Esce una volta per settimana il SabbatO. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione._ L'abbonamento non va pagato adaltri che alla Redazione. 2 SEPOLCRO D Eli B. SALOMONE RE DI UNGHERIA TROVATO IN POLA. Le nuove opere che si stanno eseguendo in Pola per ridurla a piazza di guerra, portano di conseguenza lo sterramento di qualche antico edilizio, ed insieme il rinvenimento d'antiche memorie; di che non muoveremo parola, se come è da attendersi, si tenga conto delle cose rinvenute. Ma ben debbiamo deplorare la distruzione delle ultime arcate del Teatro, sfuggite al de Yille quando ne adoperò i materiali per costruire la fortezza, se non vi fu necessità, e ben deploreressimo se altri edifizi pregevoli per antichità e per singolarità di forme, siccome è l'antico battistero dovessero diroccarsi, come corre voce. Su d' un colle che ebbe ed ha nome di S. Michele stava già antica chiesa in forma di basilica bizantina, alla quale nel 1015 si abbinò altra chiesa, di strana forma quale i tempi usavano, e fu ivi Abbazia dell'ordine di S. Benedetto spesso memorata negli atti della chiesa Polense, celebre per la dimora che vi fece Dante Alighieri siccome tradizione attesta. Salomone già Re d' Ungheria lasciato il trono riparava intorno il 1074 in Istria, il Marchese della quale era suo affine, ed ivi nella solitudine in penitenza ed orazioni trasse il rimanente dei suoi giorni che arrivarono fino al 1087. Lapida rinvenuta nel diroccare gli avanzi della chiesa di San Michele ci avverte che in quella fu sepolto HIC REQVIESCIT ILLVSTRISSIMVS SALOMON REX PANNONIAE leggenda che dal dettato riconosciamo coeva alla morte del Santo o di poco posteriore; ma le sua ossa non riposano nella tomba che si umile e modesta fu a lui preparata, ma stanno nel duomo. La chiesa Polense lo festeggia con rito solenne siccome ebbe già ad avvertire il Can. Stancovich che primo pose in luce di onore questa patria celebrità. Nel 1400 il duomo di Pola costrutto già nell'857 da Lodovico Imperatore, era in lavoro di ricostruzione, compiuto più tardi a'tempi del Vescovo Altobello Ave-roldo intorno il 1500. Appunto nel 1400 il Vescovo Biagio Molino riponeva in arca marmorea i corpi dei Santi Teodoro, Giorgio, Demetrio Martiri, dei SS. Fiore e Basilio Vescovi e Confessori, del Santo Salomone Re d'Ungheria, confessore. j. . Su quest' arca v' era o vi è leggenda che ripetiamo come la rigistrò il Tommasini : EXORAT • THOMAS • DITATVS • SEDIBVS • ALTIS DVLCE • CANIT • ■FLORES * AD////////,// SACRA • ARTIS POLACHORI- SPECVLVM- TEMPLI • NOVA FORMA • VICINA ARA - NlTENS • FLAGRAT -BLASIO • SVB - STIRPE • MOLINA INTVS • MARMOR- HABET OSSA-CONSPICIS ECCE FIGVRAS DONEC • VIA- PARTVS • QVAE • FECIT • AD • ETHERA • PVRAS BIS • TVLIT • AETATES * FANI • LrVX - PRIMA • MOVENTIS LVSTRA • TENET • DECIES • OCTO • SOCIATA • DVCENTIS Queste sacre reliquie vennero collocate nel 1487 nell' altare di S. Fiore dal vescovo Michele Ursino e scoperte dal Vescovo Alvise Marcello nel 1657. Erano collocate in cassette di cipresso ; i corpi di S. Fiore e di S. Salomone stavano collocati in una sola cassa. BREVI NOTIZIE STORICHE E CRONOLOGICHE DELL'ANTICHISSIMO CASTELLO DI PIEMONTE. (Manoscritto avuto"). (Continuazione V. N. 23.) Giacomo Contarini nel 1274 in uua scorreria ch.e fece per la provincia con le sue genti passò anche per il Castello di Piemonte senza però portarne violenta molestia. Nel 1355 furono fortificati, e muniti degli attrezzi necessarj molti luoghi della provincia, che dipendenti erano dalla cesarea Maestà di Carlo IV imperatore e tal munificenza reale toccò anche al Castello di Piemonte, affinchè cosi si rendesse idoneo e coraggioso a respingere gli oltraggi. Nel 1348 si difese valorosamente da una scorreria fatta da' Croati in provincia discesi dalle parti di Segna della Liburnia e poscia sbarcati alle foci del fiume Arsa. Egualmente si difese Piemonte dall' armi dei Triestini collegate con quelle del patriarca aquilejense, quali tentavano con la loro venuta di sconvogliere la provincia d'Istria della sudditanza a Veneti, qual fatto ac-cadette nel 1360, essendo il Vescovo della chiesa triestina Antonio de Neori e Patriarca d'Aquileja Lodovico della Torre. Neila guerra tra'Veneziani, e Sigismondo primo imperator di Germania accaduta nel 1410, Pipo general in capo dell'armata imperiale composta di soli Ungheresi restò soccombente nell' ultima battaglia accaduta nella Trevisana nell'anno 1412; per il qual motivo dovette tosto ritirarsi col resto dell' armata in Istria, in unione anche dello stesso imperatore. Di ciò ne vedi la descrizione sopra questa guerra dell'abbate Laugier, tomo V, c. 321. Storia veneta. Nella passeggiera formata che fecero gli Ungheri in Istria non si applicarono ad altro che agli incendj desolatori e ai furibondi saccheggi, qual fatai disgrazia toccò provare anche il nostro più nominato Piemonte che bloccato venne dal sunominato general Pipo, sulla supposizione che fosse della parte .de' Veneti, il quale fattane sulle prime una viva resistenza, dovette alla fina cedere alla forza e lasciarsi prendere per assalto. Di questo fatto si sono trovate le memoria autentiche registrate nell'archivio del castello di Momiano. Nel 1476, tempo della guerra da'Veneziani "con Lodovico Sforza duca di Milano passarono per l'Istria 20 mila Turchi mandati da Bajozet II, imperatore in soccorso al Sforza, e per dove scorsero non lasciarono altro che impressi i soliti segnali di atroce crudeltà, e di orrore in ogni genere, nella qual epoca fu da detti barbari dissipato il più detto Castello, e quasi annientato, che risorgerà più non potè. Di questo fatto si ritrovarono in Piemonte delle memorie scritte, così pure del frumento abbruciato in detta epoca. Invidiosi i Justinopolitani delle gloriosa prerogative di questo castello, tentarono invano con la forza di renderlo soggetto. Non mancarono mai di continuamente molestare i poveri abitanti or in un modo, or in un altro, a per fino una volta collo spoglio generale degli animali, ramo principale del loro sostentamento a quell'epoca; sicché deliberarono di volontariamente dedicarsi alla veneta Repubblica, e come in fatti successe l'anno 1508, essendo in allora in capitanio il magnifico sig. Giorgio Yinor, e paroco il degnissimo pre Antonio Valenti con patto, e condizione però che mantenuti gli siano i vetusti loro privilegi, ed immunità godute per il passato sotto la Cesaree Maestà, e coma fino al presente giorno pur godute sotto il regnante Massimiliano primo imperatore, ed egualmente delle loro pubbliche corri-sponsioni. Accolta più che volentieri da Veneziani tale spontanea dedicazione, quaie ricevutala con una particolar espansione di affetto perchè succeduta nei momenti che perturbata trovavasi la dominante Repubblica della tanto notoria Lega di Cambrai; la fece a tal fine in contrassegno registrarla nei volumi della ducal segretaria cogli articoli, e capitolazioni seguiti, ed avendo a sufficienza conosciuto essere tali novelli sudditi carichi di esuberanti gravezze, inusitate in lutti gli altri paesi dell'Istria, gli confermò suil' istante con apposita Ducale i loro antichi privilegi, e anzi volle graziarli di un nuovo col dichiararli liberi e franchi d' ogni introduzione, ed estrazione di qual si voglia genere, niuno eccettuato, e ciò senza che vi occorra alcuna licenza, potendo esercitarla anco coli'estero Stalo Imperiale. Frà uno dei Capitoli della dedicazione era anche quello che vivamente reclamavano i Piemontesi la restituzione dello spoglio succeduto degli animali per parte de' Justinopolitani, della qual cosa fu sul momento effettuata, come si vede dalla seguente Ducale. Leonardus Lauredanus Dei gratia Dux Venetiarum etc. Nobilibus, et Sapientibus Viris de suo mandato Potestatibus, et Capitaniis Justinopo-lis, Umaghi, Parenti, Polae, Montonae, Ceteris-quo Rectoribus, et Ufficialibus nostris Istriae ad quos haec noslrae pervenerint fidelibus di-lectis Salutem, et dilectionis affectum. Inclinati dalla umile supplicazione della fedel Comunità nostra di Piemonte e suo distretto sponte venuta alla devotion della Signoria nostra volem o, e commetterne cha ad ogni richiesta de Innuda di detta fidel Comunità ostensori delle presenti dobbiate aver . . . quelli che havessero comprati de loro animali da i soldati da . .... e suaderli in nome nostro che in nostra gratificazione restituire li detti loro anemali avendo li suoi danni, e qualche poco di guadagno appresso perchè essa faranno cosa molto grata. Data In N.ro Ducali Palatio die 19 Juny Ind. Co.me Anno 1508. Con Ducali 1604 e 1779, furono riconfermati tutti i privilegi dell'anzidetto Castello. Alla Direziono poi di questo Castello, e luoghi suoi soggetti come abbiamo già denunciato di sopra, affidò il sullodato governo Veneto la cura, e sorveglianza al Nobile Consiglio di Capo d'Istria coli' obbligo di mandare in residenza un Individuo sciolto per altro da quel corpo, con suo Cancelliere, e col titolo di Conduttore, ossia esattore di quelle annuali contribuzioni, le quali venivano affittate dalla Regia Camera fiscale di Capo d'Istria perla piccola somma di 300 ducati annui unitamente con il luogo di Visinada, e dipendenze e 1' ultimo conduttor di Capo d'Istria fu il M.r Nicolò Gravisi nel 1530. Venne in pensiero all'eccellentissimo Governo nel-l'anno 1529, 30 Luglio di voler privarsi delle rendite, ossiano contribuzioni usitate annualmente del Castello di Piemonte, (non già però del Diritto di Principato) e ciò in esecuzion della parte presa nel Consiglio di X con la gionta, e così pure di quella del Cons. di Pregadi affinchè poste siano all'incanto e deliberate venghino al più offerente singolarmente le dette rendite del più nominato Castello di Piemonte, Visinà, e loro dipendenze colle seguenti espresse condizioni le quali si leggono ben chiaramente: "Che quali saranno per essere i Compratori abbino inalterabilmente da osservare, e mantenere » alli Piemontesi, e di Visinà li di loro Capitoli, Privilegi, Pratiche e Costumanze,, anche nelle di essi loro contribuzioni come correvano sotto la direzione della già nominata Camera fiscale di Capo d'Istria, e come erano corse sotto la Cesarea Maestà senza nemmeno alterarvi li tempi delle medesime o di volerle antecipate del solito uso. Su di qual vendita riservandosi per sovrano Dominio le cose appartenenti alla Casa dell' Arsenale, e le Appellazioni Civili, e Criminali, e colla riserva pure di sua suprema autorità in ogni caso di rifondere li Compratori in quanto avessero esborsato per 1* aquisto medesimo. KL' anderà dunque parte che per l'apposito offizio „ dei Governatori nostri sopra l'entrade Alvise Bon, „ Domenico Capello, e Ferigo Morosini sia posto ali* in-v canto il luogo di Piemonte con tutte le sue abentie, „ e pertinentie rason, e Giurisdizion e Territorio libere „ e franche e con tutte quelle utilità che dentro per li confini si contiene come al presente possede la S.a Nostra sia dichiarando che la S.a N.ra sia tenuta mante-nir li detti compratori indemni in ogni caso quomodo-cumque, et qualitercumque che fossero d' esser spogliati d' esserli restituito tanti quanti avessero esborsato ime-diate dalla Cassa di questo Consiglio, e sia deliberato al più offerente d'esser approbata poi detta Vendita nel consiglio nostro con li due terzi di quello, interveniranno li capi di tutto il Consiglio e quello si estraerà del detto luoco di Piemonte si applicato alle pr.nti occorrenze eie. etc. L'anno susseguente 1530 li 7 luglio, giorno di sabato fu deliberato al pubblico incanto in Rivo alto, sotto il portico della Chiesa di S. Giacomo in Venezia alla presenza dei savi Giacomo Duodo, Antonio Rivia, Zua-ne Giacomo Schiavina e dal vice servo Nicolò Rivia, il tuogo di sopra nominato di Piemoute con le sue ville di Yisinà, Bercenegla, Rosara, Medolin, Castagna, S. Maria de Campo, e vi restarono in potere ai più offerenti N. U. Giustinian Contarini fu del Ser Zorzi e Girolamo Grimani fu del Ser Marin perla somma di 7500 ducati, fra' quali poscia divisero i più detti luoghi in due parti e gettarono tra loro alla sorte, e la sorte toccò a Contarini il nostro Piemonte con Castagna e Bercenegla, e al Grimani Visinà con dipendenze già di sopra più volte nominate. Sotto il regno di Federico 3.° imperatore di Germania regeva nel 1476 in capitanio di Piemonte il magnifico Pietro Fineo qual era oriundo del regno di Portogallo, in unione alla sua consorte Susana di Saurau, quale sembra dover essere stata originaria dalla provincia della StirÌ8, per essere sempre colla esistita l'illustre, ed antichissima famiglia de' Conti di Saurau, nella qual provincia pure tutt' ora esiste, e grandeggia, come grandeggia nel presente 1823 a latere del felicemente regnante imperatore Francesco I. in figura di primo ministro di stato S. E. il Co: Francesco di Saurau. Spinto il sunominato Pietro Fineo da sentimenti di esimia pietà volle lasciar per pegno ai posteri dei amati suoi sudditi del ridetto. Castello di Piemonte, e vii— laggi dipendenti, col far erigere una cappella nella chiesa parrocchiale di Maria Vergine e dedicarla ai santi Fabiano e Sebastiano dotandola in pari tempo poi con propri stabili e stabilindo una mansionaria perpetua, colla presenziane, e al minsionario eletto l'obbligo di ce- lebrare tante messe annuali, e così d'altre condizioni, i quali doveri si possono facilmente riscontrare nel pubblico istromento di fondazione.*) In successione poi di tempo, alla suddetta mansionaria furono aggiunti anche li stabili «he lasciati erano dalli giugali Gregorio, e Marina Verch verso 1' anno pure 1476 in suffragio del pubblico ospitale di Piemonte colla prescrizione al mansionario di provedere annualmente dei letti ordinari. Tale abbinazione de' beni dei jugali Verch alla su-nominata mansionaria successe l'anno 1700 per convenzione fatta tra M. Giorgio Dermino vescovo di Cittano-va e Federico Contarini, padrone della giurisdizione e conia riconfermazione degli obblighi annessi a detta mansionaria. Ad esempio del Fineo, non volle esser meno in sentimenti di cristiana pietà Pietro Cazar cittadino del Castello qual volle ancor esso instituire l'anno 1505 un' altra mansionaria perpetua dotandola egualmente con beni propri quale la dedicò allo specioso Santo Gio: Batt. coli'obbligo al mansionario di celebrare messe due alla settimana all'altare medesimo, e il primo che fu a godere di tale benefica instituzione fu il ret. Don Gregorio de Roccio nel 1516. Ilgius elegendi il detto mansionario prò tempore di questa seconda sopradetta mansionaria è devoluto per la testamentaria disposizione fatta li 8 giugno 1506 dai detto fondatore Pietro Cazar ai più sen:ori che saranno nella posterità ventura dello stipite del ramo di Simon Venezzia q. Mattio. La possessione chiamata Baredine ossia campo di-chiarito barettiziolasciato all'altare del suddetto Santo Gio: Batt., quale esistiva o credo esistere ancora nella chiesa di S. Andrea eretto per divozione dal Cazar suddetto Panno 1506, li 8 giugno, come si può scorgere il tutto dal suo testamento; venne li 16 giugno 1563sopra le istanze del cappellano Don Nicolò Tessaris passatoio enfiteusi perpetua coli'obbligo di corrispondere annualmente uno spodo di vino e la dee. de'grani e di uva a Gregorio Mattich per sè e successori suoi, o aventi causa per esso in perpetuo e ciò con approvazione del mons. vescovo di Cittanova Matteo Priuli e suo vicario Gio: Maltio Savorgnano, e tale pubblico atto fu registrato in curia già dal canc. vescovile Nicolò de Bolisoni. La su nominata possessione di Baredine è posseduta nella famiglia delli Andrea e Nipoti Tubin eredi e rappresentanti il suddetto Gregorio Mattich col obbligo al medesimo e stante la enfiteusi dello stabile di Baredine e così di altri stabili dotali di passare al cappellano prò tempore dell'altare del detto S-rnto Giovanni Batt. uno spodo di vino e la decima delle uve e grani. Per antichissimo privilegio di Piemonte erano e-senti di qualunque siasi contribuzione, tanto al ceto laicale quanto al secolare tutti li beni spettanti a quii si sia chiesa o Santo, come rilevasi del seguente pubblico documento. *) Si legge nell'istrumenlo della instituzione di detta mansionaria, che a quell' epoca sotto l'impero germanico il Castello di Piemonte fosse anche colleg-giata. Jesus Maria 22 agosto 1530. Ex Capitolatimi vicinium villae Visinatus et Pedemonti Acta sub felicissimo ducatu seren. principi D. D. Andreas Gritti Venetiarum Ducis. Noi Zuane Minotto per la illus. Signoria de Venezia Pad. o Cap. di Capodistria, e suo distretto, vista ed intesa la onesta et umile richiesta a noi fatta per Moro Forza zuppano della villa di Visinada sottoposta a Piemonte, giurisdizione di questa città di Capo d'Istria, et per Michiel Grison, Michial Simonich, Tomaso Tressan, e Antonio Zorgo tutti della Villa di Yisinà de Piemonte per nome loro et per nome del Comun, et Uomini di detta villa per la qual instavano che per noi li dovesse esser confermati alcuni capitoli a noi presentati, et mostrati, nelli quali si contiene le consuetudini loro, et di loro obblighi hanno verso lo Conduttore inato il solito loro di in tempo.... della Cesarea Maestà, come da poi venuto sopra 1' ombra dell' Ill.ma Signoria Nostra li quali ben et diligentemente, e sopra quelli avendo avuto informazione del Vss.te M.r Niccolò Gravise al pres.te Con-duttor di Piemonte quelli laudemo et . . . interpo-nemo l'autorità nostra, et del Comun de Capo d'Istria, pre.te M.r Fran.co del Bello, M.r Alvise de Pola, e M.r Zan Niccolò Gravise sopra detti tutti Cittadini di Capo u'Istria. Primo che tutti li vicini della Villa di Visinà, e del suo Territorio hanno pagato dretta X.ma de Biave, de Legumi, de ogni sorte de Vini, et ... al Capitanio, ovvero Conduìtor di Piemonte, cetuato le chiese le quali mai hanno pagato X.ma, e de questo non le menzogna ia contrario. Omissis. Io Gio. Pr. Castagna Nod. ho estratto fedelmente quanto sopra do altra simile: Mano propria. Nel 1568 Cristoforo Sereni-Zarotti Justinopolitano fu in Capitanio di Piemonte. BERCESEGLjI. Per quanto si estendono le memorie di Bercenegla rilevasi esser stata fino l'anno 1541 una Villa feudale, e tributaria alla famiglia del Barone Bernardino deRau-nicher, ed Ingenua sua Consorto Nobili Alemani, come lo erano Padroni altresì del Castello di Momiano, luogo di loro antica residenza. Questa Villa era situata sul-1' eminenza del monte detto di S. Croce, vicinissimo al Castello di Piemonte dove pure al giorno d'oggi esistono le muraglie di una piccola chiesa, quale conserva ancora il titolo di chiesa di S. Croce. Era circondata da mura, nel centro delle quali er-gevasi un piccolo fortilizio, quale serviva d'abitazione a quello che occupava il posto di preside, ed esattore delle Decime. Il Padrone di detta Villa aveva il Diritto di e-sercitare sopra la medesima il jus cum potestate gladii ossia il mero misto Impero, come lo aveva pure sopra il più detto Castello di Mondano. Mostrasi per tradizione ancora la pietra sopra della quale si eseguivano le sentenze a' giustiziati. ' Da un Registro ritrovato nel Libro vecchio della B.ta Vergine del Duomo di Piemonte fatto 1' anno 1627, 29 settembre per mano del Sig. Iseppo del Bello Justinopolitano Capitanio del detto Castello nel quale si legge la seguente lettera scritta dalla Sig. Baronessa Ingenua Raunicher al Capitanio di Piemonte Antonio Sereni nobile Justinopolitano quanto segue : » Amico Carissimo. "Spettabile Amico Carissimo. Domenega passata ha-» vendo jo mandato a tior le X.me a me spettanti nella „ mia villa di Bercenegla, sono ritornati li somari vuoti, „ et dettoli alti huomini messi da me, esser state seque-„ strate tali mie decime. Il che mi è parso da novo » tuttavia per non correr a furia ho voluto prima farvi le „ presenti per intender la Causa, et così vi prego siate »contento de avvisarmi per il presente lattor, acciò sap-„ pia governarmi, siccome mi confido della prudenza vo-» stra alla quale mi oifero ad longe majora. In Momiano alli 14 settembre 1541. Ingenua de Raunicher Momiani Domina. Dalla presente sopradetta lettera sembra comprendere che le nominate X.me di Bercenegla sequestrate furono dal Capii. Ant. Sereni per differenza sopra la linea di demarcazione frà Giurisdicenti, per il qual motivo due mesi dopo datata la sopra indicata lettera furono ristabiliti i confini della detta Villa di Bercenegla e suo Territorio tanto per parte della Pro.na Baronessa Raunicher quanto per parte del Ser Giustiniano Contarini Padrone della decima del Castello di Piemonte, e suo Territorio, la qual cosa evidentemente si vede dalla seguente fatta riconfinazione. ' Addì 24 Novembre 1541.. i , . ' V . » Confini di Bercenegla di ragiona della signora „ Ingenua de Raunicher, signora. del detto castello, et ^ heredi del q.m sig. Bernardino Raunicher suoi figli, fu „ moglie del suddetto, posti per li signori Tan France-: » sco del Taoco di Capo d'Istria, ^Tan Francesco Rau-» nicher alemano eletti da detta signora n. p. et q. i., „cioè nomine proprio, et quo intervenit, ,et dalli si-» gnori Antonio Sereni capitanio di Piemonte, , 'et Giaco -» mo Verzi di Capo d'Istria per noma dolciarissimo m.r „Giustinian Contarini sig. di Piemonte,;; et padron del »medesimo castello, et hanno, come, seguono eoa li vi— »cini esistenti in quel territorio, come si dirà et dichia-» rirà. . , -, ' • ' (Continua').