ANNO XIX. Capodistria, 1 Settembre 1885. N. 17. 3 11 31' / LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. INTERESSI AGRARI! È veramente degno di nota il fatto economico esposto ào\Y Istria nel suo ultimo numero dei 22 agosto; e molto opportunemente fu rilevato alla vigilia della costituzione del consiglio agrario provinciale, e dal comitato eletto dalla società politica per l'inchiesta economica della provincia ; perchè il caso particolare di Parenzo può e deve gettare molta luce su parte almeno dei lavori importantissimi, i quali si intraprenderanno dalle accennate istituzioni. A Parenzo dunque, dopo le stragi della crittogama, passato il primo sbigottimento, constatato il buon effetto dello zolfo, alcuni arditi proprietari di terreni, senza esitare innanzi al malanno, si diedero a coltivare la vigna, e vi ; ebbero copioso lucro. A Pirano prima che a Parenzo, si fece altrettanto. A Capodistria invece prese grande sviluppo la coltura intensiva l delle ortaglie e delle frutta ; ma a Parenzo specialmente, in conseguenza del mutamento di coltura, il caro della mano d' opera per difetto di operai si accrebbe a tal punto, che i proprietari in pieno accordo con quelli si decisero di accettare la mezzadrìa parziale, — e con vantaggio. La qual mezzadrìa oggi funziona bene, ed è pròva di vero progresso agrario. Da questi fatti ricaviamo le seguenti conclusioni: — che vi è un movimento in meglio nelle industrie agrarie della provincia, segnatamente nei territori di Parenzo, di Pirano, »•i ri> ■ di Capodistria; — che i mutamenti per cui si giunse a queste migliorìe, si iniziarono e si svilupparono, per così dire, naturalmente ; parte per quel grande motore di tutte le cose, che è il bisogno, parte per quella ingenita irrequietezza, la quale quasi inconsciamente spinge l'uomo al meglio. Questo progresso agrario, partito dai centri sunnominati, si va allargando sui loro rispettivi territori; talché percorrendoli i r ^ linee convergenti a quei centri, se ne può misurare 1' intensità digradante fino ai punti più lontani, dove s'incontrano la stazionarietà e la miseria. Ricercare queste movenze miglioratrici, constatarne 1' origine, lo sviluppo, lo stato attuale, sarà uno dei compiti più importanti del comitato economico, istituito dalla società politica provinciale; perchè in fin dei conti, lo scòpo supremo, a cui deve mirare il comitato sarà quello di cooperare al migliore indirizzo delle industrie agrarie; ed il miglior ìliezzo per riuscirvi dev' essere quello di indicare, bene studiati, i progressi di un luogo qer quanto sieno applicabili ad un altro. Così il nostro consiglio agrario nell' incominciare la sua attività, metterà 1' occhio subito sopra questi movimenti in meglio, per animarli, ajutarli ed eventualmente suggerire e tentare di iniziarli là dove c' è tutto da fare o per indolenza, o per ignoranza, o per qualsiasi altra causa, i Archeologia Salava di Capodistria, 10 agosto lecTvs ■ ivraTorxm / sententia / v • f • sibi ■ et • sul/s Questa pietra rimase finora ascosa in una cautina del palazzo Yidacovich, dove in epoca non così recente dee aver servito a riporvi e a serbarvi olio : i buoni vecchi ne aveano fatto una pila. Non ad altro scopo 1' aveano incavata — come dalla figura qui sopra forse si scorge — rispetto alle lettere dell' iscrizione e al rilievo sulla faccia destra, di sotto in su ; e tuttavia rimangono piombati intorno all' orlo — nella figura segnati dagli otto puntolini bianchi — otto ferretti, mediante i quali eravi applicato un coperchio ; e sul fondo v' è di forma circolare un incavo maggiore a raccogliervi la morchia. È il cavamente alto centimetri 21, largo 3?a, lungo 49. Ed è la lunghezza della pietra, nel suo stato attuale, di cm. 61 all'estremità superiore, di 51 alla inferiore, la larghezza di 46, 1' altezza di 25 circa. Ma già dalla frammentata iscrizione arguisce ognuno che questa pietra non è che un pezzo, il pezzo inferiore, dell' originaria di mole maggiore ; dall' avanzo poi del rilievo sulla faccia destra vede che non giunge se non a un quarto circa della grandezza originaria. Poiché sulla faccia destra ci rimane dentro a una cornice lavorata d'intagli, eh' è larga dal lato destro cm. 8.50, dal sinistro cm. 5, a 8 cui. più su dell' estremità inferiore, ci rimane intera d' una figura in rilievo quella parte della gamba sinistra che va dalla noce del piede fin sopra il ginocchio, sulla quale pare che la persona riposasse, mentre la stessa parte della gamba destra, in posizione obliqua, ebbe a scheggiarsi. Dall'una banda e dal l'altra delle gambe lembi penzolanti di ampia veste. Seduto quindi non pare che stesse il soggetto ivi raffigurato : perchè le gambe avrebbe allora più rav- vicinate e le vesti toccherebbero il terreno di sotto. Si vede bene dunque che non ci resta ormai se non un quarto appena del cippo com'era in origine. Ohè con un cippo sepolcrale in verità abbiamo a che fare, cui un tale a sè eresse vivente ed a' suoi, un tale che ci direbbe quai nomi portasse e le sue gesta e gli uffici funti e quelli jorse ultimamente avuti IVRATORVM SENTENTIA — dove potessimo scoprire il pezzo mancante, su cui stavano scolpite le altre nove righe, le quali, è da supporre, con le tre che rimangono formavano la iutera lunga iscrizione. Così si pensi del soggetto rappresentato dalla scoltura. A giudicare dalla loro forma, le lettere, sento dire, sono del primo secolo. Sono alte da 5 a 6 cm., le righe distanti fra loro cm. 2. Un po' di cornice, larga circa cm. 6, si scorge anche a sinistra dell' iscrizione, e c' era forse pure a destra, sul pezzo che manca, col quale insieme andò perduto anche 1' avanzo di scoltura che ci sarà stato su quest' altra faccia. Per lo stesso motivo andò perduta la S ultima di SVIS. La pietra sarebbe pietra calcare del Carso. Con tutte le sue magagne, importantissima è la lapide per la forinola IYRATORVM SENTENTIA, la quale non ricorre, mi si dice — chè i libri da consultare qui non ò — nè in altre epigrafi romane dell' Istria nè in verun' altra fra le molte migliaia delle registrate nel vol. V del Corpus. È dunque una novità, che farà bella mostra di sè appunto fra le Giunte al Supplemento del vol. V del Corpus, le quali si stanno di questi giorni stampando. Intanto penso che sarebbe forse fruttuosa la visita che già nel 1870, nella Lettera aperta alla Podesteria di Capodistria stampata nell' Osservatore triestino N. 165 — se non erro — consigliava di fare il Kandier alle canipe — noi diremo canove o caneve — ed ai porcili : chi sa mai, in qualche altra pila olearia od abbeveratoio porcino ci toccherebbe la fortuna di scoprire la parte superiore del prezioso cippo. Il frammento eh' è qui abbiamo scoperto la signora Francesca Vidacovich ed io G. Vatova o tizi e Il terzo congresso alpino della società degli alpinisti triestini avrà luogo in Pisino nel giorno 6 settembre col seguente Programma Domenica 6 settembre: ore 11 x/2 aut. ritrovo P Albergo all' Aquila nera iu Pisino per l'iscrizione dei convenuti. Ore 1 poni : Adunanza generale nella sala comunale, gentilmente concessa, col seguente Ordine del giorno 1. Lettura del Verbale del Congresso precedente. 2. Discorso inaugurale della Presidenza. 3. Relazione della commissione incaricata di studiare le riforme dello Statuto. 4. Eventuali relazioni o letture. Dopo P Adunanza visita della famosa Fovea di Pisino. Ore 3 poni. Pranzo sociale. Ore G pom. Convegno campestre. Gita ufficiale Lunedi 7 settembre : Ore 5 ant. — Partenza a piedi da Pisino. Ore 7 ant. —- Arrivo a Gallignana (cliil. 9). Ore 7 '/2 ant. — Partenza da Galliguana. Ore 8 '/a ant. — Arrivo a Pedena (cliil. 4) Spuntino. Ore 9 ant. — Partenza da Pedena. Ore 11 aut. — Arrivo a Cepich (chil. 11). Visita del lago. Ore 12 mer. — Partenza da Cepich. Ore 1 pom. — Arrivo a Sussgnevizza (chil. 5). Pranzo. Si pernotta possibilmente a Pikulich distante da Sussgnevizza 8 chil. Salita del Monte Maggiore (1396 m). Martedi 8 settembre: Ore 1 ant. — Partenza da Pikulic. Ore 5 aut. circa — Arrivo sulla vetta. Ore 7 ant. — Partenza. Ore 8 Vj ant. —■ Arrivo alla Cantoniera di Vela-Uzka. Ore 9 ant.— Partenza. Ore 10 '/2 ant. — Arrivo a Vragna da dove con vettura si va a Pisino. Ore 2 pom. — Pranzo. Scioglimento del Convegno. Itinerari per Pisino. Da Trieste. Colla via ferrata per Divaccia. A piedi 0 in vettura per Basovizza alla stazione Erpelle-Cosina (chil. 16). Dalla linea di Cormons. Colla Meridionale a Nabresina e a Divaccia. „ Vienna. Colla Meridionale fino a Divaccia. » « » Avvertenza ilfleìdiiii l OTXu obi'ti il àiubusia obnojon I 1. Possono prender parte al Convegno le famiglie dei Soci e le Società e persone invitate col presente programma. .... . ,,, 2. Coloro che intendono di partecipare al Convegno sono pregati di mandare le loro adesioni, non più tardi del 3 settembre p. v., al Vicepresidente Sig. G. Grablovitz. (Tergesteo scala IV, p. Ili0 0 al Segretario Sig. Em. Morpurgo (Barriera vecchia N. 4. p. 1°) e di accompagnare le loro adesioni con f. 2.— V. A. pari a it. 1. 4, per il pranzo sociale (salvo rendiconto). A Primiero, nel Trentino, fu tenuto, il 16 ogosto, il XIII ritrovo degli alpinisti trentini, che si chiuse il 18. V' intervennero le rappresentanze dei Club Alpini di Trieste, Brescia, Viceuza, Milano, Torino, Biella, Udine ed Agordo. Vi fu uu banchetto di 95 persone, che fu improntato della più schietta cordialità e gaiezza. Riguardo poi alle salite, molti alpinisti hanno fatto delle ascensioni di primo ordine ; la compagnia di Tesino eseguì la salita di Cima d' Asta, e tre giovinetti il Catenaccio in Val di Fassa. La sede centrale del Club alpino italiano e la sede di Vicenza erano rappresentate dal conte Almerico da Schio, quella di Biella da Maurizio Sella, la Società Friulana di Udine dal professore Giovanni Marinelli, quella di Brescia dal dott. Pietro Capettini, quella di Agordo dall'ing. Antouio Sommariva, quella di Milano dal conte Francesco Lurani. La Deputazione comunale accolse festosamente gli ospiti al suono della musica ed allo sparo dei mortaretti. Il paese era iu festa ; moltissime case erano pavesate e adorne di fiori, di bandiere bianco-azzurre, colori della società. Durante le adunanze spedirono telegrammi d'augurio la sede centrale di Torino, la sezione di Auronzo del C. A. I., i soci Brunialti, Corsi e Falkèner, la Società operaia di Rovereto, la Società „Oesterreichische Alpen-Club" di Vienna, ed i soci di Cles, Trento Rovereto, Riva e Mezzolombardo. La sala era ben addobbata. All' ingresso del cortile v' era apposta la seguente iscrizione: Al —• Tridentino Alpinista — che svela del suo paese il hello — la miseria pietoso ne allieva — grato Primiero applaude. E sulla porta del palazzo delle scuole la seguente: Fiera di Primiero —■ eletta sede di geniale convegno — agli Alpinisti Tridentini — superbo dell' onore — esulta. Il gioro 29 p. d. ebbe luogo in Parenzo il primo congresso della Società istriana di archeologia e storia patria. Nello stesso giorno si costituirono in quella città i due comitati polico - economici nominati dalla società politica istriana. , Giusta una notificazione pubblicata nella Wiener Zeitung del 18 agosto, saranno in breve messi a pubblica asta i lavori per la costruzione del piano stradale, quelli di soprastruttura nonché i fabbricati inerenti al tronco Erpelle S. Andrea della suddetta linea. Le relative offerte saranno accettate, al più tardi, sino al 17 settembre di quest1 anno, dalla i. r. Direzione generale delle ferrovie austriache dello Stato. Le condizioni d' asta ed ogni altro desiderato schiarimento potranno aversi presso il sunnominato Ufficio e così pure presso Pi. r. Direzione all'esercizio ferro- viario in Pola e presso là i. r. Direzione alle costruzioni in Trieste. So.no vacanti per l'anno 1885-86 due stipendi provinciali a fior. 200 ciascuno per studenti di Università : uno per lo studio filosofico e 1' altro per il politecnico ; come sono pure vacanti otto stipendi provinciali di fior. 100 I' uno per studenti ginnasiali e di scuola reale che si sono distinti o che si approssimarono ad una nota distinta di progresso, con preferenza a quelli che frequentano istituti della provincia. Giardino d'Infanzia Carlo Combi In una delle sale della Scuola femminile ai Ss. Apostoli, palazzo Jàgher, si udirono questa mattina soavissimi canti infantili. Erano i bambini e le bambine del giardinetto delle sorelle Sossich, ivi radunate con permesso municipale, per dare un saggio di ciò che impararono durante 1' anno. Quel giardinetto porta il nome del mai abbastanza compianto cav. Carlo Combi, zio materno di quelle signorine. E le nipoti che furono educate alla scuola delle rare sue virtù, procurano ora di svolgerne i primi germi, negli animi dei bambinetti alle loro cure affidati. Dalla prontezza con la quale risposero alle varie domande, dal modo con cui recitarono i dialoghetti, bene appalesarono di quanta premura, di quale pazienza, di che perseverante affetto sieno dotate le signorine Sossich, se in pochi mesi poterono ottener tanto. Continuino dunque nell' intrapresa via : non si sgomentino per le difficoltà che incontreranno. Avranno sempre il conforto della loro coscienza, e quello di preparare i fanciulletti ad essere i migliori quando entreranno nelle Scuole elementari ; si meriteranno la gratitudine delle famiglie, e continueranno nella cerchia delle loro occupazioni 1' opera dello zio che visse facendo il bene, istruendo, edificando. Venezia 12 agosto 1885. {Gazz. di Venezia) Emilia Marmolada. Jeri, al tocco, seguiva nella sala delle scuole elementari ai Ss. Apostoli, palazzo Jägher, il saggio finale, dato dai bambini e dalle bambine del giardino d'infanzia Carl« Combi. Dietro un gentilissimo invito, e con un attraente programma sotto gli occhi, ci siamo recati ad assistere a questa graziosa festina. La sala era piena di eleganti signore, in gran parte le mammine carissime di quelle brave e dolci fanciul-lette, che affidate alle intelligenti ed amorose cure delle signorine Hossich, addimostrano chiaramente quanto valgano per intelletto, solerzia, coltura ed affetto le loro nobili institutrici. Ci parve di rivivere nei giorni felici dell' innocenza, quando noi consideravamo la scuola come il nostro piccolo mondo, ed eravamo gelosi d' una carezza d'un bacio di più dato ad un altro bambino, e sussultavamo di gioia dopo una lode o dietro un regaluccio. Presiedevano il comm. Bernardi, il comm. Vigna l'illustre alienista e la signora Veruda. Dopo un Coro-Marcia cantato dai bambini e accompagnato col piano da una delle maestre; la signorina Maria Sossich, che a quanto pare è la direttrice di quel giardino d'infanzia, lesse un bellissimo discorso che venne applaudito. Seguì poscia un dialogo sostenuto dai bambini Kita Marmolada, Lina Canè, Ugo Pendini, Peppino Malvezzi ; quindi la graziosa e disinvolta Lucia Vigna, la cara fìgliuoletta dell' illustre psichiatra, recitò una poesia d' occasione. In seguito le signorine interrogarono i bambini sulla geometria, geografia e sulla lettura, e li fecero giocare, cantando. Neil' esame di francese si distinsero sopra gli altri, i bambini Lucia Vigna che ha una grazia speciale nel conversare, Ettore Zonca e Lina Canè. Dopo una riuscita quadriglia, ed esercizi di ginnastica con canto, le bambine Maria De-Mitri e Nella Cucchetti, la quale ultima ha soltanto 3 anni, recitarono una poesia di ringraziamento con una grazia tale, da strappare i baci. Allora la signora Veruda lesse un applaudito discorso ed il comm. Bernardi pronunciò poche parole di circostanza, tri la commozione generale, perchè accennò al compianto cav. Combi del cui nome s'intitola il giardinetto precitato. E noi pure siamo usciti da quel luogo commossi, pensando all' uomo che ci fu maestro ed amico, ma nello stesso tempo soddisfatti di quello che abbiamo veduto ed udito. Le signorine Sossich, le nipoti del prof. Combi, la cui immatura perdita ancora deploriamo, dietro iniziativa del comm. Vigna uno dei più cari amici dell'illustre estinto, aprirono il sullodato giardino, ed ebbero la contentezza di vedersi in poco tempo onorate da tante rispettabili famiglie, che loro affidarono ben 21 bambini. Il sistema di insegnamento che rammenta nel modo quello del prof. Combi, la valentìa delle signorine Sossich, e gli ottimi risultameli ora raggiunti, sono prova sicura della stima in cui sono tenute le gentilissime institutrici. (Gazz. del Popolo) Al Quirino di Boma venne data in questi giorni la tragedia di Antonio Gazzoletti San Paolo. Il Capitan Fracassa narrando eh' ebbe un successo splendido e sincero, dice tra altro, che il lavoro dell'illustre trentino ha versi veramente ispirati, che il carattere del protagonista è riprodotto maestrevolmente, e che finì per convertire anche gli spettatori, i quali applaudirono con entusiasmo, specialmente il Salvini, grande e simpatico artista che tutti conoscono. Cose locali Ci scrivono : Ripetutamente, con minaccia di tempo in tramontana, il vapore del mezzogiorno da Trieste per qui, non potendo prendere a bordo tutti i passeggieri affluenti, li imbarcava in una brazzera a rimurchio, straccarla. Tutto è andato bene, ma nomini di mare competenti giudicarono un gran rischio quel rimurchio con quella minaccia di tempo. E giacché tutti gridano e tacciono (passatemi la frase); trattandosi della vita, credo di far iene a denunziare' il grave inconveniente col mezzo della stampa presso le competenti autorità di sorveglianza marittima, e prego la vostra compiacenza a dar posto nel vostro pregiato periodico a questa mia lettera. Appunti bibliografici Ezio Lamberti. Bozzetti triestini. Trieste Levi e C. 1885. Nel leggere questi Bozzetti mi è accaduto quello che succede spesso anche in teatro. Si annunzia una nuova commedia, gli amici fanno la solita stamburata, l'aspettazione è grande, viene l'ora di andare in scena. Si alza il sipario; non si sente una mosca ; i personaggi vanno e vengono, chiacchierano ; alla fine dell' atto silenzio sepolcrale. Al terzo le sorti della commedia si rialzano, ci sono delle scene ben fatte ; alla chiusa un applauso spontaneo, genersìe : fuori fuori. E 1' autore esce cosi alla buona e senza guanti: non era già ad aspettare gli applausi lui ; accenna ai comici come per cedere *d essi il peso della gloria, e s'inchina umilmente al rispettàbile ed alla inclita, allargando le braccia quasi a dire : mi raccomando, si fa quello the si piò. Egregio signor Lamberti, a parte la storia della stamburata che qui non c' entra, qua la mano, Imi cogolo, ho letto i suoi bozzetti, e per dire la I verità, tutta la verità come al giudice, ai due primi ]a nano correva alla tasca dove ci tengo la chiave ] del pitone di casa, chiave femmina, buona a due servift. I personaggi difatti chiacchieravano, senza Ikonclider nulla; le scene erano freddine: poi quei Ueneetti fiorentinismi: lui, la mi figliuola, la cammi-! navf la saltellava, messi in bocca al nostro popolo, ton danno del color locale, urtano i nervi. Ag-giuga un parlare qualche volta affettato, come I qutlo della mamma che prega la madonna in istile I Uà orazioni del Barbieri così: salvami almeno questo ipo innocente; non gravi su lui la colpa della I >adre (pag. 26). Poi qualche spruzzolo di realismo oliano — stilla sierosa come marcia colante (pag. il) — Mandano le ragazze a casa con la pancia fossa (pag. 13) E non parliamo dello stile falso spesso, con evidente imitazione dei bozzettai della .Domenica letteraria" e del „Fanfulla," specie in peli' epitetare strambo, e imbroccare continuo dell'astratto o della metafora licenziosa (difetto il iprimo già rimproverato all' Àleardi ; ma in poesia passi) : una mollezza di sonno, morbidezza di velluto (pag. 60), un ambiente che affoga in un languore di penombra (pag. 59) Rivoluzione della materia nelle vene gonfie di pubertà, getti di sangue allaganti il cervello, impeto di lussuria, martellar di polsi, (pag. 76). Tra le tenerezze di luce sorge il sole nella gioja, nella sua bionda gloria (pag. 50), avvolge la testa del morente nella sua gloria (pag. 79) e da capo Miramar in una gloria di sole (pag. 115) innanzi alla maestà del sole (pag. 116): frasi troppo vicine ed abusate. Nè ci manca qualche erroraccio di sintassi. — Domani sarà una cosa senza moto, cui quattro palate di terra coprirà per togliere l'orrida e schifa vista — (pag, 76) .... Investiga assiduo entro a quella notte fonda, non lo sgagliarda i pericoli, non le noie dell' improbo lavoro . . . (pag. 7-1); ma di questi addebiteremo il proto. ila insomma, si dirà, e perchè allora battete le mani? Perchè con tutti questi difetti, dei quali il giovane autore potrà correggersi facilmente, ho rilevato in lui singolare attitudine a trattare il bozzetto e la novella, facilità, brio, e il senso della modernità soprattutto senza del quale, gracchino pure i corvi del purismo, oggi non si possono leggere nuovi libri. Già alle prime pagine, intemperanze a parte, in certi scatti, ed impeti di fantasia ho riconosciuto le buone disposizioni dell'autore, come a pagine 23, 51 e seguenti. Ma il bozzetto pel quale dimentico tutto e batto le mani, e grido bravo proprio di cuore è quello intitolato — Bue sbornie. Là ci trovo il nostro popolo ; Drea è un tipo colto dal vero, e così Nando, e Gnese e il bambino. È una cara storia che commove e produce 1' effetto voluto dal bravo scrittore senza bisogno di tante glorie di sole. In questa ha seguito il precetto del grande maestro ; precetto mai abbastanza ripetuto oggi : il reale come mezzo, V ideale come fine. Ci dia il bravo Lamberti molti bozzetti come questo ; e la sua fama di valente scrittore sarà un giorno assicurata. Perciò mi permetto ancora qualche appunto, Dia piò colore locale ai bozzetti, quando tratta di' cose triestine : non basta il nome di qualche via o taverna per descrivere il nostro popolo; lo sorprenda nelle naturali manifestazioni della gioja e del dolore, nelle feste, nelle sue abitudini, ne' suoi vizi e nelle sue virtù. Così ha fatto nel — Due Sbornie — E soprattutto non si lasci tentare da esempi incovenienti a confondere il bozzetto col racconto di fatto drammatico o peggio porco, anche se a tempo frenato dai paragrafi del codice. Il bozzetto e la macchietta, nella moda odierna delle cose piccole, fanno 1' ufficio delle eleganti statuette e dei mille ninnoli che adornano le pai- chettiere e le mensole dei gabinetti delle nostre signore ; ed hanno quindi la loro buona ragione di essere. Scelga un pittore od uno scultore a soggetto per un quadro di genere o una cosina in marmo il conte Ugolino, o il Laocoonte ; e si vedrà che effetto faranno i quadretti e le figurine. Dunque si lascino al romanzo, ed ai racconti (col suo bravo principio, svolgimento e fine s'intende) i soggetti più ampi e gravi: e si coutenti il bozzettista di cogliere a volo e di rappresentare qualche fatto semplice e comune della nostra vita borghese. In quanto alla lingua poi, sempre fermo il principio dell' unità, largamente e ragionevolmente inteso, non rifugga lo scrittore dall' introdurre quelle locuzioni che sono più proprie d' una data regione, quando siano intese da tutti gl' italiani però, e dando loro la forma della lingua comune. Mi spiego. Se un fiorentino ricorda persona cara, morta gli farò dire ; Dìo lo riposi ; se lombardo — Gesù per V anima sua ; se veneto — Iddio gli abbracci V anima. Così la lingua si arricchisce, ed ogni regione porta il contributo alla lingua comune. Ancora un'osservazione. Quel benedetto dialogo in terza persona, e peggio poi con la lineetta ad ogni capoverso come a pag. 35 e in moltissimi altri luoghi, sarà una novità ; ma è un controsenso bello e buono. Ma finiamola. Ancora una stretta di mano e un bravo al simpatico autore delle Due sbornie. Oh perchè non possiamo trovarci anche noi due a bere un bicchiere servatis servandis presso qualche buon oste: come da Tobia in ilio tempore in Via della Madonna del mare, è là in un cantuccio parlar d'arte e delle nostre speranze ? Ma noi non ci conosciamo neppure ; ed uno a ponente 1' altro a levante. Sic fata votuere. Il vecchio e forse di-mendicato appendicista del „Tempo" si compiace però di vedere in buone e giovani mani nel suo paese la tradizione dell' arte. Programma dell'I. R. Ginnasio superiore di Pisino. Disino 1885. Così sta scritto in tedesco per noi Italiani, e noi traduciamo. Quello che non ha bisogno di essere tradotto si è lo studio del nostro Professor G. Benedetti — Istriani e Romani nell'anno 178 a. C. — snlla prima guerra quindi condotta dai Romani contro il re Epulo e la battaglia di ... di... . vattelapesca. E dico così, perchè varie le opinioni degli autori nel campo di questa lotta: il Carli crede che la battaglia fosse data al Timavo; il Combi a Brestovizza sopra Duino, il Kandier a Repentabor. Il Petruzzi, il De Franceschi ed il Be-nussi vanno concordi nel determinare il sito di questa ostilità, ponendo V accampamento romano sull' altipiano di Basovizza o ne' luoghi vicini ; ed il porto per 1' armata navale nel vallone di Muggia, Il signor Benedetti poi, vista la tendenza degli autori a spingere sempre più in là i Romani dal Timavo, me li porta addirittura in medias resT collocando le navi romane nell' insenatura del Risano, P accampamento sull' altipiano di Paugnano, e il mercato sul colle di San Canciano dirimpetto-a Capodistria, e precisamente sui punti più alti del medesimo, là dove oggi sono i cortivi di Sandrin e di Del Bello e campagne adiaceuti. L' erudizione del professore è vasta, conosce pienamente il suo argomento e lo domina; a ciò si aggiunga anche-la conoscenza dei luoghi; male sue argomentazioni mi paiono più ingegnose che vere per le seguenti ragioni. Ecco intanto in poche parole il fatto: Il console romàno', partito d'Aquilèia, pone il campo! al las- o del Timavo. Profectus ab Aquileia consulì castra acl lacum Timavi posuìi, Livio Caputi XLI. Poi si spinge più innanzi vers» V Istria, e comanda alle navi, come è naturale, cht secondino il movimento ed occupino il porto vicino : Eoe naws\ ad proximum por tum in Histriae fir^s missae. I Romani avanzano sempre tenuti d'occiio dall'e-j sercito istriano che li segue alla larga sii Carso, | trovato poi un sito opportuno, distante circa cinque miglia dal mare, pongono gli accampamenti. Quin-que ferme milia a mari posuit castra. Le navi intanto gettano le ancore nel porto ; i Mercanti | piantano le loro baracche sulla spiaggia ; i soldati vanno e vengono dall' accampamento al mercato per provvedersi del necessario. Gi Istriani, che savano ! alle vedette, visto che la guardia non era ben enuta né negli accampamenti, nè sulla spiaggia deinier-cato. piombarono siili' accampamento nemico con tal furia che i Romani tutti fuggendo cercrono rifugio nelle navi. Ma per loro mala ventura d'Istriani trovarono nel campo romano tavole imhn-dite, corpo mio fatti capanna ; in un momento tuto I fu sparecchiato. Convien ben credere che 1" alza« I il gomito sia un vecchio difettuccio degP Istrian Mangiarono adunque, trincarono allegramente, fè\ cero un, lerum direbbe 1' ab. Moise, e peggio ancora si sdraiarono sui letti e ben presto si addormentarono come ghiri. E i Romani, riavutisi dal primo spavento, si riordinarono e piombarono nel-1' accampamento. Non è una battaglia, è una carni-ficina: appena appena il re Epulo si salva con la. fuga, inesso da suoi mezzo avvinazzato a bisdosso 'd'ira cavallo. Ed ora a noi. Livio, dopo di aver detto che il console, partito da Aquileja avea posto il primo accampamento al lago del Timavo, aggiunge subito che le navi furono da lui mandate al più vicino porto ai confini dell' Istria. Ma il più vicino porto è il [vallone di Maggia, non quello del Risano, ammesso pure che questo sia stato un porto. E si noti bene ad finis Histriae è locuzione indeterminata, e non c' è bisogno di lunghe questioni per determinare se il Timavo o il Risano sia veramente il confine : certo è che ai tempi nei quali Livio scriveva il Risano era confine politico ; ma il confine naturale fa, e sarà sempre il Timavo. Trattandosi poi di ima prima invasione in paese nemico, e coll'esercito istriano sempre in guardia ai lati sulla Vena, la tattica più elementare di guerra dovea consigliare al console romano di non addentrarsi tanto su pei monti fino a Paugnano che è monte molto alto e dirupato. A Paugnano non siamo più ad fines Histriae, ma già dentro dell' Istria anche nell'ipotesi del confine al Risano. Di più si legga attentamente il testo : mercanti andavano e venivano dalle navi alla spiaggia, e su questa si teneva un vero mercato ; frequenti pure le comunicazioni dei soldati che discendevano dall' accampamento al foro a provvedersi del necessario. Ora domando io : Vi para sia luogo opportuno a mercanti per stabilire le loro baracche il colle di San Canziano, e precisamente i punti più alti del medesimo come vuole il Benedetti? Io credo che no; perchè ai mercanti doveva prima di tutto stare a cuore di non allontanarsi dalla spiaggia, non esporre a grave rischio le robe e la vita, specie poi per paura degl' Istriani che si sapevano essere in giro sui monti. I colli poi intorno a San Canziano sono abbastanza alti ; e non quindi opportuni a trascinarvi su le robe. Non parliamo poi delle vie aspre e dirupate che avrebbero dovuto tenere i soldati per scendere dall' accampamento al mercato. 11 luogo più opportuno al mercato deve essere stato certo una spiaggia ampia, una pianura, dove facile l'approdo e lo scarico delle robe ; e non troppo disagevole P accesso dall' accampamento se anche lontano. Finalmente leggendo in Livio la rapida discesa e fuga dei Romani, e il rapido loro tornare nell' accampamento alla rivincita, si comprende che un colpo di mano non sarebbe stato possibile in breve tempo per vie aspre, fino a un così alto monte sopra Paugnano. Livio veramente non determina il tempo in cui tutti questi fatti avvennero ; ma che fosso breve, lo si desume dalla ra- pidità dello stile e da tutto un assieme di circostanze. I Romani tornano, si noti bene, e trovano sempre avvinazzati gl' Istriani. Oh per smaltire la sbornia a quella brava gente non occorreva un lungo' tempo ! Un' occhiata adunque alla carta geografica ; e così giudicando a occhio e croce, ognuno si convincerà che 1' accampamento romano era nei dintorni di Bolliunz, vicino al fiumicello Rosandra, P annata navale approdata nel vallone di Muggia, e il mercato comodamente disposto nella pianura di Zaule. Ho detto a occhio e croce ; perchè Livio dice veramente che l'accampamento era quinque millia a mari ; e da Bolliunz al mare nè saranno meno oggi, e certo meno un tempo, quando il mare più s'internava sotto i monti. Ma si risponde che Livio descrive per sentita dire e non de visu; e che da uno scrittore sarebbe assurdo pretendere in questo caso P esattezza. È vero come scrive il Benedetti, che i Romani avevano con loro gl' ingegneri per misurare le distanze ; ma non gli hanno mandati poi a Tito Livio per narrargli esattamente come stavano le cose. E lo scrittore poi il quale, non aveva la pretesa di fare una descrizione in istile officiale, con quel ferme ha già le spalle al muro, e pare dica: Saranno cinque, saranno quattro, saranno tre miglia come volete ; io non c' era là a misurarle. Tutto sommato adunque la più probabile opinione, seguita anche da quasi tutti i moderni scrittori di cose istriane si è che 1' accampamento romano corse nelle vicinanze di Bolliunz : il fiume, il vallone, la spiaggia larga e comoda, la pianura; tutto tutto indica che là q non altrove succedette lo scontro tra Romani ed Istriani. Certo ci potranno essere anche per questa località delle obbiezioni ; ma obbiezioni ce ne saranno sempre per qualunque luogo, e conseguenza dei cambiamenti avvenuti dopo secoli, e della narrazione stessa di Livio che descrisse i luoghi senza averli veduti : uno più probabile però come questo di Bolliunz parmi non si possa trovare. Nè vale il citare nomi romani in proposito : se per segnare il sito della battaglia bastasse il nome romano ; non due, non tre, ma mille se ne troverebbero in Istria. Ttutto questo non toglie che il Signor Benedetti non abbia fatto un buon ed erudito lavoro, e che non possa con la sua buona tabella sostenere ancora la sua opinione. Un' occhiata da ultimo alle tavole statistiche. A Pisino ci furono studenti italiani 63 ; Croati 43 Sloveni 12; Tedeschi 11. Il ginnasio è tedesco. Programma dell" I. R. Ginnasio superiore di Capodistria. Anno scolastico 1884-85. Capodistria Priora, 1885. Contiene prima la continuazione dei — Cenni storici sulle Absirtirtì da Augusto fino alla caduta dell' impero romano d' occidente — erudito studio del Prof. Stefano Petris. Pare proprio stabilito che nei programmi dei nostri Ginnasi si abbia sempre a trattare di qualche argomento arcaico; e poiché questi studi sono il frutto dell' erudizione di professori di un istituto classico „parole non ci appulcro." Solo mi sia lecito osservare che, essendo il Ginnasio, dopo tutto, anche un istituto scientifico, nell' interesse del desiderato accordo tra le lettere e le scienze, tra Ginnasio e Scuola tecnica, bramerei leggere anche qualche studio di scienze naturali, o di storia moderna, e che un' aura, dirò così, di modernità aleggiasse per entro a questi programmi, a unire più la scuola con la famiglia e con la società. Non perciò si ha a dedurre la conseguenza che 1' egregio Petris abbia sprecato tempo e fatica con questo suo lavoro veramente dotto : la storia maestra sempre di vita dà anche oggi con la sapienza del passato ottime lezioni ai contemporanei. Ecco di fatti le conclusioni della storia : Le Absirtidi fecero quasi sempre parte della Provincia Illirica; e l'Illirico Romano non fu mai quel raffazzonamento tentato da Napoleone primo in onta alla natura e alla Storia. E così via via finché Odoacre riuniva le Absirtidi e la Dalmazia all' Istria. Ma la storia non dà lezioni di dogmi intangibili; varie le vicende dei popoli, e le permutazioni della fortuna. La fortuna però ce la dipingono cieca; vadano certi mestatori dell'Istria e della Dalmazia a studiare un pochino la storia; e si persuadano che nella vita nuova dei popoli si ha a tenere un po' anche conto delle passate vicende. Segue un breve cenno critico del Direttore Babuder sull' opera del Prof. Casagrande di Trento. È un breve studio ; ma non uno studio breve : sta bene collocare al loro posto gli aggettivi, oggi che i bozzettai ci hanno buttato sossopra la sintassi. Ottimo il riassunto ; giusti i consigli, specie quello di sfrondare p togliere le erudite minuterie e richiami che fanno girare gli arcolai davanti ai poveri fanciulli. -öieoa. «llddal j^aond sua £l, noù «ßjfcoq aou öd ? c Dò un occhiata anche ai nuovi acquisti per la biblioteca dei professori. Via non c' è male; un po' d' italiano vivo fa capolino tra il tedesco : Bartoli — Storia della letteratura, — Manzoni — Opere inedite e rare. — Bonghi__ 1 dialoghi di Platone. Mi sia lecito suggerire,. De Gubernatis. Storia universale della letteratura. Ma per amore del buon gusto, e un po' anche della storia; si dia subito il bando al padre Bresciani — L'Ebreo di Verona, O almeno, come antidoto ai giovanetti, gli si inetta vicino la critica stupenda che di quel parolajo ha fatto il De Sanctis, il primo critico de' nostri tempi. Buona in generale anche la scelta dei compiti. Qualche volta però ci fa capolino l'Arcadia e la rettorica del Padre Bresciami come in questo. —-Tra le grida del moria,nur ecc., dei Magnati ungheresi sorga uno di loro, e a nome di tutti risponda a Maria Teresa. — Oh santi numi dell' 0-limpo! e chi non capisce che il bello il sublime della scena sta in quel grido unanime : Moriamur pro rege nostro ecc. alzato da tutti i magnati con le spade sguainate? Tutto il resto è arcadia, e rettorica da far venire la colerina anche alla statua della Vittoria accanto al ponte di Semedella. P. T. PUBBLICAZIONI Ricevemmo un prezioso lavoro dell' egregia scrittrice Adele Butti, che lesse nel 28 aprile 1885 al Veneto Ateneo. Esso ha il titolo : Caterina da Siena e la donna nella vita pubblica. Ringraziando la gentile autrice pel dono graditissimo, promettiamo ai nostri lettori 1' esame del libro ad altro numero. Nel Bollettino del R. Comitato Geologo Anno 1885, num. 5 e 6. — 1' egregio nostro Prof. Dr. Lovisato pubblicò un suo nuovo pregevole studio: Il Pliocene non esiste sul sistema collinesco di Cagliari. — Dello stesso infaticabile nostro comprovinciale, troviamo nei rendiconti della R. Accademia dei Lincei uua memoria sulle Specialità rimarchevoli nella Zona granitico scM-stosa della Sardegna —. ed un altra memoria : È la Sardegna parte dell' asse centrale della Catena tirrenica? È uscito il fascicolo 8° della Rivista della marina mercantile che contiene : 1. Sull'attività scientifica della nostra marina mercantile — Considerazioni e proposte. — 2. Segnali meteorologici nella China. — 3. Occultazione stellare dietro' la luna. — 4. Tavole delle maree. — 5. Di alenili metodi proposti negli ultimi anni per la determinazione del punto (continuazione). — 6. Tavole delle ore dell'alta e bassa marea nel porto di Trieste pel settembre. Correzioni del num. 16. t il t J Ja Olli! .^jUcli 91/ 199 OufOJ 9f™7U Oll ìl^SQfl Lin. 4 p. 121 Montona leggi- Mantova „ 37 „ proposte „ scoperta OAI'ODISTBIA, Tipografia di Carlo Priora. -li! Giii. Pietro Mauouizia — Auteb Ura.¥isi oiiit. e redat. respousabili,.