L iriZ^ "Ti Y^ ^^^ i PUBBLICITA (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colomia): commerciali L. 1.50 — finanziari, legali, cronaca L. 2.50 — Concessionaria esclusiva UNIONE PUBBLICITA ITALIANA S. A. LTJBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 10 ottobre 19^i2-XX° DIREZIONE - REDAZIONE: LUBIANA, ČASA DEL PASCIO — Tel. 26 58 ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenitore L. 1000 Spedlzione in abbonamento postale II» Gruppo — UN NUMERO CENT. 60 Clsidi/rezzdi Che I'inchiostro non sia sempre limpido ce lo dimo-strano i fatti in varie occa-sioni e forse per questo il Duce, nel suo recente discor-so ai legionari dei Battaglio-ni «M», ha ribadito ancora il concetto della chiarezza e della lealta, mettendo in con-fronto il sacrificio di sangue dei valorosi battaglioni con la nebbiosa consuetudine di taluni individui che, chiusi nel loro linguaggio ostrogo-to per chi ama leggere e ca-pire, si dicono messaggeri di un novello moderno modo di esprimersi. Contro costoro che non hanno mai avuto il coraggio nö hanno mai sentito ii do-vere di dire la varita e di parlare con linguaggio com-prensibile da tutti, il Duce si e scagliato dal giorno in cui le colonne de «II Popolo d'ltalia» divennero la fucina di idee nuove e sane, dettate da una dottrina e da un'azio-ne pensata e svolta alia luce del sole. Da quel giorno gli individui nebbiogeni, non potendo lottare lealmente col Suo genio, inventarono il nuovo metodo e di questo se ne fe-cero gli assertori in nome di un'arte mai esistita e che non potra mai esistere. Parlar chiaro, senza riserve pill o meno oneste, e degli uomini che non temono farsi guardare alle spalle. Dire le cose come stanno con mussoliniana chiarezza e di co-loro che non hanno capitali o consign di amministrazione da nascondere; e di quelli che non temono le grane; e infine di coloro che sentono di servire una fede giusta, non soltanto al tavolo del la-voro ma anche sui campi di battaglia; e insomma del fascista integrale. Potremmo dire che i mi-metici, i nebbiogeni, gli scrit-tori con non limpidi inchio-stri non ci interessano per-che contano poco e non fa- ranno mai la storia, ma oggi che non e piii tempo di vi-vere ai margini della strada o dietro le persiane di una finestra questi individui ci interessano. Ci interessano per un solo scopo, quello di eliminarli dai nostri ranghi e soffocarli sotto il peso della nostra lealta e della nostra chiarezza. La danza e incominciata e il Segretario del Partito ha dato disposizioni inequivo-cabili in proposito. Quelli che rimarranno sa-rahno dei nostri, la penseranno come noi, serviranno la Rivoluzione alio stesso modo cristallino, e soprattut-to non daranno fastidio al prossimo con I'ostentazione di false mentalita o ancor piu di fraudolente banca-rotte. La partita e aperta e le I maschere stanno per cadere. P. Per un Partito di „puri" Da molti segni e chiaro ed evidente come le iorze gio-vanili del Fascismo (e, sia detto una volta per tutte, giovanile e parola che in termini rivoluzionari ha per noi un significato non tanto temporale quanta, soprattut-to, spirituale, nel senso che si pud esser tali — doe gio-vani — a venti come a ses-sant'anni), si stiano in questo momento battendo per quella esigenza morale che non e affatto un invenzione campata in aria, un'espres-sione utilizzata soltanto per far colpo, ma una necessita acutamente sentita dai fascist! pill sensibili, piu intra-sigenti e meglio preparati (in una parola, dai veri fascisti). A questi la realta circoslante, coi suoi molti difetti e le sue non poche manchevolezze, grava lo spirito e punge il cuore in un'ansia di miglio-ramento e di purezza che non pud piCi ormai restare alio stato Potenziale — di invocazione doe o comun-que di pio desiderio — ma deve essere tradotta in termini reali e concreti con lo smantellamento graduale e sistematico (e se occorresse-ro la violenza ed il terrore, usiamo pure questi due ultra-persuasivi argomenti!) di tut-le le roccaforti del malco-stume, con la disintossicazio-ne delle viziate e puruienti atmosfere nelle quali si muo-vono a loro agio la corru-zione, I'immoralita e il bor-ghesismo. Non altrimenti, in guerra, vediamo gli ultimi noiosi nidi della resistenza nemica esser presi d'impeto e d'assal-to, inesorabilmente distrutti e inceneriti dal coraggio di chi, nel sublime miraggio della vittoria, li affronta con tutti i mezzi offensivi di cui dispone. Lo ripetiamo: troppo tenia-mo alia vittoria e a tutti i frutti che da essa immanca-bilmente ci verranno, per ve-derli sotto la minaccia d'es-sere compromessi da coloro i quali, non avendo saputo fare il loro dovere durante la guerra, tanto meno saran-no in grado di farlo dopo la guerra, allorche la nostra Nazione e il nostro popolo saranno chiamati a compiti d'indubbia difficolta e ri-chiedenti ad un grado massimo capacita, onesta, disinteresse, diritiura morale. Note sono le ragioni per le quali da ventotto mesi ormai ci troviamo impegnati in questo gigantesco duello, dai pavidi e dai beghini soltanto definito inutile massacro, ma da noi visto nella giusta luce d'una santa crodata de-stinata a restituire il mondo alle sue basi di giustizia di liberta di equilibrio, e a do-tare anche la tavola dei po-poli proletari del «dbo» ne-cessario al loro sostentamen-to ed alia loro prosperita. Ebbene, non sarebbe su-premamente pericoloso, non costituirebbe addirittura un controsenso se, mentre la lotta fra I'oro ed il sangue. fra il lavoro ed il danaro, e nel pieno suo svolgimento, si continuassero a tollerare in casa nostra ingiustizie, sopru-si, corse piu o meno sfacciate al guadagno e alia ricchez-za? Se, mentre sui campi di battaglia i nostri camerati migliori immolano la loro esistenza per definitivamen-te schiacdare la testa del rettile ebraico, continuassi-mo ad esser di manica larga con la gente dei ghetti, nei con fronti della quale (e della loro, solo apparentemente, innocente attivita) la nostra legislazione antigiudaica si dimostra cosi insufficiente e longanime (vedi, in proposito, «11 Popolo d'ltalia» del 10 e del 16 u. s., nei due corsivi «Gli omini con la bor-sa» e «I profughi»)? Se, in-fine, mentre si parla e si scrive (anche troppo!) di or dine nuovo, di nuova Europa, di civilta morale e di al-tre cose del genere, si per-sistesse nel tollerare dentro i confini di casa nostra vec-chie posizioni, vecchie mentalita, vecchi sistemi e cor-rotti costumi? Non per nulla si e avver-tito urgentemente il bisogno di un'epurazione, di una ri-gorosa selezione fra gli iscrit-ti al Partito. La dichiarazione 26 maggio XX° del Diretto-rio del P. N. F. e chiara ed esplicita in 'proposito: via tutti coloro che, per una ra-gione o per un'altra, non me-ritino piu I'onore di milita-re sotto i gagliardetti del Lit-torio consacrati dal sacrificio e dal sangue di migliaia di camerati. Per accrescere I'autorita del Partito, per far si che II cuore del Duce e vicino ai combattenti anche attraverso i pacchi-dono del Partito questa autorita investa tutti i settori della vita nazionale e quindi si faccia sentire su tutti gli individui formanti il nostro corpo sociale, questo soprattutto e necessario: che prima ancora che con la for-za (la quale tuttavia dovra sempre pesare laddove stanno di casa i «sordi» ed i «te-tragoni»), il Partito si venga imponendo e venga conqui-stando quel molto che ancora resta da conquistare me-diante Vascendente che im-mancabilmente deriva dalla virtii deli'esempio. Quando doe tutti gli uomini in camida nera rimasti a militare nelle file del Partito sopranno dimostrare con I'esempio d'avere il diritto e quindi il dovere di assolvere i compiti ad essi commessi (la difesa cioe ed il poten-ziamento della Rivoluzione, 1'organizzazione e I'educa-zione del popolo italiano), solo allora si potra parlare di una vera autorita e di un vero prestigio: allora sare-mo indubbiamente in grado di imporci su tutto e su tutti, indistintamente. k. Pedala ••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••I F a una Nelle faune cittadine esiste sempre qualche esemplare di coloro che impugnando la penna con eroico gesto hanno firmato «la domanda» e che poi hanno sorriso per la felicita del nobile atto e per la sicurezza di riuscire a far si che quella domanda non abbia concreto risposta. In questa lontana provin-cia vi e una sottospecie di tale fauna: quella di coloro che, con gesto altrettanto eroico e con atteggiamento nobile e pettoruto, hanno data la spontanea adesione aU'attivitä delle «squadre» di fasdsti e che poi, a petto sgonfio, hanno sorriso com-piaciuti della loro furbizia per il gratuito gesto. I piu fanciulli hanno addirittura chiesto se quella firma di adesione dava loro diritto a nastrini, a trecciole sulle ma-niche, oppure, santa innocen-zal, al biglietto da mille. Questa fauna sta sorriden-do ancora su coloro che con un entusiasmo, per loro in-concepibile, compiono sfati-cate notturne per collabora-re con i camerati alle armi nella lotta contro il comu-nismo. Tutta la vitalita dei sorridenti si e sfogata in quell'appariscente atto voli-tivo che e consistito nel por-re un estetico svolazzo in calce alia domanda. Noi slamo felid di questa euforia. I sorrisi ci rallegrano il cuore e attenuano le nostre quotidiane preoccupazioni. Solo un piccolo dubbio ci tormenta e ci addolora: noi non potremmo giiirare che questa euforia sia eterna, che questi sorrisi siano duraturi. Chissa che ai der is i non sia serbata la gioia di sorri-dere per ultimi. ORIZZONTI iiiiiuiifiiiiniiiiiiiiiiiMniiiiiiiiiiniiiiiiiiniiMniiiiii Bisogna convincersi, ognl giomo di piii, che i due Mon-di entrati in conflitto sono veramente due dütintl mondi divisi da spazi planetarl, da voragini prive . In altri termini, colore Che si sono sacri-ficati per un puro ideale di patria, non hanno fatto altro che aprire la strada agli io-viati di Mosca, celati tra le loro file e pronti ad assumere il petere al momente oppor-timo: petere, naturalmente, che rimarrä in ossequie alle direttive dei sovieti! ,Ecco quindi chiarita I'idra bicefala del comunismo: so-billare da un lato i naziona-lismi per asservirli in seguite alle proprie dottrine; a Mosca non interessa che gli indiani si pessano sentire orgogliosi di essere indiani, e siriani e gli iracheni di essere tali: I'importante e che le masse proletarie di questi popoli \ to che inutilmente tenteresti siano comuniste ed esservino diaccendere: frizza, scoppiet-al memento opportune gli ta, fumiga ma non prende ordinl che dal Cremlino ver- fueco. I uigi Licitra carattere di rivoluzione comunista, anche se palesa-mente erano sdtantc fatte alio scope di scacciare I'im-perialismo inglese. Altra osservazione quindi balza evidente; per ITJ.R.S.S. tutti i paesi non comimisti 3ono da combattere. Francia e Inghilterra potranne essere utili si come pedine politiche contro il germanismo, ma non per questo il Komintern puö asfcenersi dal seguire la sua propaganda comunista sia all'intemo stesso di que-ste nazioni sia presse i loro territori coloniali. Per concludere, rimane cer-to che un popolo il quale ri-sorge alia storia cerca e ri-trova in se gli uomini e le idee i>er U proprie rinnovamento, coloro Che lo tUumi-nano sulla via del sacrifizio ma anche della vittoria. Ma «le idee prese a prestito> sono come quel tizzene bagna- tre ideali. H vivere assume logicamente ima forma tutta particelare: e evidente che la vita non puö essere sole un fatto fisice, ma soprattutto spirituale. Ognuno dä ciö che puö dare, e la massa, disci-plrnata dagli ideali, offre se stessa come complesso al tempo stesso che come indi-vidue. In tale disciplina spirituale deUa vita la lotta balza in prime piano. Non e ixxs-sibUe infatti censiderare im popolo organizzato senza ve-derle teso in tma velontä di accrescimente pwlitico. Ben si cemprende allora la guerra centra la Russia sovie-tica, guerra santa per la dife- r VALOR E della Rivoluzione Dedizione assolufa nostra razza alia Patria, orgoglio e della nostro Storia della Un carro arniato americano rielotto a Settentrionale. mal pardto in Ah-ica queste nazioni non si lascia-rono travolgere nel mare delle Utopie, e ritrovarono in sfe stesse gli erei generosi che le riscattarono dalla falce li-vellatrice di Mosca: italiani, ungheresi, tedeschi, pur com-prendendo che una nuova fera doveva sorgere dalla gi-gantesca lotta che 11 mondo aveva tagaggiato ed in cui me attenderci ima terza con-flagrazione mendiale fra le Nazioni Unite; ma non ce ne sarä bisogno perchfe a metterle d'accordo prowederä la lore sconfitta. A. I. timi tuttavia 6 difficile renders! cento fin dove sia pe-' netrata la sua influenza. Gli ' arabi, che nel corse dei secoli hanno acquistato una abilitä leggendaria nelle trattative, sono maestri nell'arte di dare buone parole e di fare poi il comodo proprio: in questo caso si tratterebbe di servirsi degli aiuti di Mosca per scacciare le Potenze occidentali dalla loro terra. Ma 6 proprie cosi disinteressato I'interven-to sovietico, o non cerca piu-tosto di servirsi domani dei cemunisti venuti al petere vociando il piü accese nazionalismo, per asservire alia vendicata dai popoli sani della Storia ha condotto alle su-blimitä dell'eroismo; ma pochi seppero dare la vita asse-lutamente censci dei fini del loro sacrificio. n Fascismo non vuole le escszioni, ma la massa. n concetto di Patria š propriety cennme; la conseguente dedizione a Lei deve essere generale. Non dunque amarla con un atto piü che altro di istinte, ma nella pienezza delle nostre foize e con la coscienza assoluta e precisa di doverla amare. In conseguenza di ciö, la vita non centa al cospetto dei bisogni di essa. Se — e ben lo sappdamo — la vita e ima, una 6 pure la Patria. Non si hanno due vite e non si pos-1 sono avere due Patrie. I C 6 poi un orgoglio di razza Che 6 connaturato col-I'ideale patrio; anzi quest'ul-time determina il valore del primo. L'orgoglio di razza va anche inteso in sense sterico, perchč sgorga successivamen-te dal divenire di un popolo e, al tempo, fe fattore eperan-te di quel divenire. Non 6 forma statica. ma 6 forza in atto dinamica ed efficiente. Questo orgoglio deve trarre le sue origini non da un concetto di supremazia razziale J — anche se ciö 6 di per s6 Ma anche U far ciö 6 di po- > fatto importantissimo — ma Chi: gli assolutisti — sia nel dall'assoluta cognizione della bene che nel male — sono. propria supremazia di civiltä, eccezieni. intendende per civUtä tutte La dedizione aUa Patria ri- le forze e gli elementi deter- Quello che fu U presupposto della nostra Storia, U sacro di tanti Italiani, il privilegio dell'aristocrazia del pensiero, il «memento> dei Caduti e dei Marttri, cioe la dedizione assoluta alia Patria, non poteva non essere ricon-fermate nel poste principe tra i valori della Rivoluzione dalla Dichiarazione del P. N. F. del 25. 6. deU'Anno XX». n consacrare alia Patria il proprio io, nella piena cognizione di tutte le attivitä psi-chiche, reffrire a Lei i valori del nostre spirito, il darle la nostra vita e ciö che in noi e di piü care, corrispende al-I'ideale fascista di questa dedizione. I popoli di mente sana po-sero sempre in primo piano I'ideale assolute della Patria. n cittadine era a Lei legato con una forma di vincolo che rifletteva I'unione esistente tra figlio e padre, vincolo quindi in certo sense pura-mente di sangue. II padre ama il figlio perchfe 6 del sue ceppo; la prole il pKidre per-chfe ad esso deve la vita. Am-bedue possiedone la forza del sacrificio che puö spingerli al-llmmolazione. II sapersi immolare per i vantaggi dell'une o dell'altro 6 quindi questione di sangue o di istinto o di sentimento. «Prima linear» e il settimanale degli italiani della nuova provincia. Tutti devono sen-tire il dovere di abbonarsi e dif-fenderlo. Gli abbonamenti avranno inizio il 28 ottobre prossi-mo e fino a quella dtda gli iscritti al Fascia di Combat-timento di Luhia-na riceveranno il giornale gratuita-mente. ^ sa della Patria, della razza e d^lla storia quando con questi tre termini vogliamo intende-re I'essenza di una vera ci-vUtä. Noi Italiani, custodi e di-fensori della civiltä, dobbia-mo sentire profondo, connaturato il sacro dovere verso la Patria, la Razza, la Storia, e quando giuriamo al Duce di credere, di ebbedire, di combattere, dobbiamo ben ricer-dare che questi imperativi categoric! si ricollcgane ai tre ideali, per un tutto unice, definite, certo: la Vittoria. llmbeHo Ronchi SGuardare anzituHo ai • giovani, Che xmo U la-voro di domani. Per 1 giovani, per le sue redute, la Fiat ha istituito nelle sue officine Corel d'istruzione tecnica e Repartl Specializzati della GIL. II principio 6 del Duce: lare di ogni giovane un lavo-ratore soldato, assoclare U la-voro alle anni Ogni anno migliala di giovani Fiat. figU di lavoratori mat. vengono istruiti al banco di officina e nelle scuole tecniche pre-militarl per divenire bravi operai, tecnici provetU. men-tatorl e motoristi delle diverse speclalitä militari. CINEMA In margine a Venezia Oues/e nostre considerazioni postume sull'ultima Mostra cinema-togralica veneziana non vogliono aveie il valore di una critlca im-jnediata: non sarebbe infalli ne il tempo ne il ease di trattare in ritardo un' argomento siruttato si-no all'inveiosimile dalle penne piCi o meno compelenti degli iJIustri inviati dej quotidiani. Tullavia una crilica dei risultati cinematogralici generali scaturili da questa manilesiazione arlistica si presta alia nostra consegna po-lemica, oserei dire anzi che ad essa si impone. E' bene premettere tuttavia che quest'ansia di rivaiu-tazione non e prodotta tanto da un desiderio ambizioso di porsi SU un piano di parita con i critici ulliciali, che monopolizzano iibe-ramente I'opinione pubblica per-meata dalle loro recensioni, quanta piuttosto da un bisogno personale e controliato di porre fine alle deiicienze ad agli squilibri cui I'ar-te dello schermo non ha saputo ancora sottrarsi. Porre line a queste siasature che, nella maggioranza dei casi si iden-tiiicano addirittura con prese di posizione autoritarie, e torse pre-sunzione di puri o ingenuitä di dilettanti: ma almeno il cdmpito di denunciare tali deviazioni credo ci sia accessibile, se non altro per la maggiore libertä polemica di cui usulruiamo e che ci permette di assumere atteggiamenti in certo qual modo estremisti, doe deter-minati da una sinceritä di giudizio illuminata da un'analisi imparziale. Ouesta pill estesa libertä polemica, di cui godiamo il previlegio senza avere tuttavia la soddislazione di raccogliere dei proseliti, e il prima punto nevralgico da conside-rare nell'ambito di quella sinceritä critica che auspichlanio da tempo, senza che la raccolta di questo appello abbia mal superato il di-lettantismo di un tentativo. ibertä di critica Credo sia iinutile ripercorrere qui il vieto cammino del cruci-iige lanciati alle recensioni ed alle corrispondenze cinematogra-iiche per I'abuso della iortnula lissa di valutazione estetica. Ormai anche il piCi ottimistico lettore si e assuelatto all'anonimia di questi giudizi critici che spesso si ridu-cono a sequele di notizie spicciole conchiuse dall'approvazione o dal-la disapprovazione di prammatica, unici dell'impostazione e molteplici soltanto nella stesura. Si pud dire che oggi le recensioni si lanno con un simbolico ciclo-stile: constatazione esattissima nella sua amarezza. Non esiste piü questo o quell'altro critica, con una struttura intellettuale originale, tale doe da permettergli di incastonare il proprio mondo di esperienze in una formulazione estetica valida particolarmente e genericamente: oggi esiste lo stile di questo o quell'altro critico, stile perö non nel senso tradizionale di una compenetrazione tra materiale oggettivo e capacita soggettive che garantisca la validitä det giudizio ci'itico, bensi inteso come puro espediente giornalistico che permette di utilizzare il largo margine lasciato dalla soluzione obbligata. Per questa ragione abbiamo let-to — durante la sagra cinemato-grafica veneziana — tante varia-zioni eleganti, riscontrato tanta abilita elusiva, scoperto insospet-tati preziosismi, ammirato nuove possibilita brillanti nella prosa dei nostri piü autorevoli inviati. Ma questo non inganna piü nessuno: anche il piü tenace dilensore della libertä individuale in arte intuisce i compromessi, certe volte notevo-li, cui debbono scendere i critici per adeguarsi a quella posizione unilaterale che oggi impera, Non sta a me I'indagare i motivi segreli di questa costrizione: naturalmente ammetto che essi possano ed in certo qual modo anche deb-bano esistere, non loss'altro che per quella compattezza d'indirizzo indispensabile nella vita artistica di un popolo. Ma dall'immissione di questo lilo conduttore all'acca-parramento totale delloriginalitä del critico la distanza š notevolis-sima: la prima posizione ha una validitä ellettiva che la rareia-2lone stessa delle costrizioni serve, isolandola, a iortilicare; la secon-da invece, sollocando il germe della libertä d'esame, toglie alia critica ogni valore originale rele-gondola tra le esercitazioni a svolgimento fisso. Auspicare che quest'atrofizzazio-ne delle doti migliori dei nostri critici — sinceritä acutezza corag-gio polemico — scompaia, non equi-vale soltanto al desiderio di salvare la critica ma anche e soprattutto al-I'ansia di salvaguardare l'integritä della produzione cinematograiica nazionale. Non mi stancherd mal di ripetere infatti come campo critico e campo produttivo siano sttettamente allacdati, in una per-ietta comunanza di linalitä. La produzione sottopone materiale all'at-tenzione del pubblico, la critica ne incanala e corregge il gusto. Finchd la seconda sarä asservila ad obbligatorietä piü o meno in-tuibili senza trovare il coraggio di porsi su un piano d'indispensabile veridicita, anche la prima rimarrä impaniata nel convenzionalismo che purtroppo incontriamo, in alta percentuale, nei nostri lavori. Alla critica cinematograiica lutura dun-que il cömpito dell'esame acuto, della ludda intransigenza e della guida illuminata. E al cinema awe-nire, procedente su questa lalsari-ga di morali tä cinematograiica, linalmente l'onore della maiuscola. Necessita di seiezione Lappunto all'unilormitä pavida della critica si pud accompagnare al riconoscimento di un altro punto nevralgico: la necessiiä di una maggiore seiezione. Si e discusso tanto, a Venezia, di arte e non-arte: i critici piazzavano Vargo-mento in utilissimi cappelli agli articoli, gli illustri del Florian lo laparatomizzavano in trascenden-tali dibattiti, i cinematografari lo slioravano con aria di sutlicenza, i dilettanti gli idealisti e gli in-genui lo alirontavano di petto con baldanza rivoluzionaria. Costella-zioni di parole che si sono imman-cabilmente spente ali'alba di ogni risultato proficuo. Soltanto qualche solitario o qualche esponente di un'intatta aristocrazia intellettuale hanno parlato chiaramente al ri-torno, ponendo il lenomeno vene-ziano in due caselle non comuni-canti: film accettabili e Ulm inac-cettabili, arte e non-arte. Superlluo dire che una casella corre, in tal modo, I'alea del vuoto assoluto. Non e questa la sede per una discussione esclusivamente estetica, che consideri le varie produ-zioni presentate ed i conseguenti livelli da esse attinti. Sarebbe ozio-so e soprattutto triste, perche le conclusion! non sarebbero tali da autorizzare il piü serafico otli-mismo. Un appunto perö si pud tare alle Nazioni intervenute a Venezia: quello della soverchia produzione presentata, che va a tutto scapito del tono artistica della manitestazione. Trappe pellicole ancara intorbidano le orbite asson-nate dei giornalisti radunati per le prime visioni; troppi casi di produzione similare abusano dell'at-tenzione del pubblico eccezionale; troppi «atti di presenza» insomma sul registra della Mostra. Con questo non voglio aJfatto auspicare un rallentamento della produzione cinematograiica, ma sottolineare I'impartanza capi tale che ha — anche nel cinema — il tattore qualitativa in rapporta a quella quantitativo. La Mostra veneziana dovrebbe essere il ponte di lancio soltanto dei capolavori. Essa non e un av-venimento di ordinaria amministra-ziane che permetta perciö un va-glio e le relative esclusioni: e un ideale punta di confluenze arti-stiche di prim'ardine che debbono qiiindi arricchirla di materiale scel-tissima. Soltanto nel casa che Venezia divenga domani la consacrazione ulticiale di opere di grande valore artistica ed umano, possiama credere— con inattacabiie tenacia — nell'avvento di una nuova era di paesia. II divismo Una breve appendice di varietä alle considerazioni critiche latte or ara. Si tratta di un fenomena trascurabile se cansiderato in se ma destinata ad acquistare riso-nanze natevoli se seguito nel sua lavoria di penetrazione nella men-talitä delle masse: il divismo. Pur presdndendo da imitazioni piü o meno pedisseque delle mode d'al-treoceano, fartunatamente oggi assorbite dallo stato di guerra, dobbiamo canfessare che questa piaga di dubbio gusto e di dubbia intelligenza d — anche tra noi — piü profonda di quanta non si creda. Anzi il divismo, restio in un prima tempo ad attecchire sul nostra «humus» spirituale, ha finita per fare progressi giganteschi nell'am-miraziane amarla delle lolle. Non voglio con cid negare i'impartanza di un fencmeno di interesse cal-lettiva che pud avere rillessi in-tcressanti sia nel campo prapa-gandistico che in quella finanzia-ria, ma stigmatizzare piuttosto quel clima di morbositä e di eccessi pubblicitari in cui questo divismo si espande. L'ammirazione per un inlerprete cinematograiica e naturale e legittima soltanto quanda investe i risultati pratici della sua attivita artistica: in tal modo e salvo il criteria di valutazione che si mantiene costantemente lucido e refraitario ad ogni espressione smodata di lanatismo. Ma quanda cominda ad investire senza con- ■J i Fosco Giaclieiti, Maria von Tas-nady p Ainedoo Nazzari, prin-cipali iiiterproti del film «Bengasi» preniiato a Venezia con la Coppa Mussolini. (Film Bassoli, Tirrenia). Irallo alcuno le basi del buan scnsa e della moderazione registra delle vampate di esagerazione rasen tan ti il ridicolo. Queste mani-festaziani, o meglio aberrazioni della pubblica opinione non sona assolutamente cancepibili in una cinematogratia come la nostra che vorrebbe porre a base di tutte le sue attivita il senso rigido della serietä e della consequenzialitä agli imperativi rivoluzionari. E' perciö sommamente deleterio e grottesco questa atteggiamento di tanta parte del pubblico nei riguardi degli interpreti dell'ope-ra cinematograiica. La mala abi-tudine — che in fondo nan si tratta d'altro — del divismo sia atti-va che passivo, deve essere percid sradicata con metodi dracaniani. Ha accennato a due aspetti del tenomeno: il divismo attivo e quella Passiva. E credo si possa tare questa distinzione intendendo per il prima I'insieme delle manite-staziani autopubblicitarie da parte degli attari e per il seconda la su-pina accettaziane da parte della folia di queste eccentricitä mera-mente propagandistiche. A yene-zia purtrappa si sono riscontrate ancara entrambe le forme, con con-seguenze banali a buffe che hanno turbato un paca Tarmonia di quest'edizione di guerra della Mostra. La respansabilitä la si deve attribuire sia all'atteggiamenta dei divi che al campartamenta del pubblica. Tutti e due i fenomeni — non cansoni al tempo che viviamo — davrebbera sparire nelle prossi-me manitestazioni dnematograli-che, lascianda il campo al lucido giudizio ed alla normale ammira-zione da parte del pubblico, e alia discreziane e al buan gusto da parte degli attari in causa. Anche senza valer cercare giu-stilicazioni astruse basterebbe una sola casa ad accusare il divismo di pacchianeria: la mancanza di buan gusto. E questa e un'otfesa che in noi latini, ratfinati ed esper-ti, dovrebbe tar scattare la reazio-ne e canseguentemente deter-minare il ritarna alle primitive forme di ammirazione popalare che videro la nascita del glarioso muto italiano. 11 bilancio di questa moderazione futura potrebbe essere il seguente: parecchi cartelloni pubblicitari in meno, malte zufte eliminate per la caccia alle firme celebri, qualche critica riguadagna-to alia probitä professionale. Oso affermare che tutto cid com-penserebbe di gran lunga persino un'eventuale ribassa della barsa di autagrali di Alida Valli. iinia Aniossi FRAMMENTI La domanda J H^slhi. E LE SOE OPERE P. M. 46, 1» ottobre 1942-XX. Dire Rossini e dire «Barbiere di Siviglia». J: in quest'o-pera che le caratteristiche peculiari dell'originale tem-peramento del Pesarese tro-vano la loro piü genuina e concreta espresione, e se Rossini salira col «Guglielmo Tell» ai fastigi della gloria e se altri suoi lavori come la «Cenerentola» saranno desti-nati a conquistare le platee. e pur sempre il «Barbiere>, I'insuperato modello di opera comica, quello che rimarrä indissolubilmente legato al nome deH'immortale Maestro. Uscita di getto dalla vena fe-conda del musicista, che la porlava a termine in soli tredici giorni, I'opera rap presentata il 20 febbraio 1816 all'Argenti-na di Roma, cadeva fra le di-sapprovazioni ed i fischi del pubblico addomesticato dai fanatici ammiratori del cele-bre Paisiello. Sorte non dissi-mile doveva capitare piü tar-di alla «Traviata» di Verdi! Rossini che dtrigeva I'opera fronteggio da par suo la bu-fera che gli si scatenava sul capo, pensando che il passo dal «crucifige» all'wsanna» poteva essere assai breve. Fu buon profeta: a ventiquattro ore di distanza la seconda rappresentazione segnava un memorabile trionfo! Ma Rossini non e tutto nel «Barbiere:, per qnanto sia pacifico che fu nel comico piü che nel drammatico ch'egli raggiunse I'apice della perfetta espressione. Verra il «Guglielmo Tell» a dire una parola del tutto nuova, a rivelare il potente temperamento drammatico di colui che si era abi-tuati a vedere nei paluda-menti del bel'fardo e del-I'umorista. Verranno le pa-gine elegiache deir«0tello3>, i cori del «Mose>, le ispirate melodie religiose dello «Sta-bat Mater> e della «Piccola messa sol6nne> a dischiude-re all'arte somma del Peša- li giovane si divincolö dalle vie strette della periferia schiacciate da casoni di ce-mento grigio, usci dalla citta. Cammiino per stradine inca-gliate in una moltitudine di orti dove fiorivano grappoli di piselli odorosi. Ogni tanto un fiore rosazzuro gli si ag-gra/ppava alla manica ten-tando la stoffa rugosa: ma il giovane non si fermava. Di sfuggita si guardava alle spalle, con piccoli brividi di paura sotto le palpebre ab-bassate. Vide una ragazza a una finestra. Quand'egli pas-SÖ essa si sporse un poco sol-levando una tovaglia azzurra bagmata che le incollava i capelli: ebbe poi un gesto di lenta impudicizia, facendo scivolare le palme sotto il collo fino alla cintura. Ma il giovane non-le bado. Fi-nalmente un gran prato verde gli aperse gli occhi, un prato su cui il sole non indugiava benche non ci fossero alberi. Un uomo faJ-ciava, era un vecchio uomo con tante rughe sottili attor-no alla bocca ed alle tempia e gli occhi verdi. — Vi sono venuti cosi a foi-za di guardare i prati ? — domandö il giovane. L'uomo non capi, non smise neppure di lavorare: — Che cosa ave-te detto? — e arrotava la falce metodicamente. — Nulla. Volevo dire: vi-vete qui? — Si — accenno ad una casa rossa sul limitare |del prato — sono tanti anni. Non ricordo piü quanti anni, dawero. E voi venite dalla citta eh ? Ci sono sempre tante case in fila, migliaia? — Si, tante case. Oh quan-te sapeste! — II giovane di-stese per terra il fazzoletto bianco, lo accomodo amoro-samente sull'erba, si sedette. E s'asciugava il sudore. — Quante, che maledizione! — Come dite? Non capi-sco troppo bene, sono un po' sordo, sapete. L'eta ... — Nulla, non ha impor-tanza. E vivete bene? — Ho una casa, quella laggiü. Poi ho moglie e figli. All! Queste falci che trappole. — Smise di falciare, si chino sulla lama. — E ... siete felice? — II vecchio mise a posto la falce, I'impugno, ricomincio a falciare. — Felice? Beh, io non so precisamente che cosa vuol dire questa parola. Vedete, io non so leggere. Lavoro: d'estate mieto, faccio il vino in ottobre, d'invemo intrec-cio la paglia e ne ricavo dei lavoretti che quelli di citta mi pagano bene. Poi ho i figli. Vuol dire liessere felici cosi? — fe quello che chiedo io a voi — rispose il giovane stiz-zito. Era spossato, I'afa era scoppiata come un frutto marcio, si sentiva odore di putrefazione e di miele. Si scaccio dal viso sudato una vespa, pieno di ferocia. — Quand'e cosi me ne pos-so andare. Buongiorno. — E s'alzo. II vecchio lo guardo stupito, poi si fei-mo. Sulla falce abbandonata a mezzo del gesto morivamo dei fio-rellini rossi. — Ma sapete che siete strano, giovanotto? Sembrava che voleste pic-chiarmi un momento fa. Cha cosa vi ho fatto? — Voi ? Nulla. Buongiorao. II giovane si mosse per ri- tornare. Fece alcuni passi sbadato sull'erba recisa. Si chino anche a cogliere una margherita, ma nel gesto si immobilizzo. Prese ad agi-tarlo un panico freddo e urgente, si mise a urlare: — Ma e un prato maledetto' questo. Non vedo piü la mia ombra, non vedo piü la mia ombra! — II vecchio sorrise: — Siete un po' malato anche voi. Giä un altro mi ha detto la stessa cosa: aveva paura di tutto. Veniva dalla citta. — II giovane riusci ad alzarsi, getto via la margherita con orrore, fuggendo verso la strada lontana. Ran-tolava^ rivoli di sudore gli colavano entro il colletto. Giunto all'ombra degli ippo-castani si feiimö, voltandosi verso il prato. Vedeva tutto annebbiato, una macchia ve^-de oliva Ii davanti e dietro •una cortina di fumo grigia-stro. Non connetteva piü den-tro di se, rottami di pensieri galleggiavano nel cervellOr pensava a fiori bianchi su un'acqua verde, ma I'acqua marciva. Aduno tutta la for-za possibile, gonfiando i polmoni, e grido verso il centro del prato: — Ma che cos'e la felicita? — II vecchio tese I'orecchio ma non percepi le parole. — Ah! questa gioven-tu! _ e fece un gesto di com-passione con la mano libera^ continuando a falciare. Mian rese nuovi, insospettati oriz-zonti. Chi puo infine dimen-ticare le famose sinfonie in cui I'estro fantasioso dell'ine-sauribile Rossini si disbri-glia nello scintillante brio di motivi nuovi e continuamente rinnovantisi, nella forma sma-gliante del ritmo concitato, nella foga irruente e tra-volgonte dei proverbiali «crescendo ? Nei settantasei anni della sua vita Rossini compose ima quarantina di opere molte delle quali, lasciate ingiusta-mente nell'oblio, ricompaiono or a alia luce per merito di in-signi maestri. Creazioni di inoomparabile bellezza, di una vitalita che non accenna a tramontare, ritomano trion-falmente sui palcoscenici nel-I'annuale celebrativo in cui la gloria del Pesarese viene riconsacrata al culto degli Italian!. Bene s'addice I'oraziano «exegi monumentum aere pe-rennius> a questo autentico genio della Stirpe che ha espresso dal suo seno i Leonardo, i Galileo, i Michelangelo e tutta lacostellazionedegli spiriti magni che brillano-immortali nel cielo della Patria. Veramente Rossini ha costruito im monumento piü; duraturo del bronzo. Pez. iHU: •••••••mJ HSH iHH;:» •••••• •••••• t;;:t;;l Ml J»»»»»»»«»« ■••••••••••»•••••I ■•••••••••••I lii(DEll Som atoA/ciii i fiOc^^gE^Oft^ (Corrispondenza di un nostro Segretario Politico in provincia) Quando arrivammo improv-^isamente nel grosso Comune ■di S. per compiere la solita ispezione, le strode con orrende ckiazze di sangue ci inostrarono i segni dell'aspra lotta che quel valaroso presidio, con I'wusilio dei paesani accorsi volontari, aveva so-stenvto per arrestare e fre-■nare i partigiani nel lore en-nesimo tentativo di distrug-gere e di predare il paese. La ^eria resistenza opposta dai difensori non ha impedito pero che anche questa volta parecchie innoceiiti vittime pagassero con la propria vita rinsaziabile sete di quei mi-serabili. Dopa esserci soffermati in muto raccoglimento dinanzi alia salma di Don Crama-ric, cappellano della parroc-chia, caduto per prima neUa notte, abbiamo voluto visitare tutte le case in cui erano passati i banditi. Altre nave vittime, fra cui una donna, rive-lavano la brutalitd di questi sicari che, non sazi dei vili assassini contro popolaziani inermi, osano seviziare con empio malanimo per fino i miseri resti mortali. Ne fanno fede quei paesani caduti in-sieme con il proprio instanca-cabile cappellano, rei di aver portato dei soccorsi alle fami-glie di altri conterranei, vittime precedenti di altre aggres-sioni. Quant'e grande la soli-darietd umana dei comunisti! Vittime innocenti che lascia-no donne e figli con le facce con torte, recanti ancora i segni delle crudelta viste. Case squallide, vuote, misere, giac-che i partigiani si son preoc-fcupati di razziare tutto il be-stiame, ed asportare i viveri c gli indumenti che esisteva-no ancora. I paesani armati hanno coU laborato non indifferente-mente con i nostri soldati, di-mostrando il loro indomiio coraggio in questa lotta che lino stesso contadino ci disse ^Lormai comune^. Al ritorno ci portammo in quel pittoresco paese di B.; ove avevamo avuto notizia •che anche qui, nella stessa notte, i partigiani avevano Jatta la loro comparsa per commettere le ormai consue-te atrocita. Ma — come a S. — t paesani volontari ero-no protiti, ed hanno ingag-giato una lotta asprissima ehe si e protratta per oltre sette ore. Dai tetti delle case, dai fie-■nili, dai solai i paesani tene-vano a bada i partigiani i qiuUi, vista la pronta ed ener-Siea reazione, si scagliarono contro le uYiiche case che, non potendo esser saldamente difese, erano state abbando-nate precedentemente dai fa~ miliari. Dopo aver deprediato anche qui tutto ctd che si pud t rova re in una casa rurale, dal bestiame alia biancheria, vi appiccarono il f uoco. Quin-dici case, rispanni e frutto di paziente lavoro di poveri con-tadini, che si eran privati di ehissä quanti desideri per eri-gersi quelle quattro mtira, so-no ormai ridotte per mano di queste bestie comuniste a dei miseri eumtdi di pietre e ce-neri. Visita m mole rimanenti case del paese. Tutte le finestre «rano ormai senza vetri, tutte le pareti letteralmente crivel-iat^ dall'intenso mitraglia-mento dei partigiani. Ci sof-fermammo nella casa di un . Ed il benvenuto, anche se non fosse estemato plasticamenrs. Id si legge un po" ovunque, sai visi degli abitanti, negU sguardi ridenti, nelle braccia levate nel saluto romano ad o^ autocar-ro che passa. Cosi anche il semplice autiere conduttore, common, risponde con un cen-no della mano, o con il capo quando la strada neu gli con-sente di abbandonare un solo attimo il volante, e lieto com-menta con I'aiutante che ha al fianco in cabina: Hai motivo di rallegrartt semplice grande autiere dlta-lia, tu che hai percorso le as-solate piste desertiche in attesa spasmodica di raggiungere l oa-si lontana della Libia, tu che hal sofferto per settimane inson-ni curvo sul volante nelle piane desolate dell'Ogaden o sugli alttpiani interminabili dell'Acro-coro abissino. tu che hai attra-versato sotto il fuoco dellfr batterie nemiche le strade della Bpagna icaliento tormentata dalla lotta fratricida dei rossi. tu Che hai portato i fanti e le camicie nere liberatrici daU"nl-timo reuccio da c¥)eretta, assol-dato dai decadenti frequenta-tori dei locali nottuml della Senna, aUe laboriose popolazioni albanesi per le astnise ed impra-ticabili strade, tu che porti oggi coi baldi bersaglieri di Benito Mussolini le insegne di Roma. la civiltš millenaria dell'Occi-dente che mal tramonterä, I simboli di giustizia e di Dio che. liberando dalla piü tragica e spaventosa follia criminale po-litica reuropa continentale. spezzeranno la barriera secolare che il dominio degli Zar, auto-crati prima e rossi poi, avevano posto per infrangere la continuity ge<^afica e storica della vecchia Europa, tu umile autiere [ dltalia hai ben motivo di or-goglio e di fierezza! Con la semplicita gaia e ru-morosa, con le maniere 'ami liari e cordiali, con la bella spa-valderia che non offeade, con la generosita che ti priva della sigaretta che molti, oh quanti!. ti chledono in queste terre, con le canzönl della tua Patria che echeggiano nei ritomelli anche sulle labbra di questi popolani. con la disinvoltura sportiva con cui indossi la giubba o la tuta, con I'audacia impacciata con cui invochi le fanciulle sorri-denti, tu umile soldato dltalia hai conquistato in pochi gioml con la cordlale amicizia dei ca-merati ungheresi, rumeni, ger-manici, la simpatia aperta ed accogliente delle cittadine e rurali. E dall'autocarro che ruUa per ore ed ore sulle strade che ti fanno rimpiangere quelle no-strane, fra nubi accecanti di polvere, col fazzoletto che mal ti difende la Ixjcca ed i polmoni, con gli occhl arrossati e do-loranti ammiri, scruti e giudi-chi con la rapidita atavica della tua pronta intelligenza, gli usi ed i costumi, il lavoro I'agia-tezza e la miseria che il panorama rapido imprime in vi-sione cinematografica nel tuo occhio attento ed indagatore. Ecco il centro urbano unghe-rese che da lontano scorgi per le cupole delle chiese che prima intravedi, tonde piatte e dalla croce diversa dalla tua e commenti, e la classica abside ed il pro-nao ti ricordano la tua fede cattolica, mentre una nostalgia ti assale al ricordo delle natie campane al vespro o del canto mattutino per I'Ave Maria. Ma poi attraversando molte di queste cittadine rumene sei pre-so da im sense misto di ridicolo e di schifo: sono questi laidi uomini dalle lunghe palandrane nere, dal cappello pure nero a cencio o rotondo a zucchetto, dalle barbe appuntite e dai ric-ciolini svolazzanti sulle tempie come orecchini di femmina da strapazzo. Se ti awicinl senti im'olezzo sgradevole ed awerti che sono essl i soli che non ti sorridono. bensi ti salutano sber-rettandosi all'antica maniera democratica, con un senso di ti-more riverenziale. H tuo istinto non ti tradisce, perche hai rav-vlsato gente diversa. molto diversa dalla tua. non perche straniera, ma perche non ha nulla in comune col tuo sangue: sono gli ebrei dalle lunghe mani adunghiate, dalla schiena curva per il servaggio che la profezia di Cristo per i secoli dei secoli ha condannato ad errare perennemente senza tetto e senza Patria, fra U disprerao dellumanita laboriosa e sana che non vclendo piü essere-con-taminata dalla lue giudaica oggi. tutta unita e compatta. con la guerra di razza intende purificare definitivamente la Stirpe e la civilta del mondo. ti rendi conto della lotta Che in Patria, nella tua Italia, si e ingaggiata e commenti: «Adesso capisco perche si de-vono combattere gli ebrei. essi non sono come noi> e senti che anche in questo campo non v'ha uguaglianza, ma ima ge-rarchia che fa deUa tua razza la piü eletta e la piü nobUe. Siamo al tramonto, la progressiva ascesa nello sforzo del motore ti porta lentamente in alto, fra zone boschive mera-vigliose e corsi d'acqua omati da miriadi dl uccelli che si le-vano in volo al rombo deU'auto-colonna it-aliana che svegUa dalla calma secolare le assopite vallate. Si attraversano i Car-pazi ed in cima al passo sparti-acque, per rtcordare le difficolta deUa strada tutta curve su bur-roni paurosi, le segnalazioni locali hanno posto xm enorme car-tello effiggiante la morte: tu umlie soldato d'ltalia, con lo spirito innato limpido e gaio. con la spensieratezza vivace dei tuoi venfanni, con I'ardimento dei legionari e la baldanza delle plume al vento, hai inserito fra le lugubri ossa ed il teschio, sul campo bianco, ben visibile la tua screanzata parola, che e una sfida ed un auspicio: «ne ne frego!> len. Vito Norgese ^-% «Prima linea» riservera qaindlcinalmente nna pagina alia collaborazione dei combattenti. Tutti 1 soldati di ogni corpo e speciality sono invitati ad iaviare articoli, corrispondenze, disegni e fotograile rispecchianti i vari aspetti della lore vita di g^uerra. n materiale pubblicato verrä compensate. L'Europa e in lotta contro gli Anglosassoni ed il Bolsce-vismo oltreche per un princi-pio di vita anche e soprat-tutto per un principio ideali-stico. Infatti la nostra civilta classica e romana, la civilta di tutta I'Europa che fa pemo nel cuore dell'Ita-lia, in Roma, cuUa del Cri-stianesimo e del diritto delle genti, oggi si trova a tu per tu, in lotta serrata e decisiva, non contro un'altra civilta, ma contro una forma di vita che non e elevazione dello spirito e della morale bensi apoteosi della materialita. Percio la nostra guerra e anche una Crociata. Noi com-battiamo una guerra santa contro i detentori di quasi tutte le ricchezze del globo e nella storia paysata e recente delle varie nazioni, noi vedia-mo subito da quale parte stia la giustizia della causa. E tutte le genti sane, amanti di custodire le loro case, le famiglie, la Patria, sono oggi impegnate nella lotta contro i bolscevichi e contro gli anglosassoni, contro questo ibrido connubio del capitalismo con la forza bru-ta della materialita. Ma a tempo I'ltalia e la Germania hanno prevenuto I'abbattei-si di questo imma-ne cataclisma rivoluzionai-io sull'Europa, Se noi non aves-simo avuto la coscienza di questa responsabilita, di con-ser\-are cioe il patrimonio della civilta europea, che cosa sarebbe stato ora delle no- lln'alira seoperta russa andata in malora, I rarri armati in-tcrrati. adattati ai fortini, vengono cspu^nati da^li Stuka> c dai guastatori. contro gli amorali possessor! di questo monopolio. Gli inglesi sono avulsi da Roma perch^ come religione, sono scismatici; come conce-zione del diritto poi non hanno una formula di universale, bensi egoistica, applicazione. Gli americani non rappi-e-sentano altro che la degene-razione massima del tipo in- Tntti i soldati, combattenti sni fronti di guerra, potranno ricevere sratni-tamente «prima linea> in-viando alia Direzione del giomale (Federazione dei Fasci — Lnbiana) il loro nome e cognome con il preciso indirizzo militare. ^_4 glese: essi sono gli inglesi permanentemente ebbri di wisky e di demagogia. I bolscevichi sono degni terzi in tfuita lega: avulsi dalla morale, dai diritto, dalla civilta. Chi dice lotta al bolscevi-smo dice guerra al barbaro europeizzato, dice guerra santa per la salvezza della civilta europea, unico patrimonio storico-civile che infonna la vita dei popoli. Considerando obbiettivamente alcune cose e senza essere tanto addentro stre case, delle nostre famiglie, travolte dalla furia dd-I'invasione sovietica? e tin fatto innegabile che la Russia sarebbe stata preparata ad invadere I'Europa nel momente in cui le forze piü vitali e piü grandi di questa si fossero trovate impegnate altrove. Aff rontando questa gi-ande lotta abbiamo salvato la civilta europea. Questa lotta e Crociata, tanfe vero che ad essa partecipano intomo al-I'Asse, Finnici, Rumeni, Ungheresi, Slovacchi e tutti i popoli che hanno inviato I< falangi della lore gioventu a testimoniare, con la presentt delle armi, la volonta di combattere Ü comune nemica Crociata perche ha tutti 1 ca-ratteri di una lotta santa, combattuta contro gli awer-sari del Cristianesimo; di ui titanico sforzo del bene contro il Male, della Civilta contro la Barbarie. S. Ten- NicolalEnriclieBS tsütta CniYifiQ »6. Maroii» VENE2IA Cm«« s. h. Ftmna Mce. M. 23M1 Rlcevonsl (sericoni »nno MolasUco m:-43 Ginnaao («.o ff i.o). Ucro clsssi-to e seivntitko. autnto Iwnico infcrto» (l.o) e supMore' pw rajflonieri o pto-Dictn. IsUtaio ma^istrLV« iaferlor« (4.0) • sapcriorr. Prepiruianc lic»hia Souo-U Media, Po&sih^U guadAj^oare anno. Conoitto - Semkoitritio - SWtfiwto -Ooeatatola - .«crofjronsi ant*« sludtnH esano le inevitabili ri-nulnce a cul la guerra co-stringe. In nessuno quanto nelle fasciste visitatrici degli ospedali Č radicata la certezza della vittoria, perch6 nessuno piü di esse conosce il grande cuore dei soldati. So di qualcima che prote-sa quasi con spasimo sul volto straziato dl un ferito, a sten-to ha raccolto le parole da lui dettate per la sua famiglia. Per scriverle, perö, essa ha sentito che doveva met-tersl in ginocchio accanto a lui e soltanto cosi, dopo aver ringraziato Iddio di essere italiana e quindi spiritual-mente sorella di quel soldato, soltanto cosi ha sentito di poter degnamente essere di tramite tra quel valoroso e la sua mamma lontana. La donna fascista, la quale mal come oggi ha chiesto di essere degna interprete delle direttive del DUCE, sa Che da tutto clö scaturlsce un solo nome: Italia! Una sola certezza luminosa e tn-crollabile: Vittoria! kJa De Vecchi Si verif ica nella vita sociale delle nazioni e dei popoU un fenomeno analogo a quello Che si riscontra nella vita privata dei singoll. La nostra vita individuale Ö sempre suscettibilck di nuo-ve rlsorse, di aumento di energie, di iniziative, quando il nostro spirito conserva in-tatti I'ardore, la generositä, I'iniziativa, 11 lampo di genio dei giovani anni, quando cio^ noi, adattandoci alle conttn-genze del piccolo mondo in cui viviamo, sappiamo trarre dalla vita utili ammaestra-menti; sappiamo scegUere il vero dal falso, I'utile da ciö Che non risponde ai nostri fini; sappiamo, in altre parole, trasformare la vita in una missione e forgiare il nostro destino secondo 1 nostri intent!, i nostri piani, le nostre particolari vedute, secondo le esigenze imperiose dei tempi, che spesso, anche ai nolenti, impongono una nuova conce-zione della vita e dei suoi va-lori, per il raggiungimento delle nostre particolari fina-litä. Questo process© dl asslmi-lazione dell'ambiente storico in cui un popolo vive, la va-lorizzazlone del passato, le üi-derogabili esigenze dei tempi nuo\ä, il mutato clima sociale, costringono le nazioni ed i popoli al raccoglimento in se stessi di tutte le energie, alia valorizzazione di tutti 1 fattori che possono contrl-bulre in un modo qualunque alia trasformazione sociale dello stesso popolo, per poter imprimere alia storia, che ö attimo dl' vita che sfugge, per poter dare al tempo una fi-sionomla tutta propria, secondo idealitä nuove. Per I'attuazione di- tall profonde trr',sformazloni, che hanno tutta I'impronta di una rivoluzicne che 6 il sov-vertimento di un ordine non piü rispondente ai flni per cui 6 cre?,to, 6 necessario pos-sedere a dovizia ed mtatte tutte le energie spiritual!, che un popolo nel raccoglimento in se stesso deve sapere ritro-vare. Con le idee nuove la sua volontä di vivere si affer-ma imperiosa e dä I'toipron-ta del suo destino col sacri-ficio, col lavoro e col sangue dei suoi figU mlgUoil. I giovani sono capaci dl affrontare un tale problema; soltanto chl 6 scevro da preoccupazioni dottrinaxie e conserva pura ed Integra nel proprio spirito la fiaccola che acoende le anime nobill, puö affrontare la soluzlone del problema dell'awenlre dei popoli e delle nazioni, per la reaUzzazlone delle supreme idealitä dl questi. II Fascismo, che ha tutte le caratteristiche dottrtnarie di una vera rivoluzlone, che ovimque 6 apparso, ivl, quasi istantaneamente, ha operate un vero capovolgimento di valori, una vera concezione della vita, un nuovo orient trjmento verso idealitä prima ignote, ha bisogno Incessante dl energie vergmi, di nobiltä di sentire, di generositä, di sacrificio. Ecco il compito dei giovani: lavorare instancabitaiente per la piü completa e perfetta at-tuazione di questi principi, innestati non sul mondo de-crepito, che ha le sue fonda-menta suUe dottrine demoliberali, bensi sulla vivente coscienza della rinnovata Italia dl Mussolini, pioniere di queste idee, che ha bandlto ventitre anni or sono la piü ardita delle croclate, per la Mberazione di tutto ciö che non fosse consono alia realtä nuova. Mussolini si rivolse allora ai giovani, ed ognl qualvolta si 6 posto il problema della reaUzzazlone delle ftnaUtä da Lui precisate, sono stati i giovani che col loro sacrificio hanno raggiunto quelle mete Che a mentl sorpassate sem-brano inaccesslblll. La campagna d'Africa, la guerra di Spagna e quella at-tuale documentano la forza Che al Fascismo provlene dal giovani. Nell'ora presente, ora che rimarrä Indelebile nella storia dl tutta l'umanltä, per i suoi profondi solch! che üicl-derä nei destinl dei popoli dl tutto 11 globo, 1 giovani col loro sangue, col supremo sacrificio deUa propria vita, te-stimoniano la santitä dl idee nuove. Ma 11 compito non b tutto qui; slamo ancora agli inlzl dl quello che dovrä essere e dovrä realizzarsi nel futuro. Di qui la necessitä dl temprare lo spirito ad altre bat-taglie per affrontare nuovl cimenti e nuove lotte. N. R. COLLEGIO DON BOSCO PORDENONE Corso Preparutorio (.5. o. Elemetare). Scuoln Media c Liceo Classico parificati. Le accctazioni sono limitate per quest'anno agli aluiini dcliu 5. a. Elcm-racntare e l.a Sciiola Mmlia. Nuofi Fabär ca PrsLtlU Hdallarglcl „EKA"lng.V.Stare LubMRa • bsetta pssta« N. 94 stituto di dtadito