appunto perchè degno il motivo dell'inspirazione, e dalle circostanze reso sempre più forte. Ed è questo il segreto della riuscita e della fama dei poeti della mia Trieste. Per tacere di altri minori, il Rossi ed il Pitteri sono in tutta Italia salutati oggi poeti ; e la ragione di questa fecondità in Apolline, oltre che con la felice giacitura del paese, steso sotto le verdi colline agli ultimi baci dell'Adria, vuol essere appunto spiegata col sentimento patrio, che contrastato reagisce, ed anima la nostra letteratura. Qui non stracche libidini, non affannosa ricerca di nuove vie, non la negazione dell'ideale patria e famiglia; si ha ben altro a fare da noi ; si direbbe quasi che la musa italiana qui si ricoveri come in luogo sicuro, finché, passata la bufera, gli animi tornino al culto delle nozze, dei tribunali, e delle are, piaccia o non piaccia ai poeti petrolieri, sicuro fondamento di vita civile. — Beati voi, ho sentito ripetermi più volte; vivete ancor di speranze, come tra gli entusiasmi d'altri tempi Speranze, ideali, entusiasmi, ecco la poesia.. Ed io non nego che più larghi orizzonti non possano un giorno dischiudersi, e nuove fonti alla poesia ; a patto però che non si rifiuti l'antico. Altrove si tenta abbattere tutto a far casa nuova; ma la casa intanto non sorge; noi conserviamo per ora l'antica: la ragione e la poesia stanno con noi. Il Rossi adunque è poeta, e poeta vero, perchè appunto rispecchia ne' suoi versi le condizioni del suo paese, si fa il portavoce dei dolori e delle speranze della patria, e richiama anche a sè tutti, gli spiriti timidi preoccupati nella patria grande pel soverchio ardire di molti spiriti magni sì, ma finora più atti ad accumular rovine, che a conservare il fatto. L'altezza del concetto dà poi al Rossi la grandiosilu dell' intonazione e la larghezza, dirò così, dell' orditura. Qui non ninnoli, non magre strofette diluite su grandi margini bianchi ; con la patria non si scherza ; anche nei componimenti minori, nella canzonetta, nel sonetto emerge quasi sempre un pensiero, una massima che si sforza a riflettere. E non occorre dire come nella grande Ode, specialmente nella bellissima tra le belle — Villa Marat — il poeta s'avvicinò alle alte cime dell'arte. Una cosa vuol essere rilevata poi anzi tutto per bene intendere lo stile del Rossi. Egli canta sì la patria e la famiglia; ma le sorti della patria volgono al basso; l'affetto di famiglia poi si concentra tutto in lui nel dolore della madre perduta e di un perduto amore. Ama adunque la famiglia che gli è negata ; quindi la nota profonda e veramente sentita del dolore. Qui non fanno capolino teorie filosofiche, non ostentazione, non Weltschmerz, non imitazioni leopardiane; la nota malinconica, grave, pensata o sentita, oltre che dal suo carattere, viene dalle circostanze; è uu dolore suo, tutto suo, è l'anima stessa del poeta che si rivela, e piange e vede nella nella stessa sua vita le lagrime delle cose. È un dolore adunque fecondo che non accascia, ma eccita ad amare tutti quelli che soffrono ; non vani piagnistei, non romanticismi, non la malinconia delle basse spiagge istriane riflessa nella mente di molti nostri poeti, e che muta in nenie i loro canti. Anche in ciò Trieste è veramente la capitale dell' Istria, la vita romorosa. sociale, ritempera gli spiriti, allarga 1'orizzonte anche al dolore. Da questi intendimenti guidato, il poeta ha l'altro inerito di provare ed esprimere efficacemente il sentimento della natura. Ma l'amore della natura per la natura, senza altri moventi che lo rifranchino, senza l'amore dell'umanità che vivifichi gli esseri inscienti, ci porta dritti, dritti in Arcadia; o almeno almeno, non produce tutti i desiderati effetti nel-l'nomo, che vuol essere da quel sentimento purificato. Nel Rossi invece il sentimento della natura è diretto sempre da que' due grandi amori di cui si è detto — Patria e famiglia. Le impressioni, le immagini o sono in lui quindi locali, o se anche vaghe e indeterminate lo richiamano subito all'amore della patria e della famiglia. Tra le prime veggansi le due strofe con cui comincia la — Villa Murat. Sparge la sera di settembre in cielo Kose e giacinti tra grigiastre nubi, E ad uno, ad uno ammiccano i fanali Lungo da riva. Stanno sul mar come in un quadro immote Vele che a notte cercheran la pesca, E su' gran massi rifluendo in ritmo Mormoram l'onde. Certo, 1' ode ricorda qui alla lontana il motivo carducciano — Miramar ; ma quei fanali che ammiccano lungo la riva sono pitture di vita triestina. E così dicasi del — Tempo nero, che vien su da Duino, mirabile pittura ! Oh la veggo, tutti noi la vediamo quella vivida striscia oltremarina, che rompe il sereno a ponente sopra la pianura friulana, e quelle grigie nuvole, fuggenti a ruiua verso settentrione ! La gentilezza, lo squisito sentire che fanno del Rossi un così vivo pittore della natura lo rendono anche poeta vero nell'interpretare e rendere i sentimenti dell'uomo che è poi l'anima e il re del creato. Veggasi per esempio quell'ammirabile — La Filatrice, che è tutta un motivo belliniauo. L'ingenua donna, come la vecchierella del Torti, insegna all' età nuova, all' inquieto operaio, la semplice e profonda filosofia dell'amore e all'autore stesso la sicura via che ne guida alla pace. Anzi la trascrivo qui tutta, come esempio dello stile del nostro poeta. La Filatrice. Pila, fila, o vecchierella Poverella, Sotto 1' ala del cammino : Sin che il sangue affaticato Ti dà fiato, Il lavoro è tuo destino. Mentre fuor la neve fiocca, A la rocca Dolce trar la chioma bianca, Se nell' umile capanna Non s'appanna Mai l'onore e il pan non manca. Quante lacrime hai versate Desolate Senza mettere un lamento ? O il viatico perenne Ti sovvenne D'un sublime infingimento? Al lavoro assidua siedi, Ma non chiedi Che sarà quel che tu fai : Se una veste nuziale, Se mortale Una sindone non sai. Tu lavori senza noja Per la gioja Di passar facendo il bene, E nell'anima segreta Sei pur lieta Se la morte innanzi viene. Ed alloi- che sia fornita La tua vita Nella fè che la governa, Rischiarato il magro viso Da un sorriso, Spegnerai la tua lucerna. Tu m'insegni o buona antica, La fatica Più gentil, qnant' è più oscura : E la fama è una chimera Lusinghiera Ohe ne abbaglia e poco dura. In questi brevi, ma finiti e meditati componimenti più palesa efficacemente il Rossi la sua indole mite e inclinata a una profonda malinconia : il dolore è analitico, e si compiace di manifestarsi breve e sovente. Ciò non toglie che egli non voglia, e, volendo, non possa misurarsi anche nell' ode, come ne fanno fede — In biblioteca — Sulla strada di Miramar — e specialmente — Villa Murat. È questa anzi una evoluzione del suo ingegno, e ce ne darà certo in seguito altre prove. Pure si direbbe che spaventato di quell'alta, solitudine di quegli sconfinati orizzonti la sua fantasia si compiaccia rifugiarsi in umili memorie e in qualche angolo tranquillo. L'intonazione dell'ode — Villa Murat — è magnifica; la contessa di Lipomi, e Re Gioacchino sono opportunamente evocati ; ma quel piccolo Mascagni, reso grande oggi dalla stamburata Sonzoniana, stuona davvero nell' orchestrina, e fra tanti grandi è un pigmeo. II poeta però, ripreso fiato s'alza subito; e le strofe seguenti imprecanti al piccone demolitore, dopo un altro umile accenno alle sorelle, evocano la grande figura di Napoleone e l'ode finisce, con un alto concetto politico. Se non è l'ode del secolo ; è degna in tutto del finisecolo. Non così felice l'altra — Su la strada di Miramar — benché contenga delle bellissime strofe di genere descrittivo, come la quinta ecc. Non mi piace però Sant'Andrea, sovvenir di gioventù. E poi si noti, prima è sera, cresce il crepuscolo, l'ombre s'addensano, sorge salutata la luna; da ultimo lento cade il sol. Tutto questo sarà vero, e in certe sere la luna verso il il plenilunio sorgerà prima che cada il sole. Ma la riproduzione della scena non viene subito afferrata dal lettore, l'invocazione alla luna lo distrae ; i picchi coi cinguettanti augei, colle vacche passanti a quell'ora non si capiscono: anche il vero diventa in arte alle volte inverosimile. In compenso abbiamo tre ottime strofe di stile pariniano deridenti agli illusi, che vanno al- trove a cercar nuovi climi e nuove delizie. Ma nella grande ode il poeta deve rendere preciso le immagini, non accumular troppo, per associazione d'idee, le impressioni altre volte ricevute, o ridurle a po-i tente unità. Ancor due parole della tecnica del verso, che meno qualche rarissima negligenza è ottima ; ottima pure la lingua. Ma nell' orologio del Comune (buona ode anche questa, e di colore locale) non panni si possa accusare d'egoismo quel vecchio ordigno sej sol per altri vive: piuttosto lo direi indifferente, apata. Nè credo si possa asserire in — Scongiuro — che il demone di Socrate non lo abbandoni mai più ; se subito dopo segue — Sino a l'ultimo suo dì^ Leggendo le strofe — Costeggiando l'Istria, —] sento il demone dell'ipercritica che mi tira perle falde del soprabito e sghignazza insolentemente, per via di quella bella signora che tende il bruno viso a un miraggio d'alghe e di meduse, vulgo pote marine. Più poetici e orientali sarebbero i corallil L'ode saffica — Passeggiata suburbana è bella ; ed il verso italiano accentato per lo più sulla quarta ed ottava rende benissimo il metro latino. Senza ingolfarmi in un trattato di lunghe e di brevi, solo dirò che i versi accentati forte sulla sesta e settimar come „E la fedel vi spàrge édera triste" „L'intime forze tùe santa natura" a mio debole avviso stuonano. Ho riletto la celebre ode — Miramar, — e non vi ho trovato traccia.! Non sono insomma cantabili sulla cantilena dell'-7sče Confessor Domini colentes : le volte del mio brutto S. Giusto informino nella malinconica ora del vesperoJ Non voglio però darmi Paria di studiare le macchie nella luna. Ci veggano gli astronomi fonde vallate, mari deserti e spenti crateri. Ave o luna ! A me giova raccogliermi nel tuo mite lume, e rivederti nella commossa fantasia pendere sui colli di Sant'Andrea e sulle convalli del Boschetto, o riflettersi tremula come una serpe d'oro nelle marine istriane. Ave o dolce e profonda musa del mio poeta ! Possa tardi, assai tardi, 11011 dal mare,, come malinconicamente si augura il Rossi ; ma dal verde grembo materno sorgere 1111 alloro ornato in un giorno di festa co' più bei colori dell'iride. p. t. ----—----——I PUBBLICAZIONI Le Terme sulfuree di Santo Stefano. Con parecchie illustrazioui è uscito dalla tipografia Cobol e Priora di Capodistria un opuscolo su le Terme Sulfuree di Santo ' Stefano in Istria.