ANNO XXV. Capodistria, 16 Aprile 1891. N. 8 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. UN DOCUMENTO DEL 1470 sulle relazioni tra Venezia e l'imperatore Federico III Mi affretto a pubblicare nella Provincia il documento gentilmente offertomi, accompagnato dalla seguente lettera, dall'egregio Professore Cesca triestino, benemerito cultore di storia patria. Non dispiacerà al Sig. Cesca, se a rendere più chiare al lettore le cose che vi sono esposte, aggiungo di mio qualche breve nota. Certo il documento è importante ed ecciterà i nostri a studi ulteriori, e a trarne utili conclusioni. E di tutto qrazie al donatore. y P. T. Arezzo, 30 Marzo 1891 Egregio Professore, La lettura della recensione da lei fatta all'articolo del Dr. Hortis su Trieste e Pordenone, mi spinse a frugare tra le mie carte, per rintracciarvi qualche documento sui fatti in quello accennati. Era certo di averne copiati alcuni nelle ricerche da me fatte otto o dieci anni fa nell'Archivio generale di Venezia, ma non mi fu possibile che di trovarne uno solo. Avrei voluto rifare le ricerche, ma i miei studi filosofici mi occupano troppo e non mi lasciano libero il tempo necessario. Debbo perciò limitarmi a pubblicare il documento trovato, il quale è abbastanza importante, perchè da esso appare chiaramente quale fosse la politica della repubblica veneta verso l'imperatore Federico III. L'avanzarsi dei Turchi sia per la via di terra, che per quella di mare metteva in grave pericolo i possedimenti di Venezia, e questa per ovviare a tanta sventura cercava in tutti i modi di ottenere l'alleanza dell'imperatore. Perciò cercava ogni via per Articoli comunicati d* interesse generale sì stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — U» numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati • riuscire a soddisfare ,i reclami ed i desideri di lui, rinunziava ad ogni pretesa su terre imperiali e specialmente su Trieste e Pordenone, il cui possesso pur tanto desiderava, negava ogni appoggio ai partigiani che contava in queste città e bandiva i ribelli all'imperatore dalle terre di confine e vietava loro di dargli molestia. Anche i fatti, cui accenna questo documento sono abbastanza importanti. Oltre alla ribellione di Pordenone ed a contese a Zoppolla, che non appartengono alla storia istriana, vi si parla di cose di Trieste, Muggia e S. Vincenzo. Difatti l'imperatore chiede che la repubblica tolga la nuova gabella posta a Moccò ed il senato risponde che non fa altro che esigere la vecchia già esistente prima del 1463. L'imperatore vuole che si impedisca ai Muggesi d' impadronirsi di alcune saline poste al confine triestino e già appartenenti a ribelli triestini, dai quali con finto contratto le hanno comperate ; e il senato risponde che le saline appartengono alla giurisdizione di Moccò, e furono regolarmente vendute da quei triestini, prima di diventare ribelli. Federico III pretende poi che Paolo Morosini non turbi il possesso di S. Vincenzo che spetta all'impero; e il senato risponde che S. Vincenzo appartenne a Castropola, e che i signori di Vals tentarono di spogliarli di quel feudo, ma perdettero la lite, e che spenta la linea mascolina dei Castropola passò al loro erede il Morosini, il quale ebbe l'investitura dal papa e dal vescovo di Parenzo. L'imperatore chiede in fine che gli vengano restituiti i castelli di Moccò e Castelnuovo, di poca importanza per i Veneziani, ed il Senato risponde che i due castelli gli ebbe in seguito alla guerra con Trieste, ma per deferenza all'imperatore è contento di sottomettere questa questione alla decisione di arbitri da nominarsi dalle due parti. Per quanto isolato questo documento potrà esser utile ai cultori della storia istriana, se non altro spingendo taluno a pubblicarne degli altri, che lo completino. Sarebbe buona cosa che allo studio della storia patria si dedicassero con maggiore zelo ed amore gli studiosi istriani e cercassero di dar alla luce i molti documenti che in provincia e nel regno dormono negli archivi, perchè solo dopo la pubblicazione di questi si potrà riuscire a rischiarare i molti punti oscuri che ancora mostra la nostra storia. Mi creda suo aff.mo e devotissimo Prof. Dr. Giovanni Cesca Al Chiarissimo Signor Prof. Paolo Tedeschi lodi 1470. 31 Luglio. Venezia Il Senato delibera le risposte da darsi agli oratori dell'imperatore Federico III. (.Senalus Secreta voi. XXIV c. 123a - 125 b) MccccLxx die ultimo Julij. Sapientes consilij et Sapientes terrae firme. Quod Magnificis Oratoribus Imperatorie Majestatis Respondeatur nos prò nostra siugulari observatione et reverentia in sacram Imperatoriam Majestatem proque amore nostro inipsos Magnificos Oratores, eorum Majestas leto animo vidisse, quibus Cito respondere maior erat. At intervenieutibus tot gravibus occupationibus presentami turchorum fluentuationibus uti eorum Magnificentijs notum esse potest, non potuimus antea nostre voluntati satisfacere rogatas proinde esse volumus eorum Majestatis, ut si in respondendo aliquantulum distulimus nos excusatos habere velint. Ad primum namquam Capitulum paterni amoris et charitatis, quam dicunt ipsum Serenissimum Imperato-rem erga nos nostrunque statum habere, dicimus nihil sane novi intellexisse, cum optima mens optimaque vo-luntas Imperatorie Majestatis in nos, diu cognita et perspecta sit, nec alia declaratione opus esse. Cui prò vicissitudine lìlialis oftìcij nostri, non inferiore reverentia respondemus sicuti experientia ipsa sepe declaratum est, quam prò antiquo instituto nostro in illius Majestatem ac Serenissimam Austrie domum, non conservare solum verum augere, si augeri potest propensi sumus. Illustrissime dux etc. Accepit sacratissima Majestas C. v. (Celsitudinem vestram) pretextu Castelli Mudeam, novum instituisse vectigal vel Mutam.1) Quamquam idem Castellum per vos occupetur, et ante hac jurisditionem non habuerit. Sed tergestino dominio quod pieno jure ad Cesarem spectat. Eiusdemque iurisditioni omni iure semper subiectum fuerit. Petit Ser.a Majestas prefati institutionem vectigalis revocare ab eadem vos deinde con-tinere. Et mercatores merces suas haud turbati, ut an-tehac observatum est, adducant permittere velitis. ') Quindi il nome la Muda, alla porta di Capodistria dove si pagavano i dazi, e probabilmente anche alla famosa torre della Muda di Pisa. Ad Secuudum Capitulum de vectigali, sire muta, que dicitur noviter imposita esse in loco nostro Mocho, Respondeatur, uos vehemeuter dolere de huius modi dellationibus ab omni penitus ventate alienis Imperatorie Majetati factis, eam eertam reddentes per nos nullam novam mutam impositam esse: nec aliquid alium datium seu muta exigi, nisi dumtaxat illa que iaradiu exigi solita est, quoniam prò nostra in Imperatoriam Majestatem observatione non permitteremus uuquam novitatis illius subditis inferri. Sunt etiam nonnulli cives ex Mugla, qui nommodo (sic) quasdam salinas tergestinorum vendicare et castello Mudeano subijcere, quamquam tergestino dominio semper serviere, et per hoc limite, et fiues Cesaris turbare, et minuere contendunt. Verum etiam quasdam salinas rebellium perfidorum1) et intidelium bannitorum-que tergestinorum confiscatas cuiusdam forte fleti con-tractus pretextu usurpare haud formidant Petitur Celsitudini Vestre, neque Cesarem, neque Cives suos ter-gestinos in predictis salinis perturbari permittat, ab illisque deiude abstineat, et prioribus Cesaris fìnibus salvis et inconfusis ut antiquo observatum est, novos si qui positi sunt revocet. Ad tercium Salinarum, que tergestine iurisditioni spectare dicuntur, et consecutive Imperatorie Majestatis esse, Respondeatur eiusmodi informationem illius Maje-stati non vere datam fuisse, quoniam saline ipse in territorio et jurisditione castri nostri Mocho site sunt non autem tergesti, et nulla ut dicitur violentia acce-pte. Immo omni honesto iure vendicate, et multo tempore antequam illi quorum erant Imperatorie Majestati rebelles fierent, et nonnimium postea vendite, quoniam ex comunitatibus creditoribus tergestinorum nonnullis fidelibus, satisfactionemque efflagitantibus aliter uti par erat, facere non potuimus quam eorum satisfactioni con-sulere easque salinas prò eorum satisfactione vendi fe-cimus, sicuti iusticia omnisque honestas exposcebat. Et denique venetiarum civis Paulus de Moracenis qui villani Sancti Yicentij, ad Serenissimam Majestatem spectautem, occupare couatur. Petit Serenissima Majestas apud eumdem Civem eftìcere velitis, sibi prefate ville possessionem quietam et imposterorum per se minime turbandam reliuquat. Ad quartum de loco Sancti Vincentij qui dicitur a nobile Cive nostro Paulo Mauroceno occupari, Respondeatur iam annis iiij. illos de Castropolle maternos prede-cessores eiusdem nobilis nostri de eiusmodi loco ab Epi-scopis parentij investitos fuisse, eamque investituram per diversa tempora continuatam, ad quos episcopos, seu eorum Episcopatum directum dominium eiusdem investiture attinet uti imperialibus privilegijs annorum circiter V. dare constat, quo loco indebite spoliatis illis de Castropolle, per dominos de Valse, ventilataque lite coram iuditio, tandem domini de Valse predicti suc-cubuerunt, restituta possessione illis de Castropolle ut potè legitimis pheudatarijs, ob obitum quorum de Castropolle sine heredibus Idem nobilis civis noster iure ') Quindi si vede quanto fosse grande il numero dei cosi detti ribelli triestini, ossia degli Statutari, amanti della libertà del Comune i quali, visto che la protezione mutavasi in signoria, come il minore dei mali erano pronti a dedicarsi al già inviso dominio dei veneziani. successor a felicis recordationis papa Pio, ab episcopis deinde parentinis investitus fuit, ex quo illud jure tenet et possidet. Quia etiam Celsitudo vestra Castella duo Mucho, et Castellimi novum ab Imperatore et maioribus suis du-cibus Austrie plusqùam Uomini memoria sit, iusto titulo possessa occupat et tenet, petit Serenissima Majestas sibi cedere eadem Castella restituere, et quieta relinquere velitis. Et quia haud iniquum, aut indiguum facinus vi-deri potest, Cesarem petere que sua sunt, et vobis ex contrario parum lucri speraudum sit, Confidit Serenissima sua Majestas iustum sibi nou negari. Et si nulla inter vos amicicia esset se pluris quam modicum buiusmodi lucrum a vobis extimari. Ad Quintum de restitutioue Mocbo, et Castri novi. Eespondeatur licet memoria teneamus bac de re alias respondisse, iustissimaque iura nostra declarasse, hoc est multis crebrisque tergestinorum insolentijs atque iniu-rijs, que nobis nostrisque subditis quottidie inferrebantur lacessitos et provocatos ipsis tergestinis houestissimo iure bellum intulisse, eiusmodique castella iustissimo bello summisque impensis aquisivisse. Aquisitaque in pa1 e quam eisdem tergestinis instante Reverendissimo Cardinale Niceno legato a latere Summi pontificis nomine dedimus nobis, utpote nostra remansisse, tameu ut Imperatoria Majestas bac etiam in parte aperte iutelligat, nos uti deditissimos illius fìlios maiorem semper ratio-nem habuisse et habere ad obsequendum illius voluntati quam ad ullum comodum seu utilitatem nostram. Ex nunc in coutemplationem illius Majestatis sumus contenti quod huiusce rei cognitio a judicibus amicabili-busque compositoribus per illius Majestatem et nos eli— geudis decidatur atque definiatur, ut e medio sublatis huiusmodi questiunculis cum Imperatoria Majestate uti veros fìlios decet vivere possimus '). Snnt preterea quidam de zopola dicti qui quamvis nedum Castrum Zopole,2) verum etiam villa zopole que est separata a castro cum territorio suo, et pertiueutijs sint de jurisditione Cesaris et Illustrissime dumus Austrie, quedam predia circa octo miliaria, et se ad Castrum Zopole usque extendentia que pieno jure ad Serenissimam Majestatem spectant et pertinent de facto occupant, et subditos Serenissime Majestatis in sua possessione turbare nitantur, petit Serenissima Majestas apud eosdem de Zopola efficere velitus ut predicta predia cum omui iurisditione dominio ganito territorio et pertinentijs re-linquant, illis perpetuum silentium Imponendo et mandando ne se impediant quoquo modo in dictis predijs recando, pasculaudo seu piscando iurisditionem exercendo aat iusdicendo. Isti etiam de Zopola huiusmodi iniuria non contenti aliquando iumenta subditorum Serenissime ') Lo stile umile usato in tale questione, oltreché dalla paura dei Turchi, proviene forse dalla consueta ed officiale riverenza all' Imperatore romano. Venezia però tiene fermo il diritto; solo acconsente con prudenza di rimettere la questione agli arbitri. 5) Il Castello di Zoppola era a tre miglia circa da Pordenone, antico feudo, come è noto, di Casa d'Austria. Il Castello è distrutto; ma la villa esiste tuttora. L'Imperatore si lamenta di danni recati da quei di Zoppola sul territorio austriaco di Pordenone. La repubblica risponde che vedrà, esaminerà, e al caso provvederà. Qui aggiungo che ad un miglio da Zoppola c'era il castello di Cusano feudo del Vescovo di Concordia. In un territorio così frazionato, e di misto dominio, da una parte e dall'altra frequenti erano le violazioni di possesso : l'Istria informi. Majestatis que ad mille florenos extimata sunt vi rapue-rant abduxeruntque. Et quia tunc per vos promissum est velie efficere ut extimatio dictorum iumentorum in prompta restituatur pecunia, quod iam diu expectatum sit, petit Sacratissima Majestas efficere velitis, quo suis satisfiat, et rapina violenta resarciantur. Ad sextum de illis de Zopola predia occupantibus, deque iniuria refectioneque damni iumentorum accepto-rum confinijsque etc. Respondeatur nos huiusmodi res prò filiali observatione nostra molesto animo intellexisse Super quibus si particularem haberemus oportune sane prospiceremus. Curabimus proinde informationem ipsam summere illaque habita prospicer6 adeo quod illius Majestatis aperte intelliget nos honestari equitatique cumulate pariter satisfecisse. ') Demum Illustrissime dux, cum superiore tempore accideret Quod aliqui cives portusnaonis Sacratis-sime Majestatis subditi non modo honorem et fidem suam negligentes, verum etiam equitatem iusticiam et privatas leges statutaque sua transgredienda, in dedecus, et dam-num Sacratissimi Cesaris subditorumque eius machinan-tes, crimen lese Majestatis incurerint, Quamobrem dare penas digni visi, banniti, et bona eorum confiscata sunt, quo tantum malum digne punitimi ceteris delinquendi aufferet occasionem Misitque Sacratissima Majestas me Fredericum de Castrobarclio aliter de ladron diete terre Capitaneum ad Celsitudinem Vestram ab eadem Impe-tratum, quo il li infideles deportati, et banniti Cives ab aliqua parte dominij vestri remanerent relegati. Impetravi, vel potius me impetrasse existimavi, Littere re-legationis, et scripte et date sunt, Iussus denique sum ompem timorem abijeere. Et promissum est Celsitudinem vestram noie permittere terram portusnaonis ab illis in-fidelibus et bannitis civibus molestari, credidi ad Cesaiem retulj, eumque ita futurum esse persuasi. Verum anno Mcccclxviij. xxij die augusti Nonnulli Castellani Fori-Iulij videlicet Nicolaus de Zopola, Franciscus de pizi-niuis de spilimbergo cum suis complicibus. Bernardinus toresco cum factione, et quibusdam stipendiarijs, Qui omnes fuere, et subditi et stipendiali] Celsitudinis vestre ascendendo muros diete terre portusnaonis, nocturno tempore eam intraruut, tresque dies ibi cessando, et bona civium fidelium rapiendo depopulati sunt. Et sic cum Sacratissima Majestate promissioni vestre crederet, persuasionique Capitanei sui inhereret subditi sui, quasi inter ossitantes oppressi sunt. Et quod ab hostibus non timuit, ab amicis in se et suis passus est. Quamquam nihil intollerabilius quam eorum perfere iniuriam, quorum potius amicicia beneficiaque expectantur. Ad septimum de damno illato illis de portunaonis reficiendoque etc. Respondeatur eorum Magnificentias memorie habere debere eiusmodi casum in quadraginta ') Per intendere quanto qui si dice, ricorra il lettore all'opuscolo testé edito a Trieste e dedicato a Francesco di Manzano, e precisamente allo studio dell' Hortis — Pordenone e Trieste — dal 1460 al 1468. Il capitano Castelbarco esecutore contro i ribelli di Pordenone è poi lo stesso venuto a dannare i ribelli di Trieste nella sollevazione del 1468. La repubblica, sempre per paura dei Turchi, aceondiscende ai voleri di Cesate, e proibisce ai ribelli di Pordenone di fissare dimora nel Friuli; liberi di vivere quieti altrove nel Dominio Veneto. Il presente documento completa 1' altro del 1468 di cui una parte fu edita dall' Hortis da una copia a mano di Don Angelo Marsich. virali Consilio nostro definitala fuisse, sicuti equitati iu-sticieque convenire visum fuit, hoc est de rebus omnibus que liquidate fiunt integra fieret satisfactio, proque exercuerit rei ipsius datas fuisse litteras ad eos rectores ad quos illas exequi attinebat. Et si quid adhuc fortasse exequi restaret, offerimus de integro scribere et jubere, ut perfectam omnino executionem habeant. Cum itaque dicti deliuquentes non modo in terris vestris stent impuniti verum etiam detensione vestra gaudeant. Petat Sacratissima Majestas imprimis quod isti rebelles mittantur et relegentur ad suos confines aducto quod si in dieta nostra confinia reperiantur, pos-sint per subditos et stipendiarios terre portusnaonis impune conduci, non obstantibus quibuscumque legibus in contranum. Attento quod iam parvo tempore unum ex subditis portusnaonis occiderunt in territorio Sacratissi-me Majestatis et quottidie idem territorium percurentes minas mortales subditis faciunt. Item quod districtuales Celsitudinis vestre dent auxilium et favorem in capiendo prefatos rebelles intra confines limitates, et non sint contrarij et hoc sub pena. Item quod une sole littere aperte circa precedenza capitula sufficiant, etiam si tales rebelles sint relegati in diversis territorijs, et sub di-versis presidibus seu rectoribus. Item quod bona sublata suis subditis terre portusnaonis eis integre restituantur, et reficiantur per priucipales fauctores tanti sceleris qui fuerunt Nicolaus de Zopola, Franciscus pizinius (sic) de spilimbergo, Nicolaus de monteregali rebellis et Franciscus Yverth. Attento quod in delictis et latrocinijs quisque obligatur in solidum. Consideratis etiam pro-mlssionibus et pollicitationibus Sacratissime Majestati factas (sic), ex quibus etiam sibi ius quesitum fuit. Ius-sit Igitur Sacratissima Majestas Celsitudo vestra adhor-tari, ut perspecta, et attenta sua solita in vos benivo-lentia superius petitis, condescendere. Eaque liaud negare velitis, quo credit Sacratissima Majestas amiciciam inter se et vos contractam et multo tempore singulari beni-volentia continuatam nommodo conserviri, verum etiam augeri et auctam cum utriusque terrarum pace et tran-quilitate diutius durare posse. Pollicetur etiam Sacratissima Majestas se id singulari benivolentia gratiaque compensaturam. Ad octavum de rebellibus exterminandis relegan-disque Respondeatur, quod licet prò antiquissima consuetudine loca omnia nostra omnibus libera patentiaque semper fuerint, nec ex illis quemquam expelli facere consueverimns, nisi facinore aliquo in illis patrato, in contemplationem tamen Imperatoris sumus contenti nul-lam rationem habere ad eiusmodi consnetudinem, in omni nostra juris'ditione semper servatam, sed potius ad obsequendum illius voluntati, quodque rebelles ipsi ex patria nostra Forilulij expellantur, nec in ullo illius loci loco habitare queant In quod territorium si qui eorum temerarij ingredi fortasse presumerent illos pu-niri exterminarique omnino faciemus. Insuper imperantes ut in omni alia iurisditione nostra ubi se reperient ab omni re ingrata molestaque Imperatorie Majestati pe-nitus abstineant. Et si secus ab eis fieret, tale de eis supplicium stimmi faciemus, quod meritam debitamque penam erroris sui luent; Omnesque aperte intelligent, nos nostro filiali officio in illius Imperatoriam Majesta-tem debite satisfecisse. Et quia omni honestati, ac nostri dominij dignitati convenit servare omnia que a nobis Imperatorie Majestati promissa sunt; Captum sit quod de integro scribantur littere et efficaciter committantur Locumtenenti patrie alijsque rectoribus ad quos eiusmodi executio attinebit ut illos omnino exequi et adimplere debeant, ne eidem Imperatorie Majestatis se ludifaci credat. De parte 122 de non 5 ') Non sinceri 3 --•-!*■!«•---- Seminario o Collegio ii Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 39) Capo d'Istria li 10 maggio 1714 Havuto in considerazione il servizio migliore del Collegio si prese risoluzione dal P. Rett.e con gl'altri Padri che erano di famiglia in Collegio, previo l'assenso del m ro P. Gen.le Andrea di S. Sebastiano, di dar l'Abito religioso a Francesco Camozzini da Tolmezzo secondo il decreto dell'ultimo Capitolo Gen.le acciò dopo il servizio di due anni si rendesse capace di essere ammesso al noviziato formale dove fosse parso meglio à Sup.ri E tanto fu eseguito nel sud.o giorno de 10 maggio 1714 nel q.le occorse la festività dell'Ascensione, dandosele il nome di Francesco di S. Giuseppe. Le convenzioni prima di darle l'Abito furono che il sud.o fratello Franc.o haverebbe servito per due anni in qualità di Terziario, e che dopo detto tempo sarebbe andato a spese proprie in quella Casa di Noviziato che gì' haverebbero assegnato i Sup.ri, e che il Collegio di Capo d'Istria haverebbe concorso alle spese solite nel-1' ingresso de fratelli Op.ri alli due anni di Probazione. Così convenuti i Padri prò tempore che all' o -a si trovavano presenti con il P. Rettore, e così promisero che gli sarebbe stato osservato da chi sarebbe succeduto per slip.re del medesimo Collegio io in tempo avvenire. Capo d' Istria 3 Gennaro 1717. Supplica presentata in Consulta dagl'Ecc.mi Savij adi 21 Ag.to 1714 nella quale si richiede a nome dell'Ill.ma Città di Capo d'Istria lo stabilim.to de PP. delle Scuole Pie mediante la Publica permissione, et approvazione dell' atto fatto dalla med.a Città 1' anuo 1708 a di 19 Agosto come sopra. E questa che siegue qui di solito fu presentata a di 21 Ag.to 1714 con l'occasione, che il P. Giuseppe di S. Francesco Rett.e del Coll.o si ritrovava in Casa dell' Ecc.mi Sig.i Pietro, et Almorò Grimani, che nell' affare presente hebbero tutto il merito, essendo savio di Terraferma lo stesso Ecc.mo Sig.r Almorò. Sereniss.o Principe La Città di Capo d'Istria sino dall'anno 1708 ricorse supplichevole al Trono di V. S.tà per mezzo di lettere del Nob. Homo Sig.r Nicolò Contarini, all' ora Publico Rappresentante della med.ma p. la p.missione di effettuare la parte maturata da quel Coll.o e presa l) Questi cinque radicali, come si direbbe oggi, mantenevano viva la speranza di ridurre anche Pordenone sotto il Veneto Dominio. E ciò avvenne difatti nel 1508. in pieniss.o Conseglio di cedere alli Chierici Keg.ri della M.re di Dio delle Scuole Pie sotto alcune condizioni, la Fabrica del loro Seminario con gì' assegnam.ti stabiliti a' Maestri p. Mezzo di Ducali del Serenis.o Principe : stante P esperim.to auuto di detti Religiosi p. dieci anni antecedenti nella savia condotta del med.o e p. la dottrina, probità di costumi, e vantaggio nobiliss.o riconosciuto ne proprii figli da Genitori, tanto nello spirito, che nelle lett.e. Ma divertita 1' attenzione di veder ultimato con la Grazia richiesta questo suo efficace, e divoto desiderio dalle pur troppo note disgrazie, con le quali è piaciuto alla M. D. visitare la Città, e Provincia tutta ; Ora p. timore di vedere intiepidita, o di affatto p.dere un assistenza tanto vantaggiosa alla sua Gioventù, sperimentata tale dall' attenzione indefessa, anche in studii di sup. erogazione, e fuori dell' obligo della condotta in tutto quest' altro (carte 40) tempo, che è passato dopo il primo ricorso fatto a V. S.tà Panno sudetto 1708 rinova al presente la Città med.ma le sue umilis.e istanze, implorando 1' assenso del suo benignis.o Principe di effettuare la Parte presa di concedere a commodo, et incommodo, con le condizioni stabilite, la Fabrica del Sem.io con li suoi assegnamenti alli sud.i Chierici Reg.ri della M.re di Dio delle Scuole Pie: acciò animati da questa convenienza di gratitudine, e liberalità : cresca in essi con 1' attenzione l'amore verso il med.o Luogo : e la Città resti sollevata con i vantaggi che sarà p. riceverne : secondo, che fu già espressv a' V. S.tà sino da quel tempo nella supplica presentata. G.ra ecc. Umilis.i Divotis.mi et Osseq.i Ser.i e sud.ti Marco Marcello Vittori Sindico Giacomo de Belli di Aurelio Sindico L' Ecs.ma Consulta ammessa la sovraposta Supplica rescrisse per l'Informazione all'ultimo Podestà tornato da Capo d'Istria. Informazione risponsiva all' antecedente Supplica, fatta all' Ecc.mo Sig.r Marco Magno ultimo Podestà ritornato da Capo d' Istria. Serenis.o Principe Sino dall' anno 1708 implorò la Città di Capo-distria col mezzo di lett.e del N. H. Sig. Nicolò Conta-lini, allora Podestà, e Cap.o, il benigno assenso di V. S.tà per cedere alli Chierici Reg.ri della M.re di Dio delle Scuole Pie la Fabrica di quel Seminario con gli assegnamenti stabiliti con più decreti dell'ecc.mo Senato, p.chè la Fabrica stessa passasse à commodo, et incommodo de detti Padri. Fu allora mossa la Città stessa da due importantis.ini, e premurosis.i oggetti: l'uno di assicurare la buona educazione de'loro Figli: l'altro di sgravarsi dal peso, e dall' obligo di mantenere quella Fabrica. Ora crescendo p. più ragioni il desiderio med.o si rinovano le suppliche, p.chè la Publica Carità si degni di dare l'ultima mano all' affare. Sopra di che essendo incaricata l'umiltà mia di esporre i propri di voti sentimenti, mi accingo ad obbedire con pronta, e sincera rassegnazione. Certo è, che nell' onore, che hebbi di servire a' V. S.tà in qualità di Pubblico Rapp.te non ho scoverto essersi mossi i ricorsi pienissimi di quella Città, che dalli due preaccennati oggetti. Il primo de' quali tende unicamente a coltivare lo spirito della Gioventù p. adattarlo ad essere non inutile al carattere della loro gloriosa e fedele sudditanza: L'altro, che vien rinforzato dalle disgrazie universali della Provincia, e dalle miserie della Comunità di Capo d'Istria, mette in disperazione tutto il fervore che sinora ha potuto supplire al mantenimento di quella Fabrica, che non è p. anche compita. Che se poi si sospira ad assicurarsi dell' assistenza de P. P. medesimi delle Scuole Pie, questo nasce dal lungo esperim.to, che hanno havuto quei cittadini del zelo di quei Religiosi, e del buon profitto (carte 41) de Figli, che trovano ugualmente avanzati nelle lett.e, che nelle instruzioni della Pietà: il che tutto può sovvertirsi, quando nascesse il caso di procurare nuovi Maestri e Direttori, che d'ordinario sono mossi da lucro; quando li P.ri predetti hanno p. Instituto l'educazione della Gioventù: ne ricusano d' estendere le loro fatiche anche oltre 1' obbligo da loro assunto' Questo è quanto devo umilm.te esporre all' E. E. V. V. in esecuzione de riveriti comandi, à lume intiero de Publici purgatis.mi riflessi. G.re ecc. Venezia, 28 Ag.to 1714. Marco Magno ultimo Pod.tà e Cap.o ritornato da Capo d'Istria i -S^TC^JW-®---- INDICE DELLE CARTE DI RASPO 1, J ' (Archivio provinciale) Filza 6. (Continuazione vedi N.o 8 anno XXIV e seg.) Lettera ducale, 16 inaggio 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Poiché importa che l'Arsenale sia ora provveduto della maggior quantità possibile di remi, gli commette di mandare senza indugio alla marina i remi che tiene. Lettera ducale, 25 luglio 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Superi ogni difficoltà che incontra nei carizi e mandi con tutta sollecitudine alla marina i remi già preparati. Lettera ducale. 26 luglio 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Volendo conoscere 1' entrate e le spese del luogo, gli ordina di compilare una specifica cominzando dal salario del rettor et corte sua, et seguendo poi delle limitationi, che foste obligato mandar de qua alli affitti nostri, et successivamente di salariati et provisionati, et ogni altra spesa che vi occorre far all' anno, con ciò che tale specifica sia esatta e si spedisca a Venezia con ogni prontezza. Lettera ducale, 29 novembre 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan Ha inteso i disordini avvenuti tra i Gavardo di Castelnuovo e Mattia vicegerente del capitano di Postoina, loda la condotta tenuta del capitano di Raspo in questa congiuntura e lo eccita di provvedere ad acquietare la cosa secondo ricerca il bisogno. Sarà scritto dalla Signoria anche al podestà-capitano di Capodistria che debba far intender a D. Gavardo che V obedisca a quanto che circa esso Castello et disordeni che seguono per causa di quello li sera contesso da noi, et faccia medesimamente intender questo a suo figliol Iseppo che se ritrova in esso Castello. Lettera ducale, 24 aprile 1544. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Approva il fatto di aver pagato tre fanti per la custodia di Castelnuovo, gli ordina di pagarli anche in avvenire e sino a tanto che non venga disposto altrimenti. Lettera ducale, 23 maggio 1544. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Approva la disposizione presa dal capi- tano, in seguito alla quale furono mandati alla custodia di Ca-stelnuovo dieci fanti e fu loro data anche una sovvenzione per il vitto. Lo eccita di adoperarsi anche in seguito per la somministrazione delle cose necessarie alla sicurezza e conservazione di quel castello il qual per il sito et altre qualità sue ne deve esser come li è in facto molto a core. Lettera ducale, 31 maggio 1544. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. In seguito a lagnanza presentata dal comune di Umago, il capitano è invitato di far rispettare la seguente disposizione: ogni fiata che quelli stipendiati nostri (di Raspo) mandano a Humago per li soi pagamenti giusta la li-mitation da noi assignata a quella fidelissima Comunità, se il denaro è consegnato subito, il rispettivo commesso non ha da pretendere dal Comune che siano pagate per lui e il suo cavallo anche le spese di alloggio, le quali dovranno rifondersi nel solo caso che il commesso dovesse attendere qualche giorno il denaro. Parte presa in Consilio rogatorum il 29 ottobre 1520. Poiché non ostante fosse decretato che le comunità dell'Istria debbono concorrere al pagamento de' cavaleggeri di Raspo, nè le comunità nè i rettori di esse vi ottemperano con grave danno di quei soldati, si stabilisce quanto segue: I rettori delle terre istriane obli-gate al mantenimento della Compagnia di Raspo devono spedire al capitano di Raspo l'ammontare del loro contributo, con ciò che i rettori non devono toccare quei denari ma effettivamente adoperarli all' uso cui sono destinati giusta terminazione del capitano di Raspo del novembre 1517 dalla Signoria approvata. Le comunità debbono pagare di anno in anno il contributo fissato e mandare anche al capitano di Raspo i registri rispettivi ogni qual volta egli desiderasse vederli. — Questa parte sarà registrata nelle Commissioni dei rettori nell' Istria e del capitano di Raspo. Leonardo Loredan patron dell'Arsenale rimette da Montona 23 luglio 1544 al capitano di Raspo Nicolò Loredan gli ordini emanati dal Consiglio de' Dieci per la_ conservazione della valle di Montona e lo prega di publicarli. È vietato di tagliare qualsiasi pianta in quella valle e di lasciarvi entrare porci e capre. Possono pascere invece bovi, pecore e cavalli. — Vietato ai pastori di portare con sè scure o ronca. — Vietato di far piche over aste de frassino a chiunque di Montona, Portole, Grisignana 0 d' altro luogo vicino alla valle. — Nei siti ove saranno tagliate legna per conto del governo non sarà tollerato di pascere alcuna sorte d' animali per quattro anni- continui. — Vietato di attraversare il fiume della valle o i fossi con ponti o pali, di costruire serragli a scopo di pigliar pesce e di macerare lino sul fiume. -Vietato di impedire in qualsiasi modo il corso delle acque della valle. — Vietato di segare 1' erba ove è stato disboscato, come sotto Verch. sotto la valle di Gradigna, sotto Piemonte a presso 1 pra de blata, a Visinada presso il prato del molino di batizan, perchè ivi è intenzione di lasciar crescere nuovamente il bosco. — I proprietari dei molini de terra et del molin del griego et del rnolin de san polo sono tenuti di far scavare ogni due anni il fiume sino a tre piedi di profondità, ognuno la sua parte, e ciò a fine 1' acqua possa scorrere con facilità. — L' ordine di non tagliar legna eccepisce Giannantonio Scampichio il quale, giusta la concessione fattagli dal Consiglio de' ! ieci, può tagliare li cimali e quella parte della valle che d' anno in anno gli sarà indicata dai Patroni dell' Arsenale. — Questi ordini devono publicarsi a Montona, Pinguente, Portole, Grisignana, nel marchesato di Pie-trapelosa, a Piemonte e a Visinada e devono registrarsi nelle cancellerie di quei luoghi. anni 1542, 1543, 1544 e 1545 pag. 61-88 Capitano Nicolò Loredan Consiliorum liber. Ventotto adunanze del consiglio comunale di Pinguente presieduto dal capitauo Nicolò Loredan. Di esse leggesi registrate soltanto le votazioni nelle elezioni degli ufficiali, qual' i giudici, i giustizieri, i gastaldi delle frnternite, il caineraro, gli stimatori, i cattaveri, il fonticaro. — Nel maggio dell' anno 1543, stante evidentissimo periculo pestis secundum notitiami habitam a eia-rissimo Domino Potestate et Capitaneo Iustinopolis et ab aliis, si eleggono due provveditori alla sanità. — Alcuna volta è anche fissato il prezzo delle carni. Nella seduta del 10 giugno 1543 fu adottato Che la carne de piegora si possa vender soldo uno la lira la carne de molton a soldo uno la lira la carne de becho non castrado onze 14 al soldo la carne de becho castrado a soldo uno la lira la carne de capra onze 14 al soldo la carne grossa che la se possa vender e stimar fina a soldo uno e mezzo la lira. Nell'aprile dell'anno stesso stabilivasi il prezzo della carne di capretto e di agnello a due soldi la lira sino la festa di S. Vito e da quel giorno in poi a un soldo e mezzo. — Nel 1544 è deliberato di nominare due sindici e uno scrivano. I sindici vengono eletti di anno in anno, sono exenti liberi et absolti de pagar la pranda, et absolti etiam de tute le angurie personal si come sono li zudesi e debbono rivedere i conti del comune e del pu-blico fondaco. Lo scrivano seu nodaro de Comun deve tenir tuti li conti de ditta Comunità. — Nel 1545 si decreta l'istituzione di un procuratore del Comune col salario di quindici ducati all' anno. A questa spesa Pinguente doveva concorrere con lire 36, Rozzo 24, Colmo 7 l/2, Draguch 7 '/,, Sovignacco 4 Verch 4-'/2 Racize e Segnach 3 e tutti i vicini delle ville del C'arso 6, che assieme importano lire 93 ossia ducati quindici da 1. 6 s. 4 il ducato. (Continua) G. V. — Portole -------- IL-T otizie Neil' Istria del 4 aprile — Ieri ebbe luogo Dell' edificio della giunta provinciale una conferenza indetta dall' ili. signor capitano provinciale per trattare sull'oggetto della ferrovia a scartamento ridotto fra Trieste e Parenzo. Vi presero parte i signori podestà dei comuni interessati dei distretti di Capodistria, Pirano, Buje, Montona e Parenzo, i signori presidi dei comitati stradali di questi stessi distretti, e gli on. deputati provinciali domiciliati a Parenzo. La conferenza, incominciata alle ore 11 ant., ebbe fine alle 2 pom. Alla seconda tornata scientifica della società adriatica di scienze naturali in Trieste, l'egregio dott. Marche-setti comunicò la scoperta da lui fatta del saldarne nelle nostre parti e ne presentò alcuni pezzi insieme ad alcuni pezzi d'arenaria gonfiati a globuli per lo sgocciolamento nelle grotte del Carso e dell'Istria. E a proposito di queste egli si soffermò a parlare degli scheletri trovati negli scavi di Dignano, che dimostrano luminosamente la presenza d'elefanti e rinoceronti nella fauna istriana dell' epoca quaternaria. Da una relazione della commissione d'imboschimento del Carso sulla sua attività nell' anno decorso, che ci viene gentilmente favorita, apprendiamo quanto segue. Neil' anno decorso vennero imboschiti a nuovo 45'10 ettari di fondi del Carso, ed impiegati a tale scopo oltre 300,000 pini neri e 5000 pini paroliniani con una spesa di fior. 2374. Ora diffalcati i lavori eseguiti parte gratuitamente parte mediante sovvenzioni da parte degli incoli di Ba-sovizza, Corgnale e Borst, le spese ascendono a fior. 61.80 per ettaro, rispettivamente a fior, 8.72 per mille piante e precisamente fior. 4.82 per 1' effettuazione delle buche per le piante, fior. 3 per la piantagione e soldi 90 per il trasporto di terra. Sullo sterile declivio occidentale del Monte Salvia vennero seminati 7 chilog. di Ailanthus e 10 chilog. di alloro con la spesa di fior. 8.65. Vennero inoltre praticate 30.320 buche per piantagione in Padriciano nelle quali la piantagione avrà luogo appena nella primavera vegnente. A tutela di alcune culture vennero eretti 1968 metri lineari di muro a secco con' la spesa di fiorini 736.17 e per rimettere anteriori piantagioni s'impiegarono 99,310 piante con la spesa di fior. 409, per il che la collocazione di 1000 piante venne a costare fiorini 4.12. Le 415.000 piante impiegate nei vari imboschimenti vennero senza eccezione ritirate dal vivaio della commissione in Basovizza, dal quale vennero inoltre cedute 125.000 piante alla commissione di imboschimento dell' Istria. Al trapianto pervennero 165.000 pini di due anni, che non erano adatti alla diretta piantagione. Nelle vuote aiuole di 1000 m. q. vennero seminati 60 chilog. di pini neri, 10 chg. di abeti, 5 chg. di larici e 4 chg. di sementi di sommaco. La commissione d'imboschimento verrà in possesso d'un fondo di 42 ettari sito nel comune censuario di Basovizza al quale confinano il bosco Koller di 10 ettari già in addietro artificialmente creato dal comune di Trieste ed un appezzamento imboschito nel comune di Longera di 6 e mezzo ettari, e ciò appena la giunta provinciale dell' Istria approverà il relativo contratto. Senza dubbio rimboschimento di questi terreni posti in altura eserciterà una propizia influenza climatica sulle prossime vicinanze. Apprendiamo dall' ottimo Corriere che da alcuni giorni si stanno facendo delle pratiche a Gorizia per la costituzione d' una banca popolare. Un comitato iniziatore — dice il confratello goriziano — si è già messo all' opera per raccogliere sotto una relativa dichiarazione delle firme, fra il nostro ceto' commerciale ed industriale, aderenti a questa benefica istituzione, la quale fu già altre volte tentata, ma, pur troppo in seguito a deplorevoli malintesi e disguidi, con esito sfavorevole. Auguriamo che stavolta la cosa riesca e sarà un vantaggio sensibile per il commercio di Gorizia e della provincia. Pietro Disertori di Trento, professore di storia e geografia in questo ginnasio superiore, è morto improvvisamente nel fiore dell' età virile, gli ultimi giorni del mese scorso nella sua città natale dove si era recato per impalmare una gentile donzella sua concittadina. Ospite fino dall' anno 1878 nella nostra città, era da tutti amato per la sua bontà e 1' affabilità dei modi, e tenuto in grande stima per il suo carattere nobile e la profonda dottrina. I professori colleghi, e gli scolari fecero deporre ghirlande sulla sua bara, e qui la settimana scorsa col concorso di moltissimi concittadini ne commemorarono la perdita con una pietosa funzione nella chiesa concattedrale. KjHBBBajB^ PER IL MONUMENTO A TÀRTINI Dal sig. Marco Dr. Tamaro a nome di alcuni filarmonici di Parenzo quale quota loro spettante per trattenimenti dati a quel teatro f. 7.50 — dal sig. Eugenio C. Valentinis, Monfalcone f. 5 — dal sig. avv. Trevisan podestà, Monfalcone f. 5 — dal sig. cav. Gar-giulo, Monfalcone f. 2 — dallo spettabile Municipio di Gorizia f. 50 — dal sig, Domenico Chierego ed x-y-z col mezzo della spett. redazione del "Piccolo, f. 3.30 — dal sig. Giovanni prof. Novacco ricavato di una sottoscrizione a Rossano Calabria cit. 1. it. 35 — dal sig. Viez-zoli prof. Francesco, Parma 1. it. 10 — dal sig. Ermanno Dr. Nacinovich ricavato di una sottoscrizione a Fiume f. 34 — dalla spett. società di navigazione — Capodistria f. 50 — dal sig. Lodovico Herborn — Napoli 1. it. 10 — raccolti in una compagnia di giovinotti a Pirano f. 2.45 — dallo spett. Municipio di Pirano sequestrati ad alcuni giuocatori di sassetto s. 24 — dal sig. Occioni Bonafons professore f. 1 —- dalla spett. società canottieri "Adriaco, Parenzo f. 25 — il Consiglio d'amministrazione del Consorzio delle saline in Pirano deliberò nell' ultima sua tornata di elargire a questo scopo l'importo di f. 200. -- ■——---- Commemorazione di Giuseppe Tartini a Milano Fummo tra i primi — così la Perseveranza — a segnalare che Pirano d'Istria intende solennizzare il secondo centenario di Giuseppe Tartini coli' erigergli un monumento. Siamo lieti che la Famiglia artistica abbia compreso l'importanza di quest' avvenimento, il quale ha certo un grande valore per coloro che sanno il posto eminente che nell'arte musicale occupa l'insigne compositore, capo scuola dei classici italiani del violino. La solerte direzione della giovane ed alacre società ha publicato la seguente circolare che raccomandiamo vivamente all' attenzione dei veri musicisti in generale, dei violinisti in particolare. ,Nel prossimo anno ricorrendo il secondo centenario della nascita di Giuseppe Tartini, il grande violinista e scopritore di fenomeni acustici, da nessun altro prima di lui avvertiti, illustrazione dell' arte italiana del secolo XVIII, Pirano d'Istria, sua patria, vuole erigergli un monumento. Tutti i centri musicali concorrono col loro obolo a rendere attuabile il progetto della patria di questo sommo artista. Milano, che ha il vanto di essere considerata la capitale musicale d'Italia nou potrebbe, senza disdoro, mostrarsi indifferente a questo avvenimento. Pertanto la Famiglia Artistica incaricò 1' egregio violinista prof. Marco Anzoletti, il quale di buon grado accettò di fare una commemorazione di Tartini tenendo una lettura ed illustrandola coli' esecuzione di alcune composizioni del grande istriano, destinando il ricavo della vendita dei biglietti d'ingresso al fondo pel monumento che gli si vuole erigere. L'importanza dell' avvenimento, tanto per l'artista che si vuol onorare, quanto per la fama di chi ne accettò l'incarico, ci rende sicuri che la S. V- vorrà accordarci la sua approvazione e interverrà a questa commemorazione che avrà luogo nelle sale sociali la sera del giorno 12 corrente alle ore 9." * * * Il trattenimento ebbe luogo la sera del 12, e cosi ne scrive La Perseveranza: Fu il più importante, il più serio trattenimento dei vani fin qui dati, per cura della solerte direzione del giovane e fiorente nostro Circolo artistico. Il prof. Marco Anzoletti si è mostrato degno del delicato e arduo incarico affidatogli ; mercè sua, questa commemorazione ebbe tutto il valore di un vero avvenimento artistico. Peccato che il concorso del pubblico sia stato assai scarso. Non par vero che i musicisti in genere, ed i violinisti in particolare, non abbiano, salvo pochissime eccezioni, risposto all' appello. Il discorso dell'Anzoletti è troppo importante per poterlo adeguatamente riassumere. Il nostro g: ornale lo stamperà tosto terminata la novella in corso di pubblicazione, nell' appendice. Mi limiterò a dire che se esso è sembrato troppo diffuso, alquanto arido, nei punti in cui il conferenziere intese esporre il sistema tartiniano, e fare l'esame critico delle opere dell' illustre pirauese, tutto ciò forse perchè l'Anzoletti si è mostrato inesperto nell'arte del leggere; ha peraltro lasciato l'impressione di uno studio critico, pensato, profondo, esauriente, come pochi saprebbero fare il meglio. Questo discorso riescirà certamente più interessante alla lettura, perchè, oltre alle molte notizie storiche, alle copiose citazioni d'autori, alle nozioni tecniche ciò che interesserà i cultori, 1' Auzoletti vi ha aggiunto delle considerazioni estetiche di molto valore, e un' analisi critica assai approfondita delle op«re musicali dell'autore del Trillo del Diavolo, e delle osservazioni argute sulla trascurauza degli italiani riguardo alle opere dei loro immortali autori. L' Anzoletti, dopo il discorso, ebbe applausi, ctie si convertirono in acclamazioni, ed in vere ovazioni, quando, posto mano al violino, svolse la seconda parte del programma, suonando quattro stupende suonate di Tartini. A corto di spazio riassumerò il mio giudizio su di esse, col felice giudizio critico riassuntivo espresso dall'Anzoletti medesimo: "in esse vi è uua ricchezza di fantasia, una forza di colorito, una potenza di sentimento congiunte ad un' eleganza — anche negli accessori — or triste ed or beffardo, cui le maniere scolastiche e le forme castigate, rugiada di quel tempo, non valgono a scemare l'impeto e la freschezza.. Fin qui l'Anzoletti si era fatto apprezzare come virtuoso di primissimo ordine. Da ieri sera egli va messo in primissima linea come interprete dei classici del violino. Egli è stato semplicemente magnifico per purezza di stile, per passione, elevatezza di sentimento interpretativo. Ha suonato da grande artista, riescendo a sviscerare tutte le bellezze delle ammirabili pagine tarti-niane, a renderle con un'efficacia, un'eloquenza irresistibili. La signorina Luisa Anzoletti, che lo accompagnava al pianoforte, compito arduo più che mai, e di una responsabilità gravissima, condivise meritamente gli onori del brillante successo, che resterà fra i più graditi ricordi del giovane e valoroso suo fratello, il quale seppe riprovarci, se pur ve ne fosse di bisogno, che il bello propriamente detto, pur andando soggetto ad evoluzioni proprie dei costumi, della moda e della smania di trasformazione, non sempre indivisibile dal buon gusto, risorge sempre ed è imperituro. --—-- Cose locali Nel congresso generale della società cittadina di navigazione a vapore tenutosi qui il giorno 30 del mese scorso venivano accolte le proposte della direzione : di passare al fondo di riserva il 70 % e di ripartire fra i soci il 6 % suHe l°ro quote di capitale. Si nominarono a revisori dei conti per il prossimo esercizio i signori Andrea Marsich fu Giammaria e Antonio de Gavardo. La direzione ebbe parole di lode in compenso delle sue gnatuite fatiche, ed è giusto e confortante rilevare 1' andamento soddisfacente di questa associazione cittadina. Giovanni Galli di Monza capo delle guardie comunali da quasi vent' anni, è morto la settimana scorsa e fu accompagnato all' ultima dimora dalle autorità locali e da moltissimi cittadini, tutti dolenti per la perdita di un uomo che aveva saputo fare il suo dovere sempre con zelo e cou amore, con vantaggio della nostra città. ---——--- PUBBLICAZIONI Archeografo Triestino, edito per cura della società del Gabinetto di Minerva. Nuova serie volume XVI, fascicolo II, luglio — dicembre 1890. — Trieste, stabilimento art. tip. G. Caprin. Sommario : loppi Dr. Vincenzo — Documento goriziano del secolo XIV (continuazione). Gregorutti Dr. Carlo — L' antico Limavo e le vie Gemina e Postumia (continuazione). Pervanoglù Dr. Pietro — Delle dee vergini e madri negli antichi culti della Grecia e della penisola italica. Caprin Giuseppe — Documenti per la storia di Grado (continuazione). Morpurgo prof. Alessandro — Il Friuli, l'Istria e la Dalmazia nei dispacci di Paolo Paruta. Appendice in onore del conte Francesco di Man-zano : Dedica — Occioni-Bonaffons G. — Francesco di Manzano — loppi Dr. Vincenzo — Un poeta friulano del secolo XVI : Scipione di Manzano — Hortis Attilio — Pordenone e Trieste e un poemetto inedito dei fatti di Pordenone dal 1466 al 1468 — Luschin dott. Arnoldo — 1 memoriali ,Nobilis Patriae Forojulii" dell'anno 1386 (Lucifer Aquilejensis) — Paschi Alberto — Di uua moneta Friulana inedita. I Rettori di Egida — Giustinopoli — Capo d'Istria; cronologie, elenchi, genealogie, note, appendice di Gedeone Pusterla. —- Capodistria, tipografia Cobol e Priora, 1891. Frammenti di storia Liburnica, raccolti da Silvio Mittis professore di storia e geografia al R. Liceo di Maddoloni — Zara, tip. editrice di S. Artale 1890.