ORGANO DELL* UNIONE ANTIFASCISTA ITALO-SLAVA PER 1L CIRCONDARIO DELL* ISTRIA C'i IN QUESTO NUMERO POTRETE LEGGERE : 1. pagina: a) Sul fondo paghe E) Srsteriiii ricattatori c) 1 raostalgiici dei bei tempi 2. pagina: a) II Fronte in ahito alie cooperative b) I Fe mu ! a/inne socialista c) Discfai volanti 3. pagina y a) Con dodici uomini Nagbib liberó l’Egitto b) Primo giorno a Parigi c) Folclore oaporlistriarlo 4. pagina: a) Notiziario sportivo D ¡.razióme Reidaziane — ammilirti. Via ’Sanitario 26 - Caipodtetria tel. .170 ANNO V. No. 257 Capodistria. Lunedi 25 agosto 1952 5 Din. - 10 LIRE ABBONAiMENTil: T. L. T. Zona Jwgcsïava e nc-Ma R. F. P. J. ‘Anino din. 250.— isem. din. 130— iSpeid. in ic. c. postale. SOL FONDO PAHNE U gu adaguo del ooRettiwo di laboro dipende dalFutile netto da es-«O realizzato. Ma Fazienda, geslita dal eollettwo, è proprielà défia eo-cietà e perciô la prima deive ,assu-mere anche dei doveiri precisi verso la seconda. Ogni azi en da è tenuta a raggiun-gere una pires tatoili ta quota d’aecu-muilaziorae. Taie (quota è sipeeificata in 'Oigni singólo caso. Cosí prendíanlo ad esempio una azienda che alibi a previsto per 1’ accumiulazione F am-monitare del 525 % dell fondo paghe. Ció significa che se il Sondo paghe délia azienda per lie ret ri hnzioni dei lavoratori avrà urna corasisteraza, met-tiamo il caso, di 2 milioni di din. alFaiino, la quota d’aceumulazione ammointerà a 10,500.000 dira. In altre parole : Faocumiulaziorae deve essere di 5,25 volte maiggiore del fondo paghe e cioè 2,000.000 x 5,25 --= 10,500.000 din. Il ealciolo è semplice. I, accuimulazionc, o eocedenza del prodotto, è qui nd ¡ quella parte di valore délia prodiuziome, ¡che il ool-lettivo ha realizzato senza per (essa esserne retribuito. Diremo pierciiô che l'aecinnulazione puô defitnirsi corne introito dell'azienda. Nel nostro caso quest introito è piaimificato in base al 525 % del fondo paghe, ossia in 10,500.000 din. GM introiti delFazienda si possomo perianto d i videre in due pa rti : la prima per le nécessita soeiali délia comunità, la seconda per le nécessita del collettivo di Iavo.ro. La seconda parte, quest’arano è relativamente minore porche la prima va a favare (e perciô è più grande) del Compilelamento degli ohiettivi chia-ve. La prima parte degli introiti del-Fazienda viene ceduta iin forma di contrihuto soqiale e tasse al hílamelo preventivo. L’azienda cede il suo oon-t ri h n t o sociale nelU’aimmoratare men-sile delle retribuzioraii ricevute ’dal personale lammimistrativo e dagli opérai. Rifacendoci all’esempio sopra riportato, il coratributo sociale — vale a dire la prima parte degli introiti — délit’aizienda in parola am-momterà al. 450 % del fondo paighe. Ció significa che se Fimpreea paghe-rà agli impiiegati e agli opérai le re-tiriiibuzionii mella miisura di 2 milioni di din. complessivi, il 450 % di taie somma e cioè 9 milioni di din. sarà cediuto allô stato quale contrihuto sociale. Poasiamjo dire anche: 1’azi,erada ideve daré un coratroibuito sociale che è 4,5 volte maiggiore del fondo paghe, cioè 2,000.000 din. X 4,5 = 9,000.000 dira. Délia seconda parte degli introiti dispone 1 iberamente il Consiglio opéralo ideiH’impresa per i miglioramenti del processo produttivo, per le retri-huzioni ed altro. A questa seconda parte degli introiti idiciamo : utile deill’azienda. Non tutto quindi Futile ipotrà essere úsalo per Faumento délié paghe, ma solíanlo una percera-tuale che verra staihüita esattamente in segiuito. Inoltre questa parte di utile verra soggetta alla tassaziome. Il piano sociale stabilisée si il forado paghe, ma ciô nonostante Futile ireaie guadagnato dal collettivo e dai simgoili potrà essere maggiore o minore del forado paghe planifícalo. Esso dipendcrà esehisivamente dalla migliore io peggiore gestione delFazienda da parte deil suo collettivo. Il .guadagno, quindi, aumenterà in po-porzione all’aumento delle retribu-zjoni, nel caso il oollettivo realizzi i compitii pianiñeati. Il gu ad aguo sairà minore iravece, se il collettivo non vaggiungerà Futile netto, prescritto dal piano. Tultavia anche in tal caso il guaidaigrao reale non sarà interiore aile paghe minime. che vemgomo assicuratè dallo si a -to ad ogni singolo laivoratore. In questa eventualità sorgerà il diibhio se il collettiivo ahhia gestito Fazienda giustamente o memo. Perciô lo stato, in simili casi, nommera una commis-sitme incaricata di mvederc la gestione e, ira base ai riisraltati di taie oómírollio, potrà essere imposta all’a-zienda uraa direzione ooatta. Da quanto sopra detto, possiamo rilevare che la fissaiziorae del fondo paghe e in coraseguenza délia quota d’aiocumuilaziiorae c delFammiontare del contrihuto sociale, stimula automáticamente il oollettivo a ricerca-re, nel proprio intéresse, lut te le vie e i moidi possihili per aumentare, Feif-fetto del laivoro e diminuiré i eosti di. produziont', poiichè il guadagno e il contrihuto sociale possono mutia-re, ma non ipuô mutare il loro rap-porto, cioè il percerato stahilito. E’ questo, apputo, che dà al collettivo la possibilité di aumeutaire il guadagno eiffettivp, qualura operi in base ad un principio di buena economía e consideri non solo i vantaggi del produttore, ma anche quelli del cora-sumatore. Questo è anche Fintendii-merato del nostro sistema eeomomiieo. Il fondo paghe, stahilito dal piano, pone quindi le coradizioini da cui diipende il guadagnio del collettivo. La banca, presso la quale Fazienda tiene il proprio conto, possiede gli stessi dati dell’azierada e relativi agli introiti netti, il forado paghe e il con-trihuto sociale piamifieaitii. L’azienda è tenuta a versare lutta Faccumula-zioue su un cora.to spéciale in banca. L’azienda préleva anche ogni mese, a parte, il deraaro liqraido neces-sario per coprire le necessità delle reírib'izioni al persomalle. Nello stes-so tempo deve versare anche il eor-rispondente eoratiributio sociale. In tal modo la banca ha ogni possibilité di eontrollare se e come Fazienda fac-cia fronte agli impegni piaraificati e, in baise all’intnoito netto, computa Fammomtare del fondo paghe che spetta alFazierada stessa F. B. IL PROBLEMA DI TRIESTE NELL' INTERVISTfi DEL MflRESCIflLIO .TITO fil GIORNMISTI TURCHl LA NIIGLBORE SOLUZiONE SABEBBE UMCOIBBOaWBEilO I rapports fra il nostro paeso e Sa tesrohia in costante migSioramento II Mareseiallo Tito ha confermiato mierooledi acor,so che la migliore eo-luziibne del problema di Trieste é quella da lui stesso suiggerita con la proposta del 29 fehhraio scorso, su una aimmiraistrazione in condominio d«l territorio idi Trieste tra Jugosla-via e Italia. Egli ha fatto questa di-chiarazione nel corso di urna intervista eoneeesa ai giorraalisiti turchi che iStarano effettuarado un v.ia'ggio at-traverso il raostro paese. Alia d«marida dir un rappresenlan-te della stampa turca, il oompaigno Fito ha cosí risposto: «Questo problema é per noi poco piacevole perche si protrae sin dal 1945. 11 problema triestino é per noi particolar-mente spiacevole, anche per il fatto che e oggetto di una inaudita campa-gna contro il nostro paese da parte della stampa italiana. Valutando la necessitá di migliorare i rapporti anche in questa parte dEuropa, tra i due vicini, Italia e Jugoslavia, noi qbbiamo fatto una proposta per la soluzione del problema di Trieste. «Riteniamo che la migliore nostra proposta sia quella del condominio. Abbiamo presentato questa proposta — ha continúalo il oompagmo Tito — perche reteniamo sia molto difficile giungere ad una divisione, in quanto Vitalia non vuole in alcun modo comprendere che anche essa deve sacrificare qualcosa, e non del suo. Da parte nostra una tale soluzione e inoltre insoddisfacente perche noi siamo contro la divisione. Questa e per noi molto piii sfavorevole del condominio. A priori non siamo contro una spartizione che non danneggi i Era da aspettarsi Dopo aver assistito al processo farsa, inscenato per i membri del consiglio direttivo dello ex Partiio d’A-zione (nella cui sede in via delle Zu-decche 2 a Trieste era stato rinve-nuto un vero arsenale di armi, di munizioni ed esplosivi con gli arti-fizi relativi) processo che ha offerto la bella opportunità ai dirigenti dei üiindacati gialli — compresi fra quei membri — di appárire hei coríi e lunghi metraggi ammanettati ed in catene quali «martiri della indómita italianitá di Trieste», processo farsa conclusosi con la piena assolu-zione dei membri stessi, alia cui NOTIZIE DA TUTTO ÏL MONDO L’AJA La Corte Internazioraaile di Ghistizia delTAja promunzierà il 27 agosto il verdetto sulla controversia franco-americana relativa ai di-ritti dei cittadini aimericarai ira Ma- BAKERSFIELD — Due persone sono morte e 32 sono rimaste ferite ira iseiguito al terremoto che lia col-pito la cittadina di B.aikersfield. Anche a Los Angeles è stata avvertita una scossa, che non ha provoeato d'auni. —o— PARIGI — I coimmisti francesi lasciano capiire oggi che il capo del partito, Thorez, potreibbe rieratnave presto dopo due anni di cure e di riposo nelFURSS. «insaputa» si era costituito e funzio-nava quel ben rifornito arsenale, ap-pariva logico ed intuitivo che non poteva svolgersi diversamente il processo inscenato per la medesima caúsale a carico dello ing. Darío Doria, nella cui casa sono State rinvenute solamente 3 mitra «Breda», tre fu-cili e due pistóle. lnfatti anche V ing. Doria figura fra loro che a Trieste «spasimano d’amore per Vitalia», essendo egli presidente dell’Assindustria e puré lui «ignorava l’esistenza nel proprio domicilio» di quei gingilli coi quali il figlirístro, Puch Wurmhrandt, a-mava trastullarsi e che nascondeva alia vista del «pater familias» quan-do quesli, dopo aver ripetutamente bussato alia porta e ricévuto il sacramentóle «avanti», peiiefrava nel suo privato appartamento. Questo e stato dichiarato, sotto il vineolo del giuramento, davanti la Corte suprema militare alleata, dal-l’imputato ing. Doria e confermato dai testi da lui citati. La chata Corte suprema era pre-sieduta dallo stesso giudice che ha mandato assolti i snddetti membri dell’ex Partito d’Azione, percio egli, magistrato esemplare, non poteva u-sare due pesi e due misure. Lo stesso giudice, anni addietro, ha affibbiato 18 mesi di carcere, (scontati fino all’ultimo giorno) ad un’ex ufficiale partigiano al quale era stata rinvenuta scarica la rival-tclla che egli conservara come ri-cordo; vía in questo caso non si trattava di un irredentista italiano che atiera stramaledetto e combattu-to contro gli inglesi, e quel giudice «imparzialev e appunto inglese. nostri interessi nazionali ed econo-mici. Noi siamo contro la divisione del territorio di Trieste, come essa e voluta dall’Itaiia e percio abbiamo proposto il condominio, in quanto riteniamo che una vomune ammini-strazione di Trieste ogni tre anni, o per un periodo di tempo piii breve, rappresenti una prova della possibi-litá di collaborazione tra due pqesi vicini, che. rimarrahno per sempre uno vicino all’altro. «Noi rimarremo qua dove ci tro-viamo e non pensiamo di trasferirci altrove Gli italiani, pensó, rimarran-no sul posto che attualmente occu-paño. Dato che ci troviamo vicini, dobbiamo avere qualche rapporto che, se non sará buono, sará cattivo, e questo costituirá sempre un foco-laio di pericolo. Percio abbiamo pen-sato che Vitalia non sacrifica nulla accettando il condominio, che. puo contribuiré alio stabilimento di buo-ni ed amichevoli rapporti tra i nostri paesi. E’ difficile giungere a qualsia-si ultra soluzione e questa non potra essere definitiva, e sará sempre un motivo di attrito. Cío non significa pero che escludiamo una qualche al-tra soluzione. «Riteniamo che il problema di Trieste — ha eorackiso Tito — non sia il piii importante problema del mondo e che oggi la queslione piii importante sia la difesa della pace nel mondo. Con una reciproca collaborazione amichevole tra Italia e Jugoslavia, potremo contribuiré molto al rafforzamento del fronte della pa- cc.a I rapipreseutantii della staimpia turca hanno rivolto al compaigno Tito numeróse domarade sulle prospettive della oollaiborazione económica e cultúrale tra i due paesi. II compagno Tito ha corafenmato che tra la Jra-g o si avia e la Turchda si é verifícalo um sostamziaile migliioiramento dei rapporti ,in ñame degli interessi eornuni dei due paesi per quanto r¡guarda la difesa della loro indiperadenza. Di-mostrazioni del migliioramento dei rapporti turco-juigoisllaivi sorao le re-cipirdche-Áiisite dei rappresieratarati dei due paesi. 1 Ura giorraailista ha ppi' chieeto al compagno Tito se sia da altendersi nel proissimo aiwenire una aggressio-ne in questa parte (l’Europa. «Noi non ci aspettiamo questo — ha risposto il compialgno Tito — perché ci siamo preparati e perché ab- biamo preso tutte le misure necessa-rie affinché uhaggressione non sia possibile. Non dobbiamo temere un UttaccQ se gli uomini sono pronti e técnicamente preparati.» Circa la posiziome del nostro paese nei confronli del piatto atlántico, il compiagno Tito ha detto che essa rimane quella del pasisato. La Jugo-Éilaviia é sempre stata contro Tingres-so nelFalleanza atlántica. «Noi pero ha soiggiunto il MiaresciaMo —- non siamo contro iil fatto che i paesi oc-cidentali si organizzino alio seopo di difendere la pace e la loro imdipein-denza.» il: . iHiliRr fÍ|WÍ«HÍÍtl! '■ r? ¡W w* &. k ■ , accennate da don Dagri nell’articolo pubblicato da «Vita Nuovas) il g. 3 corr., é che «la dot-trina puo essere fatta soltanto in chiesa e soltanto dal sacerdote». Evidentemente don Dagri, «reverendis• simo párroco» del sindaco Bartoli, riferendosi alia «dottrinayi, ricorda con nostalgia i bei tempi quando — con l’entuasiastico consenso e previo suggerimento dei vari arcivescovi e vescovi Margotti e Santin, dei vari amministratori apostolici, Sirotic e del loro seguito — il fascismo aveva severamente proibito anche nelle chiese ai sacerdoti slavi l’insegnamen-to della dottrina cristiana nella lin-gua materna, ai ragazzi slavi. Ricorda con nostalgia i bei tempi quando venivano sírappati dalle manine dei bambini croati e sloveni della diócesi di Fiume, di Trieste e di Capodistria i piccoli compendi della dottrina cristiana, stampati nella lingua appresa dalle loro mamme, e quando i sacerdoti croati e sloveni, che avevano distribuito quei compendi, venivano generosamente dosati di olio di ricino, incarce.rati ed inviati al confino cli polizia, senza che il mondo catíolico inorridisse per tutto cib. Quelli erano i belli c felici tempi in cui «la situazione política» era caratterizzata dalla «intelligente collaborazione fra la Chiesa e lo Stato fascista», come scriveva nel suo numero del 18. 5. 1938 «11 Piccolo di Trieste», tessendo le lodi del vescovo Santin. il cui opéralo era «in piena corrispondenzan con quella si-tuazione política. Un corollario di quei «belli e felici tempi» si ha ancora oggi nella «Italia dei Santi e degli Eroiyi (cosí definita in questi giorni da Alcide De Gasperi, uno dei suoi piii auto-revoli rappresentanti) dove nella Be-necia, abitata dagli sloveni, grazie alia «intelligente collaborazione fra la Chiesa e lo Stato democristianoi) e. con Ventusiástico consenso delf’ar-civescovo di Udine mons. Antonio Nngara (uno dei tre fratelli che for-niano la «framassoneria» del Vaticano) il governo «democrático» di De Gasperi ráela la distribuzione ai ragazzi sloveni del compendio della dottrina cristiana nella loro lingua. II neo mons. Dagri chiude la sua requisitoria contro le «potestas teñe-hrarumtt della Zona. B e della JSuova Jugoslavia, con i seguenti interroga-tivi: «La causa di tutto cib? II fascismo di mons. Santin? Ma allora perché la persecuzione non imperversa soltanto nella zona B, ma anche nella Jugoslavia? Perché, ad esempio, l’aggressione contro il vescovo di Lubiana?» A parte il fatto che la pretesa «percesuzioney> é stata categóricamente smentita dagli stessi sacerdoti in cura d’anime nella zona B, don Dagri, ponendo quegli interrogativi, segué l’esémpio di padre Zappata il quale, come tutti sanno, «predicava bene e razzolava malev poiché egli nelle sue prediche certamente affer-ma che «il vescovo é legato al Papa come furono gli Apostoli a Cristo» nel mentre, attraverso quanto scrive per «Vita Nuovay>, vorrebbe far ap-pariré una netta distinzione fra lo-perato fascista del vescovo Santin e quello del Papa per quanto concerne la situazione política religiosa di questa Regione, i cui riflessi si ri-nercuotono necessariamente sulla Nuova Jugoslavia, ai cui popoli si sono ricongiunti i nostri che hanno soferto le peggiori conseguenze del fascismo. Nel nostro numero precedente, dopo aver fornito le prove delle colpe e responsabilitá del Vaticano, ag-piimgevamn: «il Vaticano che, attraverso i suoi piii autorevoli rappresen-tanti, in pieno accordo e complici del fascismo, ha seminato persecuzioni, rovine, oppressione ed odio razziale fra le genti qui conviventi, raccoglie oggi i frutti del suo mancato intervento in difesa della giustizia e del-l’operato fascista dei suoi arcivescovi e vescovi.» Tutto cib a prescindere dalle spa-ventóse colpe e responsabilitá in cui é incorso il Vaticano stesso, attraverso gli atteggiamenti e l’operato dell’arc. Stepinac e del vesc. Raiman, clip, non formano oggetto della nostra disamina. II Fronte ¡o aiuto delle cooperalivB La *bottegai deve divenire solo un mezzo sussidiario nell' ait ivita' sociale Ci sono aneara -d-e-i -compagmi ne> COME VORREMMO I CAMERIERI DFCLI ALBERGHI MENTHE UMAGO SI BINNOTA II suo circolo italiano dorm® Le casse di birra fauno bella mostra di sé nell' atrio dell' albergo e gli ortaggi mancano gli organi c-o-operaf-ivist-iicl inferiora ’ che ¡non hanno idee icihiare sur fini che la cocperativa pe-riseg-ue, siul suo compito foindamentailie te quali problemi isla mecessairio riisolvere in: es-sa. Ne comsegiue -che tali elementi si trotino méill’iimíbarazzo qiuanido la «ibotagai» (rai,véndate, delila coo-peirati->va) meta ¡copre le is-péis-e- dii -(regiiai-JAiJiri .alMiriitura, -q-uiar.iio most i» Itrciv-aina Idii f.rionlte .al problema de-lia Dctpemiuira .delle ap'eis-e di magias -e le pcighe disil peirsonale ¡dalla cibotegai», slamo quíimdi assiounaitse, ¡riima-nig-dino .párimalmemite- ¡s-odidiisfa-ti. La cope-rltura delle ¡sipese- di' regia delila Kcb'Ot-eigEW- é -uin fatto seinz’a-ltro ■importante peir lo -siviluippa de-lia cooperativa, ccim’é importante e positivo -anche il falto che coloro i q-uali cnoin rieisicoin-o a -c-oipfii-rile, se -ne preciccupiin-o. Tale ipireoice-upa-ziome n sen-za -ripos-o, s-’imif-ralnigcino is-u-g-li sc-ogili mant-enerado il iSiuSBcr.ro della spiuima simSe a quello di un me'taiilo rovein-te tuffaro neH’acqu-a, idopo ura. le-tîugo làüifsitb sedoiii, ,si aiv-via- a ri-pr-erjd'3-re l’antica prosperi-tà. -S. A. ce-lerando i tempi -più itardi, Aillo-ra sarà dat-o fu-oico- a tiuifte -1-e batterie. Ma -un tale metodo -di lavoro- non è -dei miigil-iori -e .l’eispeirieniza ce lo coin-ferma. DA -OITTANOVA Le organizzazi-oini ,di massa non atitend-on-o- co.n le mani i-n mano la c-ciniclusiioine idiell’emu.l.aizi-ome precon-gr-eissiuale. Tutti gli isf-onzi is-ono tesi alla preparazio-ne del materiale per la «Česa delil a -cultu-rai». Alla £orn,a-Ise -«¡Liberatè/», ira Vaille dei Quieto gli operai hamrao giià effieittu-aito 300 ore v-oio-ntarie per la pr-qparaiziorae della calice e dei mat-torai, giraituiita-me-nte. I ime-mbri idiell fro-nte sii sono -im-peginaiti idi -efifieittiuare -uraa gicnnata lav-orativa iclaisicuno per lo- s.cav-o del-la salbbiia, l’alppras-taimenlto delle- pi-e-tr-e- -eld altlrii lavoiri. Sono. State eise-gu-ite s-inora coimpl-essi-vam-enite 200 or:{* che avrelbbe-ro potrato esser moite- id,i più, se i’.Ufficio ProgeHi -di Fiium-e avesise rimeiss-o ira te,mpo utile- al C.P. C-omuraale -il proge,tto del-la ©ostrauzio-ne. 1 pesicateiri della «iSardella» hanno I paren degli scienziati e quello di Giacomino DAI REGISTRI DELTREBUNÄLE E DEGLI AFFARI INTERNI L*eterogenea oilività di lia gruppo di contrabbqndieri Inis-oilïta.falla iheirmle-discorso -nella sata fgran-de ide!-pejlaizižo ' di Giudizia. Taie îiniteresisie -ara -ca-uis-ato -dalla comparsa ¡sul banico d-agli ace-us-ati di un gruppo ,di 12 pensóme, -lutte da Ca-podiiisltiria (,fra le quali -un-a figura n-o-tia, Biizzsmeiü-o Liteno) à-mp-utate-di eoint-raibbamdo. Il gruippo dei ©oratra-bbamidieri era ooEitiiiiuit-o- da T-o-tt-o Giorigio e Pietro, Minea Pi-atro, Sandrin Francesco, Mora-aro Mario,, Des,ira-di Francesco. Sandrin Anitomio- e Burliin-i Nicoiló (laititantie-), tutti pescalt-oiri, -i q-uali -daá 1-949 al 1952, per i-ncarioo di Piiziz-arellio Libero, trasporitavan-o in zona A, nals-coBti nolle hanche, ártico! i- et erogeni, varianti dai ms-talli colorati, al materiale fotográfico, dalia valuta — ai -genieri alim-eratari, e ipers-ino . . . tre bi-gi somarcllli i-striarai, Il volume deg-l'i «affari!» de-lia banda, sinora accertato, ai aiggiira . sul mili-ene di dinar-i, eo-mma che in realtà è molto isuper.io-re. 1,1 Tcitto Gioir-gio e la Stef.fé Pama sono inoltre imputa-ti di aive-r ,organizaste la í-uga in zona A di certa Klun Giuistiin.a, la qu-a-le corrispcso ■loro 10.000 diñar!. Li Minea Pie-tío (.che 6 ,1 aullante) 'a ¡siua- volta foce fuiggire con la -prcip.ria ilmbaifcaizic-ne due- iraig-aiaae, dalle qiua-l-i r.icevíijte ti comiperaiso ipaiituito ¡dli 25.000 diraari, un o.rokng.i-0 ad un a-nello, id’oro. Dcito idhe tale «tt-ii-vitá» era moho radiditiziia., il Tollo Gis,rigió isi: aceo.-,dó con -ura -irop-'cigato póstale per Irrte -esipaitiriiaire, di-eitro leoirapsnS'O di 15.000 -din. in zona A, ¡ma, alllat-to d-ella fuga, ¡i diñe ¡fu-romo arrestati e c-cisi la banda vemirae sicciperta. Su Pilzzair-ello Libero i-nfine grava l’accuisa di -®var ic-oratralbiba-ndato in ¡árale oír vivo, è precipitólo al siuolo ragigiiuin-gerado coisi ugiualme-ntié lo sc-opo. zciraa A 300.000 dinari che cambio c-oin il -r-apipo-rte di din. 100 pe-r 130 lire. D-opo la 1-e-ttura del volumino-so doissiieir d’aicicusa, il pres, del tribunate -ha im-iiziato lHinterrogatqrio del T-oltito Gioirgiiio. C-oisitiui -ha riconosciu-.to og-nl -iimputaai-oirae mossagl-i, relttifi-canid-o peiro al-c-.uine diichiarazioni fat-t-e in iisit-riu’tlto-ria, ooraic-e-rinenti il gua-dagno ricaivato com i,l -contra-bbando d-eglii aisirai, tsommesse risate fra il puibbiliic-o), ncrache sul nume.ro dell-e u-ova «iproisciiuititi coinitralbbaradati peir conto della Gu-njac. Il presid-e-ate gli ha pasta alciurae -d-o-mande in questo sen so e l’iimputato ha risposto: «1-asemo,», laggiun-ge-nido fra se: «ovo piu ovo memo, unto la f.regad-ura la cia,po lo steisso-». In seguio seno stafi interrogati Sandlin Francesco, Mona-ro Mari-o, Toibo Piictrov Gunjac Giovarana e-d | aitri -e la is-econda udienza avra luo- j go stamane. Oue suicaeii Poža.r Giuseppe, da Buie .si é to-l-to la vita. Egl'i -é State r.invera-uto i-mipiccato. nel -suo appart-amenlto. ÍN-ulla di preciso isii isa -ancora s-ullle causa che -hanno de-te-r-miinafo il folie- ¡gesto, ma isembra ¡che i,l Požar si sia- isiuifcidait-o p-eir questi-o-ni fa-mi-gli-ari. Egl-i aveva it-e-ntato giá d-ue-vol-te di ¡uicciideassi. * Anche- ,Bo-rdom Roicco, -eperai,o- di Portoiroise, ha pois-to finie ai suo,i giorni ar-rampicainidoisi a-d un- palo d-ella iliuic-e pe,r togli-ar lia -viita coin una islciamica el-ettric-a. Il diisigiraziato, CONDAÜÜATO Sdlieri Hiuseppe Dinmainjzi al Gi-uidizio di Riravio, de-1 Trib-uinale Poipclsire Cinconidarrale idi Capo-dú-t-nia é ¡sta-t-o diBc-uisiso i! caiso SoMeiri. -Coim’é no-to rimp-utaito ■era sihato aasolt-o -d-ail itir-ibiuin-aLe di I. grado- -a Biuie -dalil’ilmpiuitazi-Orne d-i avar svo-l-to atltivitá prapaga-nidis-tica antipopolaíe, isiu ¡direttiv.e d-el centro d-i isipiora-aigigio .coiminfoirmiis-ta -di Trieste. I .gi'ud-ici idel trilhunaie di -rinvio ritemiuita attemidilfo-ile da depoisizi-giae del coimpu'.uto Ra-k, ha-n-no c-oradan-na-to il S-oli-eri Giu-s-appé alia peina daientiva ¡di 1 aratoo e 4 mes!. ¡L’im-pu-tato si é mamitemuto cos-ian-temein-te nella ne.gaíi-va. St-aivo (giiuislüo peir a-ddormentarmi, quiElnld-o is-o-tto le tfifaiçlsitire-, ¡semitiii grii-dane «dia'chi vclaratb). Mi alzai di -b-oltt-o e, alizan-d-o uraa peirsian-:), vid-i g-eint-e che it'u-tta, -guardarva. ira aid-o vie-nso il sol-ei. La persi-aina -mi caidle-is-ulla teste, Tp-er cimii mi. v-eisitii in f-r-et-'tiai, luisic-einldo làullai piaz-za -con i boit--toirui fdeilia iciamiitai-a :in,filalti oias-cuno in un’ialsioil-a che miora.- -eira la s-ua. C’-e-ria -Giiaioolmiinlo- che diceiva dii v-eidEinll di certo-, m-oilto giranidi, biainichi e che, seicnnid-o- lui, v-olava-ho -a vell-oiciiità ispaiverat-oiaa. Ma chi? ichiesi -e- Lui, -s-eiriio, mii riispo-s-e: i «id'isic-hi violanltil» ¡e ¡si- -rimiis-e a g-uar--dare- con uraa ifacciia spav-einitata corne s-ei i mairtziairai dov-esseiro piom-ibaingffi add-oBso da ¡un moimerato- al-l’alitr-a Somoi mioisc-eiriinii -dicieva Ro-maino, irao- è il ¡cotoine- dei pioippl c-h-e s-i,a- vcllaindo-, onia raio, altrim-erati si rvield'r-etolbena ¡siniche dialle .al-tae part! relplicava lum’a-lltir-o -e .a, tutti veniva il tonciic-olllo a f-oinz-a -dii igu-ardane in ailt-o, memlirae ,1e colmarni, aivv-e-rtite d-ell fat-t-o, igià si riinichiuldwano- raie-1-ïe tbnanquille olsc-ur.iità de,lie- cantine,, Æac-eindoisi il ¡aeigno d-ella cro.ce.. Veinelrd/i- isi -ripe-tè il fenomeno. C’eira moiita più geiriitie- peir- lie sitrar de, facciia ¡nivo-lta ira ci-elo, e c’era iperlslino quailche- c-omaire, più corag-gioisa delle ¡siue coieitaraie-e, ch-e a-f-fetrmava ¡dii. m-on veder niieinte, Q,uia-1-ooisia perô raealmanlte c’era e,d e-cico la .sipiegaziio-nie1 che- dleil f-em-omeno-danlno ¡gli uomihii diella sciemza. Il pnofi. as-tiroinioimo z-agaibrieita doKt, Rongai esporae- due tesi baisa'te perô /S-olo- sui ¡dia'tii iche llo, isiteisis-o -rice- vett-e -da ¡Capcidiiisliria,. Seoohd-o í primal, -si Itíratta di -conreintii v¡e¡rrt cali ide-lH’-a'ria in -oacalsione id-elle qu. li si tarima,rao- miisioele dii di-v-eire deinlsitá e ¡dei cemiíiri, dli aria densa, isiima che -riflettono in modo d venso- i ’ ¡náigigi isolari. Iin telsie al ¡s-eooinld-a ¡iteiai, lo isiciiai^ziato, espoir la possaíhiliitá di foirmaizioin,e- del ooisiideit'tie folgoiri isferáclhe che p trebbe¡ro ave-re la grand-ezza dli u pugno e ¡che appaiiomo d-epo un in provviso inaififradame-nto dell’a-r segOiito ail gr-airad-e ¡oald-o. -I! pr-of. Miolly, deilUlstiit-uto Ge-fisi.lco ¡dli- T,meóte, ¡eipi-eg.a l’appa¡r zion-e ,d:i ¡qiuedto /fencime-no cora i aiateardiasairaa viisibiliitá -esiisitente n¡ -ciel-o di- Capodiisitiria ¡e Triaste ni gi-orni idi Lunedi -e vein-eridii -e ,che a riv-ava ,a mitre 100 k-m meim'jre n mtisi eis-ti-vi ,1a -stieisis-a arariva, in caí rarisisim-i , -a ¡un imaiasiirnio, -di 40 kr Olt'ne a ció, melle pneideltte gii-o-rna nicira -esilslt-eva alcuraa icorr-einite de l’airia aisiserado quella, .calda mimad; alila isluperfiici'3- -fcemrieigtre- e quell fneidda raétgl« isbrat-i isupeiriari I raí, gi inciidentrid-eil ¡soil-e, rifna-tti dSE teinra, paBlsáinldo- atitrav-anso- ' ques stmaiti tí-ell’alria di diversa riieraisiit. vein;i¡vain-o isipeizizatii ,te modo dive-rs dando üuego all’aippariizione d¡el f-namein-o ,dei diBchi vala-nlti.’ Mah! Sará! lo, qiuasi quasi, dan -crédito ai un -veispo- -e arziílo n-onnir :ch>e, ¡tiutlto íterriflehte, di-chiairó . piü tenacii ¡ais/sieirtoiri ¡dei -«-dis-ph/i vi lanti»: — Ma inioini y-ede, imbraiga xe piiuime d-e coicmtoo! Dalla conferenza cittadina dell UPAIS di Isola DIRITTIE DOVERI DELLE DOWWE II 14 c. m. lia avnío ¡luogo ad Isoila la conferenza cittadina delTUDAIS, cui hanno fpresenziaito ciroa 400 dónale. E'9S©e hanno preso couoscenza della attiiviita dell’OErganizzaziioaie, constatando che sono stati ottenuti hueñi risultati, specialmente in occa-sione delila «Settimana della madre : : * LA CASA -DEL COOPERA TORE DI MATTERADA e ¡dell bambino,». Trac-ciando le linee fondamen -deliTattivitá futura, la conferenza approvato una mozi-one nella qt vengoin-o stabili,tí i compiti idelTU] IS di Isola e che si riassumo-nio e¡ Partiioolare cura verra dedicata 1 elev,amento i-deologieo e eoiltur mouché ail perfezionaimento pro sionale della donna per Tenderla s pre ,piiú oosciemte ¡del molo che spetta nella nostra société e per n feria in ¡grado dii far valere i pro -diritti, nonchè aissolvere i doveri le competoino, quale lavoratrice -maid,re di famiiglla. Onde facilitare -la realizzazione quest! compiti, è stat-o deoi.so di ooraggiare traite le istítuzi-oni . tendono ad ai,uta-re le donne nell solviime-nto delle loro funzio-ni doi Stic,he, os-sia gli aaili e i midi -d frinzia, i comsultori, le lavande «ce. ^ Nel quadro -delle couclnsiioni, prevista a-nche una maggâo-re -paj ei-paziione idelle donne aile attivi-tà ( 'ali e -oultu-rali che riguardano cura e l-a d i fes a -della matern--1 eidiu-cazione ,dei ba-mlbi-ni e ¡il raff z a m ruto della base materiale (in pendenza económica) «he penne ailla -donna -di xaggiungera la í reale emancipazione. \ PRIMO GIORNO A RACCONTO DI ERVIN ŠINKO PARIGI Ervin Sinko, uno de più fecondi ed umani scrittori viventi, è nato in Ungheria nel 1898. Dopo una gioventii travagliata che lo porto attraverso tutta VEuropa, raggiun-se nel 1939 la Jugoslavia, dove co-nobhe i campi di prigionia fascisti e la rivolta libératrice, a cui par-tecipo attivamente. Qui egli trovo le condizioni —*• tanto agognate — in cui la sua arte poté svilupparsi appieno, creando capolavori tra-dotti ormai in cinque lingue. Il brano che pubblichiamo è tratto da una raccolta zagabrese del 1950. Qu esto fu il mio primo giorno a Parigi, dove forsc è ancor più difficile che in ogni al tra parte del mondo esstere emigrante, ungherese e sen -za mezzi. Perche in questa Parigi è corne se tutti, attorno allô straniero che vi giiuiige, fossero a casa propria. Perfino quella persona che siede là, sola, sola, e non hacia nessuno, siede certo sola únicamente perche a-spetta o, se si affretta, perché qual-cuno la aspetta, qiialcuno che la ha-cerà. _ fil®!! 11 sole bruciiavia, ma nel mio ruo.re era soesa una tristezza agghiaccian,te. Invano cerc-ni di pensare a cio che avrei mangiuto l’indorpani. Il primo di quel due signori eon una grande influenza ed un grande nome a cui Papaveri al bagno Corneé noto, i mrmliri della casta burocrática soviética go-domo di parecchi pr.iivilegi as-fea¡ -cEscutibili, tra cui, seinbra, quello di re-quisire i baigni pubblici. La not i/, i a ci viene da Curilisk, dove un terzetto di allegad gexarchi del locale comitato di partito ha imposto alia cassiera dello stabili-mento igienioo di vietare l’in-gre9so ai comuni mortali che attendevano in fila, finché le loro abluzioni non fossero terminate. II terzetto si é trattemuto nel bagno per piü di due ore. In fondo, non sten-tiamo a credere che ne abbiano avuto bi-sogno. avevo portato una lettena di un al-tro signore con un altro grande no-mc, era un eccellente nomo, mi ave-va ricevuto e s’era persino interes-sato, di sfuggita, della situazione del-l’Europa sud-orientale. Ci eravamo intrattenuti mezz'ora con tanta ani-mazione che io avevo dimentieato tutto il resto. Ed .a miaggior ragione egli, (pien-o di tatto e di bedle maniere, aveva poluto evitare di mo-strarsi indiscreto chiedendomi di che cosa avrei vissuto. L’altro signore, invece, che a-veiva una piü grande influenza ed un ancor pin grande lióme, non era nep-pure venuto al telefono. Mi aveva falto informare dalla sua segretaria che st'ava incominciando le ferie estire e che richiamassi di li a due o tre mesi. O sarebhe stato meglio che gli avessi laseiato il mio indirizzo. Un indirizzo! Avrebbe potuto chie-dermi, con lo stesso risullato, il numero di larga della mia automohile. Splendeva, il sale parigino, e le macchine sfreeciavano sui «boulevards» sotto le maní magislrali dei guidatori attorno delle ballerine dn-cantate. Le te-rrazze dei caffé risuo-navano di mormorii allegri e sui marciapiiedi non aveva sosie il flus-so dei passanti. Entrai in un piccolo «Bistro» (1) e mi sedetti ad un ta vol o disoosto, nella penombra fredda. Ero éntralo salíanlo perché si deve andaré in qualche posto, specialmente quando non ci si puo fermare in nessuno. Un caffé, potevo ancora pagarlo. Die-ci anni prima, forse ancora i’amno precedente, avrei pensato di poter ■trovare un portafogli pieno per la strada o di essere svegliato di notte dalla notizda che la mia miseria era finita con l’useiita del mio romanzo, che sarebhe stato dato alia stampa l’indomani. Ma adesso ero a Parigi e sa,pevo - che dora a ni e dopodomani sarebhe stata sempre la stessa completa, ami-liante, abbietta miseria. Fume, abiti sporchi, stracciati : coco quanto mi sareibbe stato ogni igiorno dinnanzi. II mio aspetto non avrebbe più de-stato — come si dice — alcuna fi-ducia, dopodomani ancor meno che doman.i. Ed un uomo che «non de-sta fiducia» deve combattere continuamente per non perdere quella che egli ha ancora in se stesso. Non so da quando stavo rimesco-lando il liquido ñero, giá mezzo freddo, nel biochiere, né so quanto a lungo ancora l’avrei falto, se nel piccolo «Bistro», nella semioscurità del pomeriggio avanzato, i miei oc-chi non avessero incontrato un uomo. Sedeva al tavoMno di fronte a me, quanto me solo davanti a un caffé rimestato lentamente, come prigio-niero di un’inutile etemitá, con un atrace abisso di temipo dinnanzi a se e nuil a da attendere. Poteva essere una quindiciua d’an-ni più veeohio di me, aveva un viso tondo ed i capelli giá molto grigi. Gome se mi fossi 'guardato in uno specchio, posai, confuso, il cucohiai-no, ed egli foco lo stesso con il suo, perché nello stesso momento ci eravamo fissati. Bewi in fretta il mio caffé, e quando posai i bicchiere, vi-di che anche il suo era vuoto. E sui volto gli passé un sorriso, un pallido sorriso che tutto comprende e tutto colpisce, di più : il sorriso incorag-giante d’un veochio uomo ad un gio-vane uomo soraggiato. Ero stanco morto, e susisultai quando le lampado si aocesero sui mio capo. Dalla strada, le inri delle «reclames» spleradevaiuo in colori di fuo-co. Guardar ancora l’uomo, ed egli sornise di nuevo. Ma attorno a noi e tra noi i tavoli si animavano, qua e là si stringeva una coppia d'inna-morati. L’uomo si alzo, mi guardó e sapeva che avrei falto lo stesso. Posai ,i soldi sui piattiimo e me ne añil a i lentamente. Egli mi venne die-tro. Le nostre spalle si toocarono ed io mi stupii che ce ne andiassimo cosí, ognuno per conto suo, dopo tarer trascorso inseme, in tanta com-prensiione, un pomeriggio cosí duro — ed era «tato duro anche per lui, 10 lo sapero. Le nostre maní si sfiorarono, i o voltai a dcstra, egli a sinistra. Ma 11 suo sorriso rimase con me ed io non fui più solo a Parigi. ERVIN ÍINKO (1) «Bistro»: piccolo caffé popo-lare parigino. Squarci di folklore capodistriano PROfüMATA DI LÄVÄNDA LA SPOSA varcQíü la festante soglia nuziale Bellezze jugoslave: i laghi di Plitvičko in Croazia, meta incantevole di molti turisti stranieri Nel Seititecenitib pie popoilane dti Cstpadiiiatiria uisaivano una veste di alta ciinltura, chiamata comiunemsn-te ihulatinio, icen, euciitura di spalla luinisa, ¡maniica molito ampia ruqíila parte siupeTione e stretta al poteot ganinia ¡piure asseii iriicioa te g|:¡un-genite láncv alia caviiigliia), fiirtcreisi pata ¡per ibiitta í’aiippiieiruza alia cintura e imita, con unía fiitta oucitu-|rak all’'Cirilo de:l ibuisitino. Complc« tavaniO' ;il vastito un .grembiule e un faizzol'e'tto da 'Ooillo a fiorami'. Lo •abito' id i tiuit ti i gioimi, dii sólito, era idi borghetito, o rigaillino, oíd andhie di lino, che le donne filava-mb e tesseiviano din casia. D;i lino aziaurro e 'biiainicio, o- foianco-- roisiso, ieiraj, diell1 ¡parí, lili; gnenriibiiul®. D;i invarno, 'le ¡nostre vacehie pcpola-n'e iintd'oseav'cjno pamiii di fus'ta-gno. Alia massa o aii balli dei gioirni festiivi Btflo/ggiaivano cositumi piü visitcisii di lana o di seta a finita Unita, O' a nainiu'tli fioirellimi, e vi pggfanigevalnlo1, (par laiuimieinltalre la, graizia natiuradie delle .loro parson- pine Ell'anciiate, nella bella stagio-tne, un grembiuie e -un fazzoleíto |di 'Seta con frange, D’inven», iln-¡veice, alia lana eíd alia seta sosltí tiuiirvano luna stoíifa pesante, sulla quiale ¡si meittíüeivana ldínseipairatoile «■traversai» ¡di seta e intorno al colla, iun fazizolleitto di vellulo ñero, ¡rdcamaito a «ooilori vivaeii e munito di xlaca franjgiia. 11 gioir.no delle nazze, la spesa si aaciositava all’altare, idapo la cer;i-mloinia ciivile, che isi isvalgeva neillo iUffliicio de'Ua Vioeldarninariia da-ivanlti a iun incita» igoveirnativo a ció idepultaito' (Veneeia era religiosa, mal noni cleirLcale) con la iteist'a cope, nt't día un faizzoleitto dii menleiito ibiainico, ipunitato e ¡fiermaito ai ca-Jpeflilii ' d'a is|pli<"!onii al unodo de,glTviiú inumana nel Paese delle sette piaghe Con dodici nomini Naghib liberó l'Egitto dali' šnsostenibile tirannide del «faraone in frak» Quando la costa mediterránea, nel suo allucinante fulgore, nella bianca desolazione delle sue pietraie rotte da rari squarci verdi, si spacca nel cañóle del lago Maruit ed oltre le mura di El Metes, Alessandria la Bianca leva all’ impossibile azzurro del cielo le frecce audaci dei suoi minareti. Incomincia l’Egitto. Alio squallore del litorale, che raggiunge, subito dopo Salum, aspetti di lucido incubo, succédé la bianca parata di cit-tadine, paesi, villaggi, che affollano sui delta del Nilo — appena la tren-tesinia parte del territorio nazionale — tin grandissimo numero dei 20 mi-lioni d’egiziani. 11 95 per cento della popolazione, infatti, è ammassato in questa stretta valle che, nei suoi 35 mila kmq. di terre coltivabili (su 994.300 kmq. di superficie totale) vide fiorire una delle più notevoli ed inumane civil-tá mediterranee. «Non c’é alcuno che non sia portato a piangere su questi schiavi per l’eccesso della loro miseria — scri-veva Diodoro Siculo. — Tutti sono costretti, sotto le sferzate, a continuare ininterrottamente l’aspra fótica, finché endono, uccisi dalla spossa-tezza, a mile a mille.» Ed Erodoto: «IIanno fame e sete ... non hanno vesti. .. non hanno olio ... e muo-iono di stenti e di fatiche indicibili.» Questo, VEgitto dei Faraoni, fasto regale e servitii inumana, bagliori di mito e piaghe immonde. E le sinistre piramidi paiono eternare la loro maledizione con le ossa di milio■ ni di schiavi calcinate alie loro fandamento. L’«amiloma della pietra» è dive- ¡L’eBtate veiraimeinte tórrida da ciui Biüa/mo ,apipe,na usicendo, 1-e e-levate temlpeTature regiisilirate ida qua,1,ohe atino ,a questa parte, hanno dato luego, com’é noto, alie piü disparate e 'sipeisso ,sitrampalate ipotesi. Ma la reallta, .che ci v¡iien,e praspeittata da-@Li stuidiesi che iseiriamene si sano .dedicad a qiuesto problema,é talle da sballiordlre .asisal piü id’oigni inf«adata íantastiicheria: Ja Teirra non avrá piü invernó. Sal” r.iiSEilendo alia preiisitoiría, ¡per-conriimo a iritroso 50 mila anni (unai paKzecola peir la geología), ci tro vi amo in plena época glaciale: la Terxa, ipriirnail'uiss,uirreig'giia:nt.e di vi ta é prenwpítaita - probabilmente per l’iruconltro con,,un garande banco di iffireebblia ais'trale,» di icomposizio'ne ignota - 'in un' abiisso di ghiaccio da cui ¡si BoTlevetrá isoltanto nel corso di millesíMti- I boli *nidn ,sono .ohe l’úífchna trácela .dli quaíft’ieira: allilo S.p?t,z¡berg, in-fatti bunla Tegitoinie' asisotatamente ártica) esisitoino limmeinsi giac-menti di caulbone vegeitale, il che atiesta in moldo indutotodo che quel luoigo, prima de,U’evento del teir-sribiie linve.mo geológico, era sede di eisiistenze che agig.i diremo tiro-picali. L’iipcHesi .che il periodo glacial® is-tia solta,ruto awiandosii alia fine é oonlenmaita da numeroisi faitti: iijtacendcicá alfa sito,ría romana, ve-diamo Ohe quando Amnibale mosse attraverisO' Francia e Spagna per piiomlbaire in Italia, comdusse con sé ¡un conside,revo.le niuimeiro di ele-famti, II clima, nett’Africa setiten-tnionale, era idunque ancora cosí uncido da ico,ni3enti,re la vita ai pro-bobciid'ati, i quaill (abibiisognaindoi appunto di caldo túmido) si r,iti-raro.no in segiuito .neil! Africa cen-(trale, Il Nordaifirilca é oggi s'ab-blciso e deserto¡ puré, nell interno del ,Sahara', itiroivúiaimo itracoe di co-struziomi .romane. Di qui la de-diUiz'one che, ai temipl di Cristo, irelgnsiva in qiuellle regioirri un clima tanto umiido da consentiré la di-moira permanente di uotnini. Nel 400 d.C. SI Mar Ñero geiló, e ció aiocade ancora nel 1620. Nel 763, lo Ktre'tto del Dardaineilli si copri dtuna crosta di giaccio taje che si poiteva anidare a piad i tíalp,’(Europa- laiüllAsia. Nellio «teoso lamino g-eló, i:n Fira/ncia, il Rodano. Nel 1709, alfiine, terg-hi sitrati di ghiíEiccio si íoirmarono nel Meiüte-raneo, davanti a Marsiigliiat La Terra, si va .dunque sempre piü riacaldando. iiFersiinio i limit ghiiacciaiti dello Spiiíziberg recedo-mo sensibilmente, ed il famoso «pa'Sisaggio a nord», un’importanle roitfa mariittima fungo le coste seit-tenttrioinal'i euro-asialiclie, dalla Nomvegia a Behang, un tempo as-solu't ámente iinpralttaabile è ¡di-Vanuta una vía di ciumiune pais-isaiggio idelle floittiglie airtiiche. Ed 11 ponto russo di Arcainigelo,' le cui aicqiuie igieilavano !per oitto-nove’ mes,i lalili’.annl0'( viene oirai bloc-cato dai Ighiaoci so'lbatnlto piü per sei mesi. I 'napporiti sul-le 'temperature del paissato so-no, punt-roppo, -alquanto ¿■njcetrti: soto idaigli Ultimi due se-coli disponi-amo rii documenitazio-,n.i aittenldibilii. TiUttavia, anche da questa passiamo constatare ele- La voce del padrone Non riuscentlo ad attuarc un serio controllo su tutti i de-tentori di apparecchi radiori-ceventi, il ni i n ist ero magiano deMa propaganda ha disposto la costruzione di una trasmitiente che, da Balatonsabadi, con una potenza di 135 kw, li isturlierá Easoolto delle sta-zii)i¡i estranec alia rete komin-formista, mediante l’emissionc di íortissimi ulula-ti. Come si» vede, il suo programma non si scosterá moilto da quello delle normali emit-tenti orientali. Vam-enlti colstaniti: dal 1823 all 1871 si efofoe, iin¡ media, un iniverno r.i-gá'do oig'nli tre anni ie due m-asi circa, menne in-el ipari'cda 1901 - 1947, detiba media isccnde ad un ir.vern,o pantiicoliarmeinibe fneddo o.gni 6 anuí e 2 melsi. L’era. glaciale- fu, semiza dubb.io, iura, -'fenómeno' itiraMiiifoiriio:, pscchè deiteirmiinaito da f-ai.itori ©sii.ramiei al piane,ta, da coúi'wigenze -- por cosí dire - típaziali, i cui cflel'-t’, (anché- léasianido d-B pori.ata g.i¡ga¡n-'teSca, deibbono pu re eisauriru :. L’ipO'tesi íinora scistemiuta, che la Terra, cicé, íoaje «'tomata allanor-malirtá», puó dunquie oc:ri>id.eru isi iniesatta: il mcistro -piieneta st,a «ir.i-metiteintícsl in seisíici» softamiloi ora. Come si presenjtaino le prospet-táive pur mi futuro? Tr-a qualche sect i' v ave rlnruo' ci’-aibili ijemiperaiture trcpicaJii neile mostré cone, mentiré il clima ohe vi reg-rra alttual-msmle ,si tirasferirá n: :-> ipiù a nord e le terne scaindiina-ve, ad ñuto V«anatema del cotone»: i dise-redati di tutti i secoli muoiono ancora di stenti a migliaia, di fronte all’inutile lussureggiare della loro térra. La sfrenata sete di guadagno dei monopolisti in fez ha portato a compatto di giovani ufficiali inferió-ri, aperti alie idee progressiste, in-sofferenti del regime di soprusi e di violenze che, in seno al popolo, essi avevano dovuto per lunghi anni supinamente subiré. Venti milioni di egiziani gia-cevano prostrati sotto una cric-ca di dissoluti agli ordini del " re dei casino' PERCHE' NON AVREMO PIU' IMVERNO La terra si va riscaldando. - Come l’era glaciale si avvia alla fine. - Avremo nelle nostre zone stabili temperature tropicali. - ekempio, 'aiF.siuimeTanino -.1 ’ aibsisto clin ïmitiioo iclh-S' è orà ipnciprio del me-a’iiidiicinie 'e/u'roipso. Tr,a poicihi a.nni moi 'aivreimo 'glà ira1 verni assai miti .e iciliima m gemeirale, moilto s'scco. E se lia prima ooisa ipiuô eisaere .un ibemie, la socomida nom lo è di certo. Tulltaviia, ¡peir owiaire a qiuesio in:-ooinjv'emieiitie! isomo in oarso itn tiutte /Le niaizibinii ¡EiriCigireidibe/ 'gramidli opetre di riimlboisichtimeinito. Ini *tail modo, rim.te.I-liiigemiza e ll’operoisâità dell’uomo av-vieranno :aig»lii ’eoaeisisi delila maitura €[d -ali malamni /combina,ld daii Inoisitrii progiemittofri L'Elpiim e ,1/a Asia Minore, poisisedevaino, diuemi-la annil fa, un tcliimia del tiuitto dii-veirsoi. Fiuiromo' :i Tuirichi C'he, a-b-toait'teinldioîvii ituitite lie1 ;foirieiS'te:, ooindan-mairoino (moiibe ireigloni ad essere a-ride e bru lie. Ed orna non c’è temipo da perdeire: icon i’«er-a seicça» Iche bulSiS.a aile pointe, occonre ais-isiiicu.r'aire aille igeneraizioni che ver-.r'annioi polsisitoilità dd vit a, idii iaivoiro e di iiiiiiiniutiiiiiiiiiiiiiiiiiiitifiiiinuiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiiimiiimmimt Dallarte di J. Mestrovič jare del cotone la coltura pià estesa del Paese, plegando le fécondé inon-dazioni del Nilo alla loro œupidigia. Là dove il fiume, da giugno a setiembre, invade le terre deponendo il suo limo fertilizzante, dove tre rac-eolti annui assicurerebbero a tutti benessere e prosperitàa trionfa inve-ce la legge implacabile del nuovo Mammone. E si che Vottanta pet cento della popolazione egiziana vive della terra! O, almeno, dovrebbe vivere, poiché non vi sono, in realtà, che 150 mila fortunati la cui proprietà raggiunge i 5 cefeddansy) (2 ettari e 10 are). Gli altri, sono (.(fellah», dise-redati. E le loro condizioni sono fácilmente immaginabili quando si pen-si che in Egitto il 72 per cento degli uomini è inabile al servizio militare, e la mortalità tocca in quel Paese cifre che sono tra ie più elevate del mondo intero : 27 anni di vita, in media, per gli uomini, e 24 per le donne! Aile fosche piramidi, sono succe-dute le sfarzose ville del Cairo e di Alessandria, le bische é i «tabarins». E re Faruk, (de roi du cabaret» ha cementato con il sangue dei suoi sudditi il monumento ail9àbiezione coronata. —o— Dal 1882 al 1914 occupato dagli In-glesi e dal 1914 aV22 tenuto sotto il loro protettorato, VEgitto costitui, corne ben si pub comprendere, la cliiave di voila del sistema britannica nel Mediterráneo. E solo nel J936, in seguito a minacciose pres-sioni ed a tumulti che insanguina-rono le strade di tulle le città egi-ziane, Londra acconsenti a porre nominalmente fine alVoccupazione, ri-servandosi il diritto di mantener e 10 mila soldati nella zona del Canale di Suez. Quanto il popolo egiziano fosse soddisfatto di taie compromesso, lodi-mostrano le cruente insurrezioni che seguirono la sua conclusione, culminando net violenti moti deV46 re-pressi dalla polizia di Nokrasi e Sed-ki Pascià in due furibondi «pogroms». o Il gioco di re Faruk si rivelava allora in tutta la sua perversa dop-piezza: trescando, da una parte, con gli Inglesi con cui concorreva allô sfruttamento intégrale del suo popolo, il ((sovrano dei casino» attizzava, dalValtra, le pià violente passioni nazionaliste, dando campo ai disor-dini che gli servivano sia corne termine di ricatto verso Londra, sia per distogliere Vattenzione dei sudditi dai gravissimi problemi interni e dalla sua scandalosa vita privata tra-scinata in una teoría d’orge e di ba-gordi. I pochi temibili oppositori venne-ro presto eliminati con i mezzi piut-tosto spicci e radicali che hanno sempre fatto la delizia del vicino Oriente. Tra parenti ed amici, Faruk srelse la sua ((guardia di ferro», dando esca alie loro pazzesche ambizio-ni in cambio di un pugno destinato a schiacciare senza remissione cliiun-que levasse la voce o il braccio contro il pingue faraone in frak. —o— Fino a pochi anni or sono, non esisteva in Egitto un’accademia militare. Ne la cricca di Faruk pareva sentirne la nécessita: sostenuta da numerosi ufficiali stranieri, l’ossatu-ra delle forze armáte egiziane era completata da quei pochi nobili che potevano affrontare le spese di sog-giorno in una scuola di guerra britannica o che, (Valtrnnde, costitui vano per la corte del Cairo la migliore garanzia. JM* le circostanze determinntesi dopo il seconda conilitto mondiale, co-stnnsero anche VEgitto a mettersi al msso; la creazione di un accademia lócale richiamb moltissimi elementi che mai avrebbero altrimenti potuto — date le loro modestissime risorse finanziarie — fregiarsi dei galloni d'ollievi. La guerra palestinese, la conseguen-te, continua teusione, fecero il resto, apportando alVesercito uno stuolo U Faruk fiutb il pericolo e corse ai ripari, saturando lo stato maggiore di uomini inetti e corrotti ma stret-tamente legati al suo carro, disper-dendo gli elementi sospetti nelle pià remóte guarnigioni del deserto e ri-correndo persino alVassassinio. Le violente dimostrazioni antibri-tanniche dello scorso gennaio, da lui stesso suscítate, diedero a Faruk il pretestó per effettuare una pià radicale epurazione in seno alVesercito. Circa cento ufficiali inferiori venne-ro arrestati, migliaia trasferiti, men-tre una divisione di polizia motoriz-zala —j véra e propria SS agli ordini del depravato monarca — veniva formata ad arginare il malcontento dilagante. Per Faruk era pero troppo tardi: egli stesso sfuggi, dopo Vodiato generale Siri Amr, soltanto per il clas-sico capello ad un esasperato atten-tatore. Ordino altri arresti, un altro assassinio, Vultimo, quello del gio-vane tenente Taha, ritenuto capo del- Vorganizzazione rivoluzionaria. Ma invano. Egli non sapeva ormai pià in chi confidare e di chi diffidare. E dodici uomini decisi a tutto, stret-t¿ intorno al generale Mohamed Naghib, eroe della guerra di Palestina, seguiti dalVintéro popolo egiziano, posero fine olla tragedia. —o— Dove condurrà VEgitto, il generale Mohamed Naghib? Non ci é ancora dato saperlo con certezza. Sebbene i circoli internazionali credano di non dover attendersi radicali muta-menti di totta, particolarmente per quanto concerne la política interna, la riforma agraria a cui il nuovo governo s’accinge a por mano depone sin d’ora a sùo favore: pub essere dunque che la pià virulenta piaga d’Egitto, la piaga che strazia da mil-lenni il corpo macilento del «fellah» trovi finalmente la mano risanatrice. (dnfatti — concludiamo con un os-servatore belgradese — non si deve escludere la possibilità di vedere, in questo caso particolare, Vintervento delVesercito portare ad alcuni risul-tati positivi. Uazione di Kemal Pascià in Turchia. che ebbe una certa analogía con gli avvenimenti egiziani, e Vesperienza siriana di Chichakli, non possono essere considérate ne négative ne sterili. Nelle terre semi-feudali ed arretrate, simili interventi militari possono prodursi come espe-rienze inevitabili degli elementi pa-triottici meglio organizzati, incapaci di rassegnarsi alV impotenza, alViner-zia ed alla corruzione régnante nella vita interna ed inter nazionale del loro Paese.» Auguriamoci, dunque, che il nostro commentatore sia buon profeta. K. ■ - ---- BBm Documenti del passato — La «Feredza» é scomparsa dalla vita delle donne musulmana nel nostro Paese, liberando il loro volto ad un radioso sorriso „QUEL CHE RADÍO CALUNNIA» NON DICE lüUmnDIEMTHTUI mmmmamtmnmmm (Da u n c o r t isp o n d e n t e) POLA. agosto. «Radio Venezia Giulia», che porta ai snoi microfoni il fiore della ca-lunnia e della menzogna sciovinista, non pub fare a meno, ogni volta che le si presenta Voccasione, di dipin-gere a tinte fosche e drammatiche la fuga di qualche cittadino jugoslavo al di la dellTsonzo. Bi quali «rifugiati» si tratti, ognuno lo sa: avventurieri, elementi re-azionari, individui sfuggiti a qualche meritata condanna dei nostri tribunali popolari, oppure «segnorme» che tentano la fortuna altro confine. A «Radio Calunnia» ed agli organi che le. sono simili, si potrebbe far notare che nei primi mesi del 1952 hanno fatto ritorno in Istria — ol-cuni muniti di passaporto, altri at-traversando illegahnente il confine — piü di cento «profughi» ed, optanti che avevano lasciato le prnprie čase proprio in seguito rjla spudorata pro-paeanda italiana. ■ Proprio in trnasti giorni hanno fatto ritorno dali’Ital i a, nve erano fug-giti nel fe.hhraio dell’anno in corso e hordo di una barca, tre giovani — Slavko Sutlovic, Branko Petričic e Berto Gacin che furono ospitati nel malfamato campo di Fraschelti. In questo campo, i «profughi» ven-gono chiamati per numero, non per nome. Farne, un terribile regime di vita, mallrattamenti e diseriminazio-ni ivi r e gnano, come dalle teslimo-nianze dei rimpatriati e da quelle degli stessi giornali italiani, tra cui «II Tempo», che. ha definito Fraschet-ti una «valle di lacrime». Ma c e di piii: l’opinione pubblica della Penisola ignora che cittadini italiani si rifugiano cantiniuamen-te (in Ju-gos'lavia. Questo fenómeno resta sconosciuto per la semplice ragione che la J.ugoslavia, a differenza dei dirigenli romani, non ne fa materia-le di propaganda nell’intento di seré-ditare un Paese confinante e di inquinare i rapporti internazionali. Dal 1947 al mese di maggio di quest anno, 3.603 cittadini italiani, compresi 165 rifugiati dalla zona A del TLT sono emigrati in lugoslavia, chiedendo asilo e lavoro. Ed essi hanno trovato un’accoglienza fraterna ed una vita degna di uomini nei vari centri della RFPJ che tuttora li ospitano. Essi hanno lavorato e lavorano in fraternitá con i loro ospi-ti, raggruppandosi, la dove si tro-mino in maggior numero, in Circoli di Cultura Italiani a cui il Potere Pnnnlare offre tutto l’appoggio pos-sihile, come a Belgrado, Lubiana, Za-gabria, Sarajevo ed in ogni cittaclina ¡siriana. A proposito dell’lstria, rileviamn che, solo in questa regione, lavorano aleone migliaia d’emigrati italiani, perlopiü friulani, emiliani, lombar-di, campani e siciliani. E potrem'mo citare molti di questi bravi lavara-tari che, a flanco dei loro compagni jugoslqvi, si trovano oggi all’avan-guardia sui fronte della lotta per il socialismo. G. S. ¡cai'Jzomi isitireibti e conti fimo- al gi-nooehiio e con Ja igiacca dii «gri-isoi», che Li iripair,arva molto benc dail fred'do. Neii gicirni íestivi - iln-dliff'eremt-e la. isitaigtone - pontav.-a-ho v-eiSitiiitii dii panno scuro con íilet-ti coilaraiti siullle cuciiture delle «bra-g'hesse», aullé risvo'lte delta giacca e S'Uli’or.l'O delle maniche. II gilé, o- panci-otto, -lo -voil-eivaino piiutitosto aporto, a doppio potito di raso ñero riioamato a piic,cali fiareillinii dai vistas-i eotloiri e adorno di bottoni di argento. Imperversando 1.a boira, sulla gáiaicca idi gritso i no-sifiri poipoilani si géttaviano, senza infriárselo, un capo-iio di panno rurvido; fungo, quefla dei peseato-tí, siucoimto qu.'lio dei «paolani», Vi agx'ooitori, quisto carattfcristic.n tabarro aveva i risvoilti di -stofl'a rossa o azzurva o verde. II ¡berretto, un cono alto e rígido, era di panno rosse per i pesca-toril, 'de-lto -stesso staimpo, mi falto a magli-a. per ' i laivoratori della térra. Tutti, po-i, i rnostri popolani lusavano ca-lze biainohe -a righe trasversal! della stessa tinta, ep-uo puré a scacchi cihiari e azzurri: . cailzavan© scarponoinli di pel'le na-tanalei. o mera con fibbie che,i 6pes-so, gii agiati osténtajvamo di argén-' to. Le searpe delle ¡donne nein ditf- -ferivanio gran, che da quetlle degli uomini se non par una, maggiiiore ¡scoilaitura e ¡per ,il colore che era sempre ñero. E bianlíhe enano le c-alze femiminili. Nella »celta del iloato futuro ¡cc,m-pa'gniO', le pctpolaine idii Capad iratria godevamo quasi iseimpre del dirátt-o di autodecisión©: il pareinitado in-» tervein-iivai, piü o imei-no i'iningácEi-rrtente, ¡sollo .quando Ha famraiiu’Ria mostrava di valer donaire il suo cuore a un ,giavane che non fas se della professiome del «pater familias»: -aflora, iccime -ora, la mo.glie doivievai aiuitare il marito nell’eser-cizio del proiprio mestiere, e a tale 'sccipo male ,s,arebbe riu-scita una La tassa sulla Corea In Umgheria, i ca-porioni della famigerata pieciiomiaia della pace, hanno estorto alia po-polazione, ricorremdo a minac-ce e gravando interi villaggi di abusivi balzelli, 32 milioni 998 mila 798 fiorini da convertiré in aiuti ai nordeoreani. Le vitóme dell’ estorsione hanno ricevuto, come premio di consolazione, un indovina-tissimo opnseolo tendente a dimostrare gli stretti legami esi-stenti tra gli aggressori.XQ-. rean-i ed i coloraban unghe- kirpaoliauai» che ajvease sipos alo un pescatore, o .una ipasicatrice che si fosse umita ad un agricoltore. Prima idi frequentsre iegalme.n-•te lia casa della fidanzata, ii gi-iva-me ¡se ¡la ,spaisis-ava con. quast’ uf ,i-ma airomlbra. prónuba, -dei «g-iagió» i.eavolcavia) del -ricne o, coma ci imsegna cer., canzoneíta popo-lira mazza in vevaacolo e. meziza in Ungula, che ¡albibii'Eimo' utUiYo .sippunto malla ic-ammadáa dr Vemurinii aula tcllda discreta dell'-e harchc da pesca. Le oaniseguemize di tali ri-.petmti ©oiraveiginii mclltuirni tm t:, -daV.anio itroppo -a fansi manifesté; /ma ¡tuittoi is:i laggiuS'tava con un •buon ma'tir.imomán. Ritoirmando dalla c-EliteiraJe, 11 conteo 'mizi-aile ,suata va alia pirta -dli casa- dello sposo: qui la suocnra, ■gettava al -cello delia nuora un fazzolettta d'i iseta, e afferrandol > per i -diue capi, .atóra-va dolcemen-te lia giovame nell^nterno della' casia- baiciiiaindo'lia e dieenido-le con affeitto: «Te riipoghicisso per nuera!,». La isposa, aacoiítate le lab,tara al ibiochiere del isuoieero, e ipaisisan-dollo, poí al maniito, che lo viucita-va d’um soirso., ie riaponider/a alio stessa modo: «E mi ve iricognosso per ¡maidona !». A questo- punto, Snvitati -e moinelli initoínaiviaiito la immanicaibile caoBBinie: «La novisffia ■la is’ha ispolsá . . .», Iinld'ii l’ailleigra -comitiva isetdeva ¡a lavóla per il > ibaimchleitto di noiZJZ'e, che idiurava tre giiorni e¡d ¡era, veramente panta-ígnuelico, perché ' ciiiaiscun inivitató portava o unía 'gallina o un pal-'lasibrio, o iuin¡ cappone. ifj -guisa da riarqpir,e piü masltelloni. Durante 51 junara» . nuziiafe/i (K 'spo!s,a eiSieiguiiva- il «baUo dei ouaci-nñ,», e 'lutii peá, damzavano -la «man-ferrtinal», 'riitmato da una ciobestni-na icompos'ta di «’lirón,» Osontirab-bas'so), -v-iioila e clia'rinet’tói. Chiiu-de-,va lia bella íeata il «,gioi;o del poizizo», viittiima toirroíintaita lila- spo-s,a, ©clstreitita a daré a.i giooatoni tan-ti -balci qiuamti era no ,i metiri ch e queiBL lasserilvsinia aven- irággiunti mal ipoizz-o. E iqiurinido pslr l’i'ndiiscre ztone dli oerii imipciazati le cose m'-naociano di meflensi míale per la gelosia die! mairiito, iai faceva eivam-ti il; «oontamobe» (oantasíoriei», che con fe me iia:ce,z.ie ¡rrarueicice e pie-icanili ^lióintamava i.l tempo-rale- g-ia pro-ssiimo -a scopp.iane e cir-dlismav-a al sote d-el hu-on umo-re di tornare a Li'riplfhd- r;e neli'ia rusifica oac’na. Alfredo Bencivenni PRIMO PREMIO A “KEKEC" al cinefesM Il film jugoslavo («Kekec», o i/ii aiiestá gio.r/ni ail Festival eine-matográfico idi Venezia, ,ha ottennto il primo ipfremi'o iper le pelliieoile destínate -alia jíLcrveintii. Oggetto di una critica ipa.rticelar-mente ikisimghiera da parte di pro-duttori e regiiisti stranieri, «Kekec» ha vistió, s/uibito dopo la sua comparsa isuillo ischermo veneziano, accen-traté su «di sé ál vivo linteres se delle caise 'estere, iruenitTe £Íá diversa enti italiam ne trat tan o 'Facquisto. Con «Kekec» la giiovane cinematio-graifia jngoslava registra, quindi, un altro signiificativo successo. LA SETTINI ANA SPORTIVA CAMPIONATI mondial! di Ciclismo su strada REGATE VELICHE INTERNAZIONALI CAPODISTRIA Mueller masla lata net professionisti La yole «Lebič» di Pola prima Calcio; che affari! A Lüisserabuirgo, sul circuito omoni-irlo si sono svoilt-e saibato ¡e domenica le gare cidástiche ¡per il titolo mon-diale su strada, ¡delle categórie dilet-tanti e profeeskmisti. , Nella categoría ¡dei professionisti, lüiigo tutti i 280 Km del percorso la gara e stata ¡mimatissiina, e le foghe sono ¡succedute alie fuighe. I ciclisti italiiani hanno condoiüo una ta'tiica d'attaeeo, e anzd a 6 chilometri dal traguando finale sembrava che la vi t tori a sarebbe spettatia a B arlali, che era scatitato u n i l amen te a War-ding e a Pineer, ma questi furono imniediatamonle riassorbili dal giup-ipo, che si é preséntalo compatto alia dirittura d’-arriyo. Nella volatona finale, si e fatto luce il tedeisoo Heinz Müller, che ha conquistato cosí la raaglia iridata di campione del mondo dei professio-nisti su strada. Ad uno seonosciuto, come del resto negli scorsi anuí, ya il titolo mondiale, mentre i corridori che hanno i titoli neeessari per ot-tenerlo, per varié cause che esulanio dalla loro volunta, non ¡possono far-iSi luce. Día quanto sopra esposto, il ipercorso del circuito del Luissembur-go non aippare il piü felice per la disputa dei campionaiti del mondo. Nella categoría dilettanti si é clas-riÜcato primo Titaliano Chancóla Lu- L’Umaoo B campione calcistiGO Bel tipiase UMAGO: Ci'gnac, Lenardiizzi I, Varano, Bernio, Boše, Zacchigna, Giraldi II, Laisiiica, Lenarduzzi II, Smilo-vič, Petrovič. MOMIANO: Anidreassi II, Andre-assi I, Borin, Giurgevic, Zanolla II, Lasič I, Marušič, Giujgevic, Zanolla I, Pelen, Salic II. ARBITRO : Radin di Umago. MARCATORI: 4 reti Lenardnzzi II, 2 Giraldi e Petrovič per l’Uma-go e Giurgevič per il Moimiano. In oceasione della giomata dello spodit, tenntasi ieri a Cittanoiva e stata gioeata la finale del ©amipiionaito caileistiioó del JDistretto di Buiie. Le finaliste, Umiago B e Moimiano si sono tróvate di fronte eid hanno dato vita ad un’incontro eomibaittuito non privo idi scorrettezza, ehe ha visto per i 90 minuti la netta superioritá delTundici di Umago, ehe si é imposto su i pur volonterosi ospiti con un largo punteggio. I migliori del-l’Umago si sono dimostrati Lenar-duzzi, marcatore di ben quattro reti e Giraldi. La squadra ha dimoistrato di formare un’insieme solido e ben legato in tutti i repar ti. Non coisi si puo affermare per il Momiano, debióle sopratutto in idifesa, dove il portier© si £a piü vo-lte prendere dairorgasmo. L’Umago va all’attacco súbito do-po il fischio deli’arbitro e senza dif-fieoltá segna la prima rete oon Lenar duzzi. Poco doipo Giraldi rad-doppia il punteggio. Verso la fine ancora Lenarduzzi piorta a tre le reti in favore dell’Umago. II Momiano aiccenna a qualche reazione alFini-zio della ripresa, riuscendo pure a raocorciare le distanze con Giurgevič. Ma sono gli umaghesi che ri-prendono in m-amo il gioco e segna-no iina dopo l’altra ben quattro reti. L’Umago ha concluso cosí brillantemente la corrente stagione caleisti-ea. Terzo, dietro 1’ Isola ed il Pi-rano, neil massimio torneo, vincitore del eampiionato del proprio Distretío. Un bel risultaito, non c’e che dire. Spetíerá ágil i umagheisi saperlo mantenere o miglorarlo nella prossi-ma stagione. Tutta la istamipa sportiva interna'* zionade è eoncorde nell’affermare che d^R’iniziq dei igiocbi olimipiomici non si ’Ves avuta tanta conicorrenza e ot-tenuti dei risultati come nella XV ediíiione di Helsinlki. La seguente tabella dei records mondiali e olim-piondei, su,perati o raggiunti in quat-tro »olimipiadi, ne è la /prova più convincente: ciano, ehe ha percorso i 175 Km del percorso alia media orariä di 40,045, ed e riusicito ,a baittere in volata il campione olimpiionioo Noyelle. Van De Breckel, clajssifiicaitosi pari me-rito assieme a Cianeola, e stato tol-to daH’ordine d’arrivo per aver cain-biato la bici in una zona non con-cessa. Lo Juigoslavö Poredski si e piazzato al 25 posto. Le clässifiehe sono le seguenti: Professionisti : 1) Müller (Germania) 2) Veilenmian (Svizzera) 3) Oerman (Germania) 4) Magni (Italia) 5) Vamieaux (Francia) Dilettanti : 1) Gianicoilia (Italia) 2) Noyelle (Lussemburgo) 3) Roger (Luisisemburgo) 4) Geiisser i(Olanda) 5 Kooyman (Olanda) Capodistria possieide magnifiicbe tradiizioni isportive nel campo natatorio eid in igenerale negli sport marinar!: vela e canottaggio. I nomi di Sehilpizza Bertetti, Zamarin soino no'ti negli lannali sportiivi, per le brillan ti vittoirie da essi eonquistate, anche in campo internazionale. Pur-troppo l’esempio di questi c ampio ni non viene ora seigiuiitio, 1’attiivitá natatoria é in letargo. Quali le cause? Nel 1946 avevamo a Capodistria ben 4 squaidre di waterpolo e uno sciame di promettenti giovani che praticavano il nuoto. In queirepioea si fece quailche competizione, poi tutto idecadde. La causa prinoipale di ció dev’esserie ricercaita nel fatto che i dirigen ti d’allora delll UCEF ben poco s’intereissavano idegli sport del mare, hadando solamente al giooo del calcio. Piü tardi, con la requisii-zione della canottiera, il problema si acutizzó. Cosa si potrebbe far oggi per ri-svegliare l’attivita natatoria? In un primo luogó la eapitaneria di porto dovreibibe iconeedere il permesso alia soc. «Aurorai» di usufruire del por-ticeiolo di Porta Isolana, ideale per le gare, manca solamente una zat-tera per ii viraggi, che e stata daita in eonsegna al hagno cittadino Le oorsie, mezze marcie, causa la tra-scuratezza di un compagno, idqvreb-bero essere rifatte. La derecpiisizione della canottiera potrebbe ahitare di molto la risoluzione del problema in senso favorevole, non solo per il nuoto, ma anche per il canottaggio e la waterpolo. Mancando i mezzi finanziari, si potrebbe all’inizio organizzare una leva cittáídinía del nuoto, piü tardi delle competi'zioni lintersociali. Ci vuole piü . inizia tiva, isla da parte de gli esponenti del Comitato Popolare Co-munale, che dell’UCEF e idell’Aurora. Passiamo ora all’eleimento uorno: Minuti si e dimosítrato un eeceilleinte atleta per lo stile libero, Vatovec Ivo per il dorso e la rana, Vascon Naza-¡rio, sehbene non piiü in verde eta, potrebbe ancor una volt a dar prova lllHttIttlilitUltflHI!HlÍlIIIlIllIIltlllIIIII!ltli1tt]ltÜlIIIIIIII1IIIII!IIII!!lllll fyottivU „La nostra lotta" é il vosiro giornale iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiHiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii E HELSINKI atléLicia venigano isnperati, ¡louiir è ácoinosciuto il limite delle massime possi'bilitá umame. Forse in tjpnailehe disciplina sono stati raggiiunti i limiti est,remi, ma forse sorgeranno ailtri Zátopek. Csemmak, Mathias e Da Silva i quali suipereiranno le misure che noi ritemiamo msinperahili. Festa del mare, sabato e domenica a Capodistria, in oocasione delle regate voHohe intornaziimali, organiz-zate dal lócale «Vela Cluib» della Técnica Populare, regate alie quali hanno partecipato 6 societá della ju-gozona del TLT, delFIstria e della zona laniglo-amerioana. Favoriite da un discreito venticello, le regate si sono svolte su tre prove ed hanno avuto un ottimo successo, sia dal punto di vista sportivo ehe da quello spettaeolare. Infatti mol-tissimi spettatori hamnio assistito alie evoliuizioni delle imbarcazioni, che, oon le vele spiegate al vento, pro-cedevaiio come gabhiani in volo rásente sulFaoqua. Nella categoría «Stelle» la vit'ona é spettata ai fratelli Marsi, suli im- della su a valentía; ira i giovani poii vi & un vivaio linesainribile. II maestro Angelo Zueca potrebbe benisisi-m'0 alienare i giovani, a intato da Schipizzia e magairi da Zamarin. - -Siarno convinti che con un pó d’ini-ziativa nel breve volger di qualohe anno, po,trenimo riso llevare alFailtez-za di prima lo sport natatorio a Ca-podistnia. S. A PelioÉ del C. S. Sata la coisa ciclista per allievi La festa sportiva del C. S. Saline orgamizzata in onore al VI Congres-so del PCJ ha avuto per centro del mutrito iprogranrma una corsa cicli-stica pe¡r allievi, con la parteciipaziio-ne oltreché dei giovanissimi della Proleter pure dei finmani, i quaili, giunti agguerriti hanno vinto meri-tatamente la cappa, anche perche; l’asseniza di Hrovatin é Pauluzzi mi-nava la compattezza della squadra capodistriana. II percorso era in effettiva trop-po duro per una corsa riservata agli allievi. Ripetere due volte la šalila di monte Toso ed una volta quella di Castelvenexe, il fondo stradale pessimo e il caldo, hanno reso pe-isantissima questa gara per i giovani ciclisti. Per il futuro é consigliabile non scegldere pereorsi del genere. Le innumereyoili íorature hanno tora-pinto una forte selezione nel pinten-ciño dei oonicoirrenti. Miklaučič e Zambelli soino giunti con foTtissimi iritardi. Gosi i fattori sopira menzio-naiti hanno infinito non poco sul ri-suiltato técnico della corsa, che ha serrato pero a mettere in luce un elemento nuoivo: Petromio, che mal-grado Mioie insistenti alia caleña ha saputo imporsi su un forte Ibtto di awersari. I suni riicuiperi sulla šalita idi Monte Toso e quella di Caetelve-nere hanno dimostrato le sue cffet-tive pO'Ssibiilitá c la sua qualita di eccellente grimipeiur nonché discesi-sta incumparabile. Con un buon a.1-lcnamento Petronio potra fare cose egregde. Dalla partenza sino a Portorose il gruppo é compatto, poi si verificano le prime selezioni. Dagri, Bonin e Kolenc perdono terreno. Alia Valetta Zambelli e Petronio pasisano primi con qualohe oemtinaio di metri d:i vantaggio sn Braiau e Smeroian. Alia fine del primo giro passamo semipre in testa Zambelli e Petronio, oon circa 100 m su Braian e Mi-klaučič. Gli ultirni due raiggiungono i fuggi'titvi prima di S. Lucia e poi procedono di conserva. Miklaučič pero é ben presto a térra per la rot-tura del cambio, ma la afortuna si e voluta ancora una volta accanire su questo ragazzo che nella discesa verso Bande! veniva tolto dalla ilotta per il primo posto da due forature (■(m-ernl'¡ve. Petronio, puré luí ¡aip-pieidato inseguiva e riusciva a pnr-tarsi a ridosso dei primi. Alia fine di questa eraozionantc corsa I’etro-¡nio staccava di foirza Braian e vin-ceva la gara. Terzo si olassificava Smercian. Ordine d’ a r r i v o : 1) Petronio Domeinieo, CS Saline in 2 ore 54’ 10 sec., 2) Braiain (Fiu-me), 3) Smercian (Fiiuuie), 4) Miklaučič, 5) Zambelli, 6) Visintin. barcazione «Alcor», i quali, con una manovra esperta, hanno fácilmente regolato Busletta c Bendi deU’«ulja-nik», tena si é classificcta la slella «Tramontma» del «Vega» di Pola, con iimon’cTe Persi e al flocco To-gnon. iNelle yole, stante la concorrenza di soli polesani, la regata pressentava quasi un icarattere intersociale. «Lebič», con al timóme Castro, lia regolato «Aurora», alia cui xibolla stava Kundenmič. Attesissima la regata dei beccaci-ni, alia quale partecipavano ben 17 imbarcazioni, fra le quali «Bambi» di Capodistria, con al timóme Bus-sani Fausto, giá campione fedérale della categoría, nornche le lia relie muggesane con a bordo uomimi dii proyetta capacita, giá class'ificatisi onorevolmente in competizroni veli-che anche di cairatitere intcrnaziio-’ naile. La sorpresa é seaturita proprio in questa regata. Buissami Fausto, sul quale erauo rivolte le speranze ded capodistriami, ha dovuto lasciare .i-1 passo a due imbaircazioni di Muggia e alia eoncittaddna «Nolibi» con al limone Zeitto. II risultato e stato in forse sino al giro di boa poeta verso S. Nieoló, la le limibarcaaioni muggesane hanno preso meglilo id vento e si sono classificate prime e seeonde, Bussani, che ha preso il bordo lun-go, se il vento fosee rimasto della stessa forza, avrebhe poluto anche affermarsi, ma podché ad un tratto la brezza di scixocco si é quasi cal-mata, ha dovuto accontcntairsi del IV posto: Ed ecoo i risultati della categoría: CPT: Micol 3, Peselli 2, Mian 15, Fridrich 13, Furlan 2, Frizzatti 2, Brus, Carmd'O, Bosco. NAFTA: Besiak 1, Manlovani 18, Cmogorác, Rundió 6, Udovič, Stipčič 2, Grdadolnik 1, Kasanovič 4, Komen, Iršič. ARBITRO: Olivieri. Ahbiamo assdetito sabato sera sul campo di pallaoanestro di Capodis-txia allTncontro di rivincita fra la squaidra fiumana «Nafta» e il quim-tetto del CPT. La gara precedente si era conclusa in parita. In campo neutro i triesli n 1 hanno p'otuto far avvalere la proprda superioritá ed hanno vinto nettamemte. Dopo le prime battute d’assaggio, il CPT per primo spezza il ghiaeeio e pasisa in vantaggio per mérito di Miian, Fridrich e Micol. I fiumani tentano di arginare 1’attacoo triesti-no e di ristabilire il pan-eggio, ma non riescono a intraprendere belle azdoni, perché si lasciamo vinceTe dal nervosismo. Segnano anche, ma d loro oaneistri ¡son doivuti in massima a tiri da distanza, iper mérito di Man-tovani, Rundió e Kosanovió. il triestini approfittando di ció serrano solio e riesoono a ohiudere il primo tempo oon il vantaggio di 15 a 14. Al igioco discreto del primo tempo, rieeo di passiaggi, di aziioni per-sonali e di veloci loontropiedi, nella ripresa ha seguiito una partita scial-lia, rawiivata di tanto in tanto dalle aziioni conclusivo dei triestini. e dalle offensive e dai tiri ia idistanza dei finmani. Questi «i eon risollevati un po dalla criisi morale del primo tempo e hanno attaoeato di piü, intes-sendo qualche pregevole azicne. I ra-gazzi di Micol, risentendo lo sfoirzo sostenuto nel primo ¡tempo, lasciano l'inizia!¡\a a¡g.li aivversari, ehe lien ¡presto riescono a parciggiare. Aillora il CPT sfodera le sue migliori car-te, faeendo azionare a tutto vapore Miau, Fridrich, Micol, Bosco e Peselli. I finmani resistono llene pero, le finte ed i veloci passaggi di Cnun-gorae e Rundió talvolta sonpremdono la difesa • triestina. II . gioco si fá sempre piü acceso ed il puntessrio continua e salire in parita. Il CPT, ve den do ehe il risultato é in forse, della 1) «Pallino», Muiggia, timoniere Posto,gna, al floceo Atone. 2) «Tartaruga», Muiggia, timoniere N^igrani, al floceo Campanato. 3) «Nelbi;», Caprulistria. timoniere Zello Pietro. 4) «Bambi», Capoidastria, timoniere Bussani Fausto, al floooo Sancin. 5) «Bibii», Capoidistria, timoniere Mnrrsi, al flocco Goni. 6) «Ciooi», Capodistria, timoniere Zuoca, al flocco Giovannini. Festa spoillva a Cilianova A Cittanova M e disiputaita ieri nna gara di anuoto, alia quale hanno pair-teeiipiato nuotatori di Cittanova, U-mago, Buie e Parenzo. •Era tutti i coneorreniti si e impo-sto Tumagliese Smilovič, che ha pre-ceduto di oltre quattro metri il se-condo classificato Giiuriiseviic. I risultati: 1. Smiilovič Argeo di Umago, 2. Giuriiseviic Antonio, 3. Pa-d.ovan Aittiilio, 4. Scnoipeta Pietro, Ieri si e disputato a Cittanova un tomeo di pallavolo, al quale hanno parteicipato le squadre di Buie I, Umago, Cittanova, Parenzo, Buie II e delTAPJ idi Buie. Dopo le elimi-natorie veni van o a qualificarsi per la finale le squadre del Bule e del-l’APJ di Buie. In un’incontro tirato dal principio alia fine il sei di Buie si imponeva a quello dell’APJ pe.r il minii,mio dei pumteggi 2:1. Il Buie ha giocato nella seguente formazio-ne: Vidal, Mignussi, Monica, Bonet-ti^ Crevatin e Furlan. APJ: Ilič, Za-ruhiea, Keravica, Gabor, Poipadič e Vanič. inizia un sistema: di gioco che nés-sun sportivo dovrehhe usare, quello della fallosità volontaria. Qualcuno potra dire altrettanito per i fiumani, ma presentiamo le espulsioni per 4 personal i : Trieste 2, Fiume 1, e cre-diamo che quesito raffronto sia molto eloquente. Il numero dei personali salira poi alia fine sempre in sfa-vore del CPT, appunto pet il gioco poico corretto. Siaimo quasi alla fine, sempre con risultato pari, quando ©eco che Micol riesice a impostare delle belle a z ioni, servendo a dove-re Mian e Fridrich, che segnano ri-petutaimente, ed i fiumani cedono nuovamente. Le espulsioni di Mían e Micol, nonchè il gioco ad uorno dei ragazzi del «Nafta» non riescono pero a incidere sul risultato finale della partita, che si conclude per 37—32 per il CPT. PA Nafta-Aurora 45:30 Dopo la vit'toria del CPT sul Nafta di Fiume si è svolita domeniica sera una partita amicho vole fra il Nafta e FAurora. II quintetto fiumano, provato dalla seonfitta súbita con i triestini, lia voluitio far ritorno a casa con almeno una vittoria, realiiz-zata nell’incontro con l’Aurora. I capodistriani rinforzati da cine giocatori discreti quali Babič .di Pi-rano e Parma di Isola, che pero non hanno poluto mettere in evideinza le loro reali possibilità, sono partit! colla speranza ¡di almeno perdere cod uno searto minimo di puriI i, dato che il quiinitetto ospile ha sohiieraito quella squadra che per poehi pmuti ha perduto ool CPT. Possi am o affer-tnare che lo searto sarebbe stato inferiore se si fosse aiddottato un mi-gliore metoido nei camibi dei gioea-¡tor¡. II Nafta ha vinto per l’evidente superioritá sia técnica ehe física, e per 1’otitima inle-a deii repanti e dei singóla giocatori. Della difesa rosso-nera si sono di-stinti i sempre hravi Porro e Tarn-plenizza, mentre nell’aittaceo in ri-lievo soiltanto Steife Mario, Babič, Simeoni cd Olivieri. Del Nafta buioni tutti gioeatori di cui il migliore è stato Uidovdčič. In Italia, fra le varie serie e di-visioni, gli atleti praticanti il gioco del calcio sono circa 5000, che, piü o meno, sono professionx9ti. Esiste la borsa dei caloiatomi, ed i piü ehia-ri esempi ci vengono dati dai ma-gnati delFindustria Àgnelli e Lauro. II ¡primo ha aoquistato per la sua squadra (la Juve) nientemeno ohe Hansen, per la «módica» somma di 60 milioni, Lauro invece, per il Na-poli, si è aggiudicato Jepson, per 100 milioncini e rotti. La somma di que-ste due cifre viene elargita dal CO-NI in un anno per le neoeeSitá del-Fatletdca leggera, il che è molto edificante. Gli stipendi e le imdennitá dei gioeatori sono cospicui, ma rappresen-tano una parte modesta delle loro entrate. Gli ... incerti sono rapipre-sentati dai premi di reingaiggio ¡a conclusioine di ogni stagione calcisti-ca, dalla percentuale fissa (20 °/o) sul prezzo realizzato in caso di ces-sdone e dai premi partita, ohe, negli incontri ohiave, possono raggiungere la somma di 200—300.000 lire per giocatore. L’appartenenza alia squadra na-zionale eostituisce una notevole fortuna dal lato economice, sia per la societá che per il giocatore. Quando »wieoe la scella della rosa dei candidati, affiorano i sospetti, i dub-bi, gli interessi di parte e cosí via, di modo ehe il calcio italiano è di-venuto in questi ultimi anni la vera Mecea del professionismo e delFaf-farismo. S’intende non per tutti, per una limitât® sehiera di eletti, che hanno delle possibilità superlori. Per gli altri, e sono migliaia che corrono dietro al miiraggio ¡dolía celebritá e dei milioni, mulla, eocetto che un benservito, quando la societá ritie-ne ch’eesi siarno ormai finiti. La corsa ágil imgaggi rappresenta run paissivo per le societá, le quali, nonostante i grossi incas-i, non riescono a far fronte agli imipegni fi-nanziaxi. Allora inteuviene un altro fattore, ¡il «meeenatismo». Saltano fuori ¡i vari: Agnelli, Lauro, per ci-tame qualcuno, i quali fomiscono i mezzi finanziari per farsi pubblici-tá, per «avere in pugno Fonore sportivo della cittá» per aprirsi una stra-da nella política, poiché il calcio ha il potere di distraire le masse e di avilare su questa strada certi ambi-ziosi xicconi. II caso Lauro è classico : durante la campagna elettor.ale, egli passeg-giava nello stadio partenopeo, mentre. la radio trasmetteva il suo programma elettorale, cioè le promesse ... da marinaio. Gli scandali, la pericolosa dina discerniente della nazionale con gli dnsuacessi a catena RADIO TRIESTE ZONA JUGO-SLAVA — PROGRAMMI DAL 25 al 31 c. m. Notiziari in ilimgua italianà nei igiorni lavorativi, ¡ore: 2.15—19.45, 19.30—23. -— Domenica ore : 7.15— 12.45, 19.30—23. Commcntario politieo : Problemi (Fa ttua 1 i là. Giornalmemte : 19.45 (ec-cettuata la domenica). 25 — 12: Molli i da opéré; 13 : An- munci e comunioati; 19.50: F. Chopin: Preluidi e «polonaise»; 20.45 : Sguardo ¡snl mondo. 26 — 12 : Operette, niviste, film e jazz ; 20 : G. Verdi : Aida, opéra in 4 atti ; 22 : Musîca da ballo. 27 — 12 : Orchestre celebri ¡di mu-sica leggera ; 19.50 : Programma di mélodie conoscinte con orchestre e cantanti celebri ; 20.15 : Conversaziome d’attualità ; 20.35 : Quartetti al pianoînrte. 28 — 12: Vacanze alllegre: 12.30: Murica leggera ; 19.50: Spirituals COMUNICATO Cim .il (giorno 1 agosto 1952 il’Im-presia ecomoimiica cittaidiin-a idi Porto-trose è en tra ta in liqiu/id aziioine. Si invitano tutti i Kleihitori e 'crédito ni ia deminicare d ipriopri diehiiti e ¡r kipettiv a mente erediti entro il 31 a,gosto 1952. Dopo qiucsta data non ver r anno presi dm consiiderazione i creiditi non denninoiati. Impresa económica cittadina in liquidazione all’estero ed in casa, i casi di vio-lenze in ca/mpo, l’aequisto di decine di gioeatori strandeiri, tuttooio non fa altro ehe (aggravate la situazione. Da anni il caïcio causa granidissimi danni allô spo.rt e assorbe eentinaia di milioni per creare spostati a nu-gliaia. Le cifre parlano molto chia-ro, ed i fatti sono erviidenti. Forse il CONI e la Fédérazione Gioco Ca’lcio un bel giorno cercheranno di mettere la paroila fine a questa corruzio-ne diilagante, ma ne duhitiamo perché questi idue organism! sono pur essi impegolati sino alla sommità dei capelli, quiimdi non si puo far altiro ehe attendere la compléta de-eadenza di questo sport, 9e non in-terveTranno fattori ipositivi, determi-nati da una epurazione sanaürice. Nuoto e caBcio a S. Bortolo In occasione délia domenica sportiva a S'iicciole aile gare di nuoto ha assistito un numero record di persone. I risultati ¡delle varie gare in programma sono stati abbastanzaj buoni pure dal punto di vista técnico. Sarebbe desiderabile, che simili riunioui natatorle venissero tenute in tutti i nostri centri costieri. I risultati; m 50 s. 1.: 1. Strgar Edi in 35”, 2. M a režic Gui do in 36”. m 100 s. h: 1. Bržan Boris in 1’36”, 2. Zafreid Danilo in 1’38”. m 200 s. h: 1. Kordič Francesco in 3T0”, 2. Ravalioo Francesco in 3’12”. CICLISMO A Sicciole, prima delle corsa ri-servata agli allievi, si è tenuta una corsa cic,lističa riservata ai pionieri. Il vincitore della corsa è risultato Delconte, seguito da Debernairdi e Pangher. 1 ;t j CALCIO Saline — APJ Portorose 4:2 (3:1) L undici delle Saline si è imposto nettamemte a quello delFAPJ inide-bioliito per la mamcanza di molti ti-tolari. I 1-oeali devono il loro suc-cesso al gioco sbrigativo e eenza fronzoli del ¡proprio attaeco, che ha saputo ooncludere le azioni iconge-gnate via via da tutti i reparti. Nel primo tempo hanno saputo conseguiré due reti di vantaggio, che sono risu 11 ate poi décisive al risultato della partita. Nella mattinata i ragazzi delle Saline hanno ineontrato quelli di Sicciole, vincemdo Fincoratro per 2:0. negrô ; 20.15 : Gol itostro piopolo ; 20.35 : Concerto serale ; 22 : Pa-morami letterari. 29 — 19.50 : Concerto mr. 1 in mi bemiolle maggioire per pianoforte ed orchestra ; 20.15 : Dal mondo del ¡1 avoro : 20,30 Música leggera ; 21 : Il mostro scénario : «L’avaro», 5 brevi attii di Molière ; 22 : Música ¡da ib alio. 30 — 12 : Programma di música da nivista ; 19.50 : Música diverten-ite: Oggi e doman!. 31 -- 10: Meilodie idi suooesso; 11: La donna e la oaea ; 11.30: Teatro dei piccoli ; 12 : Música per voi ; 19.45: Vita yugoslava ; 21: No-liziario sportivo; 22: I nostri programmi. Smarrimenti Bande! Karel, mato ál 3. 9. 1896 a Šmarje, lia ¡smarrito la propria carta d’iidenti'tá n.ro 55348 rilasciatagli dal C. P. L. di Šmarje. Detto documento non é piü valido. * Piitaeco Marino, nato il 2. 6. 1926 a Piramo, via Calle Castro, aibitante ora ¡a S. Bortolo n. 101, ha smarrito la carta id’identitá n. 49241-541 rila-soiaitágli ¡dali C. P. L. ¡dii Portorpise. Delta carta non sará piü valida se moin riiconsegnata alFinteistatario. Direttore ftiesponsabile CLEMENTE SABATI Stampato presso lo stabil, tipograf. «JADRAN» Capodistria Pubblicazione autorizzata fliiliHittiitiuiiiiuiiiiiiiinitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiuiiiiiimtiiiiiiiiitiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiüiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiHiiiiNiii llll!llltl[l!lltll!ll!ll\ll!l!IIIIUIItllimilttltUtlllllliltUllllllllltlltllllllllllfllllllll!l!!llll!lllllttllllltlt!M!llllllll!lllHIIIIIIIIII!lllllllM||||M||M||IHIIHIIIIIIIIIIllllllllll!lllllllllllllllUnllllllll!llllinimilllllllMlllllllllllllllllll!ltmillllllllllllllllllllllllllllinilfllHltll1IIIHIMIIIIIIIHIIIItlmilll1lllllllllHIIIIIHItmillH Verranno supérate le prodezze di Zátopek e Da Silva BREVE RAFFRONTO FRA 161dl QL1PI0NICI DI LOIRA ViMemi dei nu.aU a Capaclishia PALLACANESTRO A CAPODISTRIA CPT - „NAFTA“ 37-32 Bella ed entusiasmante partita! categoría memAMWÊ Helsinki 1952 Londra 1948 Rec. monil. 12 1 Rec. ¡cilimp. 39 15 Berlino 1936 Los Angeles 1932 8 9 21 22 I grand! passi, compduti dall’atle-tiea negli uiltiimi quattro 'anni, yem-gono phiatramente delineati dal confronto ¡fra i migliori risultati lOltenuti nel 1948 ¡a Londra e a Helsinki nel 1952. Solamente in due discipline Londra ha superado Helsinki: nella corsa ¡plana dei 100 m con Dillard che vinse in 10”3/10, mentre Remigino nella capitale fininioa ha vinto oon 10' 4/10 e nel salto iin lurngo, ¡ove Steele a Londra salto m 7,82, mentre Biffle a Helsinki ha conquistato la rnedaiglia (Foro saltando m 7,57. Wjhi-teíield, giá camipiione olimpionico de-gili; 800 piani della XIV oliirapiade, lia huovamemte batituto ¡ogmi concor-rente. Lo jugos! avo Dangubic, piazza,tosi V nel lancio del giiavellotto con m 70,55, avrebbe- vinto cómodamente a Londra. Fra le alíete il progresso é ambor maggiore. Nessuna camipiones-sa femminile d’atletica del 1948 ha cti'dservátp il 'titolo nelle ¡olimpiadi 1952, la «manima volante» Blanker Koen, allora due volte campione, queet’anno ha súbito una serie di insLtáéierei.a catena che, probalimente, l a f a ranino desistere dal con tinuare Fa.tti.ytá sportiva. Non é escluso che nelle olimpiadi del 1956 [gilí attuali risultati nella Storil di un oiciwiane cli® sail ai cielo (Lzggenda peruviana delle Ande) 2. i' II ¡giovane gli diede retía e m¡on apri igli occhi nemmeno per un momento. Oigniqualllviolta Mallku1 ¡chieideva la carne, egli taigliava un pezzo del lama meittenidoglielo neil beceo¡. M¡a nel punto piü pericoloso del v-iaggio la carne venne a mancare. Prima di spioeare il volo, il eomdor ¡aveva giá awertito il ,giovane: «Se ail momento in cui ti chiedo la ca,rne non me la porgi, sublito ti aibbandoneró sul posto». Perciü il gioivame si mise a tagliare la proipria carne. ¡Cosí pago ool ¡pro-prio isangue al condor il ¡suo uiaggio al cielo. Si dice che sia paissato ¡tutto un anno prima di raggmngere quella vertiginosa ¡altezza. Arrivât! là, ml condor si fermô prima di tutto a riposare un istante e qrainidijearicato nuovamente il ¡giovane, voló fino alla apiaggia di un mare miraooloso. Là, disse ail giovane: «Ora, mio oaro, ibagnati in queisto ¡mare!» Il giovane si tuffô ¡subito neilFacqua e,d anche il condor si hagnô. Ambe-due avevano xaggiunto il cielo isporchi, con una -barba mera, invecebiati. Dal bagno uscirono miracolosamente ringio-vaniti. Allora li condor disse: «Siu quell altro monte c e mn g-rande ¡tempio. dio-ve vi sará una igrande eolenndtà. Va e aspetta presso ,la porta di quel bellissimo santuario. Le giovanotte celestiaili verranno alla celeibrazione. Ce ne sono miolte e tutte hanno ¡il lusetlo uiguale. Quando ti ipasserainno aiccainto in colonna non proferiré parola ad ¡alicuna di esse, ¡poiché ¡la ¡tua ¡giungerá peir ¡ultima e ¡ti sfiorerá con la spalla. Al,lora afferrala e non lasciarla a nessun prezzo». II giovane fece come il condor gli aveva detto. Giunfo alia ¡porta del tempio, si fermé E in ver-itá giiumse un corteo interminabile ¡di faneiuHe. Tutte avevano le medes¡:m© semhiianze. 'Guardavanio il giovane indifferenti * di piü non avrebbero potuto esscrlo. Era tutte non ¡p¡ot¡é assolutamcute rico-noscere quale fosse suia mogliie. Fra quelle ohe vemiivano ultime, una lo ¡sfioro rápidamente con ,1a spalla ed entro con le altre nel santuario. Que! luminoso tempio era dedícalo al Sole e alia Luna2 padre e madre di ^ tutte le eiielle e idi tutti i piameti. In quel santulario si raocoiglievano gli abitanti del cielo Giorno per igiorno ¡lo visitavano i pianeti per rendere omaiggi'O ¡al Sole. Candide fanciulle, stelline ¡e innuimereivoli princiipesse-pianet'i cantavaino ¡inni meloidiosi al Solé. Dopo la cerimouin. le fanciulle inoomineiarono a¡d andarsene. II ¡giovane. attemdeva alia ¡porta. Esse lo guardava-no ancora ¡con ¡gli ¡stessi occhi impas- • šibili. Anche ora non ¡riusciva a ¡nicomospere quale fosse sua rooglie. D’un tratto una lo sfioro, leggermeute ¡c¡on la spalla e ¡cercó di fuggire, ma al giiované riusci di raggiun-gerla. E non la lasció piü di mano. Essa lo condusse nella sna casa e gli disse: «¡Perché sei venuto qui, tanto sareii tomata a te.» Giunti ¡alia sua casa, il giovane era afinito per la fante. Quando essa se ne accoráe, disse: «Prendi un pó di quinqué3 e cuocila!» Gliene diede in tutto un cucchiaino. 11 ¡giovane ¡guardó ¡dove essa l’aveva presa e non ¡pote erad-ere ¡ohe cosí ¡poca quinqué potasse saziare la fame di tutto Fauno. La fanciulla gli disse: «Vaido ¡per un momento ¡dai miei genitori. Tu non devi assolutamente farti vedere. Finché io torno, ouociti la mineštra di quinqué, che t’ho ¡dato.» Quandü- se iie fu andata, ti giovane sali súbito in soffitta, prese abbas-tanzia quinqué e la mise sul fuoco. La mineštra holii suibito e tnaboecó, ri-versandosi ¡a fiotiti. Egli mangió a piü non ¡posso-, fino a saziareene e sépel-lendo il resto. Ma la¡ quinqué coníinuawa a bo,Ilire anche da sotto terna. In ijuel Fistante sopxaggiunse la principessia e gli tdisse: «Gosi non si mangia la nostra quinqué! Perché ne hai presa -piü di quanta te ¡ne ah-biia data?» Ahito di giovane a far sparire i segni ¡de-lia quinqué trahoecata ¡perché i guoi genitori n¡on 9 acicorgessexo ¡di nulla. -Ció faeendo lo rimpr-overava: «I miei ¡genitori non ¡dehbono vederti assiolutamente. Ti posso avere soltamto se rimani nascosto.» E c-osi fu. Rimase nascosto e Fincantevole stellina gli portava da man-giare nel suo -nascondigli-o. II ¡gi-ovane viisse con la moglie un anno. Ma no¡n appena trasoorso ¡Fauno, essa non gli portó piú ciho. Se ne «anidó dalla casa ¡e gli ¡disse: «E giunta 1 ora ¡della tua partenza.» Lo abban-donó e non si fece ipiú vedere. II aiovane, tutto biagnato di ipianto, fece ritorno allá riva ¡del mare ¡celeste. Giunto colá, scorse giá da lontano nuotare il eondor. II giovane gli coirse inoontro. 11 _ conidor spiocó il volo ¡e venne a oolloicarei aoeanto, Egli osser-vó ehe il divino Molliku era ¡inveochiato e il eondor s’iaooorse ¡che anche il giovane era veicchio¡ e sfinito. Inc.ontrandog% ©sclamaromo contemporáneamente : «¡Gome sei ridotto!» II giovane ¡gli raecontó le sue ¡avventure e si lamentó: «Amieo mio, come vedi la moglie m’ha abbandonato; e se n’é andata per sempre.» II eondor ne r.imiaLSo veramente addolorato. Gli disse: «Come ha ¡potuto agire cosí oon te? Povero amieo mio!» Cosí di-cendo gli s’avvvicinô e Faociarezzó idolcemiente. cou lie sue allí. II giovane lo pregó, come giiá al tempo del primo inoontro : «Amieo, prestami le tue ali ¡onde io po-ssa far ritorno sulla térra ¡in casa dei miei ¡genitori ! » ill eondor gli rispóse : «Bene. Ti ci riporteró ¡o. Ora peró baguamo©! nuoivamente in questo mare.» Tu.lt’ e ¡due fecero ¡il bagno e rinigiiovanirono. Usc-endo dall’aequa, il condor disse : «lu rieomipensa per la mia fatica dovrai darmi ancora due lama.» «Amieo, ap.pena giunto a casa, te ili do.» Il eondor acoettó. Fece salire il giovane suille ali e spiceó il volo. Per raggiungere la terra impie,garono un anno infero. Al ritorno i-1 giovane tenue fede alla promessa e conseignó al eondor due lama-. II giovane entró nella casa paterna e trovó ¡i genitori ormai invecchiati di molto e piangenti ¡del ¡dolore. Il condor disse ai due veechiett.i : «Vi restituís©© il figlio sano e salvo. Ora lo doveite educare con a-more.» E il giovane ¡disse ai genitori: «Padre, madre! D’-ora in ¡poi non ¡potro amare alcun’altra dopna al mondo. Non é ¡possibile che ¡io trovi ancora una donna come questa. Cosí vivró solo fino alla morte.» E i veccbietti .risposero : «Sia come tu vuod,. figliolo mio. Se rifiuti ¡di prendere un’altra donna, resterai solo.» E cosí visse con un dolore moríale nel euore. Tutti aivete visto questo ouoxe che ha amato tanto una sola donna. Io Tho accompagnai o ¡per le vie del suo dolore. E ora anch’io mi do al pianto. 1 C-osi gl-i indi,geni chiamano il candor, cui attrihuiscano fo,rza divina. 2 Gli Inka-s veneravano il solé quale massima divinitá. I re portavano il titolo di «fiigliio ¡del solé». Era i ¡números! scavi degli ¡antiohi abitati del 1 eru si possono vedere i ruderi di magnifici templi ¡dedicati al solé e alila luna. 3 Si pronuncia «kinua»; eon i suoi grani gli indi-geni fauno una specie d aequavite, da loro delta «cicla».