Poštnina platana v gotovini Sped. In abb. post. II. gruppo UREDNIŠTVO IN UPRAVA : Videm, Via Vitt. Veneto, 32 Tel. 33-46 — Poštni predal (Casella postale) Videm 186. — Poštni čekovni račun (Conto corr. post.): Videm, št. 24/7418. SLOVENCEV NAROČNINA : Za Italijo: polletna 300 lir — letna 500 lir — Za inozemstvo: polletna 600 lir — letna 1000 lir — Oglasi po dogovoru. Posamezna številka 25 lir Leto IX. — Štev. 16 (182) UDINE, 1. - 15. OKTOBRA 1958 Izhaja vsakih 15 dni Ancora oggi come ieri nelle nostre scuole Il 23 settembre, nella rubrica «I lettori ci scrivono» del Messaggero Veneto, Gianfranco D’Aronco espresse il suo pensiero su «Autonomìa e Materie d’insegnamento». Gli intendimenti del noto docente universitario udinese ci trovano consenzienti ; ma vorrem mo, non in polemica, bensì ad integrazione di quanto da lui scritto, aggiungere qualcosa. Egli dice: «Da qualche anno, sotto l’influsso degli studi di filologia e di linguistica, la opinione pubblica non guarda più con aria di diffidenza e di disprezzo alle lingue — minori — e ai dialetti. Ormai solo tra la gente meno provveduta è diffusa la persuasione che i dialetti siano la corruzione della lingua di maggior prestigio, quasi cenerentola cui non si debba badare. Persuasione che va sempre più rarefacendosi con moto uniformemente accellerato, come avviene fra il popolo quando crolla un idolo a poco tempo prima indiscusso. La rovina è rapida e diremmo naturale». Tutto ciò è esatto ed è sottoscrivibile da tutti i non prevenuti; ma è pure interessante determinare ad opera di chi, per interessamento di chi, sia andata diffondendosi, in un passato non remoto, l’opinione del disvalore dei dialetti, delle lingue — minori —, delle parlate delle minoranze. Coloro che pretesero di piemontesizza-re la penisola andando contro i valori tradizionali, gli unitari ad oltranza, i nazionalisti, i fascisti violenti e miopi si misero, tutti, gli uni. dopo, gli altri, al servizio di una stupida causa per disancorare gli italiani da quella terra in cui erano nati, da quelle tradizioni locali e regionali che contribuiscono a dare un senso all’esistenza; sembrava loro opportuno fare ciò affinchè restasse unico, dispotico valore, quello delia patria nazionale; e non si accorgevano che il valore della patria non è qualcosa che trascende la ricchezza degli apporti molteplici che vengono dalle singole regioni, bensì è proprio qualcosa che di questi stessi apporti vive. La lotta contro l’accentramerrto nazionalista, da un punto di vista generale, è stato vinto in Italia sul terreno politico quando nella costituzione è entrato il riconoscimento delle autonomie regionali; ma è ben doveroso e anche doloroso ammettere che duro è il compito ancora di chi vuole veramente applicare la costituzione: si tratta non solo di vincere i pregiudizi nazionalistici di tutti coloro che, sul piano politico amministrativo, si sentono impegnati a creare difficoltà alla realizzazione dell'ente regione, ma si tratta anche di ricavare dal regionalismo, ormai entrato nella costituzione, tutte le logiche conseguenze sul terreno della difesa delle minoranze linguistiche e su quello delle istituzioni scolastiche. L’art. 116 della vigente costituzione italiana suona cosi: «Alla Sicilia, alla Sardegna, al Trentino-Alto Adige, al Friuli-Venezia Giulia, alla Valle d’Aosta soho attribuite forme e condizioni particolari di autonomia, secondo statuti speciali adottati con leggi costituzionali». La prevista regione Friuli-Venezia Giulia, a differenza delle altre, è però ancora piuttosto lontana dall’essere realizzata! Interpretando a dovere l’articolo su citato, ci accorgiamo che la regione speciale non partecipa affatto alla formazione del proprio statuto in quanto quest’ultimo le è concesso con le°ge constitu-zionale; però, a differenza delle regioni non speciali, che elaborano da sè il proprio fondamento statutario in base alle norme generali del titolo 5.o parte 2.a della costituzione italiana, lo statuto della regione Friuli-Venezia Giulia potrà derogare a dette norme così come vi derogano quelli della Sicilia, della Sardegna, del Trentino-Alto Adige, della Valle d’Aosta. Siccome dunque lo statuto della nostra regione sarà elaborato del parlamento, è evidente che la portata del- l’autonomia del Friuli-Venezia Giulia dipenderà dalla buona volontà dei senatori e dei deputati del parlamento italiano, giacché (da un punto di vista teorico che potrebbe però essere quello concreto dei monarchici, dei missini, dei nazionalisti in genere) la specialità dello statuto della nostra regione potrebbe consistere proprio nel negare a quest’ultima qualcuna delle funzioni normative che sono riconosciute alle regioni non speciali; sappiamo benissimo che ciò potrà essere almeno tentato da qualcuno con la solita retorica del «Friuli sentinella armata della Patria», della necessità di un «baluardo' posto a difesa della civiltà latina contro la barbarie orientale» ecc........... E che ci sia questo pericolo, almeno per quanto riguarda la funzione normativa in materia di scuole, è già stato rilevato da Gianfranco D’Aronco nell’articolo sopra citato; dopo aver constatato l’ampiezza, sul terreno dell’istruzione, delle funzioni normative concesse alle altre regioni a statuto speciale, il noto professore osserva che, nel proggetto di statuto friulano elaborato a cura del partito di maggioranza, manca, tra le materie attribuite alla facoltà legislativa della futura regione nostra, la istruzione elementare e media. Che si tratti proprio di dimenticanza? Il D’Aronco lo spera, ma noi ne dubitiamo; siamo infatti propensi a pensare che ci si preoccupi di eludere in questa maniera il problema della difesa delle minoranze linguistiche, e di coprire con il- f-:■ stuono delle fanfare nazionalistiche l’armonia composta della villotta friulana, gli accenti originali delle »narodne pfes-mi«. E’ ben chiaro infatti che la difesa delle minoranze linguistiche è connessa con il problema della scuola, della entrata in essa delle pariate locali. E così, pur riconoscendo che la lingua ufficiale della regione dovrà essere quella italiana, auspicchiamo che i cittadini italiani di lingua slovena e di lingua tedesca abbiano il diritto di usare le loro lingue nei rapporti orali e scritti con le autorità giudiziarie ed amministrative. Questo diritto diventerà però operante solo allorquando, magari su richiesta degli interessati, e quando questi superino un certo numero, l’istruzione nelle scuole pubbliche sarà impartita, oltre che in italiano, anche nella lingua materna degli alunni. Affidare alla regione Friuli-Venezia Giulia la funzione legislativa in materia di istruzione elementare e secondaria significa quindi non solo risolvere il locale problema della formazione professionale dei nostri giovani che troppo spesso oggi emigrano, stagionalmente o per periodi di durata indefinita, come manovali, come operai non qualificati, ma significa anche mettere i figli dei cittadini italiani di lingua slovena o di lingua tedesca nelle condizioni di imparare ad esprimersi correttamente, oralmente e per iscritto, in due lingue diverse con evidente vantaggio per la loro vita di lavoratori e di cittadini residenti in zona di confine. L’istruzione deve essere impartita anche nella lingua materna oltre che in quella italiana: questa la nostra aspirazione, il nostro desiderio più vivo, quel desiderio, quell’aspirazione in cui concordiamo con il professor Gianfranco D’Aronco. Da una parte l’opportunità, la necessità della conoscenza dell’italiano non vengono di certo ad essere messe in dubbio e dall’altra si consegue il prezioso risultato di difendere la cultura friulana dal pericolo, non solo ipotetico, di un tramonto pieno di malinconia. Sappiamo benissimo «che l’area di diffusione del friulano si va sempre più restringendo, insidiata a occidente dal dialetto veneto e a oriente dalla parlata triestina» (Mario Tommasin in «dialetti e insegnamento» — Messaggero Veneto del 30 settembre); ma ciò non deve (Continua a pagina 2.) MOTIV IZ CEDADA (Foto Magajna - Trst) 0111 II un M »I Hlinili H III, IIl III II,,,:, ...... MMOMH ............... „,l, Movi statut za evropske rudarje Mi furlanski Slovenci imamo veliko število rudarjev (minatorjev), pa čeglih ni pri nas nobenih minier. Največ naših emigrantov v Franciji in Belgiji dela v rudnikih. Vsi mi vemo po tem, kar nam naši rudarji povedo, kako težko in na°o-barno je delo v rudnikih. Zadnje čase so se pa poslabšale razmere v rudnikih. To velja ne samo za naše slovenske rudarje, ampak za vse druge rudarje v zahodnih državah Evrope. Razni evropski rudarski sindakati v Belgiji, Angliji, Nemčiji, Franciji in drugih državah se borijo, da bi izboljšali socialni in ekonomski položaj evropskih rudarjev. Ena izmed glavnih in najbolj vplivnih sindakalnih organizacij v Zahodni Evropi predlaga neke vrste »statuta za rudarje«. Zato da bi vedeli, kaj bi morali naši minatorji doseči, pišemo v našem listu kakšen naj bi bil ta statut: Tisti minatorji, ki delajo pod zemljo, bodo delali samo pet dni v tednu po sedem ur ali vsega skupaj 35 ur na teden. Tisti pa ki delajo pri minierah na vrh zemlje bodo pa delali 40 ur na teden. Garantirano bo, koliko mora dobiti vsak minator na leto plače in sicer ne bo smel dobiti izpod te najnižje plače. če postane rudar zaradi dela v rudniku invalid, ga mora podjetje zaposliti v rudniškem podjetju na drugem lažjem delu. Rudarji, ki delajo v rudniku v težkem delu na dnu jaškov (pozzov) morajo biti oproščeni od vseh davkov na plačo in od vojaške službe. Rudar, ki dela pod zemljo, mora i-meti štiri tedne počitnic (ferij), tisti pa ki delajo zunaj rudnika na zemlji, pa i-majo pravico do treh tednov dopusta. Pravico do penzije ima rudar, ko postane star 50 let in ko ima za sabo vsaj 20 let dela v rudniku. Tisti, ki pa delajo na vrhu, morajo delati do 55 let starosti. Letos oktobra bo kongres rudarskih organizacij vse zahodne Evrope. Na tem kongresu bodo odobrili določbe novega statuta za rudarje, kot smo jih navedli. Najbolj so se kregale posamezne sinda-kalne organizacije med sabo zaradi določila, da bi se zmanjšal delovni čas na 35 ur dela na teden pri isti plači. Zdi se, da tudi glede te točke ne bo posebnih težav, ker so lastniki rudnikov zaradi zastoja v prodaji tudi na tem stališču, da naj bi rudarji delali samo 35 ur. Zaskrbljeni goriški trgovci Obmejni promet je rešil goriško trgovino iz hude krize, ki bi bila sicer zadavila vrsto goriških trgovin. Vsak mesec prispe iz Jugoslavije povprečno okoli 50.000 ljudi iz obmejnega pasu, ki prinašajo svoje pri-celke in kupujejo zanje v Gorici vse vrste blaga, v zadnjem časa je pričel ta dotok usihati. Med trgovci je to pojemanje povzročilo precejšnje vznemirjenje. Do tega je prišlo, ker so v zadnjem času premnogim prebivalcem v obmejnem pasu zar padle stare prepustnice. Obnavljanje prepustnic zahteva pri vsej dobri volji oblasti na obeh stranen precej časa. . i. > . .