ANNO XVIII. Capodistria, 16 Luglio 1884. N. 14. LÀ PROV DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. DIETA PROVINCIALE (Sunto dei protocolli ufficiali) 1. Seduta. 9 Giugno, presenti 21 deputati. Il capitano provinciale Francesco Dr. Vidulich apre la sessione con le formalità d' uso; funge quale Commissario governativo il siguor cav. Carlo Gunrer; gli onor. Bubba e Doblanovich assumono provvisoriamente le mansioni di segretari. È scusata. l'assenza di Mons. Vescovo Dr Glavina, degli onor. Campitelli , Scampicchio, Lazzarini. L' onor. Augusto Jenko presta giuramento. Viene rimesso alla prossima seduta 1'esaurimento dell'ordine del giorno. II Seduta. IO Giugno, presenti 20 deputati. Ac-«oiduto penueSrH» , introito proprio fior. 33.930 e fior. 114.236 contributo foudo provinciale. L'onor. Costantini a nome dello stesso comitato scolastico riferisce sullo stato dell' istruzione popolare u«l— l'anno 1882-3 e propone: 1. Doversi presso tutte le scuole pubbliche popolari, nei circondari di popolazione mista, italiana e slava, adottare come regola indeclinabile, la divisione della scuola iu due sezioni, italiana 1' una e slava 1' altra, cou piena libertà ai rispettivi genitori di ascrivere i loro figli ad una o all'altra di dette sezioni. 2. Resta incaricata 1' inclita. Giunta provinciale di portare a conoscenza dell' imperiale governo questa risoluzione, ed in quanto occorresse per la esecuzione della medesima di aggiungere in qualche scuola popolare una seconda forza insegnante, e di aprire all' autorità scolastica provinciale il necessario credito suppletorio sul bilanciò provinciale pel coprimeuto della relativa spesa. Presero parte alla discussione in lingua, slava gli onor. Spincich e Laginja; il primo presenta anche una proposta in italiano. La proposta dell' onor. Spincich resta iu minoranza e viene accolta a grande maggioranza quella del comitato scolastico. Viene accolta la proposta dell' onor. Fragiaeomo. per la commissione politico legale, sul progetto di legge col quale vengono modificati i §. 40, 45 e 47 del Regolamento comunale. VI. Seduta, 23 Giugno, presenti 26 deputati. Viene i accolta uua mozione dell'onor. Ivancich e altri 18 onor. | deputati, tendente ad ottenere dall' i. r. Ministero alcune , misure a favore della marina mercantile. Viene accolta la mozione dell' onor. Bnhba e compagni per la istituzione d' una scuola industriale iu Pirauo. E accolto iu terza lettura il progetto di legge per la modificazione del regolamento comunale. L' onor. Campitelli riferisce pel conto di previsione del foudo provinciale per 1' auno 1885 a uomo del Comitato di finanza e propone : 1. Di approvare il detto conto preventivo con un' esigenza di fior. 351,076 uu coprimento di 122.102; ed a coprire la deficenza di fior. 228.974. 2. L' esazione a.) del 25% su tutte le dirette e straordinarie dello Stato; b.) del 100% sul dazio consumo erariale carne e vino ; c,) di un' imposta provinciale di fior. 1.70 per ogni ettolitro di birra venduto al minuto, — di fior. 10.02 per ogni ettolitro venduto al minuto di liquidi spiritosi ed acquavite; e di fior 6.68 per ogni ettolitro venduto al minuto di acquavite. 3. Cedere alla Giunta provinciale le istanze per sovvenzioni delle società d'asilo in Vieuua, società soccorso studenti ammalati e società Kosinar nella stessa città. 4. Autorizzare la Giunta provinciale ad acquistare il caseggiato in l'arenzo pel collocamento della stazione enopomologica provinciale, con fior. 18 mila di spesa all'iucirca, divisa in 18 annualità al 5' ,,. 5. Di incaricare la Giunta provinciale a completare 1' edilìzio per accogliere comodamente e decorosamente la Rappresentanza uffizi ecc. ecc. provinciali entro i limiti d un dispendio di 36 mila fiorini, autorizzandola a contrarre un prestito per detta somma ammortizzabile iu 36 anni e prima con l'Istituto di cr diio fondiario. Nella discussione speciale delle singole rubriche, viene accolta alla rub. 3 spese per scopi d istruzione una mozione dell' onor. Costantini per una maggiore concorrenza nelle spese di quei circondari! scolastici che godono il beneficio dell' istruzione popolare. Vengono quindi accolte le proposte 1. 2. 3. del Comitato di finanza. Vengono poi approvate le proposte del comitato scolastico : di respingere la petizione dei maestri di scuole popolari pel miglioramento delle loro condizioni economiche e riduzione degli anni di servizio ; — di passare all'ordine del giorno nulla supplica di un maestro; — di prendere atto delle risultanze del prospetto di gestione del conto scolastico provinciale per il 1883. VII. Seduta, 24 giugno, presenti 27 deputati. L' onor. Gambini e compagni, presenta all' imperiale governo la seguente interpellanza: 1. Sono noti all'imperiale governo i fatti narrati nelle premesse, in ispeeie 1 impune diffusione dell' opuscole Edinost pubblicato alla vigilia delle elezioni dietali uel col egio dei comuni foresi di o a Capodistria ? — 2. Ha 1' imperiale governo intenzione di prendere le misure necessarie perchè tali fatti uon possano ripetersi in avvenire a danno delle leggi costituzionali vigenti? L' onor. Ienko presenta uu' interpellanza in slavo — che viene rimessa al Commissario governativo. Non vengono accolte due mozioni dell' onor. Laginja, ed una dell' onor. Zamlich. L' onor. Campitelli per la commissione di finanza propone di rimettere alla Giunta provinciale la petizione dei comunisti di Trusche e Maresego per uua strada di ■ congiungimento cou Capodistria e Trieste. La proposta è I accolta. È accolta anche la proposta dello stesso comitato per la uoiuiua di un assistente contabile. La dieta prende atto del prospetto di gestioue del foudo provinciale 1883. È accolto aucho iu terza lettura sulla proposta del Comitato politico legale il progetto di legge governativo per la costituzione di una commissione sanitaria in Pola. Viene approvato sulla proposta del comitato agrario il progetto di legge sui consorzii agrarii distrettuali ecc. ccc. con lievi modificazioni. Viene accolto sulla proposta del comitato politico legale il progetto di legge per la modificazione dei §§. 29, 33, 35 e 37 del Regolamento elettorale comunale. Esaurito 1' ordine del giorno, il presidente con le solite formalità chiude la sessione. L'unione delle provincie del Litorale La necessità dimostrata dall' Indipendente di associare tutte le forze delle tre provincie di Trieste, Gorizia, e della nostra Istria per opporsi con decisiva aziono alle audacie dell' invasione slava, non ha bisogno certo di altre dimostrazioni per essere accettata da tutti. Essa è urgentemente reclamata dal contegno degli slavi, prepotenti oltre ogni dire, e corrisponde ad un vecchio e naturale desiderio degl' Italiani dall' Iudri al Qu ani ero. È bastato che 1' organo della società del Progresso ne facesse il primo invito, perchè e L'Istria di Parenzo e II Corriere di Gorizia ne accettassero subito con plauso il progetto. ,Raccogliamoci e uniamoci," scrive II Corriere di Gorizia; e nell' ultimo numero porta la lieta novella della costituzione di un comitato promotore per una società politica in quella provincia; — società che è da tanti anni nel desiderio di tutti i patriotti. Le direzioni delle tre società di Trieste, Gorizia ed Istria, avrauno il compito di stringere insieme tutti i patriotti, per cui la vagheggiata unione diverrà un fatto compiuto. Unione morale, 'Cioè raccolta di tutte le forze libere, con una direttiva comune, essendo lo scopo già bene determinato, quello di raffermare la causa della civiltà nostra contro gli opposti conati ; quando saremo riusciti a disciplinare così le nostre forze, sarà già molto ottenuto. Della vecchia questione dell' unione delie tre rappresentanze dietali, non crediamo opportuno oggi discorrere, ma giova ricordare, giacché altri ne tennero parola in quest' occasione, gli accordi stabiliti altra volta tra patriotti delle tre provincie : che l'unione amministrativa sta nel desiderio di tutti, come allora anche oggi; se non che bisogna subordinare il desiderio vivissimo avanti di tradurlo in atto, all' e-satto calcolo di tutte le condizioni di fatto attuali, mde, per avventura, non andare incontro a disinomi, e che Trieste debba essere giudice della questione, centro coni' è dove si combattono le 110-ìtrelotte; dove quindi la vittoria nelle elezioni deve ssere sicura tanto dà non temere le incertezze elettorali delle altre due provincie. Meminisse juvabit. DUE DOCUMENTI •lei secolo XVI. Venezia 24 Giugno 1884. Invio alla patria Provincia due documenti che mi sembrano di qualche importanza perchè gettano luce non poca sulle agitazioni interne di Capodistria, causate dalle lotte religiose che fervevano nel secolo XVI, e perchè possono servire anche a raffronti, non infecondi d' utili insegnamenti, in altri campi della storia e della cronaca cittadina e provinciale. Per ciò che riguarda la violazione del sepolcro di Gio. Battista Vergerio, vescovo di Pola, morto a Capodistria nel giugno del 1548, ed anche per riguardo a contemporanei avvenimenti luttuosi di tutta l'Istria, può essere utilmente consultato quanto ne scrisse il benemerito canonico Pietro Stancovich nella biografia del nominato Vergerio {voi. I eia pag. 294 a pag. 348), biografia eh' egli chiude con queste memorabili parole del Muratori : — Omnia suspi-cionibus piena erant. Quicumque vel leviter quae improbanda erant hnprohasset, gravem continuo su-bibat invidiarti, quasi internimi aliquod /over et hae-reseos fermentum. Altrettanto, mutatis mutandis. potrebbesi dire, panni, di altri tempi e di altre questioni, locali e generali. ,11 mondo è vecchio e tal fu ognor suo modo!" Tiremm innanz . . . Ecco i due documenti: T. L. Di fuori L Al Ciar issimo Podestà et Capitano di Capodistria dirjnissimo come figlio. Di Contro Magnificc tanqnam frater ! Habbiamo vedute le sue, le quali ne sono state gratissiine et di molta consolatiòne vedendo il buon animo et ardente zelo che la M. V. ha verso le cose della santa Fede et Religione cattolica, benché per inanti questa sua intentione a noi sia stata veramente et chiaramente notoria. Hora mo havendo inteso che la M. V. habbia dato il suo consenso al reverendissin o Episcopo per far levar fuori dal monumento 1' ossa del corpo del quondam Gio. Battista ') Vergerio heretico maledetto, et che le ') Nell'Archivio di Stato di Venezia, serie — Santo Uffìzio-Processi - esistono due copie della presente lettera e in tutte due è scritto Paulo. È un errore di ammanuensi troppo evidente, (lacchè lettere dell'epitaphio descritto sopra esso monumento sono state scancellate, commendiamo grandemente la M. V. — Et perchè anco desideriamo, si come è conveniente, che sia totalmente delimata et estinta ogni sua insegna in qualunque luogo si trovasse, perchè non rimanghi alcuna memoria di esso Vergerio, la M. V. sarà contenta in particolare di far levare via la Mitria et ogni altra insegna del predetto Vergerio, la quale al presente si trova sopra la porta della casa del nepote di esso Vergerio. Perciocché questo éssempio darà ad intendere agli inimici et ribelli della Santa Chiesa Catholica quanto son in obbrobrio al mondo, et che però meritamente debbono esser esclusi et estinti, et vivi et morti dal consortio de' viventi, et che all'incontro li Catholici et buoni Christiani sono degni di ogni honor et di eterna memoria. — Et Iddio benedetto conservi in ogni tempo la M. V. nella sua santa gratia. Di Venetia a' XX di Febraro del LXX Giulio Contarini Procurator di S. Marco I Deputati al Santo Alvise Moceiiigo Kavalier et Pr. > Officio della Sacra Paulo Thicpolo Kavalier | Inquisitione di Venetia Pre Gio. Battista Gliislon Cancellier m. p. II. Supplicatoli porretta al Magnifico Podestà di Capodistria. Davanti la M. V. Clarissimo Messer Hieronimo Cicogna Podestà et Capitanio di Capodistria1) di-gnissimo, Oomparemo noi Francesco di Tarsia et Anzolo di Pola Giudici et Francesco Zaroto Sindico di detta città, insieme con tutti gl'infranotati cittadini di loro man propria sottoscritti, et con la debita sommissione riverentemente esponemo : che essendo stata nelli passati mesi per il Reverendo Inquisitor et Commissario Apostolico fatta una generale inquisitione, et formato processo contra di molti per asserte imputationi d'heresia, et tra gl'altri contra di Messer Agustin Sereni, et Messer Odorico Theophanio cittadini di essa città, i quali etiam sono stati hora per tal causa proclamati a doversi in termine di giorni 8 presentar nelle forze degli Eccellentissimi Presidenti sopra 1' heresie a difendersi delle imputationi a loro date, et per timor delle pregioui et del tremendo giudicio di tanto Magistrato, quantunque forsi poco colpevoli, non sta il fatto che Gio. Battista Vergerio vescovo di Pola è morto a Capodistria nel mese di Giugno del 1548 e fu sepolto in quella cattedrale, mentre Paolo (più rettamente Pietro Paolo), già vescovo di Capodistria, morì ai 4 di ottobre del 1565 in Tubiuga e fu sepolto nella Chiesa di S. Giorgio di detta città. In questa lettera non poteva trattarsi che di Gio. Battista. Vedi Stancovich 1. c. ') Girolamo Cicogna è stato Podestà e Capitanio di Capodistria negli anni 1548 e 1549. ardiscono di comparere, et vedendo noi la imminente ruina loro, et in che stato et in quanta conimotione et perturbatone si ritrovi la maggior parte di questa città per causa de tali processi et terribili proclami, et le gare, et gì' odij che vanno in essa occultamente serpendo et alla giornata augumentandosi non senza pericolo di perpetua dissensione, et di qualche concitatone di tumulti, et scandali, attento il gran numero et le molte parentele et dependentie si de' prefati proclamati et inquisiti, come di altri; desiderosi del ben pubblico di quella et della quiete et concordia universale di questo populo; Non potendo per la brevità del tempo et per la incomodità et lunghezza del viaggio far personalmente come sarebbe il desiderio nostro tal officio ai piedi della Serenissima Signoria, pregamo la M. V. hu-manissima che voglia esser contenta di notificarle essa questa nostra publica comparitone et insieme indirizzarle la presente nostra espositione per la quale riverentemente prostrati in terra ai piedi di Sua Serenità supplicamo che quella benignissimamente voglia col solito suo materno affetto, et con 1' occhio della interna pietà et misericordia sua risguardar et abbracciar questa sua sempre devotissima et fidelissima città, et de haver raccomandata la unione et conservatone de suoi poveri cittadini et subditi, delle imputationi di quali per esser materia della quale non è a noi lecito de altramente parlarne, non se ne dice altro, ma solamente si ricorre al tribunal della gratia et della misericordia sua, pregando, et in nome di tutta questa università riverentemente supplicando, che essendo stati i sopradetti inquisiti sempre buoni et fidelissimi sudditi et servitori di Sua Serenità, non soliti in tutto il tempo della vita loro commettere eccessi, o mancamenti di sorte alcuna, nè offender persona del mondo, ma (li viver sempre civilmente et quietamente ; posto che hora havessero in qualche conto, o per ignoranza, per esser persone idiote et rozze, o altramente con le parole loro prevaricato dal dritto sentiero, quella benignissima voglia esser contenta d'haverli pietà et non secondo i demeriti et le ignoranze loro, ma secondo la benignità et clemenza sua abbracciarli, et pietosamente riaccettarli nella buona gratia et protetione sua, con ciò sia che essi et ciascuno di loro prostrati humilmente a i piedi di Sua Serenità dicono et protestano di veder in ogni tempo viver sotto 1' ombra di questo felicissimo dominio civilmente et costumatamente, secondo i comandamenti di Dio et della Santa Chiesa, da buoni sudditi et catholici christiani, et si offeriscono di dar etiandio idonea segurtà ad arbitrio di Sita Serenità, et di viver nel modo predetto pia- ! mente et catliolicamente, et di mai non dar nè in fatti nè in parole occasione di querela, o scandalo a persona di questo mondo, et ultra di ciò di star etiamdio a ragione al sapientissimo giudicio, et alla sincerissima censura de" prefati Chiarissimi et Eccellentissimi Presidenti, et a tutto ciò eli' alla Clemenza i et Benignità parerà di deliberar et disponer de fatti loro. Quella adunque pietosissima imitando la Divina Maestà la quale non vuole in conto alcuno la morte j del peccatore, ma più tosto che egli si converta et | viva, si degnarà di ess&udir le preghiere di tanti j suoi fedelissimi sudditi, et di hnver pietoso risguardo ; alla unione et conservatione di questo suo populo ì aprendo le viscere della pietà et misericordia sua ì verso de" predetti poveri suoi cittadini, delle infelici ! moglie et de miserandi loro figliuoletti quali tutti i umilmente prostrati a terra implorano il divino ! aiuto, et la grafia et benignità della Serenità Sua j Clementissima. Io Francesco di Tarsia Zudese della città di | Capo d'Istria. Io Rimondo de Pola per nome d'Angolo mio fio! j Zudese per la sua absentia de suo ordine. Io Francesco Zarotti Sindaco. Io Francesco Gavardo quondam Messer Gavardo Yicedomino della città di Capodistria. Io Francesco del Bello Yicedomino della città di Capodistria. Io Leandro Zarotto Physico di Capodistria. Io Rimondo di Pola. Io Angustino di Tarsia. Io Nicolò Pamperga. Io Andrea Bembo. Io Santo di Gavardo Capitanio di Schiavi. Io Gavardo de Gavardis quondam Messer Zuan Felippo. Io Piero del Bello. Io Hieronimo Zarotti quondam Messer Cristoforo. Io Piero Mauruzzo. Io Mathio Manzuoli. Io Ludovico di Daini. Io Ludovico Zarotto. Io Zuan Battista Grisoni. lo Alvise del Bello. Io lacomo del Taccilo. Io Zuan Vincenzo Constantini. Io Francesco Sereni. Io lacomo d'Apolonio, Io Polonio di Polonio. Io Zuan e Vergerio. Io Alvise di Yerzi. Io Zinnie Maruzzo. Io Domenego del Taccilo. Ego Iacobus Petronius comunis canceliarius. Io Balsamo di Manzuel. Io Santo Bonacino. Io Piero di Zuane. Io Vincenzo Geroldo. Io Zuan Paulo Zarotto. Io Francesco Ducain. Io Piero di Zuane del quondam Messer Michel. Io Marc'Antonio Sereni. Io Fabrizio Tarsia. Io Alvise Bonacino. Io Anzolo Grisonio. Io Francesco Bonacino. Io Zuane Brattili quondam Francesco, lo Francesco di Vida. Io Francesco Maruzo. Io Bortolomio Grio. Io Hieronimo di Baseio. Io Zannanzolo de Salo. Io Paulo Brathi. Io Paulo Sabini. Io Hieronimo Sabini. Io Vido Antonio del Tacco. Io Nicolò di Tarsia. Io Hieremia di Pola. W Ottonello Vida ) ambasciatori creati alli 23 Io Hieronimo Zarotto ) Zugno 1549 alla Sereniss. Signoria. Conservasi in copia nell'Archivio Generale di Stato in Venezia e precisamente nella Serie — Santo I Uffizio-Processi. — La coionia lombarda a Servola (Risposta alla Domanda inserita nell'ultimo N. della Provincia, pag. 112, col. II. Fu il Vescovo di Trieste Rodolfo Pedrazzani ! da Cremona, che chiamò nella sua villa di Silvola, oggidì Servola, alcuni abitanti del Castel Soncino, circondario di Crema, provincia di Cremona. L'epoca della loro venula sarebbe da cercarsi tra il 1302 e il 1320; ma non oltre il 19 novembre 1320, poiché sotto questa ultima data si legge vacante la Sede Vescovile tergestina. (V. il Codice Diplomatico Istriano). 11 Kandler nelle Indicazioni per riconoscere le cose storiche del Litorale (Trieste, 1855; pag. 36, col. II.) scrisse queste precise parole: „1302- „ 1320. Il Vescovo Pedrazzani trasporta dal Castel „Soncino nel Cremonese una colonia di Lombardi „nella villa di Silvola, o Servola." Capodistria, 10 luglio 1884. D. A M. H>T o tizi e FRANCESCO D.' GABRIELLI A quelP ansia febbrile, a quell' affannosa trepidazione, che aveva destate la subita notizia del grave malore, da cui era stato colpito il D.r Francesco Gabrielli, alla speranza, che s' aveva a-perto strada nell' animo nostro, di veder salvata quella esistenza all' affetto della sua famiglia, al lustro del suo paese, che tanto lo amavano, successe, in capo a brevi giorni, il più amaro dei disinganni .... il disinganno terribile della morte. La mattina del 28 giugno p. p. come un baleno, si propagava nella città nostra, e per ogni dove della provincia il funestissimo annuncio, che Francesco Gabrielli aveva cessato di vivere in mezzo all' universale compianto. In queste brevi parole, colle quali la Deputazione comunale adempiva al doloroso messaggio, stava raccolto il più splendido elogio dell' illustre trapassato, stava scolpito, oome in concisa epigrafe, il ricordo di tutto quel complesso di virtù private e cittadine, che fecero di Lui una delle più distinte e più stimate individualità della provincia. Giovanissimo ancora s'era fatto distinguere per isvegliatezza di mente, per grandezza d' ingegno, e per una certa maturità di giudizio che gli era tutta speciale. Compiti gli studi legali ed ottenuta la laurea dottorale, fece per qualche tempo pratica d' avvocatura ; non ne esercitò però mai la professione, avendo dovuto, già per tempo, dedicarsi interamente all' amministrazione del cospicuo suo patrimonio, e successivamente alle cure della numerosa famiglia. Fu però coltissimo in ogni maniera di discipline legali, ed ebbe pure la mente nudrita di buoni studi letterari!, e di una soda coltura in varii rami dello scibile umano. Coltivò, per vecchia tradizione di famiglia, con amore appassionato, l'arte bella de' suoni, e fu, in altri tempi, sapiente ordinatore fra noi di istituzioni musicali, che pur troppo in oggi non sono che un grato ricordo. Tante e sì svariate applicazioni non lo distolsero punto dalla vita pubblica : chè anzi fu tra' più operosi cittadini nel consacrare, con intelletto d' amore, la sua proficua attività al bene della sua città natia e della provincia. Sedette costantemente in tutte le rappresentanze e in molte corporazioni cittadine e per due volte nella rappresentanza provinciale, e vi emerse sempre per spiccata intelligenza, pel suo carattere franco ed aperto, alieno da passioni di parte e scevro da volgari pregiudizi. Nelle discussioni rifuggiva dalle frasi reboanti e concettose, adoprando invece un linguaggio chiaro, severo e conciso, con cui riusciva facilmente a superare le opposizioni, e ad imporre, con stringata evidenza d'argomentazioni, la propria opinione. A dire il bene che Francesco Gabrielli ha fatto al proprio paese, nelle svariate manifestazioni della vita pubblica, farebbe duopo riandare la storia municipale dell'ultimo trentennio, sarebbe necessario procedere allo spoglio del nostro archivio comunale, dove ad ogni pagina, trovi traccia luminosa del suo ingegno pratico e severo. A Lui vanno riferite importanti deliberazioni d'ordine pubblico, che risposero egregiamente alle sue previsioni, quasi mai fallite; chè se talora, malgrado tanta sua superiorità di mente, non riusi distorre da contrarie vedute chi teneva in mano la somma delle nostre cose municipali, l'infallibile corso del tempo gli diede ben presto ampia ragione. Dopo Colombani e Venier, la morte, in un decennio, ci rapiva con Francesco Gabrielli l'ultimo di quella bella triade che tanto onorava la città nostra e che esercitava, a giusto merito, un primato d'intelligenza e di cuore, degno d'ogni nostro rispetto. E noi, poveri superstiti, piangendo sull' amara dipartita di quest' ultimo trapassato, pensiamo dolorosamente a chi saprà raccogliere degnamente 1' eredità lasciata da loro, e farsi continuatore delle egregie virtù, che hanno diritto a perenne ricordo di gratitudine e d' affetto. . . . Tirano, 10 tur/I io 1884. G. Dr. lì. Statistica del mutuo soccorso Al Ministero dell'agricoltura del ltegno d'Italia si tenue una adunanza per esaminare le basi di una nuova statistica del mutuo soccorso, sotto la direzione del direttore generale della statistica. L'adunanza votò la seguente mozione: „I1 comitato, nel far plauso all' iniziativa del Governo nel raccogliere uua nuova e più completa statistica sulle Società di mutuo soccorso, per dedurne una tabella di mortalità e morbosità e per rendere così agevoli le calcolazioni per la proporzione tra i contributi ed i sussidi; ..Considerando pure 1' opportunità di predisporre le statistiche per la revisione quinquennale delle tariffe della Cassa nazionale d' assicurazione degli infortuni sul lavoro, „Fa voti perchè ad animare le Società di mutuo soccorso a corrispondere all' invito che sarà loro diretto, il Governo conferisca un numero di premi in denaro alle Società che avranno presentati i migliori elaborati, e fa voti in pari tempo che le Casse di risparmio, che generosamente hanno contribuito in passato al conseguimento dei medesimi scopi, vogliano concorrere col Governo nell'as-segnare i premi per renderli più numerosi e ragguardevoli". Da parte del capitanato distrettuale di Capodistria si notifica, per gli opportuni effetti di legge, essere stata constatata la esistenza della filossera nei comuni censuari di Corte d'Isola e San Piero dell'Amata. Leggiamo nell' Istria del 12 la triste notizia della comparsa dell' afide nel comune di Materada ! Il Comitato promotore della Società istriana di archeologia e storia patria annunzia che nel giorno 24 in. c., alle ore 12 m., avrà luogo iu Pareuzo, la prima adunanza generale della detta Società. Cose locali In una recente seduta del consiglio della nostra Società operaia, alla lettura ed approvazione dei prospetti di cassa delle due sezioni pei mesi di maggio e giugno, la Direzione lamentava le numerose arretrazioni nei contributi settimanali dei soci, rilevando il danno che da ciò ne deriva agi' interessi della Società e gì' imbarazzi e ritardi nella chiusura dei conti annuali. A togliere l'inconveniente si deliberava, di sollecitare tosto i soci e gli esattori al regolare compimento dei loro doveri, applicando pei restauziarì, ancor prima della chiusa dell' anno, e precisamente all' espiro del corrente terzo trimestre, il tenore dell'art. 5 lett e dello statuto, eh' elimina dalla Società quei soci che fossero in arretrato di sei contribuzioni settimanali. Approviamo la saggia deliberazione, rendendola pu-blica a norma degl' interessati. Imparziali con tutti i nostri gentili collaboratori, pubblichiamo la seguente, cedendo nello stesso tempo ad un desiderio delicato dell' autore: Cortesissimo e Amorevolissimo Signor Direttore, Leggendo io l'altro giorno nel N. 13 della Provincia la mia lettera ultimamente speditale e 1' annesso articolo di rettificazione, mi sentii compreso l'auimo d'allegrezza ad un tempo e di vergogna. D'allegrezza, vedendomi purgato dalla taccia d'aver usato malamente il verbo sviluppare in cambio dell' altro verbo spippolare ; di vergogna, vedendo V. S. fare un' emenda a cui Ella strettamente non era teuuta. Un' emenda sì la ci voleva, ma e' non era poi necessario che la fosse fatta a quel modo. Bastava dire che il compositore nella furia del comporre avea per isba-dataggine mutato iu sviluppare lo spippolare del manoscritto e che uè il proto uè il correttore delle prove s' erano più tardi avveduti dello sbaglio. Degli errori poi commessi nell' epigramma latino si poteva tacere affatto senza far torto all' autore, perchè ogni e qualuuque lettore che abbia iu testa due dita di quel che si frigge può vedere da sè che quelli sono spropositi dello stampatore e non dell' autore. Non appena ebb' io buttati gli occhi su quel malaugurato sviluppare, che mi entrarono i batistini, e, imbizzito com' ero, acciuffai la penna, e scrissi quel che scrissi, e sul tamburo mandai la lettera alla posia. Dato giù quel primo bollore, in' accorsi d' aver passata la linea e d'aver fatto una manciuata o giù di lì; ma oramai era tratto il dado; e adesso non mi resta altro che chiamarmene iu colpa e chiederne scusa a V. S., come con questa mia lettera io intendo appunto di fare. Gli è vero che quel mio articolo nou riguardava il Direttore del Giornale, ma solo riguardava il compositore, il proto e il correttore delle prove; pur nonostante, s'e' non lo riguardava direttamente, lo riguardava bensì di mattonella, tornando a biasimo, gira gira, al Direttore tutti gli errori di stampa commessi nel Giornale. Comunque la sia, per quanto mi sappia male di aver usato verso di Lei uu' atto di scortesia, pretendendo di obbligarla a inserire nella Provincia quella mia tirata, pure quell'atto di scortesia, sebbene me ne chiami in colpa e Gliene chiegga scusa, io altrimenti uou lo rimpiango ; e noi fo per via del gran beue che me n' è seguito. Da quello infatti ne derivò aver io imparato a conoscere dall' una parte la pieghevolezza e arrendevolezza e dall'altra la nobiltà e coltura d' animo di Lor Signori, vò dire di Lei, Cortesissimo e Amorevolissimo Signor mio, e del riverito suo collega uella compilazione del Giornale ; chè da animi caponi, cocciuti, rozzi e incolti nou si potevano per fermo aspettar tali frutti. Confessare candidamente iu pubblico d' aver errato non è certo una gran virtù, è anzi un dovere sacrosanto di chiunque ha uu bel cuore e sa di saper qualche cosa; ma pure a dì nostri ehi lo fa? Sì! andate a dire un pò a certi cosini, che iu addietro andavano a scuola co' lendini in capo e che indi rimpulizziti dopo d' aver appreso quattro acche, si tengono ora per sapientoni e per arche di scienza, andate, i' dicevo, a dir loro che si persuadano d' aver torto e che confessino il loro fallo. Siisi attaccherebbero alle fuui del cielo per difendersi e dare a divedere che hanno ragione loro, e, se voi continuerete a volerli persuadere d' aver errato, finirete col perdere il ranno e il sapone e col ricevere da essi titoli d'ogui fabbrica. Quello dunque eh' è per sè un' atto di puro dovere, diventa, stante la miseria dei tempi, un' atto eroico. E qui chiudo la lungagnata. V. S. stia bene e seguiti a tenermi uella sua buona grazia, ed io, rinnovandole le mie scuse e augurandole ogni bene, mi pregio di essere Cherso, 9 luglio 1884. di Lei Cortesissimo e Amorevolissimo Signor mio obb. e dev. servitore Giovanni Moise Appunti bibliografici Pietro Sbarbaro. Regina o repubblica ? Roma. Som-maruga 1884. Un uomo, già professore d' università, e che | della cattedra perduta si rifà, stampando in poco tempo due grossi volumi — Re Travicello o Re Costituzionale — e — Regina o repubblica? — e annunzia in corso di stampa dodici libri (i dodici apostoli della casa editrice Sommaruga) da pubblicarsi in uu anno, e per di più scrive ogni settimana senza collaboratori -— le Forche Caudine — periodico festajolo, non è uomo da pigliarsi a gabbo, nè si può demolire con lo sgarbato mattoide, epiteto buttato là dai giornali; ma si deve discutere, e dà occasione ad un serio esame per vedere come sia avvenuto i! fenomeno di questa strana fecondità, e quibus auxiliis, cur, quomodo, quando, qualmente dicevano gli scolastici, Dio li riposi. Le ragioni per te quali lo Sbarbaro ha perduto la cattedra sono note dall'Alpi al Faro anche ai pizzicagnoli e barcaiuoli ; e che quindi per vivere —- suprema ìex — abbia accettato di scrivere per l1 editore Sommaruga, o Tartaruga, come lo chiama lui, non gli darò carico io, nè deplorerò in massima il fatto. Si è tanto a' passati tempi gridato dagli autori sulle misere condizioni dello scrittore in Italia; e sul nessun commercio librario; ed oggi che c'è questa cuccagna almeno per pochi, non c' è nessuna ragione di gridare allo scandalo, e all' arte bottegaja, ben iuieso qualora editori e scrittori osservino 1 sacrosanti diritti dell'arte, e senza prender proprio il gusto dominante a contrappelo si studino almeno di non speculare sulla corruzione, e di non diffonderla sempre più, accontentando i gusti del poco rispettabile pubblico. Questi libri dello Sbarbaro souo però uno scandalo; e quindi si leggono da molti, che li comperano, e poi li gettano via indignati ; e il libro va e l'editore, tuit' altro che Tartaruga, ne promette altri, purché duri la vigna, e intanto si soffrega. allegramente le mani. Contengono sì, m'affretto a dirlo molte verità; in fondo sopra a molti terreni d'alluvione: sassi, ghiaja, greto di torren-tacci o torrenteUiy c' è un substratum, il vecchio terriccio fertilissimo; ma che fatica e che spesa per rimetterlo alla luce del sole! L'ex professore è indignato perchè le cose non procedono bene in Italia, prevede minacce, rovine, per l'anno fatale centenario 1893, la caduta della monarchia di Umberto I. e 1' instituzione della più mostruosa repubblica: consoli il galeotto Luciani, e l'ex ministro Baccelli, e così via via 459 pagine ; e bravo chi pnò durare a leggerle tino all' ultima. Fumum ex fulgore. Qualche lampo, e poi fumo fumo, fumo e fumo. Diciamo prima dei lampi. Il professore ha dei lucidi intervalli ; e allora sentite come scrive, e che sacrosante ragioni adduce. Capitolo —• scuole, pagina 33 — „Da Roma l'Italia deve promulgare un nuovo simbolo di fede per sè e pel genere u-mano." Passi questa trombonata del nuovo simbolo rigeneratore del genere umano (?!) Ma Io Sbarbaro si rimette in carreggiata subito. „Deve rigenerare la propria coscienza ; deve concentrare tutte le sue forze su questa impresa, sotto pena di scomparire dal novero delle nazioni. Poiché un popolo non vive, non opera, non traduce una funzione organica nell' immensa vita dell' umanità, che per l'idea che lo informa, pel principio che rappresenta. E il principio nuovo della vita ad ogni popolo, in ogni epoca lo somministra ed inspira la religione . . . che è la grande educatrice dell' umanità" . . . Bravò Sbarbaro! Questa sentenza excogitata dentro a quel crauio nudo, sopra a quella faccia dal sogghigno di Barbaticela gli merita la comparsa di uu nuovo capello della chioma folta, affluente sulla retroscena della cuticagna (Vedi ritratto sulla copertina). Capitolo — Cremazione (pag. 77) — „Anche questa della cremazione è una bella pensata! Il cervello dei popoli va sottoposto di quando in quando alla moda delle agitazioni grottesche, allor a che fanno difetto i grandi e virili pensamenti e le sollecitudini virili. Fortuna che i diritti del buon senso in Italia possono talvolta piegare il capo come i salici piangenti, mentre passa V uragano delle baccellate a stormi, come i passeri o gli altri volanti di Corsica E via di questo tuono iti quattro buoni periodi, dove 1' ex professore descrive la sua commozione innanzi alle quattro ossa di Dante iu Ravenna nel 1865. Ma non capisce d'altronde, caro ex professore, che queste quattro parole sue, le quali ho fatto qui sopra stampare in corsivo, contengono la più aperta condanna del libro? Ammesso anche siano veri tutti i malanni di questa povera Italia, le dirò con la sua buona tabella che i diritti del buon senso si possono talvolta piegare, ma, viva Dio, non si spezzano; e perciò tutta quella sperpetua e finimondi del 1893 le sono chiacchiere e nulla più per mettere insieme un libro al signor Tartaruga. Tormando peto alla faccenda della cremazione ho detto e confermo che le parole dello Sbarbaro, tra tanto fumo sono un vivo lampo di luce. Oh perchè, carissimo signore, non fu ella presente come me a Lodi ai solenni funerali e alla cremazione del Gorini? Le assicuro che n'avrebbe cavato argomento per un decimoterzo volume : cose da far ridere anche in articulo mortis. Tutto questo sia detto senza danno della vera legittima fama del Gorini, che, se non grande, fu però un bravo uomo, disprezzato finché fu vivo, da molti che agitarono il turibolo dinanzi alle ossa di quel povero morto, perchè in qualche riscontro d' aria, il fumo degli incensi ricadesse sulle vuote loro zucche. A pagina 115 e 116 in mezzo a molto fumo mi abbagliano vivi lampi di luce. «Ogni riforma delle credenze, scrive lo Sbarbaro, ed ogni passo dell' umanità sulla via della propria emancipazione morale è sempre stato preceduto, originato e reso inevitabile precisamente da un risveglio della coscienza religiosa assopita . . . Un popolo educato al culto della materia, avvezzo a vedere la gioventù salire in alto facendo il r.....o con la penua o colla donna ai potenti del giorno sarà sempre facile preda . . . delle fazioni o retrive o corrive." Lo stesso si dica delle splendide pagine nel Capitolo XVIII, che sono la più efficace condanna del classicismo risorto, del verismo brutto e dell'arte laida. Uditelo: „L' artista attinge nelle cose, nelle idee, nei fatti, negli eventi, da cui è attorniato, la materia delle ispirazioni, ma vi pone ii suggello della propria originalità. In ciò consiste la creazione veramente artistica, sia detto di volo, che io non trovo nè in Cossa nè in Carducci, accozzatori felici di pensieri e di frasi, creazione che non trovo iu Paolo Ferrari, e vedo lauguidamonte sì, ma pur vedo splendere in Giovanni Prati, e venero compiuta iu Alessandro Manzoni padre dei Promessi Sposi, che Augusto Comte fu il primo a salutare parto del nuovo indirizzo positivo della letteratura europea .. . L'arte si mostra sorella germana della religione. Sono le due ali d' angiolo che sollevano noi dalle minuzie dalle particolarità1), dai piccoli contrasti, dai pettegolezzi, dalla ferocia, dai meschini interessi del-ì'esistenza.2) L'arte, come la religione, ha questo privilegio di farci scoprire, sotto la corteccia inumana. e sotto le deformità parassite, che ingombrano le fattezze ideali di ogni ente, la bellezza eterna, direbbe Dante, di ogni cosa creata ; di mettere sotto »li occhi dell' anima i contorni perfettissimi di ogni 'vita, che giacciono come sepolti e soffocati sotto ingombrante selva selvaggia delle parvenze e dei nomeni scorretti della p . . . . realtà." E finisce il capitolo con queste belle parole: - „E come creare un'arte nuova ? Ricomponendo armonia della vita. L' arte non fiorisce dove non i celebra ogni giorno il mistero dell' alleanza fra I cielo e la terra. Finché l'Italia sonnecchierà ra lo scetticismo e la superstizione, l'arte si don-ìolerà fra Giosuè, e quella pallida parodia di Man- ') Vedi Zola. 2) Leggi Sbarbaro senza cattedra al servizio dell' editore [irtaruga. zoni che specula sulla morale cattolica di una mediocrazia sbadigliante." E lampi di luce finalmente io veggo iu quelle santissime staffilate a frati e preti spretati, the avendo la fede, la morale e i buoni costumi attaccati a quattro dita di collarino, insieme con quello hanno deposto e spogliato fede, morale e buoni costumi ; e sono gli esseri più spregevoli della terra, coi quali l'umile sottoscritto non ha mai avuto, e non avrà mai nulla a spartire. Ed ora del fumo ; e in poche parole, perchè sento un vivo rincrescimento nel vedere come un uomo di tanto ingegno si sia lasciato cosi acciecare dalla passione. Medice cura te ipsurn ; ecco in breve la condanna del libro. Lo Sbarbaro declama contro gli abusi, esagera molti mali ; e non capisce che il suo libro è un male maggiore, uno scandalo nella nazione, perchè non rispetta le persone, non l'arte, non sè stesso. Quel continuo assalire il Baccelli con parole da trivio, dà un' aria grottesca a tutta 1' opera e finisce quasi quasi col rendere j simpatico al lettore 1' uomo che si vuol demolire. I All'amore del frizzo, cou la più aperta ingiustizia, non rammentando di aver detto ogni bene del Minghetti, del Bonghi, del Massari, tre luminosi pinoli sid sentiero della verità (pag. 138), altrove ne dice corna ; o peggio ha trattato testé l'illustre Minghetti in un giornalaccio di tripudio domenicale — Le Forche caudine — che a sentire lo Sbarbaro dovrebbe far tremar tutti, mentre invece ridono tutti. Perfino il simpatico ed onesto De Amicis è fatto seguo ai frizzi ed alle treccie spuntate dell' ex professore. Ma non capisce 1' autore che questo demolire i migliori dei quali la nazione si onora è una pessima azione, e basterebbe a ridurre nel 1893 l'Italia come egli la sogna, se il buon senso paesano non già piegandosi, ma rimanendo fermo, non lasciasse passare ridendo questo stormo di passerotti e di gabbiani? Lo stesso dicasi di quel suo burbanzoso atteggiarsi in faccia alla regina, nello stesso tempo che scrive un libro per esaltarne le virtù, prescrivendo alla prima signora d'Italia il segretario, il ministro di casa, come li vuole lui, e per poco anche la lavandaja e la cuoca. Queste, queste sono demolizioni del principio di autorità ; questo è uu vero male nella nazione! Dei malanni ci sono; bella novità; molti gli abusi, molti gl'indegni, sapevamcelo ; ma a guarire le piaghe ci vogliono ben altri cerotti. E poi moltissimi guai non sono proprio della sola Italia; ma pur troppo sono mali del tempo, comuni a tutte le nazioni. Nel parlamento c' è l'affarismo, ci sono gì' indegni. Ma e in Francia, e in Ungheria e in Croazia, dove i deputati si danno del ladro, e si dicono a vicenda degni di Lupoglava (casa di pena)? (Vedi L'Indipendente del 25 Giugno 1884 in articolo tolto dalla Wiener A. Zeitung). Perciò 10 Sbarbaro con questo suo libro può aver recato a qualche lettore debole di spirito o cattivo, più assai male che non molti disordini che egli esagera e deplora ripetendo quel vecchio errore di tauti sconsigliati che fanno all' estero apparire gl'Italiani con più difetti di quelli hanno realmente. E neppur 1' arte rispetta lo Sbarbaro che dell' arte ha, come si è veduto, idee tanto elevate. Egli in molte pagine declama, ed a ragione, contro 11 verismo brur.to, ma non c' è pagina del suo libro che non contenga parolacce da trivio ; e perciò questo suo scritto non è opera d' arte, ma tirato giù, con uno stile bilioso, altezzoso, caldo non di sentimento, ma di rabbia. È facile quindi comprendere, come da ultimo lo scrittore non rispetti neppure sè stesso. Si capisce quasi da ogui riga, che egli nou è mosso a scrivere pel santo amore del suo paese, ma perchè gli hanno tolto la cattedra. Se lo avessero lasciato in pace rovesciare calamai in faccia ai colleghi, e sputacchiare ministri, non si sarebbe neppur sognato di scrivere profezie a danno di questa povera Italia. Ora io non dico, che tutto proceda con ordine, e che lo Sbarbaro non possa essere stato trascinato pei capelli della cuticagna a dare in quelle sfuriate; egli è certo però che con le sue stranezze ci è dato della zappa sul piede. Perchè la sventura è santa e degna di commiserazione se dignitosamente sostenuta; il portare in piazza le nostre ragioni, e il declamare fa ripetere a molti : bene gli sta ; e ai più benigni rammentare almeno che le ragioni della giustizia e del torto non si dividono mai con un taglio netto e sicuro. Quanti professori non ci sono in umili posti, perchè non hanno mai strisciato dinanzi a deputati e alle loro ninfe Egerie; e che, quando chiesero una cattedra, alla quale erano da voto pubblico chiamati, nou la poterono ottenere per 1' abbandono di sedicenti amici ! E non fiatarono, confortati dalla dignitosa ed onesta coscienza. E non perciò fulminarono lo stato con le iraconde profezie, ma sempre ebbero dinanzi alla mente a regola di vita, questa sentenza: — Uua causa si ha a seguire perchè bella, legittima e santa; non per 1' utile che a noi ne possa venire. Parole severe Sono queste; ma dettate da un sentimento di riverenza e di compassione per un uomo di molto ingegno, e del quale la patria molto avea diritto di aspettare. Questo è il giudizio che gl'Istriani lontani dal tiro, e dall'influenza delle passioni hanno formato sul!' opera — Regina o Repubblica. — Ed un voto ancora. Forse allo Sbarbaro non mancherà ora mezzo, tolta via la causa principale che ha fatto nascere questo deviamento del suo ingegno, di rappattumarsi co' suoi superiori, e di riacquistare una cattedra. Il pane guadagnato scrivendo è incerto, pur troppo, e non sempre oggi decoroso. Per far questo lo Sbarbaro non ha che a ritornare con la memoria agli anni giovanili, e alle speranze che il suo beli' ingegno avea destato nei migliori. Nel libro — F. Dall' Ongaro e il suo epistolario scelto. Ricordi e Spogli di Angelo De Gubernatis. Firenze 1876. c' è una bella lettera dello Sbarbaro giovane diretta al Dall' Ongaro. Sotto a questa lettera c' è una nota del Gubernatis che mette i connotati seguenti sul passaporto dello scrittore allora poco noto : — Distinto economista ed operoso ed intraprendente pubblicista savonese, già professore di diritto nelV U-niversità di Modena, ora in quella di Macerata. Non è dunque lo Sbarbaro il primo venuto che si possa demolire con un tratto di penna come ha fatto il Corriere della Sera. Rilegga 1' ex pro-j fessore quella lettera, e vi troverà forse con uni sospiro la parte migliore di sè stesso. Attraverso i disinganni, i teclii e le affannose cure della cruda realtà, in mezzo al turbinio di questo popoloso deserto del consorzio civile e le immani vigilk delle dottrine e delle pratiche sociali economiche e politiche '), il suo pensiero tornerà alla cara e buona immagine paterna di Francesco Dall' Ongaro, che morì perdonando ai giullari che lo trafissero a colpi di spillo, serbando fede ed amore alla patria, la felicità della quale fu il costante sospiro della agitata sua vita. Questo ricordano a Pietro Sbarbaro gì' Istriani amici di Francesco dall' Ongaro. P. T. pubblicazioni Le terme sulfuree di Santo Stefano in Istria per il Dr. P. Gbersa. Trieste, Stab. Tip. di L. Herr-' manstorfer. 1884. — Intorno a queste terme si ha un sufficiente numero di scrittori che ne parlarono sia dal lato scientifico che storico; ma nessuno ancora ave! pensato di pubblicare una specie di guida per comodi dei balnpanti. A ciò provvide lo stesso proprietario dell stabilimento, signor Antonio Bertetich di Portole, dandi incarico al medico comunale di Pinguente, Dottor P. Gbersa; il quale scrisse questo libro collo scopo di offerin una guida al visitatore di Santo Stefano per ciò chi spetta alla sua storia e topografia, e per istabilire il valore farmacodinamico ed il giusto posto di quelle font secondo le moderne vedute della scienza. 1) Pag. 214 Op. cit. CAFODIS'IHU, Tipografia ili Cario Priora. ritiro Jladouizza — Anteo ijravisi eait.e redat. responsabili.