ANNO XV. Capodistria, 16 Maggio 1881. Nf> / A LÀ PROVINCIA DELL' ISTRIA ;> ef» «a Esce il 3" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3 ; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. ANNALI ISTRIANI del Secolo decimoterzo. *) 1221. — Roma, 29 marzo. Papa Onorio III prende i conti di Veglia ll(ugonem) e S(tephanum) sotto la sua protezione e con essi anche le terre, donate loro dal re d' Ungheria. — Queste terre erano le isole Para, Bracza, Gorzura e Lagursta, situate tra Spalato e Ulmes. Theiner : Monum. hist. Hung. sacram illustrantia. — To. I, pag. 27. 1221. — Capodistria, 13 aprile. Il vescovo Assalone consacra la chiesa di San Leonardo ; riedificata nel 1329, fu riconsacrata nello stesso anno dal vescovo fra Ugone dell'ordine di San Domenico. Nald. Corograf. della dioc. di Capodistria- Pag. 164. 1221. — Capodistria, 18 aprile. Il vescovo Assalone consacra la chiesa di Sant'Uldarico ; viene riedificata nel 1319. Capp. Le Ch. d'It. - To. VIII, pag. 723. 1221. — Trieste, 24 aprile. Il vescovo Corrado conferma al capitolo della cattedrale le donazioni fatte da lui in precedenza; incorpora allo stesso Capitolo tutte le cappelle della città e suo territorio. Scussa : St. Cronogr. - Pag. 58, e Ktmd. Indicai. ecc. Pag. 27. 1221. — Roma, 28 aprile. Papa Onorio III, considerate le scarse rendite del capitolo, conferma ai canonici di Trieste la donazione di certa decima, fatta loro dal vescovo Corrado ; così pure conferma allo stesso capitolo il tredicesimo canonico, instituito dall'anzidetto Corrado. „Pergam. dell'Archiv. capitol. triest,." „Cod. Dipi. Istr.", - e „Archeogr. Triest.," Nuova Serie. - Voi. V, pag. 370. 1221. — Trieste, 24 settembre. Il vescovo Corrado prende sotto la sua protezione l'ospedale, eretto da certo Cazelo presso la città a vantaggio dei poveri, dei deboli e degli ammalati, col patto però che lo stabilimento 1221. 1222. 1222. 1222. 1222. 1222 Ict : i 1222. - debba ad ogni ingresso di vescovo offrire un denaro di moneta corrente o triestina o aquileiese, ed accendere al feretro di ogni vescovo defunto una candela da mezza libbra. Capp. Le Ch. d'It. - To. Vili, pag. 689. — Aquileia, 15 novembre. Corrado, vescovo di Trieste, è presente alla sentenza pronunciata dal patriarca Bertoldo : spettare a Guglielmo, conte di Loos, il diritto di presentazione alla chiesa plebanale di Loos. „Cod. Dipi. Istr." — Frà Giovanni dell' ordine di San Benedetto cuopre la carica di abate nel convento di San Pietro in Selve. „L'Ist." Anno IV, pag. 120. — Il vescovo di Pola G(iovanni?) insta, perchè Roma non ammetta la domanda del suo capitolo che ne domandava l'allontanamento, e riesce nel suo intento. — Secondo il Kandler: Indicazioni., pag. 123, Giovanni sarebbe stato deposto nel 1218. Dal 1220 in poi sarebbe stato vescovo un certo Enrico. Farlati. Illyricum Sacrum. - To. V, pag. 196. — Assalone, vescovo di Capodistria, consacra la chiesa di San Giorgio in Pominiano, e di S. Maria nella villa di Monte. Nald. Corog. della dioc. di Capod. - Pag. 124, 424 e 429. — Aquileia. Leonardo, vescovo di Cittanuova e canonico aquileiese, investe 1' arcidiacono Enrico ed il canonico G. da Villalta di alcune terre, spettanti alla mensa capitolare di Aquileia, coll'obbligo di un'annua contribuzione. Mani. Ann. del Fr. - To. II. pag. 277, - e «L'Istria" Ann. VI, pag. 70. — Il patriarca Bertoldo conferma gli statuti dell' Istria, riveduti. „Thesaurus Eccl. Aquilej.- Pag. 22-5, e Marnano Ann. del Eri. — To. II, pag. 278. — Parte dei beni della eredità di donna Riccarda de Viselberg, situati nell' agro mon-tonse, vengono devoluti ai due Mainardi (padre e figlio), conti d'Istria. Kand. Not. St. di Montona. - Pag. 79. CORRISPONDENZE Abbiamo ricevuto e pubblichiamo di buon grado la seguente corrispondenza: Il Comitato stradale del Distretto Giudiziario di Buje, presieduto dall'Avvocato Dr. Franco, nella seduta dei 6 Aprile a. c. deliberava di portare a pubblica cognizione i conti consuntivi degli anni 1879 e 1880, il primo prodotto li 11 aprile 1880 ed il secondo prodotto li 4 Gennajo 1881, approvati entrambi dai revisori di Conto. — In relazione a questo'deliberato si ricerca la gentilezza del periodico La Provincia ad accogliere i conti come segue : ANNO 1879. Introito 1. Civanzo di cassa colla bue del Dicembre 1878 .......fior. 2626:93 2. Introitati per addizionali ... „ 3613:49 Assieme fior. 6240:42 Esito. Per petrisco sopra le diverse linee fior, 3781:71 ì 0 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Per rimunerazioni Per operai...... Per opere straordinarie. . . Pei cantonieri..... Per utensili ad uso cantonieri Per spese d'ufficio .... Per sorveglianza .... 555:60 137:50 792: — 26:19 135:11 78:-70: — Assieme fior. 5576:11 Bilancio. Se quindi dall'introito di fior. 6240:42 si diffalca l'esito di . . „ 5576:11 oij.r ■ addsn Resta di civanzo fior. 664:31 ■ i. t* : ANNO 1880 Introito. •Ot.'l : . inoliai' '.."ti .L- 1. Civanzo di cassa colla fine dell'anno 1879 .......fior. 664:31 2. Introitati per addizionali ... „ 3397:17 V2 Assieme fior. 4061: 48 '/2 Esito. 1. Per petrisco sopra le diverse linee fior. 2066:92 2. Per operai........„ 365:04 3. Per opere straordinarie ....,, 176:17 4. Pei cantonieri.......„ 804: — 5. Per utensili ad uso cantonieri . „ 31:97 6. Spese d'ufficio ....... 68: — 7. Spese per sorveglianza . ... „ 90:51 )>K Assieme fior. 3602:61 Bilancio. Se quindi dall' introito di fior. 4061:48 V2 si diffalca 1' esito di . . „ 3602:61 Resta di civanzo fior. 458:87 '/s Merita poi speciale menzione, che i conti in dettaglio prodotti dall'onorevole sig. preside dimostrano per ogni singola linea stradale la spesa occorsa per petrisco, per operai e per opere straordinarie, offrendo così una certa qual base di pubblico controllo. — Altra onorevole menzione merita il sig. presidente del Comitato stradale per avere nella seduta dei 15 ottobre 1880 proposto, ciò che venne anche deliberato, di assegnare 400 cumoli di ghiaja a quei Comuni che furono flagellati dalla grandine, onde così venire in soccorso alla miseria. Ed il Capo non indietreggiò punto a dare esecuzione a quel deliberato, quantunque non fossero in cassa i necessari fondi. Per questo motivo il Comitato nella seduta dei 6 aprile corrente procedette alla revisione anche del conto dei mesi di gennaio, febbraio e marzo 1881 col se- Introito. 1. Civanzo di cassa colla fine del di- cembre 1880 ...... fior. 458: : 87 l/2 2. Incassi per addizionali . . . D 1010: = 17 7-2 Assieme fior. 1469 :05 Esito. 1. Per petrisco sopra le diverse linee fior. 1190: 08 2. Per operai........ 99: 34 3. Per opere straordinarie . . . . n 49: : 50 4. Pei cantonieri....... » 234 : — 5. Per utensili ad uso cantonieri . . 19 11 : 88 6. Per spese di sorveglianza . . . n 23 :7G Assieme fior. 1608: r&o Bilancio. Se quindi dall' esito di . . . . fior. 1608 :50 si diffalca 1' introito di . . . . n 1469 :05 Resta un deficit a favore dell'amai, di fior. 139:45 In vista di ciò, e siccome dalla relazione fatta dal capo del Comitato emergeva ancora un debito di circa fior. 570.— per ghiaja da pagarsi e non ancora presa in consegna, il Comitato deliberava di prendere a mutuo fior. 700.— ciocche anche fu fatto in seguito ad approvazione dell' inclita Giunta Provinciale. E con ciò il Comitato stradale pose fine alla sua attività legale, avvegnaché creato coll'olezioui dell'anno 1875 uel mese di aprile, col mese di aprile di quest'auno andasse a spirare il suo mandato. Le nuove elezioni hanno già avuto luogo, e fra pochi giorni entrerà in attività il nuovo Comitato, in cui a voti unanimi fu rieletto l'Avvocato Giorgio Dr. Franco, il quale — non si dubita — assumerà nuovamente le redini di questa importante amministrazione; e possa questa rielezione desiderata da tutto il Distretto essere sprone all'egregio Avvocato, onde perseverare nel suo zelo, premura e disinteresse nel disimpegno delle pubbliche mansioni a lui affidate a lustro e decoro della patria, ed a vantaggio della pubblica cosa. il passato ci offre garanzia per l'avvenire. Dal Distretto di Buje, 5 Maggio 1881. N. C. S. L'Istituto di credito fondiario provinciale. Parenzo, 1 Maggio 1881. Ai 12 dello scorso Aprile ebbe luogo la terza seduta dell' Istituto di credito fondiario, sotto la presidenza del Direttore provvisorio Gio. Paolo marchese de Polesini. Premesse alcune comunicazioni, la Direzione fissava la distinta degli effetti di valore, verso il deposito dei quali sarà ammessa l'erogazione di anticipazioni, prendendo a base la distinta della Banca Austro-Ungarica, coll'aggiunta, ai vari titoli ed effetti in essa indicati, della rendita italiana. La Direzione deliberava inoltre di entrare iu trattative colla Filiale in Trieste dello Stabilimento Austriaco di Credito per Commercio ed Industria, pel deposito in conto corrente del denaro che sarà per affluire alla cassa dell' Istituto, verso l'interesse del 3%, od a quei migliori patti che si potessero ottenere. Procedendo alla nomina dei periti-fiduciari nei distretti giudiziari, ove non potè aver luogo l'elezione nella precedente seduta per mancanza di necessarie informazioni, venivano nominati a periti dell'Istituto di credito giusta V istruzione 22 febbrajo p. p. N. 50: a. nel distretto giudiziario di Albona: i signori Giacomo fu Luigi Furlani di Albona, e Clemente de Domazetovich da Fianona; b. nel distretto giudiziario di Pinguente: i signori Antonio Pauletich di Pinguente, e Giuseppe Fabris da Rozzo; c. nel distretto giudiziario di Yolosca: i signori Iginio Pobar da Volosca, e Giovanni Domaldovich da Mo-schienizze ; d. nel distretto giudiziario di Castelnuovo: il signor Romualdo Zupancich da Matteria; e e. nel distretto giudiziario di Veglia: i Signori Giovanni Buich da Milohuich e Domenico de Dessantich da Bescanuova. Veniva, in fine, nominato un secondo perito pel ' distretto giudiziario di Parenzo, nella persona del signor Giuseppe de Domazetovich. Esauriti questi argomenti, la Direzione passava all'esame delle domande per concessione di mutui pronte alla pertrattazione, nel numero di 36, per l'importo complessivo di f. 39,300. Di queste vennero accolte, e poscia anche approvate dalla Giunta provinciale, N. 14, per il complessivo capitale di f. 18,700; tre istanze vennero restituite alle parti perchè facciano assumere la stima a termini dell' Istruzione ; le altre furono respinte. I 14 mutui accordati si dividono per distretti giudiziari come segue : distretto di Pisino, tre mutui; assieme per f. 7.600; — „ „ Parenzo, tre „ assieme per f. 6,300 ; — „ „ Buje, cinque „ „ per f. 2,700; — „ „ Montona, tre,, „ per f. 2,100; — Le lettere di pegno emesse per ogni singolo mutuo vennero scontate dalla cassa dell'Istituto medesimo a f. 94 per %> franco di provvigione. Le istanze presentate dal 1. Gennaio a. c. a tutto oggi ascendono a N. 81, per il capitale complessivo DEGLI ERRORI MODERNI nello scrivere alcuni nomi (li luoghi e persone dell' Istria Abbiamo veduto ed esaminato il ^Prospetto dei benefizii ecclesiastici e dello stato personale del clero delle unite diocesi di Trieste-Capodistria per l'anno 1881*1), edito dalla Curia vescovile. Anche gli altri Ordinariati dell' Istria pubblicano annualmente siffatti prospetti diocesani") che riescono pregevoli lavori di storia e statistica ecclesiastica. Diremo qualcosa soltanto di questo che riguarda la Diocesi Tergestino - Justinopolitana, perchè esso ci porge argomento a qualche appunto, inteso a rendere avvertito il compilatore di alcune irregolarità nell' indicazione de' nomi dei luoghi. Il Prospetto incomincia con un completo sillabo o serie dei Vescovi delle unite diocesi suddette, e delle soppresse di Cittanova e Pedena, incorporate a quella di Trieste. Distintamente si tratta delle prime e dei rispettivi Ordinariati e Capitoli, delle chiese tutte sì matrici che filiali, monasteri ecc. e del clero presentemente addettovi, coli' indicazione del nome dei sacerdoti in cura, e dei quiescenti o pensionati, nonché degli alunni di teologia. Yi sono aggiunti gl'indici dei benefizii e del complessivo clero del quale si dà il luogo, il giorno, mese ed anno di nascita, e dell' ordinazione al sacerdozio. Le diocesi sono divise in Decanati, ognuno dei quali comprende varie parrocchie, curazie e cappellanie. Yi si notano, locchè ha importanza storica, ove sono conosciuti, l'anno dell'istituzione dei benefizii, e dell'erezione e rifabbrica delle chiese, il patronato delle medesime, ed il numero delle anime, il quale, come è noto, non può corrispondere esattamente a quello dell' anagrafe civile. — Apparisce anche indicato l'Ufficio postale più prossimo al beneficio. Ma non si può lasciar passare senza rimarco il nuovo modo con cui pretendesi di scrivere alcuni nomi dei luoghi. Il Prospetto viene redatto in lingua latina, e quindi i luoghi devono portare la loro denominazione latina, come fu conservata dalla chiesa e dall' uso sin da' remoti tempi ; ed ove questa manchi è egualmente opportuno che i nomi si scrivano come sempre per 1' addietro; cioè con quella ortografia, che permetta al lettore a pronunciarli come si legge il latino. Da alcuni anni però, vale dire dacché certe ') Prospectus beneficiorum ecclesiasticorum, et Status personalis Cleri unitarum Dioeceseon Tergestinae et Justino-politanae ineunte anno MDCCCLXXXI. idee slave s'infiltrarono anche nell' Ordinariato, il Prospetto ci presenta scritti con ortografia slava, che d'assai diversifica dalla latina ed italiana, tutti i nomi di quei luoghi che il compilatore riguarda di origine slava, — sbagliando però non di rado in questi suoi giudizi etimologici, come diremo in appresso. Pertanto, siccome 1' ortografia slava non è in Istria conosciuta dagl' italiani, nei quali è raccolta con pochissime eccezioni, tutta 1' intelligenza e coltura della provincia, leggendo essi (ed eventualmente anche i tedeschi) questi nomi avvolti in veste slava, ne ricavano un suono diverso da quello che ha veramente il luogo, inguisachè più non lo ricono-noscono, e credono trattarsi d'altro a loro ignoto. Per esempio : la villa di Crassiza viene slavamente scritta nel Prospetto Krasica ; leggendo questo nome latinamente o in modo italiano, risulta Crasica, che naturalmente si dovrà ritenere un luogo diverso da Crassiza. Gollogorizza ha il suo nome latino di Golo-Goritia, i vescovi di Pedena s'intitolavano Dominus Golo - Goritiae. Scapitaci et Tupliaci, il Prospetto vi pone Gola-gorica col ca slavo che esprime il suono acuto di za. Così Veprinac (Yeprinaz) e Bersec (Bersez) nella Liburnia, che hanno poi il nome latino di Veprinacìum e JBersetium, come nello stesso indice locale del Prospetto vengono chiamati. Si noti, che la bassa latinità aveva anche le desinenze di luoghi in za, zia, sis, p. e. Cameza, Canza Gruza, Blezis ecc. (Anon. Raven.) ; e perchè queste desinenze così scritte e per lunghi secoli mantenute, dovranno ora ripudiarsi e cangiarsi, ingenerando confusione, unicamente per fini che hanno radice in interessi estranei all'Istria, e che anzi mirano a suo danno ? Ma chiederemo perchè Cherbune e Chersano, che non hanno punto origine nè suono slavo, vengono ora scritti Kérbune e Kersano? Perchè mentre aPisinum, Pisinum vetus, Geminium, Sancti Petri in Sylvis, Tarvisium, Vermum, Petena, Lindarum ecc. si ebbe cura di aggiungere il corrispondente nome slavo, si omise di unirvi anche l'italiano? Perchè chiamare Zumesco Za-mascurn in luogo di Zumescum, come lo diceva sempre la chiesa? L'Ecclesia de Zumesco è nominata sin dall'anno 1177 nella nota Bolla di papa Alessandro III. Yragna che tanto in italiano che in islavo suona egualmente (ed in antico dicevasi Aurania) viene dal Prospetto corretta in Vranje (Yragne). Novaco che gli slavi dicono Novak, ora per essi viene scritto Novaki, egualmente con arbitraria corruzione. Portole, gli slavi, trasponendo le lettere, dicono Operilo, e non Opertalj. Non ammettiamo che Caschierga, Chersicla e Trusche (che in antico chiamasi Truscolo) siano nomi di origine ed etimologia ; slava essi devono quindi scriversi in ogni caso italianamente. È poi assolutamente falso ed arbitrario il denominare Verteneglio in islavo Cerniverh, mentre tutti gii slavi lo dicono Bertonigla, e Cittanova Novigrad quando gli slavi lo chiamano pure Cittanova. In una parola noi riteniamo che il Prospetto debba indicare i nomi latini dei luoghi da antico usitati, e che in mancanza di questi essi abbiano a venire espressi nel modo più comunemente conosciuto, e con ortografia alla portata di tutti, ossia coli' italiana. Vorremmo poi, giacché 1' Ordinariato stima acconcio di aggiungere ai luoghi italiani anche il nome che loro applicano gii slavi, che, come vediamo adoperato dall' Ordinariato di Parenzo - Pola, siano indicati, in un separato quadro, dopo il nome latino anche l'italiano e lo slavo, colle rispettive ortografie per evitare gì' inconvenienti da noi rimarcati. Ma noi in questo riguardo non consentiamo all' Ordinariato. Il Prospetto viene compilato in latino esclusivamente pel clero della diocesi ; e ciò è tanto vero, che ne vengono tirate copie in piccolo numero, e solo quante bastano pel medesimo, e per alcuni pubblici ufficii, ai quali viene spedito in dono. E 1' uno e gli altri conoscono il latino. È però conveniente che oltre alla denominazione latina dei luoghi vi si aggiunga anche la consueta italiana, perchè altrimenti parecchi dei medesimi non sarebbero sì facilmente conosciuti dal lettore, per esempio: di Aemonia (Cittanova), Ceretum (Cere), Mimilianum (Mo-miano), Curia Insularum (Corte d' Isola) Mugla (Muggia), Bulleae (Buje), Sanctus Quiricus (So-cerga), Salburiun (Salvore), Villa Ducaina (Decani), ecc. Ora coli' aggiunta della denominazione italiana è soddisfatto all' intelligenza di tutti i luoghi che hanno un proprio appellativo latino. Unirvi poi, pei luoghi italiani dì qualsiasi categoria, anche il nome che viene loro attribuito dagli slavi con traduzione e storpiamento dei medesimi, non è punto nè necessario, nè utile — è superfluo. Imperocché il nome italiano di ogni luogo è notissimo a tutti gli slavi ; chiedete loro p. e. di Muggia, Pinguente, Piemonte, Pisino, Albona, Fianona, Montona, Gallignana ecc. vi comprenderanno, indicandovi tosto ove si trovino ; interrogate all' opposto, gì' italiani ove sia Mile, Buzet1), Zaversie, Pasin, Labin, Plomin, Motovun, ') Questo nome di Bueet dato dagli slavi a Pinguente non ebbe sinora una giusta interpretazione etimologica. Il Kandler e qualche altro, lo supposero l'antico primitivo nome celtico della città ; gli slavi lo vorrebbero della loro Ungila, nella quale però non trova nè radice, nè desinenza, nè significato alcuno. Noi lo Gracischie, rispenderanno di non conoscerli affatto. Ai preti possessori del Prospectus se sono slavi, non è necessario insegnar loro mediante quest' opuscolo, come gli slavi chiamino i luoghi italiani, poiché lo sanno senz'altro; i preti italiani poi non si curano, nè loro importa, di saperlo. È cosa novissima questa smania degli slavi di far spiccare come essi chiamino nella loro lingua le città, le borgate e le ville italiane dell'Istria, verosimilmente per far credere col doppio nome agli stranieri che in esse trovinsi mista e forse preponderante la loro nazionalità ; sicché accoppiata a quella dei loro meschini villaggi e sparsi casali, s' abbia a ritenere l'Istria una provincia più slava che italiana, appellandosi in questo riguardo alla loro forza numerica, che vorrebbero far credere maggiore dell'italiana. Per V Istria propria, ossia la peninsulare fra il mare ed i monti, la recentissima anagrafe mostrerà, speriamo, l'eironeità di questo loro calcolo. Tutto ciò abbiamo notato riguardo ai luoghi dell' Istria propriamente detta, non occupandoci noi dei decanati montani del Carso, nei quali, siccome a noi estranei, non vogliamo prendere ingerenza, lasciandola piena e libe: a agli abitanti di quelle regioni. Qui ci cadde iu acconcio di rilevare altro inconveniente, cioè il fervente affaticarsi di molti preti siavi, per la massima parte stranieri, di scrivere i nomi di famiglia che sono od anche soltanto ad essi sembrano slavi, colla nuova anagrafe slava, cotanto dissimile dalla sinora convenzionalmente usitata, in guisa che spesso riescono irreconoscibili. Ne daremo qualche esempio: Bercich scrivono Brcic, Cherbavaz, Krbavac\ i nomi italiani di Corazza, Lanza, Zocchil (') se portati da slavi vengono convertiti iu Koraca, Lanca e Zohilj. In ogni sorta di scrittura, nei contratti, nei documenti, testamenti, decreti di aggiudicazione, nei libri ecclesiastici, nei registri militari di leva ecc. i nomi venivano e vengono scritti coli' antica e universalmente adottata ortografia, che costoro ora vorrebbero eliminata ; cou che vengono esposte le parti a gravissimi pericoli, quando si tratti di far valere diritti civili dipendenti da documenti, in cui i nomi appariscano scritti diversamente che al dì d' oggi. Questo mal vezzo si viene introducendo anche crediamo nell'altro che uno storpiamento di Pinguente, che intorno al 1000, quando gli siavi incominciarono ad insediarsi in Istria, pronunciavasi tronco, Piuguent. come Colmo Colin, ed il volgo ancora oggidì lo chiama Piugiienfce, allora diceva Piuguent. Gli slavi da Più fecero Bit, o non avendo essi nella loro lingua il suono guent gli sostituirono il zet. ') Parrà strano a qualche slavo 1' udire che Zocchil sia nome italiano, e precisamente della Carola, da dove pure, e proprio da Clodenico, sono anche i Raber che slavizzati diconsi Babar. in qualche podesteria. Quella di Bogliuno, la cui lingua ufficiosa continua essere l'italiana, storpia perfino il nome dei luoghi. Così da Pas fa Paz, da Bogliuno Boljuno, da Yragna Vranja, per far credere slavi d' origine questi luoghi fuor di dubbio etimologicamente italiani . Procedendosi in questa guisa i nomi dei paesi e personali minacciano di venire trasformati ad arbitrio di alcuni fanatici, ed ai più degli stessi istriani resi irreconoscibili. Sarebbe pertanto opportuno che gli ordinariati, il governo, la Giunta provinciale, i Comuni stessi si prestassero onde porre argine a siffatte irregolarità, che si potrebbero avere per inconcludenti, od anche ridicole, ove non fossero possibile fonte d'incertezze e confusione, e di gravi pregiudizii materiali a quegli stessi contadini slavi, del cui benessere i loro apostoli voglionsi far credere tenerissimi. Ciò quanto ai nomi. Che se poi due o tre originarli italiani, dei quali, perchè a tutti noti, non decliniamo i nomi, ripudiano la civiltà italiana, incapaci a misurarne il valore in Istria, e pretendono schierarsi fra i campioni dello slavismo, si lasciano pure arrabattarsi in questa da loro ritenuta generosa opera; ma allora non gridino, come sogliono, chiamandole rinegate, contro quelle famiglie, che d'origine slava vollero elevarsi adottando lingua e civiltà italiana, l'unica da ben duemille anni siguoreggiante nella nostra provincia, e che malgrado i loro sforzi in contrario, si diffonde con movimento progressivo irrefrenabile. C. D. F. . -La navigazione di Trieste L ufficio statistico della Camera di Commercio, ha pubblicato, non è molto, un volume di statistica sotto il titolo : Navigazione in Trieste nel 1880. In questo volume di 100 pagine, di grande formato, sono racchiuse importanti informazioni intorno alle condizioni del commercio triestino. Il lavoro d'ufficio statistico è così diviso : I. Movimento della navigazione in Trieste nel 1880, suddiviso nelle tabelle: Navigli approdati a Trieste e partiti durante l'anno 1880 secondo bandiera. - Navigli approdati durante l'anno 1880 secondo provenienza e partiti secondo destinazioni. II. Dettaglio della navigazione in Trieste nel-Vanno 1880, il quale contiene i quadri seguenti: Prospetto delle bandiere secondo stati di provenienza e di destinazione. —- Prospetto delle provenienze e delle destinazioni secondo bandiere. — Prospetto dei navigli approdati e partiti se- condo i singoli porti austro-ungarici ed esteri di provenienza, di destinazione e le bandiere. — Partecipazione delle varie bandiere nelle provenienze da porti austro-ungarici ed esteri e nelle destinazioni da porti austro-ungarici ed esteri. — Navigli approdati a Trieste dall' anno 1802 al 1880. — Navigli approdati a Trieste negli ultimi 25 anni (dal 1856 al 1880) e distinti secondo categoria (a vela o vapore) e secondo nazionalità (di bandiera austro-ungarica od estera). Yi ha inoltre un'appendice sullo stato della marina mercantile austro - ungarica negli anni 1871-1880. Riproduciamo alcune cifre. I navigli approdati a Trieste nel 1880 ascesero a 7208; nel 1879 erano 7824; quindi una diminuzione di 616. I navigli partiti nel 1880 ammontarono a 7200 ; nel 1879 furono 7827 ; quindi in meno 627. Nel tonnellaggio vi fu invece un aumento di tonn. 9861 negli approdi e di tonu. 11,762 nelle partenze. Dopo la marina austriaca il maggior movimento si riscontra nella marina italiana, quindi nella inglese che con un minor numero di navigli rappresenta una somma considerevole di tonnellate. Secondo le bandiere arrivarono: 4736 nav. austriaci con tonn. 654,793 1936 „ italiani „ 199,588 213 „ inglesi „ 185,350 46 „ svedo-norvegesi „ 22,840 165 „ greci „ 18,556 34 „ germanici „ 14,016 41 „ ottomani „ 2,249 La navigazione nella tabella riassuntiva dal 1802 al 1880 segna prima una linea ascendente, quindi discendente, e cioè: Nell'anno 1802 i navigli toccano la cifra di 5,442 con tonn. 186,326. Con poche oscillazioni, si arriva: 1838 navigli 10,342 tonn. 416,004 1839 „ 11.592 „ 483,747 1840 „ 10,282 „ 459,375 Dopo una lieve decrescenza, troviamo: 1852 navigli 12,055 tonn. 779,032 1854 „ 12,598 „ 852,157 1864 „ 10,148 „ 772,996 1874 „ 8,282 „ 965,290 1878 „ 8,365 „ 1,168,119 1879 „ 7,824 „ 1,102,070 1880 „ 7,208 „ 1,111,931 Contro la fillossera La deputazione centrale della I. R. società agraria di Gorizia, in seguito a proposta dell'illustre Dr. Alberto Levi, si è rivolta ancora sul principio di quest'anno al Ministero di agricoltura per ottenere il permesso di importazione di talee di viti americane resistenti alla fillossera. La commissione provinciale istriana contro la fillossera ha preso nella sua seduta del 9 Dicembre p. p. in Pirano, il deliberato di attendere che sia provveduto all'impianto di viva) di viti americane resistenti nella valle di Sicciole. Ignoriamo cosa abbia risposto il Ministero alla Società di Gorizia, ma possiamo arguirlo dal dispaccio dell'Aprile p. p. di esso Ministero alla Luogotenenza in Trieste in evasione al rapporto col quale furono accompagnate a Vienna i deliberati della nostra commissione provinciale. Il Ministero si mostra dubbioso sulla continuità di resistenza delle viti americane, e non crede opportuno di introdurle, ma soltanto di avviarne esperimenti di coltura presso varj istituti agricoli. Raccomanda la diligente coltura delle viti indigene, in specialità una accurata concimatura con iscolature di letamai con ceneri di legna ed altri ingrassi alcalini, che rendono le viti indigene molto più resistenti contro gli attacchi della fillossera. Non siamo troppo soddisfatti di queste norme stabilite dal Ministero, e ci riserviamo di ritornare sull' argomento nel prossimo numero, mancandoci oggi lo spazio. SAN VINCENZO IN PRATO E LE BASILICHE ISTRIANE*) La parte più splendida e ricca di mosaici e di marmi è la stupenda abside con la cattedra vescovile, i sedili pel clero, l'altare e il ciborio; tutto iu perfetto ordine come ai tempi di Eufrasio : modello insigne aduuque come pochi se ne trovano iu Italia, e che ogni amante del decoro del proprio paese deve quindi conoscere e studiare. Un ' tempo fino alla terza colonna dinanzi all'altare stende-vasi il coro anteriore pei leviti minori con gli amboni e con le balaustrate, e tutto questo andò pur troppo miseramente disperso. Se vuoisi un modello del)' anticoro si deve quindi ricorrere alla Clementina in Roma, che conserva intatti gli amboni, la balaustrata, e un candelabro di marmo in un angolo per collocarvi il cereo pasquale, non già per sostenere la cortina come mal s'appose il Selvatico. Questo anticoro è di poco elevato dal piano della basilica : e così sarà stato certamente a Pareuzo, come si può arguire dalla moderata elevazione dell'altare e del coro. L'altare maggiore, il coro, e la cattedra vescovile formano così un tutto armonico con la basilica, da ogni parte della quale si può vedere il celebrante. E un tale sistema di fabbrica era imposto all'architetto non solo dall'euritmia, ma dalle esigenze del tribunale nella basilica civile, e più tardi dalle esigenze del culto. Perchè il celebrante era nei primi secoli in continua relazione col popolo ; gli rivolgeva il saluto e la parola in una lingua nota, ne accoglieva l'offerta. Era necessario adunque che l'altare, il coro anteriore e posteriore così fossero collocati da rendere facile e pronta la comunicazione tra popolo e clero. Se la nostra Eufrasiana non conserva più l'an-ticoro e gli amboni, è però sempre nella parte posteriore un modello di perfetta basilica. L' anticoro della Clementina poi non abbraccia tutta intera la navata centrale; ma tra le balaustrate laterali e le colonne della navata vi ha d'ambo i lati una certa distanza; evidentemente per non nascondere le colonne e impedire la visuale. Tutto questo si è detto per dimostrare come la spropositata altezza dell' altare e del coro in qualche basilica non proviene dalla prima fondazione, ma è opera posteriore. Così nella basilica di Torcello ; l'altare attuale è una goffa congerie di sassi ; i sedili pel clero intorno alla cattedra vescovile arieggiano gli scaglioni di un anfiteatro, e finiscono a perpendicolo ai due lati dell'altare ; guai al prete che per distrazione con una mossa troppo rapida ne fosse caduto. Lo stesso dicasi di San Vincenzo in Prato. Come mai una cripta così poco afiondata, e la quale richiedeva perciò il coro superiore alzato fuori d'ogni proporzione sopra il livello della basilica può essere opera de' primi secoli ? Basta gettare un' occhiata alla pianta. Tre intercolunni rimangono ora per metà accecati; il coro attuale sorge da mezza la colonna. Se la cripta e la conseguente altezza dell'altare fosse stata imposta all'architetto nella prima costruzione della basilica, non avrebbe questi immaginato una fuga di colonne, per otturarne poi una parte ; ma certo non gli sarebbe tornato difficile di trovare un qualche altro modo di costruzione. Tutto induce a credere adunque che l'attuale cripta di San Vincenzo ed altre simili siano opere posteriori, fatte eseguire nei tempi di mezzo dai monaci, che avendo chiesa, ufficiatura propria, e una comunità distinta, non avevano bisogno di comunicare durante le sacre funzioni col popolo come usavasi nelle chiese parrocchiali e cattedrali. Anzi nelle cattedrali stesse, alterato il rito primitivo, (quando i vescovi simoniaci, baroni e conti dell'imperò, più soldati che preti venivano con pompa secolaresca a celebrare i divini misteri) si alzarono intorno al mille i presbiteri, e una lunga gradinata conduceva alla cattedra vescovile e all'altare; l'assieme ebbe dello scenico, del teatrale, contro i riti e le consuetudini della veneranda antichità. Tale la cattedrale di Lodi, il coro della quale si alza di molti gradini sopra le navi per dar luogo alla soggetta cripta. E la cripta diveniva così, mi si passi la frase, una caricatura delle antiche catacombe, alzata per lusso e a soddisfare alle esigenze di un culto straordinario reso al santo patrono. Da questo raffronto tra San Vincenzo e l'Eufrasiana che non ha cripta (come molte altre antiche basiliche in Roma, le quali hanno sì una chiesa sotterranea, ma tanto più bassa della superiore, da rendere inutile il rompicollo della gradinata) da questo raffronto, dico, si può dedurre che la cripta di San Vincenzo in Prato non è della prima costruzione: ma piuttosto opera posteriore per collocarvi i corpi dei santi Quirino e Nicomede donati a San Vincenzo dall'arcivescovo Angilberto, come già fu detto altrove. Si cercava l'effetto, lo spettacolo; si voleva avere una specie di catacomba anche se noi consentiva la pianta della basilica, si rompeva l'euritmia; si sacrificava tutto, pur di avere una cripta. Un'occhiata anche allo stile di questa. Gli archi presentano certa singolarità : nella parte inferiore sono a tutto cerchio, nella superiore leggermente archiacuti : modello quindi di stile transizionale tra il lombardo e 1' archiacuto, precisamente come nella pusterla di San Simone in via dei Fabbri. Da ogni capitello poi s'innalza altra colonna o lesèna che sostiene la volta; e questa soprapposizione di colonne accusa pure lo stile lombardo; ed è un primo tentativo che, svolto più tardi, condusse l'arte all'aereo, alle arditezze stupende della gotica cattedrale. Da questa timida lesèna della cripta di San Vincenzo 1' arte si alzerà poi fino ai fasci di colonne ed ai cordoni che s' incurvano e si appuntano per sostenere la guglia centrale; è il primo passo per salire fino alla Madonna del Duomo. Erroneamente adunque si addusse la cripta di San Vince nzo quale una prova della antichità della basilica. Se si vuo le ridonare a questa l'antica forma, la cripta, il sottoscena deve essere abbattuto. Come è oggi ha l'aspetto d'un palco scenico, impedirà ai fedeli la vista dell'altare, toglierà la visuale delle navate laterali, e obbligherà anche i devoti nella nave centrale a torcersi il collo per guardare all'altare maggiore. Se poi in ogni modo si vuole una cripta, converrà approfondare tanto il terreno, permettendolo le condizioni del suolo e la solidità, affinchè il piano superiore non rimanga alterato, e si possa ricostruire il coro anteriore e il posteriore sol di pochi gradini moderatamente innalzato. Se da ultimo si esaminano le basiliche moderne innalzate dal Brunelleschi a Firenze e lo stesso San Pietro in Roma dove l'altare papale sorge a tutti manifesto sotto la grande cupola, rimarrà ognuno convinto che il baraccone di San Vincenzo in Prato e della basilica di Torcello nulla hanno a fare uè con lo stile antico, nè col moderno della chiesa cristiana. Anche per tale ragione adunque la mancanza della cripta, e la moderata elevazione dell'Eufrasiana di Parenzo, anziché nuocerle, crescono il decoro di questa nostra preziosa reliquia dell'arte antica. Alla quale tornando, dopo la necessaria digressione, passo ora a descriverne l'abside. (Continua). P. T. H^T otizie Il 5 maggio di quest'anno segna uua data memoranda nella storia dei progressi del Regno d'Italia. In quel giorno si è aperta in Milano la prima Esposizione veramente nazionale, al cui appello rispose con entusiasmo ben novemila espositori. Lo spazio coperto dagli oggetti arriva a 50,000 metri quadrati, e a 200,000 si ragguaglia il recinto dell'Esposizione. È questo avvenimento, grande imponente, che desta, a buon diritto, l'ammirazione ed il plauso di tutto il mondo civile. Il giorno 23 tn. d. la Società Operaja di Trieste ha festeggiato il X anniversario dell' elezione dell'egregio e benemerito suo presidente, signor Edgardo Ra-scovich. Durante la patriottica solennità pervennero alla Direzione moltissimi telegrammi e indirizzi, tra cui specialmente dal Goriziano e dall' Istria. Una nostra comprovinciale, la brava poetessa Martinuzzi di Albona, ebbe l'onore di presentare al distinto festeggiato, per incarico della Sezione Operaja Femminile, un ricco albo da scritti, accompagnandolo con un toccantissimo discorso ed un bellissimo sonetto. Dalla Giunta provinciale istriana vennero liquidate ed assegnati al Magistrato Civico di Trieste f. 10,696,16 a saldo dei conti di spese ospitalizie per ammalati poveri istriani, curati nei mesi di marzo sino a tutto settembre 1878. La sullodata Giunta provinciale ha inviato in Vienna alla Commissione Centrale per la conservazione dei monumenti storici, una relazione coi relativi disegni intorno all'odierna Visaze, (sito della distrutta Nesa-ction), nella lusinga, che quella spettabile Commissione voglia far praticare gli opportuni scavi, pei quali è generale il desiderio nella nostra provincia. Secondo l'ultima e recente anagrafe la popolazione del Comune locale di Pirano è così divisa: Pirano .... 7387 ab., di cui 3861 maschi, 3706 femmine Contrade esterno . 2032 „ „ 1072 „ 960 Castelvenere .... 869 „ „ 472 „ 397 „ S.Pietro dell'Amata 382 , 206 „ 176 Salrore....... 287 „ „ 154 „ 133 „ Pedena....... 249 „ „ 138 „ 111 „ Villano va...... 260 , „ 129 » 131 * 11466 „ „ 5852 5614 Appunti bibliografici Lessico dell'infima e corrotta italianità compilato da P. l'anfani e C. Arlia. Seconda edizione riveduta e con molte giuute. Milano. Libreria di educazione e d'istruzione di Paolo Carrara. 1881. Ecco un libro che ogni studioso della lingua italiana deve aver sempre alla mano come i ferri del mestiere, specie ai tempi che corrono con tanti giornali che si leggono ogni giorno scritti in una lingua babelica; e quel che peggio per quella benedetta tendenza di scimmiottare i Francesi ; così che a uno non par vero di dire due parole ammodo, se nou caccia nel discorso qualche locuzione gallica tanto per far capire che anche lui è uomo di elevata condizione ed appartiene alla così detta buona società. Cara quella buona società ! E dire che a nessuno è mai venuto in mente di scrivere una commedia, e di metterne in ridicolo i difetti. Ma non usciamo del seminato. Chi però prendesse sul serio tutte le osservazioni del Fàu-fani e stesse sempre col lessico alla mano per non cadere in qualche francesismo darebbe nello stentato e toglierebbe spesso grazia e disinvoltura allo stile. Il francesismo certo si ha a schivare quando abbiamo la corrispondente locuzione pura, italiana ; ma vedere da per tutto sorgere il fantasma del gallicismo, e sostituire a un modo spiccio, divenuto popolare, una circonlocuzione classica anche è pedanteria, perchè alla fine le due lingue sono sorelle e sorte da un ceppo comuue. Il Fànfani per esempio condanna le frasi : cappello alla Luigi XIV, alla Berui ; e vorrebbe si dicesse alla usanza di Luigi XIV, alla maniera del Berni. E perfino scomunica la voce all'acquerello registrato anche dalla Crusca e vorrebbe si.dicesse d'acquerello o in acquerello. Ma queste le sono fisime. Quando il modo è più spiccio e fondato su quella comoda e popolare figura dell'ellissi non occorre fare tanto gli schizzinosi, e si può senz'altro seguire l'uso anche da buoni scrittori. Se non che i compilatoti del Lessico possono rispondere benissimo, come di! fatto rispondono, che essi non intendono di 'condannare assolutamente l'uso di quelle voci, perchè non hanno voluto compilare già un vocabolario, ma un lessico della infima e corrotta italianità; additare cioè le parole e locuzioni meno proprie e pure, affiuchè ognuno scelga secondo il suo giudizio e buon gusto. Si potrebbe solo disputare sulla convenienza del titolo, perchè alla fin fine l'Italia non si trova nelle condizioni del mondo romano, nè ci abbiamo in casa gli Eruli, gli Ostrogoti e i Longobardi : il glossario dell' infima latinità è un libro storico e segna la lenta trasformazione del latino nell'italiano. Che! siamo forse minacciati da un'altra trasformazione? Il Lessico è come al solito allegrato da novellette, aneddoti e motti più o meno felici, secondo usava l'arguto compilatore di vocabolari e di libri di filologia e di critica popolaresca. Dino Compagni e la sua cronica per Isidoro Del Lungo. Firenze, Le Monnier 1879, 1880. Sono tre grossi volumi iu ottavo, e per dirne con conoscenza di causa occorre qualche mese di studio. Ne parleremo adunque a suo luogo. Ma sinora si può dire che la critica pretenziosa o piazzajuola ha ricevuto il colpo di grazia nella famosa questione._P- T.