ANNO XXV. Capodistria, I Aprile 1891. N. 7 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-jrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Il Comune istriano0 Prima di dire della costituzione del comune istriano sotto il dominio veneto, abbiamo a toccare d' un fatto, il quale, benché isolato merita pure la nostra considerazione, voglio dire della tendenza del comune di Capodistria a mettersi a capo della provincia, e di destreggiarsi, terzo tra due litiganti, il patriarca e la repubblica veneta, per assicurare l'autonomia della provincia. Che l'antica Egida, poi Giustinopoli avesse la velleità d'imporsi a tutta la provincia, e di arrestare l'anarchia feudale non si può sostenere con documenti alla mano ; pure vi sono molti indizi che lasciano sospettare una tale tendenza; onde qui si raccolgono non già con la pretesa di sciogliere una questione, ma semplicemente per invitare altri a trattare d' un punto così oscuro della nostra storia. Prevengo un'obbiezione. Questa supremazia d'una città sopra le vicine pare contraria all' istituzione stessa del comune : troppo è noto che la piccola patria era tutto nel medio evo, e le piccole menti non assurgevano ad un più largo concetto. Ciò è verissimo; ma anche sta il fatto che nell' ora del pericolo, sentivasi il bisogno di stringere i fasci, e che una città mettevasi a capo delle altre per regolare il movimento: Milano ai tempi della Lega lombarda n' è buon testimonio. Si aggiunge il maggior bisogno d'unità, se non pienamente compreso intuito quasi e reso necessario, quale rimedio al frazionamento dell'odiato feudalismo. E la memoria d'un Istria, provincia, non doveva essere Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. del tutto annebbiata dalla barbarie nelle menti dei nostri. Ciò posto, gì' indizi non sono pochi per credere che a Capodistria, meglio che in altra città, si maturasse un tale disegno e che i suoi cittadini credessero di avere i mezzi per effettuarlo. Qui più vivo il sentimento dell' istrianità; rinfrescato dalle memorie storiche; dal fatto di un imperatore (Giustino II) che ne aveva riparato le mura. Non per nulla un imperatore d'Oriente le avea imposto il suo nome : segno evidente che di ciò era stata reputata degna per l'importanza del sito e della popolazione. E per vero, quando l'Italia fu corsa e danneggiata da Alboino, qui ripararono dall' opposta sponda nuove genti italiane.1) Si aggiunga che anche dopo l'occupazione di Carlo Magno, Giustinopoli favorita dalla sua posizione con qualche altra città marittima non pare cambiasse forma di governo ') ; e rimase pure libera dal tributo. Anche la tenacità stessa con cui all' epoca dell' umanismo conservò le antiche tradizioni classiche, e immaginò origini grecaniche, e nome ed arma mitica, dimostra la coscienza, sia pure esagerata, della sua superiorità su altre città della provincia. E per vero questo suo primato non le potevano allora contendere che due città : Trieste e Pola. Ma la prima per la sua posizione pareva lontana dal movimento, più inclinata ad attaccarsi al vicino Friuli col quale si vorrebbe avesse allora comune il dialetto; troppo al sud la seconda, e quasi isolata in quell'ultimo capo che si appunta sul mare; divisa poi più che mai dalle intestine discordie. Ultimo argomento finalmente in prova di quanto si è detto, sarebbe la pivi lunga e forte resistenza opposta da Capodistria a Venezia non già per amore ab governo patriarcliino, ma in difesa della sua autonomia. E per vero l'opposizione di Pola ai Veneti cessa col 1243; Capodistria invece fece la famosa rivolta cento anni dopo, cioè nel 1348: segno evidente che a Capodistria più era sentito il bisogno dell' autonomia, e popolare il desiderio di mettersi a capo della provincia. E chi sa che fino d'allora Giustinopoli non abbia cangiato il suo nome; che l'etimologia — in cao d'Istria, il nome cioè derivato dalla posizione, non mi persuade troppo a dir vero. E quanto a quegli storici che spiegano le frequenti sollevazioni di Giustinopoli con l'esistenza di un vero partito patriarchi no in questa città s'ingannano a partito. Dice bene il Cesca: — «La caratteristica della vita italiana del medio evo nell' Istria si manifesta nelle lotte tra le nostre città e Venezia, le quali lotte erano il prodotto del desiderio di libertà delle prime e del desiderio di signoria della seconda.1)» Potrà forse opporre taluno che la resistenza a Venezia durò più lunga e tarda a Trieste; e che là quindi si sarà manifestato più vivo il desiderio di porsi a capo della provincia. Certo se tutte le città istriane si fossero a Trieste collegate, l'autonomia della provincia sarebbe stata forse un fatto compiuto (se in bene o in male qui non è luogo discorrere); non parò però che tali fossero le velleità di Trieste; la caratteristica della sua storia un' autonomia in ristretto senso ; dalle colonne di Santa Croce al ponte della Rosan-da; autonomia imposta dalla stessa sua posizione. Raccogliendo il sin qui detto le tradizioni classiche adunque, la maggiore libertà goduta nei tempi feudali, la sua posizione di destreggiarsi tra Patriarchini e Veneziani, la forte resistenza a Venezia e il nessun aiuto dato da Trieste alle altre città istriane (argomento nuovo, e che qui tocco di volo) quando queste erano in lotta con Venezia, ci autorizzano ad azzardare questa ipotesi storica, non suffragata per vero da nessun documento, ma che è come la nota intima e segreta dei documenti stessi : nella resistenza a Venezia Capodistria forse travide- di potere diventare il capo — d'Istria, la capitale del paese. Altra e sicura conclusione poi è la seguente. Troppo ristretta è la penisola, troppo s'appunta isolata nel mare; nessuna città ebbe abbastanza potenza e popolazione per attrarre a sè le altre, come nelle regioni piti arrotondate avvenne; quindi la sua debolezza, e la conseguente perdita dell' unità naturale del paese rimasto per secoli sotto il dominio di due stati nemici e gelosi. III. Non più comuni autonomi istriani. Comincia la storia del comune veneto, di qua; del comune triestino sotto la protezione dell'Arciduca d'Austria di là: dopo il municipio romano, dopo le città libere più o meno nel feudalismo comincia il terzo periodo della nostra storia. E prima quale fu la costituzione del comune ? «Venezia, così il Benussi, s'occupò molto delle comunità, nulla della Provincialità. Mediante una serie di minute disposizioni cercò di ordinare e regolare il governo dei singoli comuni; ma tenne questi divisi fra loro; se non ostili, tuttavia rivali. Che cosi fosse era stato, ed era nell' interesse della Dominante ; ma d'altro canto tutto il progresso storico della Provincia nell'epoca romana e municipale portava e favoriva tale frazionamento, che s' era quasi connaturato nel popolo istriano.1)» Opportunamente l'egregio Benussi ha temperato ^'crudezza della frase — connaturata nel popmo istriano, aggiungendo un quasi. Perchè si ha pure un qualche dato nella storia, da cui si travede che gì' Istriani provarono il bisogno dell' unione. E ne avevano avuta la spinta perfino dalle istituzioni feudali. È vero per esempio che il Placito di Risano fu convocato per ordine del forestiero padrone ; pure il largo concorso degl'Istriani, e gli alti lamenti di tutti ci autorizzano a credere che il sentimento di un comune pericolo e della solidarietà non fosse poi del tutto alieno dallo spirito e dalle consuetudini nostre. E lasciamo pure da parte il primato di Capodistria che è ancora una ipotesi come si è detto di sopra. Si potrebbe pure domandare perchè mai Venezia non concedette all'Istria ciò che le parve buono concedere ad altri alle porte del- ') Dr. Benussi. Commissioni dei Dogi ai Podestà veneti nel-l'Istria. Negli «Atti e Memorie della Società istriana di Archeologia e storia patria.» Voi. Ili fascicolo 1 e 2 pag. 4. l'Istria ; se ad Udine, per esempio, con licenza dei superiori adunavansi regolarmente il Parlamento della Patria. E qui la risposta è ovvia. Ciò non fu concesso agi' Istriani, non già perchè non ne fossero capaci od alieni ; ma perchè ciò tornava pur troppo conforme agi' interessi della repubblica istessa. Ma gettiamo un velo pietoso sulle colpe della gran madre, e piuttosto affrettiamoci a riconoscere quello di buono c'era nella costituzione del comune veneto. E qui conviene ben distinguere due periodi storici. Il primo va dallo stabilimento del governo di san Marco nell' Istria fino a tutto il secolo XVI. Il secondo dal 1000 fino alla caduta della gloriosa repub-blica; in questo ultimo il decadimento già iniziato nel 1500, va sempre più accentuandosi: rimangono le gloriose istituzioni monumento della sapienza «della più longeva figlia del senno umano», ma ridotte per lo più lettera morta. (Continua) P. T. ■--— Seminario o Colico li Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) Nell'anno medesimo 1717 il P. Gregorio di S.a Teresa Procurator Gen.le della n.ra Religione espose alla Sac. Congreg.ne un Memoriale, in cui la supplicava a voler dichiarare la Casa o Seminario di Capo d'Istria per Casa di Residenza ; acciò il Superior locale potesse avere il jus d' intervenire al Capitolo Prov.le, come _gli altri Rettori, come anche di poter fare Capitolo locale per 1' elezione del Vocale, conforme i dritti dell' altre Case l'ondate col beneplacito della Santa Sede. --------(carte 38) La soprad.a Congregane de Vescovi, e Regolari per mezzo dell' Em.mo Cardinal d'Adda Prefetto scrisse a Monsig.r Antonio Maria Borromei Vescovo di q.ta Città, acciò sopra q.sto particolare ne dasse una piena informazione, et aggiugnesse il suo proprio parere, con mandargli accluso il Memoriale dato dal P. P.ror Gen.le a d.a Sac. Congreg.ne acciò esaminasse se fossero vere le cose esposte nel sud.o Memoriale. Monsig.re Vescovo inviò sua lettera all' Em.mo d'Adda, la cui copia è la seguente : Emm.mo e R.mo Sig.re Rassegno a V. E. l'informazione, che si è degnata comandarmi sopra il Memoriale del P. P.ror Gen.le delle Scuole Pie, rappresentandole, che dall'anno 1699 sino al presente ritrovasi in q.ta Città quattro o cinque di essi Religiosi per la direzione di q.sto Seminario laicale, che è provisto dell' annue rendite, delle fabriche, e degli esercizi, che in esso Mem.le sono descritti. Quale Autorità, e quali Uffici siansi interposti per la spedi- zione di essi Religiosi in q.ste parti, non può giungere à mia cognizione, come pure mi resta ignoto con qual Consiglio abbino stabilita la di loro permanenza. Questo posso asseverare, che la d.a Città bene appagata della di loro disciplina prese motivo nell'anno 1708: di fargli la cessione perpetua di esso Semin.o, come anco gliela fece in publico Solenne Instrumento, con le condizioni aggiustate per tale instituto. Non è riuscito ancora ad essi Religiosi di ottenere dal Seren.mo Prencipe di Venezia la conferma di q.sta cessione : ma intanto continuano ad esercitare degnam.te il loro Instituto recando con la loro pietà, e Virtù profitti rimarcabili a q.sta Provincia. Partecipa anche la mia Chiesa non poco frutto dal loro Ministero, e particolarm.te quando per la scarsezza de sacerdoti secolari valendomi dell'Indulto della Sac. Congreg.e vengono essi destinati alla Confessione delle Monache di q.sta Città. Perciò a riguardo del publico interesse, e della loro esemplare bontà li considero ben meritevoli delle grazie, et indulto, che implorano, e come tali efficacem.te raccomandandoli a cod.a Sac. Congreg.e bacio a V. E. divotam.te la sac. Porpora. Capo d'Istria 16 X.bre 1717 Di V. E. Umil.mo e Dev.mo Serv.e e Obb.mo Ant.o M.a Borromeo Vescovo _-- INDICE DELLE CARTE 1)1 RASPO (Archivio provinciale) Filza 6. (Continuazione vedi N.o 8 anno XXIV e seg.) Lettera al principe, di Pinguente 31 ottobre 1542. Il capitano Nicolò Loredan chiede la conferma del nuovo contestabile da lui nominato nella persona ili Domenico de Castro figlio del defunto Bernardino de Castro che fu anche uno dei contestabili della Compagnia di Raspo. Domenico è uomo valentissimo el qual ha servito sempre che ha bisogno la Serenità Vostra in molti lochi, si in compagnia cum il ditto q. suo padre, come etiam cum il strenuo Zuan baptista de Castro suo barba Cap.o de crouati za molti anni non solamente in Italia ma etiam in Dalmatia, si che tutti sono stati sempre alli servitij della Signoria Vostra, et quella hanno servito sempre valorosamente et fidelmente. Lettera ducale, 12 novembre 1542. Pietro Landò ingiunge al capitano di Raspo Nicolò Loredan che faccia trasportare con ogni sollecitudine sino alla riva del mare i remi già pronti, necessari ai bisogni dell' armata. Lettera ducale, 15 settembre 1542. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Erasi portato in Istria Zuan Vu-tomiro (?) marengon (?) per fare altri tagli di rovere Se il Vutomiro si trova nella sua giurisdizione, sia avvertito di dover tosto presentarsi ai provveditori e patroni dell' Arsenale. Lettera ducale, 2 decembre 1542. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Cessate le cause che indussero ad assegnare dieci fanti per la custodia di Castelnuovo, il capitano è incaricato di mantenere i cinque migliori licenziando gli altri cinque. Che quei fanti sieno pagati nei tempi debiti coi prodotti ora cresciuti dell' erbatico, perchè il castello è di molta im-portantia. Lettera ducale, 15 marzo 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. È confermata la elezione di Domenico de Castro in contestabile della Compagnia di Raspo. Lettera ducale, 4 decembre 1542. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Baptista capo di uscoclii recò molti danni ai sudditi veneti i quali fecero carcerare sua moglie che, donna e suddita del Re de' Romani, fu poi rilasciata. Poiché ì portamenti di Battista sono di malissimo, natura e i sudditi veneti intendono di ricuperare le robe loro tolte, il capitano è incaricato di significare a Battista che sua moglie fu lasciata in libertà più per atto di benignità che per riguardo ai suoi meriti. Che egli restituisca senza indugio le robe non sue e ripari ai danni fatti; se non desistesse di molestare e danneggiare i sudditi veneti, sarà proceduto al suo confronto in modo eh' egli si pentirà di non aver avuto maggior rispetto verso la Signoria. Se il capitano non riuscisse di persuaderlo e di ottenere con le buone le prede fatte, veda di usare ogni mezzo possibile per avere lui nelle mani od alcuno de' suoi. Quindi riferisca con ogni sollecitudine. Lettera ducale, 21 decembre 1542. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Comunica il tenore della parte presa dal Maggior Consiglio il dì ultimo del novembre decorso contro i falsari. Chi in causa civile o penale depone o fa deporre il falso, chi produce istrumento o altra scrittura falsa, ha tagliata la mano destra e la lingua. Se la causa, in cui uno ha deposto il falso con scrittura o altrimenti, sarà tale che importi pena capitale, il falsario avrà tagliata la testa non ostante qualsiasi statuto che disponesse diversamente Lettera ducale, 14 marzo 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Allo scopo di completare le cinque galere il capitanato di Raspo ha da fornire venti uomini sani e robusti da consegnarsi al Capitano in Golfo. Lettera ducale, 13 aprile 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Gli commette di far condurre il legname per conto dell' Arsenale tosto che il tempo lo permetta. Lettera ducale, '27 aprile 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Lo eccita a non indugiare più oltre e di consegnare immediatamente alle galere — in tempo di tanto bisogno — gli uomini che deve fornire il capitanato. Lettera ducale, 5 luglio 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Tra le controversie definite dalla sentenza di Trento ci fu anche quella antica esistente fra la città di Montona e la contea di Pisino; e cioè: El teritorio che doveva esser de luna et laltra Parte, Et che certa parte di esso teritorio dovesse esser divisa egualmente fra ditte Parti da due periti scelti uno da Pisino e l'altro dai Montonesi, e non accordandosi i due periti intervenga come terzo il capitano di Raspo. Con questa condizione che- sino alla compiuta divisione qoel territorio debba essere goduto egualmente da ambe le parti. Con ciò ancora che, effettuata la divisione in discorso, il capitano di Raspo possa cassare le condanne inflitte dal podestà di Montona per simile negozio contro sudditi della contea, quando però altrettanto si faccia dal capitano di Pisino pei sudditi veneti montonesi imprigionati o altrimenti da lui condannati. Viene rimessa copia del capitolo della sentenza di Trento riguardante la presente controversia tanto al capitano di Raspo quanto al podestà di Montona. Lettera ducale, 14 giugno 1543. Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Rimette copia della parte presa in Consiglio di Pregadi il 2 di giugno 1543 che dice: .... tutte le sententie o terminationi facte per Rettori et altri ministri nostri nelle Camere nostre a favor di particulari da anni quatro in qua, nelle qual si tratta di demo et preiuditio delle cose della Signoria nostra, et similmente quelle che nel avenìr si t'arano siano suspese et non passino aver essecution ne vigor alcuno, se prima le non sarano confirmate per sette ballotte di X savii nostri in Rialto cum intervento delli avocati nostri fiscali. Lettera ducale, 16 giugno 1543- Pietro Landò al capitano di Raspo Nicolò Loredan. Havemo inteso con nostra displicentia dalle lettere vostre de 2 et 4 del instante le innovation facte dal capitanio de pisin contra li subditi nostri de Valle, circa le quatti avemo veduto quello che vi ha scritto il podestà di Valle quello che avete scritto al sopraditto Capitanio de pisin et la risposta cliei vi ha facto, nella qual risposta si contien che li legni non sono sta comprati per quelli de Valle doli homini de Zumin, ma aver facto la sententia citati li homini de Valle, et comparsi in principio ad instantia di quel anibale datiaro, dicendo li legni esser sta robbati et non comprati, et ultimamente sententiati in contumatia, non essendo comparsi nel termine assi-gnatoli a sua instantia-, perho essendo intention nostra de far intender queste Innovation ben iustificate a Ser.mo Re di Romani ricercando provisione da sua Ma ta vi eomettemo che dobbiate cum diligentia verificarvi, se con effecto li legni sono sta comprati dalli nostri de Valle, Il che essendo lo potrete comprobar, o con scritture che fusse sta facta o vero cum il mezo de testimoni, et questa iustificatione quanto sera più chiara tanto sarà meglio, della quale ne darete aviso Dechiarendone etiam la qualità et la causa della citatione facta La causa perche li ditti de Valle essendo in termine non comparseno, ma si hano lassati sententiar in contumatia, et similmente dechiarandone il loco dove son sta tolti li bovi v. o suso, o dentro li confini nostri : acio possiamo proveder alla conservatione delle nostre Iurisdictioni et alla in-demnità delli nostri subditi, le quale iurisdictioni et indemnita de nostri subditi vui vi asforzarete de conservar cum quella de-sterità et prudentia che si conviene et che de vui ne promettemo. (Continua) G. V. — Portole ------S3&—--- ZLnT o tizie Il quinto congresso della società di navigazione Istria-Trieste fu tenuto il giorno 17 marzo coli'ordine del giorno già da noi pubblicato, nel teatro comunale di Rovigno. Erano rappresentate 3649 azioni e 222 voti. Approvato il protocollo dell'antecedente congresso, si dà lettura della relazione a stampa dell' anno cessato : il capitale sociale è costituito di 6000 azioni di prima emissione e 3000 dette di seconda emissione da f. 25 ciascuna, pienamente versati f. 225.000 v. a.: — l'attivo è rappresentato dai quattro piroscafi : Risano, Quieto, Adriana e Lente per il complessivo valore di f. 212.618.11 — dal valore degli attrezzi esistenti nei detti piroscafi, per una somma complessiva di f. 7444.77 — e similmente dai mobili ed utensili, conto cassa, combustibile ecc. ecc. in tutto, computate le due prime poste, un attivo di f. 251.624.39. Di fronte a questo ultimo sta il seguente passivo : a couto capitale f. 225.000 ; verso Rocco Giuseppe di Pola f. 5000, verso Schwarz Leonardo f. 7000. Da ciò ne risulterebbe nella gestione un utile di f. 14.124.39 che, sommato cogli anteriori importi, dà la cifra eguale a quella dell' attivo. In conto proventi vi sta la somma di fiorini 106.480.34 quale prodotto dei viaggi, f. 5256.33 per provvigioni e rivalse, f. 42.03 per magazzinaggio merci. In tutto f. 115.065.41. Il conto aggravi ■— indenizzo verso gli eredi Cesare, deprezzamento dei piroscafi, deperimento mobili, combustibile, spese generali ecc. ecc. — si pareggia con quello dei proventi, computati ben inteso i fior. 14.124.39 su ricordati. Il sig. Camus critica la forma con cui venne presentato il bilancio ; molti soci prendono la parola ; il sig. Giorgio Vianelli crede giuste le cifre del bilancio presentato, ma si associa all' ing. Camus nel riconoscere, che la direzione non ha veramente interpretato lo statuto nel computare il deprezzamento. Propone che venga approvato il bilancio, raccomandando però alla direzione di presentare il prossimo bilancio in forma più chiara e più facile. Finalmente viene accolta la proposta dell' avv. Gambini : „I1 congresso oggi convocato non disconoscendo 1' attendibilità di fronte alle eccezioni mosse in linea di forma al bilancio discusso, ne sancisce la regolarità in linea di fatto, e nella fiducia intera che nutre per la direzione sociale, dichiara di confermarlo in ogni sua partita coi risultati finali presentati, aggiungendo la raccomandazione, che i bilanci futuri sieno compilati ■con chiarezza accessibile ad ogni socio a mente dello statuto, od altrimenti accompagnati da dettagliate illustrazioni alle singole poste, che facciano conoscere l'esatta portata e la destinazione d' ognuna delle medesime, e pongano in evidenza da un lato lo stato della sostanza sociale, dall' altro i redditi e le spese annuali nella rubrica aggravi e proventi." Accolte alcune altre proposte sul servizio dei piroscafi e votato un atto di ringraziamento al dimissionario consigliere di amministrazione Giuseppe Rocco, viene eletto a quella carica il sig. Giovanni Ive fu Pietro da Pola. Tanto i revisori che i sostituti vengono confermati quelli di prima. — È proposto, infine, ed accet-| tato un atto di ringraziamento al sig. Presidente. Dopo ciò la seduta è levata. La domenica 22 marzo, come abbiamo annunciato ebbe luogo il congresso generale della società di pesca ; e piscicoltura austriaca, in Trieste. Preletto e confermato il verbale della precedente seduta venne rieletta la direzione anteriore col cambiamento del presidente nella persona del signor Giorgio Hutteroth in sostituzione del dimissionario signor de Alber. Al posto di direttore consigliere rimasto vacante fu eletto il signor Isidoro de Eckel. Dal rapporto dell' attività sociale togliamo i seguenti dati: La direzione ha continuato i suoi studi per mettere in esecuzione la deliberazione presa per ripristina-mento della pesca del corallo nelle acque dalmate. Nella decorsa primavera furono allestite due barche, le quali esercitarono questa pesca dalla metà di aprile fino alla metà di settembre. La pesca del corallo nelle acque dalmate continuerà ogni anno con risultati ancora migliori. Nonostante il deprezzamento del corallo causa i grandi depositi esistenti, abbiamo avuto dei sensibili vantaggi nella vendita del prodotto della nostra pesca coli'inviarlo a Genova, accompagnato dal direttore-segretario sig. Giorgio H'ittevoth. che gentilmente e gratuitamente si incaricò di questo affare. Approfittando di questo suo viaggio egli diede anzi una estesa ed interessante relazione sul commercio e sulla pesca del corallo. Il consorzio di ostricoltura in Zaule avendo constatato la riuscita degli esperimenti del primo anno allargò il suo campo di operazione. Non abbiamo mancato di incoraggiare gli ostricultori a perseverare nei loro sforzi, fornendo loro informazioni sulle esperienze fatte in proposito dal Consorzio di Zaule ed accordando loro sussidi in denaro, precipuamente per indennizzarli delle spese di sorveglianza tanto necessaria per questa coltura, la quale, per le condizioni delle nostre coste, è molto esposta e lontana dall'abitato. Ritenuto poi che questo ramo d'industria ha certo un prospero avvenire, fu deciso di chiedere al Governo marittimo la concessione di poter formare al banco della Palazza presso Grado un banco ostreario per la raccolta di ostrichini, allo scopo di distribuirli poi agli ostricoltori per essere allevati nelle apposite arnie. Colla progettata erezione di una fabbrica per la raffineria del petrolio in prossimità della valle di Zaule ritiene la direzione che l'ostricoltura, da secoli colà esercitata, andrà a perire a sommo danno di quei pescatori, che ritraggono dalla stessa il loro sostentamento perchè riescila impossibile di evitare l'inquinamento di quelle acque, ciocché, come è noto, rende d'ingrato sapore il mollusco. Durante il decorso anno venne incoraggiato l'iniziamento di una coltura di mitili nelle acque di Lussin-grande, e havvi speranza di veder attivata già nel corrente anno una coltura parziale di astici ed aragoste da parte di persona che può disporre del capitale necessario. Si constata poi che iu seguito alle premure della direzione si dimostra un generale interesse per tutto ciò che riguarda 1' allevamento artificiale dei prodotti marini, e che il capitale non è più tanto restìo a tali imprese, come purtroppo lo era finora. La direzione esprime la fiducia che la pesca in alto mare presso di noi sarà ancora in questo anno un fatto compiuto. L'impulso dato dal sodalizio fece sorgere l'idea di formare un consorzio per l'esercizio di questa pesca e difatti a Rovigno si è a questo scopo costituito un Comitato di persone molto ragguardevoli con un capitale preventivo di f. 12000. La direzione come è naturale ha deliberato di appoggiare materialmenue e moralmente questo nuova impresa, perchè colla sua attivazione sarebbe dato l'esempio agli altri pescatori d'imitare i rovignesi in questo sistema di pesca che offre più lauti guadagni, perfezionando nello stesso tempo 1' arte del pescatore. Con ciò è anzi da sperare che in un avvenire non molto lontano, i nostri mercati potranno essere provveduti di pesce fresco in quantità molto maggiore. Aggiungiamo ancora in questo riguardo che in seguito ad iniziativa del delegato in Cattaro signor Radimiri, apposito Comitato fu incaricato di stabilire le modalità pel conferimento di un premio a quei pescatori del circolo di Cattaro che s'insinuassero di estendere la pesca in alto mare. L'occuparsi per un maggiore sviluppo della nostra pesca d' alto mare è cosa della massima importanza imperocché con ciò oltre ad ottenere un maggiore reddito, si offrirebbe occupazione a molte persone prive di lavoro per 1' attuale decadenza della marina mercantile. L'i. r. Luogotenenza in Trieste ha respinto 1' i-stanza del comitato promotore per un gruppo della ,Lega Nazionale" in Capodistria, ed ha proibita la formazione del gruppo sulla base dello statuto allegato, coi motivi stessi addotti al comitato promotore di Parenzo, Alboua ecc. e già noti a ttitti. Attendiamo ora cosa sarà per decidere il comitato centrale promotore dell' associazione La Lega nazionale. La notizia della morte del nostro comprovinciale Federico Kuder ci giunse poco prima dell' ora fissata per la pubblicazione del periodico, e appena 1' abbiamo annunziata nell' ultimo numero. Federico Kuder era nato a Montona nel 1838 da Martino Kuder tedesco, impiegato di finanza, e dalla signora Clarosa Zottich di Capodistria; quasi in fasce fu trasportato a Capo- distria dove suo padre ebbe posto nell' Ufficio Camerale. Nella nostra città fece i suoi studi ed incontrò e strinse quelle relazioni di amicizia che conservò fino all' ultimo momento ; fu dei primi scolari che frequentarono il riaperto ginnasio sotto la direzione del benemerito canonico Pavento; passò a Trieste per continuare gli studi delle due ultime classi, e si mantenne da sé dando lezioni in quei due anni, ed in seguito all' università di Graz dove s'inscrisse nella facoltà legale, e poscia a Pavia ; di dove passò in Piemonte e si arruolò nel regio esercito. Aveva fin da ragazzo, una passione singolare per gli studi militari, e vi dedicava tutte le ore di libertà. Fece la campagna del 1859 come sergente; 1' anno appresso andò in Sicilia con la spedizione Medici, fu ferito a Milazzo, ritornò capitano; e con questo grado entrò di nuovo nel--l'esercito regolare e fu promosso maggiore. Ma una debolezza organica alla laringe gli impediva di vociferare, e fu nell'impossibilità di continuare la carriera perchè non aveva voce sufficiente di comandare il battaglione; anche la ferita alla coscia lo tormentava spesso, cosichè fu assegnato al corpo dei Veterani, con sede in Napoli. Era cavaliere di S. Maurizio e della Corona d'Italia. Amò sempre questa sua provincia natia intensamente, e se ne occupava di continuo; fu qui l'anno scorso e ci parlò dei suoi studi storici sull'Istria che andava mettendo insieme; pubblicò anche un vocabolario militare. Era un bravo e buon uomo, e il ricordarlo ai superstiti è atto di giustizia e di gratitudine. ----------------•—:«:- -------- ---------- PER IL MONUMENTO A TARTINI Ulte rio ri obligazioni pervenute al Comitato provinciale pel Centenario „Tartini." Dal sig. Domenico Doblanovich podestà di S. Vincenti quale contributo di quel Comune ricavato di una sottoscrizione privata fior. 85.20 — Dal sig. Antonio Mistaro, Fola, raccolti tra amici fior. 7.53 — Dal sig. Bartolomeo Pertot, Orsera fior. 8.11 — Dalla Spett. Redazione del Piccolo raccolti dalla bambina Livia Bonetti fior. 7..5(1 — Dal sig. Giorgio Avv. Baseggio di Milano ricavato di una sottoscrizione 1. i. 192. — Dal sig. Cesare Goldman, Torino 1. i. 10. — Dallo Spett. Comune di Pirano in sostituzione di una ghirlanda pel defunto segretario in pensione F. Tamburlini fior. 20. — Dall' Onorevole Comune di Orsera fior. 50. — Dal sig. Girolamo D.r Manzutto, Umago fior. 10. — Dallo Spett. Consorzio delle saline, Capodistria fior. 50. — Dal sig. D.r Lunardelli, Trieste fior. 5. — Dai signori fratelli D.ri Weitz, Cormons 1. i. 10. — Dal sig. Cav. Genzo, Gradisca fior. 5. — Dal sig. Fra Giacomo Bortolo, Smirne fior. 9.11 — Dallo spettabile Municipio di Parenzo fior. 100. — Dal sig. Bernardo D.r Schiavuzzi raccolti fra amici, fior. 31.30 — Dal sig. Domenico D.r Tamaro, Grumello, ricavati dalla vendita di alcuni suoi opuscoli, fior. 8. — Incassati fino ad oggi dalla vendita di 37 manuali mnemonici regalati dalla sig. Martinuzzi, fior. 111. — Dal sig. Franzutti Prof. Nicolò, 1. i. 20. — Dal sig. L. Smolars per la cornice dell' aquarello donato dal sig. Cesare Dell'Acqua, fior. 9.50 — Dal sig. Massimiliano Bradaschia, Cervignano fior. 10. — Dallo Spett. Gabinetto di lettura di Gorizia quale ricavato netto di un concerto fior. 142.30 — Dal sig. Giovanni Ing. D.r Richetti fior. 15. — Dal Conservato-! rio di Bruxelles col mezzo del sig. Cesare Combi. fior. 38.89 — Da N. N. col mezzo del sig. G. G. D.rMan-zuto, fior. 1.60. -------------J Appunti bibliografici Memorie scolastiche. Cenni storici sull' istruA zione pubblica di Trieste in genere, e sullo sviluppo della scuola popolare in ispecieJ raccolti per cura di Francesco Marinaz di-j rigente la civica scuola popolare di Città vecchia in Trieste. Trieste. Tomasich. 1891. Un volumetto in sedicesimo di pag. 1 IL. Neil' occasione del tramutamento della civica scuola popolare di Città Vecchia a Trieste, J e dell' abbandono dell' ex seminario dei Gesuiti, il Direttore Marinaz ha avuto la felice idea di ricordare l'origine storica di quell'edifizio; se non che, postosi al lavoro, sentì il bisogno di allargare gì' intenti, e di darci la storia dell' istruzione a Trieste; onde il titolo un po' lungo del libro, e il tema svolto a frammenti, e non in forma storica, come ci avverte l'autore stesso. Ed io m'affretto ad indicare il modesto libro ai lettori, per l'intimo valore dell' opera stessa compilata con pazienza e ricchezza di dati statistici, pel piacere che ho-provato leggendolo, evocando le dolci memorie della mia puerizia; ed anche perchè Trieste ha comune la storia delle sue scuole con la storia della scuola di tutte le altre città istriane. L' autore prende le mosse dagli antichi precettori del comune. Anche Trieste come Capodistria, come Pirano e tutti i comuni nostri stipendiò fino dal milletrecento maestri italiani. Già nel 1328 stipendiava un Bartolomeo magister gramaticae, e nel 1342 un Michele della Penna da Bologna (rector scholartim). . E così via via fino ai primi gesuiti venuti a 'Trieste nel 1G17, e alla fondazione del famoso collegio, ora gattabuia. I Gesuiti, sempre gesuiti, ebbero subito questioni col comune, che voleva fermi i suoi diritti; spalleggiati da alti protettori, conquistarono il monopolio dell'educazione, e stesero così bene le loro reti che all' epoca della soppressione possedevano una sostanza di circa duecentomila fiorini. Se non altro diedero però sempre 1' istruzione nella lingua del paese. Ed ecco subito il germanismo invadente; ed istituito nel 1717 un ginnasio tedesco; e nel 1775 una scuola normale pure ' iedesca ; istituti poco frequentati entrambi, perchè i Triestini 'preferivano recarsi altrove a studiare nella propria lingua. Sotto il governo francese le scuole tornarono italiane. Segue il Marinaz, sfiorando 1' argomento, a toccare della fondazione dell'istituto dei poveri, nel 1717. Fra i benemeriti fondatori mi è grato rammentare il Sig. Leopoldo Mauro-ner, buon cittadino, che bene provvide panem I £t circences, erigendo il vecchio anfiteatro dal suo nome appunto chiamato Anfiteatro Mau-roner. Dopo il 1815 le scuole tornano allo i statu quo ; anzi fu aggiunto una nuova i. r. r caposcuola in Città nuova, diretta da Don An-| tonio Scurbi, un cranzetto dolce dolce che avea . il vezzo di leccarsi sempre le labbra; e nella : quale insegnava in classe terza il maestro Giuseppe Verbich con la magica bacchetta del quale, il sottoscritto fece più volte la personale ' conoscenza. La scuola era situata in Piazza ■ San Giovanni agli angoli delle due vie che j sboccano 1' una in Piazza delle Legna, e l'altra in Corso. Molte erano allora anche le scuole [ private, tra le altre una del maestro Deperis ' in Via Valdirivo sull' angolo di Via Vienna, buon uomo, e che fu il mio primo maestro. Ma in generale per tutte queste scuole i sento ancora nel fondo dell' anima un' antipatia : profonda e ben tristi memorie. Dal 1832 al 1835, nota il Marinaz, ebbe l'ispezione scolastica il canonico rev. Giovanni Lengo consigliere concistoriale. Farce sepulto1). L' edifizio dell' i. r. scuola normale (ex Seminario dei Gesuiti) fu convertito nel 1836 in ospitale sussidiario dei colerosi, e la scuola stessa, aggiungo io, fu provvisoriamente collocata alla meglio nell' edifizio dell'Accademia in Piazza Lipsia. Il Marinaz continua a darci saltuariamente notizie delle varie scuole, e dell' ultimo assetto di queste sotto la civile podestà, dopo cessato, per le nuove leggi, il dominio del clero. Ultimo ispettore scolastico del Rev. Ordinariato credo sia stato il canonico Schneider, uomo di un ascetismo spinto, seguace di metodi pedagogici un po' vecchi, ma di carattere, e di illibata condotta, e che con l'austerità del costume, seppe rialzare il prestigio della carica dopo gli scandali e i crimini di alcuni suoi predecessori. Dato così ad ognuno il suo e detto il prò e il contro dell' antico sistema, vorrei pure con la scorta del Marinaz mostrare i frutti della nuova scuola laica ; ma di ciò tace 1' autore, ed io non ho piena conoscenza di causa per formare un giudizio Leggo però tra i maestri cari nomi di conoscenti, di amici ed anche di miei scolari; qualche volta mi cadono sott'oc-cliio pubblicazioni abbastanza buone di maestri triestini; e tutto mi fa sperare che le scuole risponderanno alle esigenze dei nuovi tempi, e ai gravi sacrifizi del comune. E senza più parole, consultiamo i dati statistici. Nel ginnasio superiore italiano vi sono 400 allievi; nella scuola reale superiore 350; nel liceo femminile 250; nelle undici scuole popolari 9943 allievi d'ambo i sessi: somma totale ; scolari che frequentano istituti italiani : 10943, diconsi diecimila novecento quaranta-tré. Ed ora diamo un' occhiata a^li istituti dello stato in lingua tedesca: Ginnasio, scolari 300; scuola reale superiore 250; scuola popolare maschile 550; detta femminile 700 allieve; scuola succursale maschile 550. Somma totale: 2350. Ognun vede la prevalenza della popolazione italiana che vuol essere istruita nella propria lingua. Confesso però che non sono rimasto pienamente appagato. Che ci siano a Trieste 300 gio-vani che amano di essere istruiti in lingua tedesca si capisce ; passi anche la cifra della scuola reale; visto però l'esiguo numero dei veri Tedeschi a Trieste, non capisco o meglio capisco anche troppo, il grande numero di giovanetti, e specialmente giovanette obbligate dai genitori a frequentare una scuola popolare, si noti bene popolare in lingua tedesca. Non sarebbero per avventura tìgli e figlie d'italiani venuti dal quondam Lombardo-Veneto, e che amano di mettersi in mostra e di ottenere che i figliuoli facciano così una più rapida e sicura carriera? Le conclusioni al lettore. E in qualche singolo caso non potrebbero essere queste defezioni cagionate da poca fiducia. Spero che no; in ogni modo sorveglino direttori e maestri affinchè la scuola italiana mantenga sempre il suo buon nome; e sia non solo al livello dell' altra ma superiore assai pel profitto, considerando che minori vi sono gli ostacoli. Questa l'utile e pratica conclusione della lettura del libro del bravo Marinaz. P. T. --.—ZìXÌ—■-- PUBBLICAZIONI Siamo lieti di annunziare la prossima pubblicazione del nostro concittadino Arturo Pasdera: Dizionario di antichità classica con illustrazioni e carte. — L' opera è una breve enciclopedia delle scienze filologiche oggettive, disposta per ordine d'alfabeto. Le scuole ed i cultori di classiche discipline hanno ili Inghilterra già da parecchi anni un libro silfatto nel Classical Dictionary di Ch Anthon, ed in Germania, il Reallexihon di Fed. Lubker, benché fatto in modo assai popolare, conta ormai sei ristampe e parecchie traduzioni; e non è il solo. 4 Se il nostro Dizionario — scrive l'editore — possa riuscir giovevole alle scuole italiane, per le quali non s'è ancor tentato alcunché di simile, lo rimettiamo al giudizio degli insegnanti di lettere e storia antica, alla cui attenzione lo si raccomanda. Certo, i concetti che han diretto l'autore nel suo lavoro mirarono soprattutto a questo, di procurare ai giovani dei nostri Licei e delle nostre Università un repertorio utile per l'intelligenza degli scrittori antichi, e un manuale di filologia classica, dove potessero apprendere senza difficoltà le cose necessarie a sapersi, e trovare nuovi soggetti di studio e coscienziose indicazioni bibliografiche per agevolarne la via.B "Né io, per mia parte, ho trascurato nulla, affinchè, non solo riuscisse nitida 1' edizione e stampata con garbo, ma illustrato di numerose incisioni il testo e corredato di belle carte topografiche in nero e in colori, fatte disegnare apposta secondo i risultati delle scoperte archeologiche più recenti-, L'opera formerà un grosso volume in-8° graude di circa 1600-2000 colonne, e sarà pubblicata possibilmente in 10 fascicoli a f> fogli di stampa. Il prezzo d'ogni fascicolo è fissato a L. 1,60, Con 1' ultimo fascicolo, gli associati potranno ricevere un'elegante copertina per la legatura del libro al prezzo di L. 1,60. Per associarsi, mandare alla Libreria-Editrice Carlo Clausen, Torino, Via Po, 19, e Palermo, Via Vittorio Eman., 356-360. INDICE DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA III STORIA, GEOGRAFIA, ARCHEOLOGIA, RELIGIONE L Leger Louis. L'Autriche Hòngrie depuis les ori-giues jusque a l'auné 1878 Ap. P. T. XIII, 19. Loredan Isidoro. Vescovo di Cittanova. Una memoria del 1797. XVIII, 12. Lovisato. Lettera e conferenza sulle sue escursioni alla Terra del Fuoco XVI, 23. — Item. Il monte di Tiriolo. Ap. P. T. XIII, 5. — Item. Appunti etnografici sulla Terra del Fuoco. Ap. P. T. XIX, 3. Luciani Tomaso. Relazioni tra Arbe e Pola XVI, 1,2. — Item. Archeologia. Al Dr. Antonio Scampicchio XVIII, 3. — Item. Del museo di antichità in Pola. Lettera a P. T. XVIII, 4. — Item. Due documenti del secolo decimosesto (relativi al Vergerio) XVIII, 14. — Itera. Panfilo Gastaldi XVIII, 16 e 17. — Item. Lettera al Vatova (A proposito della Grisa) XIX, 1. — Item. Due casi d'idrofobia guariti a Capodistria XX, 6. — Item. Nesazio. XIV, 3. — Item. Museo paleografico della regione veneta. XV, 1, 5. M Marsicli ab. Angelo. Centenari istriani XXIII, 1. XXIV, 1. XXV, 2. — Item. Effemeridi di Trieste XII, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24. — Item. Effemeridi istriane XIII. Dal 1 al 24. — Item. Annali istriani XV. Dal 1 al 24. — Item. XVI. Dal 1 al 24. — Item. XVII. Dal 1 al 4. — Item. Alcuni pubblici precettori in Istria. XX, 16. — Item. Quando e come vennero gli Slavi in Istria. Ap. P. T. XXI, 14. Melesoco e nomi affini. G. p. B. XXIII, 24. Mitis Silvio. La Dalmazia ai tempi di Lodovico il Grande. Ap. P. T. XXI, 24. Moise ab. Vedi Tamaro. Molin Nicolò. La valle del Quieto. XVIII, 23 e 24, XIX, 1. Molmenti P. G. La storia di Venezia nella vita privata. Ap. P. T. XIV, 23. Mommsen. Giudizi sulle antichità di Aquileja XII, 18, 19, 22. Morteani Luigi. L'Istria e le sue relazioni con la Germania negli anni 952-1209 (Nel programma delle scuole reali di Pirano). Ap. P. T. XX, 22. (iContinua)