Esce una volta per settimana il Sabbato. — Prezzo anticipato d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione.. _______________* DIOCESI AaiIILEJESE. Leviamo dal discorso che il dottissimo Conte Francesco Florio scriveva nel 179i,e premetteva alla vita del Beato Beltrando Patriarca d'Aquileja, alcune notizie preziose della diocesi d'Aquileja. Sono scaduti molti anni, dacché il Cardinale Daniele Delfino di chiara memoria diedemi l'onorevole incarico di comporre la Vita del Beato Beltrando Patriarca d' Aquileja, che fu uno de' più illustri suoi^Antecessori in quella Chiesa ; alla cui soppressione il religiosissimo Porporato sopravvisse con molta gloria del suo nome, e con incredibil vantaggio della nuova Sede Metropolitana di Udine, eretta dal gran Pontefice Benedetto XIV col consenso de' Prencipi insieme colla Metropolitana di Gorizia. Il cenno di Padre amorosissimo, ch'egli mi era da gran tempo, mi fece dar pronta mano all' opera, e mi diè forza di condurla a fine. Come io vi sia riuscito, noi so ; ma di una sola cosa, udito che n' ebbi il giudizio di uomini saggi, alquanto mi compiacqui, d'aver cioè in un mare assai burrascoso schivati gli scogli, e il naufragio senza fare il menomo sagrifizio della più preziosa merce, che è la verità. Uscì allora in Venezia da'torchi dell' Occhi la Vita del Beato, e presso che tutti gli esemplari furon qui e altrove dispensati in dono dal pio Cardinale: essendo questa in oggi divenuta assai rara, si vorrebbe che io ne facessi la seconda edizione alquanto arricchita. A questo desiderio io oppongo la trista vecchiezza, che mal soffre la noja dell' ozio e del riposo, ma non somministra vigor bastante a tollerar la fatica. E come poss'io andar in traccia di nuovi monumenti, che avrei forse raccolti nel giro di questi non pochi anni, se mi fosse caduto in mente che il meschino mio lavoro dovesse comparir di bel nuovo? Si lasci pertanto ad alcuno de'nostri la cura di accrescerlo, e migliorarlo, e premettasi alla Vita, se parrà, questo Discorso, in cui mi ho proposto dar qualche idea dello stato, nel quale trovò Beltrando la nobilissima Chiesa, della quale era Vescovo, e Metropolitano, e Patriarca, e Signor temporale. I. E per cominciare dalla Diocesi Aquilejese, chi non vede, che tardar non poteva a spargersi la bella luce della religione Cristiana sulle nostre contrade, se nell' età degli Apostoli e de' primi lor Suc- cessori l) penetrò le più rimote e più barbare? La Città d' Aquileja posta a' confini d'Italia vide sotto gli auspicj della Romana Chiesa spuntare i giorni felici, ne'quali il sangue de* Martiri fu come altrove la semente, che accrebbe il numero de'fedeli. I Vescovi, e il Clero nel quarto secolo colla distinta santità de' costumi, e col sapere allontanarono l'Ariana perfidia, che procurava impadronirsi della Cattedra fin d'allora grande abbastanza per isvegliar 1' ambizione 2). Il solenne Concilio Aquilejese celebrato 1' anno 381, fa chiaro cenno di più Diocesi già divise, e de' Santi Pastori, che le reggevano. Le carte poi, e gli Scrittori della mezzana e della bassa età, che prenderemo in esame, ci rappresentano l'ampiezza della Diocesi Aquilejese, divisa, come si è già accennato, a'nostri giorni fra i due Metropolitani di Gorizia e di Udine. Abbracciava allora le Provincie del Frinii, della Carnia, del Cadore, un tratto della Marca Trevigiana, sebben posto dentro i confini d'altre Chiese Vescovili; essendo in que' tempi costume di assoggettar le Pievi e i Monisteri3) a piacere ns' fondatori: di che ne abbiamo due esempi 4) nella Badia di Sesto,^e nella Pieve di Sa-cile, eh' erano già dipendenti dal Patriarca, ed ora dal nostro Arcivescovo. Altrove finalmante alcuni Cestelli, in cui il Patriarca tenea giurisdizion temporale, (come erano i Castelli di Meduna, d'Aviano, ed altri) furon compresi nella Diocesi, per antico uso piuttosto, che per titolo positivo. II. Molto più ampia è quella parte, che ora forma la Diocesi Austriaca, della quale non è fuor di proposito il darne idea, perchè già soggetta al diritto diocesano de' Patriarchi, e fra questi del nostro Beato Beltrando La Carintia di qua del Dravo fu conceduta da Carlo Magno al Patriarca Orso, e al Successore Massenzio; e 1' altra parte ad Arnone Arcivescovo di Salisburgo ; e cosi, restò sopita la contesa fra i due Vescovi insorta fino ai ') S. Irenaeus contra Haereses &c. lib. I, cap. II. Justin. M. in Dialogo cura Triph. *) Sanctus Hieron. Epist. VII, & seq. Edit. Veronensis Tom. I, v. praesertim pag. 20, & Tom. IX, pag. 1405. 3) Mabillon. Annal. Bened. ad ann. 772. Tom. II, num. XLIII. 4) V. Append. II, ed S. Paulini Aquil. Opera curante Jo. Franc. Madrisso Orat. Ulin. num. I, & XXVII, pag. 255, & 267. tempi di San Paolino ')• Più lardi si smembr^ 'a Car-niola 2) coli' erezione della Piove di Lubiana a Chiesa Vescovile per Bolla di Pio II, che la soggettò al Patriarca come Metropolitano; ma pochi anni dopo la sciolse da questo vincolo Paolo II, e la dichiarò dipendente dalla sola Sede Apostolica. Oltre le due mentovate Provincie avea il Patriarca nella Stiria una porzione del numeroso suo gregge. I Prepositi, gli Arcidiaconi, gli Abati vi e-sercitavano giurisdizione, ciascuno nel proprio distretto, come Prelati inferiori delle Chiese unite, o quai deputati dall' Ordinario Diocesano. Il Monastero a noi più vicino era quello di Arnold-Stein nella Cariutia : 1' origine non può esser più illustre, essendo un di que' molti, che riconoscono la fondazione da Sant'Ottone Vescovo di Bamberga: "In Patriarchatu " Aquilejensi decimum quintum Coenobium in Castro Ar-" noldstein destructa munitione construxit „. Così l'autore della Vita del Santo al lib. I, pag. XI, appresso il Gretsero3): e nella Consolatoria 4), fragli Abbati, a cui è addrizzata, si ha il nome di quello, che reggeva il sagro luogo; ed era Ingramo d'Arnoldstein. Questo pezzo si trova ancora inserito negli annali Benedettini dal gran Mabillone 5j. Io vidi in assai tenera età venir qui in U-dine 1' Abbate di fresco eletto dai suoi Monaci a prender la solenne benedizione dall' immortale Patriarca Dionigi Delfino; e la cerimonia seguì nel Duomo con pompa straordinaria. Era questi propriamente un de* Prelati inferiori, come dimostrò contro le pretensioni della Curia Goriziana il Canonico Foramiti 6) molto versato nel diritto Pontificio, ch'era allora in uso. Al dì d'oggi Arnoldstein è qual era prima di Ottone, un Castello senza Abate, e senza Monaci. Nella Carinlia vi era altresì (nè mi è nota la presente sua sorte) la Badia Cisterciese d'Ossiach ; ed è questa la prima dell' altre, che Innocenzo li, conferma al Patriarca Pellegrino I, nella Bolla 7), di cui parleremo a suo luogo. Wolfango Lazio trovò in questo Monastero la storia de' combattimenti degli Apostoli, e la fece stampare in Basilea come un prezioso monumento. Ma la supposizione di questo scritto lo ha posto in discredito presso tutti. Un Monastero del medesimo istituto in certo luogo detto Victoriacum, in lingua volgare Vitring. Non mi sovviene d'onde io ne abbia tratta la notizia, nè so dire qual ne sia oggi Io stato. La Prepositura d' Eberdorf era pure in quella parte della Carintia, soggetta al Patriarca, come Ordinario Diocesano. Da un moderno Scrittore pretendesi unita al ') Hansiz. Germ., Sacra in Arnone num. XXXV, Tom, I, pag. 109. 2) Wolphang. Lazius. Comment. Reip. Rom. lib. XII, cap. VI. Ughelli Ital. Sacr. Tom. V, pag, 1073. Ed, Ven. Conte Carli Opere Tom. XVI. 3) Operum Tom. X, pag. 596. *) lbid. cap. XXI, & XXX, pag. 601. 5) Lib. LXXI, num. XII, Tom. IV, pag. 507. 6) Andreae Foramiti Canonici Theol. Colleg. Ferojulien. Dissert. do Praelatis infer. num. 34, pag. 9. 7) Ital. S 'era Tom. V. pag. 62. Collegio de' Gesuiti in Clagenfurt, dopo che que' Canonici abbracciata aveano l'Eresia verso la metà del Secolo sestodecimo; e Io stesso afferma il Busching nella sua nuova Geografia tradotta con molte giunte nella nostra lingua '). Ma non fu questo nè il motivo, nè il tempo di tal cangiamento, che segui come io son per esporre coi lumi presi dalle carte da me lette. Al Patriarca Francesco Barbaro fu permessa la visita Pastorale di tutte le Chiese Austriache l'anno 1592, essendo eali tuttavia Coadjutore di suo Zio Giovanni Grimani. Nella gran raccolta degli atti, che ci rappresenta la squallida faccia di quella porzione di Diocesi, non vi ha il menomo cenno della brutta apostasia di que' Canonici. Io trovo soltanto, che il religiosissimo Arciduca in una lettera scritta al Prelato si maraviglia e si duole, eh' egli si dimostri ritroso nel dar mano all' unione della Prepositura, da spedirsi in Roma a favore de' Gesuiti; nè il Principe allega altro motivo, per cui anche il Barbaro avesse a procurarla, fuorché il vantaggio maggiore, che saria per derivar dall'impiego di quelle rendite a prò de'Religiosi di una Compagnia benemerita della Chiesa e dello Stato, che non dall' abuso, che ne facevano que' pochi, e oziosi Canonici. Non so come si mantennero questi ancora nei primi anni del secolo susseguente; in cui per la morte del Preposito Sebastiano Kobelio 2) il Patriarca ordinò all'Abbate d' Arnoldstein di presiedere al Capitolo perla scelta del Successore. Questa cadde sopra un altro Kobelio Canonico di Gurch, dove si professava come in E-berndorf la regola di Sant'Agostino. Il nuovo Preposito fu confermato due anni dopo dal Patriarca. Ma allora fu appunto, che questa Canonica fondata l'anno 1146, dal Conte Acacio Giozelino, e dalla Consorte Cunegonda,3) ebbe il suo fine; e per opera dell'Arciduca Ferdinando, poi Imperadore II, di questo nome, il Pontefice Clemente Villi4) assegnò le rendite a' PP.' Gesuiti di Clagenfurt, che vi tennero fino a' nostri giorni una fioritissima scuola. Così il tempo riforma e distrugge tutto; e lascia appena la memoria di que' corpi, che si credevano immortali. Non fu diverso il destino del Monastero di Obtem-burg, il di cui Abbates) avea il privilegio di usar la mitra. La Pieve di Lubiana, come di sopra abbiam detto, essendo eretta a Chiesa Vescovile, s'impiegarono i beni del Monastero per accrescer la mensa al nuovo Prelato, Ma con questa occasione piacemi render giustizia al nome del Patriarca Pertoldo, che sebbene gran Principe conobbe Io strettissimo obbligo de'Pastori dell' anime. La bella notizia si ha da una Bolla di Gregorio IX, al Vescovo di Emona, e all' Eletto di Trieste data in Yiterbo a dì 4 d'Aprile 1' anno XI, del suo Pon- J) Tom. XI, pag. 28. v - ' 2) Collationes in Tabul. Archiep. Utin. ad annum 1602 pag. 24. 3) Bolland. Acta SS. Junii Tom; V, pag. 525. 4) Archiep. Salisburg. res in Lulheranismum gestae auc- tore CI, V, de Gasparis cap. XIX, Venet. 1779. 5) Cod. ms. T. in Tabul. Utinen. Saec. XIV, pagi- na 4. tificato '). In questa premesso un elogio nobiliss;mo al pio zelo del Patriarca, atteso che più de'suoi propri curasse i vantaggi dell'anime, le quali ei vedeva in grave pericolo a cagione della vasta Diocesi, che stendevasi a dieci e più dieteiverso l'Ungheria, discende il Pontefice ad esporre, che il Patriarca bramava, che si creasse una Chiesa Cattedrale nel Monastero dell'Ordine di San Benedetto, in Obtemburg, alla sua diocesana giurisdizione soggetto : ovvero che a quel monastero si trasferisse la Vescovile di Pedena, desolata a segno, che appena vi risiedeva un Canonico, nè vi era speranza di riformarla. Loda il Papa, come si è detto, il pensiero di Pertoldo; ma pria di risolvere volendo secondo il costume della Santa Sede informarsi di tutte le circostanze, scrive a'suddetti due Vescovi per averne le più distinte relazioni. Nulla fu allora conchiuso, e la Badia sopravvisse per due secoli, come si è detto. , • ■ In altro luogo della bassa Carniola chiamato Ru-dolphvvertm, o Novamista, fino agli ultimi tempi eravi una Collegiata composta di un Preposito, di un Decano, di quattro Canonici, e di tre Cappellani. In questo secolo ne ebbe il governo Monsignor Marotti Vescovo di Pedena; nè so dire, se a'Successori del dignissimo Prelato in quella povera Chiesa sia passata in retaggio la rendita di quel Collegio, sebbene il Clero compariva a ricevere gli Ordini in questa Città fino all' estinzione del Patriarcato. Dagli antichi Signori della Carinlia, che Si diceano anche Duchi della Carniola, ebbero la sua origine altri Monasterj in questa provincia. Il Cisterciese di Landrast fu fondato dal Duca Bernardo l'anno 1248. Oltre il diploma del Principe pubblicato ne' monumenti 2), ve n' è un bellissimo di Pertoldo, che colla Patriarcale autorità conferma 3) le pie donazioni fatte a quel Monastero. Il Patriarca Pagano della Torre nel 1331 ^confermò un dono fatto da Ottone e Alberto Duchi d' Austria e Siiria a questo Monastero di Landerstrost; e innoltre gli unì una Chiesa di sua disposizione; dal cui documento si ha che il pio luogo era sui confini dell'Ungheria. Ulrico figliuolo di Bernardo largamente dotò l'anno 1260 5) la Certosa di Freinchintal, o sia Vallis jucunda, nè volle riserbare a sestesso, nè tampoco a' successori suoi l'Avvocazia, conoscendo per isperienza 1'abuso, che facevasi di questo diritto. Lo stesso Ulrico approva il dono fatto a questa Certosa da Reimbotone di Hertem-berg suo Castellano, con obbligo a' Monaci di riceverlo alla fratellanza e comunione delle preghiere, e di seppellirlo come uno de' suoi, quando venisse a morte, dentro gli stati di Ulrico, i quali stendevansi fino al Regno ') Ex tabula Vatic. olim educta a Justo Fontanini Ar-chiep. Extat in Guarnesiana inter Monum. Aquil. Tom. XI, pag. 457. 2) De Rubeis cap. LXX1II, num. IV. 3) Varia Aquilej. Tom. XI, pag. 325, in Bibl. Guar- neriana, 4) Ex Docum. apud auctorem. 5) Monum. Ecc). Aquil. cap. LXXIII. d' Ungheria, come si ha nel diploma da me veduto nella raccolta di Monsignor Fontanini. Il Monastero, di Sittich dell'Ordine di Cistello, il di cui Abbate avea sessione fra i Prelati nella dieta di Lubiana, ebbe fondatore il Patriarca Pellegrino I, l'anno 1133. ') In quella parte della Stiria, che apparteneva alla Diocesi Aquilejese, i miei spogli fanno menzione di una Certosa sotto il nome di Seitz. L'Ughelli riferisce, che fu visitata da Francesco Barbaro, e la chiama Coenobium Carthusianorum Dechudeniz tt). Dal diploma del Marchese Ott8Chero, che la fondò l' anno MCLV sotto il Patriarcale governo del primo Woldarico, diploma riferito da' Continuatori del Bollando 3), impariamo, che il luogo appellavasi Gunivitz, o sia la valle di San Giambattista, sotto la cui invocazione era la Chiesa dedicala a Dio; e che agli Ordinari e a qualunque Vescovo fu tolta ogni podestà di cangiar mai l'instituto de'Religiosi. Da questo saggio, che ho saputo formare assai imperfetto col soccorso delle poche tavole di una gran nave infranta dalla procella, può argomentarsi quanto fosse doviziosa di Prelature la Diocesi Patriarcale oltre i monti. Poche però erano le Parrocchie in quel tratto di collazione libera del Patriarca; ma i Signori gli presentavano il Sacerdote da loro nominato per la Canonica istituzione. Tra i molti esempi, che ho trovati ne' registri della Cancelleria, mi riuscì curiosa la presentazione fatta l'anno 1592, da un Canonico di Bamberga Vicedomino a nome del proprio Vescovo, al quale appartengono (se pure al dì d' oggi non son cangiate le cose) alquante Signorie nella Carintia. Il Santo Imperadore Enrico fondò, com'è assai noto, l'anno 1007, quel ricco Vescovado 4) : su di che posson vedersi gli atti del Concilio di Francfort, e la Bolla di Giovanni Papa XVIII, oltre una lettera del nostro patriarca Giovanni al Vescovo di Wirtsburg, nella quale insieme con tutti i Vescovi Suce Diacesis, cioè della sua Provincia, loda e conferma l'erezione della Chiesa Cattedrale di Bamberga, che dopo alcuni anni fu consagrata dal Patriarca stesso alla presenza del Santo Prencipe, e di trenta e più Vescovi 5). Il Vicedomino adunque di Bamberga con patenti segnate in Villaco accompagnando un Sacerdote, liberalmente dona a Giovanni Grimani quella dignità, di cui era meritevole, ma che non mai conseguì, intitolandolo 6) Cardinale della Santa Romana Chiesa, del titolo di San Marco. Io stesso ho veduto comparire a Udine non pochi nobilissimi Esclesiastici di regia nomina, che approvati dal Patriarca Dionigi Delfino, e dal Cardinale Daniello , ') Anonym. Lerbien. apud CI. de Rubeis cap. LX. numero I. 2) Ital. Sacra Tom. V, pag. 137, A. Ven. Edit. 3) Acta SS. Junii Tom. V, pas. 526. 4) Vita S. Henrici cap. XI, XII, XIV, apud Grelserum Tom. X, pap. 518, & seqq. & Concil. Coleti Tom. XI, pag. 1053, & seqq. 5) V. Monum. E. A. cap. LUI, num. Vili. 6) Ex Regeslis in Tabul. Archiep. 1592, # 1599, pagi- na 32. suo Nipote e Successore, han governato con somma lode le Pievi dell' Austriaco Dominio men lontane ; poiché dell'altre lasciavasi la cura agli Arcidiaconi o nati, o scelti dal Diocesano, con impartir loro facoltà maggiori, di visitar Chiese, di gastigar Sacerdoti. Fra gli altri, eh' eran fregiati del titolo d' Arcidiacono, e-ravi l'Aquilejese ')> il, quale avea il diritto di tener Sinodo, e di esercitare, come Ordinario, qualunque atto, soltanto che non si richiedesse la podestà dell' ordine Episcopale. Ma dicadde a poco a poco questa Dignità; e negli ultimi secoli restò un puro nome, del quale nessuno de'nostri canonici ha avuta vaghezza di fregiarsi a' miei giorni. II. Non era men onorevole del diocesano il metropolitico diritto de'Patriarchi, sì per l'ampiezza della provincia, e sì ancora per la nobiltà delle Chiese. Prima degli anni infausti dello Scisma, di cui avrem vasto campo di ragionare, gli Arcivescovi delle Gallie si appropriarono tre Vescovadi pria dipendenti dall'Aqui-lejese : della qual novità gli Scismatici ne fecero amara doglianza nella supplica ali'Imperadore Maurizio. Altre Chiese da gran tempo rimasero estinte, o furono trasferite altrove in luoghi più sicuri dalle invasioni barbariche, ed alcune formarono 1' emula Metropolitana di Grado. Farò menzione di una sola fra quelle, che più non sono. Giulio Carnico, distinto dal Foro Giulio, e detto Castrwn Jeliense ebbe Vescovo proprio. Dall' antiche ceneri nacque la Collegiata di San Pietro di Cernia, retta da un Preposito e da otto Canonici, la maggior parte anche Parrochi delle Chiese di quel distretto. Siede il Preposito fra i Prelati nel General Parlamento; e teneva un tempo il Placito, che nell' età mezzana da' nostri e dagli stranieri 2) chiama-vasi Placilum Christianitatis. Il Capitolo si è mantenuto sempre nel possesso di eleggere i suoi Canonici; e parecchie volte all' anno si raduna a far le funzioni nella Collegiata. Que' Signori, più che di rendite, son ricchi di virtù Pastorali; e il Canale di San Pietro è uno dei territorj meglio coltivati, che vi sieno in questa Diocesi. Potrei qui al Vescovado di Giulio Carnico aggiungere quel di Marano, se vi fossero buone ragioni di credere, che quel luogo avesse nel VI secolo il suo proprio Vescovo come protendeva il dottissimo Padre Don Gaspare Beretti3) nella Tavola Corografica dell'età di mezzo. Ma dall' ammettere Chiesa Episcopale in Marano, o sia Mariano, come quel luogo si chiama nelle più antiche carte del soppresso Capitolo d' Aquileja, mi rat-tengono le ch.are prove addotte dal Padre Bernardo de V. Append. II. ad S. Paulini Aquil. curante Jo. Fr. Madrisio Orat. Utin. nutn. XX, & Van-Espen Jur. Eccl. Parte I, Tit. XII, cap. I. 2) Ducange Gloss. Edit. Bened. V. Christianitas Tom. I, pag. 325, & V. Placitum Tom. III. pag. 291. 3) Rer.'Ital. Tom. X, pag. CL, nuoi. 77. Rubeis nella dissertaziono dello Scisma, inserito poscia con nuove osservazioni ne' monumenti 'j da quel grande uomo egregiamente illustrati. Ma che? Il Signor Com-mendatoro Conte Carli, benché in una sua opera uscita di fresco professi di non voler entrare in quest' esame8), bramerebbe, com' egli scrive, che il Padre de Rubeis a-vesse osservata l'antica nota de'Censi compilata dal Cardinale Cencio Camerlengo, nella quale annoverandosi i Vescovadi soggetti al censo, si legge: In Episcopa/u de Capite lstriae : In Episcopalu Maranensi: in Episco-patu Civitatis novae. "Donde (ei prosieguo) due cose "si apparano. La prima, che la Curia Romana ricono-"sceva il Vescovado di Marano; e la seconda che nel "medesimo tempo esisteva anche quello di Cittanuova.B Al dignissimo letterato, che fa onore alla sua patria, e al nome Italiano, mi fo lecito opporre questi miei dubbj. Il libro di Cencio3) fu composto negli ultimi anni dui Secolo XII, e accresciuto nel susseguente senz' alcun ordine; cioè senza che veggasi assegnata la Metropoli, dalla quale i Vescovadi dipendono. In questa confusa raccolta, non una, ma ben tre volte ritrovasi il Vescovado di Marano: 1. dopo la Chiesa di Genova4) e dopo non so qual altra si fa un volo aerostatico a Perugia, e da Perugia a Camerino. Questo non è certamente il Marano del Friuli: 2. con più accuratezza 5) T autore delle Giunte così scrive: In Corsica Episcopatus seplem: Sane-tae Mariae de Marano ; Sancti Florentii Nebolensìs §"c. Ma ciò non fa al nostro proposito: 3. da unallro luogo 6) dove si registrano le Chiese dipendenti dal Metropolitano d'Aquileja, l'erudito Signor Conte ha preso motivo di ravvivare, se fia possibile, il nostro Marano fregiato col-1' onor della mitra. Ma il passo facilmente scorgesi interpolato, e di niun conto. Le Chiese Vescovili che allora appartenevano alla Provincia Aquilejese, non erano più che XVI, come lo dimostra la Bolla d'Innocenzo II, del MCXXXII mentovata di sopra. Ciascuna di queste si annovera nel libro de'Censi 7) coli'ordine seguente: 1. Mantova, 2. Como, 3. Trento, 4. Verona, 5. Padova, 6. Vicenza, 7. Trivigi, 8. Concordia, 9, Ceneda, 10. Feltre, 11. Belluno, 12. Pola, 13. Parenzo, 14, Trieste, 15. Ca-podistria, (Marano) 16. Cittanuova. Come dunque può stare in questo ruolo la Chiesa di Marano, che verrebbe contro l'espressa testimonianza della Bolla Innocenziaua a farne diciassette? Nè già può supporsi, che nel breve intervallo fra i due Pontefici'Innocenzo II, e Celestino III, sotto il quale Cencio Camerlengo stese il suo lavóro, sorgesse a nuova vita la Chiesa di Marano. (Continua.)' o -Cap. XXX, num. I. & seqq.- 1 2) Opere Tom. XV, pag. 353, in Milano 1786. 3) Muratori, Antiqui!. Ital. Dissert. LXIX, Tom. Y, pag. . 842, 843 &c. 4) Ibidem pag. 862, 863. .!" • '' <0 Ibidem pag. 900, D. ,'" "' 6) Ibidem pag. 873, A. 5 l 7) Ibidem pag. 871, 872,873. ''