30 MOSTOVI 1/1992/XXVII SEMINARJI Antonino Principato Slovenia: verso una dimensione Europea A Principato meni, da težav, s katerimi se prevajalec sooča pri pravilnem tolmačenju in prevajanju besedila, ni malo. Ugotavlja, da se v Sloveniji veliko več prevaja v tuje jezike kot v materinščino, to pa pomeni, da večino slovenskih besedil v italijanščino prevajajo Slovenci. Obravnava uporabo imen krajev, ki so v italijanskem jeziku že sprejeta, ter ravnanje nekaterih prevajalcev, ki odklanjajo italijansko poimenovanje krajev in vztrajajo pri slovenskih imenih. Z osamosvojitvijo bo Slovenija prisiljena sprejeti nove izraze, nove koncepte, nove strukture, in A. Principato vidi prav prevajalca v vlogi tvorca evolucije slovenskega jezika. II tema principale del sesto incontro con i traduttori che operano da e verso 1’italiano, tenutosi a Lubiana il 6/12/91, si e’ iscritto in una realta’ da tanto tempo desiderata dai cittadini della Slovenia che se non altro per tale motivo suggella un momento del tutto inedito nella storia di questo paese. Gia’ repubblica nella Federazione jugoslava, lo scorso ottobre, in seguito ad una moratoria di tre mesi sottoscritta al temine degli scontri armati che dal 26 giugno all’8 luglio avevano visto le torze di difesa ter- ritoriale impegnate in una strenua lotta contro le autorita' militari federali, la Slovenia raggiunge "de facto" uno status di autonomia dal governo centrale di Belgrado, tramutatosi poi in com- pleta indipendenza nel gennaio ’92 con il relativo riconoscimento da parte della comunita’ internazionale. Seppure a mo’ d’inciso, tuttavia, val la pena sottolineare che i raggiungimenti sloveni, forse proprio per questo loro carattere inedito, hanno sorpreso diverse fasce dell'opinione pubblica mondiale. Laciando da parte gli aspetti prettamente politici, che possono essere al limite oggetto di altro studio, ci si e' soffermati, come del resto si era fatto in occasione dei seminari precedenti, sugli aspetti linguistici di un cambiamento di status che la comunita’ di parlanti che abita la parte soleggiata delle Alpi si appresta a vivere con un mare di profonde speranze. Consideran- do le recenti modifiche del quadro geo-politico nell’Europa orientale, non si e’ potuto fare a meno di sottolineare 1’ascesa di rango dello sloveno, assurto ad un ruolo ormai indiscutibil- mente europeo. A tal proposito occorre sottolineare il fatto che tale lingua, gia’ ufficiale in Jugoslavia (sep¬ pure quasi surrettiziamente offuscata dalla mag- giormente diffusa serbocroata), da tempo bandiera, simbolo ed espressione delle istanze autonomistiche del suo quasi ininterrottamente subordinato popolo, spesso idioma segreto soggetto alla censura delle dominazioni straniere che si sono succedute nel corso della storia, raggiunge oggi una pienezza ed una dignita’ per lei senza precedenti. Con cio’ non si vuole affatto affermare che lo sloveno sia stato finora un idioma sub-standard, bensi’ che mai come adesso le altre nazioni si saranno sentite costrette a reputarla lingua d’indiscussa dignita’ internazionale. Sebbene il perpetuarsi di siffatte realta’ linguistiche dipendano prevalentemente dalla coscienza civile e dal costume sociale di chi parla la lingua in questione, nonche' dal potere politico dello stato in cui essa si parla, va da se' che il fenomeno summenzionato non MOSTOVI 1/1992/XXVII 31 puo’ lasciare indifferenti i membri della comunita’ slovena che operano nel settore inter- linguistico, e soprattutto coloro che lavorano con 1’italiano, data la contiguita’ geografica e culturale di quest’ultimo. Considerando la podata attuale del suddetto tenomeno, pero’, diversamente da quanto si era fatto in occasione degli incontri precedenti, in tale seminario non e’ stato possibile limitarsi ad una realta’ esclusivamente italo-slovena. Pur avendo esercitato il duplice ruolo di lingua- strumento e lingua-obiettivo di quest’ultimo in- contro, 1’italiano non puo’ esser considerato unica e sola fonte cui attingera’ lo sloveno in un contesto prettamente evolutivo. Nella speranza che il complesso di dipenden- za dal serbo-croato e la conseguente serbo- croato-fobia, nonche’ la a sua volta conseguente lotta di carattere puristico per la protezione cristallizzante della lingua slovena dagli influssi “balcanici", quali istanze ormai pressoche’ inutili a perorare, scompaiano dalla mente del popolo sloveno, lasciando finalmente spazio libero ad una mentalita’ che favorisca la gia' latente e legittima tendenza integrativa che ha avuto inizio con Taccettazione di consolidati contributi, volontari e non, da pade delTitaliano e delle altre lingue allo sloveno attigue, si ptrebbe addirittura ipotizzare che su quest’ultimo esercitino una ceda influenza tutte le altre lingue dell'Europa occidentale. Senza mai prescindere dalle implicazioni socio-cul- turali del termine "lingua", e’ inevitabile che, entrando la Slovenia a tutti gli effetti nel mondo del libero mercato, e nel futuro forse anche nella Comunita’ Economica Europea, lo sloveno sia immissario di nuovi termini, nuovi concetti, nuove strutture. Tuttavia, senza andare molto lontano con tali aspettative internazionalistiche, e’ stato suffi- ciente soffermarsi, se non altro per fornire un’idea minimale di tale processo evolutivo, sui neologismi che inevitabilmente interesseranno il linguaggio della politica e dell’economia, settori in cui le riforme ed i mutamenti di tendenza rispetto al pasato saranno solido e celere veicolo di idee, concetti ed espressioni cui la lin- gua-cultura slovena, decisamente rurale per tradizione e vocazione, dovra’ cedamente adat- tarsi, a meno di vederne rallentato, ostacolato o addirittura contrastato lo sviluppo, al tempo stesso diritto e dovere del proprio popolo, come del resto di ogni altro popolo. Oltre ai contributi forniti allo sloveno dalle lin¬ gue dell’Europa occidentale, pero', e’ quanto mai doveroso segnalare quelli appodati, nel senso sia linguistico che politologico, dalla lin¬ gua slovena ai mass media internazionali: espressioni come "truppe di difesa territoriale”, "territoriali", "presidenza collegiale”, "repubblica", ecc., costituiscono alcuni dei tanti esempi di calco, autoctonismo o marca culturale che sono risultati di difficile comprensione a livello referenziale e/o conativo, almeno per Tutente italiano dei notiziari trasmessi durante i primi giorni della "questione jugoslava’. Ed e’ stata proprio la messa in evidenza e conseguente discussione dei punti sinora men- zionati ad aprire la prima fase di questo incon- tro, la quale e’ stata successivamente completata da brevi cenni sulle istituzioni delle Comunita' Europee e sul diritto comunitario. In questa stessa chiave si e’ pošto 1’accento su una terminologia ed uno stile poco comuni per- sino per 1’italiano medio sufficientemente istruito, operazione questa che, al di la’ della sua funzione didattica di arricchimento lessicale e stilistico, ha inoltre espletato una funzione for- mativa nelfambito linguistico, nel senso di for¬ nire ai partecipanti del seminario adeguati esempi di spontaneo e favorevolmente accet- tato adattamento delTitaliano a situazioni nuove. Partendo dall'omogeneita’ linguistica dei par¬ tecipanti, quasi tutti di nazionalita’ slovena, e’ facile intuire come quest’ultimo punto acquisis- ca notevole importanza nel favorire la tendenza innovativa di cui sopra, che in condizioni ot- timali porterebbe la lingua di questi ultimi ad ar- ricchirsi e di conseguenza ad incrementare il suo status internazionale. In una dimensione prospettica, tale fenomeno, fra l’altro con- solidato anche in sede d’esercitazione, ac- quisisce particolare significativita’ in campo traduttivo. 32 MOSTOVI 1I1992IXXVII Sotto questo profilo si puo’ affermare che, diversamente dai temi trattati in occasione degli incontri precedenti, in cui si erano evidenziate le norme che regolano l’omogeneizzazione dei testi in base alle varie tipologie, favorendo cosi' la presentazione del metodo traduttivo for- mulato dai piu’ autorevoli esponenti detla Scuola Tedesca, approccio volto anche ad as- sistere il traduttore dallo sloveno verso Titaliano, questo seminario e’ riuscito a fornire utili con- sigli quanto alla traduzione in senso inverso, in misura di gran lunga maggiore rispetto a quanto si fosse fatto sinora. In questo quadro le procedure di adattamen- to non solo presentano scarsa utilita’, ma se usate a dismisura possono soltanto contribuire alla fossilizzazione della lingua slovena. Se quest’ultima non si puo’ evolvere dairinterno, ben vengano le spinte innovative daH’estemo. Data la presenza a tuttoggi di un’intelligentia marcatamente "puritana" in fatto di lingua, le maggiori speranze di evoluzione dello sloveno vengono riposte nelfopera del traduttore. Ques- ti non dovra’ in tal caso disdegnare il calco, espediente che pur venendo meno al finora perorato principio della funzione pragmatica del testo, che privilegia l'uso di termini autoctoni nel testo d’arrivo per favorirne la comprensione, si rivelerebbe invece provvidenziale ai fini della fruibilita’ testuale. II secondo tema di quest’incontro si e' rivolto alla solita analisi degli errori, in cui, come si era fatto le altre volte, sono State messe in risalto le interferenze di carattere stilistico, pragmatico, grammaticale e lessicale, ambienti questi che non sono stati peraltro trascurati durante la fase precedente di questo seminario. Stavolta pero’ non ci si e' limitati ad analizzare gli opuscoli turistici sloveni tradotti in italiano, ma ci si e’ av- valsi anche di quelli italiani tradotti in piu’ lingue, tra le quali lo sloveno, nonche’ di un paio di pagelle scolastiche e relativi diplomi redatti in croato. Mentre la prima novita’ e’ servita ad of- frire ai partecipanti alcuni spunti per operare un confronto tra il modus transferendi in Italia ed in Slovenia, la seconda, pur coinvolgendo quella che nonostante la contiguita’ geografico-cul- turale dovrebbe essere considerata una terza lingua, e’ stata utilizzata per farli cimentare in esercitazioni con relative discussioni di carat¬ tere prettamente terminologico. La terza ed ultima parte di questo seminario e’ stata dedicata alla discussione su problemi traduttivi eventualmente sollevati dai singoli par¬ tecipanti, nonche’ alla presentazione della professione del traduttore in Italia, con par- ticolare riferimento al trattamento economico. A tal proposito occorre sottolineare con una punta di felicita’ che quest'ultima fase dell’incontro con i traduttori che operano da e verso Titaliano non e’ stata da questi strumentalizzata a fini autocommiserativi. Per concludere, vale la pena comunicare che, come si era gia’ fatto in occasione del seminario precedente, anche in questo incontro con i traduttori che operano da e verso 1’italiano si e’ dedicato un seppur piccolo spazio al metodo traduttivo basato sulTanalisi testuale. Sebbene quest’ultimo seminario sia stato in- centrato su altri aspetti delTattivita’ traduttiva, la presentazione del suddetto approccio si e' rivelata di non poca utilita’, specialmente in vista degli incontri successivi, o dei corsi regolari od intensivi che 1’associazione dei traduttori della Slovenia ha da tempo in animo di istituire, e che probabilmente troveranno la loro concreta realizzazione nel Progetto ITTC (International TranslatiorsTraining Centre). In questasede, ed in misura maggiore lo si fara' in occasione degli incontri successivi, si e' tentato di abituare il traduttore a questo metodo che gia’ al primo esperimento, effettuato durante 1’incontro precedente, si era rivelato di non facile ac- quisizione. Come si sperava, durante questo seminario 1’applicazione di tale approccio alla traduzione verso la lingua madre dei partecipan¬ ti e’ risultato piu’ agevole ed ha fornito a questi ultimi pregevoli spunti per sviluppare una certa capacita’ critica durante la propria attivita' traduttiva.