ANNO II. Capodistria 46 Aprile 4868. N. 8. LÀ PROVINCIA GIORNALE DIGLI IITERESSI CIVILI, ECONOMICI ED ilIINISIRiTITI DELL'ISTRIA. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 5; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. DEL GIUS MUNICIPALE D~ ISTRIA. VI. Tre sono le aziende dei comuni moderni austriaci: nomina libera delle cariche, qualunque sieno, indipendente da sanzione o da veto di potestà imperiale, o di potestà provinciale, cassata così perpetuamente la regalia constituendorum magistratuum. La Legge Schmerling 1862, conforme al molupropio 51 decembre 1851, fa riserva riguardo a'comuni che hanno statuto (sieno a magistrato sieno a municipio) della nomina della Superiorità, alla sanzione dell'Imperatore; pare non della persona del Podestà, ma di tutte le persone che compongono la superiorità. Lo statuto di Trieste sottopone alla sanzione il solo Podestà non li Vice Presidenti. Nella marca d'Istria tutti i Podestà sono di libera elezione dei comuni, nessun comune avendo proprio statuto. La quale larghezza porta ad opposto risultalo di quanto «i pratica in altri stali a comuni moderni, nei quali i Podestà sono officiali del Principe, portano le insegne del Principe, e perchè tali sono capi del comune, così che questi sono governali dal Principe mediante i Podestà. Le leggi austriache all'invece lamio del Podestà il primo officiale del comune, il quale per generale incarico ha anche il governo della pubblica cosa. Non tocchiamo della sorveglianza e del controllo, perchè queste due mansioni non sono esclusive dei consigli. L'economia del comune riguarda non solo il patrimonio civile privato, ma anche il pubblico, anche la Finanza del comune. Del quale patrimonio civile privato diremo che viene retto col gius civile privato, governato dai Tribunali del civile contenzioso e volontario. Di questo patrimonio, alcune singole cose hanno peculiare destinazione; questa è perpetua e non può soltrarvisi. Ma anche il patrimonio non dedicato ha destinazione; deve essere applicalo ai dispendi comunali, non può trattarsi siccome patrimonio di corporazione o di ceto o di classe, i cui redditi vanno ripartili a lucro e benefizio dei partecipanti, siccome avviene in raro stato e potrebbe avvenire in singoli comuni, per soppravanzo annuo o per redditi ricorrenti a periodi, siccome sarebbero i tagli di boschi. Tra i beni che sono destinati a fruizione di special clas- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti antecipati. se o celo, sono i beni degli originari, e sarebbero i beni di certe classi, siccome dei patrizi, dei nobili ecc. ecc. Se all'abolizione di queste corporazioni il patrimonio non fosse passato ai comuni, e come pare, dimenticate le dedicazioni o non curale del patrimonio civile privato. I comuni hanno debito di trarne il maggior lucro possibile dal patrimonio; le speculazioni arischiate, le industrie sono proibite. Il patrimonio pubblico segue il gius pubblico. I beni pubblici non danno frutto, ma se la loro conservazione esige dispendio, sia per conservarli allo stalo di uso, sia anche per custodirli, una tassazione per coprire questi dispeudi è ammissibile. Terza categoria formano le pubbliche imposizioni neno dirette, sieno indirette. Il solo Principe ha potestà di imporre contribuzioni, ed esso ha l'esazione e la applicazione ai pubblici bisogni,. Nè altrimenti fu ritenuto nel medio Evo per l'edito di Federico 1 Barbaros-sa o nei tempi posteriori, di che fa testimonianza il codice Austriaco. Ma i Principi assegnarono o perpetuamente o temporaneamente ai comuni cerle pubbliche imposte o tangenti di queste. Le nuove Leggi diedero la-colla ai comuni di porre imposizioni o per propria autorità, o colla sanzione di Preposti, se eccedono certa misura. Per le contribuzioni, i comuni seguono il gius finanziario. A lira azienda si è quella del buon governo di se medesimi, o come suolsi dire, di esercitare la polizi» locale. Nei tempi decorsi la polizia locale era esclusivamente della potestà imperiale, la quale dava i regolamenti, però i comuni dovevano prestare la loro o-pera materiale per la manutenzione ove quest'opera venisse richiesta, Quali materie cadono sotto buon governo non potrebbe facilmente fissarsi, dacché in ciò dan norma lo slato di civilità dei comuni e le instituzioni del pubblico governo. Però sembra a noi che le leggi moderne non si scostino gran fatto dalle materie assunte in buon governo, ritenuto fermo il canone che il buon governo è di potestà del Principe, che l'esercizio è poggiato ai comuni per incarico del Principe, e che può venire da esso richiamato; che non in tulli i comuni è delle sole amministrazioni comunali, ma nelle città capitali di provincia è ripartito fra Organi Imperiali e comunali. La Legge Schmerling 1862 ha fissato le materie di buon governo assegnate ai comuni e sono : sicurezza delle persone, sicurezza delle sostanze, strade, potili, acque, agraria, annona, mercati, pesi e misure, sanila, famulizio ed operai, decenza pubblica, pauperismo, editalo, incendi. Siffatta polizia è della specie che dicono polizia prevenirne, nella quale i Consigli dettano Regolamenti di loro autorità, vegliano all'osservanza di questi ed hanno anche la polizia pu-nitrire, però ove i mancamenti sieno soltanto ai Regolamenti, ed i fatti di trasgressione non cadano nella categoria di azioni od ommissioni punibili secondo le leggi penali, devoluta la punizione alle poleslà che hanno l'incarico di punire reati, delitti, crimini. Lo slnluto di Trieste del 42 aprile 4850 non concorda onninamente colla legge Schmerling, imperciocché al consiglio viene imposta la cooperazione a mantenere la pace e la decenza pubblica, così la sicurezza personale; viene imposto l'ornato, la lastricazione, l'aquazione, l'illuminazione. Ma non venne dato l"edilato in cura del consiglio, il quale era del magistrato fino dal 1820, siccome Potestà politica. I! nuovo regolamento edile, partì dall'autorità della Luogotenenza. A queste materie di buon governo i consigli danno ordinamento con provvedimenti dettati da prudenza governativa; l'esecuzione é della Potestà comunale; ed è saggio che siffatti provvedimenti sieno speciali an-zicchò generali, per la varietà dell'indole dei singoli comuni, della cHUtà e delle abitudini e propensioni degli abitanti. Crediamo poi che la assegnazione delle materie sia per sommi capi, sotto i quali possono riassumersi altre materie di dettaglio. Ma questi provvedimenti perchè locali, sono subordinati ai provvedimenti generali dati, sia con leggi di stalo, sia con leggi provinciali, alle quali i comuni non possono derogare o subrogare coi loro provvedimenti locali. Altra azienda e vitalissima è quella della pubblica felicità, così per gli interessi virtuali come per i materiali della popolazione, per la quale felicità è debito dei consigli di provvedere se già manifesta la necessità di qualche ramo, ma altresì di indagare quei rami che potrebbero essere di giovamento. Per gli Instiluti, il consiglio delta il loro ordinamento, ed esercita vigilanza, ma non è lecito a lui di tenere l'amministrazione ed il governo; ciò è del Podestà, però soltanto ove gli instiluti non abbiano propria amministrazione, come è di regola; il Podestà viene soltanto in supplemento. Gli Instiluti hanno loro patrimonio ed intangibile, vietalo di incamerarlo al patrimonio del comune, ancorché il comune o vi dia il patrimonio, o vi dia la dote, o vi concorra, o vi supplisca nell'insufficienza della dote. I mobili e gli immobili dedicati agli Instituli non possono richiamarsi al comune fino a che durino gli Instiluti cui furono dedicali. Il patrimonio o la dote possono darsi per largizioni di privali. Agli Instituli possono applicarsi anche pubbliche imposte, delle quali diremo che rannodandosi al sistema generale di imposizioni, possono seguire per legge, generale cangiamento. Nel qual caso chi ha dato la dote con imposte, ha debito di surrogarvi o contribuzione di altra specie od altro surrogato, siccome anche si è veduto avvenire entro il Litorale medesimo ed in altra città confinante, in Fumé, con l'ospitale civile. Gli Instituli sono retti e governati col gius pubblico. Vi ha instruzione per l'amministrazione dell'economia dei comuni, la quale deriva dall'autorità del ministero, ed ha il vigore di ordinanza ministeriale. Fu pubblicata ed inserita nel Bollettino delle Leggi, (irata separatamente, e distribuita ai comuni, ed è dell'anno 4850; ottimo commento non soltanto alla Legge Sta-dion 1849, ma al codice medesimo, in quelle parli ove accenna al gius pubblico. Della quale ordinanza ricorderemo come sia nata nel Litorale nel 1846, in appendice e concomitanza del regolamento comunale Sladion, e come questo regolamento si compiè e sviluppò nel 1849 nella Legge municipale Stadion;così l'instruzione data nel 4846 pel Litorale si sviluppò nel 1850 ad ordinanza ministeriale, anche per altre provincie che non il Litorale. Il che ricorda altra memorabililà storica dell'Istria, il reggimento e governo a comuni, spento nell'Italia superiore e nel prossimo Friuli fino dal 568, durava in Istria anche dopo la unione di questa al regno Franco-Longobardico, e non fu surrogata dal Ba-rouismo che regnando Ugone di Provenza e Lottario II. alla me là del secolo X., e non perì la così detta l.ex Romana Utinemis, Breviario del tempo corso fra il 490 ed il 529, che il Bethman Hohlwey riconosce essere stata Legge per l'Istria. L'Istria tosto dopo la pace di Costanza e prima ancora di passare in soggezione dei Patriarchi alla e-sautorazione del marchese Enrico, cominciava ad attivare municipalismo che ancor durava nel 4806, nella essenza del Medio Evo, surrogatovi per sei anni il municipalismo Gallico, che dava i comuni in mano del Governo, ed in lei più che nella contea di Gorizia (se non erriamo) suscitarsi quel desidero di Municipalismo che il conte Sladion secondava nel 1846 e che doveva ampliarsi e divenire sistema generale di reggimento e governo per tanta parie dell'impero. Ed a chiusa azzarderemo pronunciare canone per riconoscere entro le aziende dei comuni la parte interna privata, dalla parie esterna e pubblica. Ove i consigli agiscono nei singoli alti di reggimento enlro il Gius civile privalo (se intervenga) o di libera e sciolta volontà, l'azienda è interna di corporazione civile; ove agiscono col lare ordinamenti di buon governo e col mandarli ad esecuzione siccome leggi, l'azienda è pubblica, sia poi di reggimento (che consiste nel dare gli ordinamenti) sia di Governo (che è di porli ad esecuzione) od altrimenti'pongano ad esecuzione Leggi di Slato o Leggi provinciali, l'azienda è pubblica e governamentale; i comuni entrano nella gerarchia governativa dello stato, siccome incaricali da questo. K. È un pezzo che non parliamo delle nostre scuole elementari e medie, perchè a non poterne dire quel bene che vorremmo, è meglio tacere. Alle normali dura sempre l'incompatibile ed assurdo intreccio della lingua aulica, la tedesca, con la italiana, che è la lingua nostra, superba eredità de'nostri maggiori, diploma solenne della nostra nazionalità. Vi continuano le vecchie pedanterie, corrono per le mani de'fanciulli i vecchi libri, siedono a scranna i vecchi maestri, si è al punlo stesso insomma, come cinquantanni fa. Ci sarebbe invero da imprecare alla nostra sorte, se non ne sorridesse dinanzi un'era nuova, inaugurata dalie leggi organiche dello stato, e da quelle che mercè la meravigliosa operosità de' Corpi legislativi si stanno tessendo a svolgerne praticamente il largo concetto. Tolte le scuole al predominio della chiesa, speriamo che s" invigoriranno le plebi a più alti principi di vivere operoso e di civiltà, e che si spingeranno liete sulla via del progresso e della scienza, non più serva al domina dell' autorità, e delle tradizioni. Non sappiamo un gran che del Ginnasio, o ne sappiamo forse più che non converrebbe. Sappiamo cioè, che, a differenza de' tempi andati, il rigorismo più spietato \i è all'ordine del giorno. Noi non siamo già partigiani dell'indulgenza plenaria (e preghiamo i nostri lettori a credercelo ), ma desidereremmo che si procedesse con miglior senso di giustizia e con un po' più di cuore. Le leggerezze e le scapeslrerie va bene reprimere, ma ingrandire le inezie, dar corpo ad ombre, trovar germi di guasto e di malizia in semplici inconsideratezze, o in tratti di mera vivacità, è proprio voler trovare il nodo nel giunco e stare sul tirato, e nulla concedere ai bollori della gioventù, sì facile agli entusiasmi e alle sùbite impressioni, ma altrettanto docile agli amorevoli consigli e all' ammonizione cortese. Concediamo che chiuder gli occhi a tutto sarebbe debolezza; ma non accordiamo che le fatuità e le storditaggini debbano mettere i brividi, ed armare la mano del flagello di una inesorabile severità. Questo non risponde certamente ai nobilissimi uffici dell'educare. Si sa che molti nati in povertà, ma pur pieni d'ingegno, possono dedicarsi agli studi solo perchè soccorsi dalla pubblica munificenza. Non diremo che se abbandonati a licenza, si debbano blandire e quasi portare in palma di mano; diremo bensì che se non si tratta che di lievi trascorsi, di qualche disobbedienza, e di mere avventataggini, è crudeltà togliere loro il mezzo di proseguir oltre, e di costringerli per cessalo sussidio a ridursi nella miseria della propria famiglia, mentre forse l'avvenire poteva esser fonie ad essi di fortuna e di fama. Questi pensieri non solcano certo le gelide menti de' loro Radamanli, che farisaicamente interpretano gli ordinamenti dell' istituto perchè hanno il cuore mummificato. Alla più parte di loro (giacché vi souo senza dubbio onorevoli eccezioni ) son cari invece i poveri di spirito, le pecore, gli occhi bassi. Sberrettarsi fino a terra, essere statue sui banchi, vestire una goffe zimarra (poiché anco una corvattina graziosamente annodata è cagione talvolta di censura), rintanarsi sull'imbrunire, picchiarsi il petto in chiesa, sono le cinque virtù ginnasiali, che si stimano molto meglio che non le teologali del catechismo, e che servono perfino se non a render bella la ignoranza, certo a scusarla. Insomma chi sa vestire la maschera del Tar-tufl'o può esser sicuro di far fortuna. Le classificazioni dell'or chiuso semestre, improntate, specialmente nella parte che si riferisce al costume, di una superlativa austerità, rendono ragione delle massime che dominano in questo Ginnasio, le quali non sono per fermo le più squisite o le più conformi alla bontà di tempi ed alla eccellenza de' metodi educativi, a conquistargli favore ed affluenza. E invero si sa che molli giustamente corrucciati, perchè sicuri di sè, o sdegnosi d'ipocrite umiliazioni traggono altrove per continuare negli studi. Si vuole che a qualcuno non torni sgradita colesta migrazione; si vuole che ciò stia anzi in rapporto con qualche insidioso piano preconcetto; ma noi esitiamo a crederlo, perchè ne parrebbe troppo diabolica la traina. Ad ogni modo staremo all' erta, e faremo quanto starà in noi per reciderne i fili. (m.) Sui carboni minerali dell' Istria Mentre l'egregio nostro corrispondente di Albona comunicava alla Provincia (vedasi il n. 4. dei 16 febbraio) bellissime notizie sulle prime scoperte,sulle successive vicende, e sullo sviluppo attuale della miniera di carbon fossile di Albona, sui metodi che si praticano per l'estrazione di quel minerale, sulla estensione degli escavi, sulla quantità e qualità dei carboni estratti, sul loro commercio, e sui vantaggi che ne derivano e a quel distretto e certo anche al resto della provincia, l'esimio signor Federico Comelli, che, essendo oriundo di Gradisca, ci piace riguardare come nostro comprovinciale, trattava lo stesso argomento nella Riforma di Firenze, (vedansi i n. 59, 60, 62 dei 29 febbraio, 1 e o marzo). Se non che il Comelli, non limitatosi a parlare del carbone di Albona, accennava anche a carboni di altre località della provincia; più, abbinava nella stessa Rivista scientifico-industriale anche i carboni minerali della vicina Dalmazia. Ora la Rivista è riprodotta anche in opuscolo separato. Accade troppo spesso che i meno istruiti fra i nostri connazionali, schiavi senza avvedersi di vecchi pregiudizi!, giudichino meno rettamente delle cose nostre, e stimino i nostri paesi da meno di quello che in fatto non sieno. Colali erronei giudizii non saranno inai deplorati e combattuti abbastanza, avvegnaché da essi inevitabiìmente ne derivino danni e non pochi nè lievi, ai nostri più vitali interessi. No< quindi sentiamo anzi tutto l'obbligo di manifestai ci grati al signor Comelli dello essersi posto sulla \ ia «pei la già da altri nostri concittadini per combattere decisamente colla logica dei fatti, e dell'abbaco errori la .lo indecorosi e dannosi. L'argomento poi ch'egli ha impreso a trattare non poteva esser meglio scello chè l'affare dei combustibili fossili, oltre la sua grande importanza assoluta, ne ha una relativa alla nostra provincia grandissima. I porli, i boschi, le saline sono in Istria vere ricchezze naturali, ma non sono ormai da riguardarsi come le sole. I nuovi tempi diedero importanza massima ai combustibili minerali, dei quali in Istria bau-novi tali indizii da autorizzare le più ardile speranze, purché la Società Adriatico-Montanistica, cui ne fu dato il privilegio per il bene, come si disse, della provincia, proceda coi suoi lavori su scala veramente larga, e combinando col proprio il pubblico interesse, adotti priu-cipii sinceramente generosi a riguardo appunto della provincia. I tasti del terreno, sui quali è stato posto quasi a dire il suggello, ben potranno essere rinnovati e moltiplicati; le miuiere che furono lasciate intatte od abbandonate perchè distanti dal mare, ben potranno essere aperte e riattivale dal momento che una strada ferrata attraverserà le parti più interne della provincia. Giova quindi che sia richiamata fin d'ora l'attenzione pubblica sui punti nei quali il carbone minerale si fece finora più manifesto. Premesso che il deposiìo carbonifero di Carpano d'Albona, se è il maggiore e migliore dei conosciuti finora, non è però il solo tra P Arsa e il Quarnaro, e ammesso anzi che lutto quel terreno sia ricco di strati e depositi, e quasi a dire saturo del minerale prezioso, diremo ebe se ne hanno indizii anche subito oltre 1' Arsa di sotto Pedena, e poi a Gherdosella di Pisino, e più oltre nella valle di Rozzo presso Pinguente, e intorno Berda di Buje e a Bassovizza di Trieste. Si osservino sulla carta colesti punti, e si vedrà come, posti in relazione tra loro, segnino una linea che dal versante settentrionale dei Monti della Vena si stende fino ai piedi del Monte maggiore e al Quarnaro. Nè qui ancora si arrestano gli strali carboniferi, chè li vediamo prontamente ricomparire, oltre il Monte maggiore e il Quarnaro nella Liburnia, intorno Moschie-nizze, a Fiume ed a Veglia, d' onde, come pare, proseguono con poche interruzioni giù giù per le montagne della Dalmazia. Chi ha viaggiato l'Istria con intendimento di studio lo ha notalo. Lo hanno notalo particolarmente i professori Chiozza e Cornalia nella escursione latta F autunno del 4850, e nella conseguente Memoria letta all' Istituto Lombardo, e pubblicata nel suo Giornale; lo hanno notato i varii Autori tedeschi citali e dal nostro corrispondente Albonese e dal Comelli. ai quali sono da aggiungersi i professori Rosthorn, Hekel, e Lorenz; lo hanno notato, più o meno, i nostri Bartolomeo Vergollini, Bartolomeo Biasolello e Guglielmo Mcnis; lo ha notalo in fine, a tacere d'altri, il dott. Guido Stalle, come lo attestano gli studii geologici ch'ei vien pubblicando intorno all'Istria nell'Annuario dell'Istituto geologico di Vienna (anni 1859 e 4865). Ora il Comelli, appoggiandosi più particolarmente alla dotta memoria dei professori Chiozza e Cornalia, mette innanzi notizie, osservazioni, confronti ed eccitamenti che cerio giova sieno ripetuti in provincia. In quanto al carbone di Albona, riprodotti i giudizii e le analisi, che possono vedersi anche nel citato numero della Provincia a pagina 94, conclude: « Come carbonio adunque (elemento principale « come lutti sanno) il carbone di Albona sta tra il « litantrace d'Edimburgo (67 60) eia lignite di Dax « (70 79). Le sorpassa entrambe in idrogeno, del qua-» le ne contiene la stessa quantità del litantrace di La-« canshire (5 66), il secondo dopo quello di Newca-« stle che d'idrogeno ne contiene 5 24 e di carbonio « 87 95. Abbonda è vero di ceneri a confronto dei buo-« ni carboni inglesi o della lignite francese di Dax »» (da 1 59 a 4 99 per cento), non tanto però quan-« lo lo slesso litantrace di Edimburgo (44 56) o la « lignite di Marsiglia di prima qualità che ne lascia « un residuo di 43 45 per cento. I signori Chiozza « e Cornalia, prosegue, osservano però che la ci-« fra IO 49 esprime le ceneri quali esistono nel « carbone, il ferro essendovi allo slato di solfuro, e « concludono, confrontando queste analisi con quella « di altri carboni, si vede che la natura del carbone « di Albona s'avvicina assai a quella dei carboni « cretacei. Nota in fine che lo zolfo è di 5 55 per « conto. » Passando quindi ai carboni di Gherdosella e Pin-guente il Comelli, sempre sulle traccie dei lodati professori Chiozza e Cornalia, ripete: » Il carbone di « Gherdosella è meno bituminoso e più secco di quello « di Albona; quello di Pinguente invece è quasi iden-« tico a quest'ultimo, se nonché, all'opposto dell'alee Irò, più grasso e bituminoso. Il primo, riscaldato in « vasi chiusi, non aumenta quasi di volume, e dà un « coke nel quale si figurano ancora i frammenti del « carbone. La polvere è egualmennte bruna. Il depo-« sito di Pinguente che ha cinque o sei strati, è in-« vece fortemente penetrato di sostanze bituminose, ed « è nero e compatto. Il suo letto è calcareo nummo-« litico con cerili e alveoline e crostacei; ma il calte care interposto ai depositi di carbone contiene po-« chi fossili. Frammezzo vi scorre il bitume semi-« liquido. » Finalmente del carbone di Bassovizza dice: » Il carbone del monte Cacus (più rettamente « Cocus, Concusso) presso Bassovizza, è ancora più « secco di quello di Gherdosella. Con la calcinazione « in vasi chiusi perde il 56 60 per cento del suo pe-« so, senza punto cambiar forma, e i frammenti si tra-« sformano in coke senza agglutinarsi fra loro. Tanto « i carboni di Cocus quanto quelli di Gherdosella po-« trebberò classificarsi tra i carboni secchi a lunga « fiamma. » Nel corso della sua trattazione poi il Comelli cita, fra le altre, il Rapporto prodotto al XXX Congresso della Società di navigazione del Lloyd di Trieste (I862J, del quale giova che sieno qui ripetute le testuali parole. Il carbone istriano, dice il Rapporto a pag. 6, comunque più caro, ci converrebbe meglio d'ogni altro consimile, se fosse possibile di averne sempre in suj- ficiente quantità. Se si rifletta ai molti depositi ben constatali e a-gli altri maggiori indizii di carbone dei quali abbiamo detto più sopra, al bisogno di lavoro e guadagno che hanno troppo spesso le nostre popolazioni, e allo scopo del lungo privilegio, coteste brevi parole contengono due vere accuse alle quali non sappiamo se la onorevole Società privilegiata abbia ancora risposto. Riteniamo però che, se non ha risposto finora, risponderà e coi l'alti e trionfalmente in un avvenire assai prossimo. E a farlo sarà spinta, non è a dubitarsi, e dal sentimento del dovere e decoro, e dallo stesso suo tornaconto. Chè, ecco come il Comelli, dopo essersi più largamente difTuso intorno alle condizioni geologiche della vicina Dalmazia, e alle sue miniere, ecco come chiude il suo lodevolissimo scritto: » Perchè non ricorreremo ad esse (parla di que-« sle provincie ai fratelli italiani) in ciò che possono « darci e che noi non possediamo, e ci procuriamo » assai caro? Lungo l'Adriatico noi consumiamo 1111 « centinaio di mila tonnellate di combustibili ali anno, « dove i carboni nò d'Inghilterra, nè di Francia, ne « della Toscana, 0 della Val d'Aosta possono tare con-« correnza ai prezzi delle ottime ligniti istriane e dal-« inaline. E quando consideriamo alla passività (111 ge-« nerale) delle nostre strade ferrate, quando sappiamo « che nelle spese di trazione v'entra per un terzo e « fino per una metà quello del combustibile, noi credia-« 1110 d'aver l'alto cosa utile e doverosa illustrando u-« na parlila non abbastanza nota e apprezzala fra « noi................... Sono parole codeste sulle quali vogliamo richiamare l'attenzione e della Società privilegiala e della provincia. Noi abbiamo un tesoro, un grande tesoro nelle viscere del nostro suolo, ma bisogna affrettarsi di trarlo all'aperto dacché i bisogni, le ricerche, le occasioni di profittarne si aumentano e si moltiplicano di per dì intorno a noi. Bisogna affrettarsi, chè il mondo è, ora più che mai, dei solleciti. Quello che non possono gl'individui isolati, riesce possibile e talvolta anche facile alle intelligenze, alle volontà, alle forze associate. Bisogna associarsi ed osare. Codesto è il motto d'ordine del secolo che s'avanza: bisogna the lo adotti, che se lo faccia suo, entro ogni limite di possibili-là, anche l'Istria. Noi lo raccomandiamo vivamente, e non cesseremo di raccomandarlo ai nostri comprovinciali e in questa, e in ogni altro commerciale e industriale intrapresa. Associatevi, osale, e la fortuna, siatene certi, vi arriderà. h società' di mutuo soccorso pei medici e chirurghi della provincia. L'oggetto di cui ci occupiamo non è estraneo al programma di questo Giornale, che si propone di favorire del suo meglio ogni riforma morale e materiale della provincia. Egli è un fatto, pur troppo certo, che l'Istria va soggetta forse più d'ogni altra parte d'Italia, a gravi e quasi annue epidemie di febbri intermittenti. Non è nostro assunto di qui ragionar le cause di tale sciagura, attribuita più generalmente alla stessa postura peninsulare della nostra provincia, che determina rilevanti variazioni di temperatura, e insieme alle manchevoli condizioni igieniche degli abitanti, specialmente della campagna. Una quantità enorme di braccia operose sono tolte così all'agricoltura, che è fonte principale delle nostre risorse, e grande è lo spreco che ne viene di denaro a procurarsi il ricercato febbrifugo chinaceo. Ora, noi pensiamo, che una istituzione, la quale potrebbe giovare molto efficacemente a prevenire le cause occasionali di cotesto morbo e contenerne le disposizioni individuali, correggendo le emanazioni miasmatiche delle singole contrade, che più ne sono infestate, e portando a tempo e ne'modi più acconci pronti e validi soccorsi igienici e farmaceutici, sarebbe senza dubbio l'organizzazione sanitaria. La campagna è pressoché intieramente senza medica assistenza, e v'hanno quindi distanze di molte ore dai centri civili, le quali, sebbene abitate da frequenti e grossi villaggi, sono sottratte ad ogni fruttuosa o-pera del medico. Egli o non vi è chiamalo o giunge tardo, e il triste esito delle malattie, e in ogni modo le stentate e imperfette guarigioni, attestano tutta la gravità del male che lamentiamo. Fino dall'anno 1861, alla prima ed unica sessione della prima dieta istriana, fu prodotta su di ciò una mozione che mirava appunto ad accelerare l'organizzazione sanitaria nell'Istria. Ma collo scioglimento antecipa-to di quella rappresentanza provinciale il caritatevole pensiero non prese carattere nemmeno di pio desiderio nelle regioni officiali. Se dunque non si pensò e non si pensa ancora a questa necessaria istituzione, se da parte delle Comuni non v'è sollecitudine alcuna di assicurarsi un servizio sanitario più esteso e concludente, nè si provvede in .alcun modo pei medici impediti da malattia o dagli acciacchi dell'età a esercitare la loro professione, si provveda almeno da parte dei medici stessi a migliorare le proprie sorti, associandosi in fraterno sodalizio, allo scopo di approntarsi per se e per le proprie donne e pei propri figli quei soccorsi che nessun altro sa porger loro quando ne abbisognano. E di tal modo soltanto che sarà animata la gioventù a imprendere gli studi medici, e verrà cosi possibilità di prov vedere all' assistenza medica d' ogni parte della nostra campagna. All'infuori del caso che un medico muoia nell' esercizio delle sue mansioni durante un' epidemia colerosa, il Governo non dispone menomamente a favore della famiglia superstite di nessun altro di questi militi della più faticosa filantropia, il quale non sia impiegato pubblico. D'altra parte non vi ha comune in Istria, per quanto ne sappiamo noi, che abbia fissato, di massima, una pensione al proprio personale sanitario. Non resta dunque, lo ripetiamo, che una Società di mutuo soccorso a sopperire a sì triste difetto perchè al medico infermo e alla sua famiglia non abbia a mancare un onorato e non mendicato sussidio nei mesti giorni dell' infortunio, e perchè non si vegga diradare ognor più il già scarso personale medico della provincia, ma sì invece se ne favorisca l'incremenlo a gran benefizio delle borgate e della campagna del nostro paese. V idea è troppo giusta perchè sia nuova, è troppa pratica, perchè i fatti non ne dimostrino tutta la bontà. Abbiamo stupendi esempi di siffatte associazioni, per non andare colle citazioni troppo lontano, nelle vicine provincie della Venezia. Facciamo appello pertanto all'opinione pubblica del corpo medico, attendendone appoggi e consigli, e riservandoci, appena vedremo accettata questa nostra iniziativa, di raccogliere tra i più anziani un comitato promotore, onde avviare le necessarie pratiche all'ordinamento della Società, che dovrebbe essere estesa, a nostro avviso, anche alle consorelle Provincie di Trieste e Gorizia con quel maggior reciproco profitto, che tutti veggono, per la possibilità che ne viene di raggiungere un numero maggiore di Soci, e di fondar così un vero patrimonio sociale. C. B. sulle lirerta' municipali in trieste Alle domande che da più parti ci vengono circa al camino che prese lo spirito di libertà municipale in Trieste, specialmente nella forma del suo Collegio deliberante, crediamo soddisfare coi cenni seguenti. La prima formazione di Consiglio, ancorché non in forma fissa, pare avvenisse nel 1236, ma senza che poi durasse. E fu di plebei, per cui venuti in permalosità i nobili (ed erano vassalli vescovili) si formarono in fraglia detta delle tredici casate, rigorosamente chiusa, in aspetto di corporazione. Il Consiglio si formò veramente e stabilmente nel -1293 in numero di cento, e vi partecipavano i funzionari, per diritto di carica, oltre il numero; ed in ogni anno si rinnovava il Consiglio scelto dal Podestà. la- torno il 1300 fu addottala la Serratura; il miniere di Consigliere fu a \ ila ; i rimpiazzi si facevano dal Consiglio medesimo, con aggregazione di persone il cui padre ed avo fosse stato del Consiglio; nelli aggregati nè si esigeva nobiltà, uè l'aggregazione attribuiva nobilita. Il Consiglio, quale persona morale, era nobile, e doveva esserlo per poter avere il dominio del Comune del territorio e del Comitato. Il numero dei Consiglieri variò: può ritenersi in cifra di 224. Anche nelle ultime aggregazioni del 1808, non si esigette nobiltà, nè personale;, nè ereditaria, nè titolature o gradi accademici che si tenessero in conto di nobiltà personale, nelli e-lettori, che poi erano li eletti medesimi. L'ordine patriziato non era identico col Consiglio, nè formava il Consiglio; i Capi dell'ordine erano li Capi medesimi del Consiglio, che potevano essere plebei. Al di sopra della nobiltà dei Patrizi, dei plebei, stava la condizione indispensabile di cittadino, nella quale si comprendevano quelli. I non cittadini non erano pertinenti o sudditi, ma incoli; i rustici erano sudditi. Classe separata dai cittadini urbani, formavano i Borghesi del distretto camerale, poi città Teresiana, e Giosefiana, che troviamo alzali alcuni per concessione alla Citludinunza borghese, certo inferiore alla cittadinanza urbana, ma non giunsimo a sapere in che veramente consistesse, e quali diritti dasse. Cerio la Teresiana non ebbe Consiglio, nè Magistratura propria. Le leggi di Francia schiantarono questa forma di comune, ed altra ne sostituirono; a modo di Francia imperiale il Consiglio fu nominalo dall'Imperatore con decreto, sopra proposta del Consiglio di Circondario, che comprendeva altre comuni, oltre Trieste. Il Consiglio Napoleonico non conosceva nobili, titolati, o cullo: tulli indistintamente capaci. La possidenza, la mercatura, la dottrina nelle scienze e nelie arti dava vocazione. Alla ristaurazione non fu nè conservalo Consiglio nlla francese, nò restituito l'antico patriziato. Le intenzioni del governo imperiato propendevano alle forme di Congregazoini, attivate allora nel Lombardo Veneto, nelle quali la nobiltà aveva vocazione. 1 maggiorenti sopravanzati al Consiglio patriziato volevano questo, ed indipendenza da ogni rappresentanza di categoria superiore. Su questa forma patriziato ed indipendente, si insisteva a periodi ricorrenti, specialmente nel 1852, nel 4856, tornava in proposta Patriziato, però di nuova creazione; si persisteva nella indipendenza da Congregazione Circolare; si ammetteva dipendenza da Congregazione Centrale (provinciale pel Litorale). L'Imperatore risolvette nel 1858, e diede Consiglio di 40, nel quale per diritto di carica, partecipavano i sommi funzionari ; i consiglieri a sessennio, rin-novantisi in ogni anno in proporzione. Elettore in forma di doppi nomi, il Consiglio; nominatore il governo provinciale entro la dupla. Esclusi dal Consiglio, sacerdoti, militari, funzionari, vocali dieci fra i dotti, trenta fra possidenti e mercanti. Non richiesta professione di cullo preciso, non titoli di nobiltà. Continuava a prevalere il principio popolare, con rispetto alla dottrina, ciò che si usava in reguo prossimo che già fu. Abolito in via di fallo quel Consiglio, poco dopo restituitene le basi, però ad elezione di popolo, nel •1850 fu fissata la l'orma. Il Comune, ancorché posto [ sotto comune reggimento e comune governo, fu di-| stinto in due corpi, città e territorio, come era prima delle leggi di Francia; 48 consiglieri nominali dal corpo della città, ripartito in quattro collegi elettorali, secondo gradazione di censo, però nelli elettori collocali li privilegiali o li titolati, li funzionari, il clero, il militare, i maestri di scuola, i cittadini (creati nel 1850 in luogo delli antichi cassati ) senza censo o con censo minimo, che entrarono a formar parte del quarto collegio elettorale. Vocazione imperata ai cittadini per la sola carica di Podestà. La cittadinanza, riconosciuta corporazione (la nuova), ma con diritto virile, non collegiato, di elezione. Ma il corpo della cillà ancorché ripartito in quattro collegi elettorali, per tenere in equilibrio il censo, che ha predominanza nelle elezioni dei Consigli, non cessa di essere un solo corpo eleggente, riparlilo per poter dare elezione quale esige il canone supremo della rappresentanza. 11 territorio, suddiviso in sei distretti territoriali, elegge, uno per ciaschedun distretto, cadauno cumulativamente. 1 sei eletti dal territorio, sono in condizione di delegati al Consiglio urbano, però con voto virile, non con voto curiato, e senza il potere del veto come lo avevano li Seviri romani, od i capi dei sei rioni di Trieste, che ad imitazione di quelli si crearono, purché lutti e sei fossero concordi nel veto. E questa forma dura tuttora, non alterata dalle leggi generali posteriori. Nè la condizione di suddito o pertinente sia per li urbani, sia per li territoriali, è veramente di suddito; la voce fu impropria, più a Trieste che altrove, dacché i territoriali furono liberali da ogni sudditela, ed equiparali ai cittadini colto leggi di Francia;la indicazione di Incoli, antica per Trieste che la trasse dal gius romano, è addottala dalla legge 1865. Ciò quanto alla forma. Quanto ad usieuda, lo statuto del 4850 ne assegnava una che superiore a quella dei comuni ordinari, equivaleva ad azienda provinciale; nel 1862 avvenne cangiamento, assunto dui Consiglio aspetto di dieta e Giunta secondo legge 26 fèb. 4861, ed'in cose di comune, aspetlo di municipio, secondo gius municipale comunale. Però le condizioni non sono cèrtissime, e demarcate. Ciò fu di peculiare per Trieste che l'amministrazione civica, che porta titolo di magistrato civico, e-sercitava dal 1805 impoi potestà di officio circolare, perchè capitato di governo provinciale e per antico privilegio, continuato. Oggidì si ha in mente di affidare potestà politica di I. Istanza alto municipalità di comuni che hanno proprio Statuto, soltanto pel proprio territorio comunale, non su altri, se con debito come era altravolta di creare magistató formato, è questo non ancora noto. R. i cantieri di capodistria. Prima del 1841 le agevoli e belle spiaggie che ricingono la nostra città erano mute di ogni lavoro. Aveanvi solo a Bossedraga, al porto e vicino alla strada di Semedella poveri squeretti, accomodali alla buona, d'onde di tratto in tratto scivolavano in mare o un caicco, o una barca peschereccia, o qualche brazzera, e radar mente assai un trabacalo raddobbato. Il primo a tentare qualcheco-sa di maggior rilievo, poiché c'era ogni opportunità di declinazione di suolo, di profondità di aque, di compra di legname eletto, tratto dai boschi dell'interno, fu Agostino Piscitello, che ordì un bastimento di grossa portata e per viaggi a lungo corso. La Caledonia, di 310 tonnellate fu per prima varata con congegni all' ingrosso, e da uno scalo rabberciato alla meglio. Da cosa nasce cosa, e fu allora che i signori fratelli Martin formarono il progetto di erigere un cantiere con tutte le regole dell'arte, e fatto aquisto dal Comune di quella parte di spiaggia che sta a tramontana verso il magazzino sali, denominato Patzowsky, si spinsero in mare eon sodo interrimento, e chiusa la spianata con muricciuolo a pilastri e cancelli di ferro, vi gettarono sei comodi scali, attivarono una macchina a vapore a ramollire e curvare il legname affettato, e murarono una tettoja con sala ampia pe' modelli, ed un magazzino a serbare ogni attrezzo di costruzione. La comodità fu combinata col decoro, e il cantiere Martin è senza dubbio uno de' più belli che si possa vedere. Cominciò a fervere il lavoro e nel 1846 si cbstrussero, sotto la direzione dell'inglese Tommaso Pritchard, un barck della portata di 332 ton., ed un brick di ton. 200, quello del valore di f. 40000,l'altro di f. 30000. Nel successivo 1847, mentre nel cantiere Martin si dava opera ad un barck di ton. 363, apprezzato a f. 42000, ad un brick di ton. 314, del valore di f. 35000, e ad una nave di ton. 600, stimata a f. 80000, Agostino Piscitello costruiva suli'ampliato squero di Angelo Deste a Bossedraga uno scooner barck di ton. 200, del valore di f. 20000, e il costruttore Adami Giuseppe, assestatosi sopra altro squero di Nicolò Borri, una nave di ton. 600, del prezzo di f. 80000. L'anno dopo, cioè nel 1848, esciva dal cantiere Martin un cu-raporto a vapore di ton. 203, valutato a f. 80000, e da quello di Angelo Deste, sotto il magistero di Corma Giuseppe, una polacca di tou. 320 per f. 35000. I fratelli Martin continuarono alacremente nelle costruzioni, e nel 1849 slanciarono in mare un barck di tou. 400, del valore di f. 46000, ed un brigantino di ton. 300, del valore di f. 40000;.nel 1850 un brigantino di ton. 256, del prezzo di f. 22000, ed uno scooner di ton. 242, del prezzo di 1'. 24000; nel 1851 un barck di ton. 400, estimato f. 35000. e nel 1852 un barck di ton. 400, valutato f. 37000; altro barck (Drag/ietto) di ton. 425 per f. 44000; ancora un barck (Ariel) di ton. 805 per f 50000; ed un barck pure (Boxidar) di tou. 405 per f. 40000; in fine un brigantino (Melchiore) di ton. 391 per f. 56000. Nello stesso tempo il signor Bishop Giovanni, che avea compro altro tratto di spiaggia, e ridotto a cantiere, costruiva uno scooner di ton. 265, del valore di f. 30000; e medesimamente Salvatore Piscitello e Luigi Polli fra sè associati, e divenuti proprie-tarj del fondo sottostante al Belvedere, diedero incominciamento alla loro industria, nella quale perseverarono con coraggiosa fermezza, e nella quale durano tuttavia, mentre il bel cantiere Marlin ha i suoi scali deserti, e quello del Bishop é rifatto spiaggia, col brigantino (Albanese) di ton. 81, del valore di f. 9000. Nel 1853 costrussero i Martin il brick (Eugenio) di ton. 426 pel prezzo di f. 42000, e il brick (Lucia) di ton. 407, per quello di f. 41000. I Piscitello e Polli vararono nel seguente anno il brigantino (Amalia Angelica) di ton. 386, valutato a f. 38000, e il co-etruttore Giovanni Schiavon, allogatosi sullo squero Borri, il Barck (Cesarea) di ton. 435, per un valsente di f. 43000, e il Barck (Primogenito) per quello di f. 41000. Quattro costruzioni ebbero luogo nel 1855, cioè di un brigantino (Nicolai) di ton. 5.28 e del prezzo di f. 54000 da parte de' Piscitello e Polli ; di due navi da parte del Bishop, vale a dire dell' Alessandra, di ton. 808, di un valore di f. 80000, e della Jenny di ton. 703, di un valore di f. 72000; e da parte dello Schiavon di un clip barck (Leda) di ton. 372, del valore di f. 57000. Crebbe l'affaccendarsi nel 1856, da agguagliare a un dipresso quello del 52, ed il Zannon nello squero Deste architettava il brick (Nemesi) di ton. 420 apprezzato a f. 42000; lo Schiavon nello squero Borri il brik (Tauro) di ton 445, del valore di f. 44000 ; il Bishop il barck (Elisa) di ton. 380 per un valsent» di f. 36000 ; e alla lor volta i Martin il barck (Fortuna) di ton 210, del prezzo di f. 21000; il brigantino (Uresj di ton. 360 per f. 36000 ; il barck (Isgled) di ton. 256 per f. 25000; e i Piscitello e Polli il brigantino (Rosario) di ton 189 per f. 18000. Il brick (Fillio) di ton. 440 del valore di f. 44000, e la nave (Carla) di tou. 566, del vaiare di f. 58000 furono lavorati nel 1857, quello dal Zannon, questa dallo Schiavon, che nel 1858 costrusse pure il barck (Margareth) di ton. 494 per l'importare di f. 49000. Durante il 1859 i fratelli Martin diedero un curaporto a vapore di ton. 220, del valore di f. 30000, e ì! Piscitello e Polli uno Scooner (Sajeka) di ton. 74 per quello di f. 8000. Dietro a questo costruirono nel 1861 un brigantino (Antonio) di ton. 221, stimato a f. 16000. Dopo quest' epoca cominciarono a languire i lavori, e nel 1862 escirono dal cantiere Martin un barck (Cornucopia) di tou. 424, valutato a f. 40,000, un curaporto di ton. 180 a f. 1800O e da quello dei Piscitello e Polli uno scooner (Diana) di 125 ton. valutato a f. 13000. Nel 1863 non più che un curaporto nel cantiere Martin, di ton. 150, del valore di f. 16000; nel 1864 il brick (Lampo) di ton. 268, del valore di f. 25000; e nel 1865 due curaporti, l'uno di ton. 120, 1' altro di ton. 200 pel complessivo importo di f. 26000. Due brick furono compiuti dalli Piscitello e Polli nel 1866, l'uno denominato (Teofrasto) di ton. 330, del valore di f. 33000, l'altro San. Nicolò, di ton. 175, del valore di f. 17000; e dalli Martin un curaporto di ton. 122, del valore di f. 36000 Nel 1867 in fine i Martin posero in mare un barck (Savio) di ton. 123, che costò f. 16000; ed i Piscitello e Polli con più intraprendenza, il barck (Adraslea) di ton. 470, del valore di f. 48000; il barck (Daniele Manin) di ton. 487, del valore di f. 48000, ed il barck (Unione) di ton. 271, del valore di f. 30000. Fin qui non s' è parlato che di navigli a nuovo, che in somma presentano una portata di tonnellate 19,605, ed un valore, compreso l'arborato ed altri attrazzi, di fiorini 2,130,000. I raddobbi, i ri-storamenti di piccoli e grossi legni non entrano, che pur tennero animati i varj cantieri, e che posero in circolazione un non lieve capitale. Ora non è che nel cantiere Piscitello e Polli, che si mantenga vivo e solerte il lavoro,, perchè diretto con intelligenza ed onestà, che sono la migliore malleveria pe' commitenti. Ed infatti ne consta che ne' mesi di gennajo, febbrajo e marzo del corrente anno si costrussero e vararono sei peate di ton. 120, del valore di f. 8000 ognuna; che fu restaurato un pontone di ton. 120; che si racconciò il barck Lisa, di ton. 400 ; che stannosi raccomodando il brick Sio di 250 ton. e la nave Milla di ton. 458, e che son presso a compirsi uno scooner di ton. 75, e tre peate di ton. 120 ciascuna. Deside- riamo che le ordinazioni non abbian tregua, onde almeno una parie operajà del nostro popolo trovi lavoro e guadagno a vita lieta ed a-giata. (m.) -- BIBLIOGRAFIA. I Suoni. — Carme di Paolo Tedeschi, emigrato Triestino. — Milano, Tipografia Internazionale. Noi siamo di quelli che odiano il verso che suona e che non crea, ma partendo appunto da questo principio, ci sentiamo in debito di annunciare con lode ai nostri lettori il nuovo Carme del prof. Tedeschi. Esso dà buon riscontro all'altro intitolato Gli effluvii, cui hanno già fatto buon viso gli amanti dell'amena letteratura. Se il Carme dei Suoni ha un difetto, è, a parer nostro, quello della brevità, se la brevità nei tempi che corrono può dirsi difetto. Sono poco più di -400 versi sciolti, ma questi a lui bastano per rapirti in una corsa piacevolissima che dalle sublimi e ideali altezze degli astri scende alle realtà, liete e tristi^ della vita del nostro pianeta. 11 Tedeschi è una farfalla she fugge, e torna, e non riposa mai, che tocca e sfiora senza approfondire argomenti che si presterebbero a canti ben più diffusi. Ma in questo appunto sta la specialità della sua poesia. Essa non ragiona, non dimostra, non afferma, si accenna, sospetta, dubita, divina, stuzzica il pensiero del lettore, gli presta l'ali a sollevarsi, e lo porta per inspirazione ad altezze dalle quali, se non è affatto in ira a Minerva, può scoprire da se nuovi orizzonti, che paiono sogni a chi sta, perchè vuol stare, coi piedi attaccati alla terra. Il carattere di questo Carme è indicato abbastanza dall'epigrafe ch'ei trae dai Miei ricordi del D'Azeglio. Non sarebbe la musica una lingua perduta della quale abbiamo dimenticalo il senso e serbato soltanto l'armonia'1. Non sarebbe una reminiscenza? La lingua di prima? e forse anche la lingua di dopo? Il suono di un organino savoiardo sui bastioni di Milano, che attira intorno a se facili faulesche, bersaglieri piumati, e fanciulli saltanti, lo fa rivivere per un istante nelle pure gioie della sua fanciullezza; poi gli ricorda le cupe scuole, lo scarno sofo e il pedagogo oscuro; in fine gli accende il desiderio dei cari parenti morii tutti ! Sortilo dall' Io, si pone nel cuo- re dello sventurato e del tristo, ti porta da Caino a S. Elena, e da S. Elena alle Tuilleries. Ma toccate appena le sale in cui si ammanisce la volpina politica, ei ti dipinge un incantevole tramonto di sole, e ti fa sedere a canto d' una vergine che trae dal cembalo le inspirazioni e le speranze dell' avvenire. Poi d' un subito, al chiaror mesto dell' astro notturno, ei li porta in mezzo alla laguna, e accennato di volo ai fruiti proibiti d'amore, invoca i sacri mani dei Zeno e dei Morosini, punge i nipoti infiacchiti e li eccita a sorgere, a chiedere a se stessi, non ad alil i, 1' oro e il valore, a imitare 1" operosa rivale (Trieste), a mirare ai portuosi liti dell' Istria, all' ampio mare, alle Giulie. Quindi da coleste realtà pubbliche del presen-te^ ritorna ad altre sue particolari memorie del passato, ti fa assistere a viaggi notturni, a voli di meste fantasie, e guidato dal suono delle cento campane della ospitale Milano, li conduce il di dei morti con una pia turba di oi-bati padri, di madri a bruno vestile, e di care fanciulle, ai cancelli del Genlilino, noto cimitero di quella città, e fa uscir dai sepolcri suoni di lamento o d'amore rispondenti agli affetti o alle dimenticanze dei parenti. Dai sepolcri, senza che te ne avveda, ei ti porta nei Teatri a celebrare ancora la potenza dei suoni. E nota a giusta ragione, che l'arte del canto e del suono, nei lunghi anni dell'italica servitù, non fu sempre abusata a snervare, ma giovò anche a tener viva la gloria d'Italia nell'opinione delle nazioni, giovò, o cerio è stala e può essere occasione a mantener desta nel popolò la fiamma della libertà. Ci perdoni il Poeta se abbiamo posto quasi a dire il coltello anatomico nelle compagini dilicale del suo aereo creato, lo abbiamo fatto non per distogliere i nostri amici, ma anzi per vieppiù invogliarli alla lettura del Carme. Ma il Carme del professore Tedeschi è dunque senza mende, dirà taluno? Non oseremo asserirlo, e abbiamo già accennato che l'argomento bellissimo si sarebbe prestalo a trattazione più estesa. Però noi, consolali dei molli pregi che in esso risplendono, non ci sentiamo al caso di rilevarne le poche mende, perchè non ci offendono. Prosegua il Poeta su questa via, che è la sua via, e poi raccolga le foglie sparse in un Albo, che riescirà caro certo a quanti vivono di spirito, e sono amanti del bello.