ANNO XIX. Capodistria, 1 Ottobre 1885. N. 19. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il processo di Pier' Paolo Vergerio di L. A. Ferrai. (Archivio Storico Italiano Tomo XV Firenze Vieusseux) *). Continua l'esame dei testimoni. Il 5 Ottobre 1546 comparve innanzi al S. Ufficio Andrea Bembo1) nobile capodistriano et interrogatus respondit : „io non so cosa alchuna di vera scientia, ma ho sentito da m. Zuan de Vida el qual m' ha detto parlando dell' offitio della Madonna eh' el vescovo il ha detto certe parole forse non fatte bene, et aliud dixit nescire dicens: io non mi sono trovato alle sue prediche per essermi trovato in diversi offitii, et perchè non li ho sentito dire cosa alchuna." (Filza X. 3 inserto 17.) Non perciò si perdettero d'animo i nemici di Monsignore, e tornarono alla carica con le solite storielle di San Giorgio e di San Cristoforo. E chi volesse leggere la difesa della sua ortodossia, fatta dal Vergerio stesso, non ha che ad aprire il Carli; dove tra altre novelle edificanti leggerà di una statua di Sant'Anna posta sopra un altare a Pirano distesa sopra un letto in atto di partorire, a cui si teneva una lampada, e vi si raccomandavano le partorienti. (Op. cit. Tomo XV 110). Il Vergerio non fu pago delle nuove risultanze a suo carico, benché non intaccassero la sua fede di buon cattolico, e chiese, per mezzo de' suoi procuratori che si udissero dal tribunale altri trentaquattro testimoni, e tra questi Giovanni Matteo Bembo il nipote del cardinale, che già era stato podestà di Capodistria. Convien notare che la testimonianza del Bembo in favore del vescovo avrebbe avuto una certa importanza. perchè il Bembo stesso, non era troppo te- *) Continuazione. Vedi num. 11. 12, 14, 10. ') Per questo, e per tutti gli altri cognomi di famiglie ca-podistriane daremo in appendice un importante ed accurato studio del signor Andrea Tommasich. • Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Da numsro separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. nero pel Vergerio, anzi lo avea qualche anno innanzi rimproverato per l'aperta protezione da lui concessa agli uccisori del giovane Caveri. Di questo fatto non ho detto a suo luogo, perchè affollato da altre circostanze ; pur troppo quella protezione, in città piccola, divisa da partiti, fu la prima causa dei malumori contro il Vergerio. Tra gli altri nuovi testimoni, citati a sua difesa dal vescovo, troviamo pure Donato Malipiero, il quale avea tenuto l'ufficio di podestà a Capodistria. Giovanni Battista Cojneo il noto letterato giustinopolitano,*) e il cavaliere M. Antonio da M-'a, lo stesso che nell'Ottobre del 1556 fu uno dei triumviri litterarii per lo studio di Padova. Ma, il Nunzio non volle saperne di questi nuovi testimoni. dichiarando chiuso il processo. E perciò, quando un notajo del nunzio stesso raggiunse il vescovo a Capodistria per serrare e sigillare il processo alla sua presenza, egli rifintò recisamente di acconsentirvi, protestando, perchè non si avessero uditi i nuovi testimoni citati in difesa; ed esponendo per mezzo de' procuratori le sue ragioni in un memoriale importantissimo trovato dal Ferrai nella busta 2. Di questo memoriale è dato in nota il riassunto. Il Vescovo anzitutto dichiara che il notajo lo raggiunse alla sua sede, nei giorni santi, quando ogni azione giudiziaria è sospesa: e che non volle serrare poi il processo: 1, perchè non si erano uditi G. Matteo Bembo, Donato Malipiero, M. A. da Mula ed altri; 2. perchè „li frati del terzo ordine di San Francesco, habitanti in San Gregorio di Capodistria2) li quali cercano di ven- ') Sarà forse Giov. Batt. Goina o Goineo distinto medico e lettorato di Pirano, nominato dallo Stancovich nella Biografia, N. 177, vol. II? (Red.) 2) Così e accertato che il San Giorgio dei documenti antecedenti era un errore d'amanuense. » im dicarsi contro il vescovo, che ha scoperto cuella solenne loro ribalderia della apparitione falsa e de miracoli falsi, de quibus constai in processa, fecero venire in Capodistria di più di 40 miglia loitano un certo prete coperto di vizii ed infame unico loro (fra Bernardino ?) et lo fecero examinare contro il vescovo etc... 3. perchè (et questo è di maggior importantia che tutto il resto) gli adversarii del vescovo, vedendo di non aver potuto con verità opponerli articoli di eresia, che importino, c che siano veri, nè etiam per la grafia di Dio ontro la vita sua si hanno immaginato per metterò in odio al Pontefice ed alli ministri sui, di farli oppostone ch'el abbia detto male di sua santità e dell' illustrissimo suo fiolo, et sopra di ciò, ;ome è notorio, hanno fatto examiiiare alcuni testimoni per un certo prete Hieronimo Lypomanno nolaro, mandato a questo effetto in quelle bande, li piali testimoni sono falsi." Ed ora alle conclusioni del Ferrai. „Certo si è, scrive il Professore, che su casa Farnese, noi non lo neghiamo, il vecchio Ninzio di papa Clemente non dovè negli anni della sua solitudine capodistriana, saper teuere a fren» la lingua. Molte cose egli stesso avea vedute ed ulite in quella società corrottissima ; e fisso nel pernierò di una riforma che abbracciasse il capo e le menbra, commise l'errore di riferirle tra un popolo ignorante (sic) che comprese a rovescio le sue parole, e le volse poi in armi d'insidia a sua danno." E qui mi sia lecito di aggiungere a benefizio di quei lettori, che non hanno sempre i compendi di storia nelle maniche del sajo, uno sveglierino della memoria per rammentare loro chi fossero veramente papa Paolo III e l'illustrissimo suo fiolo Pier' Luigi Farnese. Accecato il papa dall'amor paterno, e chiudendo gli occhi per non vedere le infami azioni commesse da quello, 11011 contento di averlo nominato gonfaloniere e generale della chiesa, duca di Castro, Nepi e Camerino, tanto brigò finehè ottenne dal collegio dei Cardinali, di staccare Parma e Piacenza (che da Giulio II in poi appartenevano alla chiesa) dal dominio temporale per creare un ducato a benefizio di suo figliuolo. Così ebbe origine la dominazione farnese in Panna e Piacenza, che durò fino al 1732, auno in cui Don Carlo Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, ultima di sua casa, prese possesso del Ducato, e rialzò in Italia la Fortuna di Spagna dopo le perdite della guerra di successione spa-gnuola. Troppo è .nota poi la fine di Pier' Luigi Farnese che, odiato per le sue scelleratezze dal po- polo e dai nobili, fu trucidato e squartato per le vie della città. Ed anche gioverà rammentare come per impedire ai tempi del nepotismo questi strappi al patrimonio di San Pietro, fosse imposte con giuramento ad ogni nuovo Pontefice di mantenere intatto lo stato della chiesa. Da ciò ha origine il famoso non possumus di Pio IX. Allora però 11011 si trattava eli nipoti, ina di popolo : al buon Pio IX 11011 venne mai in mente di fondar ducati nella sua casa; poi un'altra eccezione al non possumus era stata già fatta da Pio VI cedendo le Romagne ed Avignone nel trattato di Tolentino (1797). Ma allora si aveva a fare con qu-e' buoni e cari Francesi, i quali potevano ben ritogliere ciò che avevano un tempo donato ; e non con gli odiati e scomunicati buzzurri. Questioni vecchie, che ogni tanto si riproducono però sotto forine nuove : l'albero è sradicato ; rimane sempre la barbicaja. Ed ora ritorniamo all' argomento. Prima di tutto non diano una falsa interpretazione alle parole del Ferrai i miei buoni Capodistriani, i quali giustamente vanno alteri delle glorie passate, per cui la città s'ebbe il titolo di Atene dell' Istria. Se il prof. Ferrai appuntò il Vergerio di aver riferite le storielle di casa Farnese tra un popolo ignorante che lo comprese a rovescio, non intese con ciò di recare ingiuria ad una nobilissima città, la quale come appare dal processo stesso, vantava tra i suoi cittadini letterati valenti, e già nel secolo XVI dava delle rappresentazioni teatrali. Il Ferrai evidentemente alluse ai paolani, e ai rozzi frati, specie schiavi, di San Gregorio. Del resto le conclusioni del Ferrai sono le seguenti: — Il turpe attentato di Pier' Luigi Farnese al vescovo di Fano, era troppo noto a que' tempi, perchè si possa rimproverare al Vergerio di averne tenuto parola. Non così la lubrica novella della giovane e del moretto, ma questa il Ferrai crede una frottola inventata dai frati ribaldi che lo accusarono. — Perduta ormai ogni fiducia di ottenere giustizia, specie dopo l'allontanamento da Trento, il Vergerio si pose spontaneamente in contrasto con la curia di Roma, e nella sua coscienza dovette affrettarsi quel rivolgimento d'idee, per cui divenne poi il più violento nemico del papato romano. Ma durante tutto questo primo processo, con audizioni di testimoni due volte (è perciò che per errore io 1' ho chiamato una volta secondo) Vergerio era sempre cattolico. Non così poi, come è troppo noto. Così finisce la prima parte del lavoro dell' e-rudito professore. * Parte seconda I. Prima di trattare del secondo processo, il chiarissimo professore manifesta alcuni suoi giudizi sul movimento della riforma in Italia in generale, e nel Friuli e nell'Istria in particolare, esponendo certe sue opinioni le quali non credo si abbiano ad accettare ad occhi chiusi. „La riforma — scrive egli — quale reazione necessaria alle licenze della vita e del costume rimase in Italia circoscritta alle alte classi, e al pari del Rinascimento serbò un carattere eminentemente aristocratico .... ma il moto che ne derivò 11011 scese agli strati inferiori"..... E più sotto aggiunge: ,.ln una sola parte d'Italia, nel Friuli e nell'Istria, e dove meno precisamente orasi diffusa la luce del nostro Rinascimento, le nuove dottrine penetrarono la coscienza delle moltitudini, e le armarono a lungo contro l'intolleranza di Roma. A dire il vero, prima, di tutto, il passo mi sembra 1111 po' oscuro, 0 confesso di non intendere in che relazione stia il rinascimento con la riforma. Vorrà dire che dove più splendette il rinascimento, pili per ragione dei contrari, si sentì il bisogno di riformare il costume, e di avvalorare la coscienza cristiana contro il risorto sensualismo pagano. E va bene ; ma allora nel Friuli e nell' Istria, dove Ugno fu diffusa la luce del rinascimento, meno si doveva sentire il bisogno d' una rifórma; l'argomento adunque zoppicherebbe. Ma senza entrare in altre discussioni, mi sta a cuore di avvertire il chiarissimo autore che anche da noi splendette la luce dell'umanismo, e di toccare poi di altre ragioni le quali, secondò me, furono causa di qualche tentativo di riforma, e di un risveglio molto limitato però dalla coscienza delle moltitudini contro l'intolleranza di Roma. E in quanto alla prima parte, troppo sono noti i nomi del Pellegrini da Capodistria, del poeta latino Rafaele Zovenzoni da Trieste, di Andrea Divo grecista e del Zarotti oratore, pure capodistriani del Goina da Pirano medico e letterato, del Coppo da Isola cosmografo, e di moltissimi altri umanisti del secolo XY e XVI, sopra i quali come aquila vola Pierpaolo Vergerio il seniore, sulle opere de' quale tanto affaticò 1' ingegno ì' indimenticabile nostro Carlo Combi. (Veggasi specialmente lo studio del Combi — Di Pier Paolo Vergerio il seniore da Capodistria e del suo epistolario. — Venezia, Allineili 1880). Già nel 1464 poi costruivasi a Capodistria ad uso di Accademia letteraria 1' attuale Caffè della Loggia, e Pirano pure aveva nel 1478 un' accademia. E non parliamo di scuole : fino dal 1328 abbiamo memoria di un Bartolomeo doctor tiramnaticae, che insegnava a Trieste. E queste progredirono sempre coi tempi, e sentirono l'influenza del risorgimento. Nel 1499 le scuole furono ampliate a Trieste, e alla grammatica si aggiunse la Poetica e 1' Oratoria ; alla lingua latina la greca. E valenti maestri di dette lingue furono Germiniano da Udine, Cherubino da Faenza, Bartolomeo Argenti ornano, nelle carte del tempo detto famoso erudito, Enea Rodólfini da Camerino ere. ecc. (Vedi Cavalli. Storia di Trieste). Senza lasciarci accecare dall'amore del patrio campanile, panni adunque si possa sostenere come anche nell'Istria la luce del rinascimento risplendesse vivida e diffusa. Del Friuli vicino qui non è luogo discórrere ; ma le frequenti relazioni e gli studi comuni e l'antica dipendenza ai tempi dei Patriarchi e' inducono a' credere che anche i Friulani sapranno difendere la loro causa, con la-loro buona tabella. Passando a dire delle cause che resero alquanto popolare nell' Istria la riforma, tra le prime riconosco la vicinanza della Germania, e della Carinola. È naturale che i novatori potessero meglio tentar l'opera loro ai confini, che nelle altre provincie d'Italia più lontane dal movimento Basterebbe questa considerazione per ispiegare il fatto, senza ricorrere ad altre ragioni, e meno che meno al rinascimento. Ed ecco in proposito che cosa scrive il nostro De Franceschi: — „Gli stati provinciali (corporazione nobile) della Carinola, paese limitrofo all' Istria, apertamente parteggiavano pei nuovi principi religiosi, e ne favorivano di fronte al governo arciducale, la diffusione, la quale seguiva mediante indigeni sacerdoti che, abbracciatili cou fervore li venivano spargendo fra il popolo." •— (L'Istria. Note Storiche pag. 290). Segue poi il De Franceschi col dire che la nuova dottrina trovò seguaci molti nel basso clero, perchè accordava loro il matrimonio, e come il popolo vedesse di buon occhio che i curati sposassero le loro Perpetue, da esso riguardate allora (ed anche adesso) come concubine, ed amministrassero l'eucarestia sotto ambe le specie. P. T. ( Contìnua) Il I congresso annuale della società istriana di ARCHEOLOGIA e STORIA PATRIA Come abbiamo detto nell'ultimo N., sabato 29 p. p. si tenne a Parenzo, nella sala dietale gentil- IIS mente concessa, il I annuale Congresso della „Società istriana di Archeologia e storia patriaLa tornata, ben inteso, non poteva presentare uno straordinario interesse, letterario o scientifico, stendiamoci bene ; chè ai patriotti desta interesse qualunque estrinsecazione dell'operosità provinciale — e ciò perchè non essendo stata insinuata alla Direzione nessuna proposta da parte dei soci, non restava che esaurire i punti dell'orarne del giorno. Presiedeva il vicecapitano prov. l'onorev. D.r Amoroso, il quale, fra altro, ebbe a deplorare la perdita del socio Dr. Giuseppe de Vergottini. già podestà di Parenzo. La parte senza dubbio più pesante la sostenne il segretario, Dr. Marco Tamaro ; ma nello stesso tempo, lo diciamo senza tanti complimenti, anche la parte più importante della seduta. Egli in una lunga, forbita e molto esauriente relazione espose, come in un quadro, ai soci lo stato morale presente della Società ; le difficoltà che s'incontrarono nei primordii di sua esistenza, l'attività spiegata durante l'anno dalla Direzione, i risultati di questa attività quasi sempre coronati da buon esito, gli scavi intrapresi, i doni ricevuti, le relazioni annodate con altre consimili società, gl'incoraggiamenti avuti, gli apprezzamenti dei dotti sulla prima pubblicazione della Società, lo stato del Museo provinciale che già comincia ad essere oggetto di visite e di studio, ecc. ecc. e finiva facendo voti, acchè i nobili ideali per i quali la Società veniva istituita, fossero pienamente ed efficacemente raggiunti. Ai meritati applausi co' quali l'assemblea accolse la lettura di questa bella relazione del Dr. Tamaro, aggiungiamo i nostri più sinceri mirallegro. L' onorev. comprovinciale Avv. Dr. A. Vidaco-vich, udito lo stato confortante della Società, dopo un solo anno di esistenza, mercè l'amore di tutti i buoni patriotti, ma specie per le premurose prestazioni della Direzione, propone venga a questa votato un atto di ringraziamento. Appoggiato nella proposta dall'illustrissimo capitano provinciale, il ringraziamento viene votato ad unanimità. Il cassiere sociale, Conte Dr. Guido Berich, espose quindi lo stato economico del sodalizio; e qui alquanto zoppichiamo. Visto però, che oramai | la Società aveva degli obblighi morali verso il pubblico, e che co' soli canoni non si potevano coprire le spese occorrenti per gli ultimi scavi e per le pubblicazioni sociali, proponeva, e veniva adottato, fosse incaricata la Direzione di rivolgersi all' eccelsa Dieta ed ai principali Municipi per ajuti materiali. Non dubitiamo che la nostra Dieta verrà incontro a questa patriottica istituzione; d'altro canto speriamo, che non soltanto alcuni, ma che tutti i Municipi dell'Istria, ognuno secondo le proprie forze, vorranno contribuire all'efficace prosperamento di questa novella Società, che mira ad illustrare il nostro glorioso passato. In chiusa ci congratuliamo colla Direzione rieletta, convinti che essa continuerà a prestarsi per P utile ed il decoro della Società, alla quale auguriamo di cuore prospera e proficua vita. Una conversazione del prof. Brunetti Il giorno 8 del corrente abbiamo avuto il piacere di assistere ad una conferenza dell' illustre prof. Brunetti, o meglio come lo stesso conferenziere volle chiamarla ad una conversazione in famiglia, la quale ebbe per argomento il tanto temuto microbo, o come Io battezzò il celebre suo scopritore il bacillo - virgola del colera. 11 prof. Brunetti parlò in modo piano, facile ad essere inteso da tutti i convenuti, non esclusi alcuni popolani, i quali saputa la notizia della conferenza accorsero pur essi nella sala del municipio, gentilmente concessa a tal uso. 11 Brunetti desiderò tenere questa conferenza collo scopo di persuadere che il colera Chi non io vuole non 10 ha. Così egli principiò, e tutto il suo dire mirò a dimostrare la verità della sua asserzione e ad infondere nell' uditorio il coraggio indispensabile qualora il non desiderato ospite avesse a farci la brutta visita. Tolto ormai ogni dubbio sulla vera causa del colera, disse delle varie precauzioni che si devono usare perchè l'odiato parassita non entri nel nostro organismo. Fece conoscere che la nostra bocca è il viadotto preferito da questo microbo e da tanti altri suoi pari, non isdegnando però talvolta, sebbene più raramente, altre vie, pur d'introdursi dove non lo si brama. Egli è un terreno umido che occorre a questo parassito per dare i sublimi saggi di cui è capace : questa la ragione della preferenza che accorda alla nostra bocca per entrare nello stomaco e così via. — Quale prova che la causa producente il colera è del tutto nota ci narrò un fatto, 11 quale per l'impressione prodotta sull'uditorio non possiamo fare a meno di ripeterlo -: Un medico americano che lavorava nel laboratorio del celebre Dottor Koch ammalava improvvisamente di colera e soccombeva all'orrido male, acquisito, senza dubbio, maneggiando i bacilli - virgola. All'infelice, in un momento di distrazione, mentre si raddirizzava i favoriti, senza prima distruggere mediante il solito lavacro nella soluzione di sublimato corrosivo al 1:10U0 alcuni degli eventuali microbi che potevano trovarsi sulle di lui mani, questi gli si devono essere introdotti nella bocca. In tutta la Germania non c' erano nè prima uè poi casi di colera, per cui sembra evidente che il malanno, 1' avesse preso il poveretto, nella maniera anzidetta. L' acqua è uno dei veicoli mediante il quale pre-ferentemente s'introduce in noi questo fungo venefico ; da ciò la necessità di assoggettarla prima di beveria alla bollitura, dacché è provato che i microbi muojono ad una temperatura superiore a 100 gradi. Sopra 350 individui che bevettero a Panerella 1' acqua del Po, dove e1 erano i microbi trovati dal professore Brunetti, varii s' ammalarono di colera, mentre mezzo chilometro più in là, dove c' era una popolazione di 500 abitanti, i quali bevettero 1' acqua di quello stesso fiume non si ammalò nessuno, ed esaminata in quel sito 1' acqua la si trovò libera di piicrobi. Le migliori precauzioni adunque per tenere lontano questo schifoso parassita sarebbero, secondo il Brunetti, — bocca chiusa e che tutto quanto si prende per mangiare 0 per bere abbia superato i 100 gradi di cottura. 11 pane diviene sospetto quando è palpeggiato da tante donnette ; le frutta, per la stessa ragione, sono assai pericolose. Sarà quindi assai meglio cuocerle, eccetto il caso che ci sia dato di coglierle da soli prima che altre mani 1' abbiano tocche. Evitare la stretta di mano all'amico, incontrandolo, per tema che regalandoci con quella stretta quattro microbi, ci mandi a babboriveggoli. Fede, ferma fede ; chè ormai l'inimico lo conosciamo, e sta in noi rendergli, se non impossibile, per lo meno difficile il poter albergare nel nostro corpo, e se il brutto morbo avesse da fare la sua comparsa anche fra noi, non dimentichiamo che il coraggio è uno dei maggiori requisiti per non ammalare. Fatta quindi dall'illustre professore la presentazione microscopica del bacillo-virgola, colla quale ci potemmo convincere che ci vogliono 550 microbi posti in fila come stanno le dita della mano per giungere alla grossezza di un capello, con un caldo ringraziamento del nostro podestà all' illustre conferenziere a nome di tutti 1 convenuti, si sciolse 1' adunanza. Dulcis in fundo. Quello che tutti non sanno, si è che il piacere di avere avuto l'illustre comprovinciale professor Brunetti, lo dobbiamo all' egregio nostro amico marchese Pio Dottor Gravisi, il quale, sentita la venuta del Brunetti a Trieste, ebbe la felice ispirazione di porgere invito al medesimo ad un pranzo di famiglia, al quale ebbimo il piacere di assistere anche noi in compagnia di elettissima schiera di amici, e dove, ad onta del triste tema udito poc' anzi, il buon umore e la schietta allegria non fecero difetto. Un grazie di cuore s'abbia adunque il Dottor Pio de' Gravisi come causa prima del duplice trattenimento, ed inviando un rispettoso saluto al nostro professore gli auguriamo che il cielo voglia conservarcelo per lunga serie di anni così prospero e vegeto come si mantiene finora. IST o tizi e Il numero 19 del 16 Settembre p. d, della Provincia dell'1 Istria venne sequestrato per ordine dell' 1. R. Autorità politica locale. Dall' ordine aperto rilasciato al sig. Luigi Luches I. R. segretario capitanale, incaricato del sequestro, abbiamo appreso che a tale misura diede motivo l'articolo' inserito nella prima pagina del nostro periodico e che portava il titolo ,11 Settembre 1885" riservato 1' esame degli altri articoli. L'i. r. tribunale provinciale in Trieste con decisione del 24 settembre confermava il praticato sequestro dichiarando costituire 1' articolo „11 settembre 1885" gli elementi oggettivi dei delitti prev. ai §§. 300 e 305 C. p. Il periodico Patria del 25 Settembre venne sequestrato dall' I. R. autorità politica locale. Registriamo anche noi con piacere la venuta da Trieste a Parenzo di due imbarcazioni a 4 remi appartenenti ai Clubs nautili Etruria e Glauco. Non diremo nulla della festa in famiglia fatta tra i dieci canottieri di Trieste e parecchi giovani parentini, che fecero del loro meglio per rendere gradita ai triestini la breve fermata. Ci fu cena in comune sabato e pranzo in comune domenica, ambidue rallegrati e vivificati da quell' onda di giovinezza che ispira e commove. Si fece una giterella in mare ed una al monte, tanto per risolvere la questione del giorno, e si visitò il predio agrario e il museo, gli edifici nuovi e la basilica, tanto per riconoscere il terreno. Domenica alle 3V4 pom. i triestini partirono salutati dalla cittadinanza ed accompagnati da parecchi parenzani fino a Cittanova. Agli esperti triestini mille grazie per la loro graditissima visita e un arrivederci ; ai canottieri parenzani un bravo di cuore e mille auguri per un florido avvenire del loro sodalizio. (Istria) Sette artisti furono proposti quest' anno al premio reale di Brera dell'importo di 4000 lire. Ottennero voti pari il pittore Barison di Trieste e lo scultore Urbano Nono di Venezia; ma non essendo il primo regnicolo, il premio, senza ulteriore votazione, fu conferito al Nono. La pittura del Barison rappresenta la Pescheria di Rialto, e la scoltura del Nono .un monello che getta una pietra in acqua per farla rimbalzare. Gli alpinisti triestini si radunarono, come abbiamo già annunciato, il 6 del corr. al terzo convegno in Pisino, accolti con quella cordiale ospitalità che fu sempre una speciale prerogativa di quegli intelligenti e patriottici nostri comprovinciali. L'adunanza, presieduta dall' egregio trentino dottore Attilio Coffler, votò le seguenti importantissime riforme : il nome di società alpina di Trieste è mutato in quello di società alpina delle Giulie, nel quale si comprendono Trieste Gorizia ed Istria ; i quindici rappresentanti di cui si compone la direzione sono ripartiti proporzionalmente fra le tre città consorelle ; cioè setto per Trieste, quattro per Gorizia e quattro per la nostra provincia; sullo scudo delia nuova società figura il vecchio motto Excélsior sopra fascia trasversale, sostituito alla storica alabarda triestina. Nel dì successivo i baldi alpinisti, tra i saluti e gli evviva entusiastici a Trieste, a Gorizia, alla nostra provincia, intrapresero la salita del Monte Maggiore, la classica nostra vedetta. Il giorno 5 p. d. si costituiva in Parenzo nella sala della Dieta, il Consiglio agrario provinciale, sotto la presidenza del presidente onor. Avv. Dr. Canciani. Esaurite le formalità d'uso, dopo un discorso molto opportuno dello stesso on. Canciani, fu rimessa ad altra seduta la discussione sul progetto governativo di legge intorno alla istituzione del personale per la sorveglianza ed amministrazione dei boschi comunali consorziali ed eventualmente di altri boschi, — venne pure rimessa ad altra seduta la discussione del Regolamento interno del Consiglio agrario e del Regolamento elettorale pel complemento del Comitato permanente del Consiglio stesso. In Pisiuo si è costituito il primo consorzio distrettuale di agricoltura sotto la presidenza dell' onor. Dottore sig. Egidio Mrach. L'Istria del 5 c. ha uu articolo del prof. Hugues direttore della stazione eno - pomologica provinciale sopra un rimedio contro la peronospora, che com' è noto reca quest' auuo gravissimi danni nei territori di Yisinada, Móntona, Pisino, Pinguente, Pirano, Capodistria ed in altri luoghi della provincia. Del rimedio suggerito tratta 1' ultimo fascicolo della Rivista di Viticoltura ed Enologia italiana edita in Conegliano, il cui articolo recheremo in un altro immero meritandolo la sua importanza. Rileviamo con piacere che 1' ardita iniziativa dei signori Luigi e Francesco Poli padre e figlio, costruttori navali in Capodistria, per la istituzione di una società istriana di navigazione a vapore Trieste - Pola, viene secondata con perseverante entusiasmo da molti comprovinciali, dimodoché si può sperare, oggi, con qualche fondamento, che 1' impresa possa attecchire. Stimiamo inutile dimostrare tutti i vantaggi che da una società d'istriani deriverebbero all' I-sfcria, e facciamo voti perchè il tentativo riesca, non senza manifestare il nostro modesto parere : noi crediamo che sia assolutamente necessario che si costituisca un comitato centrale, composto di persone che sappiano ispirare piena fiducia e per capacità e per onestà e che questo comitato prenda in mauo 1" affare, raccogliendo le file di tutti i comitati locali. PRO PATRIA Perchè 1' adesione aperta di tutti spinga finalmente a fare, dichiariamo anche noi di aderire al progetto della istituzione nelle provincie di Gorizia, Trieste ed Istria, di una società Pro patria propugnata con calore dal periodico Patria. E se non ci possono essere dubbi sull' accettazione concorde del progetto, facciamo voti perchè si passi prontamente alla sua attivazione. Ya da sè che le società politiche delle tre rispettive provincie debbano essere quelle che ne prendano l'iniziativa; e siamo rimasti sorpresi nel leggere il protocollo dell' ultima seduta della direzione della società politica istriana, che ebbe luogo in Buie il giorno 21 p. d., di non avervi trovato parole a proposito della progettata istituzione. Perchè ? Una triste notizia. Nel mattino del 16 settembre moriva in Umago un giovane sacerdote, Don Lorenzo Zarotti di Pirano. Egli aveva soli venticinque anni, ed apparteneva ad un' antica e benemerita famiglia istriana, la quale ha dato alla religione, alla scienza, alla letteratura, alla milizia riputati soggetti, tra cui im prelato in Roma, tre medici di grido nel Veneto e in Polonia, due professori di Università a Padova, un sopracomito a Venezia, e molti altri ancora. Il sacerdote Zarotti, ora estinto, era intelligente, studioso, d' animo aperto, e. senza dubbio, avrebbe fatto onore al suo paese, se morte con un soffio non lo rapiva, lasciando nella desolazione i vecchi genitori, i quali da lui attendevano ógui conforto ; e nel cordoglio molti amici e comprovinciali, che cogli ultimi onori resi alla sua salma, sepolta in Umago, dimostrarono 1' affetto per 1' amico, e la stima pel comprovinciale, che con la Fede sicura e coi saldi convincimenti avrebbe giovato alla sua provincia. Appunti bibliografici Atti e Memorie della società istriana di Archeologia e Storia patria. Parenzo, Coana, 1885. La benemerita società istriana di Archeologia e Storia patria con questo volume ha molto bene iniziato anche gli studi di Storia. Ne diamo anzitutto il Sommario : — Il mito degli Argonauti e le Assirtidi. Giuseppe Vassilich. — Statuto della città di Veglia edito per cura dello stesso autore. — I Morlacchi nel territorio di Rovigno — Canonico Tomaso Caenazzo. — Andrea Antico (Memoria inedita autografa del Marchese Girolamo Gravisi) Marchese Anteo Gravisi. — Descrittione dell'Istria di D. Fortunato Olmo (Archivio provinciale) Direzione -— Bibliografia. Prof. Bernardo Benussi e Direzione. — Diciamone particolarmente. Il Vassilich preludia con le storie degli Argonauti e di Assirto „Al tempo degli Dei falsi e bugiardi." Con uno stile spigliato, e tutt' altro che archeologico ci rende tollerabile la lettura di quelle vecchie fiabe trite e ritrite. Ritiene che il fatto della morte di Absirto sia una delle tante circostanze aggiunte più tardi al midollo del mito che non ha nulla di comune colle Assirtidi; sostiene col Carli e col Benussi che gli Istri non provengono dai Colchi, che la morte di Assirto non avvenne in realtà sulle isole di Cherso e Lussino ; ma d'altra parte sostiene contro il Carli che con le Brigeidi Apollonio intenda peste isole, poi dette Absirtidi dalla supposizione che su quelle sia avvenuta questa morte; ciò che jè ben altra cosa. Ricerca quindi come il mito sia stato importato nelle isole, e ritiene ciò sia avvenuto per mezzo dei Greci, i quali, se anche non fondarono vere colonie nelle isole del Quarnero, le visitarono però frequentemente per iscopi commerciali ; e finalmente conchiude : — Fra il mito del Tello d' oro, la morte di Assirto, e il nome di Assirtidi dato alle isole di Cherso e di Lussino non intercede relazione alcuna. — Quei di Lussino vanno oggi alla ricerca di ben altro vello; e il morto giace, e i vivi hanno ben altro pel capo. Adunque voltiamo carta. Ben fece lo stesso signor Vassilich, e farà, a darci lo statuto della città di Veglia; ottima la J prefazione dalla quale sappiamo come il Dr. Cubich accenni ad un vecchio statuto, ed offra anche in compendio la traduzione italiana di alcuni capitoli fatti sopra un manoscritto slavo. Ma questo non fu che un estratto compilato per servire alla memoria di qualche giudice un po' duro di comprendonio. Reca maraviglia però come al Dr. Cubich sia sfuggito il presente Statuto, dato da Vanezia, esteso in lingua latina per la sola comunità di Veglia, città allora et nunc et semper, piaccia o non piaccia, italiana. E qual tesoro di sapienza pratica, e quante ottime leggi, avuto riguardo ai tempi, in questo statuto! Neppure le cure igieniche vi sono dimen-! ticate. Veggasi il Capitolo: — Quod nemo faciat turpitudinem circa puteum comunem et de hyclria jmita, e seguenti. Certe licenze pantagrueliche non «rano dunque tollerate a Veglia, e chi osava com-| metterle dovea pagare di borsa. Così pure proibito era projicere ex domo, fenestra, aquam immundam \ 4 alias lavaturas. Convien dire che, o le leggi ! erano lettera morta, ciò che non credo, o che i nostri vecchi avevano più cura della pulizia che oggi in molte cittadette venete-istriane. Ed ora io ripeto al bravo Vassilich il saluto di Ferrer all' of-ìciale di guardia: Ceso a usted las manos; ma iroprio di cuore, e lo esorto a continuare lo studio della nostra storia del medio evo, e a frugare nei vecchi scaffali dove tanto tesoro è sempre nascosto. Ottimo anche sotto questo aspetto lo studio che segue del Canonico Caenazzo: I Morlacchi nel territorio di Rovigno. È una pagina importante d'i storia di quelle deplorabili colonie di Morlacchi mandati dalla repubblica veneta a popolare le nostre campagne. Si dà quindi l'atto originario d'investitura tuttora inedito, e che si conserva nell'archivio della collegiata di Rovigno. La Comunità di Rovi-gno concede ai Morlacchi di potersi stabilire in una parte del territorio, di fondarvi una villa e in pari tempo vi sono stabiliti gli obblighi. Investiti così i Morlacchi della Villa di Rovigno, riconobbero per chiesa madre la Collegiata di Sant' Eufemia, ricevendo da essa ogni assistenza nei loro spirituali bisogni a mezzo d'un canonico o d'un cappellano, contribuendo perciò le solite decime e primizie. Ma poi, cresciuti di numero, vollero chiesa propria e proprio prete slavo; ed essendo scarsissimo il numero dei sacerdoti in Rovigno, dice 1' autore, e tutti ignari della lingua slava, non fu possibile assecondare le loro brame. E i Morlacchi allora presero il falso pretesto di essere stati abbandonati dal capitolo nei loro spirituali bisogni ; e le pecore di Villa di Rovigno non si lasciarono più tosare. Ora, giustizia per tutti, i Morlacchi avevano ragioni da vendere, e il loro non fu niente affatto un falso pretesto. Se i preti di Rovigno non conoscevano lo slavo, come potevano predicare, confessare ecc. ecc. ? E gli spirituali bisogni d'un popolo si riducono tutti ad una messetta ? Ben fece adunque il vescovo di Parenzo ad interporsi con la sua autorità; e per mezzo suo fu convenuto: „Che il Rev. Capitolo sia obbligato di provedere a detti Murlachi di un prete Schiavo atto ed idoneo alla cura delle anime loro etc." e solo dopo questo concordio i capretti e gli agnelli tornarono de jure a belare negli ovili del rev. capitolo di Rovigno. Importa moltissimo che nelle presenti questioni con la massima giustizia ed imparzialità si abbia a trattare con gli avversari ; così meglio avremo il diritto di alzare la voce e di difendere, assaliti, la nobilissima nostra causa. E così i Vescovi ed il clero allora e sempre avessero capito la necessità di piegarsi alle nuove esigenze, e d'insegnare un po' di vernacolo slavo nei Seminari, che non si I avrebbe avuto poi la disgrazia di cadere in mano di un clero forestiero ed ignorante, rifiuto della Diocesi di Lubiana, ed educato nelle birrerie e nei fondachi di rape acide del Cragno. Segue por mezzo del marchese Anteo Gravisi la presentazione di una lettera inedita di un suo parente, il dotto marchese Girolamo, lettera importantissima che taglierebbe, come si dice, la testa al toro nella questione della stampa in legno delle note musicali. Ed ecco di che si tratta: L' egregio Zenatti di Trieste dava alle stampe una sua memoria intorno ad Andrea Antico di Montona, inventore, come credesi, delle note musicali con caratteri mobili. In questa il Zenatti conchiudeva: — Non fu Andrea Antico, ma Ottaviano Pe-trucci da Fossombrone l'inventore di detti caratteri mobili. Appare invece da questa lettera del marchese Girolamo Gravisi che il Petrucci ebbe sì in mente di fare qualche cosa in proposito ; ed ottenne da papa Leone X il relativo privilegio ; ma poi non mantenne la promessa. Quindi avvenne che al presentarsi in Roma del nostro Antico col progetto medesimo, felicemente anche eseguito, gli fu accordato dallo stesso pontefice il privilegio inserito nelle Frottole dell' Antico (Codice musicale tuttora posseduto dai marchesi Polesini) con cui viene annullato P anteriore del Petruzzi, perchè nel corso di più di tre anni, come si dice: nihil ejus generis edidit, sed nostrani et alienam expectationem frustra suspensam tenuit. Rimane però, secondo me, sempre un dubbio, ed adhuc sub judice lis. L'Antico, più diligente del Petruzzi. mise in opera prima V invenzione di questo ; o la iniziativa, il concetto primo è proprio suo? Qui sta la questione: tocca ora agli eruditi in provincia provare con documenti che l'Antico non carpì il segreto del Petruzzi; ma col suo ingegno attuò un tentativo abbandonato da altri per disperato ed ineseguibile. E grazie siano rese al marchese Anteo per questa pubblicazione, la più importante forse del volume. Segue la Descrizione dell'Istria di Don Fortunato Olmo tratta dall'Archivio di Stato in Venezia per cura della Direzione. Chiude il volume la Bibliografia che contiene diligentissime recensioni del Prof. Benussi e della Direzione sulle opere seguenti : — C, De Franceschi — L'Istria. Note Storiche. C. De Franceschi. — Studio critico sull' istru-mento della pretesa reambulazione di confini ecc. ecc. — B. Dr. Benussi. — L' Istria sino ad Augusto. — Fr. Dr. Vidulich. — Lussinpiccolo Considerazioni. — Dr. Felice Gleser — Notizie degli Istriani viventi nel 1829 ecc. — Carlo bar. de Czoemig. — Rapporti etnologici del Litorale Austriaco secondo i risultati dell' anagrafe 31 Decembre 1880 (in tedesco). — H. I. Dr. Bi-dermann. I Romani e la loro diffusione nell'Austria (Originale in tedesco). — Radics. Abbazia. — Dr. Augusto cav. de Iilek. — Sulla malaria di Pola (Originale tedesco). Tutte queste recensioni sono utilissime, e ci danno in poche parole una chiara idea dell' opera esaminata. Il riferire per sommi capi gli scritti altrui, senza appunti, giova oggi moltissimo nella presente colluvie di libri, meglio di molte critiche avventate. Però un qualche modesto appunto qua e là non istarebbe male. Così si potrebbe domandare al Czoernig, perchè avrebbe desiderato una rubrica a parte pel dialetto friulano. Il grave Archivio Storico italiano, fondato dal Vieusseux a Firenze e che è come il babbo e il modello da imitarsi, appunta liberamente senza guardare in faccia a nessuno. P. T. PUBBLICAZIONI La cooperazione rurale periodico dedicato alla diffusione delle casse di prestiti, dei circoli agricoli e delle altre istituzioni cooperative e di previdenza nelle campagne. Pubblica gli atti delle Casse di prestiti, dei Circoli agricoli e le comunicazioni di altri sodalizi cooperativi rurali. Esce il 15 d' ogni mese in Padova. Direttore : Dott. Leone Wollemborg. Redattori : Avv. Angelo Rasi e Dott. V. A. Tattara. G. Velicogna — Manuale teorico di enologia ad uso dei proprietari ed agricoltori, illustrato con molte incisioni nel testo. Seconda edizione, riveduta ed ampliata dall'autore. — Gorizia, tipografia Paternoli, 1885. Nei prossimi mimeri la continuazione delle Digressioni, di alcuni istrumenti del Summarium ecc. relativi alla chiesa ed episcopato di Cittanova, le Note bibliografiche di V. G. sul recente romanzo di V. Catualdi, A veni anni e su altri libri ; nonché gli Appunti bibliografici intorno a Caterina da Siena ecc. di Adele Butti. Neil' opuscolo commemorativo pubblicato in questi giorni col titolo Della vita e degli scritti di C. Combi, appunti del prof. P. Tedeschi, vanno rettificati i seguenti errori : Pag. 13 linea 15, nasce il getto — nasce di getto, pag. 35 lin. 24 della sola — dalla sola, pag. 36 lin. 14, tanta colezione — lauta colezione, pag. 36 lin. 16, rosicchiando — rosicchiammo, pag. 47 lin. 5, così dovesse — così non dovesse. CAFOD1STB1A, TipogmUa di Carlo Priora. Pietro Madouizza — Anteo bravisi edit. e reuat. responsabili.