ANNO X Capodistria, 16 Settembre 1876 N. 18 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior, 3; semestre e qua-trimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. — COKBISPOOEIZE Pisino li 8 Settembre Nella Provincia del 1° corrente lessi un cenno sul bonificamento della valle inferiore del Quieto, ma non conosco quel territorio, nè il calcolo e fabbisogno dei lavori in merito. Però questa faccenda della foce del Quieto richiama per analogia l'altra operazione del disseccamento del lago di Cepich, per cui, dopo aver anche conseguito il crescimento della chioma sul Carso, l'Istria dovrebbe ottenere se non altro la ciera di chi venga ben curato. — Il disseccamento tI5t IrrgO" Q1 Cepich,"o piuttosto la riduzione del lago a termini ristretti, avrebbe per iscopo di sottrarre molta superficie da perenne o intermittente allagamento, quindi ad ottenere terreno prativo e prati non fangosi. Simili studi si estenderebbero poi, per preservare da allagamenti parziali cui sono soggette, anche la valle dell'Arsa, quella di Zamasco e il così detto Vallione tra Coridico e Canfanaro. — Nel prender parte alla commissione d'estimo ebbi a percorrere le dette valli, e vidi da per tutto le dannose conseguenze degli straripamenti dell'acque; l'erba coperta di melma; il fieno asportato e dissipato. Quindi lamentazioni ed istupore perchè non si sappia o non si voglia poi-riparo per affrancare da guasto e perdita tanto ben di Dio. Ed è perciò che i produttivissimi prati del Vallione furono ritenuti di seconda classe di bontà, calcolato che in un decennio vada perduta una raccolta di fieno; che è sempre incerta la raccolta del guaime; non possibile il pascolo invernale; ed osservavasi, che se non fossero questi accidenti, i detti prati sarebbero i migliori nel distretto. — A chi si trova in tempi asciutti nella Vallarsa o in quella di Zamasco s'affaccia tosto l'idea che si dovrebbero regolare con fossati ed argini facili ad eseguirsi ; ma trovandosi sopra luogo quando capitano quei famosi acquazzoni, per cui esse valli strettissime vengono da un momento all'altro uno e due metri sott'acqua, si comprende tosto che gli argini o verrebbero rotti e respinti nei rispettivi alvei, o si starebbero sott'acqua senz'effetto. Il lago di Cepich deve poi giocoforza ricevere 1" acqua di estesissima superficie, e il Vallione non ha apertura possibile fuorché due anguste voragini come le fece natura. Però contro tali difficoltà insormontabili, facendo di necessità virtù, e cercando argomenti per viemmeglio rassegnarvisi, sono persuaso che si verrebbe al punto di credere, che quella, che ora per la dispiacenza dei danni sofferti ritienesi disgrazia, sia invece provvidenza. Ognuno lo sa che 1' erba più cresce quanto v'ha più d'acqua e di sole; e chi ha veduto prati a sistema irrigatorio, non può dar più il nome di prato dove non vede il rigoglio dell'erba, quale appunto si ha per irrigazione artificiale o naturale. Ora le valli anzidette allagando d' inverno, 1' acqua fa sedimento ed uguaglia tutte le buche risultate dal calpestio degli alimali, i mucchi fatti dalle talpe e gli innumerevoli iirri escrementizj dei lombrici, da rendere il fondo buono alla falciazione. Infiltrato poi il suolo a molta profondità di terra d'alluvione esso è atto di rispondere ai forti calori producendo massa di erba ; sebbene sia vero che dipenda dalla previdenza e talvolta anche da fortuna di cogliere il propizio momento per salvarla sana e tutta. Ma sia pure che in dieci anni si perda una raccolta di fieno e cinque di guaime; le buone nove raccolte sono però così abbondanti che compensano di gran lunga il parziale danno causato dall' acqua, di confronto a quello, se l'acqua scorresse sempre entro le sponde del suo canale. In questo caso quei prati ridotti in coudizioni opposte a quanto è detto sopra circa 1' ammeglioramento prodotto dalle acque, darebbero reddito minore, e tra le otto classi di bontà non passerebbero la quarta. Non intendo qui parlare dei prati sui quali giaccia perenne l'acqua, sebbene alcuni di questi si possono riparare con semplici solchi. In quanto al disseccamento del lago di Cepich, non so cosa si pensi; ma credo sia stata fortuna il non aver avuto danaro disponibile per poter tosto assecondare la buona volontà di far del bene; perchè forse se si sarebbe impigliati in troppo dispendiosa vicenda di sospendere, di riparare, di modificare, i vari lavori in merito. L'idea di scavare e di tenere aperto un emissario dal lago al mare è bella pella sua semplicità, ma l'attuazione ne costerebbe più di quauto ha valore tutta la valle. Però come mi spiegava una volta il signor ingegnere consiglier Ricci, che potrebbesi con vari sassi a guisa di parallele in una serie d' anni innalzare il terreno, di modo che ne risulti un piano fuor d'acqua ed una concavità da un lato, destinata a capire l'acqua che formerebbe il lago, credo sia il progetto più convenevole. Anche adesso vi è colà un ingegnere che fa delle rilevazioni; forse vi troveranno il dritto. Sui ex (Cont. V. pag. 1897) •e Ora per venire ad una pratica conclusione Te registrerò qui di seguito le fonti alle quali dovrebbé, a mio giudizio, ricorrere chi volesse far studi sui dialetti istriani. Dovrebbe anzitutto ricorrere al testo degli antichi Statuti municipali, tanto dei latini che rimontalo al secolo XIII, quanto degl' italiani, originali o versioni, i quali incominciauo intorno al 1400. E in questi e in quelli s'incontrano voci e modi che a rigore non sono nè latini, nè veneti, ma tutto speciali dejli idiomi provinciali e dei più antichi. Sono reliquie minime, sono frammenti staccati, se vuoisi, ma soao reliquie e frammenti vergini, originali, palpitanti, ai quali 1' età non toglie ma dona valore e importanza. La serie copiosa dei detti Statuti è indicata e descritta distintamente nel Saggio di bibliografia istriana compilato dal chiarissimo professore Carlo de Combi (Capodistria, 1864). Ad essa non potrei aggiungere che lo Statuto di Albona in volgare, publicato posteriormente, secondo un vecchio esemplare ch'io ebbi la fortuna di poter raccogliere, nell' Archeografo Triestino, Nuova Serie, voi I, fase. 6, Maggio 1870. Dopo gli Statuti penso che si troverebbe ottima materia di studio noi proverbi popolari, dei quali lo stesso prof. Combi di Capodistria diede un primo saggio nella Porta Orientale, Strenna per 1' anno 1859 (Trieste, tip. di Colombo Coen, 1859). I volgari istriani sono ricchissimi di proverbi, di modi proverbiali, di scherzi, di motteggi, di frasi figurate, di voci di paragone, j,anto ricchi che nella piccola Albona, mia terra natale, io ne ho raccolte dalla voce delle donne e del popolo, senza molto studio, oltre duemila. Li tengo manoscritti, e non so se e quando potrò publicarli; ma intanto so dirle che sotto una forma che s'avvicina alla veneta, ma è propria dell'Istria, riproducono il pensiero dei proverbi veneti, toscani e d'altre parti anche più lontane d'Italia. Discendendo poi ai particolari: per il così detto romanico della Vallarsa ella, volendo, troverà saggi nell' Istria (anno 1846, pag. 7 e 8), dovuti alla diligenza del signor Antonio Covaz di Pisino: per quello del Carso troverà un primo cenno nei Commentari, storici-geografici dell' Istria di monsignor Giac. Filippo Tommasini (Archeografo Triestino, voi. IV, 1837, pag. 515); maggiori particolari nell' Istoria antica e moderna della Città di Trieste compilata dal P. Ireneo della Croce (lib. IV, cap. IX), e sparsamente in molte pubblicazioni del dotto, perseverante e instancabile illustratore delle cose istriane dott. Pietro Kandler. Le citerò fra le altre un articolo nell' I-stria, 1848, pagina 246 e 247, un discorso intitolato Li Citi, stampato in continuazione alla Storia crono-grafica di Trieste di D. Vincenzo Scussa (Trieste, tip. di Colombo Coen, 1863), e un Saggio della lingua parlata in Sejane publicato in foglietto volante col pseudonimo di Adriano Paropat, saggio assai più copioso di quello del P. Ireneo, perchè tra voci e frasi ne contiene oltre trecentocinquanta. Per il dialetto antico di Veglia troverà saggi e notizie negli Atti della sesta riunione degli scienziati italiani tenuta in Milano (1844) ; nel giornale ebdomadario L' Istriano del 1861, e precisamente nei numeri 13, 14, 16 e 17, e nelle Notizie naturali e storiche sull'Isola di Veglia compilate dal dottor Giambattista Cubich (Trieste, 1874-75, Parte I, pag. 107 e segg.). Se del morente dialetto antico di Veglia ci resta memoria e materiale di studio, lo si deve esclusivamente ad esso esimio dottor Cubich ; chè la stessa lettura fatta dal profess. Bernardino Biondelli al Congresso degli scienziati in Milano nell'adunanza dei 26 Settembre, è tutta basata, com'egli stesso lo disse, sopra glossario, notizie ed osservazioni comunicategli dal lodato dottor Cubich. Nella Provincia dell' Istria poi, periodico bimensile che si stampa a Capodistria fin dal 1867, e precisamente nelle pagine 934 e 935 del 1872, trovasi una lettera dell'illustre letterato rumeno dott. Giovauni Majorescu, nella quale emette alcuni giudizi sui parlari romani di Vallarsa, di S. Lucia d'Albona, di Sejane (Jeiùue) e di Veglia, giudizi rispettabillissimi se anche non combinano pienamente colle tradizioni e credenze istriane. La lettera è diretta al sullodato sig. Covaz, e colla iniziale K allude al dott. Cubich, colla D al sig. Carlo De Franceschi, del quale dirò più sotto, colla L a me che lo accompagnai in Schitazza (S. Lucia) di Albona, ed a Castua. Per lo studio del dialetto speeiaf^di Tvipstp, oltre i Dialoghi piacevoli in dialetto vernacolo Triestino, colla versione italiana di D. Giuseppe Mainati (Trieste, Marenigh, 1828), sonovi saggi e notizie nell'isbà, anno 1846, pag. 49 e 61, e anno 1849, pag. 48 Neil' auno V poi dello stesso periodico Istria (1850, p. 320 e seg.), è stampata una vecchia Cronaca figlia di tradizioni popolari, la così detta Cronaca di Montemuliano, la quale è stata prima inserta dal P. Ireneo nella citata Storia di Trieste, e poi fra i documenti della pur citata Storia cronografia dello Scussa. E ne\V Archeografo Triestino, voi. II, pag. 176 a 185 (Trieste, 1830), havvi un interessante brano di vecchio Statuto illustrato bibliologicamente da quel distinto bibliofilo e patriota triestino che fu il dott. Domenico de Kossetti. Non si deve poi tralasciar di vedere auche il Saggio dei proverbi triestini raccolti e illustrati da Angelo C. Cassani (Trieste, Coen, 1860). Penso finalmente che molto e prezioso materiale manoscritto debba racchiudere l'Archivio diplomatico di Trieste, proprietà di quel Comune, e che presentemente conservasi unito alla Civica Biblioteca. Sul dialetto di Capodistria, il primo a richiamar l'attenzione dei dotti fu, s'io ben m'avviso, l'illustre capodistriano Gianrinaldo Carli nelle Antichità italiche, voi. I, p. 222 a 224: dopo di lui e sulle sue traccio ne scrissero molti. Il dialetto di Capodistria, se anche alquanto modificato coi tempi, è però ancora vivo fra'paolani (popolani) di quella città, e la classe colta se ne compiace e concorre a mantenerlo in onore usandolo di tratto in tratto in popolari pubblicazioni. Nel Lunario per il popolo di Capodistria, anno I, 1868, dialetti dell'Isi ella potrà vedere lina spiritosa poesia del dottor Giovanni de Manzini, intitolata La fabrica de pan senza farina, nella quale fra le altre squisitezze di quel dialetto incontrasi la bellissima voce onomatopeica ba-titangolo per coreggiato. Nell'anno III (1870) dello stesso Lunario bavvi poi una savia e saporita illustrazione del proverbio istriano, un soldo sparagna un soldo vadagnà. Parimenti nella Cronaca Capodistriana bimensile intitolata L' Unione, condotta con garbo da un gruppo di eletti cittadini sotto la direzione del dott. Domenico Manzoni, ella potrà leggervi delle lunghe prose facili, spontanee, spigliate, che ritraggono al vivo non solo il linguaggio, ma lo spirito di quella popolazione. Del dialetto di Pirano, importante, si occupò, come abbiamo veduto, l'illustre Ascoli sopra saggi e notizie procurategli dal dott. Giovanni Tagliapietra. Nativo di Pirano e coltissimo com' è, il Tagliapietra potrebbe largamente soddisfare anche iu ciò ai bisogni della scienza. Nel più volte nominato periodico ebdomadario l'Istria, tenuto in vita sette anni (1846-1852), dal dotto e assai benemerito dott. Pietro Kandler, si trovano ancora saggi d'altri dialetti istriani; di Cittanova e di Muggia nell'annata I, 1846, pagg. 69-70 e 115; e nell'annata li, 1847, pag. 127-28, un nuovo saggio del dialetto dignanese, dovuto questo pure al Dalla Zonca e consistente in una lettera scherzosa diretta a me col pseudonimo di Colò Colèla. Finalmente, se non le spiace, veda anche una mia brevissima corrispondenza inserita nella Provincia dell'Istria, ann. 1874, pagg. 1416 e 1417, a proposito di alcuni vocaboli adoperati dai torchieri (torculari), dai salinari, dagli agricoltori, dai pastori, dai gualchierai dell' Istria, vocaboli di derivazione latina e ignoti al popolo di Venezia. Questo in quanto a filologia strettamente presa; chè in quanto ad etnografia, oltre il molto che scrissero gli stranieri, ma non sempre a scopo di scienza (v. Saggio di Bibliografia Istriana), oltre quello che lasciò in molti luoghi delle sue opere il Kandler, ella troverà un ricco corredo di notizie non facili nè comuni e di studi coscienziosi e diligentissimi, in uno scritto Sulle varie popolazioni dell'Istria dell'egregio Carlo De Franceschi, vecchio patriotta, amantissimo e infor-matissimo delle cose dell' Istria (V. Istria, ann. 1852, pag. 225 a 238) ; in altro scritto troppo modestamente intitolato : Cenni etnografici sull' Istria, del già lodato prof. C. A. Combi (V. Porta Orientale, Strenna per l'anno 1859, da pagg. 99 a 140), e nel discorso intitolato Etnografia istriana, diviso in due parti e stampato nella JRivista Contemporanea, Torino, fase. Settembre 1860, e Giugno 1861. Per un di più mi permetto di additarle anche i brevissimi cenni dati da me negli articoli Carsia, Dignano, Fasana, Pola. Rovigno, e più specialmente nell'articolo Istria, inseriti nel Dizionario corografico dell' Italia diretto dal prof. Amato Amati e publicato dal dott. Francesco Vallardi. Gli scritti e gli autori fin qui enumerati non sono tutti pienamente d' accordo nei loro principi e nei loro giudizi; ma la varietà delle loro vedute, anzi che nuocere giova, secondo me, allo scuoprimento più sicuro della verità. Io, stimando di non far cosa inutile, le ho additato alla meno peggio quanto è a mia cognizione sul conto dei dialetti dell' Istria, degni certo d'essere meditatamente studiati ; ella accordando la larga publi-cità del suo dotto e riputato periodico alle mie aride ma sincere notizie, se anche non potesse occuparsene direttamente, darà occasione, spero, che altri le fecondi coli'alito della scienza vera: ad ogni modo la prego di accettarle come segno di buon volere, di riverente ossequio, e di affettuosa riconoscenza. Venezia, Marzo 1876. (Continua) Tomaso Luciani. Spigolature di storia patria Presso privati di questa città conservasi un manoscritto in folio, detto Indice Epitomato, che fu rinvenuto anni addietro in casa dell' or'estinta famiglia Barbabianca sita in Callegheria, dove di presente è lo Stabilimento tipografico B. Appolonio. Nel margine di esso manoscritto, a sinistra, leggonsi le seguenti parole, che ritengonsi di pugno del dottissimo istriano, conte Agostino Carli Rubbi, figlio del celebre Gian Rinaldo: "Il Petronio nelle sue Memorie Storiche non riporta che la terza parte di ciò che è inserito in questi fogli. Qui si dà per intero quanto si trovò nei suoi Frammenti ed è copiato dall' Originale, che esisteva in Casa dei Barbabianca.,, L'Indice, quasi tutto in latino, principia col titolo seguente di un'investitura: Inve-stitio facta p. D. Patriarcam Ottobonum de loco sive Cives Castro de Mimigliano cum Iuribus spectanti-bus ad ipsum jure recti et legalis Flieudi Henrico Not". Magi Viri D. Henrici Comitis tìoricia Stip.ti et recipienti prò ipso D. Comite Carta p. Franc.m Nasuti An. MCCCV11I die VI: intrante Octóbrio. V'è poi sulla 14a facie di detto Indice un elenco dei Podestà-Capitani di Capodistria dall'anno 1279 fino all'anno 1333. Lo si riporta qui perchè potrebbe coprire (in parte) alcune lacune dell' Indice raccolto dall' illustre dottor Kandler, e che trovasi inserto nel suo Manoscritto ad uso del Conservatore pel Litorale, Trieste, 1853, pag. 141-143. — I nomi stampati in corsivo sono quelli che mancano nell'elenco del Kandler. (Dall' Indice Epitomato): Questi sono li Podestà tutti per singolo li qual son sta mandati per lo Comun di Venezia alla Cittade di Iustinopoli, la qual volgarmente nome Capodistria, e primo fu cominzado a mandar per Podestà e Capitanio del detto luogo dogando lo Magnifico Signor Missier Giacomo Contarini illustre Dose li qual rettori vien mandadi per uno anno. Iu 1278: 1279 Ruzier Moresini (NB. Il Kandler pone nel 1279 prima Giov. Dandolo poi Tomaso Querini per la seconda volta. Vedi Man. et.) „ 80 Tornado Querini (Il Kandler pone Pietro Gradenigo) „ 81 Coritarolo Contarini (Lacuna nel K.lr in quest'anno; egli mette invece uu Contareto Contarini nel 1278) „ 82 Zan Dandolo fu poi dose „ 83 Tornado Querini (Il K.lr vuole che in quest'anno Capodistria sia stata in potere del patriarca) „ 84 Henrico Dorio (Enrico Daurio. K.lr.) „ 85 Marco Bembo 1286 ..........(Marco Bembo. K.) , 87 Pancratio Marinpietro (Pangrazio Malipiero e Rugier Morosini K.) , 88 Rugier Moresiai (Marin Morosini e Pietro Giustiniani. K.) , 89 Marin Moresini (Pietro Gradenigo per la lì volta, fatto doge di Venezia. K. Marco Bembo per la II volta) „ 90 Pietro Gradenigo „ 91 Pietro Zustignan „ 92 Pietro Gradenigo siando questa seconda fiada Pod. e Cap. in Capodistria 1289 fu fatto Dose di Venetia. „ 93 Marco Bembo „ 94 Nicolò Querini (Il Kandler è incerto dell' anno.) „ 95 Albertin Moresini (Idem.) „ 96 Marin Badoer (Idem) , 97 Bugier Morosini (Idem.) , 98 Andrea Dandolo (Idem.) » 99 Zuan Zeno (Il Kandler pose invece Andrea Querini capitano generale dell'Istria) 1301 Fiofio Moresini (Giacomo Tiepolo secondo il K.dlr) 1302 ..........(Zuane Zen id.) 1303 ..........(Nicolò Quirini id.) 1304 ..........(Tiofio Morosini id.) 1305 ..........(Il Kandler pone Pietro Quirini) 1306 Pietro Querini (Lo stesso — Andrea Quirini II volta) 1307 Andrea Querini (Lo stesso—Carlo Quirini) 1308 Carlo Querini » Piero Michiel , Marin Badoer , Alvise Querini „ Baldovin Dolfino „ Marin Badoer „ Bellotto Falier (Bonetto Falier. K.dlr) „ Polo Moresini Balduin Dolfin (II volta id.) „ Marco Moresini proc. 1317 Nicolò Falier 1318 Marco Morosini el Zanerla (El "Conocola,, sec. Kdl.) .1319 Pietro Contarini „ Zuan Molin (1320 — Zuan da Molin e poi Tomasino Dandolo fino il 1321) , Frane. Dandolo 1322 Marin Badoer , Marco Gradenigo fio che fu de Missier Pietro dose. » Fautin Dandolo (detto Cane? K.dlr) , Marco Gradenigo sud. (Frane. Dandolo id.) 1326 ..........(Marco Gradenigo II volta) 1327 Alvise Morosini , Francesco Dandolo fu poi doge. 1329 .................... Lacuna fino al 1333 (Lacuna fino al 1333) 1333 Bertuc Gradenigo (Bertuccio Gradenigo K.d) PIETRO STANCOVICH La riverenza dovuta alla memoria di uu uomo, che con amore di figlio e sensi di patriotta descrisse ed illustrò questa provincia, ci sprona a ripubblicare la biografia di Pietro Stancovich, il quale può a buon dritto essere salutato per "Plutarco istriano, degno appellativo a chi dettò quel tesoro di notizie intorno agl'illustri nostri trapassati. Il qual tema pare sia stato singolarmente prediletto da Lui. Innamorato delle glorie della nostra patria, Egli stimò utile e generoso di sacrarne il nobilissimo ingegno: e „ Poiché la carità del natio loco „ Lo strinse, raunò le fronde sparse componendo quei tre volumi della Biografìa degli uomini distinti dell' Istria, cara eredità anche alle future generazioni. Fra gli scritti poi dettati intorno allo Stancovich, quello inserto nell' Archeografo triestino, volume IV, fascicolo II, luglio 1876, ci sembra meritevole di ristampa e per lume di critica e per copia di notizie. Noi, rivolti all'egregio autore perchè ne concedesse il permesso, gentilmente ottenutolo, ci affrettiamo a ripubblicarlo qui per quegl'istriani ai quali non fosse venuto tra mani l'Archeografo succitato. Antichissima è la famiglia Stancovich nell'Istria. Oriunda dal coutado di Pisino si trasferiva col principiar del 1600 in Sanvincenti, dando più tardi al clero istriano un membro illustre, don Antonio StancovficH, canonico scolastico di quella or soppressa collegiata, prozio del nostro canonico Pietro e sacerdote di illibati costumi e di rara carità. Uu ramo degli Stancovich di Sanvicenti passava intorno la seconda metà dello stesso 1600 in Barbana, antico castello dell'Istria, quivi fissando stabile dimora. E appunto in Barbana nacque li 24 febbraio 1771 Pietro Matteo Stancovich1 da Antonio ricco possidente, e da Notburga Martinich, oriunda di Gallignana. Avendo egli dimostrato ancor tenero fanciullo non comune talento, il padre, dopo fattolo istruire in patria nei rudimenti delle lingue italiana e illirica, lo inviava alle scuole di Rovigno. Sentendosi poi chiamato al ministero sacerdotale, Pietro coli'assenso del padre passava in Udine, e compiuti quivi gli studi filosofici, si ascriveva qual teologo nell'università di Padova, celebre allora per i suoi professori, venerati non solo dall'Italia, ma dall'Europa tutta. Dagli illustri teologi, il padre Antonino Valsecchi e il paren-zano Giorgio Maria Albertini, apprese le discipline teologiche, nè ommise le scienze matematiche e naturali, nelle quali ebbe a precettore il celebre Simone pratico, cui professò più tardi tanta stima e venerazione, eh» andava spesso a trovarlo a Milano, quando questi era già senatore giubilato. Terminati con applauso gli studi teologici, ritornava in patria, e, avuti nel 1795 gli ordini sacri dal vescovo di Pola Gian Domenico Iuras, veniva eletto dietro espresso desiderio de'suoi concittadini nel 1797 a 1 P. Stancovich. Biografia degli nomini distinti dell' Istria. Trieste 1829. voi. III. pag. 180, num. 449. anonico della insigne collegiata di S. Nicolò di Bar-lana, e nello stesso anno li 8 settembre per la morte iel curato iu amministratore parrochiale. Conoscendo peraltro che questa carica non lasciavagli tempo sufficiente allo studio di cui era appassionatissimo, rinun-tiava dopo undici anni al governo parrochiale, e conlento del semplice canonicato, ebbe a rifiutare più tarli in patria e altrove cospicue dignità ecclesiastiche. Rimasto semplice canonico, lo Stancovich intraprese molti viaggi per propria erudizione e per mettersi in corrispondenza coi letterati de'suoi tempi, fra i juali notiamo il Bocchina, il commendatore Gian Rinaldo Carli, Girolamo Gravisi, il padovano Antonio dottor Piazza allora professore di archeologia in Roma, liovanni Nibby professore di Archeologia alla Sapienza, 'abate Furlauetto di Padova, e l'abate Carlo Fea di Soma, i quali stimolando col loro esempio, lo indussero i formarsi una copiosa raccolta di libri, di opuscoli, di medaglie e di monete e in pari tempo di fare laboriosissime indagini sulla storia dell'Istria. E quasi primo fiore de'suoi studi furono alcuni rersi e una novella storica in prosa del titolo: neo-jaste in astisi, lavoro pubblicato nel 1818, 1 non indegno di essere rammentato perchè scritto a sollie-ro di più severe occupazioni in fatto di agricoltura, iella quale essendo espertissimo, trasse materia di seri-Fere nel 1820 un' operetta : l' arateo seminatore, ossia metodo di piantare il grano arando, 2 cuì tennero dietro nel 1825 il nuovo metodo economico-pratico di fare e conservare il vino, * e nel 1840 l'olivopresso ; 4 scritti, che per novità andrebbero il di sopra di molti in simil genere, se non vi si opponesse lo stile talvolta troppo negletto. Profondo conoscitore della patria storia, consultasi dai letterati de1 suoi tempi, e già socio del regio iftiiuto di Napoli, delle accademie di lettere ed arti di Padova, di G.irdes e di Nimes, membro degli atenei di irescia e di Treviso, e dei congressi scientifici di Tori-io, Venezia e Firenze, lo Stancovich rivolse il più ielle sue cure allo studio della sua patria ; trattando iel 1852 dell'anfiteatro di pola, dei gradi mar-(orei del medesimo, nuovi scavi e scoperte, di llcune epigrafi e figuline inedite dell'istria,5 lei quale opuscolo egli illustra anche l'iscrizione di fcucio Canzio Settimio della piazza Marafor di Pa-tenzo. Postosi ad indagare quale fosse la vera patria del lottor della chiesa, San Girolamo, per aver troppo cre-liito a frate Ireneo della Croce, e per non aver abbastanza esaminato le opere di quell' insigne scrittore, lo Stancovich si persuase che fosse istriano e non dal-jmatino. E questa sua opinione espose nel 1824 in un •puscolo di cento erma pagina, intitolandolo: della pa-jiria di s. girolamo dottore di santa chiesa e delia lingua slava relativa allo stesso. 6 Dedican-lolo al patriarca di Venezia, il celebre poeta tedesco Ladislao Pyrker, dimostrava in esso che Sdregna, villi dell'Istria, fu la patria di San Girolamo; che la 1 In Venezia coi tipi Picotti in 12. t Stampato dallo stesso con una tavola in rame in 8°. * Stampato a Milano con due tavole in rame per Giovanti Silvestri in 8° 1 Stampato in 8°. a Torino con una tavola in rame. 6 Stampato a Venezia cori otto tavole pel Picotti in 8° 5 Stampato dallo stesso in ottavo grande colla figura del unto. lingua slava era del tutto incognita a questo santo dottore ; che mai volgarizzò in islavo il breviario e il messale romano; che non fu l'inventore dell'alfabetto girolimiano o glagolitico ; che a' suoi tempi non cono-scevasi lo slavo nell'Istria, diviso già allora e prima in slavo e illirico, diventati sinonimi appena nel secolo settimo, quando gli slavi vennero nelle odierne provincie illiriche; e in pari tempo lo Stancovich eccitava i Dalmati e i Croati a volergli comunicare le loro idee e convincerlo del contrario. E mentre la Biblioteca italiana 1 lodando questo lavoro, di esso scrivea : questo libro è assai pregevole per V intenzione, la chiarezza ed il metodo con cui è scritto, lo Stancovich aspettando una risposta da parte dei Croati e dei Dalmati, volgarizzava frattanto nel 1825 dal tedesco la canzone che si canta nelle pubbliche rogazioni per implorare la fertilità della terra, 2 un anno dopo stampava la sua allocuzione nell'occasione della visita di monsignor Teodoro balbi, 3 e nel 1828 dava alla luce in lingua illirica un breve compendio della dottrina cristiana. Ma un'altra opera, ch'egli stampava nello stesso . anno e nel susseguente, stava a cuore sopra ogni altra al canonico Stancovich: la biografia degli uomini distinti dell' Istria, la più notevole opera sua. Acquistando libri stampati e manoscritti, e visitando nel 1827 per tale scopo gli archivi di Roma, nel quale anno li 12 luglio a proposta dell' erudito abate Carlo Fea veniva nominato membro corrispondente dell'accademia archeologica di quella città, egli lavorava intorno quest' opera ben dieci anni. Dedicandola al benemerito giustinopolitano Giuseppe de Lugnani direttore dell'accademia di Trieste, la divideva per materie e per tempi, distinguendo l'epoca romana, i santi, i mitrati, gli eruditi, i militari, e gl'istriani distinti per titoli diversi; e dando nell'ultimo volume il catalogo delle famiglie istriane patrizie venete, egli chiude la serie delle biografie (in tutto quattrocento settantasette) col promettere quelle dei viventi illustri istriani in un quarto volume, che mai diede alle stampe.4 Quest'opera, per compilare la quale molto lesse e molto studiò, ajutato principalmente dal suo amico Antonio Piazza, non è scevra di errori, nè al tutto compiuta. Rimane però sempre allo Stancovich il merito di aver ordinato le biografie de'nostri concittadini, mostrando, che anche fuori dell'Istria parecchi erano conosciuti e rispettati come uomini grandi ed illustri. La scrisse stimolato dalla verità e dall'amor patrio, la compose ajutato dalla fede. Si fece per me, ei dice nella prefazione 5 quanto poteva farsi. Ho segnata almeno la via, sapranno gli altri consolidarla; nè saprei dire se presso i miei concittadini possa ottenere il dolce titolo di avere bene meritato della patria. Nelle lodi de' miei soggetti sono stato parco, e quando lo feci, mi sono sempre servito delle altrui espressioni, giudicando che la lode portata da un estero risplende di più che la propria, essendo questa sospetta. (Continua) 1 Nel numero 117 dell' anno 1825, articolo ristampai nell^Osservatore Triestino, del 1826, numero 93 e 94. 2 Stampata a Venezia dal Picotti in 8". Dallo stesso in 8°. * Vedi la prefazione del terzo volume. 5 Vedi la prefazione del primo volume. Seminario o Collegio Si Capoiistria (Contiti, vedi pag. 1900) (carte 17) Addì 15 settembre 1675 Nel Maggior Conseglio, intervenero Consiglieri numero cento venti-nove La fondazione, overo instituzione di un Collegio, o Seminario in questa nostra Patria è stato sempre il più fervente Voto de' nostri Antenati, e la sola speranza di mantenere la Virtù uno reffuggio della povertà, et anima della vita civile, ma così santi desiderii sentirono ben vicino il loro adempimento l'anno 1613, vedendo nato esso Collegio, e con lui ogni nostra felicità, ma convenero ben presto disfarsi in lacrime, per la perdita d' esso Seminario morto poco tempo dopo esser nato, per colpa dell' ingiurie de' tempi, e per difetto d'alimento e sostentamento. Hora pare, che sia giunta la speranza di tempo così pretioso, mature le beneditioni del Signor Dio, e le grazie del Prencipe, che con paterna carità ha destinato il Vitto, e la Vita al Collegio medesimo, commandando la contributione di tutte le Scole o Confraterne della Provincia al suo sostentamento, che con tenero e pretioso riparto resta di già appuntato con summa di ducati novecento circa ondo viene d'esser soda e fondata certezza di poter mantenere due Precettori di Grammatica, uno di Belle lettere, uno d'Industria, et un altro di Logica, e Filosofia con tanto splendore, e frutto di questa città. Ne altro manca, che Casa, o fabrica, dove possa stabilirsi questo Collegio, et haver commodo hospitio la Virtù, e per tanto si rende necessaria qualche summa di danaro, cho non è possibile ricavarsi in altro modo, e forma, che dall'aggregazione di due famiglie a questo Conseglio con il solito esborso dei ducati mille duecento per cadauna. Anderà però Parte posta da Sig.i Sindaci di poter a solo oggetto di fabricar domicilio aggiustato, e decoroso, per esso Seminario, aggregar due famiglie ho-norevoli di buone qualità, e nascita al medesimo Conseglio, e con le conditioni seguenti : 1. Che non possa farsi alcuna ballottatione per causa della suddetta aggregatione, se prima dalla Publi-ca Sapienza dell'Ecc.mo Senato non restarà decretata la tansa delle contributioni da corrispondersi dalle confraterne della Provincia fatta dal nostro Ecc.mo Sig. Podestà et Capitanio ; 2. Che parimente non possino esser ricevute, o ballottate esse famiglie se prima detto Seminario non si ritrovi in stato de sicura riuscita, et con fondamento di ;certa permanenza, onde non manchi alla perfet-tione, et intiero compimento, che la sola fabrica; 3. Che le famiglie iabbino dopo le cose suddette essere ballottate una per una ne mai s'intendino ab-braciate, se la loro aggregatione non sarà presa con i tre quarti dei voti giusto l'ordinario; 4. Che al tempo preacenato siano eletti quatro Cittadini, che habbino a ricevere esso denaro impiegarlo immediate in essa fabrica con quegl'ordini, e regole, che saranno, prescritte dalla prudenza di questo Conseglio. La Parte fu ballottata hebbe Pro 119 Contro 10 : Ideo capta. (Continua) mmmm In un villaggio della Carniola, dove fin dal 1874 si dissotterrarono rovine di un castello preistorico, la fondazione del quale si fa ascendere a qualche migliaio d'anni, venne non ha molto, scoperta una curiosa pietra frastagliata da caratteri microscopici, a primo aspetto indecifrabili, ma che poi coli' ajuto di fortissime lenti, e di un preparato chimico detto Malica (forse una specie di mastice ?) si poterono rilevare. I caratteri incisi sarebbero in una delle lingue divine derivate dal mitologico Dio Iaitzar (Iaissar — divinità a cui si dava l'attributo della generazione) la quale, letta la prima volta, sembra un dialetto veneto del giorno ; ma riletta e studiata con attenzione, si scorge, non un dialetto, bensì una lingua beli' e ordinata, che si accosta d'assai alla slava. I filologi poi sentenziarono che slava o non slava, quella scrittura dovrà aprire gli occhi a tutti i popoli, che vantarono fin'oggi origine latina. Altri frammenti di pietra, posteriormente rinvenuti, e che la perizia di qualche sommo archeologo saprà, senza dubbio, tra breve riunire, lasciano sperare nuove scoperte, le quali (c' è da scommettere) distruggeranno perfino la pura genealogia del dialetto toscano, derivandolo addirittura dallo slavo. E dunque per questo che il nostro istriano chiama per antonomasia Fiorentino, il Cranzo? . . . Gran filologo eh' è il nostro popolo ! X. m NOTIZIE Al congresso della Società agraria, ch'ebbe luogo in Pola il giorno 11 corr., convennero 70 socj. Ricevimento splendido; venne distribuito ai socj intervenuti un magnifico volume contenente le memorie storiche di Pola, edito per cura di quel Municipio. Eletto il D.r Cristoforo Belli di Capodistria a presidente della Società, fu destinata la città di Cherso per la sede del X. congresso. Arriviamo appena in tempo di dare queste brevi notizie. Ij istituto interprovinciale dei sordomuti colla sede in Gorizia, ebbe in quest'anno 95 allievi; 58 maschi e 37 femmine. In legati e limosino nello stesso anno pervennero fior. 137,50. Col giorno 15 del prossimo venturo mese si aprirà in Cividale del Friuli uu Collegio-Convitto municipale. con iscuole elementari, tecniche e ginnasiali. Ai giovani appartenenti alle Provincie Italiane dell' impero Austro-ungarico, l'insegnamento sarà dato per modo che essi, ritornando al termine dell'anno scolastico a continuare gli studii in patria, siano in grado di subire gli esami di ammissione in queste i. r. scuole ; e precisamente alla corrispondente classe immediatamente superiore a quella percorsa in questo istituto. — L'annua pensione per l'istruzione, vitto, alloggio, lavatura e stiratura delle lingerie, rattoppatura d'abiti, servizio ' ' >' • i tu ... . u. 1 del parrucchiere, visite mediche e medicinali è di it. L 550. II giorno 22 del m. c., ore 6 di sera, arriverà a Catania la piro-fregata italiana, che condurrà dalla Francia i resti illustri di Vincenzo Bellini, i quali saranno salutati da ventun colpo di cannone. Il giorno 23 alle 4 p. m. avrà luogo il trasporto di essi dal Borgo alla chiesa cattedrale, ove il giorno 24 si eseguirà una gran Messa da Requiem del m° Coppola, e si procederà all' inaugurazione del monumento. L'inaugurazione del Congresso Pedagogico italiano venne fatta con grande solennità. Moltissimi furono gli accorsi da ogni parte d'Italia e dall' estero. I palermitani accolsero con festa gli ospiti. Leggiamo nella „ Perseveranza" : A proposito della venuta, da noi annunciata, di agronomi austriaci in Italia, leggesi nella Landwirt-schaftlicke Zeitung (Gazzetta agronomica) di Vienna: „I1 viaggio iu Italia del club degli agronomi di Vienna è divenuto un fatto. Una schiera di agronomi, desiderosi d'imparare, è discesa in Italia per ammirare sul luogo quelle opere che noi da anni auguriamo al nostro doppio Regno. In Italia l'agricoltura fu ognora favoreggiata dalle alte classi, e il più grand'uomo di Stato italiano fu in pari tempo il più grande promotore dell'agricoltura del suo paese. Non saranno frasi ipocrite, ma parole di convinzione, sgorganti dal cuore, parole di ammirazione, di stima e di riconoscenza, se qualuno dei membri del club, alla vista delle opere idrauliche dell'alta Italia, farà un brindisi alla memoria di Cavour, il creatore delle maggiori di esse, ed a quei personaggi che ora dirigono e promuovono gl'interessi dell'agricoltura. Vogliamo sperare che il viaggio non sarà fatto indarno, e che, o presto o tardi, se ne vedranno gli effetti in casa nostra. „ Una scoperta archeologica importantissima ebbe luogo giorni fa in Velleia provincia di Piacenza. Ripigliati colà gli scavi che erano rimasi da varii anni interrotti, e ricercato un terreno fuori il circuito dell' antica città, a fine di scoprire i sepolcri, di cui non si era mai rinvenuta alcuna traccia, si ebbe la fortuna di rimettere in luce le tombe dei Liguri che abitarono quella contrada prima dell'invasione romana. Questa scoperta apporterà nuovo lume alla sicenza storica, e servirà a risolvere quistioni archeologiche, rimase insolute per mancanza di opportuni confronti^ L1 apparecchio per la cremazione inventato dagl'italiani dottor Polli e ingegnere Clericetti, ottenne all'Esposizione d'igiene e di salvataggio di Brusselles la medaglia d'oro, che è la massima onorificenza di quell'Esposizione. Un'illustre dama inglese, Margherita Albana Mignaty, pubblicò a Londra : Shetches of the Histori-cal part of ltaly, from the fall of the Roman Empire to the earliest Revival of Letters and Arts (Schizzi sul passato storico d'Italia, dalla caduta dell' impero romano ai primordi del risorgimento delle Lettere e delle Arti). Questo libro, dedicato a Gladstone, tratta con molta maestria di quell' epoca della storia italiana, che comprende il periodo dalla caduta dell' Impero Romano fino al Risorgimento. La dotta scrittrice parla lungamente dell' influenza del Papato e dell' Impero sugli avvenimenti d'Italia. (Illustrazione Italiana) Apprendiamo dall' Isonzo, che l'egregio Maestro della Filarmonica goriziana, signor Mugnone, compose non ha guari una Marcia intitolata Un saluto all' Istria, la quale eseguita pubblicamente dalla Banda di quella società ha riscosso il plauso generale. Un grazie di cuore al bravo signor Maestro goriziano da parte de-gl' istriani riconoscenti ! Il giorno 3 m. c. venne inaugurato in Carrara, sua patria, il monumento a Pellegrino Rossi, pensatore e statista, letterato e filosofo, criminalista e maestro nelle scienze economiche, difensore e promotore di libertà, patriota costante. — Martire del dovere fu assassinato il 15 novembre dell'anno 1848. Ed ecco l'epigrafe, dettata dall' onorevole ex ministro Ruggiero Bonghi, che fu scolpita sul monumento: A Pellegrino Rossi Carrarese — Scrittore di scienze sociali non periture — Che nel 1815 esulando dalla patria serva — Dove andò ospite diventò cittadino — Maestro legislatore ambasciatore —■ E negli infidi albori della libertà rinascente — Chiamato nel 1848 — Al governo di Roma — suggellò col sangue — La costanza delle sue dottrine — l'Italia memore eresse — 3 settembre 1876. RIlfGRAZIAMEJiTO N. 4949. A nome dei poveri di questa città, con gentile pensiero beneficati dai Soci Agrari qui convenuti pel IX Congresso, coli'importo di f. 70: 53, raccolto durante la mensa, ed a un consegnato per la distribuzione, rendo le più sentite azioni di grazie. Dal Municipio di Pola li 13 Settembre 1876 Il Podestà D.r Barsan Bibliografia Paolo Tedeschi. — Cento anni dopo, viaggio fantastico in Oga Magoga. — Milano Bertolotti et C. Il triestino Paolo Tedeschi, la cui vita fino ad ora fu una serie, non interrotta, di utili e affettuosi servigi resi alle belle lettere, alla patria storia e alla educazione della gioventù, non s' arresta dalle sue fatiche, ma ci si presenta invece con un' altra operetta la quale è conferma di che affetto ami questa nostra provincia, quasi sempre negletta, perchè nulla o, ciò ch'è peggio, mal conosciuta. Nel viaggio fantastico in Oga Magoga (lo strano titolo stesso invoglierebbe ad esplorare una terra che attende ansiosa il suo Àntinori) l'autore non pensa cattivarsi l'animo del lettore, occupandolo colla gravità della materia ; ma lo alletta piuttosto colla curiosità della narrazione. Egli si prende briga di intrecciarne i fili per modo che ne risultino quegli inattesi scioglimenti, che infondono al racconto certo spirito, come a dire drammatico. Nelle riflessioni non eccede ; anzi fa d' uopo confessare ch'esse balzano dalla sua penna come i salterelli pirici a cui si dà fuoco per segno di festa. Lo stile, per ultimo, usato dal Tedeschi non deesi certamente incolpare nèdi trivialità, nè di negligenza, e molto meno poi di accattato splendore. Chi si arrischiasse di apporgli taccia, dovrebbe in cambio cercarla nei difetti d'indole opposta agli accennati. Il Tedeschi studiò ne' classici e piuttosto che lasciarsi sedurre da qualche voce o locuzione soverchio corrente, non teme di adoperarne qualche altra che sente di ricercatezza. In generale poi si nota in questo lavoro una gentile cura dello scrittore di far mostra ch'egli ha sempre in cuore la terra che gli fu madre e che per tanti lustri Raccolse nel suo seno. G-. A. _____tV, (hi?a1* La coltura della vite nell'agro Tiranese — Cenni economici agrarj — di N. Del Bello — Capodistria Stab. tip. B. Appolonio, 1876. Di questo pregevole lavoro ci riserviamo di informarne i lettori nel prossimo numero. Un modello ài in eìifizio scolastico Una posizione centrale rispetto alle abitazioni degli alunni, in una piazza od una via spaziosa; discosta dalle vie mal frequentate e dai centri d'eccessiva agglomerazione d' abitanti ; abbondantemente fornita d'acqua potabile d'ottima qualità, e sopratutto una posizione che non offra pericoli di bassi fondi, frequentati dalle nebbie, dei luoghi prossimi alle acque morte, dei terreni melmosi o sabbiosi e dei siti d' aria troppo viva o dominati dai venti. Uua distribuzione che comprenda un accesso facile, distinto dall' ingresso all' abitazione degl' insegnanti se vi dev' essere ; un portico, un cortile, un vestibolo, una classe con una stanza attigua pel maestro, cessi e lavatoi. Sulle dimensioni delle classi, basate sul bisogno locale, che dovrebb' essere del 15% del numero degli abitanti, si stabiliranno le dimensioni delle altre parti dell'edificio. Si può calcolare la superficie della classe in ragione di 1 metro quadrato per ogni alunno; (questi non dovranno essere più di 70 per classe) aggiungendo poi due metri sulla lunghezza pel posto dell'insegnante. Il vestibolo sarà un quarto della classe, il portico la metà, il cortile una volta e mezza; e camere per l'insegnante e l'alloggio, se ci saranno, restano indipendenti da questi rapporti proporzionali. Per l'aria necessaria alla classe si calcolerà in ragione di 4 a 5 m. c. per alunno, da rinnovarsi con appositi ventilatori aspiranti e con ventilazione naturale. La luce dovrà entrare nell'ambiente dall'alto e dalla sinistra, rispetto agli alunni, per aperture la cui superficie totale in metri quadrati potrà' variare dal trentesimo al quarantesimo della capacità cubica della classe. Ingegnere Bongiovannini Rettifica Il signor Giuseppe Battei di Barbana, il quale ci ha fornite le preziose notizie storiche di quella terra inserite nell'ultimo numero della Provincia, non occupa più la carica di podestà come venne detto dalla redazione; mentre fin dall' anno 1867 egli cessava dall' onorifico incarico. La sottoscritta Direzione invita i signori proprietari di vigneti posti in questa provincia, di spedirle in un involto bene condizionato un esemplare di quelle viti, che dessero segni di malattia, aggiungendovi eventualmente le osservazioni da loro fatte intorno alle medesime rispetto alla vegetazione durante la primavera. Dalla Direzione della stazione sperimentale enologica provinciale Parenzo, 15 Giugno 1876 E. Mayersbach NAVIGAZIONE A VAPORE GIORNALIERA FRA CAPODISTRIA - TRIESTE e viceversa che intraprenderà il Piroscafo celere ad elice GIUSTINOPOLI Incominciando col giorno 1 Settembre 1876 fino a nuovo Avviso verrà attivato tempo permettendo il seguente: ORARIO pei giorni feriali Partenza da Capodistria per Trieste alle ore 7 ant. » » » r 10 '/» ant. » „ » „ 4- 1jì poin. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » » » » 12 mer. » „ » » 6 poni, per le domeniche e giorni festivi Partenza da Capodistria per Trieste alle o/e 7 ant. » » lO'/j ? nt. » » » 6 pcn. Partenza da Trieste per Capodistria alle ore 9 ant. » » » » 12 nler- » » 7'/« pom. Prezzo di Passaggio: indistintamente soldi 40. I ragazzi sotto i dodici anni pacano la metà. Arrivo e partenza da Trieste, al Molo S. Curio da Capodistria dal Porto. NB. Le partenze tanto da Trieste quanto da Capodistria succederanno col tempo medio di Trieste. TRIESTE, nell'Agosto 1876. L'Impresa.