ANNO XVII. Capodistria, 1 Luglio 1883. N. 13. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; «emestre e quadrimestri- in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono pressi» la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. La festa dell' ^Unione Ginnastica" Triestina Domenica 17 del p. p. giugno, nella vicina Trieste s'inaugurava la bandiera della ricostituita società ginnastica. Al Politeama, dove ebbe luogo la spleudida festa, c'era tutto Trieste-, diciamo così, non per usare una frase del giorno, ma per indicare quanto v' ba di più colto, di più geutile, di più sinceramente liberale. II vasto teatro offriva il più bel colpo d'occhio. — Ressa di gente in platea, nelle gallerie, nel loggione ; nei palchetti, numerose rappresentanze da Trieste, dall'Istria. dal Trentine e dal Goriziano. — Una massa di popolo, convenuta per assistere ad una solennità la più significante. La festa comincia, poco dopo il meriggio, colla sfilata del corteo, composto delle rappresentanze di tutte le società liberali di Trieste col loro vessillo, nonché di varii club di canottieri nei loro pittoreschi costumi. Il pubblico applaude con frenesia e non cessa fino a che il corteo non ha preso posto sul vasto palcoscenico, che basta a pena a tanta gente. La parte musicale della festa è sostenuta a meraviglia dalla brava banda Sociale, che veste la simpatica divisa, e da numerosa orchestra di dilettanti. Il coro teatrale canta l'inno d'occasione. Ma veniamo al punto più interessante della festa, all' indovinato discorso pronunciato dall' egregio presidente della società, Aw. Felice Veneziau. E qui, nel timore di riuscir male nella scelta di punti salienti, certi d' altronde di far cosa grata ai nostri lettori, lo riportiamo per intiero, perchè provino essi pure l' effetto di quella parola calda, piena di efficacia che scosse la fibra di tutti i presenti. .Auspici fausti onorevoli consiglieri del Comune, cospicue rappresentanze dei nostri fratelli dell' Istria, del Friuli, di Rovereto, il fiore delle uostre donne (non solo tra le pareti domestiche, ma pure qui ani cittadino arringa di nastra vita compagne e consolatrici), ed il popolo,, ii. »ero popolo tutto,, raccolto nelle sue associazioni dove hanuo culto le civiche libertà,. 1' operosa intelligenza, i fisici ludi, il previdente onorato lavoro, — noi ci apprestiamo a compiere, onorevoli consoci, 1' atto più memorabile dtìlfa nostra vita sociale. L'Unione nostra si è costituita per combàtterà con modeste armi, ma con vasto proposito, 1' inerzia delle membra e delle volontà; per affratellare i vari ordiui sociali, da illogiche barriere separati, dirizzandoli ad un nobile intento comune; per preparare una generazione, che, sana e robusta di corpo, di abitudini siu-cerameute democratiche, couscia del proprio valore sia capace di sostenere in ogui tempo validamente 1' ardua lotta per il cittadino diritto. — Ed è questo non ignobile nostro ideale, ed è questo nou disutile programma della nostra attività, che noi riaffermeremo ora solennemente, nell' atto di inaugurare quel simbolo, che dovrà rendere perennemente e dovunque mauifesto ai sensi il nostro pensiero. È dell' umana nostra natura di vestire taluna cosa inanimata, e per virtù propria insignificante, di pensieri. di affetti, e perfiuo di alcuna parte di attributi nostri per trarne argomento di compiacenza, talvolta di plauso, di adorazione. E codesti peusieri, codesti affetti, codesti attributi nostri, che passano quasi inavvertiti fin tanto che sono in noi, crescono giganti, si estollono al soglio della divinità non appena, per effetto della nostra immaginazione, ci appaiano raffigurati da quella cosa inanimata, che allora con essi si identifica, e che per essi cresce ad altissimo valore. Così, plasmati nella creta da umani artefici, ebbero templi ed altari la bellezza della donna, il valore guerriero, l'amore, la forza, la sapienza dell* uomo. Così la trista betulla del littore si volse a designare la potenza dell' imperio. Così quello ch'era stato istru-mento di estremo supplizio, corse il mondo adorato-, banditore di fratellanza e di fede. — Nè altrimenti ci sapremmo spiegare l'aureola di idealità onde appare circondata la bandiera in ogni tempo, da allora che Leoae imperatore (ora sono rnMl' anni) alzò sull'asta il primo drappo innanzi ai suoi legionari, fino a' nostri giorni, — fino in questo momento. — E se uon fosse, che ogni pensiero di chi segue una bandiera, e la ragione per cui la segue si leggono- e nei colori, e uelle armi, e nei motti che vi souo impressi ; se la bandiera non esprimesse tutto intero 1' animo di chi si schiera, intorno ad essa, e nella sua muta eloquenza- non lo riproducesse, — no, davvero, che la storia non ci sar prebbe narrare, come per la dignità della bandiera si combatta, come pei; la gloria della bandiera si vinca, come per l'onore della bandiera si muoia! Ogni bandiera acquista un suo proprio e diverso signitìrat.o; el a seconda dell'impresa che reca, ci narra dell' eroismo e dell' abnegazione di soldati, della cieca obbedienza di servi e di vassalli, della fedeltà di sudditi, della potenza di cittadine istituzioni, o delle pacifiche gare di uomini operosi. Ascritta fra quest' ultime, l'Unione ginnastica avrà essa pure il suo" vessillo ; e in esso auticbi fasti de' secoli andati si annoderanno alla modesta, pacifica, civile opera nostra. L'impresa che noi alzeremo non è di padrone che c' imponga servile omaggi'), non di baroni che e' impauri cou la sua taglia, non di mitrato che chieda alla miseria la sua decima: I' impresa clie noi alzeremo orgogliosi è quella dpi nostro paese. È dessa quella umile, ina fiera alabarda, che sui campi sanguinosi di battaglia, dalle turrite rocche, dai merli cittadini aspramente combattuti, e fino sulle pacifiche antenne dei velieri mediterranei, p:r lungo volgere di secoli protesse l'integrità, le vetuste e savie leggi, gli aviti costumi, le fortune, 1' onore del nostro glorioso Comune. E poiché la sociale nostra attività attinge all' a-more di questo nostro paese la ragione di sua esistenza: ed appunto dall'esempio delle non inglorie tradizioni di questa città, è tratta a provvedere con la tìsica educazione alla felicità futura di lei (non ignara, che in fiacca fibra più spesso alberga il vizio che non la cittadina virtù), così egli è chiaramente manifesto, che il vessillo, dove brilla l'arme del nostro Comune, ed intorno al quale noi ci riconosceremo ognora fratelli, tutto racchiude nelle sue pieghe il pensiero della nostra Unione, e la causa che la move, e il destino che 1' a-spetta. Che se, per l'affetto che ne lega al nostro sodalizio, tanto già non bastasse a fare in mezzo a noi venerata la nostra bandiera, altra ragione ne offre questa che ora solleveremo, e di andare altamente superbi, e di perseverare assidui nel nostro lavoro. Nobilissime donne, voleudoci incuorare nel cammino che imprendiamo a percorrere, volendo a noi essere compagne nel pensiero di dirigere la gioventù ad un fine di cittadino vantaggio e decoro, ne offersero con spontanea generosità — insieme ad altro atto di insigne munificenza — il vessillo riccamente trapunto, che Voi saluterete or ora plaudenti. Onore alle donne di Trieste, che la santa loro missione non hanno smentito! Onore ad esse, che ci danno una bandiera, dove ad amare la nostra città ne ispira il pensiero delle nostre madri, delle nostre spose, delle nostre sorelle! Novo e salutare prodigio opererà in mezzo a noi questa bandiera. E fino a che superbe andranno all' aura le sue pieghe, fino a che durerà in noi e nei figli nostri la memoria di questo lietissimo giorno, certo per sola sua virtù avranno costante onoranza sul nostro suolo gli affetti sacri, in ogni animo gentile indissolubili, per la terra natale e per la donna amata. Onoriamola dunque la nuova bandiera in ragione dell' altissimo concetto che ne rappresenta ! Onoriamola così eh' essa divenga il simbolo più perfetto d' un lavoro serio, ordinato e rivolto unicamente a condurre a perfezione il programma vastissimo del nostro sodalizio. Facciamo che la bandiera, eh' oggi sorge con sì lieto auspicio, non debba essere ripiegata giammai, nè per volgere di tempo, uè — peggio — per nostra incuria! E se avvenga, che della nostra attività serbino i venturi, insieme al vantaggio, non ingrato ricordo, raccoglieranno essi, trapunto su questo vessillo, un prezioso ammaestramento : E vi leggeranno, che non possono fallire le timan,' intraprese, da generose auime concepite, quando le sorreggano costanza di virili propositi e concordia di opere oneste!" Al discorso seguiva l'atto inaugurale. —La stupenda bandiera offerta alla Società dalle donne triestine, auspice la nobile Signora Clementina Bazzoni, è d'un drappo di seta azzurro cupo, con in mezzo un'alabarda d'argento in campo rosso; sui nastri è trapunto in oro il motto „Costauza e Concordia". Ad un punto dodici gentili fanciulle, configgono ciascuna una borchia di argento per assicurare il drappo all' asta della bandiera; la matrina aunoda i ricchi nastri. Il nuovo vessillo impugnato dal presidente, spiega all'aria le maestose sue pieghe fra l'unanime applauso di quella moltitudine festante, che erompe in un grido frenetico d'entusiasmo. Finita così la festa nel teatro, la bandiera, scortata dalla direzione della Società e preceduta dalla banda sociale, si faceva strada tra una massa di popolo che teneva occupate la via dell'Aquedotto e le adiacenti; e salutata da entusiastici applausi, giungeva alla Palestra. Ci siamo estesi anche nei particolari, benché ormai noti ai lettori; ma tale fu l'impressione da noi provata, e tanto è viva in noi la memoria di quella imponente dimostrazione, che involontariamente ci sgorgarono dalla penna. Gli applausi, con cui fu accolto il discorso inaugurale e fu salutato il primo sorgere della bandiera, I furono il suggello dell' affettò, furono Tà soleriiRT"pfo-j messa che legava quei cuori ai destini del nuovo sodalizio. E coli' ardore di quell' affetto, colla santità dell' avuta promessa, l'Unione Ginnastica proceda balda in suo cammino ; sicura che seguendo il motto che la guida, con costanza di sani propositi, con concordia di pensiero e di azione, non verrà meno al vastissimo suo programma. N. B. SI BERNARDO PARENTINO pittore del secolo declnioquinto Tra i nostri artisti, e non sono pochi, alcuni aspettano da secoli di essere pienamente rivendicati alla patria, o di splendere nella piena loro luce; e tra questi Bernardo Parentino, pittore del secolo decimoquinto. Di lui appena si conosce il nome ; non accertato da documenti l'anno della nascita e della morte; le opere poi quasi tutte miseramente perdute ; e gli stessi nostri scrittori in provincia appena appena ne fanno, sulla fede del Lanzi, un brevissimo cenno. Più esplicito di tutti l'egregio De Franceschi così ne scrive nella sua pregevole opera — Istria. Note storiche: — «Pittore di grido fu Bernardo da Parenzo, detto perciò Parentino, nato nel 1437, morto nel 1531. Nel chiostro di Santa Giustina in Padova dipinse i bellissimi chiaroscuri, di cui il Lanzi dice di uou avere mai veduto pitture di chiostro così bene ideate in ogni sua parte". Di questo artista rimangono pochi quadri, qualcuno ne è a Padova ed uno ne possiede la galleria dell' accademia di Venezia dipinto su tavola a tempera rappresentante il Salvatore. — (Vedi Vergottini, Storia di Parenzo, e Zanotto, Pinacoteca Veneta illustrata: Voi. I — Vita del Pa-rentino e del Capaccio). Fuori dell' Istria, oltre il Zanotto citato ed il Lanzi si occupò e si occupa con amore sul nostro Bernardo l'eruditissimo Caffi, che già scrisse a Parenzo, negli anni scorsi, chiedendo informazioni, che non potè avere per la fatale dispersione dei nostri antichi archivi. E dal Caffi sappiamo intanto che Bernardo era frate dell' ordine agostiniano, che fu detto anche Lorenzo (forse un idiotismo di Parenzo : la solita storia dell' Oga Magoga) e che probabilmente nacque nel 1437, e morì nel 1531 a Vicenza: tutto ciò sulla fede del dicesi. Ma il sapere che fu frate agostiniano è già qualche cosa, e ci può mettere sulla buona via per trovare l'anno della nascita, della vestizione, e della morte, frugando ufi registri dell' ordine, come si è fatto per Fra Bastian da Rovigno. Anche pare attestato che, se nou fu proprio scolaro, certo seguì lo stile del classico ed erudito Man-tegna ed anche il Lanzi lo annovera fra i pittori mantegneschi. Dipinse il nostro Fra Bernardo molti quadri dei quali pochissimi si conservano ; ma il suo capolavoro furono i dipinti a fresco nel chiostro maggiore di Santa Giustina a Padova ; e sono questi i chiaroscuri ammirati dal Lanzi. Erano a destra, nella parte meridionale e rappresentavano con bell'artifizio e precisione di disegno, come tutti i Mantegneschi, i fatti principali della vita di San Benedetto. Sotto vi si leggevano gli anni 1489, 1494, 1482, e in un luogo la seguente iscrizione — OPVS PABENTINI; ed altrove: B. PARENTINUS PINXIT a. 1482. dal che è lecito dedurre che come l'isoletta di Sant'Elena fu il campo pacifico dove il bravo frate rovignese esercitò l'ingegno, così l'insigne chiosco di Santa Giustina a Padova diede occasione ad un altro istriano di segnalarsi nell' arte; perchè a Padova, come si ha da altri indizi, dimorò lungamente. Sono note le vicende del chiostro di Santa Giustina a Padova convertito in caserma: certi signori, che non aveano troppa simpatia, pare, per san Benedetto, tra brutto giorno vi fecero dare una mano di bianco. Così le opere migliori del Parentiuo spariscono per sempre ; se pur non sorgerà un qualche Malvezzi che abbia a ridonarcele un giorno. Ho detto che Fra Bernardo lavorò molto tempo a Padova. Ecco diffatti alcune opere di lui che erano e ci sono in quella città. Nel capitolo superiore della Confraternita di san Giuseppe gli si attribuiscono molte pitture murali di stile antico: perite anche queste. Nella sagrestìa dei monsignori del duomo di Padova vi è un bel dipinto mantegnesco sopra tavola, e rappresenta Gesù morto steso sopra un lenzuolo ; la Madonna e San Giovanni in atto di desolazione. Moltissimi lo stimano opera di Fra Bernardino, e tra questi il Cafli che lo giudica pregevolissima cosa. Pure a Padova nella chiesa degli Scalzi c'era una pala con Maria Vergine adorante il bambino, coi soliti putti in atto di suonare e ai lati San Gerolamo e San Giovanni Battista. Trovasi ora a Venezia nell' Accademia, e precisamente nella galleria palladiana: dimensione metri 1,57 per 1:92. Bell'opera, aggiunge il Caffi. E pare sia la stessa rammentata dal De Franceschi. In Verona poi la pinacoteca pubblica ne ha un dipinto in tavola con rilievi d'oro rappresentante La Sibilla che predice ad Augusto la venuta di Cristo. Anche nella scelta dell' argomento il Parentino si mostra in questa tavola discepolo del Mantegna; perchè è troppo noto come il dotto maestro prediligesse trattare argomenti profani, più che ogni altro pittore prima di lui. (Vedi il Selvatico — Storia del disegno). Certo al semplice fraticello mancò occasione di emulare in ciò il maestro; pure, anche dipingendo per chiesa, seppe innestare con beli' arte in queste tavole il sacro al profano. Il tema trattato prova pure quanto fosse potente il risorgimento e quanta l'influenza sua nelle arti del disegno anche nel secolo dei Puristi. Le leggende del medio Evo, il culto di Virgilio creduto mago e profeta, le sibille profetanti il Salvatore, la rinnovazione del mondo morale dell' Egloga quarta virgiliana, il — Toto surget gens nova mundo — si rannodano, nella tavola del Parentino. Così nel lugubre e maestoso canto del giudizio la Sibilla si unisce a David per profetare il giorno dell'ira;— Teste David cum Sibilla —; così il grande Michelangelo eternerà sulle pareti della Sistina le credenze e le tradizioni di due età. Toccava ai pedanti ed ai dotti del secolo decimesesto rompere le armonie del mondo pagano e cristiauo. Questo è quanto ho potuto raccogliere sul pittore istriano; ed è ben poca cosa. Ma ha Parenzo perduta proprio ogni memoria del suo pittore? Non si potrebbe in qualche modo accertare il casato; non esiste nulla in provincia di Mantegnesco, che metta sulle tracce di lui ? ') Cornei barbari hanno dato una mano di bianco sugli affreschi dello sfortunato pittore, così il tempo ha cancellato perfino il nome dalla memoria degli uomini ? Pur troppo, e più che il tempo, io credo, le pesti che quasi distrussero a Parenzo intere generazioni. Ed ora ua corollario. Vedano un po' gli indegni preti e maestri che scorrazzavano a passati giorni l'Istria, insultando alle nostre sacre memorie, alla nostra civiltà, e perfino alle nostre donne (Vedi 1' ^Istria" Numero 77) e di ciò, io memore di certe scene vedute un tempo a Gorizia e di certi personaggi ora gavazzanti per l'Istria non mi maraviglio punto) vedano, dico, dove i buoni fraticelli dell' Istria andavano un giorno ad esercitare l'ingegno, e a rivelare le caste e serene gioje dell' arte. Non per Dio! sui muri di Zagabria e di Ober-Laibach ! Un pa-renzano ha lasciato il suo nome sulle pareti di un celebre chiostro; i suoi affreschi furono dichiarati ammirabili da un Lanzi ; — B. FAREN-TINVS PINXIT è una semplice epigrafe che nessun imbianchino potrà cancellare giammai dalla memoria degli Istriani. Un'altra epigrafe ricordo di aver veduto nell'orto del ginnasio di Capodistria : PROFESSOR — UNO ICTU OMNES CONOS STRAVIT. Tra le due epigrafi c' è un abisso. Pure danno luogo a tanti raffronti. Ci pensino i miei bravi patriotti ; e ne piglino animo a durare saldi nella lotta così bene iniziata. P. T. Congresso di previdenza Il 9 corrente si aprirà a Parigi la seconda sessione quinquennale del Congresso scientifico universale delle istituzioni di previdenza, I documenti destinati comprendono : memorie storiche, amministrative e statistiche; leggi, progetti di leggi, regolamenti, istruzioni, statuti, manuali, tratteti, modelli di contabilità, tavole di mortalità e di malattia, rendiconti periodici, relazioni, statistiche sulle Istituzioni, Società o Istituti di previdenza. Casse di risparmio ; scolastiche, ordinarie, postali, manifatturiere. Unioni cooperative: di consumo, di produzione, di credito, (banche popolari). Assicurazioni : Società di mutuo soccorso, casse pensioni civili, militari, popolari ecc. Il Times ricorda gli importanti risultati che si ottennero col primo Congresso scientifico universale delle istituzioni di previdenza, stato organizzato nel 1878 dalla Società delle Istituzioni di previdenza di Francia, e i di cui lavori hanno prestata ampia materia di studio ai legislatori d' ogni nazione. Quel Congresso raccolse 630 opere fra studi e memorie sulle leggi, 1' ordinamento, i metodi, le forme di contabilità e controllo, e le statistiche di istituzioni economiche per la prima volta inventariate e messe a confronto fra loro da competenti economisti ed amministratori raccolti a Parigi, oltre che dai paesi d' Europa, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dall' Australia, da membri titolari, soci stranieri o corrispondenti della Società francese delle Istitutuzioni di previdenza. Quei preziosi documenti furono depositati negli Archivi della Società, che vanta già una raccolta di opere e memorie relative a questo ramo delie scienze economiche, raccolta continuamente consultata da uomini di Stato, da economisti e da amministratori d' ogni paese. Per questa seconda sessione del 9 corrente che durerà 7 giorni, i documenti già inviati superano per numero ed importanza quelli della prima sessione, ed altri ancora sono segnalati ' da ogni paese, per cui ne sortirà un second'o I inventario più che mai completo, il quale, coi risultati pratici della scienza sperimentale, safa guida sicura nelle nuote riforme a tentarsi. Ed ora noi non vogliamo istigare nessun membro delle dilezioni di Mutuo soccorso istriane a partecipare a questo grande Congresso di Parigi ; ma ci sembra non inopportuno di segnalare il fatto ai comprovinciali, perchè, leggendo le relazioni di quelle sedute, cooperino col raffronto e collo studio delle molteplici istituzioni di previdenza che esistono nei centri maggiori, a dare più incremento e sviluppo alle nostre, le quali arrecheranno oltre i vantaggi economici quelli più importanti della mutualità e solidarietà morale; cioè dell' unione, della concordia e della pace. Questi grandi e soli fattori daranno un giorno la prosperità morale ed economica in tutta la prò- vincia; mentre ora, dobbiamo confessarlo con Àleardi ....... «troppa È la sventura che le strazia il core„ X. Uc tizie Elezioni provinciali Ieri si sono compiute le elezioni provinciali, ,e il grido della vittoria dalle ultime falde dell'Alpe Giulia echeggiò di colle in colle fin sulle rive dell'Adriatico, e sarà raccolto da quanti osser- J vano il movimento delle nazionalità suscitate dall' attuale governo dell'Impero, quale solenne manifestazione della nostra provincia, piccola per estensione; ma di grande importanza per gli interessi che rappresenta. È il grido di vittoria dei nostri contadini che risposero alle insistenti istigazioni, alle minaccie, coli' evviva all' Istria ; è il grido di ogni patriotta, che ancora una tolta ebbe a lottare in casa propria contro gli assalti di nemici forestieri, che vivono nel nostro paese e insultano alla nostra nazionalità, col pretesto di gloriare la propria, che noi onoriamo nelle loro patrie. Questa vittoria fu una grande lezione per i nostri avversari ; ma sappiamone approfittare anche noi. Non taceremo oggi le peggiori sorti che abbiamo patite nei comuni foresi di Capodistria, quantunque i due voti dei deputati eletti si pèrderanno nella grandissima maggioranza raccolta nella Dieta. Anche qui si poteva, si doveva vincere; gli elettori stessi rimasero meravigliati della loro vittoria, che risulta unicamente per l'abbandono del campo, per troppo fidanza, da parte nostra, in balìa degli agitatori avversari. Sappiamo approfittare della lezione per un' altra volta, serrando le file del nostre quadrato, e rendendolo impenetrabile a tutti gli assalti da qualunque parte se ne pigliassero le mosse. Ci scrivono da Visignano: Il futuro raccòlto in generale è promettente : tanto più, se si consideri il piovoso autunno decorso, il quale nob permise di seminare a tempo i frumenti e gli altri cereali di minore importanza: sicché giustamente fece allarmare l'agricoltore. La sorvenuta primavera col suo rigido e la conseguente siccità, preoccupò ancora più il possidente. Senonchè 1' andamento primaverile giovò pel tardo sviluppo dell' uva a Maggio; raffermando il vecchio detto, essere quello il mese che fa riempire a Ottobre il bajo (misura vecchia di 52 bèccàli). E Si dice ancora a Visignano: Fredù àè MajO Càregà èl bajo Così ho motivo a credere, che la vendemmia sarà, meno poche eccezioni, soddisfacente; semprecchè, bene inteso, malanni atmosferici non vengano a percuoterla. Colle piccole e parziali pioggie della prima decade di Giugno, le biade rafforzaronsi, e 1' ultima pioggia abbondante, rassicurò anche le tardive e tutti gli altri prodotti erbacei, eccetto quello del granone, che deve passare la durissima prova dell' ultima decade di Luglio. Nulla si può scorgere dì promettente nei pochi frutteti che abbiamo ; perchè quasi tutti i frutti sono spariti, sebbene la floricoltura ne fosse stata assai doviziosa. — Un discreto raccolto possiamo lusingarci dagli oliveti. — E, per ciò che riguarda i bachi, que-st' anno furono poste ad incubazione meno oncie dell' anno passato. In oggi si calcolano circa quaranta oncie di seme Sotto Corona di Dignano, e Vidali-Pri-vileggi di Parenzo, la quale però sortì buon esito, se si gindiòà dai bellissimi bozzoli già maturi è dà quèlli che stanno maturando. Io dico il vero, che mi augurerei un prodottò eguale anche nel futuro. G. D. Vennero nominati all'Archivio diplomatico di Trieste Attilio Hortis conservatore, — Carlo Gregorutti conservatore onorario, — Giovanni Benco, Luigi Cambon, Angelo Marsich e Jacopo Cavalli aggiunti. Il Trentino deplora la morte di un illustre suo figlio nell'abate barone Giovanni da Prato, decesso improvvisamente a Trento nell'età d' anni 71. Fu amièo ad egregi nostri comprovinciali eòi quali per molti anni addietro tenne corrrispondenza epistolare intorno a questioni relative al progresso cibile dei nostri paèsi. Il 21 decorso cesso di vivere in Rovigno, sua patria, il Dottor Giovanni Andrea Milossa, nodaro, nella fresca età di anni 57. Fu uomo assai colto e patriota onestissimo; per cui in provincia rimarrà sempre cara la sua memoria. Altro egregio patriotta cessò di vivere in questi giorni : Augusto Tominz, conservatore del Civico Museo Revoltéìla in Trieste, pittore distinto ed eccellente ritrattista. Fu di principi schiettamente liberali e seppe acquistarsi la stima e l'affetto dì quanti lo avvicinavano. — Aveva 65 anni. Cose locali Il preposito e parroco di questa città, monsignor Francesco Petronio fu insignito del titolo di protonotario apostolico a guisa de'partecipanti; titolo onorifico che gli dà diritto a mitra e pastorale. Fra giorni avrà luogo la solenne cerimonia d'inaugurazione. Un anonimo filantropo elargiva di questi giorni a beneficio del locale Asilo di Carità per l'Infanzia un obbligazione del debito dello Stato di f.ni cento; e la nobile Signora Caterina Ved. Dolnitscher. nata Pellegrini, nella luttuosa circostanza della morte del Cav. Dr. Dolnitscher, suo cousorte, faceva pervenire alla Direzione di questo Spedale Civico l'importo di f.ni cinquanta a vantaggio del Pio luogo. Il Municipio, a mezzo della pubblica stampa, esterna ai generosi oblatori le più vive azioni di grazie in nome degl'Istituti beneficati. SAGGIO j di conversazioni scientifiche popolari*) • j IJL, NOSTRO PIANETA. Quale idea ci dà la scienza moderna sulle fasi successive per le quali è passato il nostro pianeta, prima d' essere popolato di esseri viventi ? Quali rapporti la fisica, l'astronomia, e la chimica credono che esista fra la materia cosmica e le sostanze terrestri ? A queste due domande mi sono proposto di rispondere uella presente conversazione — che brevemente audrò espo- | nendo. Secondo tutte le probabilità, la terra possiede au- 1 cora un nucleo o liquido incandescente nel suo eeutro. Questo è ricoperto da un inviluppo freddo formato d'os- , sidi metallici, cattivi conduttori del calorico e che per ciò contribuiscono a mantenere elevata la temperatura nel centro del nostro pianeta. L'inviluppo poi non è altro che la crosta terrestre, la quale per 3/i della sua superficie è coperta dalle acque, mentre appena iJi è la parte che costituisce il continente. La terra è ancora avvolta da un inviluppo gassoso alto 14 eh.metri, che è l'aria. Con un semplice colpo d'occhio noi vediamo tre differenti j stati fisici d' aggregazione della materia: il solido, il liquido e l'aereiforme. Di più, esprimendo sotto il nome di fuoco due delle manifestazioni più importanti della ; materia, la luce ed iì calore, noi abbiamo i quattro elementi, fuoco, acqua, aria e terra, che erano ritenuti i fino a Lavoisier quelli che costituivano il mondo materiale. Questo illustre chimico, che lasciò un nome imperituro nella scienza e che veune rapito al mondo . nell'età di 51 anni, terminando là vita sul patibolo, trovò fra i corpi che lo attorniavano, di quelli che erano irreduttibiii a tutti gli agenti che possedevano e che avevano caratteri propri. Questi corpi venuero detti semplici e quelli che si mostrarono formati di essi costituirono i composti. Per quali stati anteriori la materia sia passata *) Continuazione; vedi i N. 4 ed 8. prima di possedere i caratteri della specie o entità, solide liquide e gassose;.è stata la pre.occupazioue dei più valenti astronomi e fisici. Kant e Laplace ammisero, che la materia cosmica esisteva primitivamente sotto forma di gas, che per il movimento di rotazione questa si raffreddò e condensò, col raffreddarsi passò allo stato liquido e quindi al solido. Gli astronomi e fisici contemporanei coli' aiuto delle grandi scoperte fatte nell' analisi spettrale da Kirchhoff e Biniseli hanno dato una maggiore verisiuiigliauza all' ipotesi di Laplace, rilevando l'identità della composizione chimica della terra con quella degli astri del nostro sistema planetario. Infine le recenti ricerche di M. Nor-mau Locbyer hanno portato ad ammettere come probabile I' unità della materia, cioè nel modo stesso che si vede attribuire ad una sola forza il calore o il movimento, così gli esseri sì variati che popolano la terra e gli astri innumerevoli che scintillano nello spazio, sarebbero formati da un substrato unico, che si comporrebbe nelle sue varie modalità in seguito ad aggruppamenti infinitamente vari di forma e di numero. Una sola forza, uua sola materia ! Tale sarebbe il risultamelito al quale arriva la scienza moderna, basandosi sulle scoperte fatte coli' analisi spettrale e sul principio dell'equivalenza meccanica del calore. Prima di essere accettata definitivamente questa ipotesi, la cui semplicità eguaglia la grandezza , abbisognami ancora dei nuovi fatti, cue le indagini scientifiche nou tarderanno a svelarci ; la sua verosimiglianza e la sui arditezza le assicurano già tino da ora uii posto nel primo rango dell' ipotesi cosmogeniche. 11 raffreddamento del pianeta ha dovuto esser» tanto più rapido quanto maggiore è la distanza dei singoli puati dal sole e quanto più piccola era la. massa accumulata. Così vediamo che ì piccoli pianeti, Mercurio, Marte, Venere e Terra si sono laffreddati piìi rapidamente che i grandi. Con la legge del raffreddamento noi possiamo fare qualche ipotesi razionale sulle fasi per le quali passò il nostro pianeta prima d'essere abitato dalle piante e dagli animali. Nello stato nebuloso, la terra doveva avere 1' a-spetto di una massa gassosa animata di uu movimento di rotazione. La contrazione della materia sotto l'influenza dell'attrazioue ha coudeusato dei materiali particolari; una parte del movimento si è trasformata in calore, la terra è diventata luminosa da per sè. Il raffreddamento superficiale, dovuto all' irradiazione nello spazio, ha dato formazione ad una crosta solida, formata da ossidi, che servì ad avviluppare la materia liquida; la terra allora cessò di essere luminosa. Lo strato superficiale si contrasse, si 'è rotto in alcuni punti, da ciò lo stato eruttivo della superficie terrestre; a questa contrazione corrispondono i sollevamenti dei monti, la formazioue delle vrlli, i vulcani ecc. ecc. Allora la superficie era troppo calda acciò si potesse condensare il vapore acqueo disseminato nell'atmosfera; la qual cosa si è effettuata appena quando la temperatura discese a sotto 100 gradi. Progressivamente la terra si raffreddò specialmente in contatto con 1' acqua liquida, fino ad arrivare alla temperatura attuale della zona torrida, 1' eruzioni coutinuarono, l'acqua copti a poco a poco tutta la superficie terrestre. In questa epoca pare siano apparsi i primi vegetali ed animali acquatici appartenenti alle specie inferiori. Il clima è jeboloso, umido, 1' atmosfera carica di acido carbonico. Infine il raffreddamento graduale si aumentò, la temperatura divenne presso a poco quella dell'epoca attuale. Comparata alla irradiazione risultante dal calore del sole, il calore proprio della terra nou è più sensibile. I letti de! mare si formarono, il sollevamento dei monti continuò, i depositi sedimentari ed i fenomeni vulcanici, compirono di modificare la superficie del nostro pianeta. Durante questo periodo, il raffreddamento delle regioni polari fu più rapido che quello j dell' equatore, la fauna e la flora ipertropicale scomparvero. Le specie tropicali si ritirarono dai poli verso l'equatore e si concentrarono nei diversi punti del globo, dove noi la troviamo aucora. Questa è l'idea ipotetica la più conforme ai dati della fisica generale, che sia possibile di tarsi della formazione della terra. Resterebbe a parlare del graude problema dell'origine degli essere viventi. Questa soluzione, come quella di tutte le cause prime, sfuggirà aucora per molto tempo all' ingegno umauo. D. Dr. T. T7" arietà >uoYJi spedizione polare Il celebre navigatore barone Nordeuskj5ld si è imbarcato il 24 del mese di maggio a Goetaborg (Gozia occidentale, nella Svezia) a bordo dello steamer Sofia, per compiere la sua decima spedizione al polo artico. Il Nordenskjold è accompagnato da parecchi scienziati, tra cui geologi, zoologi, botanici, e idrografi ; lo steamer reca a bordo viveri per quattordici mesi e tutti gli istrumenti scientifici necessari al buon esito della spedizione. Un'altra comitiva di scienziati accompagna l'intrepido navigatore fino all'isola d'Islanda, (Terra del ghiaccio, nell'Oceano glaciale artico, appartenente alla Danimarca), ove deve fare delle esplorazioni scientifiche e raccogliere delle collezioni di minerali e di piante. Lo steamer, completamente equipaggiato ed allestito, fu messo a disposizione dal Governo di Svezia. Lo scopo principale che si prefigge la spedizione si è quello di penetrare nel centro della Groenlandia (Terra verde) per vedere se sia o no fondata la supposizione che il ghiaccio eterno forma soltanto un circolo intorno all'isola, nel centro della quale trovasi, almeno nella stagione estiva, una terra coperta di vegetazione. Si sa che alla distanza di dieci o dodici leghe dalla costa sorgono delle alte montagne di ghiaccio, tagliate qua e là da valli, attraversandole quali, la spedizione spera di poter penetrare nell' interno del paese. In una spedi-dizione precedente il NordenskjSld arrivò ad un'altezza di 2000' piedi, e davanti a' suoi occhi sorgevano montagne di ghiaccio di altezze prodigiose. Il progetto del celebre viaggiatore è di recarsi quindi sulla costa sud-ovest delia Groenlandia per ricercavi le traceie delle antiche colonie Norse, che vi esistevano nove o dieci ! secoli fa, che ebbero persino una popolazione di diecimila anime, e eh.' si crede abbiano cessato di esistere verso la fine del secolo decimoquarto. La Groenlandia finora esplorata consiste in una grandissima isola, ritenuta in passato come facente parte del continente. La sua superficie è di 1,967,900 ) chilometri quadrati ; dei quali 88,000 circa territorio libero dai ghiacci. Trovausi colà tredici colonie di e-schimesi, meticci e daursi in numero di oltre diecimila. la più parte sotto la direzione di missionari. Quest'isola è quasi tutta coperta di ghiacci e neve eterne, ed è chiusa da due catene, di monti alti da 500 metri a 1200, che seguono le coste e s'incrociano all'estremità meridionale. 11 clima è rigidissimo, solo fh alcuni siti v'ha un po' di verdura, muschi, licheni, arbusti, salci, ginepri,-qualche rarissimo fiore e legume. È abitata da orsi bianchi, da renne, da volpi, da lepri bianchi, che sono la ricchma degli abitanti. 11 mare è abbondante di pesce : la balena, la foca e molti cetacei frequentano le coste di occidente. Trovatisi pure uè! 1' isola miniere di carbon fossile, di rame, di piombo ecc. Un islandese la scoprì nel 843 d. C. Influenza lunare sulla terra „È un' idea profondamente radicata nel popolo di attribuire alla luna influenze bnone o cattive sul nostro pianeta. Vogliono taluni che essa sia il principale fattore di molti fenomeni fisiologici e di tutte le meteore che avvengono sul nostro pianeta ; altri per contrario (e questi più istruiti) asseverano che niente affatto può influire la luna sovra la nostra terra. Ommettendo di parlare dei fenomeni fisiologici, sta il fatto che la luna appalesa un' incontrastabile influenza su qualche elemento esteriore del nostro pianeta: che.-anzi in qualche caso è il principale fattore di qualche fenomeno meteorico, v. g. della marea, cosa, che sommi sapienti riteneano e ritengono per assioma, dopoché Plinio disse : Causa in sole et luna; ed Aristotele: Noctes in plenilunio sunt tepidiores .... ecc. La luna, manifesta a mio credere, un'influenza immediata sopra l'atmosfera. Ella ha forza eli sciogliere i vapori vesciculari sospesi nell' aria e di sbarazzare lo spazio dalle nubi che la offuscherebbero, come ne fa fede l'esperienza. — Ma nasce spontanea la domanda, in qtial modo si opera tale dissoluzione, e quale è il modo di azione della luna. „Non è certo questione da risolvere su due piedi — è d'uopo usare di estrema prudenza, specialmente in questi momenti, nei quali a spiegazione dei vari fenomeni meteorici si succedono teorie che tante volte fan le corna l'un' l'altra. Ad ogni modo, cercherò di spiegarmi brevemente, esponendo quanto so e sotto ogni riserva. E tanto più, perchè anche da un lavoro del celebre Schiapparelli — Clima di Vigevano — risulta ancora incerto se e quale sia l'influenza lunare sul nostro pianeta. „La nube è il risultato della condensazione allo stato di vescicole acquee del vapore contenuto nell' atmosfera. Un colpo d'aria che a caso venga a raffreddarlo, esso precipiterà e si formerà la nube; che se l'abbassamento di temperatura sarà sufficiente, la nube si risolverà in pioggia. Quando sopravviene una dilatazione in una regione qualunque dell' atmosfera, la facoltà dissolvente dell' aria sarà diminuita, il vapore si condenserà e produrrà la nube. Dunque, perchè una nube si dissipi, basterà che aumenti o la temperatura o la pressione barometrica nelle regioni occupate dalle nubi. Se pertanto è vero, come è vero da senno, che quando apparisce l'astro lunare sull' orizzonte le nubi si dissipano, si potrà dire in primo luogo eh' essa le scioglie col suo calore. Ma, dunque, il raggio della luna ci apporta calore ? Melloni, Piazzi-Smyth, il nostro Zantedeschi, recentemente Mariè Davy ed altri, fecero esperienze tali da rendere oramai indubitato che il calore della radiazione lunare è sensibile alla superficie terrestre. 1 terreni del satellite dopo una lunga insolazione vengono portati a una temperatura superiore ai 100°; essi quindi ci potranno inviare del calore latente, il quale per sua natura verrà, piti facilmente del calore luminoso, intercettato ed assorbito dal mezzo diafano dell' atmosfera. L'aria dunque che circonda la terra arresta in gran parte i raggi calorifici dell' astro e lascia passare quelli luminosi. Da ciò ne segue che il calore lunare a poco a poco concentrato nelle alte regioni dell' atmosfera, potrà elevare la sua temperatura e sciogliere le nubi che in essa vi fossero. „In quanto poi all'altra causa che può dissipare le nubi, cioè l'aumento di pressione barometrica nelle regioni occupate dalla nube stessa, gli analisti assicurano (astrazione fatta dal valore reale assoluto del movimento verticale dell' aria prodotto dalla forza lunare) che l'ipotesi di una azione diretta del nostro satellite non ha in complesso cosa che non sia del tutto conforme ai calcoli di Laplace: che anzi di ciò stiamo appunto occupandoci in un lavoro, che fra breve speriamo ultimato. Sotto l'azione lunare si produce un movimento d' aria verso 1' equatore tre ore prima e tre ore dopo il passaggio al meridiano, tanto superiore che inferiore. Ora, posciachè avviene questa notabile oscillazione dell'atmosfera da Nord a Sud, tale movimento discendente non può mancare di accrescere la capacità dell' aria per il vapore e la sua forza dissolvente. Il vapore vescicolare delle nubi sospese nello spazio cangia allora di stato :le nubi si sciolgono. Ora, se l'influenza della luna raggiunge il suo massimo di energia,, e quando la declinazione dell' astro è minore, e quando si avvicina al colmo, esso paleserà tale energia nel dissipare le nubi e nel favorire l'irraggiamento notturno in due epoche principali dell' anno, cioè dall' aprile al maggio e dal settembre al novembre, non esoluso che, anche nei plenilunii degli altri mesi, essa luna non possa rendere ragione a quei marini che dicono : Leu, luna magna le nuvole. („(xazz. di Veri.") Domanda Prima di tutto ringrazio quel signore di Barbana, che, così bene, rispose ad altra mia domanda. Ed ora a capo. Esistono tuttora a Capodistria gli autografi di Apostolo Zeno al marchese Giuseppe Gravisi, de quibus nel t.. V. delie Lettere del Zeno, a pag. 152 ;; e dei quali si discorre pure nella Nuova Antologia — Maggio 1882"? All' illustre scrittore d'arti, il Caffi, preme di sapere se a Dignano ai trova tuttora nel Duomo una cassa di legno con le reliquie di un beato, certo Bembo, se la memoria non ci inganna. Quella cassa sarebbe preziosa e ornata di dipinti dei tempi giotteschi ! Se c'è tuttora, si descriva; se no, quanto è più possibile memorie e tradizioni. P. T. Ricercasi per acquisto una copia dell'Opera degli uomini distinti dell' Istria Trieste, Marenig, 1828. Tre Volumi ; con indicazione del prezzo. Esibizioni alla Tipografia Priora a Capodistria. CAI'OIMSI 1(IA, Tipograliu di ' arlo l'nwi» l'ietro iliulouiz/.a — Auteo Univisi eilit. « redat.. responsabili.