ORBANO DELL'UNIONE SOCIALISTA OBI LAVORATORI Anno VI’ - No. 317 Radutola - Amminlstrutooa CAPODISTHIA Via Saolarlo 26 • tal- 128 Martedì 20 ottobre 1953 Prezzo: 5 din. - 20 lire ABBONAMENTI: T.L.T- Zona Jugoslava e R.F.P.J. annuo din. 250. semestr. din. 130 Spedizione In c.c p. “TIELLETTISMO,, L'intervista dei Maroso. Tito ai giornale inglese“ Observer* 99 E PROBLEMA TRIESTINO La costituzione ilei T. L. T. come soluzione ilei problema triestino ha trovato fautori più o meno in buona fede e più o meno interessati, in t'ari settori della vita politica triestina. Dai cominformisti — longa manus di Mosca e di Roma — a certi indipenxlentisti ili comodo i quali sembrano dimenticare che nell'interesse di Trieste e della sua popolazione una soluzione del problema triestino dev’e/ssere innanzitutto stabile, definitiva e rappresentare una garanzia di pacifico sviluppo dell’industria, del traffico e dell’economia triestina. In tale senso la costituzione del T.L.T. sarebbe una soluzione che non risolverebbe nulla, rinvierebbe solo la vera soluzione pachi' non allontanerebbe dai confini. jugoslavi la minaccia dell’ino-perialismo italiano, (al quale, è solido baluardo la sola nostra ArmataJ non eluderebbe il pericolo di futuri «mercati» diplomatici e soltopporeb-he questo delicato settore alle continue ingerenze ed interferenze di grandi potenze estranee al problema triestino e spesso nemiche dei buoni rapporti fra i due paesi confinanti con Trieste ed attorno a Trieste. Chi non credesse elle un T.L.T. costituito potesse contenere in se tali pericoli è invitato a richiamarsi alle esperienze di questi ultimi giorni. Costituito o non costituito il T.L. TTon. Tella ■■— data l’occasione ritenuta da lui favorevole — avrebbe, come 'a fatto, richiesto l'annessione delle due zone alla Italia. Londra e WasTvington, nello spirito della nota tripartita e della decisione dell’otto ottobre, si sarebbero dimostrate disposte a «cernierea d T.L.T. a Roma per ottenerne in cambio la ratifica di un qualsiasi atto ili aalleanza». Per parte sua Mosca — membro del Consiglio di Sicurezza tutore dell’ipotetico T.L.T. — avrebbe lo stesso fatto il passo che ha fatto per «far rispettare il trattato di pace». Ne sarebbero seguite tensioni internazionali, polemiche, minacce e parziali mobilitazioni. Esattamente dunque come oggi le cose si svolgerebbero domani anche attorno ad un costituito T.L.T. Nessuno può negare ciò. Segno che la «soluzione T.L.T.» non risolverebbe nulla! In questo senso è particolarmente istruttivo, e ammonitore, l’intervento sovietico in «difesa del trattato di pace». Un trattato che. l'Italia ha violato, Londra e Washington hanno strappato e che la Jugoslavia ha accettato nel 1947 solo peg amore di pace. Da allora tale trattato ha dimostrato di essere pi“ dannoso che utile alla pace, perdendo così ogni valore reale. Perciò chiederne Tappiù-azione — come /« Mo.ua — nasconde interessi che non hanno nulla a che fare con quelli della pace e della collaborazione internazionale. La Jugoslavia denuncia la violazione unilaterale del trattato di pace compiuta dagli anglo-americani l’8 ottobre, ma non può seguire il gioco di Mosca perchè intende che il problema triestino venga risolto veramente in modo definitivo .senza più mercati e senza più inganni, tanto più se orditi, oggi o domani non importa, all’ombra di un trattato che ha dimostrato di poter assere violato con troppa facilità. Questo dovrebbe essere chiaro anche a chi, per interessi personali-o per un malinteso sentimentalismo di campanile, può pensare ad una soluzione «indipendentista» del problema triestino! «IndipeniUfitismo» che lascerebbe «dipendere» il TLT — ed il problema di pace ad esso connesso — dagli appetiti di Roma e. dalle manovre più varie di Mosca- -I.umira, Washington o di chiunque cercasse un comodo pretesto per una sua non certo pacifica politica. Troppe «dipendenze» in verità per un ipoteticamente «ìndipendente» T.1..T.! Non muteremo la nostra posizione Il Presidente rlella Repubblica ottobre un'Intervista al corriaponden-ver, Lagos Lederer, rispondendo ad no. Il signor Lederer ha chiesto: - — Si dice che la decisione delle potenze occidentali relativa a Trieste. sia iflata presa anche col vostro accorilo. E’ vero ? Risposta : Innanzitutto devo dichiarare categoricamente ohe. nè do, nè chic-rii essi a del nostro governo, è .d'no enrdo eoo la decisione presa la settimana scorsa dai governi Inglese ed americano a Trieste. Prima e dopo i nostri eolloqoi con il signor Eden. ■io ho crosto qualche volta pubblicamente la nostra posizione, e questo ha latto pure Kardelj. Non c’è stato accordo segreto nè disaccordo in merito a questo problema tra di nostro governo e quelli di Gran Bretagna e Stati Uniti. In merito a-vevamo parlato dei vari metodi di soluzione dei problemi di Trieste. Il signor Eden aveva accennato alla proposta per cmi il problema avrebbe potuto risolversi con lo statua quo. Io tuttavia gli ho risposto che questa sarebbe stata una delle peggiori soluzioni e che lin tali modo non avremo potuto accord a re i deli-nit'ivamente. Non vorrei dubitare della buona volontà del signor Eden, ina non posso comprendere come le mie paroh: abbiano potuto essere er- MaresviuRo Tito ha concesso il lß te diplomatico del londinese Oibser-alcuni quesiti sul problema triesti- romea. mente iintlenpreitate. Sei di signor Eden interpretasse la mia affermazione fatta sia a Bled, un anno fa, dhe a Londra nel marzo scorso secondo la quale non faremmo la guerra per Trieste perchè desideriamo la pace sopra tutto, se egli ha interpretato ciò come segno di una accondiscendenza a qualsiasi decisione, allora è qui che sta l’ineom-prensione. Ad ogni modo, dall’epo-ea di questi colloqui con il signor Eden sono accadute diverse Cose nei nostri rapporti con l’Italia. Voglio soltanto accennare al eoncentramen-to d ;i> truppe italiane nei nostri settori di confine un mese fa e alle provocazioni italiane che sono seguite. Per la nostra sicurezza, in seguito al ripetersi delle richieste italiane verso l’Istria, alibi a tuo dovuto riesaminare la faccenda con attenzione. Oliando ei si a mo sforzati di capire la vera Intenzione delle manovre italiane, ci siamo trovati dinanzi al fatto compiuto. Domanda ; Sjiefej staili infermati prima dell’esistenza di tale decisione? Risposta : Non ne siamo stati per nulla informati. La decisione è stata per noi una completa sopresa, malgrado avessimo avvertito ohe dietro al con-centramento di truppe Italiane isi preparasse qualcosa di oscuro. Il motivo idei nostro timore ci veniva dalla convinzione che tali concentramenti di truppe italiane non avevano potuto effettuarsi senza la conoscenza degli alleati o almeno senza la loro parziale conoscenza. Ho saputo della derisione per la prima volta 18 ottobre, alle 10, quando mi hanno visitalo d rappresentanti di Gran Bretagna e degli Stati Uniti, e me ne hanno fatto parte. Tale procedimento rn\; ha. colpito emme fulmine a eie) sereno. Già il solo fatto che siamo stati informati così improvvisamente, .seppure essi si servissero del 1 linguaggio diplomatico, rappresentava una constatazione estrèmamente grave. La decisione appariva come un ultimatum. In una parolg, era impossibile accettarla. Quando mi hanno chiesto di indicare il momento che ritenevo migliore per rendere pubblica la decisione, ho detto che ei sarebbero state necessarie 24 ore per .poter convocare la seduta del. governo federale ,e consultarsi. E’ un fatto che la decisione è stata resa nota ufficialmente prima ehe io potessi pormi in contatto con i membri del mio governo. Conclusa domenica la Conferenza dei tre Ministri degii Esteri occidentali SI ATTENDE CHE LA, BUONA VOLONTÀ VENGA MESSA ALLA PROVA DEI FATTI Eden, Forster Dulles e iBiidaiult nei loro colloqui londinesi hanno esaminato il problema triestino e sono giunti alla eomeduaione — come dice laconicamente comunicato ufficiale — di continuare i loro sforzi per raggiungere una duratura sistemazione dèi problema. Nessuno si attendeva ohe domenica mattina da Londra si annunciasse la definitiva soluzione delTaouósa questione e. -diciamolo pure. — nessuno si attendeva semplicisticamente dai tre ministri a tambur battente la revoca delVinoauta ed inconsulta dichiarazione anglo-americana deH'8 ottobre, Nella intervista concessa quattro giorni fa al redattore dellaiOibse r-ver» il Maresciallo Tito così si espresse a tale proposito: «L’essenziale è che la decisione anglo-americana venga in qualche modo mutata, mutata cioè in maniera da rendere possibili i colloqui.». Con tutto ciò bisogna convenire che i tre ministri, nel loro comunicato ufficiale, sono stati forse un po’ troppo laconici, .specialmente se si tiene conto della intempesti va pubblicità e loquacità usata per ia famosa decisione. La .laconicità del comunicato londinese là sorgere vari interrogativi. Primo, e più importante Irà tutti, quello sulla «direzione» che i tre ministri intendono darò ai loro sforzi per la soluzione dell problema di Trieste. Nella direzione — e con i metodi — della famigerata deci-' sione? In tal caso ogni «sforzo» ulteriore dovrèbbe essere risparmiato nell’interesse della pace, poiché ogni passo su quella via non potrebbe ehe aggravare la situazione, se non addirittura farla precipitare. Informazioni autorevoli dicono che i «tre» hanno invitato Italia ed Jugoslavia a prendere parte ad una conferenza. A costo di ripeterci cre- diamo dover rilevare, che al tavolo di una conferenza si può sedere .solo nello spirito della proposta del Maresciallo Tito, ciò che sottointende che la .decisione anglo-americana dev’essere mutata in modo da consentire !■ colloqui. In caso contrario si tratterebbe di olia conferenza indetta per far approvare il fatto compiuto .rappresenterebbe cioè un nuovo passo nella direzione ideH’otto ottobre, ossia un passo negativo e pericoloso. Sinceramente non crediamo die la diplomazia occidentale si assuma una tale nuova e grave responsabilità. Se i ministri degli esteri degli Stali Uniti, Gran Bretagna e Francia, oltre che laconici, sono stati amiche sinceri ed intendono realmente lavorare e collaborare per una duratura soluzione del proli Irma triestino, allora crediamo òhe l’opinione pubblica mondiale abbia chiaramente indicato isu quale via essai debbono indirizzare i loro sforzi neil senso di ricercare la soluzione nell’accettazione della proposta jvgoislava per la conferenza quadripartita, giungere poi alla costituzione di due unità territoriali autonome, una sotto sovranità italiana e l’altra .sotto sovranità jugoslava, come dalle ultime proposte .avanzate dal Maresciallo Tito. E’ in queste proposte ohe deve essere ricercata la via d’uiseita «lai vicolo cieco in cui il problema è venuto a trovarsi a seguito di una unilaterale (decisione che l’opinione pubblica internazionale ha chiaramente condannato. Se invece, come certe fonti vorrebbero lasciar .credere, le tre potenze occidentali volessero continuare su una via di illegalità ed attenersi alla lettera ed allo spirito della decisione dell’otto ottobre, allora non soltanto non sarebbero possibili L'ALAMBICCO Generali italiani' Ben fece il generale Solinas — già rappresentante in Grecia con la «Armata s’aigafpùn» della giustizia militare italiana — a chiedere due anni di carcere militare per i giornalisti Renzi ed Aristarco che si sono permessi di ricordare alcune verità sul comportamento in Grecia dei componenti di quella armata, rendendosi perciò colpevoli di «vilipendio» del « glorioso» esercito cui appartenevano anche le «quadraite leglom» di Mussolini e che, con le deportazioni', con gli incendi, coi -■ massacri e con le rovine, operate al seguito delle bandiere e dei labari benedetti dagli arcivescovi e dai vescovi, portò «ila 'civiltà ibi millenaria ilii Roma» in Grecia, in Albania, nel Montenegro e nella Jugoslavia, dove tuttora è rivo il ricordo, sui tumoli e sulle macerie, delle sue «leggendarie ed eroiche tiimprese». E ben fece il generale Calabro ari appioppare ai Aue (uno sottotenente e Valtro sergente in congedo) rei confessi, sei e sette mesi di carcere, previa degradazione. Infatti alcuni giornalisti i-t al inni che davano- di resoconto e corn mentovano H processo, conclusosi con quelle condanne, così si esprimevano: «In Germania nessuno si sognerebbe di /parlare anale ideill’e-servito nazista. Soltanto noi italiani sappiamo fare queste cose. Io sono stato in Grecia. Si, ho fatto quello flie ha scritto Renzi : sono andato con le donne greche per una pagnot- ta di pane. Ma sono cose da raccontarsi queste? Io mi sento offeso. Io, ed a/lltri come me, ci siamo «riuniti e siamo pronti a cantargliele a quel R nzi, se esce dal carcefei». A meglio lumeggiare il clima del-l'Italia di Pella, in cui sono scaturite quelle condanne della verità, valgano le seguenti dichiarazioni fatte da un deputato alla Camera nella saluta delVS corr. «Poiòhi giorni fa Marras si è recato al forte di Gavì Ligure per presenziare allo scojpri* mento di una lapide sulla quale è scritto ad un dipresso: Qui il g<*n. Marras fuggì ! Vi pare così glorioso questo flutto da meritare una lapide? Marras poteva almeno invitare ii partigiani presso d quali si rifugio. Non li ha invitati. Ma cosa direste se i partirgli and mettessero accanito allo «stesso forte un’altra 'lapide icon, la scritta: «Quii «il Igear. Marra« rifiutò di assumere il comando di un reparto combattente /dichiarando «che era meglio salvarsi per diventare Capo di Stato Maggiore?» Infatti, il gen. Marras è ora Capo di Stato Maggiore dell'esercito italiano. Stirpe illustre Celebrnmlo il «Giornale di Trieste» nel suo numero del 10 corr. la ricomparsa del «sacro tricolore.» dopo 8 anni di assenza, sulla torre del municipio di Trieste, Rino Alessi che dalle colonne de «Il Piccolo» e dai microfoni della Radio, tutto fece af- finchè quella hamliera dovesse, ammainarsi per sempre a Trieste, col crollo dell’impero di cui era simbolo, magnifica le virtù e gli eroismi della «stirpe illustre», contrapposta a quella barbarica degli Stuparich, dei Cosulich, dei Sirotiè, dei Benko, ecc. nelle cui vene scorre il sangue degli uomini della selva. Quanto sangue sia disposta a versare quella «stirpe illustre» (accostumata a rivendicare i propri diritti imperiali sul numero dei morti e che, ila quanto scrive VAlessi, «dovrà rivedere e tutelare la (posizione idi lotti gli italiani dal Camaro al Vallone di Moggia.») lo dicono i circoli politici romani, stando ai quali: «gli amigli« americani pensavano idi (prendere Belgrado per la fame, sfagliando •terribilmente 1 'loro .calcoli. Co-imiiiique essi concludono :— spetta agli anglo-americani tirarsi fuori da questo vespaio, noi italiani abbiamo avuto la (promessa formale di ottenere quanto prima Ta.mmlnistra-zione della zona A del T. >L. T. ciò esclude Videa che a sbrigarsela con gli jugoslavi siamo le truppe italiane. A rabbonire Tito ci .pensino quindi gli anglo-americani, non noi che anzi abbiamo tutto il idiritto di rii irò ere garanzia formale ohe al mo-(lento dell trapasso idei poteri moia si scateni Tinevitahile». Ciò comprova che i rappresentanti della «stirpe illustre», come è nelle loro tradizioni, sono disposti a sacrificarsi per Trieste fino all’ultimo inglese ed colloqui, ma nemmeno sarebbe realizzabile uria soluzione stabile, in quanto ciò significherebbe autorizzare il ministro Pella a continuare nelle sue richieste e nei suoi ricatti. A tale proposito non è possibile dimenticare che il primo ministro italiano iha accolto la decisione angloamericana su Trieste «come un primo passo1» .verso la zona «iB». In at-'e.sa qlie lui,, od. un .mo »mocegsoia. richieda — qualora si presenti una situazione favorevole alla politica di .ricatto dagli occidentali dèli «benevoli.« incoraggiamenti per terzi, quarti passi e «via dicendo. Nessuna meraviglia se i popoli, jugoslavi non sono d'accordo con la politica dei vari governi italiani e, logico, nessuna .meraviglia se non avessero più fiducia in ehi continuasse a voler ineonqggiare la mire espansionistiche che i circoli romani non nascoip dono di nutrire nei riguardi di territori jugoslavi. - E’ stato detto e'ripetuto in ogni paese e in ogni cancelleria che una soluzione idei problema triestino non è auspicabile e non è possibile senza la Jugoslavia. (Da parte jugoslava è stato «letto e ripetuto che il governo ed i popoli non potrebbero consentire ad una soluzione del problema di Trieste, che 'lasciasse sussistere la minaccia delVesipansionismn italiano appoggiato ad un trampolino di .lancio per avventure .imperialiste contro il territorio e l’indi-.pe.ndenza dei popoli della Jugoslavia, pronti sempre alla leale collaborazione con tutti coloro che ne rispettino i principi fondamentali della loro politica estera che è basata sul riconoscimento, per tutti, del diritto di .parità fra gli stati grandi e piccoli e «sulla provata 'volontà di risolvere pacificamente ogni vertenza internazionale con ohi uguale volontà ed uguali principi «di. convivenza intemazionale dimostri e provi con i fatti. Perciò la via .sulla quale i tre ministri dovrebbero indirizzare i loro sforzi per una reale soluzione del problema triestino dovrebbe già essere sufiicentemente chiara. Le posizioni, i principi, à metodi di politica internazionale di Roma e di Belgrado sono stati esaurientemente esposti, L’opinione pubblica internazionale conosce Interessi e diritti dei due paesi a Trieste. Tutto ciò non può dunque essere ignoto ai diplomatici ed ai governanti delle tre potenze occidentali. Nel comprenderlo o nel fingere di ignorarlo sta in fondo la direzione che essi intenderebbero dare alla soluzione del problema triestino. I popoli jugoslavi e l'opinione pubblica amante della pace e della .giustizia nei rapporti intemazionali li giudicheranno .alla prova dei «fatti. LI. VE. Domanda : Quali fattori hanno influito sul vostro rifiuto della decisione di Trieste. Risposta : L’assurdo modo con il quale tale decisione di importanza vitale ci è stata presentata è stalo da noi ritenuto u.na profonda offesa al nostro .paese. Il fatto ohe sia stato usato tale metodo ha contribuito a farci comprendere che .la decisione poteva rappresentare soltanto una prima tappa nella realizzazione della dichiarazione tripartita. Il ohe è stato confermato parimenti con la prima dichiarazione del signor Pella, che nessuno in occidente ha smentito. La decisione anglo-americana ha completamente Ignorato i nostri interessi in zona A e ei ha posto dinanzi al fatto .compiuto, togliendoci ogni possibilità per qualsiasi ulteriore trattativa con l’Italia. Domanda ; Quale era il motivo della vostra decisa, ferma dichiarazione sull’atteggiamento della Jugoslavia nel caso dell’ingresso delle truppe, italiane in zona A ? Risposta : Vorrei innanzitutto riferirmi alla mia dichiarazione di Leskovae. In queH’oiecasione ho detto chiaramente che ii.ngre.siso delle truppe italiane in zona A .sarebbe stato da noii ritenuto un atto di aggressione che non avremmo potuto sopportare. Quando però dalla reazione a tale mia dic.biarazione ho visto ehe il mondo non liti a interamente compresa, che in a,toni circoli è stata ritenuta un hluf, sono stato costretto a dichiarare in modo preciso a Skoplje .che entreremo in zona A nel momento in cui vi porrà piede un soldato italiano. L’ho fatto perchè la nostra .presa di posizione fosse .de.l tutto chiara e per impedire qualsiasi incomprensione. Domanda : Il governo jugoslavo ha mutato la sua ferma decisa posizione negli ultimi sette giorni? Risposta : Noi /non abbiamo »mutato nè muteremo la nostra iposdarione. Aspettiamo la decisione della conferenza dei ministri deigiLi esteri, per vedere se la nostra proposta dii colloquio sarà accettata o meno. Riteniamo fermamente che l’arrivo delle truppa italiane in zona A sarebbe un'aigigressione contro la Jugoslavia. Ciò tanto più in quanto il governo italiano, tramite il signor Telia lia confermato clic questa è soltanto la prima fase. Di più: riteniamo simile atto 'come urna violazione de), trattato di pace per il fatto di essegnare unilateralmente T amministrazione di una parte del TLT all’Italia e ciò tanto più perchè 1 Italia lia combattuto contro di noi. La cessione tagli italiani d'i questo mandato e la /decisione di consegnare loro I a zona A, significa la violazione elei trattato di pace e un attacco agli interessi della Jugoslavia, li governo jugoslavo ritiene molto seria la dichiarazione del signor Pella, quando ha affermato che questa è la prima fase nella riconquista del TLT e che »dopo la zona A sarà la volta della zona iB.. Siamo stati perciò costretti a reagire così aspramente per impetlire che ciò avvenisse. Noi non desideriamo la guerra, noi lottiamo per la pace. Ma se l’Italia entrasse in zona A, e noi non opponessimo resistenza ciò condurrei)]) e a imprevedibili conseguenze. (Continua in IV pagina) Un corteo di dimostranti contro la decisione dell 8 ottobre »per Trieste nelle vie di Belgrado I commenti nel Malgrado che ciò non sia proprio nei desideri delle grande, potenze, intente a manovrare dietro le quinte il destino presente e futuro dei popoli, alle lunghe Vapinione. pubblica mondiale finisce con l'avere il suo peso anche nelle non sempre pulite vicende della politica internazionale. Fermamente convinti di ciò nel momento in cui. da Londra i «tre grandi» non hanno saputo, per cavarsi di impaccio, far altro che «esprimere la volontà di continuare gli sforzi per trovare uria soluzione duratura al problema triestino,» crediamo doveroso citare alcune voci di uomini politici ehe a buon diritto sono ritenuti espressione del- V opinione degli uomini dem&cratici di tutto il mondo. Non legati ad interessi particolaristici, questi uomini cosi si sono espressi in merito alla decisione an glo-americana di cedere Trieste e la zona A alVItalia. HERBERT MORRISON, ex miniinglese degli esteri: «Londra e Washington non soltanto hanno commesso un errore, ma lo hanno commesso nella maniera peggiore. Spero che. ora almeno il governo londinese accetti la proposta del Maresciallo Tito per la conferenza quadripartita su Trieste». WYATT, ex sottosegretario inglese alia difesa: «Se esistesse un premio per razione più sciocca, esso dovrebbe senz'altro venir assegnato al governo britannico per aver sotto-scritto la décisione su Triestey). M ACARDO, deputato laburista inglese: «La decisione anglo-americana rappresenta una vergognosa violazioni del dirfttto intemazionale». IlUYSISMAN, ex primo ministro belga e presidente della commissione della internazionale socialista per Trieste: «Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ripetuto, aggravandolo, l'errore commesso con la nota tripartita del 20 marzo 1948)). LORENZ LARSEN, redattore capo del giornale danese «Politiken»: «Di fronte alla unilaterale e ingiusta decisione anglo-americana la Jugoslavia merita un riconoscimento internazionale per il suo atteggiamento nei confronti di Triestq». GUY MOLLET, segretario del Partito sodicdiiSlta francete: ,«Uiniziativa an\glo-americana è assurda* inutile e pericolosa. Dopo la nota tripartita e gli accordi di Londra essa rappresenta il terzo grave errore degli an glo-americani. L’internazionalizzazione di Trieste e l'annessione del retroterra alla Jugoslavia rappresenterebbe l'unica giusta soluzione economica, polìtica e sociale del problema triestino)). JEAN CASSOU, letterato progressista francese: «La Jugoslavia ha dimostrato sempre, e dimostra oggi di forate alla decisione di Londra e di Washington, di saper dire «NO'» a qualsiasi azione che contrasti con la sua indipendenza e che possa provocare un aumento della tensione internazionale». CI ATOP AJDA, membro della delegazione indiana alTONU : «E' (Continua in IV pagina) LE DICHIARAZIONI delCLERO CAP0DISTRIÄN0 I sottofirmati sacerdoti di Capodistria, richiesti dai Comitati base dell'Unione socialista del Popolo lavoratore di esprimere il loro atteggiamento in merito all'attività politica del Sommo Pontefice, del vescovo. mons. Santin e del clero sciovinista in favore dell'imperialismo italiano, dichiarano: 1 ) Sembra incredibile che il Sommo Pontefice, ricevendo il sindaco Bartoli, abbia, — secondo alcuni giornali — approvato la recente decisione inconsulta degli anglo americani circa la zona A del TLT, ma se ciò corrispondesse a verità, i sottofirmati disapprov'erebhero questo atto prettamente politico e parziale del Sommo Pontefice. Sarebbe pertanto quanto mai desiderabile una chiara smentita al riguardo da parte delVuffieioso «Osservatore Romano». 2) i sottofirmati disapprovano Vattività politica irredeptista del vescovo mons. Antonio Santin in quanto suscettibile di inquietudine negli animi dei fedeli in una regione, come la nostra, mistilingue. Però nelle cose strettamente ecclesiastiche, non possono negargli lo debita riverenza ed obbedienza secondo il diritto canonico fintanto che egli rimane vescovo di Trieste e Capodistria. 3) 1 sottofirmali deplorano e condannano severamente le varie gesta scioviniste con. le quali una parte dei confratelli, dimentichi dei loro doveri e del carattere soprannazionale della Chiesa, profanano i pulpiti e le funzioni religiose nelle chiese di Trieste e fuori di chiesa svolgono un'attività faziosa nazionalista, intesa piu a dividere che a unire eli animi. Capodistrit, 17. X. 1953. sac. Giovanni Casola „ Carlo Musizza ,, Stefano Basso Vie. Coop-,, Tullio Delconte „ Giovanni Gasperutti AL COSPETTO DI UNA FOLLA VALUTATA INTORNO A 15 MILA PERSONE La parola del comp. Krajger La pili liiupcmcuite «nam.ifeatazio.ne di popolo «he si .ricordi nel nostro distretto, si è svolta nel pomeriggio dello scorso martedì a Capod.istria, di Uronite ad wnìimmeusa moltitudine ehe occupava Tuttora Piazza Tito, e gran parte id,i tutte ile vie adiacenti, di fronte ad una selva id.i bandiere delle due nazionalità, .dei rossi vessilli idei lavoratori e di eartelloni inneggianti al fermo atteggiamento della Jugoslavia neLPattiuale situazione relativa a Trieste, ha parlato il compagino Boria Kraiger, del Consiglio .Esecutivo della Repubblica Popolare Slovena. Entusiasticamente acclamato, il com- americano. Quindicimila persone hanno ascoltai n a Capodiistria il discorso del compagno Krajger pugno Boris Kralger — già molto alla classe operaia di questa Regione, che lo vide fra i isuoii migliori dirigenti nella Lotta popolare di Lihe-«azione ed imimediaitaimente dopo in Trieste ha portato il saluto del ipopoilo di 'tutta la Slovenia agli Istriani che in questi giorni si sono levati compatti e decisi per protestare, assieme ai popoli di Jugoslavia, contro Tairthiltrairia ed ingiusta decisione dei igovemi britannico e sitalumitemsc di cedere Trieste e ‘la zona A alTimperialismo italiano. Dopo aver sotto lime alto il fermo atteggiamento della Jugoslavia, (chiaramente delineato dai compagno Tito ed espressione fedele della volontà popolare, egli ha affermato che in questa lotta fruiamo delTappoggio di tutta i’ opinione pubblica mondiale progressista, perchè la nostra è la ribellione ad una 'ingiusta imposizione, ad una forma di dittatura. «I governi occidentali hanno voluto giustificare il provvedimento proclamando che solo così l’Italia potrà trovarsi in condizioni di parità nelle trattative per la soluzione del del problema triestino. No! — ha risposto decisamente ili compagno Kiraiger — se vogliamo parlare di parità, allora ci diano i nostri confini. all'Isonso. Questo perchè si sappia, e non perchè noi si voglia sollevare ora il problema della correzione dei nostri confini occidentali. Per ora, sulla questione di Trieste noi chiediamo garanzie, garanzie effettive, reali, perchè non crediamo più alle parole.» Il compagno Kraiger ha proseguito : «Se in Occidente si avvedranno dell’errore commesso e ritireranno la decisione presa, noi non ci accontenteremo di soluzioni parziali, di mezze soluzioni, noi chiederemo una soluzione definitiva, una soluzione che garantisca lutti gli interessi dei popoli in questo territorio. Queste garanzie sono sopratutto necessarie quando si sa che gli interessi dei popoli jugoslavi in questo settore sono stati traditi non una, ma ben quattro volte. Ma — egli ha sottolineato tra gli emitusiastici applausi della folla — questa volta non ci riusciranno. «Noi non accetteremo alcuna soluzione che non ci dia piene garanzie della salvaguardia dei nostri diritti. Perciò è chiaro che non possiamo accettare neppure una del genere dì quella proposta dall’Unione Sovietica. La Jugoslavia non può permettere che con simile soluzione vengano nuovamente traditi i suoi interessi, quelli dei triestini e della popolazione di questo territorio. Le garanzie sinora offerteci da Stati Uniti. Gran Bretagna e Unione Sovietica si sono dimostrate del tutto inefficaci.» Il oompaigmo Boris Kraiger ha ricordato a questo punto le parole, con cui il Maresciallo Tito a Okroglica ha respinto, come inaccettabile per la Jugoslavia nelle attuali condizioni, la soluzione prevista dal Trattato di pace. Eg.1; ha quindi constatato come la decisione delle potenze occidentali dell’8 ottobre abbia inasprito al massimo il problema di Trieste, soggiungendo che tocca ora agli artefici di qufst'iitto arbitrario, .trovare una via d’iusciita. «La Jugoslavia ha presentato tutta una serie di proposte e non è per nulla responsabile del-(Continua in IV pagina) PAGINA 2 MENTRE CONTINUANO LE DIMOSTRAZIONI IN PIAZZA migliaia di volontari nei distretti di Canodistria e Buie e*QN ALETTE L’omdata di protest«, suscitate nella nostra zona dalTammuncio del diktat delle potenze occidentali 'concernente il problema di Trieste, non accenna a diminuire. Non vi è località della zona, sia pur una piccola borgata con due o tire ease, ohe non abbia manifestato in questi giorni di lotta per il trionfo dei diritti dell’uomo libero contro la cieca volontà tìoll imperialismo occidentale. Capodistria, Isola, Pirano, Citta-nova, Buie, Umago, Verteneglio, Crisi gnana, Castedvenere, Crasica. e decline di altri paesi vibrano di passione. La voce di migliaia e migliaia di manifestanti, esigenti la revoca deU’infame decisione, echeggia in ogni via, in ogni piazza, in ogni dove. Alle proteste orali, si aggiungono quelle scritte. Centinaia di rìsoluzici- I sacerdoti si associano al popolo Un gruppo di sacerdoti della zona jugoslava del T. L. T. si è associato alle proteste della popolazione, inviando all’ooiganizizazione delle Nazioni Unite ila seguente lettera d> protesta : «L’iniqua decisione dei governi d’Inighilterra e d’America concernente da consegna di Trieste all’Ita-lia ha destato tra i popoli jugoslavi un’ondata d; indignate proteste. «I sottoscritti sacerdoti cattolici sloveni della zona jugoslava del T. L. T. non posso®1® rimanere inerti di fronte al fatto che nuove migliaia di sloveni debbano diventare vittime dell’imperialismo italiano e «he .pure essi hanno dovute subire con le conseguenti ingiustizie ed angherie durante i 25 anni delFooeu-pozione italiana. «Chiedono pertanto all’Organizzazione delle Nazioni Unite che costringa i governi inglese e americano a ritirare la loro ingiusta decisione.* La lettera di protesta pòrta le firme dell’amministratore parrocchiale di Krkavče, Domenico Pegan; delTam-ministratore parrocchiale di Truste, Milito Margon ; dell’amm inistratore parrocchiale di Costaboua, Alojz Kocjančič; del parroco di Corte, Carlo ìE'sih; del parroco di M aresi-go, Anton Požar; del parroco di S. Antonio, Augusto Zlobec e del parroco di Lazzaretto. Frane Šibenik. ni, di mozioni, di telegrammi indirizzati .all ONU, al). Consiglio Esecutivo federale, al compagno Tito, al-FAMAPlJ /ungono iniviiali .giornalmente. Questi sono messaggi di fede e di volontà nei quali il popolo lavoratore ideUTstria si dichiara pronto a difendere con tutte le forze ed anche ai sacrificio supremo, pur di veder re a ! i zzato il massimo ideale di libertà per il proletariato triestino, per i fratelli della zona A sui quali si protendono gli artigli del-liirredentismo italiano. Stralciamo qualche passo di lettere e mozioni che sono formulate nel. 'linguaggio semplice dei lavoratori della città e della campagna e che esprimono la volontà ferma che ha pervaso tutti, vili abitanti di Anea-rano così hanno scritto : «... Vi promettiamo solennemente che sapremo difendere i nostri diritti minacciati dalla rapace e crudele mano di coloro che si dicono portatori di civiltà. Purtroppo per quasi un quanto di secolo abbiamo espenimen-taito la loro opera «civilizzatrice» sulle nostre spalle .. .» 11 collettivo del Cantiere «Boris Kidrič» di Pirano in un messaggio alla Segreteria per gli Affari Esteri della lR. F. P. J. cosi dice: «... La nostra terra non la cederemo mai in pasto agli appetiti imperialistici italiani e di altri paesi. Vogliamo essere lasciati In pace, questo lo diciamo una volta per sempre e dichiariamo inoltre che siamo pronti a difendere i nostri diritti costi quel ohe costi...» Gli operai della «Mehanotetnica» di Isola hanno inviato una lettera alle maestranze deild’ILVA del seguente tenore : «... memori delle numerose battaglie combattute e vinte assieme contro l'imperialisimo italiano, nel momento in cui questi, appoggiato ed aiutato dai mercanti anglosassoni tenta dii riportare la ma schiavitù sociale e d’oppressione nazionale a Trieste e nella zona A, noi Vi inviamo la nostra espressione idi solidarietà proletaria e Vi sproniamo ad opporvi compatti aU’ocou-ipazione fascista della vostra zona. Sappiate ohe In questa lotta non siete soli: qui da noi e in tutta la Jugoslavia socialista siamo pronti e decisi a dare tutte le nostre forze per frustare ogni tentativo di penetrazione italiana in queste terre, che nè oggi nè mai hanno appartenuto all’Italia». Ma la reazione del nostro popolo a questa iniqua decisione non si à limitata alile proteste, i figli della generosa terra nostra istriana hanno dimostrato in modo più tangibile la loro fede nel compagno Tito, nel socialismo. A migliaia sono i giovani, anziani, donine, ragazze accorai ai centri di arruolamento per Iscriverai nelle formazioni volontarie dell’A. P. J. A’(ii1Ampeliea (di (Isola, dopo nini comizio 'tenutosi giorni addietro, 170 operaie si sono iscritte per i servizi di pronto soccorso e dii protezione antiaerea. A 'Citta no va fra i primi volontari si trovano i pescatori Ferdinando Padovan, Ettore e Vittorio Stančič. Questo centro dèi Ibuiese aveva dato fin 'da giovedì scorso 600 volontari; il comune idi Umago 1300, Buie 700 e cosi via. E’ sintomatico che proprio gli italiani accorrono i primi a dimostrare il loro patriottismo socialista. Ad esempio, la gioventù di Umago si è iscritta nella sua totalità, al Cantiere di Pira-nò l’80 % rappresentato da operai e apprendisti italiani. Non sono mancati gli episodi di assoluta dedizione alla patria socialista. A Busi-nia il 63enne Giuseppe Bizjak, arruolandosi ha detto: «Se dovesse verificarsi l’eventualità di dover di-, fendere Trieste con le armi in pugno, voglio essere uno dei primi.» A Buie alcune donne 'sessantenni hanno dichiarato: «Se non possiamo combattere, vogliamo renderei utili portando almeno l’acqua ai combattenti.'» Bon Rado, impiegato in un negozilo c o of j eir at i visftieo a iCapiod|i»t!ria, ha detto: «Sotto l’Italia ho sofferto, sono stato internalo nei famigerati battaglioni dei lavoratori in Sardegna assieme a migliaia di antifascisti dei Litorale. In quella terra ho per- so ila mia salute, ma non desisterò, lotterò sino all’ultimo respiro per il trionfo dei diritti e degli interessi della popolazione di Trieste e della zona A.» Questa è la risposta, il fermo nò dill’lstria proiettarla ai mercanteg-giamenti degli anglo-americani con l’Italia clero-fascista di Pella. Volontari nell'A- J. dinanzi ad un ufficio di arruolamento COLLOQUI VOLANTI CON LA NOSTRA GENTE La popolazione affluisce a una di mosti-azione a Buie La notizia della decisione angloamericana di affidare la zona A del TLT all’Italia (venne nel pomeriggio del giorno 8 a turbare il lavoro e la serenità della nostra gente. La sera stessa i lavoratori scendevano nella vie, dando lnoigo a rana grande dimostrazione di protesta. Ili bisogno di correre fuori dalle case, di ritrovarsi itutti insieme per condannare Firniquità del provvedimento era sorto spontaneo, immediato. In quelle prime ore seguite alla decisione anglo-americana, privi di precise notizie, i lavoratori videro solo una ingiustizia che andava additata come tale. Nei giorni seguenti essi poterono considerare la cosa nei suoi vari aspetti, poterono seguire gli sviluppi attraverso le reazioni jugoslave e dei diversi Paesi interessati o no al problema di Trieste. Questo problema divenne quindi per la nostra gente argomento quotidiano, nel-_ le fabbriche, in casa, al caffè. Noi abbiamo voluto intervistare in prò-posilo alcuni lavoratori, i primi che abbiamo avuto modo di avvicinare, per poter aver un’idea di come essi vpdono la situazione. Il primo compagno col quale abbiamo parlato è Santo. Tutti lo conoscono per aversi fatto certamente servire qualcosa da lui, cameriere al-l’albergo Triglav. Gli abbiamo spiegato il nostro scopo : solo alcune brevi dichiarazioni. Senza altri preliminari, il compagno Santo ha detto: «La decisione anglo-americana pei Trieste è quanto idi piò infelice si Piani e prospettive future nel c|onriune di Buie Come o.gni anno anche questo ottobre è caratterizzato dagli intensi preparativi che fervono in ogni comune e in ugni azienda per stendere gli schemi dei piani di quella che sarà Fattività basilare di queste u-niltà nell’amno 1954. Nei due numeri precedenti abbiamo visto ciò che prepara nel campo degli investimenti il capoluogo del distretto «li Capodistria e ile accoglienze fatte a tale piano dagli elettori, ora invece facciamo una breve rassegna a ciò ohe prepara nello stesso campo il capoluogo del distretto di Buie. Ivi con i lavori preventivi si o un poco indietro nei confronti di Capodistria, ma non in ritardo. Comunque una lista di lavori die dovrebbero venir eseguiti nel 1951 e già pronta. Mancano ancora le rappresentanti il costo presumibile di alcuni lavali e. naturalmente, l’approvazione degli elettori e dell’assemblea distrettuale. Anche a Buie come a Capodistna manca Ogni indice, anche approssimativo, di quelli die saranno nel 1954 i meizizii finanziari, disponibili per la realizzazione dei lavori pubblici « degli investimenti. Bisognerebbe 'trovare il modo che dia ai comuni la possibilità dii conoscere in anticipo la somma globale, anche se approssimativa, di cui disporranno come dotazione distrettuale oltre Parecchi- sono le opere a carattere culturale e sportivo e precisamente la costruzione di una palestra annessa al ginnasio croato di Buie, la sistemazione del campo sportivo e la costruzione di uno spogliatoio, la costruzione delila sala di lettura a Bi-bali, di una sala per le riunioni a Carsette e della sala di lettura a Loza ri. Nel campo dei lavori comunali, si prevede Taisfaltatura della strada Buie—ex stazione, la riparazione della strada Punta —Kračica, l’elet- trificazione di Gamhozzi e dintorni, nonché -di Monte Cucco, la sistemazione a 'Selciato della Piazza Libertà di Buie, la costruzione di una sta- zione autocorriere con annesso bar, la costruzione del nuovo cimitero a Castelvanere, la sistemazione def.1’0-spedale di Buie, ,la costruzione del macello alla Stanzia Rossa, di un forano meccanico a Buie e il rimbo-sohiimento dl circa 7 ettari di 'terreno carsico. Solo queste tre ultime opere possono considerarsi a carattere produttivo. In questo senso ila lista potrebbe essere soggetta a critiche, ma queste le lasciamo agli elettori del buiese i quali non maggior competenza di noi potranno formulare anche utili proposte, non trascurando il carattere premiinentemenite agricolo del loro comune. possa immaginare. Devo parlare io? I triestini bisognerebbe sentire, e vedere corno sono neri. E hanno tutto da pendere da un ritorno dell’Italia In quanto alla reazione jugoslava, confesso ohe ime lo aspettavo. Ho avuto modo di conoscere da 'vicino i lavoratori jugoslavi. E’ gente che ama-li)virare e vivere in pace: bisognava che fossero così 'decisi nel respingere una cosi grave offesa». Il popolare Piero, il lupo di mare che fa spola con la barca fra La* podistria e Ancarano, ci ha detto quando gli aldi'anni chiesto cosa ne pensa degli avvenimenti degl; ultimi dieci giorni : «Tutti i giorni io trasporto molta gente di Valdoltra. Questa località fu nella (trascorsa guerra centro partigiano. Gl; uomini non hanno dimenticato la lotta di allora contro il fascismo italiano e tedesco. Oggi è come se il fascismo volesse soffocare Trieste: loro si ribellano a questa minaccila, decisi -a impugnare anche le anni se occorre. E’ questo che io sento ogni giorno, ora. Naturalmente mi associo.» Dal canto suo, il compagno .Claudio Lorenzetto, impiegato di una nostra azienda, ha dichiarato alle nostre rituali domande: «Il colpo di fulmine della decisione a ligio. V me rie ari a ha creato, mi pare, un senso di incertezza specie nella popolazione triestina, la quale dovrebbe essere garantita, a otto anni dalla fine ideila guerra, da accordi definitivi diretti fra Italia e Jugoslavia che assicurassero la coesistenza pacifica fra le jpiarie nazionalità. A questo proposito è bene che il buon senso prevalga e, visto che allo stato delle cose il Trattato di pace è Inattuabile, si trovi un onorevole modus vivendi che tuteli, appunto, 1 diritti fondamentali delle due nazionalità conviventi nella Zona A. Siamo quindi andati a trovare il compagno Matjeo Scocir, nel suo ufficio all’azienda lavori comunali. Egli è amebe presidente del Circolo Italiano di Cultura di Capodistria e in questa veste, oltre ohe nella sua personale, ha fatto le seguenti dichiarazioni : «Fra le varie congetture che si possono fare, una cosa è certa: che l’America, Paese capitalista, non poteva comportarsi 'diversamente». Il compagno Scoeir ha quindi così proseguito : «Qualora l’Italia occupasse Trieste, l’economia ideila città si troverebbe davanti momenti critici, con pessime prospettive per la classe lavoratrice. Del resto si annunciano già i licenziamenti. La risposta jugoslava, anzi Patteggiamento di Belgrado, è ragionevole. Come presidente del CIC posso dire ebe gli italiani della nostra zona, «ionie pure i triestini, ohe conosco benissimo per essere triestino, non desiderano affatto il ritorno dell’Italia a Trieste. L’amara esperienza di 25 anni di fascismo non si dimentica tanto presto ed è naturale che si sia disposti ad impedire con ogni mezzo ohe ila storia si ripeta. Personalmente penso che la soluzione migliore del problema sarebbe, come (base di partenza, 1’,internazionalizzazione (dii Trieste.» Ringraziamo il compagno Scocir per le sue dichiarazioni e ci portiamo a li"-«:idraga, dl famoso rione dei pescatori di Capodistnia. Alcuni di essi riparano le reti sugli scalini di una casa; altri sono divisi in gruppetti qua e là lungo il molo e chiacchierano facendo segui verso l’orizzonte. Niente di strano; constatano semplicemente ohe il cielo minaccia dii aprire le cateratte; lontano sul mare già piove. Qualche parola sul tempo è di prammatica, quindi passiamo a porre le domande a un gruppo di 6 o 7 pescatori. «Cosa ne pensate della deci« ionie anglo-auierirami... eoo,?» chiediamo. La risposta è immediata: «Che è urna porcheria. Ecco che noi siamo qui fermi solo perche si è voluto fare un piacere ai soliti signori ben nutriti» dice uno ili loro. «Sicuro — aggiunge un altro 10 ho dei parenti a Trieste, piò a Trieste che qui, e so ohe cosa loro pensano. Non .sono i triestini a volere i «cìffareIli» per gli uffici e nelle fabbriche, a portare via il pane a chi vi lavora orai». Altri pescatori intervengono nella conversazione; ognuno vuol spiegare come vede la .situazione. Specialmente ricorre tin motivo: che sono inchiodati alla banchina in quanto le misure militari vietano loro di uscire al largo. Di ehi la colpa? Dicono ohe non c’era nessun bisogno che gli a ligio-americani facessero quanto hanno fatto. Tutti sarebbero stati piò tranquilli e maggiori le possibilità di ristabilire amichevoli rapporti fra la JugoisJavia e l’Italia. E’ durata a lungo la nostra conversazione, anche su altri temi. Chiaro è apparso alla fine che c’è in tutti, anche nei compagni intervistati precedentemente, la preoccupazione ehe 11 fragore delle anni, tolte dai depositi, dà a 'tutti coloro «he intendono lavorare per darsi una vita migliore. Tuttavia l’amore per le cose eque non passa certo in secondo piano. Fra le cose eque c'è la protesta contro ogni mira che pregiudica i legittimi interessi delle varie nazionalità a Trieste. le proprie entrate. Un tanto affin- chè essi possano presentare agli elettori progetti quanto più precisi e non, come spesso succede, campati in aria, poiché non tutti gli elettori comprendono che si tratta di progetti passibili anche dii profonde variazioni, cosicché possono supporre di essere stati ingannati. Ma veniamo alla lista dei lavori con i quali il Comune di Buie si presenterà dinanzi ai propri elettori. Il maggior lotto di lavori è rappresentato ida 'due edifici per abitazioni con 12 quartieri, presso 1 ex stazione ferroviaria e di altri due nella via Martiri Partigiani, ambe «on 12 quartieri.) Lfapera, per la quale verrebbero spesi circa 48 milioni 'di dinari, va inserita piò nella ««rie dolile misure intese a sanare le non filici condizioni igieniche — lasciateci dai passati regimi, ed in c“1 si trovano la maggior parte delle abitazioni buiesi — che nella seme di quelle miranti a risolvere la «risi degli alloggi, grave anche a Bure, ma che con il ventilato trasferimento degli uffici distrettuali a Umago, risulterebbe meno acuta. Allo stesso scopo, se non vengono attuati questo anno, sii pensa d’inserire nella lista t lavori della canalizzazione. Facendo seguito a quanto detto la settimana scorsa sullTstitiuto di rieducazione per sordomuti di Porto-irose, diretto dal compagno Vinko Rupnik, cercheremo ora di spiegare in termini semplici il complesso e perfètto metodo applicato in quell’istituto per ottenere la riabilitazione dei piccoli (ricoverali. Sino all’imimediiato dopoguerra, nei vari istituti veniva generalmente adottato il metodo 'istruttivo ottico-tattico, che si valeva — come dice chiaramente la definizione — dell’aiuto dèlia vista « idei latto, sensi ^remecaJimemtej acuiti dalla deficen-za dell’udito. Non deve sembrare; Semplice al profano l’inscgn amento ottico. E’ errato credere che il piccolo sordomuto riesca ad identificare con facilità i suoni icon i movimenti delle labbra. Ci sono, in certi gruppi dii lettere, delle differenze talmente lini-percettibili ailTocnhio umano ohe il" insegnante riusciva a stento — quando non riusciva — a fare notare e comprendere ai suoi piccoli allievi. A nostra richiesta, il compagno 11 ujuiik ci ha fornito qualche dimostrazione pratica che tutti i lettori potranno ripetere con facilità per gemile meglio le nostre spiegazioni. Si prenda, ad esempio, il 'gruppo di consonanti p — «1 ni ; queste 'tre lettere presentano al lato visivo lo '.stesso movimento delle labbra. Per rendersene conto, basta turarsi gli orecchi e far pronunciare i tre suoni ad un’altra persona. Il risultato sarà evidente per tutti, tuttavia molto lontano da quello dei sordomuti che, su noi, hanno lo svantaggio di non aver mai udito questi sponi. Lo stesso valga per le vocali a e — i (e questo per citare appena due UN VIAGGIO NEL MONDO DELLE PAROLE SENZA SUONO SULL'EMPIRISMO MEDIEVALE HA TRIONFATO IL METODO SCIENTIFICO L’esperienza e la costanza di un uomo hanno creato dal nulla un moderno istituto delle centinaia di casi present an lisi nella complessa branchia della scienza (he è la fonetica.) A quale mezzo dovevano dunque ricorrere gli insegnanti per rendere palesi ile piccole differenze fra lettera e lettera? L’esperienza consigliò l’uso delFunico altro 'senso «utilizzabile» in questo caso : il tatto. Ed ecco un esempio d’applicazione nei due gruppi precedenti. Si avvicini il dorso della mano alila bocca e si pronunci prima la consonante p, poi le altre due id — m. (Si noterà subito che mentre da prima «soffia», le altre non danno alcuna sensazione tattile. Questo mezzo, evidentissimo, 'permette di scindere subito dal gruppo una delle tre ron-r.nauli. Per rendere piò evidente l’effetto con T esagerazione, gli istruttori usano talvolta mettere sulle mani dei piccoli sordomuti dei pezzetti d’ovatta: se la lettera p è pronunciata bene, quesiti devono muoversi, spilliti dal fiato. Per separare poi le due lettere rimanenti, i metodi seguiti — nel sistema ottico e tattico — sono molto complessi e pazienti e richiedono nel-l’iimseignamte spiccate doti psicologiche. Per il eitalto gruppo di vocali invece è passibile identifica re facilmente le tre differenze. Si ponga la mano aperta sulla testa e si pronunci le tre lettere noi seguente ordine: ; — a — e. Il primo suono provocherà nella volta cranica una vibrazione mollo pallose al tatto della manto; il secondo non darà invece alcuna sensazione, mentre per il (terzo ci sarà un effetto intermedilo che, con Fallenn-mento, non potrà assolutamente venir confuso. Questi semplici esempi non devono però creare nei ileiftori un falso indirizzo ottimistico su quanto riguarda la tetanica 'generale dell’in-segnameinto con questo sistema. Il compito dell’inse'gnante diveniva spesso talmente arduo da far disperare anche Taniimo piò fiducioso, e molte volte, purtroppo, lo scoraggiamento era giustificato poiché, in un gran numero di allievi, i risultati finali erano imperfetti. Il tempo (però passava. Venne la fine della guerra e con questa 'giunsero a noi le scoperte scientifiche destinate a rivoluzionare i sistemi antiquati : la penicillina, la streptomicina, il radar, ii prodotti radioattivi derivati dalla fissione atomica, portarono una voce nuova nei campi della mediciina e delle comi)-miicaziioni, per a sordomuti invece la scienza aveva creato uno strumento meraviglioso nella sua semplicità : laudi ometto. (Che cos’è questo apparecchio ? Cosa racchiude questa stupenda piccola scat olà che riesce a descrivere su di uu cartoncino le esatte condizioni auditive di un individuo ? Niente dii misterioso e trascendentale, questo strumento è nè piò nè meno che una minuscola trasmittente radiofonica che, al posto ili musica e parole, .trasmette dei fischi piò o meno acuti, a volontà dell’operatore. Il sordomuto, sottoposto al controllo, attende con un orecchiante di udire il fischio, mentre l’operatore aumenta gradatamente il volume. Neil momento preciso in cui comincia a percepire il suono, egli fa un cenno dii avviso. Questo viene ripetuto ad intervalli regolari, dal fischio piò basso a quello piò acuto. I punti rilevati vengono, di volta in volta, se.gnati su di un cartoncino stampato, che riuniti alla fine con una linea, danno il d I agnini ma della sensibilità auditiva. Grazie a queste indicazioni, si può regolarmente constatare il progresso individuale di ogni elemento. Anche l'insegnamento viene Teso così più facile. Infatti in questo nuovo sistema — denominato ottico audioloigioo — il vocalizzo viene spiegato mediante un sistema sonoro. Nell’aula l’insegnante parla ad un microfono ed i plilctcoli sordomuti, BUIE Le nascite, per la esistenza del reparto maternità dell’Ospedale, sono anche oggi, come al solito, la caratteristica di Buie. Sono nati difatti: Cavo Silvano dj Antonio e Benvenuti Giuseppina; Razza Loredano di Giovanni e Lanrenčič Stefania; Smi-lovič Pietro di Pietro e Brajko Carmela; Bigoilin Vilma di Gino e Arha Angela. E’ morato il neonato Deigrassi Boris e la ottantunenne Bassanese n. Sinkovič Antonia, casalinga. VERTENEGLIO Una registrazione allo Stato civile, quella per l’aivvenuto decesso del novantenne Delbello Mate, agricoltore. Anche a UMAGO due decessi caratterizzano la 'Settimana : quello delToperaio V arkapiè Marco, ili anni 50 e di Klaihot Dani- PIRANO A Pirano è nato Provede! Bruno di Libero e Predori/.ani panni Jolanda. Sono |morti : Spannilo Innocente, 'bracciante, di anni 79; Bullo Vittorio pescatore, di anni 80; Lugnani n. Predonani Maria, pensionata, di anni 65. ISOLA A Isola, come a Umago si registrano sodo decèssi e precisamente quello del pescatore! oaipodilslriano Apollonio Giovanni, dii anni 70; del-l’agricoltore Deilise Francesco, di anni 73; dèlia casalinga Grzetič Maria, ili anni 27 ; del falegname Slurinan B,rumo, di anni 21; della casalinga Dagri n. Ondine Anna, di anni 86. All’Ospedale isolano hanno dovuto ricorrere Je segmenti persone: Jerman Remigio dii anni 23, da Gleni, che, cadendo, si è fratturato l’omero destro; Filipčič Jože, di anni 65, da S. Canziano, che è stato rinvenuto esarniine sulla strada con la commozione cerebrale ; Morgan Nella, sedicenne, da Ancaratto, ohe, in una caduta, si è fratturata il. malleolo destro; Grzetič Maria, di anni 27, da Piedimomte, alla quale la caduta dalla bicicletta ha procurato la frattura della base cranica con grave commozione cerebrale per cui è deceduta poche ore dopo il ricovero; Va-sieotitio Francesco, 'isolano, idi .inni 46- che, in una caduta, si è fratturato ili. pollice della mano sinistra. Ražman Ivan, veintiseltenne, di Gračisče, è caduto da un autocarro fratturandosi il cranio per cui poco dopo decèdeva. Il hniese Marzari Giovanni, dii 43 anni, si è fratturato "la tibia sinistra in una caduta; la sedicenne isolana Kocijančič Maria si è tagliata sul lavoro il pollice sini- stro; 11 sessantanovenne Juriseviè Giuseppe, da Bertocchi,ba urtato contro un carro riportando la commozione cerebrale; Moro Alessandro, isolane, di amai 8, è caduto per le scale, fratturandosi il piede sinistro; Chiare! Antonia è anche caduta per le scale fratturandosi l’avambraccio destro, le vertebre toraciche e riportando una ferita alila fronte. Orzan Matteo, di anni 62, da Marušiči è caduto fratturandosi alcune costole del torace sinistro; Visentin Franca, tredicenne, da Truàòe, è anche caduta fratturandosi l’avambraccio sinistro. Anche l’undicenne Predonza-ni Ondina, da Pirano, è rimasta vittima di mia analogo incidente nel quale ha riportato la frattura del pollice della mano destra. CAPODISTRIA Sono nati: Bonifacio Franca di Domenico c Ce rack a Cesira, Lovriha Nives di Lovriha Leonarda. E’ morta Zucca n. Lonzar Maddalena, casalinga, dii anni 78. Leggete e diffondete LANOSTRA LOTTA Proposte per investimenti senza basi reali Recentemente il Consiglio peT l’economia del GPD di Cipodistria ha trattato sulle proposte per gli investimenti consegnate dai vari comuni e dalle imprese economiche del distretto. E’ stato accertato che parecchie proposte erano irreali, troppo elevate e senza basi economiche. Stando a tali (progetti, nel prossimo anno si dovrebbero compiere investimenti per 3 miliardi di dinari mentre le entrate assumerebbero a 1200 milioni di dinari. Da queste, si dovrebbero detrarre 650 milioni di dinari rappresentanti le uscite dii bilancio, quindi per gli investimenti era da prendere in considerazione la rimanenza, cioè 550 milioni di dinari. E’ stata perciò costituita uu a comiissilone formata da membri del Consiglio per 1 economia e da tecnici della Segreteria per l’economia elle esaminerà le proposte presentate e formulerà nuovi girogètti. E’ stata formata inoltre lina commissione per l’esame della proposta presentata dall’Istituto nautico di Pirano di formare una azienda peschereccia a Parano. / primi vagoncini di carbone usci ti dalla miniera di Siedale RADIO Alle ore II di oggi, martedì, i ragazzi gioiranno ascoltare la trasmissione ad essi dedicata dalla nostra Radio. Farà seguito, alle ore 12, un concerto con musiche di Vivaldi, To-setti e Schubert. Alle ore 12 andrà in onda il programma dii «musica per voi Leon lo scambio di radiomessaggi fra igli ascoltatori della nostra Radio. Alle sera, alle ore 20, gli amatori della musica operistica potranno gustare «La Gioconda!» di A. Poin-chiclli. Mercoledì, alle ore 12, ci sarà una parata (radiofonica di orchestre, seguita, alle 12.15, da «Itinerari jugo-davi» molto interessanti per la cono- mentre osservano i movimenti della bocca del maestro, ’ascoltano il suono dèlia sua voce, grandemente amplificata tramite cuffie radiofoniche. I bimbi riescono così ad apprendere con sicurezza 11 valore e l’identità dei suoni, procedendo con sicurezza verso quella che sarà la loro 'riabilitazione alla vita normale. Quesito è, in brevi parole, if mn; derno metodo ehe il compagno Rupnik ha 'Subito adottato nell’Istituto da lui “diretto. Egli, uomo soddisfatto per natura e sempre fiducioso, di una sola cosa si rammarica: che le famiglie non ricorranno subito a lui, ma aspettino troppo per condurre i bambini presso la scuola. Infatti l’età ideale per l’inizio della rieducazione sarebbe quella sui tre anni, mentre quasi ila totalità dei piccoli viene iscritta attorno ai sette. Pur consapevoli di dire una parola grossa, abbiamo il dovere idi dichiarare «he ciò dipende in gran parte dalla Ignoranza delle famiglie. Speriamo dii aver dato, con questi due articoli, uno stimolo a coloro ohe attèndono dubbiosi. Ohi abbia anche il minimo dubbio sulle facoltà auditive del figlio, lo porti subito presso Fisti luto per l’esame au-dioloigioo, con questo eviterà, forse, di soffrire per tutta la vita il rimorso di umazione mal fatta. Grazie iaM|a profonda dsjveriemza del suo instarne abile direttore, il'edu-catorio per Bordomuti di Portorose non si vale piò di metodi sorpassati, tabe molte volte avevano dell’em.pi-srico, ma, con l’ausilio dei piò recenti ritrovati della scienza, manda con passo sicuro verso di pieno successo del 'suo compito altamente umanitario. LEO VOLPI scèhza dogli usi, dei costumi, delle tradizioni e delle varie località del nostro Paese. Alile ore 20.30 saranno in onda «Orizzonti», ossia il radio-giornale. Giovedì, alle ore 1L00, g].i amatori della TOiis ite a sinifon rea potrà nn o gustane un eo-nieento di compositori jiugMavi. Alle ore 11.40 i ragaazi potranno ainioora ascoltare il program ma ad essi riservato. Alla sera, alle ore 20, saranno trasmesse le più belle eanzo-ni richieste datgli affezionati alla nostra Radio, eoi radiomessaggi augurali da essi pure richiesti. Seguiranno, alle ore 21, alcune pagine scelte d’un noto scrittore. Venerdì alle ore 12, saranno trasmessi ritmi e canzoni. Alla sera, alle ore 20, suonerà l’orchestra di Piero Rizza coi suoi notti cantanti, cui farà seguito, alle 20.50, la rassegna settimanale degli avvenimenti e delle lotte nel mondo del lavoro. iSaibqto, alile ore 11. saranno in programma brani di varie opere, cui farà seignito, alle 12.10, una parata radiofonica di orchestre. Alle ore 20 suonerà l’orehestra Angelini, seguita, alle 20.30, da «Iti. lampo» radiogior-nale umoristico. Domenica, alle ore 10, sarà trasmessa una mattinata mu* sicaile, seguita, alle ore 10.40, dal Teatro dei ipiccoli ed alle 11 dal programma dedicato alla donna ed alla casa. Alle ore 12, farà seguito il programma di «musica per voi» col sodilo scambio dei radiomessaggi augurali fra gli ascoltatori della nostra Radio. Ricordiamo, per i vecchi e nuavi ascoltatori delda nostra Radio, Forarlo dei notiziari: tutti i giorni alle ore 6.15 (eccetto la domenica alle ore 7.15), alle 12.45, alle 19.30 ed alle 23. E’ stato processato a Buie il muratore Antonič Giovanni che dii versi mesi addietro, mentre lavorava ail/la costruzione del maglificio «U. Gori an» di Ciititanova, in seguito ad una disattenzione sul lavoro, provocava la caduta da una scala dell* opera io Kali man VLado con ila seguente frattura /delilia coìloinna vertebrale, comuno-izione eeTebrale ed altre lesioni di grave entità eshe 'lo ih anno costretto a rimanere sei mesi nell’Ospedale oi ■Pola, L’Ant o nič, die iha ammesso la sua colpa, è stato condannato a 6 mesi di carcere con il beneficio della condizionale per il periodo idi anni due. [HO ESAUDITO IL TUO DESIDERIO O GRANDE SCIA', ORA SOH VENUTO A PRtMDERE TUA —- V.FI&LIA, LA MCRAVI-/^^»^ 'v&liosa tat AIADINO, TU MAI FATTO ITMPOSSIBILE LPtRO'HOHTl DARÒ* MIA fItilA FINO J \a CMC MOH COSTRUIRAI 5U eUU f ^vXAMPO IH UHA MOTTE UN PA- / \lAZZO DI MARMO £ DU „AVORIO.... VA BENISSIMO ..OMÌfr GRANDI: SCIA* DACCHÉ* QUESTO i II TU6 VOLERE DA UNA LETTERA AL NOSTRO VICEDIRETTORE, NELLA QUALE SI DESCRIVE L ATMOSFEKA DI PROTESTA DELIA CITTA Zagabria in questi giorni è diversa Caro Mario, abbiamo trascorso, tu ed io, lunghi anni a Zagabria. Ma nè tu nè io abbiamo conosciuto la sua anima. L a-nima di Zagabria s’è svelata a me m questi ardenti giorni di coscienza nazionale e ili eroica dignità. Non sono paroloni retorici, caro Mario. Sai che non è mia abitudine farne uso. Possiamo gridare forte che coscienza e dignità nazionale stanno di casa in Jugoslavia! Dalla sera delih ottobre, 1 anima di Zagabria vibra come la corda tesa di un’arco. E' dalla sera dell’8 ottobre che tutta Zagabria continua, senza posn, a levare alto il suo «/VO»/ Sono giornate, Mario, che non dimenticherò mai. E un’atmosfera dì fierezza che e-dura gli animi alla rettitudine e al-Vamore degli ideali più belli. Quando non si lavora, si è in strallo, in piazze. Non e’è ora del giorno in cui. uscendo .tu non trovi le vie piene di cortei. Non si esce di casa per andare a passeggio. Si esce per manifestare. Si esce a marciare in corteo. Si esce per non mancare all'ap-pelin tacito, irresistibile della dignità. umana e nazionale. Oserei dire, piii umana ohe nazionale. Nessuno resiste in casa. A stare in casa ci si sente imboscati. Le vie, le piazze di Zagabria sono calamite. Ma perchè te ne parlo come d’una cosa straordinaria?! Poteva essere diversa la reazione di un popolo come quello jugoslavo?! Hanno mancato di rispetto ai nostri morti. Hanno offeso il sangue versato per la causa comune. Hanno tradito la nostra fiducia. Ci hanno offeso in fondo all’animo. Ed è questo, Mario, prima d’ogni altra cosa, che ha suscitato l’immane, meravigliosa protesta di 17 milioni di coscienze. E' bello, Mario, vivere tra un popolo che preferisce la morte alla schiavitù, la morte al mercato dei propri diritti e all’offesa dello propria dignità. Questa fiera, virile sensazione di essere «uno» di -17 milioni di Uomini con la «U» maiuscola, sensazione che ti permette di tenere alta la fronte in /arida al mondo intero, ebbene, quando ero cittadino di Vitto-' rio Emanuele buonanima — lo confesso e non senza disagio —- non m’è stato possibile conoscerla. Qui Vho conosciuta, ed è una sensazione impagabile, nobilissima. Ho il cuore gonfio di impressioni. Vorrei narrarti tutto quello che ho veduto in questi giorni, ripeterti tutte le parole che ho udite. Ma come a-iettare il cumulo delle emozioni! Cercherò di descriverti saio un quadro. Quello eie ho visto iersera ti che mi ha messo addosso quasi un senso di malessere, tanta n’è stata l’impressione. Avevo comperato il giornale da quello strillone, sai, là all’angolo dove Vilica scatena verso la Franko-panska, e stavo aprendolo per scorrere le ultime notizie, quanilo il procedere stranamente lento di un pie- Avanzavano lenti, tenendosi sottobraccio. Tutti ciechi. Proprio duranti a me, il canto cessò. I primi sì fermarono. Uno chiese ad alta voce se erano sulla strada giusta per arrivare davanti al Consolato italiano. Un giovane in tuta, con una borsa di cuoio tutta slabbrata sotto- ha missione civilizzatrice della zione slovena «bi millenaria». La sede di un associ a -devastata a Gorizia colo corteo m’ha fermato il giornale aperto a mezz'aria. Marciavano da piazza della Repubblica lungo Vilica verso la sede del Consolato Italiano. Una cinquantina. Cantavano. Ma in un modo strano, come di chi canti indifferente al fascino della musica, esaltato solo dal senso dele parole. Quando furono più vicini li riconobbi. Ciechi di guerra. Ne conosco un paio: abitano nella mia stessa via. braccio, si staccò dal marciapiede e prese a braccetto uno della prima fila. Il corteo continuò Im sua marcia con 1" "iliiIn in luta. Era bu,„. uno tutti il vi- so verso Vallo, come se guardassero un sole che, io non vedevo. C’erano anche delle donne. La maggior parte di essi portava occhiali neri per coprire le occhiaie vuote, devastate dalle ferite inferte da armi che la mano del papa aveva benedette. Nella prima fila, un giovane bruno. alto e magro, impugnava con le braccia tese in avanti Vasta di una bandiera nazionale. Una posa affaticante, ma quell’atteggiamento di vessillifero d’altri tempi suggeriva, chiaro e toccante, il suo bisogno di esprimere così, con i muscoli tesi, nello sforzo, lo sdegno e la fierezza del-l’animo suo. Spentosi il canto .nessuno parlava, li corteo net silenzio. Faceva impressione. Inmtevà rispetto. SYfetnziosi, lenti, parevano i.sacerdoti di una nuova religione: lo religione della dignità umana che non lieve essere offesa. Come ipnotizzato, seguii il corteo per qualche centinaio dì metri. Non riuscivo a stuccare gli occhi da quel dovane bruno, senza occhi. Mi pareva vedesse cose ohe io non vedevo, capisse cose chej io non capivo, Ad un tratto cominciò, con una voce profonda, dura, decisa u lanciare frasi che il corteo raccoglieva, ripetendole in coro. Erano le frasi della nostra decisione, della nostra volontà che ormai tutto il mondo conosce. Ma mentre uscivano dalla sua bocca mi pareva di sentirle per la prima volta e di afferrarne per la prima volta il vero senso. Un nuovo corteo ci raggiunse. All’angolo della Meduliéeva ne incontrammo un’altro tdie ritornava in Piazza della Repubblica. L’ho ancora davanti agli occhi quel Corteo di ciechi e quel bruno portabandiera dalla voce profonda. Vorrei che tutti l’avessero visto. Mentre ti scrivo, passano cortei sotto le mìe finestre: u Armija nam je čvrsta ----- Mi ne-damo Trsta!n Edo Il legname è una delle principali ricchezze della Jugoslavia. In questo cantiere statale gli operai procedono al taglio dei grossi tronchi !j 1 Dì.?1 delegazione ha visitato attentamente «presta Mostra allestita in vari padiglioni costruiti alla periferia «li Roma per la E 42 voluta dalla fatale megalomania di Mussolini che non immaginava come fi 1942 doveva essere Tamno delle sue sconfitte e la vigilia del crollo fascista. La Mostra internazionale di quest' anno è stata organizzata dalla EAO, cioè dalla agenzia speciale per l’agri-ooltura delle Nazioni Unite. Membro della FAlO è anche la Jugoslavia e nella lunga fila delle bandiere dei numerosi paesi membri della FAO, abbiamo salutato con gioia anche il nostro vessillo con la stella rosa a cinque punte. * La nostra attenzione è stata particolarmente attratta dagli stands di macelline agricole, uve, vini e del bestiame. Abbiamo visto macchine tedesche, inglesi, svizzere ed italiane. L’industria italiana ha esposto delle macchine perfette ;per le cantine vinicole e per gli oleifici. Si può dire ohe gli operai metalmeccanici italiani sono dei maestri del proprio lavoro e anche iin questo campo esiste letariato romano: la disoccupazione, l’irrisorietà dei salari, la crisi degli alloggi e conseguenti scioperi. Alcuni operai, addetti ai lavori di allestimento della Mostra, ci hanno detto che la loro paga giornaliera è di 400 lire. Erano in gran parte padri di famiglia e noi abbiamo ritenuto si trattasse della paga base, senza le varie indennità ohe complicano il sistema salariale italiano. Viceversa quello raippra^ntava tutto quanto ricevevano e iper quattrocento lire a Roma, potrete consumare un misero, ma veramente misero pasto nel più infimo dei locali. Come facciano a sbarcare il lunario con le loro famiglie questi operai non siamo riusciti a comprenderlo. Proprio nei giorni della nostra visita la polizia ha sloggiato con metodi brutali 72 famiglie dalle case popolari che le stesse avevano occupato. Secondo le affermazioni dell origano governativo «Il Messaggi-, „ „ 50.601) famìglie romane si trovano Elle soglie dclTinvcTiio senza un quartiere. Dovranno quindi continuare a languirne nelle cadenti 'baracche, nelle grotte e nelle tane alla periferia di Roma. Sorprendente è la popolarità del compagno Tito tra la gente lavora- Appunti de! viaggio in Italia di una delegazione di esperti agricoli buiesì La Mostra dell'agricoltura TIRO ESTE ffìrUma ta^a ddl' Irredentismo -romantico- e irredentismo -economico»- I piani che, già nel 1914, venivano legati al binomio Trieste'-Fiume - L'atteggiamento dei capitalisti triestini Nel 1914 apparve a Roma un li-il itti intitolato «Trieste,». In quest'opera (domita alla ipenna del Fi de ologo ile 1J Tur re) lent Lam o italiano, Huggeir Fauro TLmeuis, isi legge questo signi-f iia t il millenaria1» non farebbe che moltiplicare la disoccupa« i one e la miseria aprirà allTltalia in cammino verso n u o v e -conquiste». Questa vecchia idea, questo piano di conquista con Trieste come baše tli partenza si realizzava 17 anni poieliè è stata la Triestina a svolgere con maggiore intensità ed insistenza ed anche con maggiori forze numeriche, il gioco d’attacco, obbliga nido l’Udinese a difendersi con FABBRICA MACCHINE UTENSILI PRODUCE tutte le specie di frese, divisori (razvrtači) a mano e a macchina, trapani a spirale, punte di trapano per filettatura a mano e a macchina femmine e maschi per filettatura teste di trapani. ASSUME ia costruzione di attrezzi vari, utensili ed altri lavori di precisione, tempere, cementatura. ► NOVI SAD ŠUMADIJSKA ul. 12 -14 Tel. 23-08, 26-39, 34-47 le retroguardie schierate al completo. La prima rete segnata al 3’ rappresenta un vero .infortunio di Nu-ciari. Befrandi ha tirato improvvisamente in goal una palla che pareva innocua, considerando anche ohe è stata lanciata dia parecchi metri fuor; area di rigore. La sfera è andata radente verso la porta; Nuciari è uscito incanirò; ma, d’un tratto, è caduto, la palla l'Ila investito al piede ed è finita in rete. La Triestina pareggia al 16’ con un tiro imparabile di Ispiro. L’Udinese ristabilisce le distanze al 36’ con un tiro di Virgili che s'infila tra le gambe dei difensori alabardati c finisce in rete. Al 29' della ripresa, è nuovamente Virgili ad aumentare le distanze con un’azione personale, ma due minuti dopo, con la più bella e spettacolare rete della giornata, è Rossetti a raccorciarle. Al 38’ Betrandi devia in rete un calcio di punizione tirato da Ploeger. A Milano, il Bologna è stato piegato dall’Inter peT tre reti a due. Un goal dei campioni è fratto di un’autorete e un’altro di un calcio di rigore. Il Novara si è visto strappare un ipnnto a Bergamo da un calcio ili rigore, segnato per l’Atalanta al 26’ da Bassetto. A Genova la Sanqudoria ha piegato il Legnano. La prima rete è stata segnata da’ Mari al 31'. Nella ripresa il Legnano pareggia al 5’ con Barcari, ma al 23’ Conti rimonta le distanze ohe al 41 vengono aumentate con un goal di Bagin, su calcio di rigore. Il derby cittadino di Torino, reso pesante sia un temporale scatenatasi nella ripresa, si è concluso con la schiacciante vittoria della Jmve. La prima rete è stata segnata da una staffilata diagonale che lasciava di stucco Ramano, la seconda da Hansen al 16’ che approfittava di un’attimo d’incertezza d i tutta ia difesa granata. La prima rete granata viene segnata da Sentimenti III che al 28 • infila con un tiro bellissimo da oltre 20 metri la rete di Angelini. Nella ripresa, il Torino pareggia al 10 con Bertoloni, ma poi vengano le reti di Boniperti al 14 e al 33’, pressare. Davanti alla rete di Muscolin si formano più volte assembramenti «li giocatori. ,Stà maturando il pareggio per i Capodìstriani. Diffalti, al 13’, Sabadin, pressato da lontano, fa partire un tiro dall alto in basso, .Musco’.in, spiazzato, non può far altro che osservare la traiettoria *del pallone. La sfera d'i cuoio va a finire contro lo spigalo interno della traversa e oltrepassa la linea bianca, dove, fulminea, la mano dà un giocatore isolano la mette fuori. L’arbitro convalida il punto, nonostante le proteste degli isolani. che salva la rele dagli spari di Vukas, Zebec e sopratutto di Milutinovič. Al 44’, nel modo più inatteso, la prima rete «Iella giornata. Marcel sorprende Beara con un tiro ehe manda la palla nell’angolo deetro «Iella rete «lei ballerino. La Francia conduce con 1 a 0. Non è stato «fiie-sto iil frutto di una brillante azione, ma semplicemente Beara, coperto dai suoi difensori, non ha visto in tempo il tiro. Con questo risultato s; è concluso il (primo tempo. Nella ripresa, Dvomié sostituisce 1’infortunato Milutinovič, e gli jugoslavi sono nuovamente i dominatori in campo. Ora la supremazia jugoslava si realizza con tre reti, segnate una dopo l’altra in soli quindici minuti. Al 2’ Veselinovič riceve la pala tla Boškov e realizza il primo goal per i «bianchi». La pressione sulla porta di Vignai non cessa; anzi si fa sempre più accanita e al 9’, dopo una brillante azione, Rajkov porta la sua squadra al comando eon una bellissima cannonata. La Jugoslavia eoriduce con 2 a 1. Invano Pleimelding. col suo «iuro giaco, tenta di frenare l’offensiva del team di Čajkovski. Al 16’, dopo un passaggio del pallone Zebec—Boškov— Dvomié, quest’ultimo insacca LI terzo (goal per la Jugoslavia. Seguono altre azioni, ma tutte sfumate ed il risultato di 3 a 1 si mantiene sino alla fine. Gli jugoslavi, soddisfatti del risultato, rallèntano il gioco, specialmente verso la fine della partita, quando s>i fanno vivi i francesi con Koppa, Piantoni e Marcel. Un certo tempo hanno la meglio, però il portiere continentale, Beara, con brillantissime azioni conserva la propria rete inviolata. In generale, l’incontro è stato divertente e, iter lunghi tratti, anche buono tecnicamente. Il pubblico ha risposto al gradito dono di una bella partita comportandosi nel modo migliore, è stato leale e sportivissimo. La vittoria della rinnovata e ringiovanita Nazionale jugoslava sulla camp agi ne francese è del tutto meritata. I migliori in campo tra i «bianchi» sono stati Milutinovič, che ha superato con brillante successo l’esame d; «Nazionale», i continentali Vukas, Zebec, Čajkovski, Beara. Veselinovič, nel I tempo indeciso, ha ritrovato se stesso nella ripresa, ■quando è stato anehe fruttuoso. Čajkovski, come ha detto qualcuno, «ha avuto un larghissimo raggio d’azione, trovandosi ora in offensiva ora in difesa». Tra i «tricolori» si può elogiare il portiere Vignai che ha salvato la Francia «la una più gran-de sconfitta; Marcel, il realizzatore dell’unica rete francese; il pericoloso Koppa e Ujlaky. Seppur sconfitti, i francesi hanno mostrato un bel gioco che si snodava con una semplicità elementare. Ottimo l’arbitrng-gio di Steiner. L’incontro di Zagabria è stato il decimo confronto calcistico Jugoslavia Francia. Nelle dieci partite disputate, ci furono 4 vittorie e 4 sconfitte per parte. I pareggi sono stati due, mentre il quoziente reti è di 17 a 17. Sia per la Francia che per la Jugoslavia, la partita zagabrese è stata utile per la preparazione per il campionato calcistico del mondo che si disputerrà nel prossimo anno in Svizzera. Le due Nazionali, che sono tra 'le migliori in Europa, hanno così riesaminato le proprie forze iper il maggior campionato calcistico internazionale. Z. P. Hin muteremo la nostra posizione (Continuazione dalla / pagina) Ciò non sarebbe una soluzione, ma un errore, poiché uno scontro eon l’Italia sarebbe inevitabile. Noi desideriamo che ciò sia Impedito e (Lsitlerilamo raggiungere una definitiva soluzione D’altra parte non richiediamo nessuna garanzia da nessuno ner «manto riiguaida l’ulterin-re penetrazione verso l’Adriatico, poiché In nostra armata ed i nostri popoli sono wi\a sufficente garanzia per l’integrità de; nostri confini. Quanto a ciò, quindi, non ne parliamo nemmeno. Bisogna invece mutare la decisione in qualche modo, mutarla cioè da rändere possibili degli incontri. Si tratta di impedire all’Italia di estendere le sue ulteriori pretese verso ila zona B, perché ciò signLfkhereblie un relativo attacco. Domanda : L’esercito jugoslavo entrerà in zona A anehe nel vaso rimanessero un-coro le truppe anglo-americane? Risposta : Desidero dichiarare decisamente che le nostre truppe non combatte- ranno contro le forze anglo-americane. Se le truppe italiane entreranno sotto la «lifesa della Gran Bretagna e «legli .Stati Uniti, in altre parole, sotto la difesa del patto atlantico, ciò avrebbe una reazione catastrofica din Jugoslavia. Credo «he la gente dovrebbe comprendere cb’iaramen-te la serietà della «»osa perchè si possa impedire una disgrazia. Domanda : La decisione su Trieste mina la stabilità dei Balcani? — Come influirà sui rapporti della Jugoslavia con gli stati firmatari del patto Balcanico e con i paesi occidentali? Risposta: Se ila decisione venisse attuata così come è stata formulata, naturalmente avrebbe un enorme influsso sulla stabilità dei Balcani. Non possiamo prevedere a priori ehe aspetto prenderebbe la cosa da noi lin merito ai rapporti dei nostri popoli eon i paesi occidentali, e d’altra parte ritenga che, anche se ciò li aggravasse, tuttavia non ostacolerebbe lo. sviluppo d; essi tra i paesi che hanno firmate il l’atto balcanico. Devo sottolineare che tutte queste conseguenze non possono essere prevedute, poiché i due stati firmatari del Patto balcanico sono strettamente legati al Patto atlantico. E’ nostro desiderio che ciò non ostacoli l’ulte-riorc approfondimento dei reciproci rapporti. Domanda: La decisione per Trieste influisce sull’atteggiamento jugoslavo verso il Cremlino ed i suoi satelliti? Il discorso di Krajger (Continuazione dalla I pagina) Fattuale grave situazione. Noi ere-diamo — ha proseguito il compagno Boris Kraiiger — che l’unica garanzia, l’unica base di un possibile accordo può essere offerta (benché rappresenti un gravissima sacrificio per i nostri popoli e per le popolazioni triestine) dell’amministrazione jugoslava su tutto il territorio di Trieste, esclusa la sola città. Soltanto in tal modo sarà possibile evitare altre azioni unilaterali, da parte dell’imperialismo italiano. Questa è oggi l’unica proposta in base a cui è possibile trattare. E’ in base ad essa c':e la Jugoslavia ha proposto la convocazione di una conferenza di rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Jugoslavia.» 1 commenti nel mondo (Continuazione «falla I pagina) doloroso constatare che i governi di Stati Uniti e Gran Bretagna, che hanno una posizione dominante nel mondo, tentino di risolvere i problemi internazionali senza tene>r conto degli interessi e del parere dei paesi direttamente interessati. Questo aspetto del problema triestino interessa lutti i popoli che come quelli jugoslavi si opporranno sempre alle sopraffazioni». RAMÀNOHUR LOHI, leader socialista indiano: «La mossa anglo-americana dimostra che oggi si tenta di risolvere i problemi internazionali in vista di costituire un blocco anticomunista e non in base ai principi di giustizia. Il fatto è tanto piu preoccupante in quanto in questo caso si tratta della Jugoslavia che ha avuto il coraggio di insorgere contro il dispotismo di Mosca». LEONIDAS SPAIS, ex ministro li-bevale greco : «E’ noto che Trieste non può vivere senza il suo naturale retroterra. Dobbiamo perciò chiederci perchè l’Italia non vuole l’internazionalizzazione di Trieste e domandarci se la recente dichiarazione di Pio XII in merito all’lstria non sia in relazione con la presa di posizione italiana. Tuttq queste manovre destano in noi un giustificato timore in quanto rappresentano un pericolo per tutti i Balcani Sotto questo punto di vista il problema di Trieste interessa tutti i paesi balcanici ohe in passato hanno avuto limare esperienze della politica italiana. L’ultima decisione anglo-americana è ingiusta e la proposta jugoslava per una conferenza quadripartita rappresenta l’unica possibilità per una equa soluzione del problema di Trieste». Il compagno Boris Kraiger ha quindi smascherato Tipoerito atteggiameli In assunto «laida direzione 00-minformista italiana, «Togliatti — ha rilevato egli — ha proposto al governo italiana la costituzione del T.L.T. come soluzione migliore di quella avanzata da Pella, nel senso della realizzazione delle aspirazioni imperi,alaste del governo>. Egflil hai cosi chiaramente argomentato la sua proposta da non lasciar più dubbi sul suo atteggiamento prettamente naslonaI • sciovinista e di difensore acceso degli interessi delljimipesip-lismo italiano. Perchè egli ha definito la nomina del governatore e Vapplicazione del Trattato di pace una soluzione migliore di quella voluta da Pella? Perchè ritiene che in tal modo sia possibile far sgombrare la zona B dalle truppe dell’Armata Popolare e lasciare campo libero alle potenze occidentali su tutto il territorio libero di Trieste. Questa proposta molto peggiore, di quella di Pella perchè tendente ad ingannare le masse, mentre lo scopo imperialista rimane il medesimo — è per noi assolutamente inaccettabile. «Questa stessa proposta mene a-vantata ora dall’Unione Sovietica con il semplice scopo di appoggiare la propria agenzia in Italian. Il «ompagno Boris Kraiger ha quindi trattato dèlia proposta italiana di plebiscito, citando in merito i numerosi e fondati argomenti che rendono per ila Jugoslavia tale proposta del tutto inaccettabile. Riferendosi ancora alla 'decisione delle potenze ocpidcmfaili delil’8 ottobre, con ila «juaile si vuole far ritornare l’imperialismo italiano a Trieste e in zona A, il compagno B. Kraiger ha detto: «Noi si illudano di poter far entrare l'esercito italiano a Trieste in uniforme da parata! Ben diverso dovrà essere il suo assetto.» L’oratore ha quindi constatato come le recenti dichiarazioni di Papa Pio XII al sindaco irre«le.ntista di Trieste, Bartoli, abbiano smascherato il Vaticano come agente primo délTimperiailisimo [italiano, ed ha ricordato che, non a caso, a Trieste si trova il vescovo nazionalista Antonio Sant in. Concludendo il suo discorso, il compagno Kraiger si è reso interprete della voilonità di tutti i popoli della Jugoslavia di resistere tenacemente e earaggiiosamente, facendo affidamento sodo sulle doro forze e sulle simpatie ohe la Jugoslavia si è ancor più guadagnate in questi giorni nel mondo democratico, nella lotta contro quest’ultima gravissima ingiustizia ohe ai vuole commettere ai suoi danni e ai danni della popolazione triestina. La decisione circa Trieste, non paio influire sulla Jugoslavia e farla voltare .ini un’altra [varie, poiché noi siamo un paese indipendente che conduce una politica indipendente. Noi abbiamo allacciato rapporti con questi paesi, rapporti che possono nonna lizzarsi rimeditando a quanto ili errato è stato fatto verso il nostro paese, ma non con l’aiuto del problema di Trieste. Noi non abbiamo allacciato rapporti eon tutti i paesi del .blocco sovietico,ma ci sforziamo di farlo. Domanda : C he reazione ha avuto il recente sviluppo degli avvenimenti sui rapporti anglo-jugoslavi? Risposta : E’ comprensibile che è derivato un danno ad nostri rapporti, ma non tale da essere irrimediabile. LI popolo britannico non deve preoeupar-si per le dimostrazioni verificatesi in Jugoslavia. Por «pianto riguarda gli incidenti che si sono avuti nel corso delle dimostrazioni, dobbiamo dire decisamente «he li riteniamo il massimo errore. Riteniamo malintenzionato far apparire «juesti :nc.i-dent; come qualcosa di ispirato dall’alto'. Il nostro governo [a tutto il possibile per fair si ohe non avvengano. Noi condanniamo il saccheggio delle «ale di lettura e i dammi casati alle ambasciate ipoichè vediamo die ciò ci «latineggia. Noi condanniamo questi incidenti; il nostro governo li condanna aspramente. I popoli jugoslavi sono molto sensibili ed hanno un profondissimo spirito politico. Nella loro recentissima storia hanno dimostrato a tutto il mondo che la loro posizione, •le loro azioni e dimostrazioni non erano il desiderio di una nuova guerra, ma la ferma decisione d'i difendere la loro indipendenza e con ciò anche la pace. Per finire ho ài seguente comunicato per il popolo inglese : Noi sappiamo che il pqpolo britannico guarda con simpatia alla lotta che conduciamo per la nostra indipendenza ed i nostri diritti e da dirigenti responsabili ci sforzeremo per chiarirlo al nostro popolo, cioè a coloro ohe non hanno ancora compreso bene la cosa. Ho grande fiducia nel vostro eminente capo sir Winston Churchill, che per fortuna conosce bene il nostro paese ed il carattere dei nostri popoli. La sua valutazione realistica del mondo in complesso, ed in particolare della nostra situazione, farà si ohe la cosa si risolva in modo giusto e a favore della pace. SMARRIMENTO Da Piazza del Ponte al Piazzale Dei-in è stato smarrito un portamonete nero contenente 175 dinari ed una chiave. Il rinvenitore è pregato riconsegnarlo alla nostra redazione verso mancia, almeno de chiavi. RINGRAZIAMENTO Zankolie Ernesto, da Caipodistria, ringrazia il collettivo di lavoro «Emetti®» per la sua igentile parte-cipazione alle sue recenti nozze. Direttore LEO ) FUSILLI Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso lo stabil, tipograf, «JADRAN» Capodlstria Pubblicatone autorisxata