Anno VI. N. 5-6 PAG IK B ISTRIANI J PERIODIOO MEN »Si LE Vaglia, nianoscritti o cosc attinonti tanto all'amministrazior,e quanto alla redaziono tlel giornale vanno indirizzali al Signor GIUL.IANO TESSARI — Capodistria. Sull' ascendeiza ili m Franc, Anr. MirtM Petris veseovo di Cittanova (1521-1526.) II časa to di quel sanfuomo che fu Francesco Antonio Marcelio-de Petris. vc^covo di Cittanova e arcivescovo di Pa trasso, era affatto seoiiosciuto: anzi, fino a poehi anni or sono, nello seematisino della diocesi tergcslino-iutslinopolitaim all'anno 1521 ogli appariva coi liome di frater Antonius Marcellus min. conv. Fu provato poi con irrefragabili documenti che il pio veseovo, valente seriltore e primo ministro generale dei Mi-nori Conventuali, che a lui devono la scissione fra i due ordini Irancescani, discendeva dal uobile casato dei Petris cli 8. Spi-rito da Cherso, da quel casato che diede alla Serenissima valeuti uomini d'arme, esperti sopracomiti, illustri prelati e quel Francesco Patrizio, il cui nome va congiunto a quanto rese graude la corte degli Estensi e quella dei Pontefici nel XVI secolo. Riguardo pero alla sua ascendenza perdura aneora buio pesto; scopo della preselite chiacchierata e quello di sciogliere la cpiestione, e tanto piu perche, trovata 1'ascendenza del veseovo, avremo trovato anche quella del Patrizio, il cui avo — lo dice egli stesso — fu fratello del veseovo. Del veseovo Marcello — cosi e comunemente chiamato a Cherso — si sa soltanto ch' ebbe una sorella Francesca, spo-sata prima a Radoca di Marco de Carvin, e in seconde nozze a Collano de Bocchina fu Antonio, sopracomito. Lo prova il seguente documento da noi esumato fra gli atti deli' archivio f ■ v. di farni gli a Pet,ris: In Christi nomine, Amen. Millesimo quin-gentesirao vigcsimo septimo, indicfione quinta decima. Dio vero Lunae duodecimo mensis Augusti. Chersi, praesenfibus infra-seriptis. Ibique, cura sit quod alias ad anniun 1507, indicfione X die vero tertia mensis februar! quondam dominus Nicolaus de Petris quondam Antonii G-eorgi nobilis Chersi dederit el transtulerit ad livellum perpetuum et ad cartam renovandam omili vigesimo nono anno Quondam Rev.do Dom." Antonio Mar-cello de Petris, olim benemerito Ministro Dalmatiae, praesenti et stipulanti nomine proprio et nomine dom. Franc relietae q ser Radoche de Carvino eius sororis ac filiorum ipsius ac Nepotum ipsius Rev.mi D. Fratris Antonii mandriam de Betcaf, positam in Insula Chersi i>rope Pischium infra suos confines eum omnibus et singulis arboribus, fructiferis et non fructiferis, umbriis, bo naciis neinoribus, lacubus, acquarumductis cutn suis habentiis, pertinentiis salvis tamen pactis et conditionibus in Instru-mento ipsius livelli contentis ac descripfis qui supradietus q.dam Rev.mu frater Antonius nomine suo ac nomine quo supra causa et nomine (?) supraseripti Livelli dedil et tradidit ac nume-ravit supraseripto q.dam Nicolao ducatos 300 in moneta aurea et argeutea et ultra promisit nomine quo supra dare et numerare singulo anno ipsi q.dam D. Nicolao ducatum unum auri pro anualli pensione dietae Mandriae et ad computum cuius annallis pensionis numeravit ipse Rever.mus Frater Antonius eidcin q. D. Nicolao ducatos 100...... eol patto che i figli di Nicolo e i loro eredi possano «recuperare francare coll'exbursatiouc ac restitutione ipsorum ducatorum...... Rev.dus D. Steffanus de Petris et dominus Joannes eius frater, haeredes supradieti q.dam D. Nicolai de Petris intendentes nomine proprio et per se et haeredes consegui ben ficium praedietum de recuperando su-pradietum livellum et ipsum recuperare ac acquirere et sibi apropriari. Ideo presentaverunt in officio Cancellarie in duobus scatulis praedietos ducatos trecentos inter aurum et monetam ut ipsi dixerunt dandos et recuperandos D.ne Franciscae prae-dietae, uxori ad praesens in 2.do matrimonio speetabilis domini Collani de Bochina ac filiis suis ex praedieto q.clam eius marito primo. Et illico facta praesentatione dietorum ducatorum trecentorum spect. dominus Collanus maritus praedictae dominae franciscae nomine proprio et eius domine franice pro qua promisit de ratho et ratibjabitione in propriis bonis, et R.s frater Antonius de Carvino filius praedicti q.dam Radochi et domina IVaniea per se habuerunt et recuperarunt a me ean-cellario praesentibus ipsis Rev.do Domino Steftano et domino Johane eins fratrem sic eonteMantibus ducatos praedictos 110-litino etiam D. Marci de Carvino fratris, ipsius dom.ni Fratri Anton.j et filius q.dam s. Radochi et dominae franice.... (omissis). Se noi po tremo dunque trovare il nome del padre di Fran-cesca de Carvino-Bocehina o di altra sua sorella, avremo tro-vato il nome del padre e del vescovo. Nell' al bero genealogico della famiglia Petris (che dal 1405 si divide in due rami rappresentati nel 1500 da Antonio Zorzi e da Stefano) e in quei documenti privati che possiamo consul-tare — e son pareechi noi troviamo tre donne col nome Franeesca de Petris: una e tiglia di Nicolo fu Stefano, sposala come vedremo a Matteo di Antoniazzo fu Nicolo de Bocchina, 1'altra e tiglia di Antonio In Stefano, sposa a Zanc.o fu Donato fu Zuanne de Bocchina, sopracomito, la terza e la sorella del vescovo, sposata in secmide nozze a Collano fu Donato fu Zuanne de Bocchina cugino di Zanco, e in prime nozzo a Ra-doea di Marco de Carvin come risulta dal citato documento. L'esistenza poi dela seconda Franeesca e provata da altro do cumento, una lite dei figli di Antonio fu Stefano de Petris e di An n a de Pansa sua moglie (1504) contro il convento di S. Francesco a Cherso per un legato di Anna de Pansa-Petris al vescovo Marcello, atto che sarebbe lungo il riportare. E oseluso subito che Francesca, sorella del vescovo, possa essere confusa eolle altre due, perche Francesca di Nicolo era vedova e nel 1499 e aneora nel 1503 quando Francesca, la sorella del vescovo, era sposata a Radoca de Carvin — come risulta dal documento che citeremo. La cosa istessa vale per la Francesca di Antonio, notando anche che se deli'una o deH al-tra Francesca si volesse tare la Francesca sorella del vescovo, qnesla, che muore nel 1530, sarebbe stata sposata tre volte, mentre il suo secondo marito, Collano de Bocchina, muore appena nel 1548, come risulta dal Codicillo al suo testamento del 15 nov. 1534. «Ego Antonius Paparellus monopolitanus artium et medieinae doetor interrogatus in cancellaria super hoc codicillo q.dam speetabilis Collani de Bocchina,.... Di chi dunque fu figliuola Francesca de Carvin? Escluso il ramo Antonio Zorzi dove ne in atti pubblici, ne nell' albero genealogico 11011 ricorre mai qiu\si,o nome di donna, ne quello di un frate, escluso il ramo del lerzo figlio di Sle lan o (Matteo i perche il testamente di Matteo lo esclude, e lo esclude fin il testamente di suo figlio Don Stefano, noi crediamo di poter pro vare che Francesca de Carvin-Bocehina era sorella di Fran-cesca ved.a Matteo de Bocchina, figi i e tutto e due di Nicolo fu Stefano de Petri s, e che quindi il veseovo fu figlio di Nicolo. Da uu atto di permuta (giži da noi al tre volte citate) deli'anno 1499 e da un atto di compra-vendita del 1507 si d<--duce che nel 1499 un orto al «Pozzo novo» oggi chiamalo aneora Darin, (contrada esterna vieinissima alla citta di Chersoi apparteneva per meta a Francesca moglie di Radoca de Oar-vin e per meta al veseovo Marcello, allora minisl.ro delPordiue dei Minori Conventuali della Dalmazia, e che il veseovo culla sua meta confinava con tale Biasio Sarsich, pilipaiio della citta. Da quegli stessi atti si riieva che Francesca vedova Matteo de Bocchina e sua sorella Lucia ved.a de Beno pjs-sedevano una campagna a viti ed olivi vieinissima al convento dei fra ti di S. Franeesco. Era desiderio vivissimo del Marcello — e si ca pisce — di veuir al posscsso della campagna della Francesca de Bocchina e di ijuella della Ren o, e percio fece una permuta con Uasparo de Papia, chc aveva comperato la parte della Lucia vcd.a Reno, ottenendo cosi in parte il suo scopo. Pare per6 che Francesca ved.a Bocchina, vivendo il marito, non abbia voluto cedere la sua parte; soltanto quando nel 1449 muore suo marito Matteo, ella, verso compenso, cede e permuta al veseovo la sua campagna vicino al convento con quello che, come s'e detto, il Marcello possedeva al Pozzo no\o. Al Marcello riesciva cosi di venire al posscsso di lutta la campagna delle due sorelle Petris vicino al convento, men tre Francesca de Carvin e Francesca vcd.a Bocchina divni tavano confinanti coi loro possessi al Po/.zo novo, anzi la Bocchina confinava anche col Sarsich. Era una semplice transla zione di posscsso fra il veseovo e la Francesca Petris ved.a Matteo de Bocchina. Nel 1507 Marcello coinpera poi dal Sarsich ora con-finante dal 1499 con Francesca vcd.a Matteo de Bocchina. il tratto deli'orto del Sarsich e lo coinpera per conto della sorella Francesca in nome della quale — dice 1' atto — egli tiene quel tratto d i orto. Quindi, siccome quella parte cli orto al Pozzo novo, che per con tratto del 1499 egli aveva permutato colla Francesca ved.a Matteo de Bocchina, nel 1507 e ancora possesso suo, e lo tiene in nome di sua sorella Francesca, vuol dlre che que-sta sorella e la Francesca q.clam Matteo cle Bocchina, colla quale aveva latto la pennuta nel 1499. Ora Francesca ved.a Matteo de Bocchina — come Lucia ved.a de Reno — e in-duhbiamente — e lo dice Patto — figlia di Nieolo fu Stefano cle Petris; il vescovo e quindi figi io anch' egli cli Nieolo e cosl Francesca de Carvin, che vien ehiamata nelPatto del 1527, sorella del vescovo. E da notarsi poi che i conflni deli'orto noi due contratti sou gli stessi, e che certamente il Marceli o non avrebbe com; erato dal Sarsich Torto per aver fra il suo nuovo possesso e quello della sorella Carvin una estranea, «'ioe la ved.a Bocchina, colla quale nel 1499 aveva fatto la pennuta. Cosi invece 1'orto al Pozzo novo appartenne da al-lora alle due sorelle Petris, sorelle del vescovo. Ecco i due doeumenti: /-lino 1499...... l.'j oct. Actum in Ecclesia 8. Francisci extra Chersiuni.... Ibique honesta. domina Frana filia q.dam ser Nicolai de Petris ac uxor relieta q. s. Mattei Antoniatij de Bocchina i ure proprio ot in perpetuum pro se et eius haeredes ded it, tradidit ef permutavit R.do P. ri Fri Antonio de Petris Aliiiist.ro etc i bi praesenti et acquirenti vice et nomine fratrum monasteri S. Francisci cle Cherso praesentibus et consentientibus etiam vocaliter pc-titis Dom.s lratribus dieti Monasteri videli- cel...... iinimi peti um seraleae viturnae cum sex pedibus oli- voruiu in eo plantatis, situm iuxta dietuin Monasterium et infra bos eonfines a boren vinea q. praesbiteri Iaeobi Alarangonich, a sirucho et a garbino vinea frataleae oninium Sanctorum, possessa per dietum Monasterium, et a traniontana terrenum sive seralea quae aiias fuit s. Johannis de Reno habita in pennutatione per ipsum Monasterium a s. Gasparo de Papia. lOt e eonverso i pse doniinus Minister nomine dieti Monasteri.... iradidii ac permutavit eidein dominae Franc ibi praesenti ac acquirenti pro se et eius haeredibus unura hortum situm Cher-sii versus puteum novum, cui confinat a borca et a traniontana quaeclain vinea D. Frane uxoris Radoche Marci de Carvino dieta Darili, a siroeho hortus magistri Blasii piliparii atque a Garbino via comunis el pro ducatis quinque pro adietione et ibidem exbursatis eideni dominae Frane per supra scriptum dominum Ministrom.... Anno.... 1507.... 3 teb.... actum in Monasterio S. Franeisci.... Chersi.... in cubieulo Domini emptoris.... Ibique mr. blasius Sarsich piliparius de Cherso.... vendidit li. D. Patri tri. Antonio Mareello de Petris.,.. praesenti et recipienti nomine Dominae Franciscae eius sororis et filiorum sororum ac nepot.orum (/) praedicti emptoris unum eius hortum positum.... in contracta putei novi infra hos confines videlicet a horea ipse dominus emptor nomine quo supra, a sirocho dominus praesbiter Iaco-bus Anzolevich, a Garbino via comunis. - - C' e pero ancora altro fatto che da anehe maggior consi-stenza alla prova, se pur c e bisogno. Nel 1553 si agito a Clierso e a Venezia una lite fra i due rami Petris percM il ramo Nieolo (1491) tu Stefano coutrastava al ramo Nieolo (1508) fu Antoniozorzi la sua legittima discen denza. In quell'occasione fu esteso per ordine della Serenissima un albero genealogico della famiglia Petris; e tutfora lo si conserva ai Frari. Ehbene, in quell' albero e detto che Nicolo tu Stefano ebbe due ligiiuoli: Stefano e Petrisso e <• tre figli morti senza erede.» Un atto pubblieo di quella specie ed esteso a quello scopo non poteva dir che la veritft. Infatti siam rie-sciti a conoscere da documenti inconfutabili i nomi di quei tre figli di Nicolo, «morti senza erede.» — Uno si chiaino Antonio e lo si riseontra nel 1. libro Consigli dal 1484-1499 e in mi atto di compra - vendita, (li cui diremo. Gli altri due — e vi appare anehe Antonio — in un albero genealogico del XVIII secolo son chiamati Giacomo nionaeo e Franeesco 1110-naco. E risaputo che il veseovo si chiamava Franeesco-Antonio e ch'ebbe un fratello, padre Giovanni de Petris, anehe ministro deli'ordine dei Minori Conv. e che port6 aneh'egli il nome Mareello; mori quest'ultiino nel 1537 lasciando ricclii beni ai Frari. Parci j»oi cosa naturale e giusta il supporre che o 1' amanuense deli'albero genealogico avn\ se rit to Giacomo anziche Giovanni, o ehe forse egli stesso, facendo i voti luona-stici, abbia cambiato il nome di Giacomo, in quello di Giovanni. Nieolo fu Stefano ebbe dunque figliuoli; abbiam conosciuto gia due flgliuole cioe Francesea in Eoechina e Lucia in Reno. C'(b pero anehe una terza, Dobrizza anehe in Bocehina, cioe in Antonio di Nicolo fu Antoniazzo e lo sappiamo da una lite 1'AGINE ISTIilANK 103 al fratello Petrisso ; quindi Nicolo avrebbe avuto otto figliuoli, fra sei dei quali sarebbe andata divisa la sua eredita, pereh6 i due monaci certamente o ebbero la lor parte prima dei voti, o non 1' ebbero affatto. Invece dal documento che segue risulta che 1' eredita di Nicold fu Stefano venne divisa in sette parti anziche in sei; l'atto lo trascriviarao anche perche visi parla di Antonio, figlio di Nicolo. Die 4 mensis Martii 1495 indictione XIII. '• Chersi in ecclesia sancti Jacobi praesentibus Joanne marcih et m.o Aloysio cerdone genero Magistri Ladislai testibus. Ibique d. Francha uxor s. Mathei de Bocchina q. ser Antoniacij de consensu et voluntate viri sui praedicti i bi praesentis et ei parabolam de natis.... dedit et vendidit per se suosque liao-redes i ure proprio et imperpetuum septimam partem vineae q. ser Nicolai de Petris positae in Zagna, que eidem venditrici ex dieta haereditate in partem devenit: cui choeret a borea vinea haeredum q. ser Antonij de Buchina, a siroco vinea ser Pe-trissjij de Petris q. ser Nicolai a tramontana vinea ser Stephani de Petris q. ser Nicolai et a Garbino umre salvis verioribus continibus: ser Antonio de Petris q. ser Nicolai fra tre suo prae-senti qui per se suisque haeredibus ementi et stipulanti pretio et fini to mercliato quo iam fuit estimata dieta pars per divi-sores comunes et estimatores inter ipsos dominos haeredes serq. Nicolai de Petris. Quod quidem precium dietus emptor omni exceptione remota dare et solvere promisit dietae dominae Fran-cische sorori sue sive eius rnarito in h is terminis videlicet ad festuin assentionis proxime futurum imuni tertium totius sumae qua extimata, ut dietuni est, fuit; alium tertium ad fes t um as-sonsionis de anno 1496; residuum vero ad festum S. Michaelis de anno 1496, adhabendum tenendum et se obligans quod ipo-tecat dietus ser Matheus de Bucchina praedictae uxori suae et haeredibus suis per dietam partem vineae ut praeinititur vendita vineam suam positam in Piscliio infra suos confines pro valore et amontare dietae partis venditae. Ego praesbiter Stephanus de Petris notarius et episeopi ausserensis cancellarins ex abreviaturis meis fideliter exem-plavi. — Se dunque 1'eredita rli Nicolo fu divisa fra sette figliuoli anziche fra i sei noti, ci deve essere sta to un altro figlio o un'altra figlia; 1'esistenza di un altro figlio e eselusa perche 104 pag in i? istriane se ne avrebbe fatto conno nelTalbero genealogico della re-pubblica. La settima erede deve essere sta ta cjuindi una ii-gliuola, e non erediamo di errare, dopo quanto si e detto, si1 asserianio che costei fu Francesea sposa ta a Radoca de Car v in e poi a Collano de Bocchina. II fatto clie Nicolo avrebbe avuto due tigliuole di egual nome si potrebbe spicgare facilmente perchč non e raro il caso che in pareechie famiglie ricorrano due nouii isteasi coll' appellativo di primo e secondo. Ma la circostanza che il vescovo e suo fratello padre Giovanni al nome del loro casato aggiunsero quello di Marcello, la loro ricehezza, fa supporre ch'essi sieno ligliuoli di Nieold fu Štefan o, in se-conde nozze, tanto piu che il vescovo alParma del suo casato soptapose quella dei Marcello. Crediamo poi che Francesca de Carvin sia lor vera ho-rella, tanto il vescovo benefico lei e i suoi ligliuoli come ri sulta dal «Ponto» del suo testamento; il testamente completo fu trafugato da chi aveva le sue buone ragioni per farlo. E non sarebbe il solo caso in cui un Petri s sposi una nobile veneta; un Nicolo spos6 una Grimani, Giangiorgio una di Ca Minotto e di Ci\ Barbo, un altro Nicolo una Foscari, e ci son gentil donne di časa Baseggio Verzi, Grisoni, Zarotti, Sabini, Tarsia di Capodistria. Peri tutto codesto po'po'di lustro sparirebbe se si volesse credere al Farlati che dice il vescovo nato a Caisole, castello deirisola di Cherso e addotato da un Marcello, bailo a Costau-tinopoli. In tal caso e non ci crediamo affatto perchč cau-tonate il Farlati ne ha ]irese pareechie - il vescovo, suo fratello e forse anche Francesca de Carvin-Bocchina sarebbero o nati da 1111 secondo matrimonio di Nicolo con donna di bassis-simi natali, o forse illegittimi. Sia come si voglia a noi basta di aver provato clie il vescovo di Cittanova d'Istria Francesco Antonio Marcello-de Petri s fu figliuolo di Nicolo fu Stefano de Petris da Cherso. e e che quindi il grande Palrizio discende anch'egli da quella linea. E l'abbiamo 1'atle anche queste cliiaccliieie perchfe re-stino quei documenti, che comprovano a nostro avviso il fatto, e non vadan sciupati e smarriti fra i ferravecchi. P. PAGINE ISTRI ANE 105 BRICCICA BESENGHIANA Alla eonlessa Marrjherita Brazz-d-Morosini (in > no rte d i un fanciullo) č forse tra le ottime eanzoni del Besenghi (jiiella che piii gradišče al leggitore raccolto si per ampiezza di volo e agilita di mosse che per sentimento vivo, pieno e sincero di quel tanto che piii veramente malinconico e pas-seggero e nelle mutazioni della uatura e nella vita deli' uomo. Comincia con una stanza perfetta: Freddo e involuto č il cielo, Muti o scjuallidi i campi, Ovc dianzi ai tripudi o ai to udi balli S' udian lontano risonar le valli. L' ultima violetta (Grato dono e gentile Or davanli mestissiino vagheggio ; Onde, altro tior non chieggio Alla prirna che olezzi aura d' aprile. Pin non odo che il sibilo del vento, II cui tristo tenore Par geinir di chi tnuore; O il fragoroso cader del torrentc, Che, in sna traccia, sicura onna non lassa ; O il gracchiar deli' arzavola che passa. Entro funereo ^ elo Na t ur a, ecco, si serra E dispoglia del suo riso la terra. Diciotto versi che il poeta nicdesimo, in una minuta di lettera o viglietto clie fosse, da me ultimamente tratta in luce di sotto a un fascio di vecchie carte a lui appartenute, illustra curiosamente cosi: «Della Canzone che vi mando non avete a leggere che cinque soli versi della prima stanza; il resto mi pare che valga assai poco. Vi ricordate voi ancora di quella prima violetta, la prima ch'io mi ebbi da voi, e 1'ultima della stagione? -- Che dite della giornata di ieri? Poteva essere piu lieta. Poteva, e noi fu. Ahi che cosi sono tutti i piaceri della vita! — Adclio Carolina. A venerdi non e vero?* E v'ha pure, per trascriver tutto, un poscritto, di nes-sun colore, pero: «Avrete domani i vostri fogli, e gli avrete infallihihnenle, anzi /nfallibilfssimamente,* 106 PAG1NE ISTRI ANK Carolina? -Si, c chi essa fosso cc lo dice 1'Hassek:1) ♦Carolina di Colloredo-Mels, na ta nob. di Ransormet... signora viennese, valente pittricc, e molto eolta nelle lettere tedesche, francesi, inglesi, spagnuole e italiane... che, dopo esscrsi uuita in matrimonio nel 1830 o 1831 a Vienna, col eontc Massimi-liano di Colloredo-Mels, ftglio del con le Franceseo, generale bavaro in riliro, venne in Friuli e tisso col marilo dimora nel eastello di Colloredo». (Noto qui di passata che le dale si accordano perfettamente: venuta della Colloredo nel Friuli, dopo il '30 o il '31: publicazione della canzonc nel '33.) Con-tinua 1'llassek, dandoci due informazioni preziose : «Fu al Ioni che il Besenghi ebbe a farne la conosccnza per mezzo del conte Glierardo Freschi... *) 11 Besenghi discorrendo cogli aniici lodava molto la confessa per la sua cultura, per il suo inge-gno e pe' suoi modi gentili> 11 resto non c'interessa. Ora, sorge spon Um ca una domanda: ebbe dunque il me-ditabondo e randagio poeta istriano altre rclazioni che di pura amicizia con la colla gentildonna v i en nese V Vedano gli studiosi del Besenghi cio che, dale le parole, in verita un po' troppo carezzevoli e coutidenziali, del poeta e dato cio che dice 1'IIassek, si possa conchiudere. A chi seri ve basta per ora a ver avuto modo d'illus(rare con le parolo stesse del loro autore cinque leggiadrissimi c genlilissimi versi d' mio dei componimenti poetici che piti onorano le lettere istriane. < > i o v:i m ii i (juaraiitotto 1 Bese»ghi (legli Vghi: Poesie e pro.se, piitjbticnle per runi ili O.scarre de Hassek ; Trieste, Balestra 1884; pgg. 879-'W0, nota. fi Gherardo Freschi (I'Attems tu etigino del Besenghi, eni apeise ospitahnente piu volte e per piu tempo i lial,teliti della sna villa. IViulana di Rainosccllo (op. cit. k io stesso ho tra mano una breve lettera in Mu; il Freschi i'a al Besenghi calda prcg'hiera di recarsi a passare i mesi di inverno presso di lui; ma e lettera priva di dala. Altra lettera poi mi vien fatto di vedere, della Colloredo al Freschi, notevole per la circo-stanza che v'e menzione del Besenghi, dal quale la gentildonna vorrebhe sollecitata la rostituziono di certi «saggi di costnmi lurehi-, i <|nali po trebbero anche esscre. i «l'ogii-> di eni parla il Besenghi nel poscritto. Sciaguratamente, anche questa seconda lellera e lnancante di (lata. _______PAGlNE ISTRI ANE 107 Nomi tali istrai derivati ti mi di pnte Anzitutlo ci sia permesso di dire alcunche suirimpor-lanza chc anno per la geografia nci suoi differenti rami le raecolfe d, nomi di hiogo, lanlo piii el.e da lahmo questa im-portanza lu messa in dubbio, anzi a diriUura negata. Dallo studio dei nomi locali possouo essere lumeggiate e nvelate nella loro ricchezza o poverta, varieta od uniformna e nelle modificazioni che anno subito dai tempi preisto-nci ad oggi, tutto le forme e gli accidenti del terreno, tutte le accjuo d'ogni specie, tutte le condizioni di dima, di flora, di fanna presenti, passate e pertino remole; si possono fare deduziom circa le condizioni ctnico-storiche di uu dato paese <• eirca le vic lungo Je cjuaii si efiettnarouo gli untichi movi-menti dei popoli ed i limiti fino a cui si spinsero, special-mente m quanto tali fatfi vennero determinati o agevolati in i" t nI to o in parte da cause geogratiche. Spesso dai nomi locali si potni argomeutare il grado di littezza delle popola-zioni, ia disfribuzione, ubicazione c forma dei luoglii abitatr coll-ainto di cssi si potrai.no avere delle informazioni sulic occupazioiii degli abilanti di non poehi paesi, sni loro modo di eoltivare e sfrullare il suolo, su tutte le opere uinane comun-qne inodilicafrici del suolo stesso; colPaiuto di essi potranno mfine trovarsi i limiti non solamente deli'ecumene, ma di tutto il mondo esplorato, o conosciuto o suppostol). Gia da questa nostra modesta raccolta, anche persona non pratna delle condizioni istriane potra sapere cose di im-portanza non inditferente: egli potra essere informato sulle piante che alligmino o che allignavano nelle varie regioni del nostro paese; sul progressivo sviluppo della eoltura in terreni prima bosehivi o abbaudonati; potra constatare la penetrazione della vita italiana anche su territori etnograficamente spettanti agli slavi; egli sara anche in grado di formarsi una idea M Queste uotizie le abbiamo desunte da im'interessante Uelaziove presentat-a dal prof. Miisoni al VI Coiigresso geog. Hal., imitolata: Cri-ten e intendimenti cui dovrebbero uniformami i geografi nelle ricerche loponoiua.il/c/te. abba.st.anza esatta della maggiore o mi nore (.-oropat tezza del-1'eleraento italiano a seconda dei territorl. E crediamo sufficientementc esaurito questo argomento. Ane.or Paolo Tedeschi, in uno dei suoi articoli1) pieni di brio e di spirito, ci aveva parlato deli' influenza dei faltori botaniei e agricoli sulla toponomastica istriana. Nel Regno il Flechia s'oecupo molto di consimili ricerche; ogli calcolava 2) che dei 60,000 nomi geografici d' Italia, circa 4000 derivassero da piante o da colture, e prccisamente oOOO con i'indicazione della specie botanica (p. c. Querceto, Rove reto. Olmi) c 1000 senza (p. e. I'.ose o, Selva, Prato). Per il Trentino abbiamo gl'importanti lavori del prof. Oesarini Sforza ; per il Canton Ticino uno studio di O. Salvioni3). H5 H1 Q,neslo genere di nomi locali, nella forma italiana 6 molto diffuso da noi in tutta la zona costiera occidentale e nei comuni deli'interno dove prevale il nost.ro elemento. Sul Carso e sulle Isole, dove la colonizzazione slava risale ad epoehe relativamente lontane, sono invec-c numerose le forme slave, p. e, Brest (olmo), Horst (bosco), Ilriisiza (hruška = pero), (lipa-tiglio), Dobasnizsa (dob - querc,ia) Verbenico (vrba = salice); tanto le slave quanto le italiane mancano quasi del tutto in quelle pari i deli'Istria interna che furono occupate dagli slavi dopo il secolo XV; qui le contrade e le frazioni portano per lo piu il cognome od il nomignolo del primo colono che in quel pošto fabric6 la sua časa. 1) Vedi La Provincia A. XXV, N. 1!) pg. 146. Capodistria 1891. 2) (J. Flechia, Nomi locali d' Ilalia derivati dal nome delle piante, Atti Real. Acc. di Torino, Vol. XV, 1880; vedi anche T. ZanardelJi, Pochi nomi in - etum, - eta nelle province di Genova e Porto Maurizio. In «Ap-punti lessicali e toponomastici» III puntata. Bologna 1901. 3 i L. Cesarini-Slor/a, Nomi di ltiogo 'derivati da nomi di piante e d' auimali in i[uel di Terlago. In «Bollettino dell'Alpinista», A. I., N. 5-7. Rovereto 1905; detto, Di alcani no i i locali del Trentino in - edo, - e, - eda derivatt da nomi d i, piante, i bi dem A, III N. a. 1906. €. Salvioni, Nomi loc. d. C. Ticino derivati dal nome delle piante, in «Boll. stor. d. Svizzern ital.» vol. XI. Bellinzona. 1'AGINE 1STRIANE Non e questo il luogo di intrattenerci a discorrere dcl-1'importanza della toponoinastioa istriana; ci limitererao solo a raccomandare ai comprovinciali questo generc di ricerche; di raccogliere cioe indefessamente materiali, di contribuire ognuno a seconda delle proprie forze alla corapilazione di quel dizio-nario toponomastieo istriano, che de ve essere nei voti di ogni studioso, di ogni patriota. * ' * Le fonti di cui noi ci sferno serviti sono, per qualche distretto, le mappe catastali, r«Orts-repertorium» del censi-mento del 1890, la carta mili tare austriaca al 75,000, alcune raceolte di nomi locali altre volte elencate *) e infine le co-municazioni di egrege persone, alle quali esterniamo qui pubblicamente i nostri vivi ringraziamenti. II metodo seguito e quello da noi altravolta eonsigliato 2) e che combina ad un dipresso con quello suggerito dal prof. Pull6 per il dizionario toponomastieo deli' Italia *). in grossetto e riportato il nome nella forma dialettale; fra parentesi ed in corsivo la forma italiana ad un dipresso corrispondente; indi il coniune o ve si trova la localita ; 1'eti-mologia del nome; una breve deserizione topografica, le col-ture predominanti e, a seconda della neeessita, alcine osser-vazioni storiche, geograticlie, botaniche ecc,; abbiamo c-reduto bene di ricordare se un dato nome si riseontri in altri paesi italiani e di accennare ad eventuali errori della carta militare; non ci parve necessario />er ogni siv golo nome entrare in tutti questi particolari per non ripetere su per giu sempre le stesse cose; il farlo non avrebbe corrisposto neppure al carat-tere del preselite lavoretto, che non lia altro sc-opo che quello di spronare gli studiosi comprovinciali a fare di piu e meglio su questo interessante argomento. 'i Per lo studio della topmiomastica istriana in «Pag. Istr.» A. IV, pg. 241. 2) Ibidein., pgg. 242-243. 3) Atti dol III Gong. geog. ital. Firenze 1898. i 10 PAGINE ISTRIANE Elenco dei nomi Abbreviazioni del nomi di ciltii: Ali). (Alliona), Cap. i Capodistria), Cilt. (Cittanova), Dign. iDignano:, (Jris. (Grisigpsina), Is. (Isola), Mmii. (Montona), Mng. (Mnggiaj, Ors. (Orsera), Par. (Tatvnzo , Paugn (Paugnanoi, l'ir. (Piranoj, liov. i Rovigno), lini. (1'iiiago). 1) Bossole (Ilosso/eto) -■ collina IV;i Pola o Sissano, stula qualc alligna tutfora fra i cespugli il bosso iJiuxus semper-virens). Regno d'Italia: Ilusseto (Lonibardia), Bussoteto (Vilfanova. d'Al-benga — Lignria). 2) Canedo (Ca t me to) — localit/i pianeggiante in Val di Siceiole (Pir.), piantata a vigneti p canneti. Istria: Ganetlo (Um.), Val Caneila (Ors.). Trentino: Cani (Mezocoronaj. R. d' Italia : Canneto (Chiavari — Lignria e Voghera). Canton Tieino : Canedo. 3) Carpene (Carpineto) - localila beri coltivata presso Montona, dove esistono aneora dei carpini. Istria: Carpene (Rov.), Carpano (AH).i, Carpignano (Citt.), Monte Carpeni (Ors. e Valle). Trentino : Carpene (Nago), Carpeneda (Folgaria). R. d' Italia : Carpineto (Roma), Carpenedo (Padova), Carpanea (Cam-potVeddo — Genova), Carpignano — Sesia (Novara). 4) Castagma1) (Castagnela) - punta presso Cittanova, dove crescono rigogliosi eastagni. Istria: Castana (Oris. e Valle), M. Castegnari (Buie), M. Castagner (Pola). Trentino: Castagnčr (Terlago). R. d'Italia : Castagneto (Volterra), Castagnaio ■ Verona), Cautel Ca-stagna (Teranio). C. Ticiuo : Castagneda. o) pedrina — boseo presso Sissano, cve* alligna, se pur di rado, il cedro selvatico. R. d'Italia : Cedri (Peceioli — Pisaj, Cedri no (finmicello della Sar-deguaj, Cedra te (Gallarate -- Milano). 6) Cere o Qere (Cerreto) — regione collinosa e fertile al-1' estreraita S-E del comune di Lazzaretto (Cap.); il nome deriva dal eerro (Quercus cerris), delto volgarmente eero o gervato, che vi alligna tuttora. II sito ove esisteva la villa di G. E. Oarli viene tuttodl denominato Carlisburgo. l) Sulla cavta inilitare sta seritto Castagneda, ehe e pure esatto. PAGINE ISTRIANE 111 Istria: Cerei o Saiei (Mug, e Villa Deeani% Ceredo (Corte d'Isola e Pir.), Cercdina (Is.), Cerre (Alb.), Laco dei peri (Rov.). T renti no : Cere A> in e Tiarno), Cereila (Primiero). I!. d'Italia: Om> (Lago Maggiore), Gerreto (Tortonft, Ancona, Cani-jtaitiai, Cereila i Lombardia, Voueto, Liguria), Verča i Verona), Cerre(Emilia)., 7) Ccresiol (Cercgiolo) — eampagna presso Sissano, ora coltivata a vigna e prato, ma un di piena di eiliegi. istria: £eresiol di Gason (Paugn.), peresiriol (Gris.j, Saresol (Rov. e Um.), Val dei saresi (Rov.). Trcntino: Ceresi (Rabbi). R. d* Italia : Oreseto iPdine e Casalmonferrato). H) Corgital (■Corniale) - collina presso Pola, rieoperta di eespugli, iVa eni molti di corniolo (Cornus mas), detto in Istria co nt i al o corgnal. Istria : Corgnoledo (Is.), Corgiialosa (Dign.), Corneria (Gris. e Casteliier 2j), Monte dei corgnai (Rov.). Trentino : Coniale (Iseraj, ('orne (Brentonico), Cornai (Ter lago). i!, d'Italia: Comelo iKniiifil, Cornetlo (Vicenza), Comareto (Savi-gnano — Genova). C. Ticino : Cornare.ilo. 9) Faje iFngrjeto) — localita alle ialde del eolle di Mon-tona, eoltivata a viti ed olivi; non vi esistono p i li faggi. Trcntino : Fae (Cles,, FaMo (S. Michele'). R. d'Italia : Fae (Oderzo - 1'adova), Fai!o (Kst<* , Faeilh iITdine), Fajeht (Abruzzii. C. Ticino : FaMo. 10) Farneto — localita nel sulmrbio di Trieste che trae il nome dalla farnia (Quercus pedunculata), una specie di quercia che ivi cresce. Istria: Farnei (Cap. e Monti di Muggia). 11) Feleta (Val-) bosco presso Sissano, a preferenza di ielci (FMlix) detti in dialetto felrti. Istria: Laco dei fileti (Valle). Trcntino : Falose Val Lagarina). R. d'Italia : Feletio c Feleltin (Udine), Feletthio (Speziai. C. Ticino : File.tto. 12) Figarola (Ficnroln) - villaggetto nel territorio di Pin-guente, detto dagli Slavi Smokviza, che equivale ali italiano; vi crescono nunierosi tichi o fujličre. Istria: Figarola (Pir., Paugn., Rov.), Val dei figheri (Sissano). 1) La carta niilitare seri ve erroneamente Cerej (torrente,. 2) Suila carta niilitare sta scritto erroneamente Kornaria. 112 PAGlNlO ISTKiANK R. d' Italia : Figarolo (Erbezzo — Verona), Fig a roli (Car ni r a— Pa-dova), Ficarolo (Ocehiobello — Rovigo). 13) Gramegne (Gramigne) — localitii collinosa presso Pi-rano, con eolture diverse '). 14) Lavore (Laureto, Loreto) — pianura presso Isola, l>cn coltivata. II notne deriva probabilmente dal lauro. Istria: Laurana (Lovrana), Lavoran (Valle d'Oltra), Laura (?) (Maresego). R. d'Italia: Lorio (Adria — Rovigo), Loreto. 15) Lesso (Mon del-) — collina presso Rovigno, dove si trovano degli eliei, albero ehiaraato nel dialetto locale /«so (leeeio); nel medesimo territorio Laeo dei lessi. R. d' Italia: Lecceto (Lastra — Firenze), Lecci (Bagno di Ripoli — Toseana), Lecce (Puglia). 16) Male (Meleto) — localita collinosa presso Dignano, coltivata a viti, frumento e pascoli. II nome deriva da melo (Pirus malus). Trentino : Male (borgata). R. d' Italia : MeUdo (Lonigo — Vicenza). 17) Maroco — localita storile al pendio del Carso di Sal-vore (Pir.), verso la Valle di Sicciole. 11 nome t dato dai cespugli di mamica clie, secondo lo Štefani2), vi si trovano. 1-8) Morari — localita presso Montona, ove crescono dei gelsi, detti volgarmente morari o morcri. Istria: Morer (Is.), Moreri (Um.). Friuli orientale : Moraro (borgata). 19) Nosedi (Nočeti) — localita piana presso Valle, presen-temente coltivata a viti, anticamente a noci (noghere). Istria: Nosedo (Is. e Pir.), Noghera (Mug.), Nogariola (Jfont.). Friuli or. : Nogaredo (S. Vito al T.). Trentino : Nogard (Civezzano), Išogaredo (Valle. Lagarina). R. d'Italia : Noceto (Parma), Nogara (Isola della Seala — Verona), Nojaret e Nejariis (Friuli). 20) Olivi — scoglietto nel porto di Pola, una volta coperto d' olivi, ora occupato da officine deli' arsenale. Friuli or.: Olivers (Mossa). R. d' Italia : Olivi (Montorio — Verona). 21) Olmi — vastissime possessioni fra Pola e Promontore, : appartenenti in parte al comune di Promontore, in parte a ') La Grameneria di Pirano 1' egregio prof. S. Petris la erede cor-ruzione di Grimaveria e non derivante da gramigna. 2) Prof. A. Štefani, La flora di Pirano, Rovereto 1895, pg. 128. PAGINE ISTRIANE 113 quello di Pomer c alla mensa vescovile di Parenzo. Abbrac-ciano diverse eol line dai nomi speciali. L' olmo vi alligna aneora, ma e inollo raro; il tcrreno e in gran parte eespu-glioso e pascolativo. Istria: Olmi (Um.;, Val d'tirno (Cap.j, M. Olmi (Buie), Ronco dei olmi (Rov.). R. d' Italia : Olmo (Conselve — Padova), Olmeo (1'adova), Val d' olmo (Termini Imerese — Palermo). 22) Perariol (Pararolo) — č 1' estremita orientale del eolle di Santa Margherita presso Capodistria, un di eoltivato in gran parte a peri (pereri), oggi a collure miste. II Combi ') e il Tedeseln •) fanno derivare questo nome da arca, opinione che noi non eondividiamo. Istria: Val dei pereri (Rov.). R. d'Italia : 1'erarolo i 1'ieve di Cadore), Fereto (Aquila). 23) Pignei' (Piiicfa) — localita bassa presso Umago, occu-pata presentemente da varie specie di collure; alberi di Pinus pinea (pigna) piu non vi esistouo. Trentino: Fine (Vallata). R. d'Italia: Phiclo (Diauo Castello — Liguria), Fineda • 1'ortngruaro), Pii/na d'Andora (Liguria). 24) Porer (Porraio, Pnrreto) — scoglio presso Promontore, su cui e editicato un faro. A memoria dei veechi un di vi allignava il porro. R, d' Italia : Porela (Spoleto — Uinbria). 25) Roveria (Rovereta) — estesa regione eollinosa fra Dignano e Sanvincenti, eol I i vata in gran parte a vigne e prati; probabilmente per lo passato vi saranno stati bosehi di quercia (rovere)', forma un sottocomune di Dignano e corn prende molte čase sparse. Istria: Valenta sotto rovere e Roverc de Flego (Caldier d i Mont.). Trentino : Rovereto, Rovere della Luna. R. d'Italia : Roveredo (comunissiino nel Veneto), Rovere (Arsie — Belluno), Rovero (Asolo — Trevisoj. 26) Rovole— localita piana presso Valle piena di sterpi e rovole o rori; il frutto di questo arbusto viene chiamato in Istria «more negre» o «more de graia». Istria: Rovedo (Val di Sicciole), Canal de le rove (Dign.). ') Porta Orientale, pg. 272. «11 seutimento nazionale degli Istriani«, pg'. 71. PAGINE 1STRIANE Trentino : Ifoveda (Pergine). R. d'Italia: Iiovolone. (Padova . 27) Salise (Salice) — villaggio nel eomune di Pinguente, detto dagli Slavi Salež, che trac il nome da qualehe salice o seleghdr, che vi šara stato una volta in quei paraggi. Istria: Monsalese (Par.) e Saleto (saliceto, Is.). Trentino: Sale (Povo, Livinallongo , Salte to (Cortina d'Ainpezzo . R. d' Italia : Salice (Tregnago - Verona), Scdceto (Marostica — Vi-cenza), Salda (Albenga — Genova), Saleto (Treviso, Udine1)). 28) Salvie (Val de le-) -— localita presso Rovigno, al mare, dove erescono arbusti di salvia. 29) Talponi — bosco presso Sissano, costituito a preterenza da talponi (pioppi). 30) Varno (A1-) — localita sulla strada fra Rovigno e Val le, clenominata cosi da un antichissimo frassino o ravno (nel dia-letto locale) che vi si trova. Istria: Varneri e Varni mati (Valle). 31) Zemestre (Ginestre) — bosco di ginestra presso Sissano e presso Dignauo. Questa pianta cresce per lo piu nei luoghi rupestri marittimi e vien detta in Istria senes/va, zanetiva, zitirslra c zunestra. Istria: M. Zemestrus (ginestroso) a Rov. R. d'Italia : Ginestri (S. Reinoj, Ginesiro i Albenga - Genova). C. Ticino : Gineatrajci. 32) Zenevere (Gineprelo) — regionc leggermente ondulata presso Dignano, coperta da boschi, oliveti e viti. Trac il nome dal ženeve r o zegnevev o zugnevev, che alligna speeie nel-1' Istria bassa. R. d'Italia : Zenerereilo (Vogherai. Dott. (jliiiiiituudrea (Jravisi. 1) Sedet significa in friulano botscaglia di salici. Vedi (J. U. ( iconi, »Udine e sua provincia«, Udine 1862, pg. 300. PAGINE ISTRIANE 115 LE PROSE E GLI SCDITI! IHTI BI II. FACHINETTI Le prose del Fachinetti oomprendono gli scritti morali, i politici e lettere. Buona parte dei primi si eontengono nei due fascicoli segnati col namero III. e VIII. e sono i pensieri cirili stampati sul Friuli: aazionalita, coraggio cirAle, popolo, libcrln, ordine, legalitd, prudenza, farsa materiale e morale, progresso, gloria, propriefd, merilo, nt a m pa, educazione ed altri molti, e gli onesti pensieri, sparsi su altri periodici, massime sul Popolano e stampati parzialmente anche nel vohune postumo, pensieri che riguardano la storia patria e qualche fatto edificante e suggestivo di virfcu. Gli scritti politici comprendono gli articoli pubblicati sni vari giornali della provineia e sul Friuli: sono cronache ta-lora importanti sni fatti del giorno. Ed ora lo scrittore s'in-fiamma al nome di Pio IX, di cui tesse le lodi, ora scruta con occhio indagatore le mosse del Piemonte; qui ragiona della pace armata, la delle condizioni delle scuole in Istria. Vigilante, aeuto, talora incisivo, egli sta alla vedetta dei moti c ammonisce e biasima e incoraggia e spera, Sono oltre una cinquantina le lettere di cui si conservano le brutte copie, e son dirette al Valussi, al Solitro, a Giovanni Orlandini. al Contento, al d' Oplanich, al buou P. Teodosio Fanani, a Carlo Favetti, ad Angelo Veronese, redattore della Lega Italiana, a Dario Manetti, a. Giovanni Porta e ad altri. In csse talora incontri osservazioni acute di politica o di let-teratura. Coi comprovinciali poi teneva una corrispondenza vastissima, sempre notevole per semplieita ed eleganza. La prosa di Michel Fachinetti non risalta per pregi di a rte insigni, ma quella certa intonazione di mitezza, 1' inge-nuita fresca della parlata istriana, il ritmo che si ripete senza ingenerar noia, la rendono piaccvole. 11 canclore della forma corrisponde alla schiettezza del contenuto. Certamente gli nocque il non aver dedotto da fonti piii copiose i succhi nu-tritivi deli' arte sua, e di non averla abbellita di un apparato di dottrina piu tiorito; ma non dimentiehiamo e 1'epoca, e la scuola, e gli esempi, e piu le intenzioni, alle quali soltanto doveva rispondere 1' arte sua. 116 PAGINE ISTKIANE I giornali popolari erano pochi, ed egli plaude alla fon-dazione del Messaggere, deli' Adria, del Costilazionale, della (lazzetla di Triesle, deli 'liro de.IV Isonzo, e ne pubblica egli stesso ii n o, il Popolano, che, se per la nequizia dei tempi ha breve durata ('50-'51), pure sparge a piene mani le idee di progresso e le istruzioni piu proticue ali'agricoltura, ali'in-dustria, alla eivilta. Non una parola che potesse toccare l'ec-citabilita clei piu severi censori di politica, ma tutto cuore, educazione, desiderio di bene; eppure un giornale tedesco e semi-ufficiale scrisse «ehc nel Litorale la terna dei fogli in-cencliari era compita» con questa innoceiite pubblicazione. Po vero Fachinetti, anche ineendiario! Ma era che sotto h; di-scussioni d'arte, di morale e di storia si nascondeva- un in len to educativo della coscienza pubblica e cio non poteva piacere a tutti. Promuove con perspicace consiglio 1' idea delle scuole serali, dei giardini intantili, deli'istruzione agricola e dimostra la n eeessit.fi di riformare le scuole primarie. Ecc i ta Pirauo a pubblicare un giornale e incoraggia il Contento alla eompila-zione deli' Almatiacco islriann. Nel '48 attende alla eompila-zione del Prehtdtn, ima štren na rieea di bei coniponiinenti del De Castro, del Madonizza, di Nazario Gallo, del d' Oplanich, del Colombani, del Tagliapietra, e delle nostre donne Regina Rota-Gabrielli, Zoc Apollonio-Linder e cl'altri anc.ora. Questa impresa gli merito una lettera di lode del (InhincUo di Minerva, sottoscritta dal Monlon, dal Biasoletto e dal Porenta, in cui tra '1 resto si dice che i/ librn arera il f/raude pregio di essere frnlfo genaino, non marala/o da in/rasa ranila, di qneUa brila prorincia che qualche rinegato rorrebbe sol fornila di romani franlnmi '). D' ogni utile provvedimento a decoro e beneficio della patria 'ii promotore, difensore e a-mico, e soleva dire che solo a-llora saremo grandi, quando saremo onesti. Cosi in quei tempi angosciati e turbolenli d i I-fondeva luce e amore. Ma vcdendo scendere da noi, come in paese di conquista gente forastiera e comandare e inaltrattarci, rivolge loro queste accorate parole: »Oh cari amici che dal Cragno, dalla Boemia, dalla Croazia, dal Ti rolo tedesco veniste tra noi poveri a cerca r pane, pensate se sareste cosi sofferenti e cosi modesti come PAGlNE ISTRI ANE siamo noi, sc venissimo a cercar pane da voi maltrattando la vostra lingua, la vostra nazionalita, i vostri cittadini; ah, pen-sate, cari amici se sareste cosi sofferenti e cosi modesti!... Qual provincia, dite, dite, piu che i'Istria rimase soggetta alle leggi vigenti in questo tempo di lotta forte e diversa? Ma voi vorreste for.se ch'ella vi chianii padri della patria, ch' ella curvi la schiena sen za zittire sotto la vostra verga, ch'ella seppellisca le sne storie e le sne tradizioni, che inse-gni alle sne famiglie la vostra l;ngua e che pianti la spada nel euore de' suoi fratelli senza piangere, anzi plaudendo. Noi non siamo si seiocehi da provocare, come si vorrebbe forse far credere partiti e sonimosse nel nostro paese. No, cari, co-nosciamo le nostre condizioni ben meglio di voi. Ma noi non ci lasciamo corrompere l'anima da nessuno: noi siamo poveri, atfamati, battnti e |)azienti, ma resteremo onorati, ma avremo fede nel nostro avvenire.> Quindi, quando il veseovo Legat agitava in mente di aprire a Capodistria un collegio per i candidati al sacerdozio, lo inc.oraggid, aceagionando il clero forastiere del rilassamento della fede. E piu volte, deploro che le scuole fossero affidate a caporali ignoranti e a veechi inipiegati che insegnavano il sillabario a suon di nerbo e in lingua tedcsca. Capodistria, che fin da tempi remoti aveva offerto istru-zione a tutta 1'Istria vide, trenfanni prima delPepoca onde andiam discorrendo, soppresse le sue scuole italiane e sosti-tuite con una scuola popolare ed un ginnasio tedesco, il quale piii tardi venne trasferito a Trieste. E da trenfanni i genitori istriani che volevano educati i figli nella loro lingua, erano costretti a mandarli nella prima etii a Udine o a Venezia. Ap-pena nel '49 la eit.t/i di Capodistria inizio a spese proprie un ginnasio inferiore, mentre i conati intesi a germanizzare il popolo istrlano non giunsero a produrre 1'efi'etto desiderato nep-pure in questa Pisino, che conservo il suo carattere nazionale e pur tliede alla patria un Antonio Covaz, 1111 Carlo Defran-cesclii, un avvocato Francesco Costantini. Nel '51 un'ordinanza del Ministero del Culto e deli'Istruzione proibiva agli študenti della Venezia-Giulia di frequentare i licei del limitrofo Lom-bardo-Veneto. Ed il Fachinetti si lagna, protesta, chiede invano 1111 provvedimento, e se arriva a vedere la soppressione parziale delle scuole tedesehe, vede altresi lo spettro di nuovi pericoli, di novelle rappresaglie. lis PAGlNE ISTRIANE * * * Gli scritti inediti di kii sono veramonto poehi c 1'edizione postuma comprende la. parte ])iii buona del suo attivo, sebbene le proso morali, raccolte in voluinetto, riuscirebbero e una no-vita e una preziosa raccolta tli pensieri sani ed istruttivi. Fra le poesie inedile trovo un frammento di lirica encomiastica a Silvio Pelllco e al Maroncelli. Dove sarebbe andato a finire, non si sa, che nessuna nota ci scopre il 11 lo conduttore attra-verso quello che doveva riuscire un polimetro. Ecco intanto i privi versi, saturi di romrnticismo. Silvio e 1* amico agl' Itali e,d al mondo rivelarono un duol tanto e si indegno, ehe nessun leggera senza dispetto, che nessnn leggera senza compianto. Ma in tjnelle mesto pagine una storia una storia si tace aneora ignota, forse ignota anche a loro : e aleun la dice storia da minestrelli ad altro tempo bella a cantarsi con nottnrna nota sotto un veron solingo, al chiaror calino della luna, appo il lago e eol liuto che la seeondi nella sua cadenza. Ma perehfe ingenua e troppo e invarTata ne ad ardue. di valor p rove ci chiama, tjiiesta storia, pur vera, aneor negletta rimarra come lior clie non si guarda sol perche cresce al bosco o sulla via. E la storia d'1111 cuor che solitario pianse ed ignoto, ed onoro i dolori e 1'esilio di Silvio e dei compagni. Poi parla in norae d'un'innamorata: Sola cammino di Milan le vie, alta e la luna e senza nubi il eiel; alle guardie, ai curiosi, alle allegrie mi naseondo eol velo e eol mantel.... Getto aneora un abbozzo di dramma di argoniento saero, che avrebbe forse intitolato Abele, il quale richiama alla mente il Paolo del Gazzoletti, la robusta tragedia eristiana. Alcune delicate e belle sue iserizioni sono sparse qua e la nei cimiteri della provincia 2). Prof. Valeriauo Mouti. NOTE ') La lettera porta la tlata dol 15 febbraio 1848. ■ Mi sernbrano belle le dne seguenti: Luglio 1841 Mori a ven t' anni Luigia de' Madonizza moglie ad Andrea Brati laseiando una figlioletta che alleviera ai poveri sorvissuti il tardo dolore d'un desiderio senza speranza. Eri bella o Luigia e virtuosa ma Dio voleva ancora dei martiri sulla terra e un angelo di piu in paradiso. Salutate il sepolero di Luigia Kandler triestina clie torno al Signore vergine quadrilustre il di vigesimottavo deli'nuno 1810 era bella savia gen tile consolava se e gli altri colla musica eol disegno eolla poesia ed ora si eonsola della pace degli angeli. Ma chi consolerA intanto i suoi čari V IIIE RITMI DEL P0P0L0ISTRIANO. La catena. 393. Mi go un anelo tnto imperhV, delighi, deligo, deliga, mi pagaria nna bela liga d lira a chi sa indovinar la mia seri tura. 120 PAG IN E ISTMANK La confessione. 395. Do omeni pol far, un orno e una femina pol far, do temine no pol far. La carla, P incbiostro, trli ocelii clie uiianlano e le (11111 clie seri t ono. 390. Campo bianco — semenza nera, due li guarda — einque li mena. 397. ovv. Fondo bianeo, pitura nera, due ehe la varda, e un ehe la mena. La fossa. 398. Piu U me eavi e te v a e, sassi, e piu ti me siarg'hi, piu ti me ingrassi. La boeca, 1 deliti, la liugua. 399. Mi go un pra de eareghini, tuti bianehi, tuti lini, tuti tuti d' un eolor, fora ehe el padre predicator. II formaggio (ovv. P novo). 400. Tondo tondelo senz' ossi e senza pelo ; la mare ehe lo fa ossi e pelo la ga. II gallo. 401. Chi xe mai quelo, che '1 ga le scarpe rosse e cardinal no '1 xe? che '1 ga i sn' bei speroni e cavalier no '1 xe'? che '1 sona el matutin e sacrestan no '1 xe'? 11 bne. 402. Do sponzenti, do luzenti, quattro mazze, e un scovolili. La iiespola. 403. Go la corona — ma no son regina ; bestia no son — ma go la pelisina; go sinque ossi — e cossa mai šaro? La ta vola da lavare. 406. Santola, inia santola, con>are de mia mare, a m' a mandi'i mia mare, che se lavft, no nie la d k, se no lav6, che me la de. La zncca. 407. Verde son — zala devento, e gr&via me sento ; maridi no ghe n'o; cossa, diAmberne, faro? II bott.oudno della camicia. 408. Ton do rotondo, come i' ocio de colombo ; chi lo usa 110 '1 pol star, se no lo meti ne la biisa. La si rada maestra (la strada reia). 409. No la se alza — no la se move, e no savendo — n6 come n6 dove, da Muia a Parenzo — corendo la va. II proprio siiuile. 410. Idio mai no lo vedi, 1' imperator de ciaro, el re anca de raro, e sempre el contadin. L' invecehiare. 411. Omeni e done — veci e putei, che i gabia neri — o biondi i cavei, tuti in un tempo — una roba i la f&. II coccliiere. 412. El se senta e senza scrupoli su la testa '1 tien el capel, 'vanti al papa, al re, al prinsipe, eol tempo bruto e '1 tempo bel. C' & anehe un indovinello faciiissimo, che da se solo significa «la gallina>, che si usa come scherzo con i fan-ciulli: 413. Indovina, indovinela, chi fa 1' ovo ne la sestela V lo fa el galo o la galina?..,. M.... in boca a chi 1' indovina. Citero aneora due enigmatiei modi di dire, che valgono molte volte come due indovinelli: 122 PAGINE ISTRI AN K 414. El barbuto, el canuto, el frezzato, el mitrato, e 1'inverno se n'e andato. E vuol dire i maggiori santi deli'inverno: s. Paolo ere-mita, il 10 genn. — s. Antonio ah., il 17 genu. — s. Sebastiano, il 20 genn. — e s. Biagio, il 3 febbraio. 415. Uta, Muta, Cananea ; Pan e pesse, Lazzarea ; la domeniga de 1' uliva, e Pasqua floriva. Sono gli evangelii della Quaresima. La luna. 410. Zo dal eiel mi vardn el mondo eni mio nmso tondo tondo che ogni giorno el se trasforma•, volte el eala de meta, o de falza el ga la lornia, o veder piu no '1 se fa. La pio^gia. 417. Zo da le nuvole la la eiapa la tera, e da le su' vissere la la torna la tera. II gnilo. 41«. De bon' ora me al z o e žigo forte : Alzeve ! su ! ehe 'I sol xe za a le porte. II cucnlo. 419. Cjual xe 1' usel che '1 can ta in primavera e, cantando altro no '1 fa, che cantar el su' nome de. la matina a la sera ? II pešce. 420. Co 1' amo e co la rede me ciape, e a pranzo e sena morto me vole. La noče. 421. Go in panza un bon truto, ma gustarme no ti me pol, senza spacarme. L' novo e il pnlcino. 422. Cio una caseta — bianea e rotonda senza tinestre — senza porton, ma se '1 su inuro — tuto no '1 s fonda, no pol andar fora — el su' paron. II baco da sel a (el bigato). 424. Cussl pantalon el xe, ehe '1 se sera de solo in preson. II soreio. 427. Sior Al vise — '1 ga grande le, bavise; el xe nato senza eostuine, el trova el buso senza lume. La saccoceia. 431. La go qua, no la go persa ; la go so to la traversa. Lo stoppino (el paver) della lueerna. 433. A su' mare povareta el ghe brusa la lingueta, po' el se sfregola le man, 'sto bruto liol d' un can. L' orlica. 434. Te cognosso, bela erbeta ; la tu a pele ruvideta gnanca a un orbo no la ghe la peta. La testa deli' a^lro. 436. Mi go do veceti sentai su la banca, vestidi de rosso, e co la barba bianea. La barea. 438. Mi son 'na brava balarina, ehe su 1' aqua la monfrina tuto el zorno balo, e ])ur i pie mai no me lavo. II mulino. 439. Se no go aqua — bevo aqna, se go aqua — bevo vin. II coconiero (P aiignria). 440. Xe tondo — e, no xe mondo, xe verde — e no xe erba, xe bianco — e no xe late, xe rosso — e no xe sangue, la ga i denti — e no la morsega. 124 PAGiNE ISfRl AN E II g'omitolo. 441. Trotolin che trntolava senza gambe el caminava, senza c... el se s -ntava, eossa diavolo el fazeva ? Alalfe ! alale! Indovina coss' che xe. Un indovinello aritmetieo e qnesto: 442. levimo in tanti, e aneora altri tanti, e la vneta de altri tanti, e aneora 1111 qnarto de la meta de altri tanti, co mi ieriino cento. La soluzione d& gli addendi seguenti: 36 + 3« + 18 -f 9 -f 1 = 100. II 1'iiluiine. Zo de le nnvole casca un serpente, el spaca anca i roveri, e '1 fa tremar la zente. La imbe. Come 1111 scuro linziol coverzo el sol ; ma meio de 1111 lago de bever ghe dago ai campi e ai prti. L' orolosrio. Gambe 110 go ma camiuar so ; man 110 ghe n' o, ma per ogni ora ve bato e ve bataro. L a stufa. Gnissnn me varda de isti, ma i me cori a basar eo supia la bora e quando che fredo i ga. * * * Ed ecco finito questo niio lavoro. Dico oh' e finito il rnio lavoro; ma ce ne saranno aneora altre — e chissft. quante — 443. 444. 445. 446. di quest,e rime, che per avventura sembrerauno a taluni mi-nutaglie ed inezie, mentre invcee iudiseutibiimente sono frutto di mio spirito d' osservazione, di eose pieeiole si, ma čare, ma psicologieamente interessanti, le quali son 1'amore di tanti letterati insigui e formano (piollo studio, che fu bellamente chiamato «/« dentnps/colog/a» : la psicologia del popolo. Infine qual' e la conelusioue del mio lavoro? Eccola. Esso dimostra il carattere veneto e italico del popolo istriano. L' istriano, a preferenca noi generi letterari da me esaminati, risulta un popolo non maseherato ne' suoi sentimenti, ma schietto, che dice tulto a tutti, la, in piazza, senza giri di trase, con espressioni non sempre galanti e castigate, ma sempre incisive e caratteristichc. dettate non dalla malizia, ma dali' allegria e dalla franehezza. I/istriano non dice le suo eose a fior d i labbra, ma lil, fuori, con tanto di bocca aperta, pronta magari a mostrar la lingua e a ridere simpa-ticamente di tulto e di tutti, anche di se, II carattere del popolo istriano, leale e franco, non si rimpiatta mai, ma con il suo elerno buonumore, alieno dai rispetti uma ni, si appalesa sempre ridendo, senza urtare i nervi a nessuno. Ed e con cio, che nell'Istriano si rivela la vera na tura italiana, ch'e sempre: Stara /leta da la lingua s'cieta. • Ecco il fine di queslo mio lavoro, che se avro lena e vila, spero non sara 1' ultimo del genere. Fraiicesco Dabudri. L' ARCHIVIO ANTICO DEL MUNICIPIO DI CAPODISTRIA (Cont. ; vedi i n umeri precedenti) N. 1344. Libro d'istrumenti del Monastero di S. Ohiara. 1507-1688. C. 385. N. 1345. Carte riguardanti livelli. proeessetti ed altri interessi del M. di S. Chiara. 1552-1754. C. 259. N. 1346. Libro come sopra. 1571-1770. C, s. 521. N. 1347. Istrumenti di livello, di permu to, di cessione, proees-seti ece. del M. di S. Chiara. 1603-1807. Cartoncino con n.i 36. C. s. 71. N. 1348. Istrumenti come sopra. 1614-1805. Cartoncino con n.i 26. C. s. 62. N. 1349. Istrumenti come sopra. 1563 1799. Cartoncino con n.i 14. C. s. II.'!. N. 1350. Istrumenti come sopra. 1574-1806. Cartoncino con n.i 22. C. s. 78. N. 1351. Istrumenti come sopra. 1646-1805. Cartoncino con n.i 18. C. s, 167. N. 1352. Istrumenti come sopra. 1609-1801. Cartoncino con n.i 10. C. s. 156. N. 1353. Istrumenti come sopra. 1586-1806. Cartoncino con n.i 15. C. s. 57. N. 1354. Monastero di S. Chiara. Istrumenti di versi ed amini- coli. 1700-1798. C. s. 64. N. 1355. Atti 26. che riguardano i beni del Monastero dopo la sna soppressione. C. 45. 1806-1810. N. 1356. Suppliea ed abilitazione alle Monachc d i spendere per il ristauro della Chiesa e del Coro. 1737-1750. C. s. 8. N. 1357. Estesa che indica 1'origine dei slabili e beni mobili del M, di 8. Chiara di Capodistria. Libro lega to in cartone, presentato nel 1778 por il monastero Squarzetto de livelli dal 1 gennaio 17% al 1801). C. s. 436. N. 1418. Detto. Libro osi to 1 ottobre 1805. C. .s. 25. K. 1419. Protocollo per 1' apposizione dei sigilli ai raobili, el-fetti, registri, titoli e caric del Oonvento di S. Francesco di Capodistria. C. s. 30. N. 1420. Carte che riguardano 1' operato di depnrazione del Convento di S. Francesco di Capod istria per ca pitali at-tivi ed interessi, dal 1806 lino alla liquidazione. a) Libro di forma to g'randc, lega to in pelle di carte 25S, pareechie sciolte, attaecate al libro. b) Fascicolo di c. 27. c ■ Fasc. di e. -Rt. d) Fasc. di c. 31. e'i Indice alfabeta to di c. 12. N. 1421. Direttorio delle Cause Pie. Capitali e depositi di varie Scuole e Chiese della citta e d i 1'uori. Fascicoli munerati dali' 1 al 10. 1) Monastcro
  • Mansionaria Missich da Vissignauo, territorio di Montona, c. s. 17. not. e doc. 1719-1772. 26) Con. di S. Francesco della citta di Capodistria, c. s. 25, not. e doc. 1611 1772. 27) Mon. S. Biasio di Capodistria, c. s. 12, noi. e doc. 1710-1772. 2«) Detto, c. s. 18, not. e doc. 1633 1772. 29) CapitoJo della Cattedrale di Capodistria, c. s. 15, not. e doc. 1751-1772. 30) Pio Ospitale di S. Nazario di Capodistria, c. s. 23, not. e doc. 1717-1772. N. 1425. Detto. Fascicoli 6, dal n. 31 al 36. 31'. Mansionaria Ruffini della citta di Capodistria, c. s. 9, not. e doc 1677-1772. 32) Con. di S. Francesco della Terra di Mnggia, c. s. 8. not. e doc. 1753-1772. 3-". t Scnola di S. Giacomo di Capodistria, c. s. 28, not. e doc. 1658-1772. 31) Pio Ospitale di S. Nazario di Capodistria, c. s. 10, not. e doc. 1710-1772. 35) Mon. di S. Biasio di Capodistria. c. s. 20, not. e. doc. 1716-1772. 36) Scnola di S. Antonio Abbate di Capodistria. c. s. 26, not. e doc. 1077-1772. N. 1426. Detto. Fascicoli 6, dal n. 37 al 12, 37) Scnola del S. S. Sacramento di Capodistria, c. s. 7, not. e doc. 1755-1772. 38) Mansionaria in Cura d'anime a Capodistria, c. s. 13, not. e doc. 1744-1773. 39) Capi-tolo della eittA di Capodistria. c. s. 24. not. e doc. 1695-1773. 40i Seininario veseovile della citta di Capodistria, c. s. 19, not. e doc. 1705-1773. 41) Scnola della B. V. di Nogaredo di Vertencglio, Ter-ritorio di Cittanova, c. s. 15, not. e voc. 1746 1773. 42 i Serainario veseovile della citta di Capodistria. C. s. 16, not. e doc. 1710-1773. N. 1427. Detto. Fascicoli 8, dal n. 43 al 50. 13> Scnola della Carita di Capodistria, c. s. 17, not. e doc. 1659-1773. 14) Mansionaria Ruffini di Capodistria, c. s. U, not. o doc. 1677-1773. 45' Capitolo della Collegiata di S. Marco della Terra d' Isola, c. s. 19, not. e doc. 1680-1773. 461 Mon. di S. Biasio di Capodistria, c. s. 12, not. e doc. 1740-1773. 47) Detto, c. s. II, not. e doc. 1767-1773. 48, Mon. di S. Chiara di Capodistria, c. s. 9, not. e doc. 1738-1773. 49) Chiesa di S. Gio-vanni Evangelista di Capodistria, c. s. 8, not. e doc. 1763-1773, 50) Moti. di S. Biagio di Capodistria, c. s. 8, not. e doc. 1751-173. N. 1428. Detto. Fascicoli 5, dal n. 51 al 55. 51) Scuola di S. Ant. di Padova della Terra di Portole, c. s. 9, not. e. doc. 1747-1773. 52) Mansionaria del Veseovo Co. Brutti nella Chiesa di S. Dionisio di Capodistria, c. s. 21, not. e doc. 1735-1773. 53) Mansionaria Pietro Gavardo nella Chiesa della S. S. Trinita di Capodistria, c. s. 24, not. e doc. 1734-1773. 54) Mon. di S. Chiara di Capodistria, c. s. 7, not. o doc. 1759-177L 55 Con. di S. Doinenieo di Capodistria, c. s. Ki, not. c doc. 1715-1771. K. 1421). Detto. Fascicoli 6, dal n. 56 al lil, 56 Capitolo della Chiesa Catledrale di Capodistria, c, s. 13, noi. e doc. 1727-1774. 57) Al on. S. Biasio di Capodistria, c. s. 17, not. e doc. 1716 1771. 58) Scuole della citta di Pola e della vlila di Sissano, territorio della medesima, c. s. 45. Not. e. doc. 17411-1774. 5',') Capitolo della Collcgiafca di S. Marco della terra d' Isola, c. s. 9, not. <• doc. 1767-1771. 60) Ca-pitoio della Caltedralc di Capodistria, c. s. 20, not. e doc. 1726-1771. 61) Mansionaria Pietro Gavardo nella Chiesa della S. S. Tritiita di Capodistria, c. s. 1!), piu 21 pagine a stauipa, not. e doc. 1678-1771, N. 1430. Detto. Fascicoli 2. 1) Caric attinenti a vari depositi e pe,r reiuvcstite deli« terra di Grisigiiana, c. s, 33, not. e doc. 1693-1775. ;.') Libro di c. s. e iiu-inciate 5. conlenenti li doemnenti della Piaggiaria ,i lavore del Sig.r Girolaino G«\ardo eancellierc cd esattorc del Direttorio alle Cause Pic, not. c doc, 1732-1771. Con (i)! na■ IVol'. F. iMajer. BIBLIOGR AFIA GioTanni Qunrant«tto: ISoncf/i islriani 1903-19011, Paren/.o, Con na, 1908. - Edizione non venale a spese deli' atitore. Non pago d'aver dediča t o alla patria il poeinetto Hintria > 1903) e la traduzione in ešanietri deli'ouionimo poema di Andrea Rapicio 11906j, Giovanni Quarantotto or le dona liuova eorona di carini. Nella p rim a opera, dalFarte non aneora in tutto matura, egli aveva narrato cronolo-gicainente i tasti principali della terra naliva con truppa oggeltivita siorira. fnrse lidando e-scre nella stori« tale cflicacia poiiica cd aniino-nitrice da bastare per se, senza che. il poeta si levi in astra/Jone al di sopra dei fat.ti e. aggiiinga ad essi i suoi pensieri ed i suoi palpiti. 11 che pno essere anehe vero: sta a vedersi pero <|uale interprelazionc uno dia alt oggcttivita storica. l.a sintesi poetiea e palriottiea di quei venti sonetti tessuti analitieamente cronipcva dali'aninia del poeta, apjteua in due. sonetti di chiusa eol nionito: »Alla dilesa, alla difesa, orsu, gen te latina» e con l'iuuo: «Avc. o leggia Ini, che ti doni ali'onda,..» llo ricordato tutto cio per due ragioni: eh'e pur sempre 1'anior della patria e della nazioue il tiile.ro della poesia del (juarantotto, e che egli oggi e guidato da ben dissimile concetto ar ti s ti c o. Passato c preselite si iimestano P ttuo su P altro, si 1'oiidono in un'uniea vita e. de-stano nel cuore del poeta Kamine coc.enti d' amore, palpito d' intimi af-1'etti, trepidazioni e spcranze, immagini di bellezza, II progresso fatto dal nostro autore in (|uesti cinque anni e notevolissimo anche per cio che spetta al meccauismo della poesia, avendo egli affinato e sviluppato tutte ijuclle doti di elegante e sobrio scrittore, di sicuro fabbro di versi. che gia si apiirezzavano nelle sue opere prccedenti; ha dedicato, si selite, un lungo e coscienzioso lavoro di lima a <[uesti suoi sonetti, nei quali non t ro veren ti una parola superflua o un aggettivo ozioso, una stonatura di forma o di luetrica: *) e un'arte aristocratica questa chc si fa rispettare per il rispctto eh* essa ha
  • , sog;na il buou Orlaudo ehe, vin to aH'epigramina doloroso, lende lo scoglio con 1' enonue Uraudo. Da Hociu.no, saettata dal solleone infocato e bac-iata dali'onda calda del mare, guardiamo verso la marina: ____1' isoletta dalle ton de prode, la Figarola viride e piccina, come un ramarro il mezzodl si gode; nel vento di salsedine odorato soieando e risolcando la marina uno sciame di vele interniinato. Quadro di meravigliosa evidenza, al qiinle si pno appaiare quello tetro della roeca di Pisino ehe estolle la fronte, grave d' emblemi gen-tilizii. E nel torvo ciel di novembre e un livido sfacelo di nubi e il volo di un solingo corvo ; o quello virg-iliano della vendemmia a 3uie: I bovi ragumavano soletti presso le vigne, al eiglio della vi«. Torregiavan sul carro i tini schietti. E dalle. umide glebe alacremente la tratta dei vendemmiator venia, erette sopra gli omeri le brente. Dai liioghi dipinti con si viva immediatezza, si levano le voci delle remote eose, nascono i ricordi individuali della fanciullezza del poeta, de' snoi stndi, della sna preselite felieita intima. Certo il poeta civile di una provincia pno sperare, sia detto in tesi generale, consentimento meno diffuso che quello di tutta una nazione e deli' umanita; ma quanto spesso la maggiore lbrtuna d'un nome e do-vuta ali' aver trovato un piu pronto e persuasivo banditore dei suni meriti ! ....e Znliani che da se s'immola.... Quanti italiani rispoiulono a questo nome con un jialpito'? Eppure Bi.igio Znliani dovrebbe essere uel enore. r. N'. Krebs, Die Iluibinsel Istrien. Kine landeskniiilliciie Studie-Leipzig, O. H. Toni mor, 1907, pp. Kiti, Marohi (i. Un valente cultore di geogralia lisica ed antropica, un profondo conoscitoro del nostro paese, un osservatore line od intelligente, ci a data la prima monografia geografica snll' Istria ; noi non possiamo che esserno lioti ; la lacnua da tanto tempo lamentata non osiste piti. II lavoro o proprio occollonto; 1'A. sogue il metodo rigorosamente scientilico, come e necessario in un libro falto da uno studioso per gli studiosi ; la goologia, I' oroidrogratla, lo formazioni eostiere, il clima, la vogetazione, 1'antropoge.og-ralia, le qnestioni nazionali od economiehe, tutto e trattato dali' egregio professore vienne.se con singolare, ammira-bile eonipetenza. Anche. so si sonte la mancanza di un capitolo su la storia della conoscenza geografica deli' Istria, anche se l'A. ;'i soguito troppo serupo-losamente, nella toponoiuastica, la carta militaro austriaca, non sempre esatta ; anche se qua e la la iulonazione o un po' troppo pessiinistica ; anche se qualcuna do.llo ri|>roduzioni fotografiche non e. ben riuscita i p. e. la regione mamo-aronacea al M. Maglio p. Isola) o non e in grado di dare una chiara idoa del fenomeno che si videva mettere in evidenza (Pisino — come osem pio di abitati a scaglioni i: cio nullameno il libro del Krobs o di indiseutibile valoro scientifico e destinato ad occupare un pošto eminente nella bibliogralia istriana G. A. Loveazi, (ieoiiotiiaslica /luleniiuit. Termini geografici dialettcdi rac-eolti nel Potešiite. «Iiivista geogralica italiana« Firenze, I-III, 1908, E un nuovo, important^ contributo a quel ramo della geografia che il Ricchieri vorrebbc chianiato i Ura visi), nel Friuli (šolo fenomeni carsici, Lorenzi), nella Val Sugana (Prati). guesta volta il Loronssi, nel »itddividere i vocaboli, si stacca alquanlo dallo schema dato dal Marinelli; egli ilitroduce, fra altro, due, nuove ru-briclie: lo vod signiticanti specie. ed iissoetaaioni vegetnli spontanee e ijuelle signiticanti animali. L'egregio doti. Pietro de Madonizza ci ;'i gcntilmento favorita una sua p rezi osa raecolta di termini geograiiei istriani corrispondenti a quelli in uso nella provineia di Rovigo (Polesine;: di essa terremo conto nella compilazione della »Prima aggiunta« ai Termini t/eof/rtiflci diclcttali vsa ti in Istria, publieati nel 11. V, A. 11 di ([uesto giornalc. (J. Aldo Van den »orre. Gard mri c Pinelli. Ricordi con pareechie let-lere inedito. e un autografo. Časa oditriee Luigi Zoppelli - Treviso H'08. tjuesta puhblicazione con incisioni del I!. Od', arti g-raliche Eongo-Treviso e interossautissiiim, perche oltre a. darci notizie impoi-ianti intorno alla vita di Carducci, dal 1855 in poi, ci parla delle sne relnzioni eol niodesto ma valoroso poeta Puigi Pinelli, del quale parla Arturo Pasdera nella nostra livi-ta n. 7-!> nuno e di cui il Carducci da un giudizio in »Ceiieri Faville serie terza cd iiltlma pag. 2«fc>. Ediz. Zanichelli. L'A. parmndo della villeggiatura di Carducci a Caprile ha oceasione di ii pori are nella sua integrita 1' aulegrafo della poesia incominciata. aneora nel 1871 eol titolo ?Colloqui cogli albori» rifatta nel 188« cel »novo titolo »Davanti S. Ouido* la quale fa parte delle Rime nuove pubblicale dallo Zanichelii nel 1*87. In questa poesia egli canta la sua selvaggia campagna maicnnuana, che ha Jasciato una forte iin|)ressione, nelP opera del Poeta. Canta i Cipres si che per tre limghi chilometri, vanno in dunlice lila da presso la stazione di Bolgheri ali'oratorio di S. Guido, invitanti il Poeta a riposarsi aneora .sotto le loro omlire, dove egli gim:6 nella sna fanciullezzn. A Caprile il Carducci corresse e aggiunse 1'ultima jiarte della poesia eominciata nel 1871 : aggiunse la novella raceontata da r.onna Lucia, che sorge dal piceolo ciinitero silente, a. ricordargli la vecehia novella di colei, clie tutta la vita peregrino inutiluieiite cercando il suo perduto auiore. > II raffronto fra la poesia scritta nel 1871, che nella sua prima foima era in versi endecasillahi tronehi, e que.Ua rilatta nel 18,s« (■ della massiina importanza. II prezioso autograio e ronservatu dal prof. Pinelli. M. IMOTIZIE E PIBBLICAZIONI. ■=!? I.a Socivti> Geot/ra/iat Italiava di Koma bandisee uu eoncorso ad un premio di lire 5000 da conferirsi ali' autore. italiano del miglior lavoro originale, inedito, di /#- navate divise. da due ordini di eolonne (di eui alcune di marino antieo) col suo nartceo e con altri loeali di tiso non detinibile. La piu ricca rae-^C^l^tiJ.^t^-* c(dta di materiale storico-artistico fu ta tla nel coro (ncholci eantorum? i dinanzi ali' absido maggiore : vi si trovarono i resti dei caitcella < la balau-s trat a del coro i, frammenti di pilastri di varie »cul ture e i resti di uu grande ambone ^pnlpito) che puo figtirare tra le rarissime opere d' arte bizantino-veneziana con rappreseiilazione di soggelti hiblici: nella facciata anteriore deli'ambone sotto a piecoli arehi e, tra le solite tigurazioni di pavoni stavano la rappresentazione della fnga in Egitto, delle tre doline al sepolero di Cristo e un' altra non ancora troviita. La basilica appartiene alla line del secolo X. ® La coniniissione istituita per la raccolta dei canti po|)olari delle liostre regioni, presieduta dal ]>rot'. Ive deli'Universita di Graz, e dal prof. Itavalleo, ispettore provinciale a Trieste inizio la sna attivila gii ])tucco£iT ultimi giorni di Aprile p. d. dirainando una cireolarc-. (Jravisi fornisee notizie assai im-porlaut,i sulla colonizzazione italiana o slava in Istria, mostra P inleresse che per le vicende etnograliche presenta lo studio dei coguomi e nella parte spoeiale, mette in rilievo il gran i,urnem di coguomi i,triaui deri-vauti da nomi ed aggettivi geogratici . * Pmss0 11 librai0 »dtore t. Šansoni di Firenze sono in vendita al prezzo di L. 1 alcuni dei eanti della