ANNO XXV. Capodistria, 16 Marzo 1891. N. 6 LÀ PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il Comune istriano0 La elezione di cittadini veneziani a podestà vuol essere in secondo luogo considerata, quale un'energica protesta e nuova difesa contro il feudalismo. E qui prima di tutto giovi notare che il feudalismo non era solo inviso perchè un sistema opposto alle leggi romane, ma anche, e più forse, quale una minaccia del-1 elemento straniero, alla vita ed al carattere nazionale. "Nulla avevano i fieri Istriani a spartire con marchesi, baroni e conti piovuti d'oltre alpe; nulla coi patriarchi d'Aquileia, per lo più stranieri d'origine; quindi per una specie d'istinto morale si rivolgevano ai fratelli veneziani, e guardavano alla seconda Roma, erede dell'antica grandezza e signora del mare. Nota quindi benissimo il prof. Benussi che l'avere a podestà un veneto significava la vittoria dell'autogoverno sul feudalismo2) Singolare condizione degl' Istriani allora, che si trovavano come tra due fuochi. Di qua il pericolo d' essere assorbiti dall' elemento straniero ; di là la minaccia di perdere l'autonomia e di cadere sotto la dominazione di San Marco. Ma tra i due pericoli scelsero il minore; istintivamente sentivano maggiore il danno dal nord, quindi si avvicinavano a Venezia. E finché poterono seppero così destreggiarsi da approfittare di due forze contrarie per conservare la propria autonomia. «Intenti sopra tutto, continua il Benussi, a mantenere le acquistate franchigie o ad acquistarne di nuove, trovarono aiuti f) Continuazione v. N. 4 e 5. ') Dr. Benussi. „Coniinissioni dei Dogi ai podestà veneti -dell'Istria." (Atti e Memorie della società istriana di archeologia e storia patria Voi. Ili fase. 1 e 2 pag. 3 e 4.) Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. nei Patriarchi, quando si ribellarono a Venezia; vennero ajutati dai Veneti, quando insorgevano contro il governo patriarchino.» Errerebbe quindi colui, che nel tempo della dominazione dei patriarchi d'Aquileja, credesse aver esistito nell' Istria un vero partito patriarchino o veneziano ; per amore del patriarca o di San Marco ; un solo partito esisteva, l'autonomo e che si destreggiava cercando 'or di qua, or di là ajuti per riuscire nel suo intento. E quando ogni speranza fu perduta di mantenersi da soli liberi, piuttosto di cadere nelle mani di dominatore straniero, preferirono un padrone scelto nel proprio paese; quindi si spiegano, dopo lunga lotta dei centri maggiori, le dedizioni a Venezia, dedizioni non spontanee, ma volute da necessità di tempi : il fatto, come ognuno vede è complesso. Riassumendo il sin qui discorso, resistenza adunque attiva ci fu dal 800 al mille per mantenere l'autonomia; «più viva ancora durante il governo patriarchino, perchè i decreti imperiali, divenuti da lunga mano lettera morta per nulla avvantaggiarono 1' autorità dei Patriarchi, e meno ancora era rispettato il marchese che lo rappresentava nel governo della provincia.» ') Conclusione : il comune istriano è la risultante di forze nostre; è un prodotto della vitalità nostra, non importazione straniera; il comune istriano è il legittimo erede del municipio romano, la memoria del quale non fu mai spenta nell'Istria. Se anche vinto non fu mai debellato ; ma visse per secoli nella resistenza continua dal placito di Risano, alla nomina dei podestà veneti. Ecco perchè ho detto di sopra più viva che altrove nell'Istria come nella Venezia, l'italianità manifestata nel libero comune. E ciò vuol essere ricordato ai seguaci di una certa scuola germanica, che con a capo Carlo Hegel, sostiene essere nato il comune lombardo del secolo undecimo non già dall'idea romana o latina, o italica, ma da una evoluzione intima del concetto germanico che a poco a poco innalzo le plebi romane, beneficandole con l'autonomia. L'illustre Bonfadini, modestamente ed energicamente confutando tale scuola, scrive: «Sia lecito dire che il voler attribuire propositi di emancipazione a quegli stessi elementi dominatori che avevano promulgato il codice del feudalismo, addita più lo sforzo dell'ingegno che la severità della logica. Queste lancie di Achille, atte a guarire le piaghe che cagionano, perdono un po' di fede al di fuori della poesia mitologia.»1) Ah no, per Iddio! mi sia lecito aggiungere, i Lombardi che sbaragliarono gli eserciti di due imperatori tedeschi, per ottenere la libertà del comune, non hanno certo ottenuto il comune quale una spontanea evoluzione del concetto germanico. I Lombardi anziché lasciarsi applicare sulle piaghe la lancia d'Achille, hanno saputo benissimo usarla per picchiare per bene con quella la schiena dei secolari padroni. Singolare alzata d'ingegno davvero! Il diritto romano sostituito al diritto del forte; i giudici, i podestà giudicanti con le leggi scritte, e succeduti agii Scabini, gli statuti insomma invece del giutlizio di Dio e di tutte le barbare forme della procedura medioevale, sarebbero una evoluzione intima del concetto germanico! La stesso dicasi ed a più ragione delle cose nostre. Il comune istriano è un prodotto nostro, è una naturale esplicazione del contatto romano ed italico in Istria. La lotta è qui continua con 1' elemento germanico, rimasto sempre forestiero: sostenere che il placito di Risano, la resistenza al feudalismo, ai baroni, al Patriarca, al Marchese, e la nomina dei podestà veneti sia ima evoluzione naturale dei padroni forestieri, è un paradosso tale che per sostenerlo converrebbe addirittura rinunziare ai primi elementi del ragionamento. Il comune istriano è senza alcun ') Bonfadini — Le origini del comune di Milano nel libro — Conferenze. Le origini dei comuni. — Milano, Treves, 1890. (pag. 157). dubbio, d' origine romana, e dimostra l'antica vitalità italica della nostra provincia. (Continua) p. rf. ---s^ss^es^s--- INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 6. (Continuazione vedi N.o 8 anno XXIV e seg.) anni 1542, 1543 1544 e 1545 pag. 1-60 Capitano Nicolò Loredan Registrimi literarum et proclamationum sub felicissimo regimine clarissimi Domini Nicolai Lauredano Raspurch et Pasinaticorum capitanti dignissimi. Lettera al principe, di Pinguente 25 settembre 1542. Nicolò Loredan annuncia di essere giunto in quel giorno a Pinguente e di avere ottenuto dalle mani del suo predecessore Bernardo Giustinian il governo del capitanato. Lettera al principe, di Pinguente 25 settembre 1542. Il detto capitano significa avere il suo predecessore tenuto il governo del capitanato, come appare dai registri della cancelleria, dal dì 19 aprile 1540 sino al 25 settembre 1542. Lettera del capitano nominato, 26 settembre 1542, ai Capi del Consiglio de' Dieci con cui rende noto di avere assunto il governo del capitanato e ricevuto anche in consegna le munizioni, come sono descritte nel rispettivo inventario. Dichiara altresì che il suo predecessore non lasciò alcun debito verso il publico erario. — Osserviamo qui che l'inventario delle munizioni è quello stesso che abbiamo veduto nella filza precedente, il quale registra soltanto in più un pezo de piombo non integro, in meno un barile da sei di polvere, due barili da sei di polvere grossa, uno di polvere fina, sedici chiodi di ferro e sei tavole grandi di olmo. Dimostrazione dell' uso fatto delle munizioni dal capitano predecessore B. Giustinian desunto dagli atti della cancelleria. E cioè : Fu dispensato ali archibusieri quando si andò su la de-ferentia di draguchi con il contado de pisin et per altro bisogno del palazo pezo de piombo non integro n. 1 Fu dispensato et dato per il bisogno del Castel de draguchi partesane de monition n. IO Adi 7 febrar 1541 fu dato al zupan de draguchi la polvere del baril cura pocho over niente dentro qual fu l. 9 n. 1 adi 5 zugno fu dato al zupan de bergodez polvere del baril senio fu l. 4 per far segno per suspecto deli uscochi l. 4 adì dicto fu dato dela polvere fina al zupan de Colmo per li archibusi fu l. 5 adì 9 agosto fu dato polvere fina ala division con il contado de pisin et draguchi per li archibusi l. 4 Item fu dato al zupan de draguchi polver grossa l. 13 Item fu dispensato per li tre anni per la festa de S. Zuane iuxta il solito polver grossa in tutto l. 36 Adì 18 mazo 1542 fu dato al zupan de draguchi dui archibusi tolti ali fanti de Castelnovo n. 2 Proclama del nuovo capitano letto sulla piazza di Pinguente il 1. di ottobre del 1542. — Ammonisce di non bestemmiar Dio e la Vergine sotto pena di 1. 25 e due tratti di corda. — Pena di 1. 5 ai bestemmiatori contro i Santi. — Vietato di lavorare ne' giorni festivi. — I guardiani della piazza e delle porte non devono lasciare il posto loro assegnato ne di giorno ne di notte: pena di 1. 20 se 1' abbandonano di giorno e 1. 40 se di notte, più otto giorni di prigione. — Le misure hanno da essere bollate. — I debitori di San Marco tenuti di sodisfare al loro obligo entro otto giorni. — I lavoratori entro i confini del capitanato debbono indicare le terre da loro coltivate, i cui prodotti spettano in parte al Governo. — Vietato di togliere calce dalla fornace del Comune senza licenza. — Vietato di passar oltre o di guastare le mura di Pinguente, pena la forca. — Tranne gli stipendiarli e gli ufficiali, a nessuno è concesso di portar arme. — Vietata l'esportazione di frumento, vino, olio. - Vietato di vagare per le vie del Castello senza lume dopo il suono della terza campana e dopo quell'ora le taverne devono esser chiuse. — I venditori di pane teDuti di offrir pane ben cotto e del giusto peso con incarico ai giustizieri della prescritta sorveglianza. — Vietato danneggiare i campi e lavar panni o altro nel fiume sotto il Castello. — Ogni cosa commestibile dee vendersi in piazza. — Vietato di comperare per rivendere polli, selvaggina o frutta se prima quelle cose non stettero sulla piazza per quattro ore; pena quattro ore di berlina ai contraffacenti. — Panni e grisi devono gualcarsi solamente nella gualchiera di San Marco posta nel territorio di Pinguente. — Vietato di gettare cose immonde nelle vie. — I zupani delle ville tenuti di denunciare ogni rissa o altro disordine che avvenisse nelle loro ville. — I possessori di beni di San Marco hanno l'o-bligo di presentarsi dinanzi al capitano entro quindici giorni. — Vietato di lasciar vagare i porci e di pigliare certi uccelli senza licenza. — Nella vigilia di festa ognuno dee spazzare la via dinanzi la sua casa e i tavernieri sono tenuti di vendere vino a minuto Ordini emanati nell' anno 1543. Ai guardiani delle porte che devono trovarsi al loro posto nell' ora fissata. I quali guardiani, poiché tranne i soldati nessun altro può aver seco arme, sono tenuti d'ingiungere ai forestieri che entrassero nel Castello che debbano prima consegnare le armi. — Coloro che hanno da fare i carizi de remi debbono munirsi dei rispettivi bollettini e compier il loro dovere nel tempo stabilito. — Vietata l'esportazione di -"ino per venderlo alle fiere. — A tutti i proprietari di casa in Pinguente e territorio che debbano dare in nota nella cancelleria 1' ammontare della loro sostanza, e ciò che in quella nota non fosse indicato verrà confiscato ') — Vietato di parlare a forestiero che volesse entrare in Pinguente e non gli fosse permesso dai deputati alla sanità. — Se alcuno, dopo aver praticato con un luogo amorbato. venisse a Pinguente con fede di altra regione non infetta, sarà impiccato. — La fiera di San Giovanni che suol tenersi fuori del Castello non avrà effetto per suspecto del morbo-, ma viene trasportata nel giorno della Sabbatino, con tutti lì palii et altro solito a farsi nel predicto giorno de S. Zuane. Decreto del 26 marzo 1545 con cui è stabilito che i panni e i grisi debbou gualcarsi soltanto nella gualchiera di San Marco posta nel territorio di Pinguente, toltine gli abitanti di Verch e Sovignacco, i quali sono tenuti di ricorrere alla gualchiera di San Marco posta nel territorio di Sovignacco. Decreto del 24 aprile 1545 con cui il capitano vieta di danneggiare in qualsiasi modo i campi. Lettera ducale 11 giugno 1542. Pietro Landò incarica il capitano di Raspo B. Giustinian di pagare gli altri cinque fanti stati assegnati a Castelnuovo, perciochè per la molta importantia del ditto Castello è necessario che vi siano dentro hi guardia che vi è al presente de fanti diese et che quelli siano pagati alli sui tempi, acciocché servano di bon animo. Lettera ducale 5 ottobre 1542. Pietro Landò, sapendo che in Istria ve ne sono in. grande quantità, commette al capitano di Raspo Nicolò Loredan che debba sollecitare la spedizione dei remi avanti che sopraggiunga l'inverno. Lettera ducale 12 ottobre 1542. Pietro Landò comunica al capitano di Raspo Nieolò Loredan che il Senato deliberò di armare due galere di uomini da remo tenuti a catena. E però quando in avvenire uno per i suoi delitti meritasse pena di membro, prigione o bando, se sarà atto al remo, la pena gli sarà commutata in quella di vogar il remo in galea alla catena nel caso però toccasse al delinquente di scontare almeno diciotto mesi di tal pena; per i delinquenti poi meritevoli di pena minore, il rispettivo magistrato procederà secondo le leggi vigenti. I condannati al renio dovranno essere ben custoditi sino a che, avvisati, i provveditori all' armamento li faranno trasportare nella galera già preparata. (Continua) G. V. — Portole -------------------------- IST o tizi e Le elezioni sono compiute, ed ogni buon istriano ha ragione di rallegrarsene perchè dei quattro deputati eletti a rappresentare la nostra provincia nel consiglio dell'impero, tre sono italiani, ed il quarto, slavo, venne eletto colla maggioranza dei voti di quei distretti che stanno al di là del Monte Maggiore. 1) Dirieto a chiunque di uscir® del capitanalo senza espressa licenza del Capitano. Non era da dubitare dell' esito nei collegi delle città e borgate, e del grande possesso fondiario, cittadelle inespugnabili della nostra nazionalità, come ben disse la presidenza della società politica nel suo appello agli elettori ; difficile, aspra, pericolosa fu la lotta nei comuni foresi, impegnata tra popolazioni rurali da lunga pezza sobillate e aizzate da preti e maestri agitatori violenti del grande partito croato che ha la sua sede in Zagabria ; partito forte, disciplinato che dispone di tutti i mezzi, e parla la loro lingua alle diverse stirpi slave della nostra campagna. Dove questi agitatori non sono riusciti a far battere il cuore destando il sentimento nazionale, predicarono dai pulpiti 1' odio di classe, la guerra sociale : i cittadini vogliono tenervi soggetti per espilarvi il sangue, unitevi, rialzatevi, eleggetevi un deputato vostro, e vi libererete dal giogo, non pagherete più le imposte che impinguano le città, comanderete voi! — Non ebbero scrupolo di esercitare senza limite le influenze religiose, ed è storico il fatto della esposizione del Sacramento nella chiesuola del villaggio, del giuramento carpito a piedi della Croce, le minaccie di rifiutare i sacramenti in articulo mortis; se ciò non bastasse, istigarono i loro bravi a minacciare di morte, a commettere danni campestri, e informino i fatti di Parenzo e di Orsera. Nulla di nuovo per chi sia informato del modo con cui per una ragioue o per l'altra così detti ministri di Dio e qui e altrove proteggono i loro interessi. Ma tutti non conoscono le difficoltà ancora maggiori di confronto ad altri paesi, che nella nostra provincia si oppongono nei comuni di campagna a conseguire quell' accordo che è necessario tra grandi e piccoli possidenti onde proteggere gli interessi comuni. Nella gran parte della campagna dell'Istria, non è interpolata la grande possidenza alla piccola possidenza, non sorgono come in molte altre provincie presso il villaggio le palazzine dei signori. Saliti in vetta alla vicina collina delle Po-jane di Capodistria lo sguardo si perde a ponente fino alle rive di Parenzo ; quella è la fortunata campagna dove la vittoria ci arride sempre perchè nelle piccole e frequenti borgate disseminatevi si trovano elementi di civiltà nostra; e così per le stesse ragioni è la campagna di Pola; verso nord e verso levante invece segue una ondulazione continua di colline fino a Pinguente, Pisino, e Montona, e sulle vette torreggiano i campanili dei villaggi, abitati da soli contadini ; la campagna è tutta iutiera di loro proprietà, divisa in .piccole porzioni. In quei villaggi ha sede il prete, e là impera ; da poco vi si aggiunse il maestro. Naturalmente molte sono le fila d'interessi che legano i contadini alle nostre piccole città; in queste acquistano le derrate, ricercano 1' avvocato, il medico e le medicine, e il capitalista che accorda loro il mutuo. Dove sono maggiori i legami d'interesse là è possibile l'azione influente ; ma non si creda, che in generale, il contadino possidente sia dipendente dal cittadino; chè se molti interessi legano il contado alla città, non pochi sono gli interessi che le città stesse cercano e trovano nel villaggio. Per cui s'ingannano quelli che credono si possa d'un colpo troncare le relazioni, e costringere il campagnuolo a piegarsi. In queste condizioni abbiamo lottato, ed abbiamo vinto lealmente ; e fu ben guadagnata la vittoria, appunto perchè aspra la lotta. E saranno preziosi i frutti di questa vittoria se li sapremo apprezzare quanto si conviene, e farli valere. Se abbiamo vinto lo si deve unicamente alla concordia ammirabile cou cui tutti i nostri comprovinciali si gettarono nella lotta; ogni interesse fu posto da parte e cou sacrifizio sensibile; nella giornata del 4 marzo uno spirito solo pareva si agitasse dovunque e inspirasse tutti, come uno solo unanime fu il grido di Viva V Istria, appena si seppe della vittoria. Contegno degno del nome che portiamo, delle nostre tradizioni. Questa benedetta concordia tanto sospirata e mirabilmente raggiunta, duri fin che dura il pericolo; e che sia cessato non crediamo. Per quanto ci si affidi nella stella fatale, per quanto si possa tener conto della situazione parlamentare come oggi è fatta, teniamo asciutte le polveri, e prepariamoci a nuovi e più tenibili assalti. E cosa fare? — Rimaniamo concordi prima di tutto, e poi continuiamo Fazione nostra con un piano pensato, e posto in pratica con perseverauza e con energia. Quale sia questo piano di azione, non lo possiamo dire oggi perchè noi stessi non sappiamo formularne uno per tutti, ma ciascuno ci pensi e sarà già molto conseguito. La nostra società politica farà tesoro delle opinioni di tutti e provvederà; ma stiamo lontani, come dalle panacee di quarta pagina, dai sùbiti cousigli, nè ebbri della vittoria crediamo sia facile risolvere la questione. Forse ciò che sta bene a Capodistria non trova applicazione a Parenzo. Abbiamo da lottare con l'iguoranza, col fanatismo religioso, con quello di razza, soli e pochi, contro un nemico abile e che ha potenza nell'Impero ; la situazione non è piacevole, ma è questo il posto che il destino ci ha dato, ed è nobile e degno delle nostre tradizioni tenerlo con onore. Il porro unum necessario per riuscire è la concordia e non ci stancheremo mai dal ripeterlo in tutte le occasioni. Riuscirono eletti a deputati nel consiglio dell'impero : Nel collegio dei comuni foresi dell' Istria occidentale: l'avvocato Tomaso Vcrgottini; in quello dell'Istria orientale: Don Luigi Spincich. Nel collegio delle città, e camera di commercio ed industria: il Dottor Lodovico Rizzi. Nel collegio del grande possesso fondiario : il Dottor Matteo Bartoli. La notizia della morte del venerandó patriotta trentino Giuseppe Graziolli, ci è giunta quando più viva ferveva la lotta nei comuni foresi; e i comprovinciali non hanno potuto fare subito tutte quelle dimostrazioni di dolore che pure sentivano in cuore, e non mancheranno di tributare appena se ne offrirà 1' occasione. È spirato a Villa Agnedo la sera del 27 febbrajo. Il Graziolli — scrive il Raccoglitore — era la personificazione vivente d' una grande idea — la devozione alla patria. Bisogna risalire fra le grandi figure dell'antichità illustrate da Plutarco e fra i magnanimi dell' epoca eroica dei popoli moderni per ritrovare un uomo che gli rassomigli. Privato del lume degli occhi nella sua già tarda età, mostrava nella vita privata quella fortezza d'animo che fu meta costante alla sua vita politica. Il cieco di Vili'Agnedo era sempre l'imperturbato campione d'ogni difficile prova della vita. Ultima manifestazione del nobile suo spirito fu la devoluzione d'un vistoso legato per il monumento di Dante. L'idea di ricoverare l'italianità del Trentino all'ombra di un monumento che esprimesse lu promessa d' un popolo iutiero di non lasciar mai violare il santuario del pensiero nazionale si accese nel cuore di questo vecchio con tutti gì entusiasmi di un giovine poeta ispirato dall' arte e dal pensiero di rannodare tutti i trentini intorno alla effige del più grande poeta italiano. Nella sede della Società Alpina delle Giulie in Trieste la sera 7 corr. convennero molti soci e invitati e alcune signore, attrati dal tema molto simpatico della conferenza dell' egregio signor Carlo Ilerborn. Il conferenziere ci presentò la nostra provincia da ogni lato, storico, etnografico, orografico e pittoresco. Disse a lungo di noi, delle nostre origini e della lotta legittima che sosteniamo contro gli slavi che dimenticano i doveri di gratitudine per l'ospitalità accordata loro da secoli sulle nostre terre. La conferenza, ascoltata con vivo interesse, finì augurando il pieno trionfo alla causa della civiltà italiana. Un caldo applauso salutò il bravo conferenziere alla fine della sua lettura. Il giorno 6 corr. si compirono ben 35 anni da che il chiaro comprovinciale Filippo dott. Zamboni di Trieste esercita il professorato a Vienna. In qcre^t'-OT-casione si formò un comitato di studenti ed ammiratori per festeggiare degnamente l'amato maestro ed il gentile poeta. Gli studenti dell" accademia gli offrirono una coppa d' argento, il comitato delle feste una ghirlanda d' alloro d'argento col titolo delle sue opere incise sulle foglie, oltre ad una dedica ed un indirizzo in magniguifico astuccio, il circolo Italia una corona d' alloro. All' ultimo momento ci giunse improvvisa la dolorosa notizia della morte dell' egregio comprovinciale Federico Kuder, maggiore nel regio esercito italiano. Ne siamo rimasti vivamente colpiti; era un valoroso soldato, un uomo distinto, carissimo amico nostro. Oggi non possiamo dirne di più, e attendiamo notizie della famiglia, alla quale intanto porgiamo le nostre più vive condoglianze. _ ----L5K—•------ PER IL MONUMENTO A TARTINI Riportiamo dall' Indipendente di jeri: Come abbiamo annunciato, per giovedì ci si prepara un solenne avvenimento artistico: un avvenimento che assurge dal comune livello dei soliti concerti, perchè sarà una manifestazione della cittadinanza intera diretta ad onorare quel grande che nell' arte dei suoni lasciò nel secolo scorso sì larga orma di sè, e di cui l'Istria mostra altamente si onora. 11 nome di Giuseppe Tartini è sì meritamente celebrato che riesce di vera gloria nazionale. E tanta è la fama sua nella storia dell' arte, e presso anco le straniere uazioui che un Cesare Thompson si stimò onorato di venire da lo.nta.no paese per onorare quel grande e prestare volonteroso 1' opera sua per il moDumeuto che gì' innalza la gentile Pirano. L' ambiente del Politeama speriamo sarà gremito come in quelle feste in cui brillava l'idea di beneficenza unita ai fasti più fulgidi dell'arte, giacché il vuoto lasciato quest' anno da quella manifestazione solenne sarà riempito certamente da questo concerto, che sarà l'affermazione del sentimento che nutre Trieste verso quei grandi che illustrarono la nazione nostra, e dei quali l'Istria giustamente va altera. Ecco 1' appello diretto dal Comitato cittadino : Concittadini, L'Istria, col plauso del mondo civile, si appresta a innalzare un monumento a Giuseppe Tartini, che rese illustre nella storia della musica il nome della sua nativa Pirano. Nella gentile città, che dalle mura merlate manda ogni giorno il suo saluto all'erta nostra di Sant'Andrea, sorgerà una statua a rapprerentare le sembianze del celebre uomo. E dovere di noi triestini di contribuire all' omaggio fatto al genio e per esso a questa regione nostra, che meritamente si vanta di que' nobili intelletti che le diedero rinomanza. Con questo intendimento la sera dei 19 del presente mese, sarà dato un concerto, cui parteciperanno egregi artisti di cauto e di musica, 1' eletta orchestra del nostro Comunale, e quel grande maestro dell'arco, eh' è Cesare Thomson, il quale con generosità pari al valore, viene a noi da lontano paese per affermare l'alta sua ammirazione al geniti del nostro Tartini. Egli evocherà col suo magico archetto la più famosa sonata del Piranese Noi v' invitiamo ad una vera festa dell' arte, che il vostro fine sentimento saprà apprezzare e godere; accorrete lieti e numerosi, sicuri che onorando in Giù- : seppe Tartini la nostra maggior gloria ne' fasti della musica, fate onore a voi stessi e a Trieste. Per il Comitato promotore del monumento a Giuseppe Tartini Gustavo Wieselberger — Ruggero Berlam — Antonio Boccardi — Attilio Hortis — Giangiacomo Manzutto — Alberto Puschi. All'interessante concerto parteciperanno oltre all' illustre violinista Thomson, anche gli artisti sig. E. De Marchi, sig.na Adriana Busi, M.o G. Heller, i professori dell' orchestra del Comunale diretta dal M.o A. Cremaschi, ed inoltre i sig.ri M.i A. Castelli, C. Cosmini. G. De Zorzi, C. Piacezzi e A. Zorzetti che si uniscono pure al Comitato promotore. Ecco il bellissimo programma: 1. Cherubini — Sinfonia dell' „Anacreonte" per orchestra diretta dal maestro G. Heller. 2. Tartini. — ^Trillo del Diavolo" per violino, eseguito da Cesare Thomson. 3. Caldara — Aria ^Sebbene crudele mi fai languire" e-seguita da E. de Marchi. 4. Boccherini — a) Minuetto in „la maggiore"; b) Siciliana in „dp minore", per archi, diretti dal maestro 6. Heller. 5. Corelli — Follia, per violino, eseguita da Cesare Thomson. 6. Carissimi —-, Aria „Piangete* eseguita dalla signorina A. Busi. 7. a) Tartini — Largo; b) Paganini — Capriccio, per violino, eseguiti da Cesare Thomson. 8. Spontini — Duetto; „Avran pietà gli Dei" (dalla pestale") eseguito dalla signorina Busi e da R. de Marchi. 9 Spontini — Sinfonia della „ Vestale" per orchestra diretta dal maestro A. Cremaschi. Siederà al piano il M.o E. Luzzato. Tutti gli egregi esecutori, l'orchestra del teatro Comunale rafforzata da distinti dilettanti prestano gentilmente l'opera loro. Il Corriere di Gorizia ha pubblicato una lettera della presidenza del comitato per 1' erezione del monumento Tartini e crediamo opportuno riportarla : „L' opera del comitato provinciale pel centenario Tartini, qui ferve attivissima, Le numerose adesioni e gli spontenei appoggi che gli giungono, ogni giorno, da ogni parte della provincia e da Trieste, nonché dalle più spiccate personalità dei molti istriani residenti lontani dalla patria, lo incorraggiano nella sua zelante attività per modo, da metterlo fin d' ora nella positiva certezza, che il programma del comitato verrà senz'altro mandato ad effetto. Intanto due insigni scultori, il Malfatti di Milano, e il dal Zotto di Venezia, allestirono già i bozzetti del progettato monumento; ed anzi il primo li ha già spediti al comitato ristretto a Trieste, e di giorno in giorno si attendono pure i bozzetti del Dal Zotto. Chi li ha veduti assicura che tanto gli uni quanto gli altri sono lavori artisticamente ideati e magistralmente condotti ; anzi diremo che per i bozzetti del Dal Zotto abbiamo un antecipato giudizio, che suona favorevolissimo e lusinghiero, di quell' illustre critico d' arte, che è Camillo Boito. Quanto prima adunque verrà nuovamente radunato ad una plenaria conferenza il comitato provinciale, per la scelta definitiva del progetto di monumento, che sorgerà nella piazza maggiore di questa città, già fregiata : dal nome dell' immortale artista. Le cose quindi procedono abbastanza bene, e Pirano avrà quanto prima il vanto di vedere eretto il primo monumento di carattere civile-nazionale in queste Provincie, che vanno sotto la ufficiale denominazione di Litorale. E questa, come si può bene credere, era la parte più difficile del programma per feste centenarie da celebrarsi iu onore di Giuseppe Tartini, dacché attese le molte diffi oltà di conseguire le necessarie contribuzioni pecuniarie, il lato finanziario della questione s'imponeva sin da principio con un serio problema, «ira-zie però all' illuminato patriottismo di tutte le città e borgate istriane, e della città di Trieste, che gareggiarono nel votare contribuzioni a favore del fondo pel monumento Tartini, il comitato si trova nella felice condizione di poter fare sicuro assegnamento sulla somma che aveva a quest'uopo, in via di approssimazione pre-liminata; tanto più se, come non ha ragione di dubitare, anche da parte delle città e dei cospicui personaggi del Friuli orientale, che vennero già con apposita circolar» notiziati, non mancherà l'implorato appoggio. Il quale appòggio, oltre lo scopo particolare che si riferisce alle onoranze da rendersi all'immortale Giuseppe Tartini, ne avrà un'altro aucora, e di ben maggiore portata : quello cioè di stringere sempre più i vincoli di reciproco affetto e simpatia, fra genti, che nella vita civile nazionale hanno tanta e così vitale comunanza di interesse. Leggiamo ancora nel Corriere dì Gorizia: Lunedì p. v. alle ore 8 di sera avrà luogo nella sala del gabinetto di lettura in Gorizia un grande pubblico concerto a vantaggio del monumento Tartini. Gli artisti dell'attuale stagione d'opera al nostro Teatro hanno con squisita cortesia aderito di prestarsi ed il progianima, che pubblicheremo sabato, sarà attraentissimo. — Non dubitiamo che lo scopo venga pienamente raggiunto ; abbiamo ancora viva la memoria di altra simile accademia data 1' anno scorso dagli artisti dell' opera in vantaggio del gruppo locale della società Pro Patria e ricordiamo come allora il pubblico vi sia accorso numeroso. Oggi trattasi d'onorare una illustrazione istriana, anzi un genio universale — e tralasciamo da ogni fervorino per animare il pubblico ad assistervi. ---------- Cose locali Bollettino statistico municipale di Gennajo 1890 Anagrafe : Nati battezzati 24, maschi 9, femmine 15. — Morti 21, uomini 6 (dei quali 2 carcerati), donne 3, fanciulli 4, fanciulle 4 sotto i sette anni, nonché tre maschi ed 1 femmina nati morti. — Trapassati: 1. Delconte Giovanni di Giov. d'anni 69; — Minca Agata d'anni 36; — 7. Manzoni Dr. Domenico; fu Gianandrea d'anni 47; — 12. Coceverin Antonio fu Antonio d'anni 74; — 15. Lugnani Ved. Luigia nata Sossich fu Dom. d'anni 73; — S. S. (carcerato) da Knin (Dalmazia) d'anni 44; — C. A. (carcerato) da Trieste d'anni 54; — 16, Scher Angela fu Giacomo d'anni 80; — 22. Cernivani Giovanni d'anni 72, più fanciulli 4, fanciulle 4 sotto i sette anni, nonché 3 maschi e 1 femmina natimorti. — Matrimoni 13: 7, Schein Giuseppe con Giuseppina Gaspercic — 11, Delconte Giuseppe con Antonia Belletich — 17, Burlin Giacomo con Anna-Maria Devescovi — Rasman Giuseppe con Caterina Ban — IH, Giani Francesco con Giovanna Miche-lich — 11, Rasman Nicolò con Caterina Destradi — 22, Benedetti Giovanni con Orsola Iurman — 24, Decarli Antonio con Anna Parovel — 25, l'orini Filippo con Maria Sandrin — 28, Riccobon Giuseppe con Anna Fabian — 31, Parovel Giovanni con Caterina Pecenca — Zetto Nazario con Maria Zetto — Fa-vento Matteo con Anna Zago. — Polizia. Certificati d'indigenato 10, — Usciti dall' I. R. Casa di pena 10, dei quali 3 istriani, 3 tirolesi. 2 dalmati, 2 triestini. — Sfrattati 3. — Rilascio di libretti di lavoro 6, di servizio 3. — Insinuazioni di possidenti per vendere a minuto vino del proprio prodotto :5 per Ett. 2 di vino nero al prezzo di soldi 36. — Certificati per spedizione di vino nero 2 per colli ^ dei peso di chilogr. 3(3, — di olio di oliva 1 per colli 1 del peso di chilogr. 864.50, — di sardelle salate 3 per barili 48 del compi, di Cilogr. 2064, con due barili di sa-lamoja del peso di Chilogr. 16(1. — di sardoni salati 2 per mastelle 201 del peso compi, di Chilogr. 3719 con 3 barili d'i sala-moja, del peso di Chilogr. 180 : — di maglioli di vite 1 per 300 pezzi. — Licenze industriali 7,-1 per apertura di locanda ed albergo, — 1 per osteria, — 2 per vendita vino all'ingrosso, — 1 per vendita sommaco e ginepro, — 1 per sarte, — 1 per orologiaio. — Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria, Tifo addominaie casi 1, in cura. Lazzaretto, nulla. Appunti bibliografici Mons. Geremia Bonomelli, Vescovo di Cremona. Capitale e Lavoro. Cremona. Maffezzoni Enrico editore, 1891. (Un opuscolo di p. 55. Vale centesimi cinquanta). L' illustre autore del celebre opuscolo — La realtà delle cose — se per ragioni che si capiscono non può trattare come vorrebbe il suo ingegno, certi argomenti d'attualità, non può rassegnarsi di ripetere nell'occasione dell' indulto quaresimale, uno dei soliti argomenti sulla nequizia dei tempi, con le frasi fatte del repertorio; ed anche testé ha scelto a soggetto della sua lettera quadragesimale la questione si intricata e pericolosa del Capitale e Lavoro. Ed io m'affretto a farla conoscere a miei comprovinciali; perchè non si può formare un giudizio sicuro sul movimento del pensiero italiano, trascurando per misero spirito di parte il progressivo sviluppo di quello nelle menti elette del clero, che non è, la Dio mercè, solo intento a questioni temporalesche e diatribe di casuistica antirosminiana. M'affretto a dichiarare che un'aura dirò così di modernità spira da tutto 1' opuscolo e una lodevole moderazione che induce il sa^tno , - - - - --PQ^» - qj prelato a riconoscere ì meriti di persone generalmente invise alla parte intransigente e padroneggiante del clero. Lo scandalo farisaico non mancherà certo di manifestarsi, e la nota congrega alzerà le strida per le lodi attribuite al Minghetti, ed altri corifei, come quei negri messeri dicono, del nazionale riscatto. Monsignore però non è uomo da scomporsi per così poco, e tirerà dignitosamente per la sua strada sicuro di essere seguito dai migliori. Fin dalle prime linee il vescovo Bonomelli modestamente dichiara, che non è sua intenzione di trattare largamente e a fondo la questione sociale, perchè non basterebbe a ciò j un grosso volume, e ci vorrebbero altre cognizioni. Pure da quel poco che dice, e delle molte idee condensate il lettore si avvede subito che il Bonomelli è padrone dell' argomento e somministra chiare e sufficienti idee al suo clero ed al popolo che vuol essere istruito in materia così controversa. La questione dice egli tra capitale e lavoro, è antica, e si manifestò sotto varie forme nella storia E quando tocca della questione, quale si presenta a nostri Dunque non altruismo barbara e strana parola inventata per fare dimenticare l'origine cristiana della carità; all' opera tutti, i ricchi specialmente, per togliere e rendere meno dolorose le ineguaglianze sociali. Leggendo questo erudito opuscolo, che è anche un' opera buona del pio prelato, la mia mente correva alle cose nostre istriane. Anche da noi la questione sociale fa capolino; ma quel che è più grave ancora, si presenta sotto l'aspetto politico e nazionale. Il clero slavo dalla campagna si fa caporione della peggior specie del socialismo, ed i preti, sostenendo la parte di demagoghi da piazza; e aizzano le plebi contro i signori italiani, col pretesto di migliorare la condizione dei contadini, condizione certamente miserabile, ma che in gran parte dipende dalla secolare loro ignavia e dalla guerra cocciuta ai miglioramenti, al progresso, alla civiltà del paese che gli ha ospitati. Anche per noi il miglior rimedio è la carità; credere di poter vincere con l'odio sarebbe errore deplorabile; cerchiamo di attrarli a noi coli'istruzione col beneficio, e il tempo galantuomo porrà riparo a molti malanni. In questa lotta, oggi come oggi « il clero italiano delle città e borgate ed i ricchi possidenti devono trovarsi in prima linea.» giorni, rosa con prudenza e libertà insieme di un linguaggio degno di vero pastore, difensore dei deboli contro la prepotenza del forte, «Negherebbe, scrive il Bonomelli, la luce del sole colui che oggi dicesse (parliamo in generale) che il capitale non soverchia il la-| voro e che la condizione delle cose è normale he tollerabile.» Segue una descrizione al vivo delle misere condizioni degli operai, e specie dei contadini. Esiste uno squilibrio adunque, e quindi si domanda una proporzione più equa i nel partecipare ai frutti derivanti dai due fat-| tori della richezza che sono il capitale e il lavoro. E quale sarà poi il rimedio a tanto male ? E qui l'autore entra in pieno argomento ■e accennato a tutti i rimedi proposti, e con | buone ragioni, confutato il socialismo dello stato come lesivo la libertà personale, inclina ad accettare la formula di Mons. Freppel. — Al -socialismo di stato sotto qualunque forma si presenti, opponiamo i due principi della libertà | del lavoro e della libertà della associazione. Certo la questione e qua e la sfiorata; [ dove però il vescovo si trova in casa sua e i scrive con piena conoscenza di causa si è nello Isvolgere la seguente massima: «Tutte le grandi questioni, specialmente le politiche, economiche | e sociali sono in fondo morali e per conse-! guenza religiose. Ottimi quindi per sé e plausibili gli sforzi degli uomini di stato; (si noti la temperanza del linguaggio, pur troppo raro oggi negli uomini di chiesa) ma se a questi | non si aggiungono i mezzi morali e religiosi non se ne farà nulla, e le migliori leggi rimarranno lettera morta o poco meno. Sarebbe come voler guarire un uomo che ha nelle vincere un veleno potente col vestirlo bene e imbandirgli una lauta mensa. Un valentissimo -economista italiano, il Lampertico, si è lasciato cadere dalla penna questa nobilissima sentenza: poi economisti abbiamo un torto nei nostri studi; ed è quello di non tenere conto d'un elemento importantissimo che vi entra, ed è la carità privata. * La parola è colta al volo dal doto e pio prelato. La carità, non consiste solo nel fare l'elemosina, la carità è l'albero ricco di tutti i frutti. Se non è vero essere sconosciuto fuori della chiesa (l'uomo per questo solo che è uomo ha in sé la legge naturale, una parte del vangelo) pure è indubitabile chè nel cristianesimo ha raggiunto l'ultima sua perfezione. G. Draghicchio. Saggio di terminologia ginnastica italiana. Trieste tipografia Tomasich. Un volume di 79 pagine con XXXII tavole. Vale lire 2.50. È generale il lamento della mancanza di una terminologia unica, mancanza avvertita e deplorata in quasi tutti i congressi e concorsi ginnastici italiani. In difetto di un' unica e comune terminologia ognuno fa intanto da sé, e si adoperano anche vocaboli stranieri. Un buon esempio, viene da Trieste, dal maestro di quella ottima palestra già più volte presentatasi con tanto onore nei concorsi nazionali Si vorrà poi o si potrà accettare questa terminologia unica proposta dal nostro Draghicchio ? Non ho alcuna competenza per giudicare in proposito; in ogni modo merita plauso il Draghicchio pel solo fatto di averla proposta; ed è degno di nota che l'invito all' accordo e aW unità della lingua in ginnastica venga da una città nobilissima a cui qualche cieco ancora oggi contrasta la secolare forte italianità. Perciò è necessario che da tutti noi si conservi fino allo scrupolo, direi quasi alla pedanteria, intatto il patrimonio della lingua. Libero il sig. Draghicchio di troncare quanto vuole parole per rendere pronto ed energico il comando; non si fidi troppo dei giornali ginnastici anche se stampati in Italia, poiché troppo bene egli stesso ha avvertito lo strazio della lingua che si fa nelle palestre ; ed usi della massima cura nell' uso delle locuzioni nella parte didatica che spiega i vari comandi, ed esercizi. Appunto per esempio la locuzione a pag. 65. — Arrampicane ad una pertica e ad una fune verticale. — Meglio dica : arrampicarsi su di una pertica, che il verbo è riflessivo. Cosi dicasi di — varietà agli anelli; e di qualche altra frase. P T. PUBBLICAZIONI Memorie Scolastiche — Ceuui storici sull1 istruzione pubblica di Trieste in genere e sullo sviluppo della scuola popolare in ispecie, raccolti per cura di Fraucesco Marinaz, dirigente la civica scuola popolare di Città Vecchia in Trieste. — Trieste tipografia Tomasich 1891. INDICE DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA III STORIA, GEOGRAFIA, ARCHEOLOGIA, RELIGIONE I) Daco-Romani in Istria. S. XIV, 7. De Angeli Felice. Storia popolare d'Italia. Ap. P T. XIX, 10. De Bella Antonio. Prolegomeni di filosofìa elementare. Ap. P. T. XXI, 21. Del Bello. La Provincia dell' Istria. Studi economici. Ap. P. T. XXIV, 19. De Franceschi Carlo. Noto storiche. Tomaso Luciani XIV, 5. — Item. Ap. P. T. XIV, 21. — Itera. Lapidaria istriana XV, 24. — Item. XVI, 8. — Itera. Errori moderni nello scrivere alcuni nomi di luoghi e di persone nell' Istria XV, 10 ') 16 Maggio. —- Item. Guida lungo il Litorale XII, 24 e XIII, 1. — Itera. A Visaze. Escursioni XIV, 5. —- Item. Dove sia stato ucciso Gallo Cesare XVI, 13. — Itera. Scoperte archeologiche XV, 22. — XVI, 13, 16. XVII, 2. — Item. ') Per errore è segnato 9. Archeologia, XVII. 18. — Item. S itf preistoriche XVII, 19. — Item. Iscrizioni erigane XVII, 23. — j Itera. Studio critico sull'istruzione dell, pretesa peram-bulazione di confini. Ap. P. T XVIII, 23. Dresda. Città. Manoscritti concernenti cose istriane' nella biblioteca XVIII, 23. Disordini a Capodistria nel 1614. P. T. XXI. 21. Documenti per la guerra turchesca del 1499. — XXII, 1. E Edling. Arcivescovo di Gorizia Lodi. I'. T. XXI, 2, Erber Tulio. Storia della Daini..zia. Ap. P. T. XXII, 2. — Item. XXIII. 23. F Favento (de) Appollonio Giovanili Quaestiunculae quaedam theoloc/icae ecc. Ap. P. T. XXIII, 8. Ferrari L. A. Il processo di P Paolo Vergerlo.. P. T. XIX, 11, 12, 14, 16. Fiorentini nell' Istria. (D Cesca. XIV, 12. Flacio. Vedi Nacinovich. Francol Giov. Batt. Canonico. L' Isti ,,. Ap. P. T. XXI.jl, 3. G Galanti Arturo. I Tedeschi sul versante meridionale delle Alpi. Ap P. I'. XX, 3, 4, 7. Gavardo Simone. Arcidiacono di Capodistria. Spigolature storiche. Tomaso Luciani XIII, 16. Gavardo (famiglia) Cose vecchie istriane XVII. 11. Gonan Lorenzo. vureile di geografia e storia istriana. Red. XX. 1. - Item. XXIV, 20. — Itera. La storia istriana in" u. d famigliari XXI, 17. — Itera. Ap. P. T. XXI, 2.'i. Gravisi Anteo. Lettera su Vigardo siguor di Pie-trapelosa XXII, 3. Gregorutti. L' i,in l imavo (Neil' Aivheografo-triestino) Ap. P. T. XXV, _!. K Ti. e. D. F. XIII. 2. - Itera. . ■». 11, 13 14. - Itera. XIII. - • ca di Pirano. B ,1. biblio- ) I) . Giovanni '.-fiuta. Kandlsr. Seri H. XIII, 4. — It 20. Itera. Mon grafico. A. XIII. 1 etta di ('assioue. Ap. P. T. Impastari. M XXIV, 14. Istria descriua iì,ì un Arabo. XIX, 11. {Continua)