NUMERO SPECIALE A 12 PAGINE tir ORBANO DELL'UNIONE ★ SOCIALISTA DEI LAVORATOSI Martedì 2ha compiuto una serie di perquisizioni notturne in casa di note famiglie slovene nel centro di Trieste. Il provvedimento ha solleinito l’indignazione della cittadinanza democratica triestina, che vede in queste azioni poliziesche il ripetersi degli alti intimidatori, di cui gli. Sloveni venivano fatti oggetto durante il periodo fascista e delle persecuzioni alle famiglie di coloro, che hanno preso parte attiva alla lotta antifascista. derando la posizione dello Almerigogna alla stregua dei concetti e della prassi in atto durante la era fascista, per cui tutti gli. appartenenti al P.N.F. si dividevano in due grandi categorie: quella dei gerarchi destinali a comandare e l’altra dei semplici gregari fascisti, il cui compito era di credere. obbedire e combattere, è doveroso ammettere che Piero Almerigogna, presidente del direttorio del fascio e ras n. 1 di. Capodistria, non era fascista, ma un gerarca, e di primo piano. Se poi si tìen conto dei nuovi principi ai quali si ispira il risorta Italia «democratica fino all’assurdo» di De Gasperi e di Pella — prìncipi dai quali conseguirebbe che qui nell’lsiria, squadrista, sciarpa littorio, gerarca e così via si identificano con l’attributo di «italiano» e che le manganellate, le dosi di olio di ricino, le devastazioni, le angherie, gli assassini con tutte le altre malefatte, compiute dai fascisti ,nulFaltro erano se non «azioni di difesa della italianità» — allora bisogna convenire che Piero Almerigogna dava e dà «il meglio della sua attività alla causa dell’Italia in queste terre». Il miglior suggello a questi, nuovi 'concetti lo pone l’ultra democratico Rino Alessi, proclamando nel suo «Giornale di Trieste» del 17 corr.: «L’Italia è stata fascista; lo è stata sotto l’influenza di un uomo d’eccezione. -La storia un (giorno dirà «e era -meglio ohe quell’uomo non fosse mai apparso all’orizwmite della vita italiana». Per ora, in attesa del giudizio della «storia», rimane quindi assodato che Mussolini era «un uomo decce-zione» non mai fascista, avendo pure lui sacrificato «il meglio della sua attività a ridonare Dio all’Italia * l’Italia a Dio». LA LOTTA DEI LAVORATORI DI TRIESTE CONTRO LA DILA6ANTE DISOCCUPAZIONE Cominformismo e irredenta fronte comune della reazione «te si è così saldata definitivamente, Il HUBE »Et «118 UH Sill COMPITI BEILI MIM ISSEHBLM L* ELEVAMENTO del tenore di vita PAGINA 2 il PERVOLONTA DEL POPOLO Comizi preelettorali €*0NA4I£TT ™ ■ W ■ ■* "* H®’ IH ■■ Sono in corso nel distretto di Ca- lo in crucila fabbrica. Tra i candidali TSDLA r> i _________________________________________________________■■ ; nmM «tei lain«*,.»: tei. r: „„„ ; n„n™ T.,.l„ . . . . Lussi Palmari L'incompleta motivazione di Don Forchesato alla domanda di trasferimento All Comitato Popolare del Comune di Buie è stata presentata una Strana domanda. Don Boritolo Forchesato, parroco di iCastelvenere ha chiesto il visito per recarsi in Italia. Nella motivazione egli è stato costretto a scrivere la verità, anche se in tono moderato: «Perché così vuole il popolo». (,)ucsta è ad ogni modo una frase monca, in quanto mancante della seconda parte, ideila verità rimastegli nella penne : «perchè ho operato contro, esso.» Ed lecco ancora tutto quanto Don Bortolo non ha esposto nella sua motivazione : «14 anni or sono Don Bortolo giunse a CaslteLvenere. Vi giunse per sostituire Don Guido, un fascista più nero dell’alto che .indossava. La curia vescovile e la Federazione dei fasci di Trieste erano state costrette a sostituirlo in quanto di tattica non ne voleva sapere e preferiva chiudere le sue prediche con un «Evviva il Ducei». E quando i suoi superiori constatarono che il suo fare non corrispondeva, (dovettero sostituirle il «troppo aperto» Don Guido con il più icauto ed astuto Don Bortolo. Con questo stesso Don Bortolo che il popolo di Castel ha costretto il giorno 15 novembre a presentare la domanda per recarsi in Italia. E nul-Taltro... E questa volontà della gente di Castel ci fa pensare involontariamente a don iCasiimiiro Manldié, o meglio al modo in cui questo sacerdote era stato eliminato dai fascisti, dopo un paio d’anni di loro dominio. L’avevano atteso per un paio di volte e picchiato ben bene. Poi l avevano arrestato e dosato \di olio di ricino. E gli avevano posto l’ultimatum. Un ultimatum però idiverso da quello dato dai castelani al vicentino don Bortolo. I fascisti .non ‘hanno imposto a don Mandič di recarsi in Jugoslavia, ma, pipi 11 ri an dole e minacciandolo, gli avevano «imposto di rinunciare alla sua nazionalità e al-Tinsegn amento extrascolastico ai bambini nella madrelingua. Don Manldié non poteva rinunciare a tutto ciò. E il suo popolo lo salvò da un altro arresto. Ante Kovačič lo tenne nascosto in casa propria fino a ohe non trovò i mezzi per trasferirsi oltre confine. Dalla Jugoslavia, Don Mandič non scrisse che una lettera isola. Poi giunse un annuncio mortuario. Don Casimiro Mandič era spirato. Gli abitanti di Castelvenere si ricordarono ancora una volta delle bastonate, dell’olio di Ticino, poi delle opere di bene compiute dall’ex parroco. Dopo poco la 'cooperativa di credito e produzione da lui appoggiata venne eliminata, il mulino cooperati visi ino. la cantina e il torchio sequestrati, mentre nella scuola di Lovrenčič, fatta costruire dallo stesso Don Mandič, gli insegnanti italiani svolgevano la loro funzione snazionalizizatrioe. Non avevano nemmeno fatto in tempo >a coimmiicargli che i carabinieri avevano posto le mani e fatto sparire l’oro della chiesa da lui nascosto. * La parte idi verità non scritta nella domanda di don Forchesato consta di varie azioni antipopolari. E una di queste può essere il caso del 1918 quando la difesa popolare è dovuta intervenire peT salvarlo dall’ira del popolo. Era stato invitato ad una riunione di massa, ma il suo atteggiamento era così arrogante che la gente non riusciva più a controllarsi. Alla riunione gli fu esposto tutto quanto aveva parlato contro i partigiani e lVanticristo», sul ritorno dellTtaHa e BullVitalianità» della zona B, sul suo «benintenzionato» amonimento ai contadini al tempo della riforma agraria a non accettare la terra, in quanto il suo animo soffre nel pensare che essi dovranno rispondere ai padroni quando questi ritorneranno dallVesilio». A questa riunione gli è stato chiesto di riferire in merito al danaro da lui raccolto tra 1 fedeli e inviato a Trieste al vescovo Santim. E si vede ehe a questa riunione Tastuto don Fachiesato non riuscì a mascherare la sua apparente calma e lprovocò i presenti. Ma subito dopo ristette. Si ricordò del suo ruolo, dei suoi metodi e cominciò addirittura a elogiare il potere popolare. Evlidentemeute si era spaventato per ile minacce indirizzategli alla riunione: «Non vogliamo tra noi nemici nè fascisti». E quando l’atmosfera sembrò calmarsi, La nota moto grìgia di don Bortolo incominciò a »corazzare per Castel e dintorni. Motivo ne erano le prime e quindi le seconde elezioni. (Dava idiretteve di votare scheda bianca, riuniva i giovani nel «coro» della chiesa, chiamandoli alle prove all’ora in cui era indetta la riunione o qualche spettacolo giovanile, e tentava di raccogliere nuove offerte per la curia di Trieste, e ciò verso firma. DaiU’altare soleva parlare anche di socialismo, ma di quello che ha di venire «tra alcuni secoli», investiva con epiteti di bestia coloro che intendevano sposarsi al comitato e invitava la gente a mettersi in salvo in chiesa perchè si avvicinava la (guerra e il giorno fatale. Su direttiva di Sant,in, non poteva fare a m<‘no di calunniare ad alta voce il p arroco don SveeSč di Momi ano, sospeso a divinis dal vescovo Saufen per aver partecipato alla riunione dei sacerdoti membri dell’associazione Cirillo e Metodio. E lVs,aspirazione del popolo venne al culmine dopo l’8 ottobre, quando dall’altare predicò sul ritorno della zona B alla grande patria italiana. Riemerse allora tutto quanto fino allora aveva fatto e parlato. Allora la gente si ricordò della sua azione per cancellare tutte le scritte in lingua croata nelle chiese e al cimitero, per italiahizzare i cognomi croati nei libri della chiesa e sulle lapidi del cimitero. La genite di Gaeteilvemere ■raccolse oltre 450 firme, ma molti di più erano quelli che si erano recati alla parrocchia per dirglielo verbalmente. Don Bortolo cercò di difendersi asserendo che il vescovo disponeva. Ma i castelani gli risposero : «iNon siamo qui autorità e vescovo. Questo deve dire a San,tin,...» E allora al Comitato popolare fu presentata la domanda di don Bortolo con le 450 firme ed il riconoscimento di don Bortolo : «perchè questa è la volontà del popolo». Sono in corso nel distretto di Ca-podifetria i comizi Idei lavoratoli delle imprese economiche e dei soci del-(lfc cooperative agricolq, nei quali vengono scelti i candidati per le prossime elezioni dell’Assemblea distrettuale dei produttori. I icomiizi (più numerosi si sono svolti natura,Ini,ente a Isola. All’Ampe-lea, dinanzi (ad oltre 350 operai ed operane, ha parlato il compagno Kralj F mi ne-1 Vlek che dopo aver chi,a,rito ile funzioni idei nuovo organo del CPD, ha illustrato à grandi successi ottenuti nel nostro distretto. L’oratore ha rilevato che dal 1948 aid oigigi sono stati investiti per lo sviluppo economico 2 miliardi e 650 milioni di. dinari, ima parte rilevante dei quali è stata impiegata per la modernizzazione ideila nostra industria le per Tapertura di (industrie locali. Ili seguito le maestranze han-no scelto sette candidati, idei quali due operai e cinque operaie ,in proporzione al numero del personale di sesso maschile e femminile iimpietga- IN CINQUE ANNI NEL DISTRETTO DI CAPODISTR1A Oltre due miliardi e mezzo impiegati per l'edificazione (Sai alcune opere, perchè muove o poste sui puniti di maggior traffico, è inutile soffermarci, anche se, in occasione della Festa della Repubblica, è nostro costume dare uno sguardo retrospettivo a tutto ciò che abbialo fatto per trarne incoraggi amento e stimolo per il futuro. Le officine dell’Adria, l’ailbengo «Triglav», la riaperta miniera di Sicciole sono lì, testimoni di un’epoca ch’è stata sopra tutto di progresso. Ma quante cose sfuggono all’occhio (superficiale del passante e dallo stesso inavvertite che rappresentano una formidabile spinta all’economia del distretto e un notevole contributo al benessere della popolazione. Somme enormi sono state spese a tale scopo, e forse i benefici di tali spese non 1; rileviamo -in tutto sebbene ognuno li constati nella vita quotidiana, nello standard di vita, di giorno in giorno in graduale miglioramento. Due miliardi sieàcentocinquantadue milioni è la somma complessiva spesa dal 1948 al 1953 per migliorare e modernizzare i nostri impianti industriali, costruire case, alberghi, strade, (poniti, ecc. eoe. Nella valle di Sicciole, di Vanganello proprio quando l’aratro doveva affondare la propria lama nella terra fertile, i fiumi straripavano formando a primavera laghi di fango e di acqui-trini. Novanta milioni sono stati spesi per regolare i letti della Drago-gna, della Comalunga, del Valderi-go, dèi canali a Ospo e per l’acquisto delle macchine agricole. Oggi à proprietari dii terra in queste valli non guardano più con apprensione 1’avvieinansi della pioggia, mentre a (primavera la fanghiglia è un ricordo e la terra verdeggia promettente dii messi. Anche nei centri agricoli più lontani s’ergono le case del cooperatore, (diventate centro dell’attività e di convegno della popolazione contadina. Sono costate sessanta milioni, e trentun milioni il Potere popolare ha investito per la costruzione di quattordici ease agricole nella zona di Andarono. Altri sessanta milioni sono stati spesi per il rinnovo delle vigne,, per l'acquisto del macchinario occorrente per rimpianto di vigneti modello. I frutti di queste opere li vediamo sui nostri mercati e nel susseguirsi dei rombanti «Taurus» che in estate portano in tutte le parti del paese e all’estero i prodoiti della nostra terra e anche dal nostro mare dalle cui profondità vengono estratti più copiosi grazie e sette nuovi peseherecchi costruiti ed alcuni acquistati, con tutta la loro attrezzatura, per un importo di settantanove milioni di dinari. Chi direbbe che per le nostre strade, per la «ostruzione dei nostri ponti, in ainqne anni sono stati spesi trecentodieci milioni di dinari. Eppure è così. Un chilometro di asfaltatola di ama strada di larghezza normale viene a costare circa quattro milioni di dinari. Trenta milioni ci è costata la ricostruzione dei moli e dela banchina a Pirano. Isola, Capodistria e Piranu e i tre autobus piranesi tredici milioni. Uu passo enorme è stato fatto per il progresso del turismo. La ricostruzione e l’aicquisto di tutta l’attrezza tura alberghiera del «Palace» di PortoTose sono venuti a costare ottantasei milioni di dinari. Più dell’albergo «Triglav» che costato set-lantaeànque. Venti milioni sono stati spesi per il rinnuovo del bagno S. Nicolò. La cantina di S. Cangiano, una’opera della quale tutto il distretto di Capodisitria trae un’enorme benefìcio, è costata centodieci milioni. Ancora un anno e poi, con ogni (probabilità, si realizzerà il sogno di tutte le genti del contado. Avere la luce elettrica in casa. Sono dìffatti ancora pochi villaggi da elettrificare. iPer tutto ciò che si è fatto, e son decine di chilometri di nuove linee MOMIANO, VISTA ALLA LUCE 01 EINSTEIN «Tutto è relativo» è la formular ztione, volgarizzata, della legge proclamata del grande Einstein. Lo abbiamo constatato parlando con alcuni momianesii su quanto negli ultimi tempi si è fatto nella laro cittadina. Son cose che a noi sembrano piccole, quasi insignificanti, ma per la gente dei luogoabituata alla monotonia degli anni, interrotta salo dalle rondini a primavera, dal rinverdir dei campi, dalle messi mature e da qualche nevicata nell’inverno — ciò rappresenta qualcosa di analogo a quello che per i fiumani rappresentava llintroduzione delle filovia o per gli umaghasi la costruzione del rione turistico. Quando per anni non una pietra si è mossa nelle strette calli di Mondano e i muri assumevano la tinta grigo-verde della muffa, vi sembra cosa da poco la costrizione di un panificio, di una latteria, di una sala cinematografica, di un macello, dell’impianlto di una cantina vinicola? No, son cose grandi non solo per i momianesi. Essi, alle chiacchiere nelle lunghe sieste invernali sullle preferenze sentimentali di Gina, sull’ultima baruffa Riminiscenze dei nostri padri è nonni L'EPOCA DELLE JENE Mercoledì scorso è venuto a farci una gradata visita nella nostra redazione Nicolò Viidonis, un simpatico nonmino di Momiano. Dopo aver chiesto (dii parlare con tun nostro redattore su alcune «semplici cose», egli oi ha delineato, iu un paio di miniulti, uno degli aspetti più tipici ideila vita economica nella campagna istriana sotto il passato regime. Su di un quadernetto ben ordinato egli ci ha fatto vedere due liste di nomi : una breve di cinque, l’altra più lunga di diciannove. Era la lista dell« vittime dei sequestri giudiziari in seguito ad estorsioni di stroz-tsräni. Già perpetrato sotto l’impero au-strn-unjrar.ico, questo losco traffico assiunBe proporzioni più vaste, e quel ch’è peggio fu protetto dalla legge fascista. A quali risultati, si giunse lo dimostrano le liste sotltoriportate. Da esse si può constatare come, in quaranta anni, cinque siano state le vittime sotto l’Austria, mentre ben diciannove famiglie sotto liltaLia venivamo gettate sul lastrico. Andando avanti di questo passo, quasi tutte le famiglie benestanti oberati dalle sempre maggiori pretese del fisco, sarebbero cadute nella più completa indigenza, preda di sciacalli protetti e favoriti dalla legge del regime nero. Questi individui operavano dei prestiti con un tasso esoso che arrivava sino al 1.500 % (sembra incre- dibile, ma (corrisponde alla pura verità). A conclusione di questo deprimente quadro, una notizia edificante: durante il periodo del Potere popolare non si è ancora verificato alcuno di questi esempi, e non sono nemmeno destinati a ripetersi, poiché costituiscono nn delitto che uno stato socialista deve perseguire con tutte le sue forze. Nicolo Vidonis ha voluto informarci del come questi loschi individui abbiano ottenuto buona ospitalità a Trieste con tutto il loro gruzzolo, frutto id’iimf amie ! Bastino gli esempi dii Mariano Gottardis ed Enrico Marran. Tutto questo, aggiungiamo noi, non è che un piccolo esempio locale di quanto perpetrato dall’Italia fascista ai danni delle popolazioni istriane. Ecco ora la lista delle famiglie colpite : Dall’anno 1878 all’anno 1918 Brajko Antonio e Giovanni, Baissa-ncise Francesco, Scaramella Antonio, Cavo Gregorio, Piccoli Giorgio. Dall’anno 1919 all’anno 1943 - -Bartolìé Matteo, Sinkovič Antonio, Stopar Pietro, Giiirgiovié Gregorio, Orlando Agostino, Bartoiié Antonio, Marušič Piero, Viidonis Nìkolò, Pe-itretié Bepi, Braico T., Duibac Antonio, Giugovac Matteo, Gerbac Antonio, Giakovinčič Giacomo- AnidTea-Automiio, Zancola Pietro, Piccoli Italo. di comare Feppina o sull’inutile ricerca della lepre fatta da Clemente, potranno aggiungere nuovi argomenti e già ora lo fanno : che il panificio produce 70 kg. di pane, quanto per noi basta, ma potrebbe produrne anche trecento, che il formaggio e il burlo «Istranka», fabbricati alla latteria,, sono buonissimi perchè el Furlan che vi lavora è in gamba perciò è peccato non sia stata costruita una latteria più grande, avrebbe lavoro, dato che ili latte lo portano per la lavorazione anche da Buie e la caldaia di trecento litri non basta e tante altre cose. E quando il cinema comincerà a funzionare, nasceranno le preferenze e le constatazioni. Stevan Granger o Bing Crosby? Rita Hayworth o Lana Russel? Quale film è più bello? e poiché la sala avrà il palcoscenico, le comari potranno versare qualche lacrima sulla sventura del Fornaretto di Venezia o entusiasmarsi sulla prodezza del Cavaliere del Popolo. Il cittadino del nostro paese, che non sia di Momiano, potrà constatare : il ghiaccio è rotto, l’acqua scorre, anche a Marmano! Ed è un’acqua tiepida ohe fa crescere nuovi alberi, nuove piante. Eccoti ora i cacciatori che si son messi di buzzo buono ed hanno .approntato tutto il materiale per la costruzione dell’albergo del cacciatore. Sorgerà in stile montano alla periferia di Momiano. E, non fosse altro, i cacciatori verranno a visitare questa cittadina, oggi un pò abbandonata da tutti, a bere il suo rinomato «Moscato», infiaschet-tato nella nuova cantina, e forse anche a cacciare nei suoi boschetti e campagne. I bravi Vigini e Pali-ska dovranno però stare attenti a costruire ben solida questa casa del cacciatore poiché, con le grossissime spacconate che dentro vi sì racconteranno, potrebbe anche crollare ... L’acqua tiepida ha soiolto il gelo alia cooperativa di tipo generale. Essa è stata l’autrice di quasi tutte le opere prima elencate ed ha acquistato un trattore che lavora da mane a sera. Non riesce però a penetrare presso qualcuno che dovrebbe provvedere a un nuovo mezzo di trasporto, sostituendo gli attuali due autisti, due eroi del lavoro, che continuano a fare miracoli per farli andare avanti. L’acqua tiepida ha sciolto il gelo alla società cultura^ le croata «Dragogna». Vi lavora un gruppo filodrammatico e il complesso di «tambuiitze». Il gelo permane al Circolo italiano di cultura e all’Azienda auto-trasporti di Umago che ancor oggi, a otto anni dalla Liberazione, non si è decisa a costituire una linea tra Buie e Momiano e i paesi a nord della stessa. Ma forse... con un pò d’acqua bollente?! M. B, «letta-ielle, è sitato sipeso un importo di (-(-il t ni! urm i I i on i d i dinari. Scuole ne sono state (costruite dodici, dodici grandi nuove scuole in tutto il distretto e quartieri per 140 milioni di dinari. Mettiamo ora la mano sul nuore e consideriamo quanto ha fatto in trenta anni l’Italia bimillenaria. Tre scuole, la bonifica, qualohe casa operaia a Isola. Ma son trent’anui e assieme a questo c’erano gl’incanì i, 1,’oipipressione nazionale e sociale. U depauperamento delle masse contadine. Qui fra vienit’amili, se si continua di questo passo, cambierà il volto del distretto, tanto più se lo si fa senza problemi di Trieste., lo sferagliarre di armi ai confini, quale è il caso di questi ultimi anni. Il reddito nazionale, ohe nel 1952 era di 1,140.197 e nel 1953 di 1,385.093, continuerà a salire e già nel 1954 esso è previsto per 1,540.097 dinari. Il suo aumento verrà dato particolarmente dall’industria e dalle miniere. Dalla miniera di Siocio-le che finalmente ha cominciato a funzionare ; dalla fabbrica «Ampe-lea» per la cui modernizzazione sono stati spesi 95 milioni. Altri 50 milioni verranno spesi alla «Stili», altri 50 alla fabbrica verricelli e lucchetti, 40 alle Saline e ai cantieri di Pirano. Tessuti e il rbasso prezzi TRIPLICATA LA VENDITA Il calo dei prezzi dei tessili registrato ai primi del mese corrente in ■tutta la Jugoslavia ha provocato un pò una corsa agli acquisti. Anche nelle rivendite della nostra zona si è notata un’eccezionale affluenza di acquirenti. Il personale normal* dei negozi era appena sufficiente a dar corso alle richieste. Di merce invece ce n’era in grandi quantità, e naturalmente ce n’è ancora. Meglio ancora di ogni commento serviranno le cifre, forniteci dalle maggiori aziende commerciali della nostra zona, a darci un’idea esatta deU’infkflemza avuta sul mercato della riduzine dei prezzi. Prima che questa avvenisse, la vendita media giornaliera dei tessili nei negozi del-lVEgida» si aggirava intorno a 396 mila dinari; dopo, è salita alla media di 536 mila al giorno e si sta avviando ora di nuovo alla normalità. L’azienda «Mana», sempre di Gapodistria, mentre nei cinque giorni precedenti il calo dei prezzi aveva incassato un totale di 2,900.000 idinari, nei cinque giorni successivi toccava la quota primato di 4,300.000 dinari, ora in diminuiti one. Gli incassi sono pure in diminuizìone alla «Tngopromet» di Buie. Infatti qui si aggirano attualmente sui 200 mila dinari giornalieri, mentre dai 130 mila normali erano saliti subito dopo la diminuzione dei prezzi a 533 mila dinari. Infine l’azienda «Progresso-» di Isola registrava in seguito al calo prezzi un incasso, in sei giorni, di 3,453.500 dinari contro 1,041.009 di prima, sempre in sei giorni. Come si vedie, la diminuizìone dei prezzi ha condotto nei negozi larghi stuoli di acquirenti. Va segnalato a questo proposito che la stagione è la più propizia alle vendite. Novembre è stato sempre il mese di punta, cercando ognuno di provvedersi di indumenti per l’inverno. Inoltre, la campagna che ha da poco venduto l’uva e il vino si trova ad avere notevoli possibilità di acquisto, e ha influito non poco a portare gli incassi delle aziende commerciali verso quote primato. Tuttavia la causa principale degli eccezionali acquisti dei trascorsi giorni va indubbiamente al calo dei prezzi come tale. II fatto che la «normalizzazione», diciamo così, procede molto a rilento, ne è la riprova. Fra le varie cousidlerazjoni che si possono trarre, la più interessante è questa: la nostra gente ha comprato, si è rifornita, del tutte o in parte, di quanto le occorreva. A questo beneficio diretto ed immediato dei lavoratori, va agginnito quello, non indifferente, goduto dall’industria tessile, «he aveva i magazzini pieni e si muoveva con difficoltà. Il calo del prezzi le ha dato una buona mano. Viene ora annunciato che nei prossimi giorni saranno ridotti i coeffi-centi d’iimporiazäome dei coloniali. In tal modo il caffè scenderà dagli attuali 3150 dinari al kg a 2000; il (Pépe da 4000 a 3000 ; il riso da 340 a 210, eoe. Anche questa è una buona notizia. L’apparato commerciale della nostra zona si merita l’eloigio di tutti i cittadini per aver risolto agreigia-mente a in brevissimo tempo tutte le questioni tecniche legate al ribasso dei prezzi. Direttore LEO FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso lo stabil, tipograf, «JADRAN» Capodistria Pubblicatone autorinata to in quella fabbrica. Tra i candidali figurano i compagni Deìllore 'Italo, Delise Anna, Seherlič Giuseppe e Božič Antonia. Niella casa sindacale di Isola si sono riuniti giovedì pomeriggio 278 lavoratori della EDlLLlT, vale a dire il 90 % delle maestranze, ai quali ha rivolto brevi parole il compagno Julij Beltram. Egli, dopo aver sottolineato i compiti immediati cui dovrà far fronte la nuova Assemblea dei produttori, ha rilevato la necessità di sviluppare il pensiero e la democrazia socialista. Quindi è stata approvata all’unanimità la candidatura idi 4 compagni, tre operai ed un tecnico, due dei quali verranno eletti prossimamente. Durante la discussione »ono state fatte pure alcune proposte e suggerimenti per migliorare ed aumentare la produzione. Un analogo comizio si è svolto pure all’Arrigomi, dove sono stati scelti 6 candidati, tutti operai. Anche i cooperatori del comune di Capodistria dintorni hanno scelto i futuri loro rappresentati al Consiglio dei produttori. Tra i candidati si trova il compagno Buriini Francesco. A Capodistria la scelta dei candidati è stata effettuata nella maggioranza >delle sedi elettorali, così pure a Isola e Pirano. MOSTRA D'ARTE DEL PITTORE F. GODEC Sabato 28 novembre alle ore 11, al ridotto idei Ristori sarà apèrta una mostra "di quadri del noto pittore sloveno Franice Godec. Alla mostra, che rimarrà aperta ogni giorno dalle 9 alle 19 e fino al '6 dicembre incluso, saranno esposti alcuni ritratti ad olio e in tempera che, particolarmente, esprimono il valore e la tecnica (dell’artista. ISOLA Hanno contratto matrimonio: l’agricoltore Božič Ivan, di 42 anni, con la casalinga Biusdon Vittoria, di 43 anni ; l’agricoltore Dodič Roman, di 26 anni, con la operaia Cerin Maria, di 22 anni. Queste le uniche registrazioni all’ufficio di stato civile. All’ospedale di Isola gran daffare con il radio, naturalmente non con ruppareoehio, ma con l’osso del braccio. La quarantenne Simonič Marija, da Buie, cadendo dalle scale, si è fratturala l’osso pili sopra menzionato, della mano sinistra. Analoga frattura ha riportato la trentenne Kocjančič Maria da Dekani, in seguito ad una caduta. Si è invece fratturato il radio della mano destra la sos-ii ri t asetternie Grego Anna, da Padena. Vittima di una brutta caduta, è stato l’operaio Braiko Giuseppe di 33 anni, da Petrovia, che ha riportato la frattura della base cranica e contusioni al torace. La piccola Primožič Iva, da isola, in seguito ad un brutto capitombolo, si è rotta la clavicola sinistra. Chiude la serie degli incidenti la caduta dalla biciclette del quarantenne Vadali Mario, di Pirauo, che ha riportato la commozione cerebrale ed una ferita lacero contusa alla palpebra sinistra. PIRANO Matrimoni: Jurissevič Pietro, marittimo di 28 anni, con Slavec Maria, cuoca, di 25 anni ; Guzzi Egidio, impiegato di 27 anni, con Cise-gna Ernesta, cameriera di 22 anni. Alla coppia felice, tanti auguri e... maschi. Decessi: Djiuirdjeviè Augusto, di 6 anni; Ducer Ivan, di 47 anni e Gi-raldi Ida, di 43 anni. BUIE Sono nati : Poececco Giorgio, di Luciano e Leuardiuzizi Violetta; Sker Oriet/ta, di Milan e Kocjančič Otta-via ; Verginella Giancarlo, di Onile e Travagli! Bruna; Sker Walter, di Silvano e Jakša Maria; Bassanese Edoardo, di Edoardo e Sinkovič Klementina; Stančič Sergio, di Pietro e Camlusio Paimira; Korenika Luciano, di Giovanni e Sferico Maria. Si sono sposati : l’agricoltore Mo-ratto Luigi, di 33 anni, con la ca- salinga Dussi Paimira, di 29 anni; 1 impiegato Kozlovič Ottaviano, di 21 anni, con l’impiegate Bonetti Aloisia, di 18 anni; l’impiegato Trento IN arriso, di 22 anni, con l’operaia Antonia Alma, di 18 anni. VEiRTENEGLIO Un solo decesso, quello deill’agri-eoltore settantenne Burolo Anton. L’agricoltore De Luca Mario di 30 ann; ha coronato il suo sogno, impalmando la casalinga Gviter Maria, dii 32 anni. UMAGO Nascite: Kozlovič Ennio di Bruno e Martinčič Romanita. Decessi : Doz Andrea, di 51 anni. Matrimoni : Doz Antonio, di 21 anni, marittimo, con Juguvac Flavia (li 20 anni, casalinga; Kert Sergio, operaio, di 27 anni, con Jurissevič Alma. operaia, di 16 anni. E ricorso a cure ambulatorie il tecnico Mikac Franjo, di 25 anni, da Uimago, ohe, incautamente messo un ditto fra due botti in movimento ha riportato una ferita lacero contusa al medio della mano sinistra. CAPODISTRIA Una caterva di nascite all’ospedale dii Capodistria. Ed ecco l’elenco : Bernardi Nevio, di Vittorio e Mikus Agica; Vatovec Melja, di Rinaldo e Lazar Otilja; Grizon Annamaria, di Anna; Grizon Eda, dii Biagio e Purer Anna; Babič Ljuba e Mario, di Giuseppe a Rozac Maria; Sandrin Annamaria, di Antonio e Zucca Maria; Gunjac Patrizio, di Nerino e Furiarne Elda; Sosič Doriano, di Giustino e Babič Anna; Nicola Edoardo, di Vainero e Chelleri Elpida; De-grassi Giuliano, di Libero e Chicco Novella; Koradin Mirka, di Miro e Hrvatin Armida; Umer Sonja, di Vittorio e Migliorauza Ada; Rakiò Milan, di Dragoslav e Zugel Karlina; Mónca Roberto, di Tullio e Cu-pin Zora. /'Si sono sposati: il falegname 23-enne Fa vento Giuseppe con l’operaia Delise Novella, di 23 anni; il fabbro -Maramzin Giuseppe, di 24 anni, con la casalinga Basir Antonia, di 27 anni; il contadino Sosič Elio, di 26 anni, con rinferaniera Montarne Silvana, di 19 anni. LETTERE ALLA REDAZIONE Ancora sulla burocrazia In risposta allo esposto idèi dipendenti (della direzione per le entrate ■dii Capoidistria, apparso sulla Nostra Lotta dd. 17 e. m., desidero chiarire quanto segue, allo scolpo dì rendere evidente la VERITÀ’, senza polemiche ironiche tendenti ad alterare l’essenza della polemica in corso. Relativamente al periodo introduttivo dello esposto in argomento si può dire che eisso suona offensivo nei confront,i di un lavoratore perchè fa torto alla sua modesta intelliigen-iza con le espressioni «RARA PERIZIA e FILOSOFIA». In merito a ciò si può ben dire che il monopolio deU’iimtelligeinza dèlia massa non è, per fortuna, cosa di (-(iiiiipetcnza dei dipendenti redattori dello esposto. Il secondo periodo tratita della Lettera del G. C. della L. C. J. ed in esso viene esplicitamente (messo in evidènza che si cerca .di, rendere esecutive le raccomandazioni della lettera (stessa. Con tale riconoscimento si dà ragione al compagno Faust Silvano, poiché esso ha posto la questione proprio in relazione al contenuto della Lettera, della quale, per certuni, molto si paria senza 'attuare le sue raccomandazioni. Per quanto riguarda Tangomento TASSE, sono d’accordo ehe si tratta dii luna cosa delicata, e perciò deve essere trattata con j dovuti modi, onde attenere il risultato soddisfacente nel lavoro e nello stesso tempo accontentare le (parti. Circa l’appartenenza del compagno Faust Silvano ad una organizzazione, c 1’,incarico avuto da essa di ricevere dalla suddetta direzione ischiarimen-c; circa i metodi di calcolo dèlio imposte, ritengo che la testimonianza di circa 80 (ottanta) appartenenti al* l oiiganiizzazione, possa smentire in pieno le illazioni, del tutto arbitrarie, dei dipendenti in questione. A parte quanto sopra precisato, si tratta dii (una questione di princìpio ohe si riassume mell’aittegjgiamento poco urbano ohe, spesso e volentieri. come nel caso mio, viene • assunto nei confronti Ideile parti, Siano esse organizzazioni o privati cittadini. E di ciò esistono prove a bizzeffe. Qui non si tratta dìi polemizzare per cercare nelle parole giustificazioni od altro, ma si chiede da parte (dei pubblici dipendenti la comprensione necessaria per risolvere i problemi che ci si presentano co-filantemente. Riteniamo poco serio che da parte di’, pubblici (dipendenti sì scrivano certe sciocchezze come (quella del difensore per ogni stanza, in quanto tale mancanza di serietà investe la r ponsalbilità di tutta la sezione. L’avere risposto, senza portare nessuna prova atta a 'giustificare l’operato del compagno Žumer Janez, dopo 40 (quaranta) giorni, dimostra la poca serietà con cui il lavoro di tutta la Bezi one viene svolto, poiché tutta la sezione ®i è arrogata l’onere di giustificare il compagno Zumer stesso. iPertanto i fatti restano quelli che erano, e all’opinione pubblica ideila massa il giudizio obiettivo. -Faust Silvano Si può collaborare in questo modo? Dal mese di settembre scorso a questa parte lavorano attivamente a Buie due complessi artistici, cioè il Teatro croato distrettuale e il Piccolo teatro di prosa italiano. In base ai repertori e ai programmi di tournée dei due teatri il numero degli spettacoli è sensibilmente aumentato così da rendere necessaria una coordinazione del lavoro, specie per quanto riguarda le date. Le direzioni dej Teatri, croato ed italiano, in comune accordo con la Cooperativa acquisti e vendite, - che amministra la sala degli spettacoli, decisero di assumersi la coordinazione delle date delle rappresentazioni (dii complessi provenienti da altre lo- calità. Circa due mesi fa, il direttore della Compagnia italiana del Teatro del popolo di Capodistria, Franco De Simone, chiedeva telefonicamente alla Cooperativa acquisti e vendite di Bacie di poter dare «Il Fornaretto di Venezia», informandosi pure sulla data della tournée. Gli venne risposto che ,peT quanto riguardava questo spettacolo doveva rivolgersi per info, ranazioni alla Direzione del Piccolo Teatro di prosa, competente P«1 accordarsi sulla data dell’eseeuzione. Il De Simone, offeso, pronunciava frasi poco simpatiche e interrompeva il colloquio. Anziché seguire il consiglio datogli, si rivolgeva all’Ufficio Informazioni e Stampa della VUJ'NA, lamentandosi che «a Buie c’era qualcuno che non permetteva, al .Teatro di Capodistria di dare spettacoli in quella cittadina». Il campaigno Penman volle verificare le affermazioni del De Simone e si rivolse perciò a Buie. Il compagno Medica, a sua volta, meraviiglato per tale fatto, chiese spiegazioni alla nostra Direzione. Saputo che bisognava coordinare le date per gli spettacoli, come sopra chiarito, trovò giusta la nostra risposta. Sembra però che il De Simone non •ia di questo parere. Infatti il g. 17 corr. egli nuovamente »i rivolgeva alla Cooperativa in parola, sempre per presentare il «Fornaretto di Ve- nezia», senza ottenere però una risposta concreta, in quanto non poteva nemmeno riceverla. La Direzione del Piccolo Teatro di prosa di Buie è costretta a rendere di pubblica radione il fatto perchè non desidera che il collettivo italiano del Teatro di Capodistria e i dirigenti si facciamo una errata opinione sul di lei conto. Noi siamo sempre disposti a collaborare con qualsiasi istituzione rihe può offrirci ottimi spettacoli, fra i quali certamente va annoverato anche il Fornaretto di Venezia, ma non nel modo usato dal De Simone, il quale non ha creduto opportuno di rivolgersi a questa Direzione prima di compiere dei passi presso le autorità e prospettando falsamente le cose. Non è piccola cosa accusare qualcuno di «non permettere la venuta del Teatro di Capoidistria a Buie», Perciò lo consigliamo ali pensare due volte prima di farlo, perchè noi, in caso contrario, saremmo costretti a rivolgerci ad fori competenti. Cosa che ci dispiacerebbe molto. Infine riteniamo che non si possano gettare salde basi per ima collaborazione, usando i metodi di cui si è servito il Direttore della compagnia italiana del Teatro del popolo di Capodistria. La direzione del Piccolo Teatro di prosa italiana di Buie. ABBIAMO SCELTO RADIO Oggi, alle ore 11, la nostra (Radio (trasmette per i suoi piccoli ascoltatori (della IV. classe dementare la radiocronaca di una visita alla fabbrica laterizi di Isola. Seguirà, alle ore 1|2, «(Musica per voi» col suo ricco programma di canzoni e brani musicali (preferiti dai radioscoltatori con lo scambio dei loro radiomessaggi augurali. Alle ore 20 sarà in onda la «Federa» di U. Giordano, eseguita da solisti e coro della Scala di Milano. ranno trasmessi ritmi e canzoni, seguiti, alle 12.15, da «itinerari jugoslavi», molto interessanti per la conoscenza degli usi, dei costumi e delle tradizioni delle (regioni e località dd nostro paese. Alla sera, alle 20 suonerà I’ereheBtra Savina coi suoi cantanti, cui faranno seguito, alle ore 20.30, «Orizzonti», ossia il radioigior-naie. 'Giovedì, alle ore 11, la nostra Radio trasmetterà un concerto operistico, seguito, alile 11.40, dall’angolo dei ragazzi in cui sarà celebrata e ricordata ai piccoli ascoltatori la gioventù eroica dd nostro Paese. Alle ore 20 saranno trasmesse le più belle canzoni richieste dai radioascoltatori con lo scambio alci loro radiomesssag-gi augurali. Seguiranno, alle 20.30, alcune pagine sèdie di un noto seriftore. Venerdì, alle ore 12, saranno in onda ritmi e canzoni; alle ore 13 mori ca leggera e divertente con annunci vari. Alle ore 20 suonerà l’orchestra Wilhelm con i suoi eanltauti. Seguirà, alle 20.30, la rassegna setti-mamale degli avvenimenti e delle lotte nel mondo idei lavoro eon particolare riferimento ai problemi sindacali. Sabato, alle ore 11, i piccoli ascoltatori potranno gustare con la rubrica dd loro teatro «La storia di un giannizzero». Seguiranno, alle ore 11.30, brani di opere ed alle 12 asterischi culturali e scientifici. Alle ore 20 suonerà Pordiieistra di P.iippo Barzizza, cui farà seguito un programma dedicato alla celebrazione ideila vigilia deU’Amnirersario della II. Sessione dell’AVNOJ, Domenica, alle ore 10. sarà trasmessa una mattinata musicale, cui farà seguito, alle 11.30, il programma dedicato alla donna e alla casa colle sue utili nozioni ed i suoi pra- tici consigli per le aeoltatrici della nostra Radio. Alle ore 12 sarà trasmessa «musica per voi» con le canzoni e brani musicali preferiti dai radioascoltatori. Sempre domenica, alle ore 21, sarà trasmesso «Il Lampo» ossia il radioigiomale umoristico che incontra sempre maggiore successo nella cerchia degli ascoltatori della nostra Radio. ASSOLTO DALL’IMPUTAZIONE DI VILIPENDIO DELL’A'PJ Il piranese Stoffe Mario è comparso giorni addietro dinanzi ai giudici dell locale Tribunale per rispondere del reato di vilipendio dell’Armata Popolare Jugoslava. La sua colpevolezza noni è stata provata, perciò è stato assolto. AMORE E FALCIATE! Una causa tragicomica ha giorni addietro destato l’interesse dei piranesi. Si trattava del processo nei confronti di Sa in Gildo e Pregar Maria, imputati; il primo di offese ai (danni della donna, l’altra di minac-nie a mano armata. In udienza la Pregar ha dichiarato che tra sua figlia ed il Sain erano un tempo intercorsi rapport,; intimi, che poi il Sain aveva abbandonato la ragazza per (sposare un’altra donna. Ha affermato inoltre che il Sain un giorno, mentre essa attendeva ai lavori agricoli, la aveva offesa e colpita. Il Sain, a sua volta, ha dichiarato di nulla sapere a tale riguardo, soggiungendo che, viceversa, mentre lui lavorava in campagna, era stato aggre-dito dalla Pregar ohe, brandendo un falcetto, gli aveva menato un colpo. Egli però era riuscito ad afferrare la lama, mentre il manico rimaneva in mano della donna che, sbilanciata, finiva a terra. A convalida del fatto, il Sain ha proposto alcuni testi che hanno confermato la cosa mentre la 'Pregar, con gesti teatrali, seguiti dalla ilarità diel pubblico, proclamava la sua innocenza. In conclusione, il Sain è stato assolto e la Pregar condannata a due mesi, con la condizionale per il periodo di due NASCE LA REPUBBLICA Questo accadde 8 anni fa. Solo otto anni fa, ed è già storia. Il tramonto aveva investito la città. Per le vie passavano colonne di uomini vocianti, diretti verso il palazzo dell’Assemblea. Altoparlanti trasmettevano le parole solenni con cui veniva proclamata la Repubblica. L’ultima frase : «... proclamata a Belgrado, capitale della Repubblica Popolare Federativa di Jugoslavia, il 29 novembre 1945», si perdeva nel frastuono delle cannonate a salve. L’Assemblea Costituente aveva annunciato la nascita della Repubblica. Tre anni dopo la riunione di Bihać questo avveniva; due anni dopo la seduta nella sala della Casa di cultura a Jajce, edificio che due mesi prima dell’awenimento U popolo e i soldati avevano cominciato ad innalzare dalle rovine. La Repubblica è proclamata. Belgrado, città di libertà, festeggia la grande giornata, la prima del genere nella sua lunga storia. Per le piazze il kolo gira vorticoso. Il marciapiede davanti all’Assemblea è carico di popolo che attende dii salutare i propri rappresentanti. Dietro il recinto c’è un selva di bandiere, cartelli. Canti e luminarie si innalzano nella sera. Nei camions li davanti un gruppo di feriti guarda commosso il popolo festante per l’avvenimento che è sorto dal loro sangue. Sui tranvai fermi la gente è arrampicata perfino sul tetto delle vetture. In un carro inghirlandato, contadini vestiti a festa, giovani e vecchi insieme, si alzano sulle punte per vedere meglio. Le scale dell’Assemblea e le statue con i cavalli di bronzo si bagnano della luce dei riflettori Escono i deputati, dopo la grande Impresa. Il popolo li saluta, li accarezza, li chiamo. Molti di loro, per ' via della vivida luce dei riflettori, si fanno schermo con la mano, j La scalinata dell’Assemblea si riempie di uomini che pochi minuti prima, nel nome del popolo, avevano proclamato la Repubblica. Dal tetto dell’edificio della Posta, accanto all’Assemblea, si accende la scritta «Viva la Repubblica!» e diventa una eco luminosa nel tumultuoso gioire di migliaia di belgradesi. Mazzi di razzi variopinti si accendono nel delo, lasciando cadere j stelle filanti sulla gente. La gioia nel cuore, i fiori nelle mani, festa nella città e nei Paese, una data nella storia — tutto questo è oggi davanti agli uomini nei pressi dell’Assemblea. Due anni prima i rappresentanti popolari, eletti nella Lotta, erano attraverso la lotta giunti a Jaice. Affamati ed infreddoliti, col sudore negli occhi e l’amore nei cuori, portavano alla riunione un mandato senza precedenti; lo sforzo del popolo, la sua fiducia in loro e nella vittoria. Sul loro cammino stava la morte in agguato. Alla loro meta aveva inizio il destlao di un nuovo Stato. Separandosi dall’uomo che avevano scelto per loro capo, si imprimevano bene in mente le sue parole: «Arrivederci a Belgrado per la terza seduta». Ed ecco, due anni dopo questi fatti, era proclamata la Repubblica. E riunite le fiaccole rosse di sangue e di vittorie, simbolo di quello che era stato e di quello che ha da venire. NEL CUORE DELL’EUROPA OCCUPATA LA REPUBBLICA Dl UŽICE ALZAVA LA BANDIERA DELLA LIBERTÀ Un’impressione di gelo provammo entrando nello scompartimento da terza classe dal treno che doleva portarci a Titovo Užice. Era freddo e buio, anche se dal vetro appannato ai potevano osservare nuvoloni di vapor acqueo salire nel plumbeo cielo d’aubunno. Eravamo in dieci. Alcuni contadini, due donne con i bambini che piagnucolavano, un ferroviere ed 10 Stavo seduto con le spalle rivolte a due viaggiatori che fumavano in silenzio. Infine il treno partì. E sembrò che tutto si fosse mosso. L’aria incominciò a dmltiepkiirsi, iniziarono le discussioni, i bambini cessarono di piangere e il ferroviere, stringendosi nella sua ormai logora giubba di pelle, s’addormentò. — Sai, Mihajlo, — iniziò uno. — Nel 1941, credo sia stato proprio in questa stagione,f mi trovavo nel Battaglione di Užice. Faceva un freddo cane, senza precedenti. E i cetnici ed i tedeschi si contendevano Užice che tenevano in mano da oltre mesi. — Bicordo una altra battaglia sul Crnokosa, più in su di Kosjerić. I cetnici avevano attaccato con oltre 1.300 uomini e tentato di entrare a Požega a Užice. E noi eravamo circa 700. — Notevoli forse erano state inviate nelle retrovie avversarie e non passò molto tempo che Brado-nja vi penetrò portandovi il panico. E come avrebbe potuto essere diversamente, fratello mio, quando quelli 11 erano dal primo ailYtltimo degli ubriaconi e, come si suol dire, senza un granello di morale... I cetnici se la diedero a gambe e l’ufficiale di Draža, Nežko Nedič, abbandonò Il comando per rintanar- La Repubblica Popolare Federale Jugoslava sorta dalla Rivoluzione apriva l’era del lavoro e delle pacifiche conquiste intese ad assicurare alle masse un'esistenza migliore si in qualche parte. E noi ad inseguirlo su fino a Ravna Gora... Quando ci eravamo appostati e sistemati per prelevare quella specie di tesso di Draža dalla sua tana, ecco giungere l’ordine di ritirarci in direzione di Krupanj—Ljubovlja, IL POPOLO si pronunciò por DELL' ISTRIA la patria socialista Nel sivo passato l’Istria ha avuta molti grandi avvenimenti e dato da ricordare, ma l’aiweiniimenito più grande essa doveva viverlo un giorno del settembre 1943, quando il Comitato di Liberazione popolare annunciò la decisione di unire la regione alla Jugoslavia. Poche sono le decisioni che Tap-presentano Vespressione della volontà popolare come questa. In quei giorni accadde un altro significativo avvenimento. Battuta nel nostro Paese e sugli altri fronti, l’Italia capitolava. Così fiAiiva il governo di occupazione anche formalmente. In pratica, il popolo aveva deciso prima, perche il giorno ella capitolazion» esistevano già 220 comitati di Liberazione. La capitolazione dellTtaliia fascista non trovò impreparato il. movimento di liberazione in Istria. Gli avvenimenti non sorpresero i capi del mo- vimento 0 niente in questa region* avveniva senza essere controllato. L’attività, fino allora illegale, del movimento di liberazione divenne pubblica. Già il secondo giorno dopo la capitolazione italiana, il comitato di Liberazione di Sveta Nedjelja e di Vimjež riuniva il popolo in una grande manifestazione e si prendevano a risolvere diversi problemi, anzitutto quello degli aiuti per la continuazione della Lotta. Il 13 settembre il Comitato di Li- berazione per risitela prendeva la seguente storica decisione: «LTstria si riunisce alla madrepatria e si proclamava inscindibile dai fratelli Crac, ati». Questa decisione veniva solennemente salutata in tutto il Paese. L’Unione regionale anifascista di Liberazione popolare della Croazia confermava alcuni giorni dopo la decisione e proclamava ufficialmente l’unione dell’Istzàa, di Fiume e di Zara alla (Croazia. Il 25 settembre si riunivano a Pisino i rappresen- 11 centenario della morte del poeta della giovinezza Quest’anno la Jugoslavia celebra il centenario della morte di uno dei suoi più grandi poeti : .Branko Radičevič, serbo, nato a Slavonski Brod il 15 marzo 1824, morto a Vienna il 18 settembre 1853, è patrimonio di •tutti i popoli jugoslavi perchè ad essi appartiene la sua opera letteraria. Branko Radičevič fu un poeta del romanticismo, e viene chiamato il poeta della giovinezza: egli creò con la forza e il sentimento della sua giovinezza, cantò come sanno cantare i giovani. La tubercolosi spezzò la sua vita, nel bianco letto di un ospedale viennese, quando non aveva ancor toccato i trent’anni Ed è rimasto vivo e giovane, immortalato dalla sua poesia. Con le sue poesie Radičevič spalleggiò vigorosamente Vulk Karadžić nella grande lotta contro la chiesa e la reazione, perché la lingua popolare assurgesse a lingua letteraria. L’anno 1847, quando appaiono le poesie di Branko Radičevič, rappresenta una grande data della lotta antiosouranU-sta, la data della vittoria. Radičevič, in quella data, pone la prima fondamenta della nostra poesia, dando un colpo mortale a quella allora in ■vigore, rachitica, falsa, adattata a schemi e forme importate come merce da fiera. Salile sue rovine sboccia la poesia di Branko che canta con la lingua del popolo, semplice, calda, sincera, e canta della vita reale, della bella Karlovac, dello Savan ® degli anni studenteschi, dei verdi vigneti e dei raccolti, dei ragazzi e delle fanciulle ardenti d’amore, di Karadžič e della sua lotta, del verde Straiilov e del passato del po-polo. Branko Radičevič fu il portatore di una vera rivoluzione aultu-rale. Una suggestiva veduta del Canal di Leme Fuori sacco Fartigiani istriani » un radono Lettera d’accompepnto In breve, cosi come mi è stato raccontato, trascrivo questo episodio della Lotta Popolare di Liberazione. Nell’agosto dei 1943 un gruppo del distaccamento partigiano dalla Dalmazia settentrionale attaccò, presso Skradina, una colonna motorizzata deül^esercito italiano di occupazione. La colonna si dirigeva da Sebenico verso Zara, In questa azione i partigiani inflissero sensibili perdite al nemico e riuscirono a catturare cinque soldati fra cui due erano feriti. Pur avendone il desiderio, i partigiani non erano nella possibilità — date le critiche condizioni di equipaggiamento — di porgere il necessario soccorso sanitario ai feriti. Pertanto fu deciso — e così fu eseguito — di sistemare i feriti sul dorso di un mulo, che gli altri soldati fatti prigionieri guidarono alla volta volta della più vicina guarnigione italiana, sita nel villaggio di Za-ton. Rimandando i prigionieri ed i feriti insieme al mulo, 1 partigiani acclusero un messaggio in cui, fra l’altro era scritto: «Poiché non siamo in grado di porgere aiuto ai vostri soldati feriti, ve li inviamo perchè li curiate. Da voi non chiediamo altro che di restituirci in buona salute il nostro mulo e di non fare gli eroi sulla sua pelle. I 200 anni di una banda Anniversari come quello celebrato dalla popolazione del villaggio sloveno di confine, Prtvacina, sono molto rari. 11 villaggio, che conta alcune centinaia di abitanti, è sito sulla riva destra dei fiume Vipac-co. Qui si è celebrato recentemente, con gran festa, il duecentesimo anniversario della fondazione della banda musicale locale. La prima banda musicale di Privacina, sorta nel 1753, oontava tre strumenti: u-na gusla, un darinetta ed un trombone. Nel primo centenario della fondazione, nello estate del 1853, la banda di Privacina aprì la prima scuola di musica. Alla vigilia della prima guerra mondiale nel villaggio esistevano già tre fanfare. Finita la guerra, con l’occupazione italiana, anche la scuola musicale e la fanfara vennero eliminate. Ma, no- nostante tutto, continuarono ad e-sistere delle orchestrine che, in occasione di balli ed altre feste, mantenevano vive le tradizioni, i costumi e le canzoni popolari slovene. La maggioranza dei membri della banda musicale di Privacina ha preso parte alla Lotta popolare di liberazione. Oggi la banda è di nuovo presente a tutte le manifesta-morti ed ai festivals della Camia Slovena. G. S. taniti di tutto il popolo idellTstria. Qui veniva formato il Comitato regionale di Libera/!mio popolare: il primo Pari amento istriano, nel quale gli irredentisti italiani non avevano più l’art'ifwnale maggioranza di alcuni decenni prima. Ma lTstria non era ancora del tutto liberata. A Fiume e a Pola si erano fortificate le guamiigioni tedesche appoggiate dai fascisti. La forza armata del popolo doveva farsi ancora più forte, e si fece. Il C.C. del Partito (Comunista Croato e il Comando SnpTcìmo della Croazia inviarono in Istria un certo numero dei migliori dirigenti politici e militari per eollaborare alla formazione delle unità di combattimento istriane e con le organizzazioni del Partito e di massa. Il 22 settembre si formava a Pisano il Comando operativo per l’Istria e poco dopo nascevano la brigata «Vladimir Gort an» e la II brigata istriana, nonché altri due reparti. Già ai primi giorni della sommossa generale i partigiani si trovarono in d,Li-fa lotta contro l’occupatore, lotita niella (pialle si distinsero particolarmente i partirla«-; dii Roviigm-o, croati e italiani. La I brigata si batteva duramente nei pressi dii Pola; la II occupò Capodistria, Umago, Isola, spingendosi oltre fino a Trieste. Nel settembre furono pure liberate le isole del. Quamero : Ghenso e Lussino. Il potere divenne del popolo, e lTstria dnseparabile lembo della patria socialista. Questa era una delle maggiori vittorie della nostra Rivoluzione, uno dei più grandi avvenimenti della nostra nuova storia. Il compagno Tito il 29 novembre 1943, nella seconda seduta dell’AV-NOJ a Jalce dichiarò : «Uno dei maggiori successi della Rivoluzione popolare, che ha un grande significato storico, è la liberazione del-l’Istria e del Litorale sloveno dopo la capitolazione italiana. Ventisette anni di terrore fascista non riuscirono a cancellare la nazionalità dei nostri fratelli croati e sloveni e a soffocare le Ioto aspirazioni d’xmità con gli altri popoli jugoslavi». Banja Basta, dove stava combattendo eroicamente la unità di Zlati-bor, quasi completamente distrutta. E nemico aveva attaccato con violenza e minacciava di entrare a Užice. — E allora si ebbero combattimenti sul Glumač, nei pressi di Visibaba,- sul Trašnjiica, sul Kadia-njač e su ogni palmo della nostra amata terra. Dopo alcuni giorni, le orde fasciste calpestavano ancora una volta le vie del capoluogo della nostra prima repubblica proletaria, ancora una volta per quelle vie crepitarono le mitraglie per spegnere vite di patrioti, preannunci andò la sanguinosa avanzata tedesca secondo il vecchio metodo che conosci anche tu. Cento contro uno. Seguì un breve silenzio, durante il quale i due uomini si offrirono a vicenda la sigaretta. Il treno si fermò a Lajkovac e molti nuovi viaggiatori entrarono nel vagone. Tutti si spinsero per trovare un posto a sedere, mentre i più sfortunati si rassegnarono a sedere su casse di legno. Si strinsero anche i due alle mie spalle, per far posto ai nuovi arrivati. Quando il treno si rimise in moto, Mihajlo chiese a Radojica: — Dimmi un pò, nella repubblica di Užice del 1941 i nastri vi rimasero per due mesi? E’ vero che regnava la pim completa libertà, che ti potere popolare, il comitato ...? — Per due mesi e più — rispose Radojica, — ai comando dì una terra libera. Mosca andava allora dicendo apertamente : I partigiani hanno liberato Užice, e. neanche Londra taceva. Qui c’era 11 Comando Supremo, il Maresciallo e il Comitato Centrale del Partito e della Gioventù comunista, inoltre c’era il comando supremo dei reparti partigiani della Serbia, U suo comitato centrale di liberazione popolare. Tutti eravamo uniti e la mia Užice divenne un vero centro ... Si viveva, lavorava e si moriva per la comunità. E quando g.unse il giorno della, celebrazione della Rivoluzione d’ottobre fummo gli unici a festeggiarlo in tutta l’Europa occupata. Avevamo anche un nostro comitato. Mi ricordo quando l’abbiamo formato. Mi sembra sia stato ieri. Nell’edificio della Narodna Banka erano giunte circa 70 persone abbastanza note. 11 comandante di reparto Dušan Jerkovič sedette e con voce pacata disse : «Compagni, butta la Serbia arde del fuoco insurrezionale. Con le nostre forze e con la nostra lotta noi indeboliremo le forze nemiche e accelereremo la vittoria...» — Cose da farti venire i brividi. Parlava dell’aiuto da dare al fronta e della mobilitazione delle fonie, della formazione dei comitati. Certi cosiddetti democratici incominciarono ad agitarsi e a chiedere per- chè si parlava di comitati e non dì comune, perchè «popolare» e non soltanto «di Užice» e chi più ne ha più ne metta... Ma tuttavia noi lo formammo questo comitato. E senza padroni. Rimboccammo le maniche operai, artigiani,alcuni studenti e persino una dònna, e dovevi vedere come si filava... Problemi e difficoltà ne avevi a bizzeffe. E allora sorse il motto: «Tutto"per il fronte — tutto per la vittoria!» Non sa» pevi cosa fare di tutto quel popolo. E al sabato contadini e contadine dei distretto di Užice giunsero al comitato. Qualcuno portò calze, un altro dei guanti, altri ancora vestiario e viveri! — E ciò non (accadeva soltanto nel capoluogo della nastra repuooiica. Ovunque il popolo rispirava liberamente, senza temere il terrore četnico o le forche tedesche, ovunque si collaborava con l’esercito popolare ! E altre cose ancora si facevano. Se un contadino veniva fatto prigioniero, il Comitato provvedeva ad aiutare la sua famiglia. La sua terra veniva coltivata e quando c’erano le possibilità, si distribuiva zucchero e sale. Ognimo riceveva qualche cosa. Non era molto, ma i cuori erano lieti perchè si sapeva che quello te lo dava un tuo fratello, un tuo amico, un compagno ... — Questa etra insomma una vera repubblica, una terra libera, un popolo Ubero. Come succede a Belgrado, gli automezzi circolavano, la gente andava qua e là, i negozi e-rano aperti, i laboraitosi in funziona, ognuno aveva i propri affari da sbrigare... Si fabbricavano allora 40 paia di scarpe ai giorno, 180 bluse, pantaloni e berretti. Si lavorava con lena e più tardi gli o-perai svolgevano il loro dovere militare. Si sentiva il ruomre dei telai nella filanda diretta da Cveta Dabič, si lavorava nelle officine, nella fabbrica pelli... — E così a poco a poco la vite assunse un ritmo normale. Entrarono in funzione l’ospedale, la ferrovia, le poste, la tipografia che stampava 11 giornale «Vijesti», vari o-puscoU, bollettini e libri... Si iniziò una vita cittadina vera e propria. Col teatro, musiche, concerti, recite, e comizi. Per due mesi Užice fu città libera, centro della nostra lotta e spina nell’occhio per tedeschi e cetnici. Poi , come sai, essi riuscirono ad impadronirsene provvisoriamente; si ebbero uccisioni da butte le parti, forche a destra e a sinistra. Cetnici ubriachi fradici e tedeschi, brindavano giurandosi reciproca fedeltà. Canto dei partigiani morti Là nel paese nostro U nostro grano matura: là messe e canti di fanciulle a sera, mesti • dolci ci attendono. E noi aiàm caduti, compagno. Caduto è U grano giovane, cadute ancor verde a primavera; tristezze velate, eoi murmurc della pioggia, sui canti morti volano. Le mani son morte, e i fucili. E noi, morti compagni formiamo un nuovo stuolo. Eran dieci... eran dieci... Dieei contr’uno in quella notte gelida: e noi stanchi, affamati, bagnati. Dieci belve su ognuno. Uno contro dieoi. Uno solo centre dieci avversari. E’ possibile? Certo: noi siamo proletari ! Quando da casa partimmo, ei ae-compagnaron lamenti, e i monti natii mormorarono: «Ritorneranno i partenti?» Le vecchie madri ci attendono lungo la ria del villaggi»: stillata le notti insonni. Verrà uu nostro messaggio! La giovmeaza nuova e nuovi giorni verranno, e gli interrotti cauti nostri continueranno : 4 canti dal fuoco nati. Oh ! questi canti da noi cominciati ! Con essi noi parliamo da lontano, in essi riconoscono la sorella il fratello, la fanciulla lo sposo, la triste madre il suo figlio amoroso. Verrà il dì della gloria, e nostra sarà la vittoria, spariranno le belve cruenti. E eoi soldati della libertà marceranno, risorti, i proletari morti. Branke Copiò / ricordi di loft a di Ivan T^ihar Sorpassammo con l’autocarro le guardie ustascio al ponte sulla Sava e poi i «bunkeri> italiani sulla strada Zagabria—Karlovac. Dinanzi alla borgata di Jastrdborsko, girammo sulla rotabile campagnola verso Akič fermandoci nel villaggio . Purgaria. Qui ci lasciò Vautocasrro e noi, senza alcuna scorta armata, ci avviammo verso lo Žumberak sino al primo reparto partigiano. Da qui attraverso il Kordun giungemmo in settembre a Dresnica, al Comando Supremo dei reparti partigiani della Croazia, dove trovammo il segretario del Comitato Centralo della Croazia, Vlado Popovič, il commissario Vladimir Rakarič e il comandante Rukavina Da qui già il giorno seguente dovemmo ripiegare nuovamente sul Kordun a seguito di movimenti delle truppe d’octoupazione. Dopo alcuni giorni ci siamo mossi nuovamente attraverso la Kopola, ì laghi di Plitvice, Titova Korenica nella Bosanska Krajina nonostante fosse in vista Voffensiva italiana, poiché dovevamo incontrare al più presto Tito. Pernottammo a Bosanski Petrovac, dove mi trovai con i miei vecchi amici Mola Pijade, Simo Miloševič m Boro Prodanovič. Da Bosanski Petrovac, attraverso Glamoč, giungemmo lo stesso giorno a Miniite, dove si trovava il compagno Tito con il Comando Supremo. Vi giungemmo verso le otto di sera. Il battaglione di scorta si esibiva quella sera Con una rappresentazione filodrammatica. Salutai Tito e gli altri presenti, tra i quali Djilas, Me-sleša, Dedier, Čovič, il prete Zeèeviè e poi, sedendomi accanto a Tito, ascoltai trattenendo il respiro tante questioni che per me erano un’assoluta novità, specie quelle riguardanti la forza ed i successi deWEsepcilo popolare di Liberazione. t.E’ chiaro pome il sole che la vittoria definitiva sarà dalla nostra parte» disse Tito con una tale convinzione e con un tale entusiasmo che le sue decise parole mi rimasero profomlamenle impresse e da allora, anche se più tardi passai momenti difficilissimi, non cessai di credere nella nostra vittoria e nella forza e unità dei nostri popoli, che il compagno Tito sottolineava in ogni occasione. Il giorno dopo andammo con il compagno Tito a Jajce liberata dove mi si fece incontrare col mio figlio minore Juriča. Lungo la strada per Jajce comunicai a Tito i risultati del mio*latvoro svolto secondo i consigli che m’aveva dato nell’agosto 1941 prima di lasciare Belgrado e che consistevano nello stabilire il contatto con tutti i dirigenti dei partiti prebellici, cercando di attirarli alla collaborazione con il movimento di Liberazione. Quando gli ricordai le dichiarazioni di Dragoljub Jovanovič secondo le quali egli si sarebbe mantenuto neutrale, conservandosi per gli eventi postbellici, mi disse: «Sapevo quando ero ancora a Belgrado, che Dragoljub non verrà Con noi». Da Jajce il compagno Tito ritornò a MUnište lo stesso giorno lasciandomi sul luogo affinchè potessi recarmi con Juriča sino alla sua quarta brigata montenegrino. Però i tedeschi s’avvicinavano a Jajce e cosi assieme al figlio, Lola, Rankoviè, Nati e Miloševič dovetti ritornare a Mlinište dove rimanemmo alcuni giorni. Ebbi cosi occasione di apprendere dal compagno Tito alcuni particolari sull’organizzazione del nostro potere popolare. Seppi fra l’altro che nelle regioni della Bosanska Krajina, Lika, Kordun, Banja e Dalmazia avevamo già vasti territori li- berati collegati tra di loro con olirà trenta distretti e che il nostro governo su questo territorio era in pieno ritmo di consolidamento. M’accennò che tra breve il Comando Supremo non avrebbe rappresentato più la direzione politica accanto a quella militare e che, con lo sviluppo degli avvenimenti politici e militari, si avrebbe dovuto creare anche un’organizzazione politica unitaria quale potere popolare per tutta la Jugoslavia, contro l'antipopolare governo tn esilio a Londra e il suo esponente nel paese, ministro della guerra • della marina Draža Mihajlovié. «E’ necessario — continuò il compagno Tito — alzare quanto prima la nostra voce dal territorio liberato rendendo edotta l’opinione pubblica e in primo luogo i nostri alleati sulla linea della Lotta popolare di Liberazione e della rispettiva politica popolare diretta contro il regime e I apparato della vecchia Jugoslavia, °ggi servizio delToccupatore e dei suoi quisling. Potremo farlo con maggior facilità costituendo d’accordo con il Comando Supremo un organo politico rappresentativo che diventerà il centro di tutte le forze patriotische jugoslave, con funzioni statali direttive, che dovrà organizzare azioni politiche tra tutti gli strati del popolo all-o scopo di raccogliere e raggruppare tutte le forze democratiche popolari». Il compagno Tito personalmente alcune volte al giorno osservava i movimenti dei ricognitori nemici. In tempo dette Lordine di trasferimento del Comando Supremo. Venimmo a Petrovac dove rimanemmo sino alla fine del novembre 1942. Qui, su direftiva del compagno Tito, preparammo tutto quanto era necessario per Forganizzazione e la convoca- zione del Consiglio Antifascista di Liberazione popolare della Jugoslavija (AVNOJ) del quale dovevano far parta i rappresentanti dei nostri popoli indipendentemente dalla loro appartenenza religosa, nazionale e politica. Perciò i rappresentanti e gli aderenti a tutti i partiti politici, ai vari gruppi che esistevano sino al crollo della vecchia Jugoslavia e che non si erano resi colpevoli contro i nostri interessi nazionali fonda-mentali durante Foccupazione, coma pure nel periodo dei regimi antipopolari della vecchia Jugoslavia. Il compagno Tito espose la sua proposta per la formazione e la composi- zinne del Consiglio, affinchè questo potesse al più presto, d’accordo col Comando Supremo, assumersi i compiti Telativi a tutti i problemi della vita nazionale e sociale — di carattere amministrativo economico, so-fiale, finanziario, sanitario, propagandistico, culturale e religioso, • quelli relativi all’organiszazione del-l’aiuto all’esercito e ai reparti partigiani. «Desideravo — dichiarò il compagno Tito — che formassimo sin d’allora una nostra rappresentanza con un comitato nazionale, ossia in realtà con un potere popolare il quale, come espressione delle aspirazioni del popolo e della sovranità popolare, potesse più facilmente contrapporsi all’estero, specialmente presso i nostri alleati, al governo in esilio a Londra. IVAN RIBAR Una sala fabbrica utensili «Ribar» LA TORINO DEL PIEMONTE JUGOSLAVO —_____ »---------— « *»-------" ----- Belgrado è la citta jugoslava di piu ampio respiro, dove l'aria e gli uomini sono più liberi e vasti A. G. Matoš, l’im&igine defunto gcri.t-itore croato, con una lucidità incisiva delimeò la caratteristica sostamzia-he di Belgrado a lui cara, chiamandola la città jugoslava di più ampio respiro, dove l’aria e ,gli uomini sono liberi, vasti. A confronto eoe Zagabria, Matoš iha faitto delle antitesi anche oggi interessanti. «Zagabria è la burocrazia, Belgrado è tutto memo che burocrazìa ... Qui (Zagabria) e l'Oceidente, con tutta riara-etiratazaa politica dell’Oriente, là è rOricnte con tutto il mulinare democratico delUOcciden-te___Belgrado è un enorme villag- gio, capitale importante nella politica internazionale e Zagabria è una vecchia città senza meriti nella polica monarchica, con un valore europeo inferiore a Cetinje ; Belgrado ha più libertà, meno poesia di Zagabria». Così scriverà Matoš nel 1910, quando la «Torino del Piemonte jugoslavo» era ricoperta con la «kaldrma» cioè con pietre a semisfera di «cavolo» ; Veva ima sola via asfaltata nella quale i Karadjordjevič regolavano i coniti con gli avversari Obrano: vie e quando (tutto contava appena settanta mila teste. Però quelle caratteristiche di libertà elencate dall’ultra croato Matoš erano e sono rimaste il clima dominante della città sui due fiumi, perciò è del tutto logico che la strada del. nostro massimo organo statale sulla linea Bihać—Jajice si sia conclusa proprio a Belgrado. Non idiremo alcuna novità proclamando che Belgrado, oltre i bastioni Idei (Kalemiagdan, non ha alcun edificio storicamente importante. Però non solo in questo, ma anche in altro si rivela l’assoluta mancanza di Ogni tradizione. Belgrado è una città del tutto nuova. Questo nuovo, accanito alle tradizioni di libertà (pagate nell’ultima (guerra con la deva- stazione di un terzo ideile sue costruzioni e con 'il corrispondente numero di vite umane) è (un’altra caratteristica sostanziale idi Belgrado. E’ interessante la crescita di questa turbolenta città che cento anni fa aveva appena 14.000 abitanti. Nel 1900 sono staiti censiti 70.000 belgradesi, nel 1921 ■— 135.000, un decennio più tardi 272.000 e .nel 1940 — 320.000. Nel quarantacinque contava 300.000 abitanti, un anno più tardi 340.000 e poi in ordine : 374.000, 410.000, 440.000 sino agli attuali 470 mila. Dopo la liberazione, la metropoli jugoslava aumentava ogni, anno di 40.000 abitanti, dunque idi un'intera piccola città. Questa enorme marea umana è un fenomeno eccezionale, osservato anche attraverso un prisma internazionale. La nostra capitale è diventata il vero rappresentante di tutto il paese. Non isolo per gli uffici ed enti statali, ima anche per la nazionalità dei propri cittadini. Non ci vuole uh acuirne speciale per concludere che si tratta di una innova possibilità per ima maggiore armonia ed accordo delle genti. Da ogni parte, dalla Gev-gelja a Maribor, scorre questo fiume umano nella (città. Lo si rileva al (primo colpo d’occhio per le vie cittadine. 'Sia per tDaspetto, che per le lingue e 1 dialetti. Consulteremo la statistica che — pur essendo del 1948 —, c.i da con urna -certa esattezza il rapporto tra le nazionalità: serbi 298.009, croati 24.0Ò0, sloveni 9.500, montenegrini 7.6000, macèdoni 5.200. Sono rappresentate inoltre tutte le minoranzi' nazionali. Ci fu, icome abbiamo visto, un’altro aumento della popolazione cittadina: «dopo la prima guerra mondiale quando la possibilità di (Speculare e la vicinanza degli organismi «entrali -attrassero :i nuovi venuti. Venne così « formarsi la capitale dal duplice aspetto di città capitalista : ricchezza accumulata iu una notte co-n lo sfruttamento, accanito alla più cruda miseria. 'Ora 1-e ragioni deU’urba-nesimo dii allora non esistono più. La ragione principale di oggi è il lavoro. In questo modo la composizione di Belgrado si è unificata. La città degli operai ed impiegati. Circa la sua composizione, si sente talvolta -ili confronto : Washington. Significherebbe — città impiegatizia. Ciò -non e esatto. A prima vista Zagabria ha più ciminiere. Ma il censimento iper Belgrado proclama: 158.675 impiegati. operai 125.858, poi 18.395 artigiani 4.299 'agricoltori, 10.344 commercianti, 19.998 pensionati. Gli impiegati sono in maggioranza ma — e ciò è importante — gli operai sono in aumento. L’ultimo censimento del 1931 indica 79.460 occupati ne IF industri a e nell’artigiana-to. E’ logico ohe la città con la popolazione più numerosa, che oltre tutto è sedie di due governi, abbia anche un ritmo di vita molto accelerato. Per l’andirivieni, per la sua frenetica circolazione quotidiana, Belgrado ha eo-anselguito evidentemente ciò che si chiama il ritmo di una metropoli, diventando la città dells città fra i nostri capoluoghi ((sembra «he i nostri più grandi abitati fossero città nel senso europeo di questa parola solo per la lunghezza della periferia, non raggiungendo in altro la grandezza delle altre metropoli). Ogni giorno sui due mila ettari della superficie belgradesi i filobus, i tramvai e gli autobus caricano e scaricano 450.000 viaggiatori ; in media ogni (giorno a Belgrado arrivano 4.000 ospiti nazionali e 50 stranieri. Ogni mattina 26.000 cartelle scolastiche entrano nelle aule e 14.000 -frequentatori di ginnasi, facoltà e scuole artistiche »’affrettano alle lezioni. Ogni sera 800 persone, in media, assistono ajgli spettacoli nei quattro teatri belgradesi, mentre 23 mila riempiono i cinematografi. Ma non è importante questo aspetto esteriore del movimento (belgradese. In un fondo pagina lo scrittore Elio Fin-zi afferma che la città è «ispirata di vita ». E questo è un elogio alla vitalità di questa laboriosa cd energica città che, dopo tutte 1« bufere, è risorta più forte e più solida effiie mai. Kranj, centro industrielle della Sio venia V IMPONENTE SVILUPPO INDUSTRIALE DELLA SLOVENIA L’energia delirila a olire un miliardo di KWB L’ardore rivoluzionario che nella Loda di liberazione aveva avvinto i nostri popoli si perpetua oggi nella grande e nobile opera dell* edificazione socialista m Il “Ti ■ Il reparto elettrolitico nella fabbrica alluminio kB. Kidrič» Terra generosa di bellezze e ricchezze, che la natura Im voluto elar-grile con profusione. Terra forte e ospitale, la Slovenia, si avvia a rapidi passi sulla via del progresso e del benessere, grazie al lavoro instancabile delle sue genti caparbiamente operose, impegnate con slan. ciò rivoluzionario alla trasformazione socialista del paese; diremo meglio con eroismo, poiché le distruzioni della guerra avevano quasi distrutto il potenziale economico preesistente. L’ardore rivoluzionario, che nella lotta di liberazione aveva avvinto i nostri popoli, portando alla vittoria la rivoluzione socialista, si prepelua oggi nella grande e nobile opera dell’edificazione socialista, nelle ininterrale e grandi vittorie del lavoro. Ad avallare l’imponenza di ciò che il popolo sloveno ha creato in questi pochi anni del dopoguerra basteranno alcune cifre; cifre che, pur nella loro nudità, possono darci l’impres-sione reale di quanto è stato fatto. L’industrializzazione del paese, senza la quale vano e illusorio sarebbe stato il pensare allo sviluppo socialista dell’economia, procede a ritmo veloce; ed è con orgoglio che, oggi, gli Sloveni tutti guardano alle opere compiute. V ELETTRIFICAZIONE La produzione dell’energia elettrica 'che, in Slovenia, per la ricchezza dello acque, possiede le più larghe possibilità di sviluppo, ha raggiunto già alla fine dello scorso anno 1.046 milioni di kwh, nei confronti dei 350 milioni; vale a dire il triplo dell’anteguerra. La produzione attuale in rapporto al numero degli abitanti è di 1000 kwh: 1. Ciò significa che la piccola Repubblica slovena ha raggiunto un grado di sviluppo pari a quello dei paesi industrialmente più progrediti. Ma ciò non è tutto. Quando il piano di elettrificazione sarà completato, la produzione di energia elettrica nella Slovenia raggiungerà infatti 1.880 milioni di kwh; un quintuplo nei confronti dell’anteguerra. Per comprendere meglio l'imponente sviluppo della rete elettroenergetica in Slovenia ricorreremo ad altri dati ancora: 648 km di nuove linee alla tensione di 50.000 volts; più 1.702 km di linee alla tensione di 2000—15.000 v.; 3.990 km di linee Dal velo ai calzoncini corti - Piscine milleottocento metri di altezza e campi di gioco a ED OGGI Forse per aver appreso sulla Macedonia e sul suo antico condottiero Alesisandro, sui banchi scolastici, questa più lontana repubblica jugoslava non mi era circondata di quell’alone di mistero e di sconosciuto che aleggia nei nostri discorsi, quando si parla della Bosnia e di qualche altra regione a noi geograficamente remota. Non m’imma-ginarvo certamente di trovare traccia delle antiche glorie. Sapevo che secoli e secoli di oppressione (Straniera e di lotte avevano cancellato le traode delle antichità e della antica cultura, mai però lo spirito e l’anelito alla libertà di questo piccolo popolo. Giunsi la prima volta a Skoplje, la capitale, nel 1949, attraverso l’.mmensa piena del Kosovo, sulla quale, nello sparito e nei discorsi dei viaggiatori, vagavano le ombre dello eroe feudale Kraljević Marko e degli Obrenović che su questa pianura, ora chiazzata da qualche pingue mandria di buffali e punteggiata dalle ombre scure dei contadini, ripeterono l’epopea di Leonida e degli spartani, cadendo sino all’ultiiftio nella lotta contro le orde turche di Muhamed bey. Attaccato al finestrino, osservavo nelle pccole sìtazioncine le variopinte masse di contadini che, con i rossi e voluminosi turbanti in testa o con la bianca papalina da cardinale. sembravano gente spuntata da un mondo arcaico, -lontano, in stridente contrasto con lo sbuffare della locomotiva, con la linea moderna delle stazioni, con qualche raro passeggero vestito aill’europea. limi-stero dell’Oriente cominciava ad affermarsi. Skoplje, nel centro, è uno sbuffo di modernità per sfociare a-lla periferia, nelle casupole turche, che paionp funghi, in piedi ohi sa per quale strana legge dell’equilibrio, tra le quali anche il passo felpato delle donne coperte di velo sembra immoto ed irreale. Non u>n,a voce di bimbo, non grido in queste vie, solo il rintocco del martello di qualche artigiano che rende il silenzio più cupo, anziché romperlo. E’ difficile comprendere come in quattro anni possa compiersi una simile metamorfosi. Da dove sono spuntati ora tutti quei chiassosi bimbi nelle viuzze del quartiere turco, quattro anni fa pieno di silenzio? Le donne liberate dal secolare velo hanno spalancato le finestre e le porte e, se non fosse per le forme architettoniche delle case e per la lingua incomprensibile, ci sembrerebbe di assistere alle aeree chiacchiere delle comari sulle finestre, in una qualsiasi calle capo-distriana. La scomparsa del velo dal viso delle donne mussulmane ha dato un nuovo soffio di vita alla Macedonia, un sodio esteriore, ma che ha avuto cause ben più profonde e che si chiamano 336 scuole ele- mentari, 27 ottennall, tre ginnasi e due scuole magistrali offerti dalle .autorità popolari ai numerosi appartenenti alla minoranza nazionale turca e albanese. Centomila turchi e albanesi hanno imparato a leggere e a scrivere. Prima del ’45 mai queste popo'laziqni hanno avuto una scuola, mai qualcuno s’è curato di sottrarle dall’ignoranza, all’arretratezza dei secoli. Oltre alle scuole, alla cultura sono venute anche le fabbriche che già allora, e oggi ancor più, costellano la piana del Vardar alla periferia di Skoplje. Sono fabbriche che occupano moltissime donne, le quali lavorando alla fresatrice e agli avvolgimenti di un congegno elettrico, se portassero il velo sul viso, sarebbe un assurdo! Lungo il corso di Skoplje, assistei un giorno a una scenetta che mi fece presagire come il velo sarebbe scomparso, anche senza la legge che lo proibisce e che ha accelerato solo il processo. Tra la massa di elegantoni e gag-arelie, spuntò d’un tratto, come una gazzella smarrita, una snella mussulmana dall’apparenza giovanile, coperta di velo. Tr azzimati gagaroni le s’accodarono: — Facci vedere il tuo bell visino! — le disse uno. L’altro, avvicinatasi ancor di più : «Ma guarda si vede che ha il rossetto sulle labbra». Lei si mise rasente al muro e non diede retta. — Bah, si vede che sei una rac-chiona se porti quel velo — disse infine uno, visti inutili i loro tentativi. 'Colpita nel suo orgoglio femminile, ristette per un attimo e alzò la mano, ma la fermò a mezz’aria e poi s’avvio svelta per la sua strada. La tradizione, i pregiudizi, la NEL COLOSSO INFUOCATO Dl LUKAVAC LA LIGNITE TRASFORMATA IN CARBONE COKE E GAS Il treno passeggeri da Sarajevo giunge a Lukavac d; buon mattiino. In questi giorni d’aratmnno, a quell’ora è ancora buio. Ma il viaggiatore che giunge per la prima volta non ha da preoccuparsi della giusta direzione. Dna grande fiamma rosso-gialla che arde di continuo sui forni gli illumina la via. Man mano che il treno si avvicina a Lukavac, esce dal buio per primo il lungo e basso edificio della direzione, le cui finestre sono illuminate già alle sei del mattino. Dietro a questo si innalza il resto della fabbrica, anche esso illuminato. Nella fabbrica di Lukavac »i lavora dninter,rottamente perchè il processo di produzione del cok non va interrotto. Ogni giorno alle sei, e qualche volta amebe prima, il direttore della fabbrica, si trova al suo tavolo di lavoro. Nonostante alcuni dicano òhe non ami i giornalisti, egli fece subito (in modo da predisporre pi-'r noi la visita dei reparti. La fabbrica lavora, diverse tonnellate di cok sono già uscite, ma questo è solo l’iniiziio. Diversi reparti hanno sempre l’aspetto di un cantiere. Alcun® opere sono ancora in fase di montaggio, si distendono i binari ferroviari, si sistemano, le strade. Tratto questo, è mescolato, congestionato, mosso dalla fretta di far presto. Nei forni il carbone, sotto la temperatura ohe va da 800 a 1200 gradi, si trasforma im cok. Ogni 30 ore (tanto dura il processo di produzione) si vuotano i forni, del cok e si riempono di carbone. I forai, le macchine per riempirli e «jotarii e altre apparecchiature sono così grandi che Duomo ha diffi-clotà a rilevare bene i particolari. E tutto è meccanizzato, tanto da ri-cbieiere un minimo impiego di forza umana. Nella produzione del cok viene generato del gas, di crai 6000 metri «ubi all’ora vengono adulterati iper lo stesso processo. Quindi lo stesso gas, attraverso un sistema di raffreddamento, viene usato per altri prodotti. Accanto ad vari edifici, si erigono dolci collinette con casette sparse qua e là. Domandiamo a un ragazzo come si chiama il paese. Gi risponde serio : Qui non c’è un nome, ce ne sono diverse centinaia. Qgni gruppo di case si chiama diversamente. Numerosi abitanti di queste casette lavorano nella fabbrica cok. Una volta vivevano miseramente ; ora lavorano e guadagnano. E a urlìi’ vanno a scuola. Nella fabbrica c’è infatti la scuola per gli analfabeti o semi-analfabeti. Quindi essi trovano ,il cinema, conferenze e numerose altre cose ohe i loro vecdhi nel passato non ebbero e nepipur sapevamo che esistessero. Dal centinaio e forse oltre di piccoli gruppi di case, nascerà un nuovo agglomerato urbano: oppiti i lavoratori della fabbrica e quelli «he in seguito si aggiungeranno. Moderni edifici di abitazione sono in parte costruiti a altri se ne costruiranno. Amebe la stazione ferroviaria è stata spostata presso la fabbrica. Sorge la nuova Lukava® : nuova noti solo nelle case, mia amebe nella vita che jm essa fiorisce. M.S. paura del padre e dei fratelli avevano vinto ancora una volta. Oggi la stessa ragazza forse cammina per le vie dl Skoplje, dopo esser stata dalla parrucchiera a farsi la permanente e la domenica si reca allo stadio a fare il Ufo per il «Vardar» 0 «Rabotnički». In Macedonia i contrasti vanno rapidamente, scomparendo, di pari passo con la costruzione dei complessi industriali che, di ogni località, fanno un centro dal quale «’irradiano idee e concezioni di vita dei tutto nuove. Mavrovo è una idrocentrale in costruzione. Quando vi passai, nel 1949, era una vasta pianura dove greggi di pecore brucavano l’erba e le brigate giovanili si susseguivano .alla costruzione delle gigantesche dighe. Ma l’idrocentrale, le dighe e i tunnel per la gente del luogo erano concezioni lontane, incomprens bili per il loro pensiero. L’impresBione maggiore, strabiliante, era destata dai calze®, Cini corti delle giovani slovene e croate. Oggi la vasta pianura è ricoperta dalle acque del lago di Mavrovo, che tra poco innoveranno le gigantesche turbine dell’idrocentrale. La gente .parla solo di questa con qualche, ancor timido, accenno ai milioni di chilowatore meutre quast’estate, mi dissero, coi calzoncini corti sono apparse anche le prime macedoni, e, apriti cielo, dei vecchi e delle vecchie, anche nei costumi di bagru> sulle rive del nascente lago. Nel cuore della Macedonia il nostro accompagnatore, indicando le casupole abbarbicate alle pareti di montagne altissime, usava spesso il termine di «peoialbari». Erano i pecialibari gente che, per due, tre anni, abbandonava le proprie case e le donne per seguire la (fura strada dell’emigrazione. Molti non ritornavano, lasciando le loro ossa nelle mipiere germaniche belghe, americane. Dove sono ora? — Chiedemmo. Skoplje, Mavrovo, Stip, Titovi Velež — ci risposero — costruiscono le fabbriche ed anche la casa. Vedrete ora! E vedemmo La-zaropolje, questa gemma dell’agricoltura socialista, sita a 1800 metri di altezza, trasformata da sperduto villaggio di emigrati in un villaggio modello con le sue ville, l’albergo, la propria idrocentrale, la piscina, 1 campi idi gioco e la fabbrica di tappeti, dove si trasforma la lana di migliaia di pecore che, su, in alto, sulla Bistra, a oltre due mila metri, pascolano guardate da pastori in possesso, fra l’altro, di apparecchi radio riceventi. Una piccola America, nel cuore della Macedonia. Oggi antri villaggi hanno seguito l’esempio dii questo e, unitisi in cooperativa, creano nuove piccole Americhe per creare la Macedonia nuova, moderna, progredita. La Macedonia dell popolo. M. B. a bassa tensione; 16 grandi stazioni di trasformatori e oltre 100 stazioni di alimentazione e deviazione. Inoltre 1500 nuove località sono state elettrificate. Grazie all’aumento della produzione il prezzo dell’energia elettrica per il largo consumo ha po-tutto essere ridotto del 30 Ve. INDUSTRIA Parallelamente all’elettrificazione è proceduta e procede ISfedif icariane dell’industria pesante. Dal 1947 il lavoro di migliaia di operai costruisce un vero gigante dell’industria dell’alluminio a Kidričevo (ex Strni-see), presso Ptuj. La fabbrica inizierà l’attività nel corso dell anno prossimo e darà una produzione iniziale di 15.000 torni, di alluminio « 50.000 tonn. di allumina. Con il successivo completamento degli impianti la produzione raggiungerà le 30.000 tona, all’anno e sarà una delle maggiori in Europa. La produzione d’anteguerra dell’industria metallurgica slovena ammontava in tutto a 50.988 tonn'. ili ghisa, 140.000 tonn, di acciaio e 109.728 tonn. di laminati vari. Nell’anno economico 1952-53 tale produzione si è elevata a 107.278 tonn dì ghisa, 254.004 tonn. d’acciaio e. 216.166 tonn. di laminati. Ciò grazie al potenziamento degli impianti, nella ferriere di Jesenice, štore e Ravne, Il primo gigante del piano quinquennale, il «Litostroja di Lubiana, entrato in funzione il 1. settembre del 1947, e che ha prodotto fino alla conclusione del 1952 ben 62 turbine per tutte le centrali idroelettriche della R. F. P, J., costruisce anche grandi gru, macchine di sollevamento, piloni elettrici e tutta una serie di altri prodotti che incominciano ad essere apprezzati anche all’estero. Lo stabilimento di costruzioni metalliche di Maribor, la cui produzione (Fanteguerra ammontava in tutto a 4000 tonn., è stata portata a ben 11.000 tonn. e, con i nuovi previsti impianti, raggiungerà fra breve le 15.000 tonn. Nel campo dell’industria metalmeccanica sono stati raggiunti ottimi risultati anche nella produzione automobilistica. Dalla fabbrica ‘(TAMn di Maribor, sorta dalle rovine di una fabbrica di apparecchi d’aviazione tedesca, sono uscite fino ad oggi migliaia di camions leggeri, tipo «Pionir», autobus, rimorchi e autopompe. Fra non molto sarà iniziata la produzione di un nuovo tipo di camion: «Luka». Un buon aiuto alla giovane industria automobilistica slovena à dato dalla nuova fabbrica di attrezzi meccanici, sorta negli ultimi anni a Žre-ce, presso Maribor. Essa è destinala a svilupparsi ulteriormente. Obiettivo dell’industria metalmeccanica della massima importanza è anche la fabbrica macchine di Trbovlje, che costruisce attrezzature a macchinari, per le miniere. Tutte queste nuove fabbriche danno, e lo daranno ancor più in avvenire, un contributo decisivo al potenziamento dell’economia slovena. Pure nel campo dell’industria chimica si producono in Slovenia prodotti, che prima dovevano venire importati. La fabbrica «Aero» di Celje produce infatti colori organici per l’industria tessile per un totale di 580 tonn. all’anno. Nuove fabbriche (la «Lek» di Mengeš ed altre) producono tutta una serie di nuovi ritrovati chimici farmaceutici. INDUSTRIA LEGGERA Quanto alla eletr if inazione e al potenziamento dell’industria pesante, che costituiscono le basi del potenziale economico, grande cura si pone oggi allo sviluppo dell’industria leggera. La fabbrica «Rog» di Lubiana produrrà già quest’anno 5000 biciclette e una considerevole) quantità di pezzi di ricambio. Nel 1954 produrrà 15'jD00 biciclétte, mentre nel 1955 raggiungerà il proprio potenziale massimo con una produzione annuale di 50.000 biciclette. Anche la fabbrica macchine da scrivere «TOPS», di Lubiana sta sviluppandosi rapidamente. Già quest’anno il valore della sua produzione ascenderà a 120 milioni di dinari. Altre fabbriche per prodotti dii largo consumo sono sorte a nuovo. Fra esse la fabbrica mobili «E. Kardelj» di N. Gorizia (5.500 guarniture di mobilio all’anno), il calzata rì-, fido «Planica» di Kranj ( 1 milione di paia di scarpe all’anno) e un’altro a Žiri; la fabbrica per aghi di Kobarid, la fabbrica di oggetti e strumenti scolastici, il maglificio di Sciami, la fabbrica tessuti «Novo- teks» a Novo Mesto, la fabbrica pellami di Vrhnika, e tutta una serie di fabbriche delFììndustria alimentare. Aggiungeremo ancora la grande teartiera in costruzione a Videm, presso Lubiana, la cui produzione coprirà, nel 1954, non solo tutto il fabbisogno interno di carta per giornali, ma esporterà anche considerevoli quantitativi di prodotti. Un tanto per sommi capi, di quanto è stato fatto in Slovenia negli anni del dopoguerra nel campo industriale. E’ quanto basta per dure uri immagine obiettiva degli imponenti risultati ottenuti dal lavoro di un popolo, padrone di se e della propria terra. b. a. DELLE FABBRICHE IGNOTE La no«™ fabbrica d’esplosivi, in effetti un intero «combinato» chimico, fu montata dai nostri lavoratori con tre ingegneri, dei quali uino solo conosceva queste installazioni ; il secondo aveva lavorato nelle ferrovie c il terzo svolto funzioni amministrative. jQuando il montaggio era quasi alla fine, l’ostacolo apparve com le grandi presse comprate all’ estero. Nessuno dei tecnici e dei lavoratori ideila tiri (lirica aveva visto simili mačehi ne. «Dobbiamo cbiedere alle ditta fornitrici i tecnici per il montaggio» si (disse. Due giorni dopo partivano le lettere per l’estero. La cosa venne a conoscenza di Radovan Lazarevič, segretario del comitato di fabbrica della LCJ. Molti altri lavoratori la seppero. A tutti, tecnici ed operai, la faccenda era ostica. Avevamo fatto tutto da soli, — (pensavano — la fabbrica era quasi pronta e, proprio all’ultimo, bisognava chiamare gente straniera. Tutto ciò bruciava a Lazarevič, e don gli dava pace nè giorno nè notte. Un giorno se la prese con un ingegnere, ritenuto ca-paee di eseguire il montaggio, ma mancante di coraggio e di decisione. Invano. Quindi passò a parlare con altri tecnici, per misurarne le possibilità. Alla fine si disse : «Ma perohè non provo io a vedere cosa ne viene fuori?» Questo per alcuni giorni. La direzione della fabbrica conosceva Lazarevič per un uomo di .parola, d'i ferme decisioni. Ci fosse stato di mezzo qualunque altro problema da risolvere, l’avrebbero senz’altro affidato a lui, ma questo delle presse . . . In»onima, si dissero, ohe cominci, provi . . . Lazarevič lavorava con estrema attenzione. I giorni passavano, ma le presse prendevano (forma. Poi giunsero le risposte delle ditte fornitrici : per un lavoro di tre 'mesi, quanti ne occorrevano per il montaggio, chiedevano 5 milioni di dinari in divise estere. La fabbrica respinse l’offerta: era già evidente il successo di Lazarevič. Trascorsero 60 giorni dall’inizio del montaggio. Le presse erano pronte. Gli uomini si riunirono intorno ad esse e Lazarevič premette un bottone. Il meccanismo di diverse decine di tonnellate, formato di innumerevoli pezzi, si mise in moto. L’oTec-chio attento fa capire che tutte le presse lavorano con lo stesso ritmo. Lazarevič si era finalmente tolto un gran peso. Quel giorno tutti gli uomini della fabbrica vollero congra-lutarsi con lui. A. Dj. L'ISTRIA RISORTA, VIVE UNA VITA NUOVA QUARANTA MILIARDI PER L'ECONOMIA Trascurata durante il venticinquennio da dominio fascista, devastata dalla guerra e mutilala dai bombardamenti, l’Istria affrontò con coraggio nel 1945 la lotta per il socialismo. Se oglgi, a soli otto anni, diamo uno aguardo alle sue città, ai ' suoi villaggi ed alla sue campagne troviamo dappertutto qualcosa di nuovo. L’Istria e Fiume hanno cambiato aspetto. Liberatesi dal giogo capitalista, le genti istriano molto hanno fatto per rimettere in piedi questa loro terra tanto contesa, e molto anche il Potere del popolo ha dato a queste genti, alle loro campagne e alle loro città. Quante fabbriche, quante strade, scuole, ferrovie, ponti, ospedali, quanti edifici e case d’abitazione sono stati costruiti a Fiume coir)-' a Pula, a Pisino come a Rovigno, a Parenzo, ad Arsi,a e a Lussino. Elencare tutte le opere richiederebbe già oggi troppo tempo. Basterà citare le più importanti per dare un’idea generica di quanto si è fatto. Dalla Liberazione ad oggi sono stati investiti per lo sviluppo dell’economia a Fiume e nell Istria oltre 40 miliardi di dinari, ossia alcune volte più di quanto è stato speso dal regime fascista in queste regioni durante i suoi 25 anni di occupazione. E’ stata completamente rinnovata e.d ampliata Dindustria ed è stata creata in tal modo la possibilità di daTe un impiego a tutti i lavoratori. Le maggiori somme sono state investite per il rinnovamento del porto di Fiume, fatto saltare dai tedeschi, nonché per la ricostruzione del cantieri, delle fabbriche e della raffineria, quasi completamento distrutta dai bombardamenti. Ingenti somme sono state impiegate nel ramo minerario, in cui merita citare l’apertura di un nuovo pozzo carbonifero a Pičan (Pedona), e la costruzione di un tronco ferroviario di 54 chilometri che collega la miniera di Amia alla Pola-Divac-cia. A Pola si sta costruendo.una grande fabbrica di vetro da laboratorio che sarà in grado di soddisfare alle necessità del paese. Lo Scoglio Olivi non è più un cantiere limitato alle riparazioni. Oggi amebe a Pola si varano nuove unità. Anche la Fabbrica Cementi è stata ampliata con nuovi laboratori. (Somme rilevanti sono state spese nei maggiori centri per dare ai lavoratori delle abitazioni decorose. Così abbiamo visto sorgere in pochi anni a Fiume centinaia d case nuove e moderne, a Piedalbona è sorto un nuovo villaggio operaio, mentre ira quasi tutti i villaggi minori sono sorte le case del cooperatore, edifici dove si svolge la vita culturale, gli svaghi e la vita economica degli abitanti. Sono stati ricostruiti alberghi a Brioni, Abbazia e Lussino. Chilometri di strade muove hanno migliorato il collegamento tra i maggiori centri. Milioni sono stati spesi nel campo culturale, per la costruzione di scuole, di enti culturali e sanitari in quanto questo era il settore maggiormente trascurato durante l’occupazio-n« fascista. E quanto non è stato fatto per dare ai villaggi istriani l’acqua potabile e la (corrente elettrica? E quanto ancora per il rinnovamento del 1* a g rie o 1 tura allo scopo di avviarla alle colture più redditizie cioè alla viticoltura, alDulivicol-tura, agli ortaggi e all’alUevamento del bestiame? I portatori della civiltà bimillenaria non si curarono di tutte queste 'cose: più arretrata era la regione e più facilmente la si poteva dominare. Il denaro lo investivano dove sapevano di ricavare dei profitti e di poter meglio sfruttare le ricchezze istriane. Oggi' ristria vive »na nuova vita. E’ risorta Un piedi con i suoi popoli uniti e fratelli. Italiani, croati e sloveni, dopo aver superato il periodo più duro della ricostruzione, guardano sorridenti ad un avvenire di pace, di libertà e di benessere nella patria dei lavoratori. 0MS Ecco un asptfUo delle casette dei « pecùli bari» macedoni che una volta abbandonammo per amigrane veHoowmo pa prone, neo • £S6«£ ACCADUTO £UALÀtf 0 PI CHE $1TRATTA. VOI C05ft IH CITTA. IO? IO HOH’HO» »tro HULIA PI "'HI RINCRESCE VOSTRA ALTE ZA, HA HO rokPIHE P’ARRE v STARVI E COMPORVI IE0A: (TO AUA PRESENZA PEL , \ SULTANO^—-------* (Sorde ap oshi protesta ; llsuar ÄDINO;£ NELLA NOTTE. nOfOMM Immiti • wmmmommk Nei porti dalmati l'ora della nave è alla base della vita paesana; a Parenzo c'è più vita alla partenza e all’arrivo delle corriere. La città è infatti legata più alia terra che al mare Un imponente edificio adibito ad uffici a Nuova Gorizia LE DUE GORIZIE Nostro servizio) DAL COMUNE ITALIANO novi milic. Esistono due Gorizie tagliate dal confine italo-jugaslaivo. Quella rimasta nei confini de lilla li a geme carne mi morente torturato, e la nuova ode edifichiamo noi, per ora di proporzioni minori, fiorisce per divenire il simbolo di una comunità fraterna e laboriosa. In seguito a varie circostanze, purtroppo non sempre liete, ho avuto occasione di conoscere la Gorizia »italiana», fioco coirne è fatto lì il «colore locale»; — la Questura dove si interrogano i disoccupati e gli antifascisti arrestati a suon di schiaffi e di minacce, — il carcere deve le mura delle celle portano ancora le scritte a matita lasciate dai detenuti delle manifestazioni politiche del 1947, dove sì incontrano delinquenti insieme ad innocenti, — le strade attraversate da centinaia di agenti della P.S. in borghese, tutti dalla parlata meridionale, — i covi della periferia ove i disoccupati tentano la fortuna giocando alt’azzardo i pochi spiccioli ricevuti dall’Ufficio collocamento, le case di tolleranza ove giovani donne si vendono per non morire di fame, .— Je sedi delle organizzazioni fasciste e irredentiste dove si organizzano le aziioni «tricolori» e gli attacchi alla popolazione slovena. Ho visto Gorizia città di confine, dilaniata da una ridicola, ingiusta frontiera olle spezza le strade per traverso e strapipa il contro dal suo retroterra agricolo. Ho visto il volto di Gorizia intristita, quella che vive al ! ombra della e * Regia Questura, riove la violenza e la sopraffazione sono l’arma di cui si servono questurini e «trk-oloristi» venuti dal sud, gente che non parla nè lo sloveno, nè il dialetto veneto e neppure ;l friulano. Uh; sono questi contadini che, gettando lo sguardo al di là del confine, salutano i confinari jugoslavi con uno »Zdravo» e «Naj živi Jugoslovanska Ljudska Armada»? Di là dal confine, nella vecchia Gorizia ohe muore, vivono i fratelli sloveni. E di quù sono sloveni. Di qua, nel nostro territorio, sono rimaste soltanto poche case. Da queste poche case sta sorgendo la bella e. grande Nuova Gorizia. In poche parole, gli abitanti di Solcano vi fanno la storia dg)la città nuova. Poche case, dunque, ed il blocco ferroviario: fu tutto quello die rimase a noi, dopo il 15 settembre 1947. Dalle terre inigiiustameinte rimaste sotto Voccupazione italiana fuggirono, in pochi mesi, dalla fine del 1947 alla metà del 1948, oltre ventimila persone. Fuggirono in Jugoslavia, si stabilirono anche a Nuova Gorizia. Pei essi, per i futuri abitanti, bisognava costruire nuove case, nuove scuole, in una parola, edificare la nuova città. Comincia qui la storia di Nuova Gorizia. Dal 1947. Venne elaborato il piano. Furono stabiliti i tondi. Con entusiasmo giunsero sui cantieri di lavoro diecine e diecine di brigate giovanili Giunsero serbi e croati ad aiutare i fratelli sloveni. Si è costruito, si è lavorato, si la- vora ancora. Oggi a Nuova Gorizia si ergono nel ciclo più dii 10 blocchi completi .di caseggiati per abitazioni sorti là «love era nulla. Sono sorti i magnifici edifici del Ginnasio inferiore « del Ginnasio superiore, la Casa degli spettacoli, le sedi del Comitato popolare e delle organizzazioni sociali e politiche distrettuali. E’ rimessa a nuovo l’Officina vagoni, l’Officina per la costruzione di ponti e l'Officina ferroviaria... Dove fino a pochi anni addietro -— nel rione periferico di Gorizia — abitavano alenine centinaia d; persone, già si stende una cittadina elle conta oltre 5.000 abitanti. Sta nascendo Nuova Gorizia. G. SGOTTI (Nostro servizio particolare) Ogni cittadina istriana ha qualche centinaio di metri di riva, dighe, trattorie, le cooperativa dei pescatori e quella vinicola, e il pa-stiecere macedone; ha anche lunghe e strette vie, e il mare limpido, e le pinete vicine, e troppe case ant.iehe. A Parenzo ci sono i resti del tempio di Marte, la basilica romanica e case distrutte. Nella via della Torre c’è un’ahtoa lanterna che ha bruciato il passato coi petrolio e iil gas. Ma ci sono anche chilometri d’asfalto, case nuove, alberghi, piazze, che ci parlano di un’altra Parenzo, di un’altra città senza selci nelle vis e tetti che si toccano. Parenzo che muore e quella che vive. Gente che ha lasciato solamente un ricordo e gente che ci parla di un’avvenire. Un passato conteso dal mare e un presente dominato dàlia rossa zolla del suo retroterra. Arrivando a Parenzo ci si accorge subito che il porto non ha l’aspetto di quello di Piume o di Pola. Non oi sono grida di facchini, barcaioli e marinai. Pochissime persone viaggiano con le navi. Ora la v a più comoda per accedere a Parenzo è quella del retroterra. Nei porti dalmàfti l’ora della nave è alla base della vita paesana, a Parenzo c’è più vita 'alila partenza e all’arrivo delle corriere. AlTArrivo della nave, il piccolo apprendista cameriere, Boško, distribuisce saluti e sandwiches, e pane duro. E’ delle montagne croate e ama il mare. Dice Che vorrebbe mparare l’inglese e l'italiano. Girava intanto stilila riva Lenin .poi il cuoco lo sequestrò per le compere. Allora l’aspetto sorridente e b ondo del ragazzo non allietò più la riva. Dalla riva IX settembre si giunge subito nel centro. Della gente è af-facendata a mettere pàli e bandiere. Sospesi al di sopra delle vìe, ’da una facciata all’altra delle case striscioni ballano al vento. In piazza Garibaldi c’è n’è uno grande con Nell’ultima settimana, si è svolta una forte attività politica. Intorno ai programma socialista, sono scesi in lotta due candidati. U-no proposto dall’Unione socialista del popolo lavoratore, Josip Sestan, l’altro proposto da duecento cittadini, Ljubo Dmdič. Sia l’uno che l’altro sono comunisti. Tutti e due i candidati davanti alla legge ave- Alunni della scuola agrico la di Parenzo al lavoro scritto sopra in italiano: «Viva la vano gli stessi diritti e la popola- fratellanza e unità dei poponi!». A Parenzo per le vie e negozi si sente parlare l’italiano. Dalle finestre del circolo Italiano di cultura, poco distante, garriscono bandiere tricolori. Il tema principale nelle discussioni in questi g orni è dato dalle elezioni per la camera federale e repubblicana. La Imita partigiana nei capodistriano dali’8 settembre 194-3 a# I maggio 1945 L’ORA DELLE SS TEDESCHE III. Slasciatasi, come un castello di cartapesta, la traballante baracca del Littorio, scendeva pure nella tomba «Creilere e vincere», forse perchè nessuno, fino allora, aveva creduto e nessuno aveva vinto. Boico, Vex-gradasso Boico„ si era restituito alle sue scartoffie; e oer farsi dimenticare, schivava per/ino gli antichi «camerati», quelli della prima ora, come se non li avesse mai praticali in vita sua; e il caffo, della Loggia egli si accontentava di sbirciarlo da lontano. Vade retro! ... Insomnia, marito e padre modello, tulio ufficio e casa: e le sue mani, già cosi pronte a schiaffeggiare la Mannschalt del Partito, ora si levavano a salutare, ossequienti., cani e ! torci. Calcolato meno che le pezze da piedi, nel dicembre del 1943 egli si staccava per sqmpre dalla sua indimenticabile villetta del rione di Sam-pieri, e si trasferiva a Trieste: e quivi, una notte del 1944, un intelligente bomba anglo-americana gli sconvolgeva il quartiere, polverizzandone tutte le (xirabattole. Sic transit . . . * * * ^ Spirato, dunque, «Credere e Vincere», la libidine d’insudiciar carta e di calunniare il prossimo suggerì ai tenenti Fulvio Apollonio, già menzionato, e Giorgio Bianchi, figlio del caffettiere omonimo, la compilazione di un libello in ciclostile, battez- zalo «Roba nostra», che i maligni chiamavano: «Roba... da chiodi.. » In esso, in prosa e in versi, omonimi, si menava strazzio della fama e del’onore degli onesti che si erano rifiutati di chiedere la tessera del fascismo di Salò. Si attaccavano le famiglie perchè, a sentir «Roba nostra», ostacolavano le vocazioni . . . facce più umane, perchè austriaci. Facemmo pure la poco gradita conoscenza dei. Mongoli, importati qua dai germanici. Con codesti abravi ragazzi» dalla pelle giallo-scura, dagli zigomi sporgenti, dagli occhi a mandorla, non poteva competere neppures la proverbiale ruvidezza della disciplina prussiana, che ben presto se Un tramonto visto dal Belvedere capodistriano ANCORA DA SCOPRIRE LA CALABRIA (Continua dallo scorso numero) Gli artigiani, j. commercianti, i piccali Industriali danneggiati dall’alluvione del 1951 attendono ancora di essere rimborsati dallo Stato. Si attendono ancora i finanziamenti promessi per la Calabria con la legge del febbraio 1952 per far fronte ai danni dii due anni fa. Parve, j.e scuole nel meridione altana sono »penso un modo di diro dopo l’allwione di affiora, che Roma avesse finalmente scoperto la Calabria e i suoi problemi, ma in fondo non fu che una parata di promesse, motto beile, ma mai mantenute. Delle 15 mila aziende contadine che chiesero i promessi contributi dello Stato per il ripristino delle colture, solo 3 mila videro accolto la loro domanda. In poche ore, sotto ila furia delle acque, la politica meridionalista dei governo è stata messa a nudo. E’ apparsa chiaramente come uno strumento propagandistico e nul-l’altro. Il nuovo disastro in Calabria è in fondo una spietata e tragica denuncia della politica di tutti i governi ciré si sono succeduti a Roma negli ultimi settanta anni. La m seria è 'infatti la causa prima dei gravi danni provocati dall’alluvione. Non è colpa dei governanti se in tre giorni è oaduta in Calabria urna pioggia che raggiungeva i 200 millimetri contro i 70 millimetri di media normale per il mese di ottobre, registrata negli anni- dal 1923 al 1949. Ma è indubbiamente colpa dei governanti se in quella regione non è stato fatto nulla nel campo del-l’ediilizia e dell’agr coltura per elevare il tenore di vita delle popolazioni, e mettere la regione in grado di difendersi. Si dice che i boschi mancanti o scarseggianti sui monti sono aM’oirigine di tutti i guai, ma non sii dice Che la causa (telila distruzione dei boschi è la fame di terra e la miseria dei contadini. Questa è la Calabria di oggi, questa è la regione sulla quale si è abbattuta ancora una volta la furia delle acque. E’ .molto diversa da quella che appare nei documentari cinematografici e nei pannelli propagandistici della Cassa per il Mezzogiorno. E’ la terra dalle dighe rovinanti, dagli argini pericolanti, dai boschi distrutti, dalle opere dell'uomo lasciate a sè stesse da troppo tempo, forse da quando i calabresi come tutte le altre genti 'della penisola vengono mandati in giro per il mondo a conquistare la Spagna, l’Abissinia, la Jugoslavia, ila Grecia la Russia. R. F. militari dei loro figli: tulli, nessuno eccentuato, spasimanti per il «magnifico Ducei, e per i fini «glorio-sin, cui egli, mirava. Si riprendevano severamente i professori delle scuole medie locali, poiché dalla cattedra di tutto «cianciavano» fuorché della re-pubblichctta di Benito e del suoi immancabili successi. Ed anche singole persone, che non sempre eroico «personalità», addentavano quei bo-toletti ringhiosi ( distinguendosi m ciò massime il sadico, cinico Bianchi), che corroboravano i loro morsi con minacce di rappresaglie nient affatto velate: e di tale «onore» fu ritenuto degno un coltissimo notaio concittadino, il quale, disapprovando i metodi poco puliti, adoperati dal Littoria in ogni ramo della vita pubblica, il 16 luglio 1943, ossia dieci giorni prima del de'cesso del fascismo, aveva restituito la tessera del Partito, cui egli, come del resto tanti altri, si era avvicinalo senza soverchi entusiasmi e per poter esercitare, indisturbato, la propria professione. Frecciate in abbondanza ne ebbe pure un funzionario della nostra Pretura. Il quale — stando, almenOj a «Roba nostran — avendo appreso che i partigiani, accampati nei monti e nei boschi vicini, comirioiavano a premere sui nazi-fascisti, ossessionato dal pensiero che non tarderebbero troppo a calare in città a perpetrare le loro vendette allegre, vegliava di giorno e non dormiva la notte. Una mattina, nel portarsi all’Ufficio, lesse — fatica speciale di Giorgio Bianchi — sopra un battente def suo portone d’ingresso queste parole tracciate a lettere si Scatola: EROE DELLA FIFA! Fifa é, veramente, la pavoncella: uccello molto timido, donde, forse, il nostro termine dialettale fifa, che significa, appunto, paura grande. Scritte di questo genere erano apparse in altre vie e piazze della città: testimoni eloquenti dell’avversione dei giustinopolitani per la politica disastrossa inaugurala da Mussolini nella seconda ed ultima fase della sua pazzesca attività. *** Dalla metà di ottobre 1943 in avanti ci fu qui un afflusso Incessante di soldati di terra e di mare, e spesso la spaziosa piazza del Brolo si riempiva di cannoni motolrainati, che, dopo breve sosta, partivano per mete sconosciute. Di quando in quando capitavano a Capodislria batterie meno pretenziose, tirate arcaicamente da robusti muli, con le compagnie di protamiona formata di soldati dalle li levò dai piedi con nostra immensa consolazione. Ed anche il tricolore croato del «fatalen Ante Pavelič sventolò ripetutamente nelle nostre acque a poppa di legni minuscoli, non superiori in tonnellaggio alle solite motovedette della finanza. Né s’intendeva bene da che legni da guerra sbarcassero i numerosi eleganti ufficiali della Marina militare ustascio. A mano a mano che gli Alleati salivano dal sud, i nazifascisti locali badavano a irrobustire sempre più le «opere fortificatorie» in città e negli immediati dintorni di essa. All’altezza delVùlrovora avevano taglialo il ponte di Semedella, sicché pqr tragittare alla riva opposta non restava che lo stretto e scivoloso argine delle antiche saline, in capo al quale era piantata una mitragliatrice pesante col compito di spaziarlo in caso di attacco partigiana in quella direzione. Per colmo di precauzione i tedeschi ruppero gli argini, e l’acqua salata, invasa la bonifica, da parecchi anni in coltura, coperse e guastò tonnellate di patate, che in tanta fame fu un delitto distruggere. Non toccarono, all’opposto, la strada di San Canziano, ridotta, ormai, un angusto passaggio dal!allagamento delle bonifiche ohe la costeggiavano. E mitragliatrici e artiglieria leggera cerano ancora a fianco del cimitero, non lungi dal capitello, in cui offende ìil (senso estetico e le leggi dell’anatomia il Cristo dalle gambe nodose di vecchio olivo dipinto colà dall’artista concit-ludino Vittorio Cocever. L’intero ampio piazzale del Porto era un campo trincerato, irto di ferro spinato e di cavalli di Frisia: dimodoché l’unico accesso alla caserma dei tedeschi si apriva nel lato nord del fabbricato, dirimpetto all’ex monumento di Sauro, e dico ex, perché già, con licenza di Mussolini, coscienziosamente demolito dai nazisti, dato pure che il capodistriano, colà effigiato, per i germanici, e più ancora per gli austriaci, era semplicemente un Hochverräter (reo di alto tradimento), secondo loro impic-Cabile, impiccabilissimo. Questi apprestamenti bellici avevano lo scopo di coprire la residenza dei tedeschi da qualche eventuale probabile improvvisata dei partigiani, dei quali essi, dunque, non sottovalutavano la potenza di urto. Infatti, si decisero a sgusciare dai loro relativamente efficaci trinceramenti appena dopo che i rincalzi, spiccatisi fino dal fronte austriaco, ebbero rastrellato decine e decine di km, di là della cresta dei nostri monti e le prime colonne di fumo vennero ad annunziarci 'che i villaggi del nostro territorio erano stati visitati dalla raff inata civiltà teutonica. zione del distretto di Parenzo e di Pinguente ha deciso a quale candidato dare la propria fiducia. Le elezioni che si sono svolte hanno avuto un carattere prettamente democratico. Delle elezioni si parlerà a lungo nella città di Parenzo. Oggi si conclude una fase importante del processo dello sviluppo della democratizzazione del paese. Strada grande Decumana è l’arteria principale delia cittadina; a metà di essa si apre un parco e la piazza Rossa. Un’intera facciata che fa da angolo alia piazza è in stile gotico veneziano. Il resto, dove prima c’erano le case bombardate, è nuovo. Un’altro palazzo è avvolto per intero da un’impalcatura, lo si ricostruisce. Dalla piazza I. Maggio si diparte la via delle Belle Arti. E’ il più bel punto di Parenzo, con un tempio di Marte e la «Rivetta» che gira attorno. Tre operai sono affaccendati a soccorrere un’antichissima colonna. Ha il piedistallo, ma manca della parte superiore. Gli operai la sostengono con le travi, da sola non si regge. Nemmeno la storia di Parenzo può reggersi da soda, sono le mani di questa gente esemplare che reggono il passato e costruiscono l’avvenire. Una volta la colonna pesava invece stille spalle degli operali: questa colonna è Romana. Bisogna andare al museo e frugare nelle antichità per vedere una civiltà dissepolta per l'ammirazione e lo studio. Col direttore del museo ci siamo recati neilila Basilica Eufrasiana. I parentiini sono gelosi nel custodirla e nel vantarla. La Basilica è sempre aperta ; nella quiete solenne che vi regna, una donna prega. I mosaici medievali, che risalgono al VI secolo, quando la Basilica fu costruita, non hanno nulla da invidiare a quelli di Ravenna. L’oratorio si trova a 10 metri dal mare e i classici mosaici del IV secolo, ancora del tempo dei romani, sono minacciati dalle maree. Bisogna salvarli. Disgraziatamente il prezioso material^ si trova proprio al livello del mare. Bisogna scavare sotto il mosaico, cementare, poi con stanghe di ferro e altri procedimenti sollevarlo e imprigionare il mare in appositi tubi. I lavori sono condotti da un giovane professore venuto da Zagabria, La schiuma del mare esce dai mosaici. E’ ricca la storia di Parenzo, storia che non sa solo di logge veneziane, di basiliche, di pesti che spopolavano la città, di immigrazioni dalmate, poi snazionalizzate, ma anche di continue pressioni e lotte delle popolazioni del retroterra, in prevalenze croate. E’ nel 1861, con la Dieta istriana, che la città raggiunge i 7000 abitanti diventando un centro politico e culturale del-l’istria. D'allora ad oggi la popolazione è in continua lotta per i diritti sociali e nazionali. Moltissimi italiani aderiscono al movimento croato in nome della fratellanza, perchè la lotta ha un carattere prevalentemente sociale. La storia di Parenzo è storia di popolo e di signori, storia di palazzi e povere case di campagne e di città. I signori se ne sono andati, nelle care non se ne vedono più. Altra gente abita nei vecchi palazzi. Dalle gotiche finestre di piazza Rossa non si vedono sporgersi più volti aristocratici, e la quiete è ogni. F. (Continua in VI pagina) VH 9 GONFIE... MOTE la [attrita ..Partizai A. M. (con tàmia) «La fabbrica biciclette ai trova sulla strada che va a Palic. Prendete il tram che va in quella direzione e scendete alla prima fermata fuori ditta. Ivi costruiscono degli edified e così saprete dove scendere» — mi disse un cittadino a Subotica, quando gli ho chiesto per la fabbrica «Partizan». Infatti l’ho conosciuto ànime-di altamente. Vi è un vecchio stabilimento circondato da diversi nuovi edifici e sull’alta ciminiera ai osservano già da lontano le iniziali FBP. Qual’è il passato di questa fabbrica, che è riuscita ad accontentare 1« non poche richieste della diesitela? In questo luogo è sorta nel lontano 1888 una piccola officina meccanica, che sì è col tempo sviluppata in una fabbrichcitta di articoli metallici e nello stesso tempo eseguiva il montaggio di biciclette con pezzi di ricambio importati dall’estero e in parte prodotti dall’azienda. Con un sistema di lavoro molto primitivo vivacchiava così fino alla fine dell ultimo conflitto mondiale. Il suo padrone era «odldisfaitto perchè gli portava buoni profitti grazie ai modesto costo della manodopera. Dopo la liberazione l’ impresa è stata allargata ed aveva molti compiti da risolvere. In un primo tempo prodiiceva macchine per la lava- ti razione del legno ed altri articoli, mentre nd 1949 si orientò alla produzione di bicidette. Da quando il collettivo di lavoro gestisce la fabbrica, gli utili reato zati vengono investiti per 'l’aUarga-menito della produzione, come non è pure trascuralo il compito del miglioramento delle condizioni di lavoro e della vita degli operai. Un membro del consiglio operaio spiegò così questa questione: «Dal 1949 al 1952 abbiamo aumentato la capacità produttiva del 20 per cento ed au-che quest’anno abbiamo ottenuto dei buoni risultati in questo campo. Nel 1952 la somma eccedente il fondo paghe l’abbiamo distribuita per circa 5-7%, òhe corrispondeva ad una paga mensile per ogni »peraio ed impiegato. Il rimanente l’abbiamo usato per l’ampliamento della fabbrica, per il miglioramento delle condizioni di lavoro, a scopi culturali, per le opere comunali melila città eco. Dei successi di questo collettivo, della qualità dei suoi prodotti ha fornito prova anche la Fiera di Zagabria, dove la fabbrica non ha potuto soddisfare tutte, le richieste, t C. Vidakov « * i D alle "Mille t m nie. la l ampada « a ladino-is TRA PASSATO E PRESENTE di una cittadina istriana 2-1 1-3 3-1 1- 3 3- 1 2- 3 4- 0 SOTTOLEGA DI FIUME Scoglio Olivi — Orient 3 Maggio — Abbazia Hidroelektra — Jedinstvo Nehaj — Rudar Crikvenica — Naprijed Mladost — Torpedo Borac — Albona CENTRO CALCIO POLA Scoglio Olivi -i Eletktra 2-2 Ro vigno — Jadran Pisino — Avijatičar Cittanova — Buie *-U Umago — Rudar B (sospesa) Degnano — Verteneglio (non disputata per ritiro del Verteneglio dai campionato) CAMPIONATO ITALIANO Serie A Genoa — Juventus Lazio — Milan —-Napoli — Novara -Palermo Spai — Triestina Sampdoria — Inter Fiorentina Legnano Udinese Bologna — Roma Atalanta — Torino 0-1 2-2 2- 3 3- 1 2-1 1-0 1- 3 3-2 2- 1 SOTTOLEGA DI FIUME Rudar 10 7 2 1 31:17 16 Jedinstvo 10 7 1 2 24:17 15 Scoglio O. 10 6 1 3 25:20 13 Mladost 10 6 0 4 29:17 12 Torpedo 9 5 13 21:17 11 Orient 10 4 3 2 18:13 11 Abbazia 10 5 1 4 23:16 11 Crikvenica 10 5 1 4 24:22 11 Borac 10 4 1 5 14:22 9 Hidroelektra 9 3 2 4 18:21 8 Nehaj 8 2 2 4 9:22 6 Albona 8 12 5 10:18 5 Naprijed 9 117 15:25 3 3 Maggio 9 0 18 15:29 1 CENTRO CALCIÒ POLA Rovigno 9 6 2 1 31:17 14 Jadran 8 5 12 21:12 11 Dignano 8 5 0 3 14:17 10 Pisino 7421 21:8 10 Umago 6 4 11 19:15 9 Scoglio O. B 7322 20:13 8 Buie 8 3 14 11:10 7 Rudar 8 12 5 10:22 4 Elektra 6 114 8:15 3 Cittanova 7 0 16 12:30 1 Avijatičar 7 0 0 7 10:27 0 CAMPIONATO ITALIANO Serie A Inter 10 6 4 0 20:9 i 16 Juventus 10 6 3 1 17:9 16 Fiorentina 10 6 3 1 14:7 15 Napoli 10 6 2 2 20:8 14 Roma 10 4 5 1 19:9 13 Milan 10 5 3 2 21:12 13 Sampdoria 10 4 3 3 12:10 11 Spai 10 3 4 3 14:15 10 Novara 10 3 4 3 8:10 10 Bologna 10 3 3 4 12:13 9 Triestina 10 3 2 5 13:18 9 Lazio 10 2 3 5 11:16 7 Palermo 10 3 1 6 9:18 ? Torino 10 2 4 4 10:16 7 Genoa 10 2 3 5 9:17 7 Legnano 10 1 4 5 13:21 6 Udinese 10 1 4 5 9:18 6 Atalanta 10 1 3 6 15:21 5 Calendario CENTRO CALCIO CAPODISTRIA I. giornata Stella Rossa — Pirano, Isola — Šmarje, Aurora — STIL, riposa Strugnano. II. giornata Pirano — Isola, Šmarje — Aurora, Strugnano — Stella Rossa, riposa STIL. III. gioranta STIL — Šmarje, Isola — Strugnano, Stella Rossa — Aurora. Riposa Pirano. IV. giornata Aurora — Isola, Strugnano — Pirano, STIL — Stella Rossa. Riposa Šmarje. V. giornata STIL — Pirano, Strugnano — Aurora, Stella Rossa — Šmarje. Riposa Isola. VI. giornata Isola — Stella Rossa, STIL — Strugnano, Šmarje — Pirano. Riposa Aurora. VII. giornata Pirano — Aurora, Šmarje- — Strugnano, isola — STIL. Riposa Stella Rossa. COLPO DI FULMINE SUL RETTANGOLO VERDE DI CITTANOVA DURA SCONFITTA DEL BUIE In un batti e ribatti i cittanovesi segnano due reti - altre due vengono annullate dell' arbitro All’insegna Idei falli, si è combattili! a la partita in cui grande sorpresa ha destato la sconfitta del Buie da parte del Cittanova. Le intenzioni -del Buie erano idi strappare, con un 'buon quoziente di reti all attivo, la posta in palio, quelle ilei tCittanova, invece, erano di attenersi al -gioco con cui gli avversari avevano piegato domenica1 scorsa i parentini, tutto facendo per difendere Tornare. Invece abbiamo -assistito aid un incontro in crai itali'finalità si sono capovolte. 11 Buie infatti, dopo un pareggio mantenuto sino alla fine del primo tempio, ha dovuto cedere al Cittanova non per tecnica, ma per -incisività di quest ultima . Così il -Cittano-va ha colto la sua prima vittoria -di -questo campionato a spese del' Buie. La tecnica ed il bel gioco hanno lasciato a desiderare. Il primo tempo si è svolto con una leggera superiorità idei bìanvo-venli del Buie. Passando alla' cronaca, è da rilevare al 5’ -una facilissima occasione mancata (da Lonza riè, sempre incerto e impreciso nel tir-o. -Un minuto piu tardi, i rossi- cittanovesi passano al-l'attacco e segnano una rete che l'ar-hitro -giustamente annulla per fuorigioco. Quindi inizia la leggera -pressione buiese, che con tre calci d angolo a favore, non riesce a 'realizzare -per l’imprecisione dei singoli -tiratori ohe dalla bandierina mandavano il più delle volte il pallone, a fendere la porta posteriore della rete. Assistiamo ad alcune parate del portiere bianco-verde e merita citata una uscita sui piedi di Urbaz. Subito dopo Tarinitro (Kos fischia la fine del primo tempo, conclusosi a neti inviolate. Il secondo tempo inizia con la pronta reazione -del Cittanova che minaccia continuamente la porta avversaria. Al 2’ Bonetti esce a vuoto, su tiro di Rossi, che miracolosamente il iteazino Desanti riesce a deviare. -Nuovamente al 4’ il portiere buiese è oggetto di un’altra uscita a vuoto ; la seconda in 5 minuti di gioco. Ciò Centro calcio Capodistrla dà inizio alla pressione cittainovese e si sta maturando la rete che non tarderà giungere ad opera di Ur-ba-z I «he, con una stoccata da pochi metri, insacca -battendo il portiere. Siamo al 6’ e il Cittanova conduce per una rete a zero. Al 10’ un forte tiro -di Urbaz trova il palo che respinge, due minuti più tardi Bonetti respinge di pugno un tiro di Radin da 25 metri che prende Rossi e spreca tirando a lato. Al 17’ il Bnie usufruisce di un’altro calcio di rigore che non cambia la situazione, grazie al portiere Pinter, uno dei principali fautori della vittoria cittano-vese, il quale continuamente vigila la propria rete. lUn’al-tra facile occasione viene sprecata da Tomebella, il quale, a pochi passi dalla porta, non riesce a segnare. Al 22’ la seconda rete per il Cittanova, ad opera del giovane Toniche-Ila, domenica al suo debutto nella prima squadra. La rete è dovuta adi un corto rinvio di pugno di (Bonetti, di cui Conlchel-ila approfittava, per realizzare. Due minuti più tardi, Tionchella passava a Radin -che segnava la terza rete, annullata dall’arbitro ed a noi ap- parsa regolare. Al 27’ altro calcio d’a-ngolo per il Buie, tira Mitrovič, prende Lon-zarié -di t-esta, ma Pinter è pronto a bloccare. A venti -minuti dalla fine, ,i Buiesi si protendono all’attacco con vari tiri a rete, neutralizzati tutti dal bravo Pinter. Indi la fine. 1-1 Cittanova è rimasto cou-tento del risultato «he lo stacca dagli ultimi posti -della classifica, ■e gli alimenta le speranze di -ulteriori successi. Di contro il Bui-e, con la testa bassa, si ripromette di vendicare questa deludente prova. I migliori in campo : Vaseotto e Borto-lin per il Buie, Pinter, Skroipetta e Urìbaiz II per il Cittanova. Soddisfacente l’-arbitragigio : Le squadre sono scese in campo nelle seguenti formazioni: -Cittanova: Pinter, Skropetta, Sain I, Visentin, Sain II, Demitri, Urbaz II, Rossi, Urbaz I, T-onchella, Radin. BUIE : Bonetti, Bortolin, Pese-k, Desanti, Bonetti II, Giano.Ha I, Gia-nolla II, Vaseotto, Lonzarič, Mitrovič, Puioer. ARBITRO: Kos. Amici della montagna I Ritirate gli sci dalla soffitta e reparatevi a godere presto dell’eb-brezze di discese vertiginose sulle bianche distese di neve. Gettate le basi del programma agonistico regionale per la stagione 1954 IL NOSTRO CICLISMO S’AVVIA verso sempre migliori prospettive - 816-0 -Sii è iniziato domenica il campionato di calcio dell centro di Capodistria, che alila prisma giornata vedeva -di fronte le due compagini ca-podlstriane -della STIL e dell’Auro-j-a B. Subito all’inizio si è compreso come sarebbe andato a finire Rincontro. -L’Aurora, rinforzata -da alcuni elementi delia prima squadra, non .aveva alcuna difficoltà nel controllare l’avversario e imporre il proprio gioco. Dopo un’inizio guardingo, -gii -aurorini hanno preso in mano le redini dell’incontro, dominando in campo incontrastati. Sebbene in questo periodo abbiano segnato solamente -un goal, per la troppa precipitazione dei propri -attaccanti hanno fallito (numerose occasioni. Con azioni semplici e sbrigliate, impostate sulla velocità .filtravano facilmente tra le, maglie della difesa avversaria. Infatti sia Zet-(to -che Poljšak quando si lanciavamo a-ll’attacBo, parevano delle Etto-fine in gara con un treno merci. La mediana ha fatto perno su un Ramami in forma, ottimamente coadiuvato da -Carini. Dai -loro piedi partivano- tuitte ile azioni aurorine, ed i loro .piedi erano quelli che spezzavano le poche azioni della STIL. La STIL invece si è presentata a questo campionato non ancora registrata nei suoi reparti e, quel che più -conta, completamente priva di fiato. Se sii laccettuano i primi 10 minuti id-i gioco, -durante -butta -la'-rimanenza dell’incontro i nuovi giocatori non hanno fatto altro che ribàttere le -azioni avversarie. I (toro calci di (rinvilo arrivavano appena fuori dell’area di -rigore per diventare preda deld’atibaicioo aurorino. Da ciò si può dedurre che difettano ancora idi allenamento, owerossia di serietà durante gli allenamenti. Non basta infatti andare in campo a giocare; ci vuole anche del metodo e sopratutto più impegno. Per l’Aurora i punti sono stati conseguiti da Zetto (2), Poljšak (2) e Orlati I. (2). Nel secondo tempo Buriin ha calciato un rigore sopra la -traversa. Ha diretto l’incontro l’airoiitro Danzar, di Capodistria. (NOSTRA CORRISPONDENZA) POLA 23. I dirigenti dei massimi sodalizi ciclistici deila nostra regione, Capodiistria, Pola e Fiume, si sono incontrati in una riunione consultativa a Fiume, per discutere e gettare le basi del calendario agonistico per la stagione ciclistica 1954. Lo scopo della riunione era quello di formare li calendario collettivo, Capodistria, Pola e Fiume, e presentarlo -alle rispettive Federazioni, di Slovenia e Croazia, affinchè venga incluso nei calendari Repubblicani e per le gare più importanti, in quello Federale. Altro scopo della riunione era di discutere per la partecipazione dei- ciclisti nelle varie competizioni che organizzeranno i Club della nostra Regione. In via di massima, i dirigenti si sono trovati d’accordo sulle conclusioni prese, ed infatti, E calendario regionale è stato compilato in pieno accordo tra i dirigenti. Le principali conclusioni prese sono per il «IV. Giro de-UTstria 1954». Infatti ili prossimo Giro si gnauerà quest’anno da Capodiistria, per il quale i-l -Club «-Proleter» sarà il massimo organizzatore, e- sui dir-gentii Capo-diisltriani peserà la maggiore responsabilità. L'edizione dei Giro 1954 è stata aumentata di una tappa, e cioè la Capodistria-Postumia ; altra novità del Giro sarà la semitappa -a cronometro Individuale Postumia-Ilirska Bistrica e li giorno di riposo a Fiume. Anche nella tradizionale corsa «Dal Tricorno all’Adriatico» (organizzatore il Club «Proleter») aumenterà di una tappa e cioè da Postumia a F-ume, tanto che la corsa verrà denominata «Dal Tricorno ai Quar-nero all’Adriatico». Anche per il «Giro deila Vojvodina» i dirigenti si sono trovati d’accordo di formare la squadra «Istria» con i migliori ciclisti allievi di Capodistria, Polla e Fiume, con ciò si avrà maggiorò possibilità di vittoria e minore spese finanziarie. Lo stesso per il prossimo «Giro della Croazia e della Slovenia», mentre il «Proleter» LA X GIORNATA DEL CAMPIONATO ITALIANO-SERIE A INCONTRI ) PARI FRAJUvE E 1 INTER Vittoria triestina sut Torino a Valmaura Tutta Tdttenzione degli sportivi italiani domenica era rivolta alito-stadio comunale di Torino, dove era in programma rincontro ,di cartello Juventus — intemazionale, il quale doveva decidere pure quale delle dlue squadre avrà 'l’ambito o-nore di essere alfiere della classifica. Data l’importanza, ben 70.000 spettatori si sono dati convegno sulle scalinate dei campo, dove le due squadre si sono gettate nella mischia. Era ITntem-azionale a prendere l’iniziativa ed a condurre i primi attacchi, che le fruttavano già al 5’ ila prima rete, segnata dallo svedese Skoglund su passaggio esatto dell’ungherese Nyers. Imbaldanziti dal successo, i neroazzurri continuavano nell’attacco, cogliendo così al 24’ il secondo alloro per merito di Nyers, il quale approfittava di una respinta -corta del portiere per -segnare da distanza ravvicinata. Dopo la seconda rete, la Juventus serrava die file ed iniziava il suo periodo di predominio, ohe le fruttava ima .rete al 31’. Partiva Montico lungo il settore destro dell’attacco indi, visito al centro B-oni-perti smarcato, -gli allungava accortamente la palla. Il biondo centro Sorprendente la semifinale di "Coppa Jugoslavia,, B.S.f(.-Dinamo Dopo che rincontro precedente* era -stato annullato per vizio arbitrale, le due squadre si sono nuovamente incontrate sabato a Zagabria, Malgrado la Dinamo -avesse rivelato durante tutto l’incontro u-na evidente superiorietà tecnica e territoriale, a nulla è valso il suo sforzo, perchè la giovane squadra del BSK, con una accorta tattica, è riuscita ad assicurarsi l’intera posta in palio che le permetterà di disputare domenica prossima la finale contro la squadra idell’Hajduk di -Spalato. Durante butto l’incontro, al gioco nervoso e veloce delUa Dinamo, il BSK ha contrapposto un gioco calmo e preciso, puntando il tutto per tutto sul contropiede. Subito all’inizio, la Dinamo parte con attacchi a valanga e sembra Che, da un momento all’altro, debba passare ed invece al 23 minuto, su azione di contropiede, Kalopcrovič non ha difficoltà a portare in vantaggio la propria -squadra. Sino alla fine del primo tempo la Dinamo continua a premere senza riuscire a concretizzare la sua superiorità in goals. Nel secondo tempo, in certi momenti, nell’area del BSK si trova- vano da sette- ad otto difensori a fare da muro e salvaguardare il risultato. Finalmente, al 13 minuto, Čajkovski riesce a stabilire il pareggio. Il pubblico, a questo punto, incita maggiormente i propri beniamini a profondere tutte le energie per conseguire la vittoria, ma non passa nemmeno un minuto che Kaloperovic porta nuovamente in vantaggio il BSK. L’incontro volge ormai alia fine, la Dinamo è protesa all’attacco e il BSK invece difende strenuamente il risultato acquisito. Numerosi tiri sibilano «1 lato della porta, o incrociano nelle gambe e nelle spimene dei giocatori, ammassati pelila propria area. Su un’ennesimo attacco della Dinamo, l’aibitro Le-mežić pone fine alila contesa. I giocatori e E pubblico della Dinamo abbandonano il campo a testa bassa, nel mentre d giocatori del BSK, ;tra salti ed abbracci, trovano ancora la forza di spìngersi al centro del campo, esultanti per l’insperata vittoria conseguita. Il BSK incontrerà in finale l’Haj-jduk di Spalato, già piazzatosi con la sua vittoria sulla Crvena Zvezda. attacco nazionale non aveva difficoltà a segnare. Nella ripresa, la Juventus insisteva per raggiungere il pareggio. Eravamo al 9’, quando Praest se ne partiva insalutato ospite sulla sinistra, lasciando, dii stucco tLl proprio angelo custode. Giunto nei pressi della linea di fondo, centrava a perfezione su John Hansen, lasciato -inspiegabilmente libero dai difensori neroazzurn. Puntata dello svedese e pareggio per la Juventus. Sul risultato di parità, le squadre si controllavano a vicenda senza scoprirsi. Ai 18’ sembrava che la Juventus -dovesse1 portarsi in vantaggio, ma Baniparti, solo con la palla a 5 metri dal portiere, si faceva fischiare dai pubblico stizzito, mandando il pallone alle stelle. Un’identica occasione l’aveva pure l’Inter ai 30’ con Nyers, ma Ange-leri, tempestivamente uscito dai pali, riusciva a respingere a palme aperte il tiro finale dell’ala sinistra. iL’Imter è stata in complesso più pericolosa nell'attacco, ma ha peccato nel tiro a rete. I migliori sono stati: Nyers e Skoglund -per IT-nter e Boniperti e Muccinelli per la Juventus. Delle altre partite merita un cenno particolare quella disputata a Roma, dove la Fiorentina ha confermato la sua Classe, mettendo in ginocchio una -Lazio decisa a tutto. Dopo un primo -tempo finito in parità, la Fiorentina riusciva a passare due volte, vivendo così sul vantaggio sino alla fine, senza scomporsi dopo la seconda rete di Bredssen, che aveva -accorciato le distanze. Comunque, la Fiorentina si trova ora in ottima posizione, affiancata alla Juventus ad un punto dell’Inter, capofila della classifica. Oltre la Fiorentina, pure le altre pretendenti alle prime posizioni hanno approfittato del pareggio delle due dirette contendenti. Così il Napoli, il quäle, malgrado qualche difficoltà, è riuscito a superare la combattiva compagine friulana ed insediarsi al quarto posto. Il Milan ha superato con disinvoltura E mediocre Legnano, mentre la Roma, .con passo autoritario, ha fatto da padrona Un quel di Palermo.' La Triestina è riuscita, almeno momentaneamente, a disincagliarsi dalle acque pericolose di fondo classifica, con la meritata vittoria pei confronti di un Torino sceso a .Trieste con ben due esordienti. L’incontro stracittadino di Genova ha riconfermato la Sampdoria ad alfiere del calcio Mgure. Regolari ed attesi i risultati degli incontri di Novara e Ferrara, terminati con E minimo dei punteggi a favore dei padroni di casa. P. parteciperà con una propria squama. I dirigenti di Pona e Fiume si sono accordati di Formare la squadra «Istria» coni i maghori dilettanti delle due città. A fine stagione poi Si terrà -un grande raduno cwlotùristico a Pisino, con la partecipazione di ciclisti, dirigenti e simpatizzanti di Capodistrla, Pola e Fiume. A Pisino i dirigenti dei sunnominati Club organizzeranno un vasto programma ciclo-culturale. Discussa è stata sopratutto l’orga-mzzazione del «IV Giro dellTstna» in primo luogo affinchè esso, dato il suo carattere Nazionale, venisse incluso nel Calendario della Federazione Ciclistica dei-la Jugoslavia, e ven.sse pure finanziato per ciò che concerne i’organizzariane, mentre per le spese di vitto ed alloggio delie squadre ospiti, ci penserebbero i Club organizzatori. Altra proposta importante, è quella di includere la corea per il punteggio annuale dei migliori ciclisti allievi della Jugoslavia. Oltre al calendario intèrno, cioè di Club, è stato pure compilato il calendario regionale : 29-11-54. a Fiume — «Coppa M. Stojan» Fiume — II. Bistrica—Fiume Km. 76. 19-IV-54. a Capodistria — Circuito di Semedella — Km. 75. 10-V-54. a Pola — Pola—S. Lorenzo—Pola Km. 75. 3- 4-5-6-7/VI/54. — «IV Giro del-ristria 1954» Capodistria—Postumia. Fostumia Ilirska Bistrica semitappa a cronometro individuale — Ilirska Bistrica—Fiume (Un giorno di r.poso a Fiume) poi Fiume— Arsià (semitappa) ed Arsia—Pola, Pola—Parenzo (semitappa) e Pa-renzo—Capodistria. 4- VII-54. A Fiume — Fiume—Cer-quenizze a cronometro e Cerquemiz-ze—Abbazia per un totale di Km. 84. 25-VII-54. a Capodistria — Capodistria—Sicciole—Monte Toso—Capodistria per due giri pari a Km. 100. 14-15-VIII-54. a Pola. — Pola— Parenzo (semitappa) Parenzo—Ca-podistria (tappa) Capodistria—Fa-renzo—Pala Km. 230. 3-4-5-IX.-54. organizza Capodistria. «Dal Tricorno al Quartiere e all’Adriatico» Bovez—Postumia Km. 137, Postumia—Fiume Km. 75. e Fiume—Capodistria Km. 92. 3-X-54. a Pola — «Coppa Istria Libera» Pala—Parenzo (semitappa) Parenzo—Pola pe run totale di Km. 120. Pertanto come si vede i dirigenti delle massime organizzazioni ciclìstiche della nostra Regione, hanno avuto una buona iniziativa, e questa è stata presa molto tempo prima di iniziare Fattività. Quindi il loro lavoro si profila molto buono, ed è grazie a ciò che ci danno a sperare lin una magnìfica e prospera attività. BievL sfinii CROSS DELLE NAZIONI Al cross delle nazioni, svoltosi domenica a Bruxelles su un percorso idi 8,5 km. il popolare atleta jugoslavo Franjo Mihalič si è piazzato al (primo posto dinanzi al belga Hermann e al finlandese Rintempo. La squadra jngoalava si è amebe piazzata al primo posto grazie all* ottime prestazioni idei, vincente di Ceti-nié giunto sesto, di Cerai settimo e Ilié 14. CAMPIONATO DEL MONDO Ad Amburgo la squadra -della Ger-mania occidentale ha battuto la rappresentativa norvegese per 3 a 1 dopo aveT concluso il primo tempo alla pari. MESSE DI RETI A PARIGI La nazionale -ungherese «he .mercoledì disputerà allo stadio londinese di Wembley rincontro -con la nazionale inglese si è incontrata domenica, in sede di allenamento con la squadra parigina «Bilancou.rt» battendola per 19 a 0. Direttore LEO FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso Io stabil, tipograf. «JADRAN» Capodistria Pnbbllcaxione autorizzata AVVISO Al LETTORI DATA L’XNTERCORRENZA DELLE FESTIVITÀ’ DEL 29 E 30 NOVEMBRE, SI AVVERTO-NOI LETTORI E LE EDICOLE CHE IL PROSSIMO NUMERO DEL NOSTRO GIORNALE U-SCIRA’ MERCOLEDÌ’ 2 DICEMBRE. TRA PASSATO E PRESENTE {Continua dalla V. pagina) gì come allora. Vi passa la gente vestita alla buona e le donne parlando ad alta voce. Torme di gatti si rincorrono sui muri di un palazzo dal quale sono stati cacciiati, nelle grande stanze, i ricchi candelabri e i ritratti rinascimentali. Parenzo è legata alila terra più che al mare. Gran parte dell’economia è appoggiata alla vtinicol-(tura. E’ quindi utile visitare la grande cantina che si trova un po’ fuori mano, sulla strada asfaltata che porta a Pola. Qui il vice-direttore, Barzeiogna Paolo, facendoci visitare le cantine dèlia cooperativa agricola, ci offre la medaglia d’o-xo, ossia il vino premiato alla mostra vinicola. Cerchiamo invano in 2—3 luoghi il presidente delia cooperativa pescatori. Intanto alia trattoria dei «Lupi di Mar-a» ci sono moltissime persone, si discute con i candidati delle elezioni e con gli operai. Di buon matt.no il simpatico calzolaio Ubaldo, che sembra -un pittore con la barba e la cravatta a fiocco, dice di essere internazionalista e paria anche delle proprie fidanzate, In trattoria cd sono giornalisti e professori. Alcuni chiamano la trattoria «il piccolo parlamento dei pescatori». La gente è molto simpatica e si fa subito benvolere. Abbiamo conosciuto il giovane radiotecnico Mladen Radolović, il quale ci ha ospitato nella sua barca facendoci visitare lo scoglio di San Nicolò. Egli ha approfittato dell’occasione per parlarci della stazione radio-P.arenzo. Mladen è un dilettante, ma è riuscito a sfidare l’etere con una stazioncìna di mezzo kw. Dal centro di piazza Garibaldi all’estrema «Rivetta» si sente parlare sia l’italdano che il croato. Nelle librerie si possono acquistare libri italiani stampati dalla Edit di Fiume. Gli italiani hanno il proprio circolo di cultura e la scuola attenuale con 140 alunni. Ringraziamento La famiglia duramente colpita, con questo mezzo ringrazia sentita-mente tutti colore che presero parte al funerale del suo Guido. Le autorità popolari di Cittanova, il corpo bandistico di Verteneglio, i parenti e tutti i buoni che cercarono di alleviare 11 dolore nella straziante e luttuosa circostanza. La famiglia Radin ERRATA CORRIGE Nei nostro numero 320, nella II pagina, nelle cronache del Tribuna-lele, erroneamente è -stata segnalata la condanna per accaparramento di viveri di Valenta Mkrio, mentre si tratta di Valenta Bruno. Concorso L’ISTITUTO PER LE ASSICURAZIONI SOCIALI DI CAPODISTRIA BANDISCE UN CONCORSO PER I LAVORI DI ARREDAMENTO COMPLETO DI UNA FARMACIA. PER INFORMAZIONI, RIVOLGERSI ALLA DIREZIONE DELLTAS DI CAPODISTRIA. CASA EDITRICE DELLA SLOVENIA DRŽAVNA ZALOŽBA SLOVENIJE Auguriamo un lieto 29 Novembre alla popolazione del Litorale. LUBIANA