ANNO XXV. Capodistria, 16 ¥ebbrajo 1891. N. 4 L Ai DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. il Comune istriano i. Il giorno che sui muri ('elle case di Pisino e di qualche altro comunello dell'Istria interna invece del solito Avviso o Kundmacìmng si lesse a lettere cubitali il nuovo Oglas, i buoni patiiotti, ben a ragione allarmati, alzarono il grido di guardia, e i timidi per poco non credettero che con quell'atto l'italianità fosse bella e spacciata. Di quelli poi (e non sono pochi) non parlo che, non credendo, o mostrando di non credere al pericolo, e nulla conce-, dendo ai tempi mutati, tirano innanzi con la solita albagia e indifferenza, e tutta la loro vitalità al più al più manifestano beccandosi a, vicenda come i capponi di Renzo. C' è un' altra classe di gente che min difetta di studi; fornita di una certa dose di patriottismo frenato da moderazione, moderazione che si studia di apparire virtù, ed è egoismo bello e buono, ed amore del quieto vivere velato a larga mano di politica. Si abbandonino pure i comuni delle piccole cittadelle interne, dicono questi, agli Slavi; noi teniamo saldo nelle città più grosse e alla marina, e stiamo a vedere che cosa accadrà. Forse i pochi italiani di Pisino, di Pinguente ecc. un po' alla volta verranno assorbiti, e si avrà così con un taglio netto un'Istria italiana, ed un'altra slava. Non dico che essi ragionino così freddamente, nò che si acconcino al fatto compiuto: solo panni di vedere che a giudicare dalle esteriorità può apparire a taluno che così essi erodano poter accadere. Il fattn non sarebbe nuovo nella storia; e fu notato col suo solito acume dall' indimenticabile Carlo Combi. —- ..Riesce pur sorprendente a primo aspetto, scrive questi, come i coloni militari della frontiera, anziché latinizzare gli slavi, abbiano a questi, sebben lentamente, ceduto. Ma cessa la ma- raviglia riflettendo che le schiatte slovene ora discorse, e poi altri slavi ancora, sparsi per mezzo agli stessi Romani posero tra quegli e gì' Italiani dell' Istria a così dire un' insuperabile barriera, gelosamente guardata dal baronale governo, forte non già tanto per quello che aveva in provincia, quanto perchè tenevasi stretto coi nodi della feudalità alle àiù alte signorie d' oltremonte, le quali alla lor tolta si facevano da settentrione sempre più addosso ai nostri confini. E così 1' assedio ad esplicare la gloriosa nazionalità dei soldati di Roma, \Ti pieno da tutti i lati e per tutti i tempi, e a forze ben congiunte e dirette; né vi arrivò colassii, colpa i tempi che non conoscevano unità, forse nemmeno la voce del compianto." (Porta Orientale, edizione 1S90, pagina 295). E così fu pur troppo. Dei coloni latini rimasti su pei monti, serrati dalle nuove tribù slave, non abbiamo vestigia che nei pochi romanci o Cici, in gran parte slavizzati anche questi. Un simile fatto si ripetè più tardi, benché in minore proporzioni altrove. I Soncinesi, fatti venire da Solicino dal Vescovo Pedrazzani, benché alle porte di Trieste, furono pure, come è troppo noto slavizzati. M' affretto a dichiarare che se questo fu possibile in pieno medio-evo, quando il sentimento nazionale non era ancor sviluppato, non pare possa accadere oggi con tanta facilità. Giova anzi tutto avvertire che per la divisione politica della provincia, se ciò fu possibile allora, non oggi che la provincia ha ottenuto la sua unità. Chi si dice oggi istriano sa che la cultura della provincia fu per secoli italiana, ed ha la piena coscienza dell' essere suo. I fatti non si ripetono così di leggeri nella storia; ciò che è accaduto un tempo, di necessità non si ripete, anche se le circostanze sembrano a prima vista eguali : queste possono essere modificate da vari accidenti e dar luogo a soluzioni impreviste; quindi il nuovo, il vario, il progresso sulla grande strada dell' umanità. Certo a un buon istriano che ha oggi la sfortuna, dico sfortuna, di vivere in qualche cittadella slavizzata, deve fare un certo effetto di leggere quegli epitafi esotici sui muri della sua casa; non si ha perciò a credere che tutto sia perduto, e che possa venir giorno in cui la sua stessa famiglia abbia a rimanere travolta dal torrente slavo, come accadde ai coloni romani. Non oggi le barriere d'un tempo; il paese è uno, le strade i commerci 1' avvicinano, lo affratellano ai comprovinciali italiani : tutte le strade dell'Istria mettono capo a Trieste; Zagabria è oltremare ; Lubiana oltremonte. Il fatto sopraccennato accadde nella lunga notte della barbarie: oggi le leggi, almeno teoricamente, ed è già qualche1 cosa, assicurano ad ognuno il diritto della propria lingua, diritto sacro a cui nessuno può attentare : perdere la propria lingua, la propria nazionalità è possibile solo per un atto della volontà. Mettiamo il dito sulla piaga. Nei paesi di nazionalità mista si trovano sì delle egregie persone a cui le difficoltà agguzzano V intelletto e le tribolazioni crescono amore ad una causa nobilissimi e contrastata; ma anche ci sono pur troppo, e tanti, i Girella, i voltafaccia pronti a buttarsi dalla parte' dei più. per appagare le loro passioncelle e farsi largo come che sia. Date il caso di un sindaco baggeo che abbia bisogno di un bravo segretario che lo ajuti a reggersi in staffa, e a mettere secondo il caso i punti o le pipe sugli i; e vedrete accorrere i concorrenti e non solo dalla parte slava. Aggiungete pur troppo qualche giovane che abbisogna di farsi uno stato, che ha messo da molto tempo 1' occhio a quella tal carica, e che non ha più così fresco come nei primi anni il sentimento e gli entusiasmi nazionali ; che ha dovuto vivere molto tempo tra gente straniera, e che per mettersi in vista dei superiori ha già imparato a pencolare or di quà or di là secondo il caso, ed è perciò venuto in uggia a suoi compagni uniti e saldi in società a tutela dei loro più nobili sentimenti. Saranno questi i maestri, i mediconzoli, gì' impiegati comunali favoriti : quel po' d'italiano imparato un tempo sfumerà in un tedesco ibrido, in un croato impossibile. Corruptio optimi pessima dice un proverbio: arrabbiati con una parte della società e con sè stessi diventeranno questi gli esseri più pericolosi per l'avvenire dell' Istria interna. Nessuna maraviglia se con l'andare del tempo sparirà l'italiano dalla loro famiglia, e i loro figli diveranno slavi arrabbiati. Questo per l'Istria interna: badiamo che qualche cosa di simile non avvenga altrove, se non altro pel gusto di fargliela a qualche antagonista. Sono fatti parziali, d' accordo. Non si muta faccia alla Provincia con qualche Oglas su pei muri delle osterie tramutate in club politici. A un' intera provincia no, ma a qualche parte di essa; sono goccie. ma le goccie scavano la pietra. Perciò fa di bisogno che tutti gli istriani abbiano viva la coscienza del pericolo, e si tengano bene uniti per combattere 1' avversario A ciò gioveranno le lezioni della storia, non ad inutili vanti; ma per vedere come i nostri maggiori, da un certo istinto guidati, seppero in altre occasione stringere i fasci e mantenersi italiani. Lo ripeto, oggi non si perde la propria nazionalità che per ignoranza o mala volontà. Istruzione adunque agi' ignoranti, ed ai tristi. In questo senso la storia è maestra di vita: vedendo come dà ad ognuno il suo, le volontà incerte si rafforzano, e i tristi perdono baldanza. Il comune istriano ha una gloriosa pagina nella storia dei comuni italiani. Come mantenne attraverso i tempi barbarici, le istituzioni romane ? Vediamolo. II. Degli ordinamenti municipali introdotti nel-1' Istria dalla sapienza romana, qui non è Tuogt) discorrere, per non ripetere cose già dette e ridette, e conosciute da tutti. Piuttosto sarà utile ricordare come nello sfascinamento dell' impero occidentale per le invasioni barbariche, quelle istituzioni si siano nella provincia nostra mantenute. E ciò fino dal regno di Teodorico. È noto come questo barbaro romanizzato ammirasse l'antica grandezza di Koma; se i suoi successori poi molto dovettero cedere alle esigenze barbariche, nei luoghi più lontani dal centro involontariamente lasciarono correre le acque per P antica china ; e così l'Istria e la Venezia godettero d'una maggiore libertà; e più si conservarono romane. Non avevano a capo alcun regio magistrato o governatore ; pagavano il tributo, ma ogni pubblico affare veniva discusso e deciso indipendentemente da un generale convocamento ; ed il popolo eleggeva vescovi, magistrati, tribuni, vicari, ipati, consoli e il maestro dei militi residente in Pola. Ecco in tutto ciò conservato lo spirito delle istituzioni municipali romane non solo ; ma un nuovo esempio nell' Istria di comuni in certo modo confederati a tutela degl' interessi di tutti. Su per giù così andarono le cose anche sotto l'imperio bizantino. E qui cedo la penna al Combi. „I1 comune istriano (scrive egli nel suo articolo: Cenni etno- grafici sulV Istria) divide 1' onore coi più antichi d'Italia, d' aver conservata la romana costituzione, e tradusse 1' amministrazione in vero governo con diritto di pace, di guerra e di alleanza e con riscossione di tributo a proprio vantaggio, allor che sfasciato l'impero d' occidente, non accettò dai Bizantini che una signoria di nome. Fu nel municipio istriano che si formò quella nobiltà decurionale la quale restò sempre patriottica, prima sotto i Romani nel favorire tutto che tornava a lustro della provincia, per istituzioni, arti e commerci : poi sotto i Bizantini nel propugnare l'indipendenza dell'Istria e 1' alleanza di sue città colla nascente potenza di Venezia nonché nel condurre gì' Istriani alla difesa delle frontiere, alla guardia del mare.......... (pag. 299, Porta Orientale). {Continua) P. T. -----— Seminarlo o Collegio li Capoiistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 36) Emm.ini e Rev.mi Sig.i Essendosi compiaciuta 1' EE. VV. rescrivere all' Inform.ne e Voto fatto dal P. P.ror Gen.le delle Scuole Pie sopra la supplica presentata a nome del P. Eett.e e Famiglia del Collegio di Capodistria per la facoltà di eleggere il Vocale, quale poi intervenisse con il med.o P. Rettore al Cap.lo Prov.le, ostendatur Relatio Parti : acciò 1' EE. VV. restino sincerate, non bavere gì' O.ri fatta detta supplica" senza fondamento di poter sperare da cotesta S. Cong.e la Gratia, che richiedevano : premessa la informazione dello Stato della Causa, si risponde con tutto l'ossequio, e rispetto dovuto a ciascheduno de motivi addotti in contrario a solo oggetto di giustificare la petitione sud.a et acciò principalm.te le EE. VV. si degnino porvi la convenevole provisione, perchè il tutto proceda in avvenire secondo le SS.me intentioni della S.ta Sede, e dell'EE. VV. Primieramente deve notificarsi all'EE. VV. qualm.te il Collegio di Capo d'Istria fu eretto da questi Cittadini 1' anno 1675 non solo perchè la loro Gioventù vi s'iustruisse nelle discipline letterarie per mezzo delle Scuole aperte a publico beneficio ; ma anche perchè vi si mantenessero Convittori nobili tanto della propria Città, e Provincia, che de Luoghi Stranieri : come seguì sino all' anno 1699, haveudone havuto la cura diversi soggetti in d.o tempo tanto regolari che secolari condotti ad tempus dalla Città. Chiamati poi nell' anno suddetto 1699 ad esercitarvi 1' Instituto i PP. delle Scuole Pie, vi fu spedito il P. Carlo di S. Pietro, in quel tempo Prov.le Romano, con altri tre Religiosi, ag-giuntoglisi dopo un anno anche il quarto : essendosi premunito il sud.o P.re Prov.le prima della sua partenza da Roma di quella permissione, che poteva ottenersi per una spedizione della quale era incerto l'esito, con portarsi dagli Em.mi Cardinali Carpegna, Sacripanti, Ottoboni, Noris e Coloredo, a quali tutti notificò la sua missione con speranza di stabilire la religione nello Stato Veneto, e da tutti animato ad intraprendere l'impresa a maggior gloria di Dio, 1'E.mo Sacripante spe-cialin.te gì' aggiunse, come Prefetto di Congregazione, che andasse, e vedesse per tre, o quattro anni, se le cose prendevano buona piega, ed in tal caso seguitasse : altramente ritornasse in Roma con i suoi Religiosi. L'istessa permissione, ed assenso hebbe da monsig.r Nunzio in Venezia, al quale si portò più volte in diverse occasioni. Giunti i PP. sud.i in Capo d'Istria, dopo 1' esperimmo di più mesi della loro probità, e letteratura, ottennero la condotta per cinque anni, la quale per il credito concepito dalli Cittadini verso i Padri, fu rinovata p. altri cinque anni il 1705 alli l:ì dicembre. Ma crescendo vie più il (-(incetto de Religiosi, convenne la Città tutta l'anno 1708 di cedere alla Religione delle Scuole Pie per via di Donazione, prima, che terminassero gli anni cinque della seconda condotta, la fabrica del Collegio con le annue rendite di ducati ottocento. Et i Padri desiderosi, a maggior gloria di Dio, di stabilire pienamente l'Instituto in quella Città, ricorsero per il Publico Beneplacito del Prencipe in Venezia, il ■ quale benché non si ottenesse : non ricevettero però I rimprovero, ne disapprovazione al contratto fatto, nè i P.ri, nè la Città : non essendo solita la Repub. di Venezia dare altra approvazione alle nuove Religioni, che entrano ne suoi Stati, che una tacita permissione : come lo provano i PP. Gesuiti in Brescia, et in Treviso (oltre la restrizione, con la quale furono richiamati in Venezia), et i PP. Barnabiti in Udine, et in Crema. -f~--^«K^ggr®-- INDICE DELLE CARTE IH RASPO (Archivio provinciale) Filza 5. (Continuazione vedi N.o • h'Istria del 7 corrente ha pubblicato un notevole articolo sulla recente nomina del presidente del consiglio agrario provinciale; lo riportiamo e per confermare le manifestazioni ivi espresse dei sentimenti della grande maggioranza dei comprovinciali, e per fare atto di speciale riconoscimento dei meriti acquistati con la zelante e sapiente operosità, dall' onor. Canciani. 1 mutamenti nel Consiglio agrario provinciale Come a quest' ora è noto, spirato il sessennio, due furono i mutamenti di persone introdotti nel rinnovatosi Consiglio agrario provinciale: il primo, molto significante. nella persona del presidente : il secondo, costretto dalla necessità, in uno dei consiglieri nominati dal Governo. Questo secondo era reclamato da evidenti circostanze. L'on. cav. Tomaso Bembo, colpito fatalmente da malore, che lo tiene relegato ancora a casa, non si trovava più in istato di adempire ai doveri della sua carica, perciò gli venne sostituito 1' on. Nicolò Corva-Spinotti. Ma se quest' ultima innovazione, non fece alcuna meraviglia, ed era auzi aspettata ; la prima, cioè quella del presidente è capitata per tutti come fulmine a ciel sereno, producendo, diciamolo franco, nella generalità, un senso di penoso stupore, non per la nuova persona del presidente che venne a sostituire l'antica; ma per il modo subito con cui venne effettuata, e per non sapersi render ragione delle cause che l'hanno determinata. Ed in vero, se noi rivolgiamo lo sguardo all'attività dispiegata dal consiglio agrario provinciale dell'Istria nel passato sessennio, non possiamo, in verità, e senza ombra d1 adulazione, non compiacersene dassenno — tenuto in particol&r modo calcolo delle molte difficoltà che incontra sempre una nuova istituzione — specie questa che, piuttosto voluta o domandata, era stata imposta dall' imperiale Governo — e degli scarsissimi fondi messi a disposizione dell' istituzione stessa. Stando così le cose, il Consiglio agrario provinciale ha saputo non solo diradare dagli animi tutte le diffidenze che ancor si nutrivano — a ragione o a torto, poco importa qui di rilevare — ma ha saputo eziandio con costanza e coraggio infondere all' istituzione bambina un' energica vitalità, che pochi, certamente, si sarebbero aspettata T eguale. Ricordiamoci, ripetiamo, che ci si trova appena agli esordi dell'impresa, e che l'attività complessiva del Consiglio agrario provinciale dipende quasi essenzialmente dalla corrispondenza più o meno lata ed efficace dei consorzi agrari distrettuali. Se quest' ultimi adunque sono lenti e inoperosi — come, pur troppo, ce ne fu più d'uno — il consiglio provinciale non potrà ■certamente rimpiazzare l'inettitudine o l'infingardaggine dei primi. Sia come si voglia, e malgrado tutto, il consiglio provinciale ha fatto non pure quanto stava nelle sue mansioni: ma fu lodevolissimo ed energico anche nelle iniziative, riuscite quasi sempre allo scopo per cui vennero escogitate. E, per non vagar nell'ignoto, diremo, che l'innovazione dei potatori pisani; i concorsi per le mostre dei bovini; l'introduzione — malgrado inconcepibili opposizioni — e relativa distribuzione di viti americane : i corsi pratici d'innesto per quest'ultime; la creazione di stazioni di monta taurina, suina e ovina; l'introduzione dell'essiccazione delle frutta ed ortaggi secondo il più accreditato sistema; l'acquisto cumulativo del solfato di rame per combattere la peronospora viticola: i depositi consorziali di macchine e strumenti, la distribuzione gratuita di talee di viti ricercate, e di gelsi; ecc. ecc. sono tutti benefici che si ottennero dal cessato consiglio agrario, per non dire ancora, che codeste innovazioni attecchirono con speranza assoluta di miglior avvenire, e con promessa di nuove non ancor sperimentate. La prova delle prove, infine, 1' abbiamo avuta nel-l'ultima esposizione di Vienna, dove 1' Istria nostra risultò con molto onore vittoriosa di una di quelle prove, che indarno erano state per l'innanzi esperite. Basti dire, che il nostro consiglio agrario provinciale ebbe la massima onorificenza che si poteva conquistare — il diploma d'onore ! Abbiamo voluto ricordare tutto ciò, non per spirito d'adulazione — che non è il nostro sistema verso chicchessia — ma per rilevare — com' è debito d' o-uore — i meriti incontestati che in tutto nò si è procacciato 1' onor. dott. Canciani, cessato presidente del consiglio agrario, e per spiegare al tempo stesso la frase che ci è scappata fin dall' esordio ; cioè, il penoso stupore sollevato in tutti quanti nel non vederlo riconfermato in una carica, eh' egli tenne con tanto senno, avvedutezza e dignità durante il primo sessennio, il più scabroso di quanti ne potranno venire, in quanto trat-tavasi di tutto creare ab imis fundamentis. E poiché siamo in questo, non ci formiamo alcun riguardo di completare tutto il nostro pensiero. Se un' istituzione è bene iniziata e progredisce con felice successo, francamente, non c'è motivo alcuno per desiderarne dei mutamenti. Ci riesci quindi inesplicabile la risoluzione presa dall'imperiale Governo di togliere dal posto, che copriva, ripetiamo, con soddisfazione di tutti, l'on. dott. Canciani, per mettervi in suo luogo l'on. cav. dott. Campitelli. — È ben sottinteso che, dal lato delle persone, inneggiando al primo, non intendiamo in verun modo di sollevar diffidenze verso il secondo, che certo non ambì uè andò in cerca della nuova carica. Nè vogliamo dire, che ci sia assoluta incompatibilità tra quest' ultima testé avuta dall'ou. dott. •Campitelli, con 1' altra eli' ei copre da oltre un anno di Capitano provinciale, che è quanto dire, col presidente della Dieta e col capo della Giunta provinciale. Egli è piuttosto che i più, nella confusione o concentramento delle cariche, ci vedono, generalmente, quasi un ostacolo al prosperamento delle istituzioni, in quanto un uomo possa tare ed operare per un uomo, e non per più; per non dire ancora, nel caso concreto, che potrebbero sorgere dei casi nei quali il preside del consiglio agrario provinciale si trovi in qualche opposizione col capo della Giunta provinciale; e allora?.... Non v'ha dubbio che il senno, il patriottismo e l'energia dell'ili, cav. Campitelli ci sono di buon affidamento per l'avvenire del consiglio agrario provinciale: ma noi, toccando lo spinosissimo argomento, non potevamo non rilevare in proposito le voci del pubblico, e al tempo stesso renderci interpreti verso l'onor. dott. Canciani — male retribuito — della riconoscenza che gli deve tutto il paese, per quel tanto eh' ei fece nella sua qualità di presidente del consiglio agrario provinciale dell' Istria. Programma di concorso per un vocabolario della pronunzia de' principali numi geografici moderni. 11 Ministro dell' istruzione pubblica presentò, il 4 dello scorso gennajo, a S. M. il Re la seguente relazione : „ Si/ ■e ! „Da lungo tempo è generale il lamento, massime tra i periti della materia, per le inesattezze e gli errori che vien fatto di avvertire nelle scuole, rispetto alla pronuncia de' nomi geografici, specialmente stranieri. Dico nelle scuole in generale, e quindi fra coloro che dalle scuole escono o sono usciti, cioè fra le persone di media coltura, tralasciando tutto ciò che in tale argomento riguarda più particolarmente i filologi ; per i quali la questione ha ben altra importanza, e vuole essere risoluta in modo ben differente da quello che qui per i bisogni immediati e pratici del pubblico e delle scuole, io posso proporre alla Maestà Vostra. Le cause di tali scorrettezze di pronunzia sono molte. Non parlando della parte ahe può essere addebitata ad alcuni degl' insegnanti (su di che sarebbe a dire, anche a loro discolpa, parecchie cose), certo è che. in questo particolare rispetto dell' ortoepia ed ortografia geografica, il primo difetto sta nei manuali stessi, che servono a maestri e discepoli per lo studio della Geografia. ,11 maggior numero dei manuali, non solo non provvede in nessun modo a scemare le difficoltà inerenti alla materia, ma al contrario concorre molto spesso a renderle maggiori, con una deplorevole trascuratezza o con 1' assoluta mancanza di metodo nella trascrizione dei nomi geografici stranieri; onde avviene, a cagion d' esempio, che uno stesso nome si trovi scritto in parecchi modi diversi non solo da un manuale all' altro, ma talvolta in uno stesso ed identico. „ln quanto a questa seconda colpa, eh' è la più grave, può per esempio vedersi in che vario modo siano stati scritti in taluni dei nostri testi di Geografia alcuni nomi stranieri: Sudan, Sodan ; Pelei-ora, Petsciora, Petschora, Petchora; Cashmir, Kachemire. Kaschmir ; Jacutsk, Jakustk, Jakoustsch; Camciatca, Kamsciatka, Kamtschatka; I con un eccettera pur troppo lungo. „Si aggiunga poi il grande uso ed abuso che si fa iu questi casi, e bene spesso senza nessuna necessità di lettere straniere al nostro alfabeto, come il k, 1' y, il w; non trovandosene qualche volta altra ragione, tranne questa : che i compilatori de' mauuali attinsero le loro indicazioni, direttamente o indirettamente, e senza bastevole ponderazione, da libri e atlanti stranieri. „Ora è d;i por mente a questo fatto. Ogni qualvolta accade di dover scrivere nomi appartenenti a paesi e popoli che non usano il nostro alfabeto, o non ne conoscono nessuno, è cosa naturale che, per esempio, i Francesi, gì' Inglesi, ecc., s'ingegnino di esprimere il suono di quei nomi coi segui propri e secondo le regole proprie dell'ortografia francese ed inglese; ma è del pari naturale che ne' casi identici anche gl'Italiani possano, o piuttosto debbano, fare altrettanto. Se quindi gì' Inglesi e i Francesi scrivono così i seguenti nomi di villaggi africani testé conosciuti: Nyamgwc, Kapooka, Hihira, Yambooya; Nyamgouè, Kapouka, Hilioua, Yambvuya; noi dobbiamo scriverli, per conto nostro: Niamgue, Capuca, Hicua, Jambuja; dove anche si vede come questa trascrizione nazionale renda d' un tratto meno esotico l'aspetto e più pro-nunziabile a tutti il suono di tali nomi. „Non si vuol già dire, con questo, che tutti quanti i nomi geografici stranieri debbano essere trattati con tale sistema, debbano cioè essere scritti semplicemente secondo il suono loro, espresso coi segni dell' alfabeto nostro. La regola che vale pei nomi geografici di popoli che non hanno uè letteratura, nè scrittura; la regola che, avuto riguardo agi'imprescindibili bisogni geografici dei più, può valere anche per i nomi di nazioni, che hanno una scrittura loro propria, più o meno facilmente riducibile ai segni comuni della scrittura nostra ; certo non è applicabile ai popoli, i quali usano il nostro stesso alfabeto latino (popoli latino-germanici ed alcuni popoli slavi). In questo caso, gravi ragioni di scienza, non meno che di pratica utilità, consigliano a conservare la grafia che è usata dai popoli stessi, mettendole però di fronte la trascrizione per la pronunzia, se non esatta, almeno approssimativa, e insieme la forma propria italiana, so il nome si è affettivamente italianizzato. E della forma propria italiana, quando c' è, si deve natu-nalmentc tener conto anche in ogni altro caso. ,Un'altra fonte di errori ortoepici frequentissimi sta nell'accentuazione. Anzi, per quanto riguarda l'accento, forza è confessare che i guai sono anche maggiori Qui l'incertezza e 1' errore non si restringono soltanto ai nomi stranieri (per i quali si potrebbe cercare qualche conforto nel noto adagio della, prosodia latina: Graeca per Ausoniae fines sine lege vagantur); ma, ciò ch'è più grave, essi colpiscono anche molti nomi iialiani. Così, ad esempio, sentiamo dire promiscuamente, non solo Algeria ed Algeria, Mongolo e Mòngolo, Scandìnàvo-^ Scand'maro ecc.; ma anche Gargano e Gargano. Gira vlo e Olrànto, Madowe e Madònie, A -gonio e Agórdo, ecc. ecc.; dove i manuali scolastici e non scolastici potrebbero tanto facilmente impedire gli svarioni, coli' accentuare (ciò che di regola non fanno mai) tutti i nomi geografici formati di tre o più sillabe. „In conclusione, anche a considerare il solo fatto della grafia dei nomi, si vede subito quanti bisogni elementari siano lasciati insoddisfatti dai nostri manuali di Geografia. Al qual proposito è anche da avvertire, che infine tali lamenti non sono di ieri, e che, per di più, da gran tempo sono anche state discusse e approvate e in parte ridotte in pratica, massime fuori d'Italia, talune delle norme principali che devono porvi riparo. Neppure in Italia però il bisogno passò inosservato; giacché della trascrizione popolare dei nomi geografici si trattò, per non risalire più indietro, nel terzo Congresso Geografico internazionale tenuto a Venezia nel 1881, come può vedersi dalla Iielazioue dell'illustre e rimpianto senatore Michele Amari, inserita negli Atti del Congresso medesimo (voi. I; Roma, 1882; pag. 113) dal verbale della seduta del 19 settembre (ibid., pagina 321), e dalla comunicazione del signor De Luze (voi. II; Roma, 1884, pag. 469). E anche prima d'allora, cioè fino dal 1877, il Bollettino della società geografica italiana aveva adottato un sistema di trascrizione,, che nel congresso internazionale ebbe piena conferma, e che, o per incidenza o espressamente, fu chiarito nel Bollettino stesso. (Note del prof. Dalla Vedova, nel fase, del dicembre 1881. pag. 852; luglio 1884, pag. 555, e passim). „Qualche miglioramento iu queste trascrizioni si avverte per verità in parecchi dei manuali pubblicati negli ultimi anni ; ma nessuno di essi introdusse 1' uso di tutte quelle pratiche e facilitazioni che si richiedono per agevolare un' abbastanza corretta scrittura e lettura- ,Ora, non essendo presumibile che i moltissimi e diversi manuali di Geografia, usati nelle scuole, possano nè improvvisamente scomparire, nè riapparire od esser» sostituiti così presto da altri con la toponomastica ridotta ad unica lezione e fornita delle necessarie facilitazioni, a me parrebbe opportuno, se la Maestà Vostra vorrà approvare il mio disegno, di bandire un concorso per un piccolo Vocabolario ad uso specialmente delle scuole, compilato col peculiare intendimento di dare,, secondo un sistema uniforme e costante, la trascrizione e la retta pronunzia de' principali nomi geografici moderni, fornendo così a insegnanti e discepoli un facile mezzo di verificare e rettificare i nomi recati ne' vari manuali, e, nel tempo stesso, agli autori di -questi un mezzo sicuro e agevole di correggerli uniformemente, via via che li andranno ristampando. .Le norme, secondo le quali il piccolo Vocabolario dovrebbe essere compilato, verranno da me pubblicate in fondo al decreto che bandisce il concorso, se alla Maestà Vostra piacerà di approvarlo." nsr OtiZÌe Da per tutto ferve la lotta nella nostra provincia per le elezioni degli elettori eletti nei comuni foresi ; da queste dipenderà in gran parte l'esito della elezione fissata il 4 Marzo p. v. dei deputati al consiglio dell' impero. Il nostro periodico non va per le mani dei contadini, e non rivolgeremo a loro oggi la parola di eccita- mento a continuare intatte le loro tradizionali espressioni di autonomia provinciale e di unione all'elemento civile; a questo ci rivolgiamo esortando i patriotti nel supremo momento, a sostenere con ogni sacrifizio i santi principii per cui lottiamo, a difendere il povero elettore della campagna dalle insidie degli agitatori stranieri. Ripe-tiamo, con sacrifizio; e non s'intenda meritare la medaglia del valore per qualche giterella in campagna a mangiar la frittata, nò per l'esborso di qualche fiorino, meno assai di quanto si spenderebbe per la cenetta tra amici o per una gita di piacere. Si tratta oggi di combattere per quanto di più sacro ci resta a difendere, la nostra nazionalità. La comprendano bene ' e che Dio ci assista. Pel centenario di Giuseppe Tartini Lo scultore Antonio Dal Zotto di Venezia si recò nel decorso autunno a Pirano, e visto il sito destinato per l'erezione del monumento, sentite le persone del luogo, senza che ne avesse ricevuto speciale commissione, studiò la bella figura del nostro Tartini, e mise in esecuzione la sua idea in un bozzetto che ha destato l'ammirazione di uno dei più competenti e difficili critici d' arte, quale è Camillo Boito. Noi eravamo soltanto in parte informati di tutto ciò ; il giudizio del Boito ci venne fatto conoscere da una gentile comunicazione dell' egregio nostro comprovinciale avv. Giorgio Baseggio al quale il Boito diresse una lettera che pubblichiamo con vero piacere, sicuri di non commettere un' indiscrezione ma invece di far cosa gradita a quanti s'interessano del progettato monumento. Ecco la lettera: Venezia 8 febbraio 1891 Carissimo Baseggio (Milano) Ò veduto il Tartini nello studio dello scultore Dal Zotto. E un bozzetto grande e accuratissimo, ammirabile così per la novità e sapienza della composizione, come per la eleganza e naturalezza della forma. Si sente l'artista che ideò il Goldoni, ma è uua cosa senza paragone più profonda, più varia e più bella. Sapete che io non sono facile alle lodi ; ma, ve lo dico schietto, sono rimasto stupito. Non m'aspettavo tanto, e ve lo scrivo, perchè so di farvi piacere. Saluti ecc. ecc. Vostro Camillo Boito Sotto lo stesso titolo la Gazzetta musicale di Milano aperse una sottoscrizione nelle sue colonne, e nel suo numero dell' 8 corr. pubblica la prima lista di L. 212, con le seguenti parole : "È colla più viva soddisfazione che vediamo accolta con favore la sottoscrizione per quella grandissima gloria italiana che Pirano si appresta a degnamente onorare. Registriamo oggi le offerte già pervenute e speriamo che tale lista sarà susseguita da molte altre.. La Perseveranza nell' annunziare la sottoscrizione .aperta dalla Gazzetta musicale aggiunge : "Facciamo plauso noi pure alla bellissima idea, e confidiamo che i musicisti in generale, i violinisti in particolare, non mancheranno all'appello onde l'erigendo monumento sia degno dell' artista insigne. "Pare che molti lavori inediti di Tartini si sieno rinvenuti a Pirano. "Crediamo che sarebbe del caso, per dar maggior valore alla selenne commemorazione, provvedere ad una publicazione completa di queste opere ancora sconosciute, e che sarebbero certo accolte col piò vivo interessamento da tutti coloro a cui preme l'incremento dell'arte mediante il richiamo alle gloriose tradizioni, e 1' esempio fecondo degli immortali, classici modelli, fra cui occupano le composizioni di Tartini un posto primario., Dalla presidenza del comitato provinciale abbiamo ricevuto in data di Pirano 13 corr. : Favorirà inserire nel preg. Suo periodico le seguenti ulteriori oblazioni pervenute al comitato provinciale pel monumento a G. Tartini: Dal Dr. Giacomo Bembo di Dignano quale ricavato d'una festa da ballo datasi in quella città f. 100; dal Dr. Giorgio Trani in Bovigno f. 10: dal Dr. Felice Glezer di Pola quale ricavato d'una colletta tra amici f. 13.14; dall'ingegnere Antonio Sossich di Milano fior. 10; dal sig. Antonio Mistaro di Pola quale ricavato di una colletta tra amici f. 14.47 ; dal sig. prof. Giorgio Yiezzoli di Fiume f. 3; dai sig. Dr. Rizzi, Dr. Stanich, Dr. Vareton di Pola quali competenze testimoniali incassate in un dibattimento penale f. 15; dal sig. Gio. Batta Dall'Oste di Visignano f. 3: dal cav. Federico Kuder di Napoli lire it. 15; dal prof. Matteo Callegari da Lovere (Lago d'Iseo), ricavato d'una colletta tra amici lire it. 30; dalla signora Giuseppina Martinuzzi N.o 50 esemplari del suo Manuale Mnemonico da vendersi a beneficio del fondo pel monumento Tartini. --—------ Per un tato a Monsignor Giovanni Pavento ci pervennero le seguenti offerte che pubblichiamo, con F avvertenza che gì' importi resteranno a disposizione dei signori offerenti presso di noi fiuo a che piacerà loro deliberare il modo di impiego della somma raccolta. Don Carlo Cociancich, parroco (Grisignana) fior. 1. — Nicolò Corva Spinotti (Grisignana) fior. 1. — A-gostino Tornasi (Montona) per se e per altri sei condiscepoli fior. 7. — Camillo Depiera notajo) fior. 2. — Giovanni Doz (Verteneglio) fior. 1. — Avv. Giorgio Baseggio (Milano) fior. 1. — Federico Kuder. maggiore (Napoli) fior. 1. ----— —sai------ Appunti bibliografici Orazio Dr. Pinelli. Almanacco igienico dell'alpinista. Anno terzo, 1891. Venezia, Alzetta editore. Perchè si salgono oggi le montagne ? Novanta su cento, perchè così vuole la moda; e che cosa non può imporre la moda tiranna? Saltasse per e-sempio il ticchio a qualche signora del mondo eie- gante, di salire sui campanili a suonare le campane; e vedreste subito damerini, adoratori e signorine rubare il mestiere al campanaro, ed eseguire coi battagli festivi le canzonette popolari ; e non ci mancherebbero i medici che suggerirebbero quell'armeggio delle braccia come un utilissimo rimedio e preservativo contro le gastriche e gli ingorghi. Bando agli scherzi; quando la moda è buona, come questa dell'alpinismo, ben venga la moda dell' arrampicarsi su per le montagne. E un esercizio da gente sana e forte : alpinisti furono e convinti il nostro Sella, e Vittorio Emanuele; e se molti ci vanno dietro come le pecore, quando gli effetti sono buoni, vogliono essere incoraggiati anche dai vecchi più abitudinari e brontoloni. Ben fece adunque il medico Pinelli ad incoraggiare 1' alpinismo con questo suo almanacco igienico. Ed io lo raccomando a tutti gl'Istriani affinchè la bella moda venga diffusa anche tra noi; e cessi quell' altra del prosaico Ustorie per le nostre viuzze e piazzette, con 1' arco sempre teso a frecciare il prossimo. Il signor Pinelli poi racconta con disinvoltura come sia nato 1' alpinismo a Venezia tra una tazza e 1' altra di birra al Bauer, e gli ostacoli incontrati da parte dei soliti oppositori di tutte le belle istituzioni per progetto; descrive con garbo le emozioni sulle montagne, e dà utili consigli in proposito, aggiungendo versi e novelle raccolte qua e là, e infiorando il suo stile di frequenti citazioni dei nostri poeti, anche moderni, tra i quali il mio compianto amico Bonò autore dei bellissimi sonetti Gamia, la quale, sia detto tra parentesi, col suo invito irresistibile — Lassù. lassù sulla montagna — fu causa di accelerata fine al gentile poeta. A prosito di queste citazioni di poeti mi permetta 1' egregio Pinelli un' osservazione. Egli, citando il Parini „C'osì con legge alterna L' animo si governa. scrive che 1' educazione della mente deve andare di un passo con quella del corpo. Verissimo, ma il Parini non c'entra. Rilegga il signor Pinelli l'ode famosa; e vedrà che il poeta vi parla invece del necessario accordo tra la ragione e il sentimento ; tra testa e cuore. P. T. I N DIC E DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA II STORIA GEOGRAFIA, ARCHEOLOGIA, RELIGIONE A. Adriatico (F) Conferenza. P. T. XXIV. 23. 24. Albona (d') Corrispondenza. Lettera del Bourton, XIV, 3 — Item. Note alla lettera T. Luciani. XIV, 4. Annuario dalmatico, Ap. P. T. XXII, 8. — Item. XX, li». Appunti storici economici. N. B. XV, 16. Archeologia. Dr D. V. XXIV, 3. Archeografo triestino, Ap. P. T. XXIII, 18 - Item. XXV, 1, 2. Arrigoni da Lodi vescovo di Trieste. P. T. XXIV, 21. Atti e Memorie della Società istriana di Archeologia e Storia. Ap. P. T. XIX, 13. — Item. XX, 19. — XXI. 19. - XXIII, 9. — XXIII, 16. — XXIV, 16. B. Balbi Andrea. Sua lettera a Capodistria. XV, 24. Banchi feneratizi degli Ebrei e sui monti di pietà nell'Istria. Studio di Antonio Ive. XV, 19. Barbana. Notizie storiche di Barbana. G. B. XII, 1(1 09 • --- Basadonna Podestà. Suo funerale a Capodistria. XXIV, 10. B. G. A proposito della Concordia. XVII. 3. Benedetti G. Istriani e Romani nell'anno 178 a. C. (Nel programma del Ginnasio di Pisino) Ap. P. T. XIX, 17. Benussi Dr. L' Istria sino ad Augusto. Ap. P. T. XVIII, 13- — Item. Manuale di Geografia e statistica, del Litorale. Ap. P. NIX, 7. Bolognesi profughi nell' Istria. Famiglia Manzuoli. XVIII, Hi. Bonomelli Giacomo Vescovo di Cremona. Liberalismo ed equivoci. Ap. P. T. XXI, 8. Bourton Capitano. Sua spedizione nel paese di Mi-dian. XII, 13 — All'illustre Bourton. Lettera di Giuseppe Susani XIII. 18. — Item. T. Luciani XIV, 12. — Item. Biografia XV, 11. — Item. Le terme di Mon-falcone. XVI, 6, 8, 9, 10, 14, 16, 18, 20, 22, 23, 24. XVII, 1, 2, 3, 6, ecc...... i Continua)