ANNO IV. Capodistria, \ settembre 1870. N. 17. ^^ ___ : éijfooeì af ithfitein KM wM |J 1 1 ®f ! §11 S I gk 'in^b 6■ §Mi li li H p W § Ww H s I 11 J&J Jylj H, tgj^, f^ y £ %8 A t&fi GIORNALE DEGLI ^XEREUl CIMLI, ECONOMICI ED A1JLINISTRATIYl I ■■■ i- > I cjjhc-iJiV' .ifliroro.') aca '. 'hi nu ,1 onn ,(noiw lì F T T ' ì ^ T R I À «b U li li ii 1 0 1 11 1 H» Rsce il t ed' il* 16; d''oi?ni mese. \SSOCIiZIO\fi per un nnm> f.ni ,T; semestre e quadri— mastre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione "i Sii;! : -q ii ■ . ■ i ! ':>(:■; > :•,■; •;[ dell' istruzione obbligatoria.. .•«VIS UrolUfl ««UT <:jfiffó*> U irsifoilb ì Jf L'insegnamento primario od elementare è la base su cui riposa tutto 1' edifizio della educazione, è I' umore che avviva l'intero organismo sociale, la luce che penetra fino nelle viscere della nazione. Tolto alle prime nccesità dello sviluppo corporale per entrare nella nobile comunione dèlie limane intelligenze, il fanciullo ha d'uopo di questo battesimo, e la società deve porgere al popolo l'alimento del pensiero, deve provvedere a costituire se stessa. Fin neM'ultimo villaggio della nazione vuol essere aperta la scuola, quasi anello che congiunga ih una medesima vita superiore i più umili abitatori all'intera umanità. Il maestro, questo secondo padre, non può mancare al pascolo e allo sviluppo del corpo. Lo schiavò è mezzo uomo, dicevano gli antichi, e noi lo ripetiamo degli infelici, che si lasciano diseredati d'ogni intellettuale coltura. Le leggi delle più eulte nazioni ammettono ormai senza contraddizione che l'istruzione primaria dev' essere obbligatoria, e preparare a tutte le caliere, senza che all'ima anziché all'altra più direttamente conduca; ed a tal uopo debba comprendei'è tutti gli elementi dei lavori moltiplici,. à cui l'uomo in seguito posSa applicarsi. Così, infatti, da un lato si danno ad apprendere por sommi: principii le prime nozioni di quanto forma il vasto Campo dell'intelligenza; e d' altra parte si scandagliano in ogni senso l'è mefiti, e si apre 1' adito a tutte le attitudini di rinvenire se stesse in questa rappresentanza primitiva di tutte le scienze: nò' corresi pericolo che s'involi il marmo a Canova, il telaio a Jacquart, ma si ottiene che ciascuno possa sviluppare quei germi, i quali la natura gli ha deposti nel seno. Accanto al leggere, allo scrivere, ai rudimenti della lingua ed alle prime operazioni aritmetiche, stanno gli elementi della storia e della geografia, le nozioni delle scienze fisiche e della storia naturale, una idea delle arti e del disegno, le più semplici istruzioni sull'agricoltura e sulla industria, la cognizione dei diritti1 e dei doveri dell'uomo Articoli commutati d'interesse generale si stampano gra-tuitameute ; gli altri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5-per linea. — l.etiere e denaro franco alla Redazione. — 1'ftgameti.ti anticipati. — Un numero separalo soldi 15. e del cittadino. E ora altresì sentito il bisogno di comprendervi le prime nozioni dell'insegnamento agricolo, che è L'istruzione primaria.più appropriata alla vita pratica dei villici, i quali formano la parte più numerosa delle nostre popolazioni. Per questa via si vierre a rendere intelligente un lavoro, da cui la ricchezza della nazione principalmente discende, e sono sceverati i pregiudizi^ figli di semplici apprensioni o di paurose incertezze, che si oppongono alla introduzione dei migliori metodi e d'ogni utile innovazione. Dopo queste brevi considerazioni sulla necessità dell'insegnamento primariorsenza il quale l'uo-.non vive che della vita materiale e fallisce ai proprio fine, come non riconoscere l'obbligo nello Stato di assicurare un conveniente insegnamento fine all' ultimo dei cittadini, mentre esso è essenzialmente tenuto ed appositamente istituito a preparare le vie e i. mezzi per il conseguimento dei fini sociali? È.gloria dell'Assemblea costituente di Francia d'avere riconosciuto e consacrato questo principio, comprendendo che desso era già virtualmente racchiuso nel grido sublime: pace alle capanne. ' - La Germania va senza dubbio innanzi alle più eulte nazioni per avere sciolto non solo il problema della istruzione generale del sapere nel popolo; ma quello che è più i problemi che si riferiscono alla natura e allo scopo del sapere. II primo impulso nell'erigere buone scuole e buoni sistemi educativi in Prussia risale al 1520. L' elettore Gioacchino H delegò in quel torno di tempo parecchi funzionari" del governo ad ispettori e visitatori delle scuole, con incarico di riferire i necessari progetti per migliorarle e rinnovarle di pianta. Nel 1711, sotto Federico 1,l'istruzione fu resa universale sotto la responsabilità dei padri di famiglia, e venne fondato un seminario civico a Stettino, dove educata e formare buoni maestri. Fin d' allora il governo prussiano conobbe che il maestro fa la scuola, e che la scuola vale quanto vale il maestro. E invero, a che possono giovare i metodi, le istruv zioni, le sorveglianze e le direzioni se manca ai maestri la facoltà d'intenderli e il criterio d' applicarli? Il campo dell' insegnamento si differenzia da ogni altro per una specialità molto difficile, per la quale non basta da parte dell'insegnante una esecuzione ligia, testuale, delle discipline che vengono date; ma vuoisi un adempimento ideale più che meccanico, il quale non si potrà mai convenevolmente tradurre in atto senza un ingegno, un cuore, uno studio, un tatto non comuni. Vittorino da Feltre, che aveva molti eguali al suo tempo nella dottrina, fu impareggiabile nell'arte dell'insegnarla. Pertanto la scuola normale di Stettin© gettò le prime basi per la formazione dei mae-sto®, «er-vì di modello a 43 Istituti, detti seminarli pedagogici, dove per tre anni il candidato apprende le regole educative ed istruttive, ed è abilitato all'ante difficilissima dell' insegnamento. Ma le scuole normali di Prussia sarebbero rimaste inutili e senza aspiranti, ove io Stato non avesse presentato loro una carriera rimunerata ed onorata. Nella legge riordinativa dell' istruzione primaria, pubblicata nel 1775 dal re Federico, sono degne di nota le seguenti parole : La classe alta egualmente che il còmun popolo non debbono trattare il maestro come un servente, ma come un funzionario, cui incombe di allevare buoni agenti pei feudatarii, e buoni figli pei genitori. Il maestro del villaggio in Prussia ha un alloggio deeente; ha a® terreno che usufruisce nell'atto d'usarlo ad insegnamento agricolo ; ha quasi sempre il piatto presso i notabili del paese; gode l'onorario in media di 800 franchi; è trattato con quel rispetto che ogni popolo civile deve e concede ai divu'gatori del sapere e della moralità; ed'ha davanti una via, correndo la quale aumenta ad ogni passo il soldo e la riputazione, e può dall' ultimo villaggio salire al Ministero. Può dunque ripetersi in Prussia del maestro quello che Napoleone I diceva della milizia in Francia: Ogni soldato porta nel suo sacco il bastone di maresciallo. È veramente mirabile e degno di lode lo spettacolo, ehe presentano allo sguardo dell' osservatore i colti paesi dell'Europa occidentale! Dalle sponde del Baltico e dal mar del Nord fino ai piedi delle Alpi, dal Reno fino al Danubio, vive una famiglia di popoli, in cui ai fanciulli riechi come ai poveri è «pezzato giornalmente il pane dell'intelletto da dotti ed esperti maestri. Non una parrocchia, non un comune, non un piccolo villaggio nella Prussia, nella Sassonia, nella Baviera, neppur nelle montagne e fra i boschi vastissimi della Germania centrale, neppur nelle profonde segregate valli della Svizzera, nonché in tutta l'Olanda, in Danimarca e nella Svezia, dove non sia fondata nna scuola, retta da uno o due precettori. Enormi spese ebbero a sostenere da questo lato gli Stati della Germania, difficili a valutarsi in complesso, e specialmente in questi ultimi anni. Solo l'impianto e la manutenzione dei locali cos- tarono tesori e cure indescrivibili. Nelle città furono rinnovati quasi tutti; poca o nessuna traccia rimane degli antichi. Nei paesi le migliori case furono destinate a quest' uso ; tantoché accade non di rado, che il più ragguardevole edifizio s'abbia a ricercare nella seuoìa. Precisi, minuti, forse anche sofistici i regolamenti nel determinare la larghezza e l'altezza del fabbricato. Per esempio, in molti paesi non è lecito per legge erigere una scuola, la eui soffitta non si elevi di 14 piedi sopra la base. Yede ognuno da sè come male i governi avrebbero potuto sopperire da loro «tessi a tale bisogna, e saggiamente avvisarono distribuirne il carico alle provinole, obbligandole a versare un contributo, seconda i loro mezzi, in nna cassa generale. Di questa guisa dalle provincie ricche fu direttamente coadiuvata la fondazione delle scuole nelle provineie povere, e l'istruzione, opera di nazionale interesse, fu divìsa e ripartita a tutti quanti i cittadini. Il eomune sacrifizio non poteva avere più generali e più comuni compensi. Per lo straniero -che visita quelle contrade, è «ansa di commozione e di meraviglia l'arrestarsi in faecia alle scuole quando escono o vanno i fanciulli nel vedere l'ilarità, la compostezza, la vita, diremmo quasi, dell' avvenire espressa nei loro volti. Molti e diversi per numero, ma simili tutti per bontà e giovialità -di aspetto, decenti nel vestiario, curanti la pulitezza esterna e quella dei loro libri, spirano insieme dalle maniere e dal portamento l'apparenza di agiata fortuna. Eppure gran parte di questi fanciulli appartiene a povere famiglie di artigiani ed ium dato alla nuova città fondata da Antenore, non lascia dubitare che fossero venuti dall'Asia minore, dalle spiaggie sull'Eusino, a metà della costa. Gli Eneti vennero per la via d' acqua traversando l'Eusino, entrando nell'Istro, nel Savo, rimontando il Colapi più in sopra di Severin, traversando la Giulia dalle sorgenti del Colapi alle sorgenti del Tima\o. Questa scappata citili Enetì dall'intimo seno dell'Eusino all'intimo seno dell'Adriatico, dà certezza che conoscessero la geografi.i fisica e le condizioni genetiche della regione che poi si disse: Terra ferma veneta. AI lempo della venuta di Antenore, i Liburni e-rnno già in possesso di quella regione che poi si disse Liburnia, la quale era ampia dall'Arsia al Tizio, riparlila in Terra ferma ed insulare, Segna e Zara. Vii -gilio è testimonio che 1 Liburni non solo vi abitavano, ma che formavano corpo politico, ed anzi più di uno, dici a losi da lui : intima Hetjna Libnrnorum Avevano quindi dominazione ordinata a modo di Stato. Possiamo sospettare che i Liburni venissero rispettali dai Veneti forse afUni loro, certo loro noti, dacché non si impadronirono della Liburnia, • ma si recarono « conquistare altra regione al di là del 'limavo, occupala da Euganei, appartenenti alla grande famigl.a deili Etruschi, e dai Reti. Alla vernila di Antenore i Liburni erano dominatori di altro popolo venuto da tempi più antichi, e crediamo averne la prova in ciò che due erano le genti eh* vi abitavano di che abbiamo testimonianza nelle epigrafi. Quando i Romani si accostarono alla Liburnia, riconobbero dominanti i Liburni che poi non li soggiogarono, ma li fecero partecipi della cittadinanza, e lasciarono loro li ordinamenti liburni cosili provinciali come urbani, ordinamenti conservatici da Plinio e dalle epigrafi. Quali fossero questi popoli, direi qualli medesimi locati al lalo orientale del Caldai o, così manifestati dalle epigrafi. In quale tempo venissero i liburni uen saprei, non credo otre il 2000 avanti C-rsio. I Veneli nel venire all'Adriatico, seguirono senz'altro la strada battut i dai Liburni, la strada acquea la più naturale, la più faci! -, l'unica di ressi mo che preceda in tempo e ebe sia guida sicura, dacché hi strade artifiziali terrestri esigi no arte, sviluppatasi appena in civiltà progredita. Non pol/ebbesi facilmente dubitare della circumnavigazione deMi Argonauti, per quanta poesia vi abbiano unito i greci. Non pensiamo che quella fosse una scoperta, ma una ricognizione di greci die avanzavano rapidamente nelle scienze, nelle quali fecero tante scoperte. Li Argonauti certo non passarono per regioni disabitate, certissimamente no nell'Adriatico ove già erano Issa, Discelados, Pitia. Certo a questo tempo v'erano abitanti alle spiaggie dell'Adriatico medie» e inferiore. Quella Discelados era isola liburnica, anche Issa, che era Selve, non l'odierna Lissa die fu fondazione di greci, posteriori alli Argonauti. La presenza di Liburni all'Adriatico precede ia tempo il viaggio deili Argonauti, 1360. Anche i Giapidi vennero dall'Asia minore nel 1282, seguendo l'esempio dato dai Veneti o precedendoli dacché non possiamo ritenere precisa la cifra del 1282. Giapidc era conduttore délli Etolii; però i Giapidi non cacciarono li abitanti della regione ove si collocarono, ma piantarono loro Comuni io mezzo alla popolazione precedente, della quale furono dominatori ancorché avessero al pari dei Liburni forma federale. E questi popoli associati ai Gipidi erano Celti, come lo dice Strabone, ed Iliirii od Albanesi odierni. Li Aborigeni od Aulottoni dell'Istria sono quei medesimi che valicato il mare pacarono nel Piceno stendendosi per Ocricoli lino presso a Roma. Meritamente si dissero Aborigeni! od Autottoni, e devonsi considerare come li primitivi abitatori, che porremmo prima del 2000 avanti Cristo. I quali in Istria erano ripartili in tribù, come lo furono i popoli. d'Italia,, e parecchi nomi delle tribù istriane odierne durano i»; tribù, registrate da Plinio, ed ancor in Italia durano nomi che sono d'Istria. 11. genio o la necessità che spingeva li antichi popoli a cercare nuove sedi, si manifestò anche in I-slria, doppiamente, li Autottoni passarono il mare e si gettarono dal Pò in. giù sin, verso Ancona, i Laburni, occuparono parte del terreno che tenevano li Autottoni e tutta la spiaggia da Ancona all'estremità d' Italia, e ne furono ricacciati o piuttosto assoggettati^ rimasta sola Truentb in loro dominazione. Un quesito resta a sciogliersi: i Fenici toccarono» queste parti? Spina pare fosse di loro, ma se anche avessero conosciuto questo Litorale, non, vi piantarono loro colonie, nè vi tennero dominazione, che il commercio seppero trattare, non. la politica ; la stessa Cartagine durò breve, al. pari dei Genovesi che per tutto, il Mar Nero e l'Egeo ed il Mediteraneo si estesero, ma non seppero conservare lo stato loro contro i Visconti e contro i Francesi. In tutta stima Kandlen. ■ ANGORA DEIiIlA SOCIETÀ E^OI.OOISA. (Continuazione e fine vedi n. 16) Prima, di: chiudere questo argomento mi è-forza dire parola di uno dei motivi di scusa, che dai propugnatori dello stato attuale di, cose suole essere adotto, cioè della mancanza di un proprio stabilimento costruito in conformità allo, scopo, sociale. Ed a mio avviso, costoro, se per avventura sotto, questo riguardo non si trattasse tli un pretesto assai comodo, non avrebbero in massima tutto il torto, non potendo esservi dubbio che una vecchia cantina privata, male può prestarci per un' impresa del genere della nostra in discorso, e che rie-scir deve di grave incomodo ed impaccio 1' avere i locali di ripostiglio delle uve disgiunti e lontani dalla cantina stessa.. Se in principio era prudente consiglio di non arrischiare un forte capitale per costruire un e-difìzio, che trascorsi i due primi anni di prova poteva forse perdere la sua ragione di essere e- posto in vendita, causare una perdita, considerevole, una volta che la Società si costituiva definitivamente per dieci annij questo pericolo cessava, ed anche senza approfondirsi tanto in questa questione era facile comprendere che i locali privati presi in affitto in tutta fretta nel 1866 per il periodo di prova non potevano più — anche prescindendo dagli altri difetti loro più o mena particolari — già per il solo motivo della loro ristrettezza essere .sufficienti per le più vaste operazioni della Società costituita stabilmente^ essendo cosa, nota che i vini preparati coi nuovi sistemi devono restare a seconda delle qualità anche parecchi anni nelle cantine prima di poter esser posti in commercio. E. per dire il vero questo bisogno sembra anche in massima riconosciuto dalla maggioranza dei soci ; ma la. spesa ne spaventa molti, e diciamolo pure francamente la gelosia ne rende contrari molti altri — gelosia di ogni colore per cui sarà ben diffìcile che per qualche anno si venga a eapo di qualche cosa, se forse qualche privata associa- zione moasa da amore, del paese e dell' impresa, o sìa pur anche da speculazione, non costruisca a proprio rischio uno stabilimento e non lo offra a condizioni favorevoli in affitto od in vendita alla Società. In questo proposito non so come stiano le cose a Rovereto, perchè 1' azienda sociale, viene condotta con un eerto mistero (cosa che trattandosi di un' impresa in parte commerciale io- non biasimo che feio ad un certo punto) ma quanto ai Trentoi egli è un fatto eh®, le cantine presenti non bastano nemmeno per capire, se non a forza di stenti, il vino già preparalo; che certe qualità di vino» non passone' essere prodotte affatto e certe altre~ soltanto* in una quantità assai limitata, per cui a certa epoca dell' anno, nonostante 1* attuale smercio ristretto, non esiste più una goccia, come avvenne dello spumante; e che in avvenire converrà o proporzionare- 1' acquisto delle uve allo smerci® del vine — stregua questa che- nelle attuaci condizioni si Dresen-terebbe come manifestazione- erronea e segnerebbe un regresso. — oppure- procurare nuovi locali per poter continuare alla meglio come fin qui. Io non voglio- addentrarmi ulteriormente- in questa quistisne troppo complessa, superiare- alle- mie forze- ea estranea al mio assunto, solo» non vorrei ehe anche- questo fosse il casa di' un&di; <|U3lle-8conomie che rompono la-borsa. Gbn ciò finisco: questo quadro di piccole e grandi miserie, in parte- tolte- ed in parte ancora esistenti, facendo voti, perchè- anche- queste abbiano fra breve a cessare- can che- sarà assicurato il buon esito della impresa Confesso però di avere sorpassato per amore-ii del mio paese quella, certo non insignificante dell' an- ■ tagonismo e dell' attrito» continuo, fra i soci di Rovere-; k». e- quelli; di Trento, nel quale proposito osservo soltanto, che come due fratelli, per quanto bene si vo- ' gliano, quando per qualsiasi giusto od ingiusto motivo cadono in discordia, fanno le loro divisioni, si separa-j no;, e poi vivono in buone relazioni; così anche le sezioni di Trento e- di Rbveretoy qualora non sia più 1 possibile di mante-nere la concordia e l'milita, farebbero meglio separarsi piuttostochè unite osteggiarsi di continuo" e mantenere una sorgente perenne di inimi-; cizia». Non è un consiglio, che- non oserei consigliare, ma è un mio modo di, vedere-, che credo però giusto e pratico^ j Ed ora lontana* dall' idea di tessere un elogio del- ■ la nostra. Società-, che del resto si è già data abbastanza a conoscere, passo a dirvi, che cosa essa fece finora, e quali successi riportò. Non ostante tutte le- difficoltà suaccennate essa battè ferma la, propria strada senza lasciarsene spaventare-, e dalla opposizione che incontrò se non attinse forza ne risentì, però, qualche vantaggio, perchè da un lato i ben pensanti si: strinsero più compatti per resistere agli altrui attacchi, e-dall'altro lato si prese a meglio studiare la. bisogna per porre rimedio ai mali scoperti ed un po'alla volta, preparare la via a quella benefica posizione che fu prevista dallo statuto. Passata la manìa di: vedere subito i risultati della nuova impresa, manìa che aveva esposti a critica poco propizia ma giusta i vini e più ancora le- operazioni commerciali del primo anno, la Società potè liberamente seguire i dettami della scienza e dell' esperienza. E di fatti molto, più lusinghiero fu il successo dei saggi delle diverse qualità spediti negli anni posteriori anzi tutto nelle varie città della madre patria 1' I-talia, poscia nella Germania, nell' Egitto, ad Odessa, nella Repubblica Argentina, nelle Americhe e nel Giappone. I vini sono una merce che non patisce mezzi successi; o piacciono o non piacciono al gusto dei consumatori, e la via al loro smercio su una data piazza si: apre di botta, o si, preclude per sempre. Quelli della Società trentina ebbero la fortuna di iuooiffcrare tosto, e se ciò nuli' ostante le ricerche specialmente dei paesi della Germania di oltremare non furono finora tanto grandi, ciò non è ad ascriversi a poco favore per i vini stessi, ma alle difficoltà di u-na concorrenza con altri vini conosciutissimi, allo scredito che nella nostra vicina Germania si aveva procurato i vini della nostra provincia preparati secondo i vieti sistemi dei padri nostri, ed in parte, specialmente da principio, al prezzo forse troppo elevato col quale erano stati posti in commercio. Già però a queste prove fatte sul mercato del mondo si raggiunsero due certezze-; la prima che i vini della Società avearao piaciuto ovunque erano stati bevuti e che perciò abbassando possibilmente i prezzi e perseverando nel tentare le piazze di consumo col tempo non ne poteva mancare uno smercio considerevole; la seconda, che questi vini non paventano il mare nè la linea dell' equatore, perchè in un esperimento fatto con tutte le qualità in una spedizione al Giappone, al ritorno si ritrovò che tutte si erano conservate assai bene, e che la maggior parte a-veva molto guadagnato nella bontà. A questi primi successi riportati nel commercio si aggiunsero ben presto quelli, sotto un certo aspetto ancora più importanti, ottenuti in varie mostre industriali ed agricole, nazionali ed estere, i quali furono una prova della valentìa dell' enologo- direttore e servirono di incoraggiamento alla impresa stessa. E senza riprodurre i lusinghieri giudizi preferiti dai relativi giurì, accennerò soltanto che i vini presentati dalla nostra Società ottennero già nel 1868 la medaglia di seconda classe alla esposizione di Torino, la medaglia di onore alla fiera di Gianduja, la menzione onorevole alla Esposizione enologica di Asti, e la medaglia d'oro a quella agricola-industriale dì Verona, nel 1869 la medaglia di argento all'Esposizione di Breslavia, e nel 1870— come è noto — la medaglia d' oro decretata appositamente quale specialissima distinzione non prevista dal programma dal giurì della Esposizione di agricoltura ed industria tenuta in carnovale a Firenze. E qui, se non temessi di dilungarmi di troppo, farei volentieri una eccezione per trascrivere il brano della relazione ufficiale relativa al giudizio pronunciato dal giuri della Esposizione di V erona del 18C8; tuttavia dirò almeno, che dopo brevi parole di encomio allo spirito di associazione e di intrapresa dei trentini ed alla abilità dell' enologo sig. Colombetti, quel giurì, esprimendo il desiderio che le qualità dei vini fossero in minor numero, che venisse adottato un tipo delle principali, cui far convergere col gusto, coli' aroma, col profumo, e colla forza le altre, e che gli appellativi venissero desunti dai caratteri qualificativi piuttostochè dal paese o da singole località, chiudeva dicendo che « tuttavia quei vini furono di generale soddisfazione, soddisfazione che crescerà quando saranno usate le uve migliori e quelle delle più opportune località * e che « la svegliatezza di quegli a-bitatori, le condizioni cosmotelluriche dei loro vigneti, la distinta qualità di essi potranno, senza tema ai incorrere nella taccia dì presunzione, far meritare a quella vallata lungo l'Adige il nome di Beno d'Italia. Ciocché fu detto non ad inconsulta boria del paese o della Società enologica, ma ad incoraggiamento di arabidue, onde serva di spinta per continuare con senno e eoa costanza nella via intrapresa e per progredire. ■» Non mi diffonderò neppure a parlare del brillante successo riportato a Firenze nel carnovale di quest' anno, essendo queste cose troppo recenti e troppo conosciute mediante le gazzette di tutta la Penisola perchè io possa supporre che i vostri lettori non ne abbiano contezza. Anche qui però osserverò, che se fu molto lusinghiero e confortante il giudizio pronunciato da quel giurì e molto onorifica la ottenutavi speciale distinto* ne, non meno utili furono dall' altro canto le consegue^ zecche ne derivarono al commercio della Società, perchè in quell' incontro i vini della stessa furono introdotti nei circoli dell' aristocrazia e dei buongustai, vi trovarono buon viso non ostante l'antica rinomanza dei vini francesi, e furono oggetto di uua ricerca prima non sperata; per cui si può sperare con fondamento, che essi fra non molto non solo sosterranno con -onoro la concorrenza di quelli di Francia, ma si apriranno un campo di smercio abbastanza esteso nella nostra I-talia. Non è, nè deve essere, a dire il vero, l'Italia la piazza di consumo dei vini trentini, ma intanto la nostra patria comune sarà quella che è chiamata per la prima a far conoscere agli stranieri i prodotti di questa piccola sua terra e che servirà coi suoi centri commerciali quale anello di congiunzione fra le contrade più remote ed il nostro paese. Mi resterebbe ancora da fare un cenno dei vini preparati dal nuovo direttore tecnico della sezione di Rovereto; ma essendo poco tempo che egli ha incominciato il suo lavoro, non posso ancora presentare un giudizio autorevol®, e piuttostochè attenermi a quelli mancanti di fondamento ed appassionati che di solito vengono precipitati in principio stimo più opportuno l' attendere. Sento però con vero piacere che i vini dello Stabilimento di Rovereto dovrebbero adattarsi meglio che non gli altri al gusto della Germania, locchè farebbe sorgere la speranza dii poter fra breve introdurre questo nostro prodotto manche in quel paese, dove fin' o-ra si incontrarono molti ostacoli, a cagione specialmente del cattivo nonee che i vecchi nostri vini vi si hanno procurato, e dove lo smerci® potrebbe assumere dimensioni assai significanti. Ho parlato forse più di spine che di rose, ma ne dissi già in principio il motivo. Avendo preso a trattare di una istituzione che dovrà riuscire di grande decoro e vantaggio al mio paese, mi studiai però di non lasciarmi accdeoare da .un miai inteso amore di patria; esposi i fatti (piali giunsero a mia cognizione per persone degne di fede, e nel giudicare cercai di essere spassionato e giusto per quanto me lo permettessero la intuizioni mie soggettive; però qualunque rettificazione sia in bene sia in male proveniente da chi meglio conosce lo stato delle cose o più rettamente sa giudi-oarne, mi sarà sempre gratissima. Dott. G. T, BACHICULTURA La semente S1- Gravisi una dettagliala relazione sul sistema da lui pn scelto, e sull'esito delle utili sue ricerche, certi, che ogni novello studio attinente questa importai.liss.ina surgelile di ricchezza, è un passo innanzi al benessere materiale della patria. N. lì. ,obi»mii»c» in sJaoq iista oim>j-> -. - ---.-- Annunciamo con dolore la grave sventura successa al distinto nostro concittadino avvocato Antonio Madonizza. Recatosi in Parenza per fungere la carica di depistato, cui più volte onorevolmente sostenne, fri la sera dei 24 agosto p. d. cólto allo improvviso da forte congestione cerebrale in seguito ad eloquente ed applaudito discorso, pronunciato in casa del marchese Giampaolo Polesini, sopra gravissimo argomento provinciale. Le notizie che da quel giorno ci arrivano lasciano lievissime speranze sulla sua guarigione. Capodistria 29 di agosto 1870.. rnum iviw;t<*'T nmtwi ivw>ui^i n**injuti-,.nl ì 9TMt> ----- -nftlo abno-mib uilaebsm «1 loti éif> oi9niW<> ù'-.> LA VITE ED IL VINO RIVrSTA DI viticoltura ED ENOLOGIA con illustrazioni Organo del Consumatore, Produttore, Negoziante di Vini e Liquori. Colla fine di luglio tern.inò la prima annata di vita det giornale, durante la quale, oltre a moltissime altre migliorìe, ha raddoppiate te sae pubblicazioni, senza aumentare il prezzo d' abbonamento. Sorto aperte le sententi associazioni r Dal l.o agosto al 31 dicembre 1871 - mesi 17 L. 15 cof diritto ai seguenti premi : Un Almanacco della Vile e del Vino peri' anno 1871. Una Guida Pratica di V'iuiiìcaziono de leonini. G. Bou. Galiasso. -Un calendario dei vini per l.ebeuf. Dati.0 agosto al 51 dicembre 1870 - mesi 5, L. 4:50 iieu-7/.i diritto a premi.. Dirigersi per le associazioni all'amministratore siy. Curio Spreafico Via Pantano■ 5- in Milano o al sig. Julius Liuti libruju a Trieste. ANNUNCIO. « l'associazione marittima istriana n avverte gli assuntori di azioni di seconda emissione cho, stante le attuali contingenze politiche, credette opportuno di sospendere per ora l'incasso delle medesime il cui primo versamento era basato pel 1." Settembre pros. vent., riservandosi di fare noto con ulteriore avviso l'epoca in cui verrà desso effettuato. -croi ocpjoi; o iiaoosn ogaoti %_>> oltoup obii^ • . tft Trieste agosto 1870: -no? omiwU jii non holirri btoor i ad.» kto.ku« « -