ANNO VII. Capodistria, 16 gennaro 1873. N. 2. Giornale degli interessi citili, economici amministratili DELL' ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società agraria istriana. Esce il 1 ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno f.ni 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. 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Quando i Romani la conquistarono v'era un misto di Celti della Carni», di Slavi della Pannonia fondatori di Tergeste o Trieste (da Terg mercato) ecTCTrr* Parte dell'Istria è aspra di suolo e sterile naturalmente, onde i Greci chiamarono Cherso una di lei isola e la cima brulla che ora si dice Carso, come anche punta, dissero Ocra quella cima che i tedeschi poscia da berg-monte fecero abitare dai Ber-cini. „ La penisola dell'Istria non menava al Danubio, .perchè framezzo \ erano tutte e tre le catene delle Alpi colla Carnia o col Norico (cioè l'odierna Carniola, Stiria ed Austria inferiore.) Certamente qui si confonde l'Istria nostra coli'Istria alle foci del Danubio (Ister.) — Curiosi poi sono i due nomi che l'autore dà alla nostra Istria; cioè quello d'Istria verso il mare, e quello di Stiria più addentro. Eppure la storia senza ambiguità ci fa conoscere 1' origine differente di questi due nomi. Il nome d'Istria che ha la nostra provincia data da tempi immemorabili ed ebbe la sua origine dalla credenza che un ramo dell'Istro sboccasse nell'Adriatico per questa penisola, e con questo nome si comprese sempre, con poche eccezioni, il paese chiuso dal golfo di Trieste dall'Adriatico, dal Quarnero, dai Caldera e dai Vena. Il nome di Stiria invece sorse appena nel secolo XII." d. C. Nell'Austria buperiore do lo Steyer sbocca nell'Enns v era un castello chiamato Steier o Styrc appartenente ai conti di Traungau. Quando questi conti s'acquistarono una parte della Carìnzia, cioè la Marchia Carentana, il lcro titolo di fau^glia passò al paese acquistato. Essi erano Mar-chiones de Styra e la Marchia Carentana fu chiamata Styria. E questo accadde al principio del secolo XII. Eppure ad onta di tutto ciò si confonde ancora il nome d'Istria con quello di Stiria. — Sarebbe inoltre da provare se basta, per dedurre l'origine Slava di Trieste farlo derivare da T er g mercato; mentre altri lo fanno derivare dal fenicio Tàrscìsc o dal latino Ter -g estimi. — Nè Chersa e Carso derivano dal Greco in significato di sterile; perchè la sterilità di questi luoghi non è antica, ma deriva da cause che si svilupparono nel-l'Evo medio. Gli antichi chiamavano Cher-so dapprima forse col nome di Istris, poi con quello di Assirtide, ed il suo nome moderno deriva d'alia città di Crepsu che sulla medesima isola si trovava. Una parte dell' odierno Carso era anticamente chiamata Carusadio, e tutto il Carso era. coperto da fitte boscaglie: quindi i Greci non potevano chiamarlo chersos cioè luogo sterile. — La derivazione di Ocra da saris ripugna alla filologia comparata: vuol dire bensì monte ma deriva da quel linguaggio italico antico che chiamava Giove col titolo di: Ocreper cioè padre montano. Queste poche cose ad illustrazione della parte storica dell' articolo succittato per dimostrare, a chi non lo sa, che Istria e Stiria sono due provincie affatto diverse, e per impedire al lettore di formarsi un'idea erronea dell'origine di nomi che si trovano nella nostra provincia. Ricevemmo da qui il seguente articolet-to} che di buon grado pubblichiamo : BU JE Quando un paese ha la fortuna di albergare una popolazione intelligente ed attiva, e le circostanze lo pongono a contatto di un centro maggiore di vita materiale ed intellettuale, non può mancare l'effetto del suo rapido risorgere. Capodistria non si mosse, materialmente, dal sito dove era prima (che novità!); ma un bene o mat ordinato, però certo abbondante, servizio di battelli a vapore, la avvicinò a Trieste siffattamente che ora può dirsi una contrada di quella città, con tuttoché abbia conservato e tenda a conservare il suo bel tipo prettamente veneto. Le persone che tragittano dall' una all' altra piazza si contano oggimai a molte centinaja per giorno, tal fiata sorpassano il miglìajo ; il forestiere non eccita più nella piccola Capodistria la curiosità che stuzzica in quasi tutti i luoghi piccoli, qui si vivattola insomma benino, in certi argomenti anzi si vive larga vita. Questo bene che qui si è raggiunto, ed il cui sviluppo è lontano dal fine, potrebbe e dovrebbe essere procurato ad altri luoghi e Buje è tale centro di attivissima ed intelligente popolazione che duole non vederla congiunta con regolari mezzi di trasporto al mare e precisamente a Capodistria e, per questa, mediante i battelli a vapore, a Trieste. Non solo il simpatico gruppo che si chiama propriamente Buje, ma le varie borgatine e villaggi che gli fanno corona ed i molti agiati campagnoli abitanti le case seminate sul suo fertile territorio, meritano e, se non isbaglio anelano assicurata una comoda comunicazione con Capodistria, alla quale li lega comunanza e relazione di affari e corrisposta simpatia, e con Trieste centro e calamita di ogni loro operosità. Or sono due anni si tentò da un privato l'impresa di una diligenza, ma o le piccole gare suscitate da qualche minacciato interesse, o> la naturale difficoltà dei principii, poterono più della limitata forza di un solo, e la benaugurata carrozza, stritolò per. poco assai .e con. lieve peso la ghiaja di. I i 46 Monte - toso. — Quello che non riuscì non può condannarsi però, anzi vi è ottima ragione a credere che, ritentando, si otterrebbe buon successo e che una regolare facile, foco costosa; congiunzione per mezzo di omnibus fra Buje e Capodistria, a corse coincidenti nell'arrivo alla partenza dei piroscafi, ? nella partenza seguente F ultimo arrivo giorna-iero dei battelli a vapore da Trieste, porterebbe buon profitto all'impresa e migliore a Buje e luoghi vicini. Però sta Itene covincersi che rare sono le faccende di cui i principj siano prosperissimi, e che sarebbe fatale cosa la morte di consunzione di una seconda intrapresa, nata troppo debole all' urto dei primi ostacoli; ed ecco che qui viene in acconcio l'accenno fatto prima sul benessere generale sviluppabile da un miglior mezzo di comunicaziojie, e viene in acconcio perchè può dirsi, con tutta coscienza di non insinuare che il bene, che le ca»se comunali di Buje e di qualche luogo vicino potrebbero, a buon calcolo, andare in temporario sussidio, con qualche lieve somma mensile, a quella impresa che volesse accingersi a ritentare la prova, presentando fin dal principio al pubblico ogni possibile comodità. — Da cosa nasce cosa, forse che in breve non parrebbe sufficiente quello che ora sembra debba soddisfare ad ogni esigenza, e le Rap-«presentanze comunali che placidassero l'erogazione di un piccolo contributo di sussidio alla nascente intrapresa forse ben meriterebbero del proprio paese. Ho buona speranza che questa idea attecchisca perchè il terreno dove va a cadere ò buono assai, ci pensino però e decidano gli interessati ohe io, quando penso a Buje non posso far a meno di cantucchiare la canzone Vieni o bella, vien sul mar Che ti aspetta il marinar! con quel che segue. — Corrispondenze. Albona 8 gennaio 1873. Nell'anno 1869 i dilettanti filodrammatici di Albona si recarono a Pisino, e diedero colà una rappresentazione, in una sala che in pochi giorni fu ridotta ad uso di teatro, alla meglio, da quei compiacenti e solerti cittadini, i quali accolsero gli Albonesi colla cordialità tutta propria degli Istriani. Quell'incontro fece sorgere -a Pisino il desi- derio di avere un teatro, e di formare una società di dilettanti; desiderio che divenne realtà in brevissimo tempo. — Memori poi i Pisinotti della visita degli Albonesi, vollero con gentile pensiero concambiarla, e senza indugiare effettuarono quest' anno il loro divisamente. Nella sera pertanto dei 6. corrente si produssero sul nostro teatrino colla Commedia del Ferrari » Amore senza stima. « Con quanto giubilo sieno stati accolti dagli Albonesi, lo dimostrò abbastanza lo straordinario concorso al teatro, che in quella sera era letteralmente stipato di spettatori. I dilettanti di Pisino sostennero egregiamente le loro parti dimostran do possesso di scena e molta intelligenza. I fragorosi applausi, durante la recita, le ripetute chiamate al proscenio alla fine d'ogni atto e dopo terminata la rappresentazione, diedero a conoscere quanto riuscirono accetti al pubblico di Albona. Chiuso il teatro, i dilettanti delle due città sorelle, e numeroso stuolo di cittadini si raccolsero ad una cena famigliare, nella quale si alternarono ripetutamente gli evviva al prosperamento di quelle due Società, che si erano prefisse lo scopo di istruire il popolo, dilettandolo. Quando penso che trenta anni addietro gli a-bitanti di Pisino ed Albona appena si conoscevano fra loro, ritenendosi affatto estranei gli uni agli altri, non posso fare a meno di riconoscere cìre anche nella piccola Istria si progredisce in meglio, e di ripetere il famoso detto n Eppur si move. « Possa l'unione dei filodrammatici di Tišino ed Albona essere messaggera di fratello vole accordo, non solo fra le due vicine città, ma anche fra tutto le altre della nostra penisola, onde unite procedano per la via del progresso, dando finalmente in perpetuo il bando alle piccole guerre di campanile, le quali darebbero adito ai nostri nemici, giubilanti per le nostre discordie, di farci retrocedere, ó almeno di arrestare il nostro progressivo risorgimento. ^ »k ««ari ih *>noi.\f;m T). F. Egregio signor Compilatore! Chersano 2 gennai-o 18/3 Le auguro ogni felicità per il capo d'anno. — Mi pare che non vi sia per noi agricoltori dell'Istria una materia più impostante da discutere clie quella del vino ed in principalità quella della aspersione delle viti con zolfo. — Nell'anno 1871 era comparsa si poca crittogama sull'éfta, che gran parte di coloro che negli anni precedenti facevano uso delle aspersioni credettero poter dispensarsene nella primavera del 1872, - ma la malattia comparve in un grado straordinario, allora molti incominciarono applicare lo zolfo, peraltro, come dicevano, senza osservare un buon effetto. — Ella avrà forse anche sentito esternare il sospetto che la polvere di zolfo sia falsificata, e ohe da ciò derivi l'inefficacia delle aspersioni: - ma siccome in maggio e più ancora in giugno erano molte giornate con pioggia e vento e poche con sole, così mi sembra che lo zolfo non potesse operare, perchè veniva o slavato dall'acqua o disperso dal vento, e se anche vi restava per qualche breve tempo, mancava quel certo grado di calore, effetto dei raggi solari, per " operare « la distruzione-della muffa. — Parecchi possidenti, visto che lo zolfo non agisce, sospesero ogni altra aspersione. Si comprende che coloro, i quali non prestarono mai fede a questo metodo preventivo e curativo, sentito che le aspersioni non giovano, non furono convertiti nemmeno quest'anno. — Da quanto potei raccogliere interpellando diversi producenti all'occasione dell'ultimo congresso agrario, ben pochi furono quelli che tosto allo spuntar dei pan-pani li aspersero con polvere di zolfo, fecero le aspersioni nelle epoche prescritte e le rinnovarono quando furono rese inefficaci da pioggia o vento. — Il risultato f'ù terribile : 3/» e forse 4/i sull' uva perì oppressa dall'Oidio. — Il Bar. P. mi fece fare a Parenzo la conoscenza d'un giovane possidente il quale salvò quasi tutta la sua uva. Lo interrogammo minutamente ; egli ci assicurò d' aver colla somma diligenza usate le aspersioni anche in quest'anno e d'aver con quest'esempio indotto anche i contadini suoi vicini a fare lo stesso, ed esser questa la «ausa per la quale tanto'esso-, che-i detti suoi vicini fecero una si ricca vendemia. — In somma io sono per anteriore convincimento-, per mia propria esperienza fatta quest' anno, e per il mentovato caso pratico di Pareti zo persuaso,, che chi zollerò assiduamente anche quest'anno nella maniera come da tutti, buoni libri e doconti. di vinicoltura viene prescritto, saivò la maggior parte della sua uva«. — Ognuno pua faro il conto quanta rendita di vino gli andò questf anno-perduta edin che stato deplorabile si trovano le teste che un altro anno- sono* destinate a fruttare! — Lungi dal voler persuadere qualcuno, io voglio soltanto provocare la discussione su questo importante oggetto, e credo che l'occasione più opportuna dovrebbero offrire le radunanze, de Comizi agrari. Io spero che la maggioranza d'ogni Comizio deciderà che bisogna far uso- dello< zolfo, e- riconosciuto un tanto, i m embri del Comizio potrebbero unirsi per far venire il bisogno di zolfo in polvere necessario per la prossima-stagione da fonte accreditata, affinchè svanì». -1 ri7 sca ogni sospetto di falsificazione cui io, in verità, poco credo. — Purtroppo l'agricoltore deve sempre più combat-' fere con avversità, e lo spese di coltura crescono ogni giorno; ma chi non fa con tutta l'energia uso de mezzi che gli possono salvare il raccolto, deve soccombere. Se crede, potrà inserire questo letterino nella di Lei v Provincia. « — A proposito trovandomi quest'estate a Hochhiuit dal possidente e negoziante di vino sig. Krüscliel, e-gli mi mostrò dell'uva (era d'una specie 6ola e di vite tirata in alta spalliera:) stata affetta di Oidio, che guariva con Acido carbonio ossia Fenico — che si trova cristallizzato in commercio, si diluisce 1 funto in Cento funti d'acqua e si applica in istato diluito. Gradisca Egregio signore l'espressione di mia stima distinta. -i:nq !« Bwrélo h onoiiiu ni ojbein oisa li 03fuJQ.iig.;*r -iliyìoni'b fi eiomifflcd ib 9 ib o( - " Pisino ti 7 gennàjo. La redazione della » Provincia " trovò di premettere all'articolo inserito nel N. 24, di data Pisino 10 dicembre p. p. alcune parole onde procurare una larga ed aperta discussione in merito. , Ne comparve infatti la risposta nell'ultimo numero del 1 corrente, ma anziché una discussione, ne uscì un articolo da polemica, stile vecchio, in cui venni addentato» con morso sarcastico, ed ove l'articolista piuttosto che isviscorare il soggetto, prendo occasione da singole espressioni e da frasi staccate a trinciare sentenze da abbagliare la gente di facile appagatura. Ma so l'articolista ricorre alla fervida fantasia per vestire nude parole con lusso d'idee concomitanti, da toccare il superlativo, e se le ispiega preoccupato da un modo di vedere di suo gusto, e- dominato da prin-cipii suoi propri, io me ne passo. Non mi faccio a dubitare, per rimandargli il complimento fattomi, che avrà avuto la piana consapevolezza di sè medesimo e che non aspirava ad un effetto \ di piazza ; non pertanto non so comprendere com'esso potè dedurre d'aver io accusato d'insufficienza e di servilismo gli Assessori di prima, essendomi espresso : anche testé ne fu rioccupato il terzo posto vacante, da persona capace,, integerrima ed avente volontà propria. Eitengo che ciò voglia dire persona degna, simile a quella di prima; — degli altri non dico nulla affatto che possa ledere la loro individualità. È poi maligna senz'altro l'insinuazione,, con Cui vengo imputato d'aver detto che gl'impiegati provinciali sciupino in passatempi. e non- attendano al servizio. Le parole da me dette nel periodo che comincia: » Non v'ha.poi cosa peggiore per la demoralizzazione d' un' paese . . . " ès un osservazione- generale che mi attagliava' per far i-spiccare il principio- che sosteneva' più sopra, e colla quale non vedo dover risultare, come non mai intesi di fare,, allusione alcuna agli attuali impiegati provinciali. E»f ondosi del resto tenuto anche sulle generali K articolista riguardo alla questione principale, non trovo opportuno di rimestare altri dettagli, sino a che non saranno pubblicati i resoconti stenografici della sessio- •-»!> oüu uraiafla '{ attui no? »i jon ido cui •ogioìa Dichiaro però, non essere stata mia intenzione di procurare screzii di sorta, ma quella bensì di impellere un movimento nella pubblica opinione, che vorrei venisse determinata a nostro meglio ed espressa dai sentimenti del nostro ceto medio, al quale su per giù appartengono quasi tutte le persone civili della provincia; mentre a me sembra vedere da un canto un oligarchia laureata, patriotioa e benintenzionata sì, ma in su le sue, alla quale si fanno proni e pedissequi taluni ohe emergono nel ceto media, persuasi per tal modo d'avvantaggiar® nella pubblica estimazione, e vedo dall' altro canto persone lasciate a sè e volgo; laonde io vorrei che tutto il ceto medio in unione si elevasse al punto di rappresentare e di esprimere il grado d'incivilimento della provincia, e che i p$. intelligenti si scorgessero non già a reggere la società, salve le debite distanze, ma che immedesimandosi nella stessa, affa-cendati fossero ad istruirsi, e ad istruire a diffondere il moto vitale e cooperare al bene comune nel senso pratico della parola. Io biasimai un deliberato della Dieta perchè sono nemico delle sfiduciate rassegnazioni, e della falsa idea pella quale ad imitazione de' parlamenti dove si tratta di principil governativi e d'imposizioni commisurate su principii di grande generalità, si voglia pur qui da noi dopo la votazione mettere il cuor in pace, dove si tratta di spese da uno stentato peculio provinciale o di affari amministrativi coi quali stiamo in rapporti strettissimi'd'anima e corpo. E volli scrivere quell'articolo perchè lo leggano anche coloro, i di cui simili Dante scontrò sulla soglia dell'inferno, e che un autore chiama inettissima gehte che conosce per unica virtù quella fiacca moderazione la quale dissuade dall'essere Vi-' vi; e che la sommissióne e il servilismo vogliono coonestare coli1 onorevòlè nome di prudenza. Parmi d'altronde fctie ì'ärtiöblista palesi di già degli straordinärj sintomi a economista, dimostrando aumento di speso e simultanfcSriiitninuzione di due soldi per fiorinb dell'addizionale Stille dirette. Operazione stupenda, itìatematicamente incomprensibile, che se regge in larga scala potrà felicitare gli stati. E senza aspettare l'epoca cortesemente assegnatami ber iémifìSère' l,WikÄääÄoG",l*v «»a07 J e"3 08P*Jia rttmt fitta ooift non h& ifcÄP KBBMI RK) HL aWODiviDn oiol ci aióI>?ÌT«eRoq oda -•c'f» oJB^JHjmi oynov iua_aaa-r£iiii isajinif'fli'i o'iita'xfiog -ecq ni oniquioa itoioflivoiq ilaseiqfm'Ia oda oiiob 1 év Mutuo, gennaro 1H73 ' -"od jcn «bf! y i\oy jb 0 .i<«09à IIU il Ia '.i i ■ . •——t--—, : ,i ; ; » »•.■.■:,, 1 • I" i- - ■ juq 01 j •.•:(! . , u ,? Metodi di propagazione, concimazione, potatura degli ulivi e fabbricazione degli Olii. Presidente — Molfino Cav. Prof. Giovassi Matita. Relatore — Caruso Prof. Dott. Girolamo. 1. Conclusione sul tema della produzione degli ulivi. La Sezione I." Considerando clie l'ulivo regge male alle vicende meteoriche e alla siccità, e che regge tanto meno nella regione pugliese per fatto della meno commendevole propagazione; Considerando che i tagli l'atti sulla pianta ne ritardano lo sviluppo e procacciano agevolmente la carie; E di parere: 1. Che sia raccomandato agli agricoltori di sperimentare ed effettuare possibilmente jla motiplicazione dell'ulivo con soggetti ottenuti da semi (germinati sia naturalmente nei boschi od artificialmente nei semenzai), nel caso dì rimpiazzi o di nuove piantate. 2. Che la moltiplicazione per talee, tra i metodi di riproduzione per gemma, sia preferibile a quella per uovoli (comecché anche questa in certi luoghi possa convenire), potendosi ottenere con poca spesa, senza procurare ferite alla pianta madre. 3. Che la riproduzione per polloni pedali sia da e-scludersi dalle nuove piante e per il danno che arreca alla pianta madre (nel caso che questa sia gentile e non salvatica) e per là difficoltà di attecchire e per jla carie cui va facilmente soggetta. 2. Conclusione sul tema della trapiantagione dell' ulivo. La Sezione L* Tenendo conto che la natura del clima e del suolo influiscano variamente sulla vita dell' ulivo, come su tutte le piante ; Considerando che l'ulivo trapiantato impiega più giorni ad attecchire ; e che nel trapiantamento bisogna aver di mira di scemare per quanto è possibile l'esigenze depauperanti ed esalanti della chioma e di mantenere l'equilibrio tra la vegetazione sotterranea e quella aerea; Considerando che non sempre riesce agevole garantire le radici dell'ulivino da trapiantare; E di parere: 1. Che, nel caso in cui non sia possibile preparare all'ulivo il pane dì terra o trasportarlo in luoghi lontani e di difficile transito, come pure qnando l'aridità del suolo e la siccità del clima contrariano notevolmente la venuta delle pianto, convenga tagliar di netto la testa dell'ulivo. Siffatto taglio giova operarlo (specialmente quando temonsi i danni del pascolo vagante) all' impalcatura in forma leggermente conica proteggendo la ferita con mastice opportuno ; è però convenevole amputare presso la superficie del suolo, qualora il fusto sia mal conformato e sottoposto a, cause di deperimento ed esente dai danni del pascolo vagante, 2. Che si può scemare la chioma dell' ulivine da. trasporre, lasciando soltanto iLgermoglio.centrale, qualora: aia, possibile garantirne le radici col pane di terra., e sia facile trasportarlo. 3: Conclusione stil tema dèlia preparazione e natura del suolo, dell' esposizione e dèi piantamento-dell' Ulivo., La Sezione X" Tenuto conto, della varia, natura dèi, suolo a del qlima, iu cui è solito coltivarsi l'ulivo; Tenuto conto della maniera, speciale d'influire dii quei due elementi,sullo sviluppo e sulla.produttività.del? la pianta; Opina:: 1. Convenire nel trapiantamelo dell' ulivo lo scasso reale; nel, caso siavi terreno di buou fondo; e si-vo* ; glia gli alberetti consociare' al, vigneto. 2..Raccomandare lo scasso parziale per buchen formelle oppure. per fosse, qualora la, nuova piantata, non vada consociata, colla vigna, o con altre colture Jegpa-se; convenendo piuttosto in tali emergenze lo. scasso graduale operato, intorno alla pianta a.misura,che questa venga, sviluppandosi ; 3.. Essere solamente opportuno lo scasso, parziale per buche o fosse, nei casi in cui dalla superficie ad u-livare voglia, escludersi la consociazione, con le colture legnose, oppure il terreno sia, di poco fondo e sopragiacente ad uuo strato roccioso o tufaceo; 4. Doversi, nell' interramento degli ulivi da.trasporre rispettarne la primativa- orientazione e prender di mira il colletto della pianta,, conservandolo, per quan- j to è possibile, allo stesso livello in cui trovavasi nel vivaio, e se il terreno fòsse più arido e più secco il cli-ma; potrebbe convenire il maggior approfondimento della fossa e un interramento alquanto più grande delala pianta per sottrarre le radici all'ifluenza-nemiea dell'aridità e-del seccore;: 5. Doversi raccomandare che sul fondo delle buche © fosse di trapiantamelo si operi la fognatura secondo i modi ed. i mezzi che 1'arte suggerisce e la località, consente, all' oggetto .di araro meglio la. terra ad agevolare la vita e le l'unzioni delle radici. 6. Procurare che gli ulivii nelle novelle-piantagioni siano posti a regolare distanza e bene allineati, per favorirne, (ove sia possibile) la. coltivazione cogli strumenti aratori e far t meglio circolare fra le piante la luce e l'aria, ottenendo cosi, l'aumento della produzione legnosa e fruttifera. 4. Conclusione sul tema della concimazioe dell' ulivo. La Sezione I." Tenuto conto vdelle condizioni dèlia viabilità e del^ la giacitura delle diverse contrade ulivate; Considerando esser necessario di restituire al terreno per quanto e possibile gli elementi esportati dalla pianta col'frutto e colle potature,:.- | È d'avviso: 1'. Doversi governare gli ulivi ogni quattro anni*col concime costituito-dalla, mescolanza di bottino, stallatico,^ pecorino, colombiua, pollina, cuojattoli, stracci, avanzi conceria a di pescagione, ceneri, spazzature di strade, sanza e morchie di olive, alghe marine, sterpi, ra-J maglia, di. potatura, ed ogni" altro avanzo di materia organica, ed. inorganica, fatto,.fermentare insieme convenevolmente, non escludendo però di adoprare isolatamen-te>le materie-vegetali od animali secondo lè-condizioni ^ellttóBianta;. ) f r^.f, qffo ot'rr mila ettolitri, la meià di quanto si vorrebbe ad una buona nutrizio ie della popolazione._ La quale non può pure confortarsi con castagne e noci che vi sono molto rada E.si compensa colla esportazione di carbone, di legname, di pelli, di vino e di o-li© e di pietre e con cabotaggio. Se gli Istriani al monte bevessero vino secondo il consueto nei paesi vinicoli, anche di quel prodotto non si potrebbe fare esportazione, giacché i 280 mila ettolitri sarebbero appena sufficienti al consumo interno. Il suolo ed il clima devono affezionare gli Istriani più all'olio ed al vino che alle altre colture. Còsi questo -secondo Annuario della Società istriana quantunque -incompleto in alcune parti riesce prezioso a dimostrare eolle cifre i bisogni .veri di quella peuisola e del sue isole, bisogni ai quali con lodevolissima gara vanno prevedendo la Società agraria Istriana, i Comizi ed il Ministero austriaco di agricoltura. G. Rosa. TIP. DI GIUSEPPE TONDELLI. NICOLÒ de M ADONIZZA Redattore.