ANNO III. Capodistria, 16 Novembre 1860. N. 21 ■fu rVmiboiq .iM'orni ill)yr Esce il. L mi il t6 d' ogni mese. ASSOCIAZIONE per mi anno f.ni 3"; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicali d" interesse generale si stampano gratuitamente; gli ali ri, e nell'ottava pagina soltanto, asoldi 5 per linea. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Pagamenti anticipati. Akcora 1>elle Biblioteche Popolari. Batti e ribatti, chi sa che qualcuno finalmente non ci oda e ci ascolti. Noi abbiami» più volte discorso in questo giornale del gravissimo tema delle Biblioteche, Popolari, e abbiamo colla scoila delle esperienze altrui mostralo come per esse si verifichi alla lettera il «poca favilla gran fiamma seconda» di Dante. E incakolabile il vantaggio che una piccola Biblioteca Popolare iniziata coi mezzi più modesti può recare a un paese, e d'altra parte è altrettanto mirabile la facilità, con cui la si può fondare. Se cosi è se a cosi tenue lavoro rispondono frutti tanto copiosi, perchè tra noi nessuno si muove e non piglia l'iniziali\ a di un' opera, che lo collocherebbe tra i benefattori del paese? 1 perchè ci sono e ci eorrono spontanei alla penna, e non tralasceremo di dirli, se vedremo che- li a-miclievoli eccitamenti non giovano a scuotere i nostri concittadini. Intanto però essi hanno potuto vedere di reicnle sorgere a Trieste una operosa Società, la quale ebbe in breve raccolto denari e libri e potè aprire la Biblioteca. Perchè non potranno fare le nostre città quello, che fece Trieste? Non ci si dica che Trieste è ricca e noi siamo poveri: abbiamo già premesso che per istituire la Biblioteca bastano piccoli mezzi, quando siano sussidiali dal buon volére. Se non si crede a noi, si legga qui sotto la Circolare, che il benemerito Paolo Lioy, provedilore alli studj per la Provincia di Vicenza, diramò allo scopo di estendere le Biblioteche Popolari nei paesi soggetti alfa sua sorveglianza. Si vedrà da questo documento quanto semplice è il me-canismo delle Biblioteche- Popolari e quanto poco occorra per fondarle. Chi ricordi quanto noi scrivemmo il 1° Giugno e il i° Luglio dell'anno scorso non ci troverà cose nuove; ma pure sono ammaestramenti, che giova ripetere. Forse attecchiranno. E attecchiranno certamente, se in ciascuna delle nostre città ci sarà qualche giovane animoso e intelligente, il quale si pigli a petto questa istituzione. Troverà qui anche un primo elenco di libri sugge-rili dal Lioy, che basterebbero da soli a iniziare la biblioteca, e che, nella ipolesi di doverli comperar tut- WJ S'!tltd'9tq li; f>iv il, »O ,iiif)lt>, li ; »JÌ] fflt«>■ *. ÌTO}J*m'> ti, non costeranno più di 40 o 50 fiorini. Ecco a che si riducono le difficoltà. Noi riportiamo dunque la Circolare del Lioy nel-] la lusinga che sia letta da molli, e che tra questi molti alcuni si persuadano finalmente della necessità di far qualche cosa e del dovere, che ad essi, come ai più culli e intelligenti del paese, incombe prima che ad altri, di dare l'esempio. Eccola : Nessuno può contrastare che il buon libro sia complemento della scuola, che le buone letture siano tra i mezzi più efficaci per promuovere la educazione popolare. Allorché noi abbiamo insegnato a leggere ai fanciulli e agli adulti, non si è fatto che fornire uno strumento, il quale accrescendo la potenza dell'individuo non lo ha certo moralmente migliorato. Colla istruzione elementare è aperta la via per giungere alla meta della educazione che non si raggiunge certamente eoi solo studio dell'abbicci e della grammatica, bensì colta diffusione delle cognizioni, alle quali quello studio serve di avviamento. Codeste verità sono tanto evidenti che sarebbe spendere superflue parole volerne a lungo discorrere. Ora dunque che anche in codesti Comuni la istruzione popolare va sempre più e-stendendosi, dopo le riforme introdotte nelle scuole diurne, dopo l'istituzione delle scuole femminili e delle scuole serali per gli adulti, si vorrà indugiare a provvedere a un bisogno, che, lasciato insodisfalto, colpirebbe di sterilità tali beneficii, il bisogno dei buoni libri e delle buone letture? Si è molle volte ripetuto che l'istruzione rende i popoli onesti e Industriosi e che il grande numero degli analfabeti segna il più basso livello nelle condizioni morali di un paese; ma perchè questa non resti una delle lanle frasi vuole di pratico significato e continuamente smentite dall'esperienza, per istruzione fa duopo anche intendere educazione, bisogna che, mentre ci sforziamo di diminuire il numero degli analfabeti, loro porgiamo modo di fecondare l'avuto insegnamento; bisogna, provveduta la lampada, somministrare anche l'olio. È ormai generalmente nolo come le librerie circolanti offrano il mezzo più agevole per diffondere le utili letture ; ma tale istituzione è in molti luoghi rilardata da diversa maniera di ostacoli. Per buo- na ventura basta accennare codeste difficoltà perchè possano di leggieri superarsi. In parecchi luoghi reputansi necessarie spese non lievi per suppellettili, armadi, scaffali, mentre è sufficiente qualunque mobilia per collocare la piccola biblioteca; altrove si esagera il bisogno delle quantità dei libri, e perchè se ne ha penuria si sospende la circolazione, senza trarre ammaestramento dalle molte librerie popolari che con un centinaio appena di volumi spargono vivo lume d'istruzione in molle borgate. Qua si crede bastare la biblioteca dotta che colle scansie piene di polvere sta a-perta alcune ore del giorno, là una ingiustificabile diffidenza consiglia a serbare i pochi libri solto chiave, non concedendone la lettura nelle case per timore di smarrimento o di frode, o accordandola soltanto dopo pratiche noiose. Altrove è la smania dei regolamenti che soffoca l'istituzione fino dal suo nascere; si crea un vano lusso di articoli, si fabbricano presidenti, sotlopresidenti, direttori e consiglieri, si studia «givi via di prevenire a-busi che forse non si verificheranno, o ai qtiali mano a mano che accadono potrebbesi facilmente riparare. La scelta delle opere è anche uno degli scogli davanti a cui si arrestano molli amici dell'istruzione, che pure bramerebbero farsi promotori di biblioteche del popolo, le quali non possono nè debbono essere che raccolte di libri con semplice forma, maestri del vero e del buono, centri di luce tranquilla, come dice il Luzzalti, simili agli asili dell'età di mezzo, al pari delle. Scuole o delle Società di mutuo soccorso., rifugi di pace, dove gli uomini cessano dal parteggiare per ritrovarsi fratelli. E però i libri di polemica religiosa o politica devono restare fuori delle soglie di colali biblioteche. Intanto troppi volumi vanno stampandosi « he si arrogano nome di popolari, e ninno ormai si affida alle promesse di un frontespizio, che sovente serve d'introduzione a pagine insipide e noiose, compilate dai pedanti per sete di lucro. Tra la folla di opere venule alla luce negli ultimi anni,si prova il bisogno ili una guida che additi quelle, o nuove o antiche, i-laliane o straniere, che veramente meritino il nobile titolo di popolari, non se ne appropriarono da sè come allettatolo, ma lo guadagnarono sul campo di battaglia della pubblicità, l'ottennero dal volo generale d'infiniti lellori. Pessimi romanzi, rovina della morale e del buon gusto, ispirarono avversione contro codesto genere di letteratura in molli che si dedicano all'educazione. Eppure è facile indovinare, e chiunque conosca la storia delle librerie popolari sa per esperienza essere appunto più ricercali dai lellori i romanzi e i racconti; in seconda linea i viaggi e le storie, meno i trattali scientifici o tecnici. Gli è dunque a torto che dalle biblioteche popolari vorrebbonsi sbandili i libri di amena letteratura, considerandoli tutti egualmente futili e dannosi; nocevole pregiudizio, il quale induce a rigettare il mezzo più acconcio per accendere nelle moltitudini l'amore della lettura;, specialmente in quei luoghi ove l'industria è languente, dove mancano le scuole tecniche o professionali, dove una biblioteca pari a quella fondala dalla Società industriale di Mulhouse, sarebbe fruito fuori di stagione. È poi palese che quanto i cattivi romanzi sono peste di corruzione, altrettanto di utili cognizioni, di gentili sentimenti, di nobili affetti alla patria, alla famiglia, al bello, al buono ed al vero souo ispiratori i buoni e i morali; un monle di opere pedagogiche o ascetiche, nelle quali la virtù sia predicata con istucchevoli sermoni, produrrà mai la centesima parte del bene che può germogliare dalla lettura dei Promessi Sposi? Gli eletti volumi dei migliori novellieri popolari o stranieri reppresenlano dunque nelle librerie del popolo una ricchezza forse più pregevole di quella contenuta nelle opere tecniche e scientifiche, la ricchezza che dee formare parte essenziale d'istituzioni rivolle a benefizio di celi che non potendo nè sapendo scegliersi le buone letture, veggonsi da abbietti mercanti offrire come pascolo intellettuale oscene fiabe o leggende superstiziose. Cosi indicale le principali difficoltà che impediscono il rapido diffondersi di una istituzione, sulla cui opportunità e utilità pare che possa esservi discrepanza di opinioni, è chiarito anche il modo di vincerle. Serbare alla biblioteca del popolo la sua indole modesta, educatrice, non mai partigiana; affidarla al maestro di scuola o al soprainlendenle scolastico, o, meglio ancora, a chi con particolare affetto ne è promotore; far circolare i libri per le famiglie, agevolandone la distribuzione, invitando alla lettura chiunque o frequenti la scuola degli adulti, o abbia figli o figlie alla scuola, o sia iscritto nelle Socielà operaie; nessun obbligo se non che quello di restituire entro un dato numero di giorni il volume in buono slato o in caso di smarrimento pagarne il prezzo scritto sulla copertina; i volumi, perchè non si sciupino, fortemente rilegati, operazione che, affidata a pratici artefici, non può costare in monte che 20 centesimi per copia; un registro ove regolarmente si noli col titolo dell'opera, col numero dei volumi, la data della consegna e della restituzione, e dove la firma del lettore serve di ricevuta, ecco quanto basta a far sì che l'istituzione cammini spedila e degnamente approdi. Perchè poi la scelta dei libri abbia a tornare più facile, si scrive qui sotto un primo elenco di buone opere che possono per tale scopo raccomandarsi, e si assicura coloro che o rappresentanti del Comune, o semplicemente amici della popolare educazione, vogliano nel prossimo anno di sì utile istituzione arricchire il loro paese, che potranno fare assegnamento sovra sussidii in libri o in danaro da parte del Governo. Piumo Elenco di libri che possono raccomandarsi per le Biblioteche popolari. NB. Le prime opere sono specialmente adattate per le piccole librerie di grado inferiore rivolle a lellori di minor coltura. I libri segnali con asterisco sono tra quelli raccomandali anche dalla Commissione nominala dalla Deputazione provinciale di Milano per la scella dei libri di lettura popolare. * Schmidt. Storia sacra. * » Fernando. * » Genoveffa. * » Rosa di Tanncnberg. * » La Croce di Legno. » Teofilo. * » La buona Fridolina. * » Il buon Fridolino. * Thouar. Tre mesi sotto la neve. * » La casa sul mare. » Letture pei giovanetti. Thouar. Il Robinson di dodici anni. » Il Robinson Svizzero. Berquin. L'Amico dei Fanciulli. Soave. Novelle. Parravicini. Il Giannetto.. Tommaseo. Consigli ai giovani; » Esempii di generosità^ Libro, per le scuole femminili. Torino 1867.. Sacchi. Dio, la famiglia, e la Patria. Savigmj. Il piccolo Galateo-Strafforello. La sapienza deli popolo. Ghedini. Lo Statuto spiegato al popolo. *. I Proverbii.. Rossarii. Le veglie domestiche-Canhì. Cari'Ambrogio. -),, » 11 galantuomo. » Il giovinetto. , , „ » 11 buon fanciullo, j De Castro. Il soldato italiani » Racconti militari pei giovanetti-Ricotti. Il libro del contadino. Ottavi. I segreti di Don Rebo. Cantoni. L'amico del contadino. Francklin. Saggi di morale e di economia. About. L'abbicci di chi lavora. Smiles. Chi si aiuta Dio l'aiuta. Lessona. Volere è potere. Consigli al popolo Italiano estratti dai Miei Ricordi di d'Azeglio. Pellico. 1 Doveri degli Uomini. K^aJA-^ Mantegazza. Il bene ed il male. Ranieri. La pubblica economia. Bastiat. Armonie economiche. Rosmini. Codice civile spiegato al popolo. Mounier. L'Italia all'opera Zauli. La Geografia e le colonie. Gemma. Le Società di Mutuo soccorso. Morandi. Le biblioteche circolanti . sj JV Ponsiglioni. Il giuoco del lotlo.O^ * MoMIJ Galassi. I pregiudizii economici. De Luca.. L'Italia nella esposizione universale di Parigi del 1867. Scletli. Gli Operai e le Macchine. Carino. Le arti nella Repub. di Firenze. Rossi. L'industria delle Lane. Ranieri. Il progresso delle industrie in Italia. La Farina. Storia d'Italia. Parrini. Le guerre per l'indip. italiana. Fleury. Storia Romana. » Storia Greca.. » Storia del Medio Evo. Acqnarone. Vita di Francklin. Canale. Vita di Cristoforo Colombo. Polari. Vita di Enrico Tazzoli. Saredo. Vita di Stephenson — Vita di Lincoln. Fannucci. I Martiri della indipendenza italiana. Ricci. I Carbonari del 1821.. Mariani. Il Plutarco italiano. Roccardo. La Terra e le sue progressive conquiste. Ricotti. Nozioni compendiose di Geografia. Da Passano. Geografia astronomica. Mauri. Geografia Fisica. Nozioni di igiene. * Boccardo. Le terre e le acque d'Italia. * Balbi. La nostra Patria. * Ambrosoli. Manuale della Letteratura italiana. * Màcè. Storia di un boccone di pane. » I servitori dello stomaco. Manlegazza. Almanacchi d'igiene. * Chiossone. Il dottor Omobono Casali. L'aria e gli organismi viventi. Tommasi.. Le abitazioni del popolo nelle grandi città. Namias. Storia naturale del Cholera; Marchi. I vermi parassiti. Asson. Le deformità dei bambini. Speducci. La vipera e i serpenti velenosi. Livi. L'igiene. » La scrofola. » La vite, l'acquavita e la vita operai. Chiavacci. L'igiene delle case. degli Faraday. Storia di una candela. Foownes. Elementi di Chimica. Lessona. Conferenze scientifiche. Boccardo. Saggi popolari sulle teorie e sulle applicazioni scientifiche. Besso. Le grandi invenzioni antiche e moderne. » Le Macchine a vapore. Besso. I Battelli a vapore ed i Fari. Brothier. Elementi di Meccanica. Paglia. La Camicia, conversazioni sulle materie tessili, ecc. Pegni. 11 Petrolio. Campani. Il Carbon fossile. Baltzer. Elementi di matematica. Parmeller. Trattato di Computisteria. Milani. Corso di Fisica e di Meteorologia. Carpenlier. Il segreto de'grani di sabbia. Annuario scientifico-industriale dal 1865 al 1869. Malteucci. La Pila del Volta. Bonelli. Il lipotclegrafo. Donati. I fenomeni del sole. Brevver. La chiave della scienza. Caccianiga. La vita campestre. De Filippi. Il regno animale. Pouchat. Storia della natura. Fonvielle. Le meraviglie del mondo invisibile. Marion. Le meraviglie della vegetazione. Roda. Almanacco del vignarolo contenente le operazioni che riguardano la coltivazione delle vili. Cantoni. Lezioni d'agricoltura. Malaguli. Nuove lezioni di chimica agraria. Gene. Dei pregiudizii popolari intorno agli a-nimali. Sartori. Trattato di Apicoltura. Nuchelli. Le api mellifere. De Blasiis. Fabbricati, recipienti ed utensili vi-narii. Disconzi. Entomologia vicentina, colla indicazione degli insetti utili e dei nocivi. Cormenin. I trattenimenti del villaggio. * Ravisza. Il curato di campagna. * Ramer'. Sante e Bastiano. * Sareno. L'uomo e la natura. * Manzoni. I Promessi sposi. * Paladini. La famiglia del soldato. * D'Azeglio. Nicolò de'La pi. j» Ettore Fieramosca. * Grossi. Marco Visconti. * Percollo. Racconti. * Thouar. Racconti. Lambruschini. Letture. * Tigri. Il montanino toscano. Gradi. Racconti. Corcano. Angiola Maria. » Racconti. De Amicis. Bozzetti militari. Tasso. Gerusalemme liberata. Neri. La famiglia Bolognaui. * Becker-Slow. La capanna dello zio Tcm./WM * Cottili. Gli Esiliati in Siberia. * Muloch. In ferrovia. Racconti. » Una nobile vita. » John Halifax. Saint-Pierre. Paolo e Virginia. Goldsmiih. 11 Vicario di Wackefield. Cumming. Il lumaio. Foe. Robinson Crosuè. Gozzi. L'Osservatore. Sura. La Spettatrice. Pellico. Le mie prigioni, Smiles. Storia di 5 lavoranti inglesi. Dieta provinciale istriana (?) Del mollo che s'è latto da'nostri Deputati provinciali, oggi non accennerò che poco, riserbando il di più ad altro numero. Circa a cose finanziarie il Comilalo recò innanzi buona messe di cifre, di pro-spetli e bilanci d'ogni genere e colore, e quantunque i risultati finali non sieno allegri, non sono neppure allarmanti. L'attuale amministrazione raccolse una bruita eredità di debili, che convicn gradatamente estinguere, com'ella va facendo con molla avvedutezza, in guisa eh' io tengo per fermo, che a breve andare ne sparirà ogni traccia, e che le cose assumeranno un aspetto più gaio. Ma i presenti imbarazzi, non devono consigliare risparmi pidocchiosi. Limitarsi a pagare i debiti non basta; bisogna fare qualchecosa di seriamente utile e vantaggioso per la provincia, affinchè ella sappia che se dà con una mano riceve pure, o poco o assai, coli'altra. E innegabile, che così operando si evita per lo meno la crudezza delle facili censure, locchè è già mollo. Insomma io ho tutta la fede nell'attuale amministrazione, perchè ha saputo romperla col passalo informandosi ai più larghi e retti principj della scienza economica, e non alla scuola dei castaidi di campagna. Ho fallo già cenno nella precedente mia che intorno al progetto di legge sulle scuole reali, che non ottenne la sanzione sovrana, il comilalo non potendosi acconciare alla dizione del § 9 che concerne la lin- gua d'insegnamento, su che il Governo intendeva di riservarsi il diritto di scelta, trovò il mezzo termino, non so quanto forlnnato, di farsi che la scelta dipendesse di volta in volta dalla Rappresentanza provinciale, salvo, s'intende, che sarebbe poi spettalo al supremo fattore legislativo o di approvare o di respingere la proposta. Ma anche ciò non venne a grado del Governo, che dichiarò in termini molto chiari., che la legge non -sarebbe stata sancita. La Dieta però non potè nascondere il suo risentimento per tanta tenacità, e non a torto credendosi lesa nelle sue attribuzioni assicuratele dalle leggi fondamentali, tenne fermo a quanto fu del comitato proposto. Una modificazione fu fatta pure al § 50 della legge 8 febbrajo 18G9 sulla sorveglianza delle scuole in forza di cui correva al Comune scolastico di apprestare le vetture per le visite periodiche dell'Ispettore scolastico distrettuale, e consistette nell'addossarne la spesa relativa alio stato. Le due più importanti leggi volate dalla Dieta in fatlo di studj furono quella sulla istituzione, conservazione, e frequentazione delle scuole pubbliche popolar^ e l'altra sulla regolazione dei rapporti di diritto del personale insegnante presso le scuole stesse. Come si sa, esse non sono che tuta specie di riempitivo in quella parte che dalla legge del -1-869 fu lasciata all'attività della Dieta. Ritornare sulla legge fondamentale dello slato non era più possibile, nè lecito. Quindi l'attività sua dovette aggirarsi in mi campo cinto da barriere e rimanere inceppato da principj non più discutibili, intorno a' quali fu già recata schietta opinione in questo stesse Giornale. A malgrado ciò il Comitato non mancò di rilevare la posizione indipendente ed autorevole del Comune, che nel progetto governativo era sagrificato al dominio e alla diretta influenza del distretto scolastico. Questo atteggiamento dato alla legge cambiò notabilmente l'indole sua, e credo che quando sarà il caso di poterla attuare, forse nè sì tosto nè sì agevolmente, non mancherà di recare qualche buon fruito. La proposta o menzione di elevare la scuola inferiore di nautica di Pirano a scuola completa reale fu appoggiata dal suffragio dell' intera Camera. sulla specializzazione delle colture agrarie. Lasciatemi dire qualche parola ai piccoli possidenti civili essendo io pure piccolo possidente del così detto celo civile. Ciò faccio non già per ispirito di separatismo verso i possidenti maggiori ed agiati, ma perchè credo che individui che trovatisi nelle stesse condizioni se la intendano meglio, abbiano reciproca fiducia e quindi siano più disposti ad accogliere ed attivare le proposte d'un pari loro, acconcie a qualche utile scopo. Di noi piccoli possidenti abitanti le citlà e le borgate, abituali a vita civile, che non usiamo sostenere l'economia rurale con l'opera diretta nostra e che non abbiamo altre industrie speciali che vengano in sussidio al noslro sostentamento, si può dire che il nostro stalo vada sensibilmente deteriorando, per modo che in pochi anni dovremo scomparire del tulio dalla classe de'possidenti, dappoiché i nostri terreni dovranno di necessità pas- sare in mano di coloro che arriccili li da commèrci c industria saranno al -caso di potersi appropriare le nostro spoglie. Per quanto sieno tristi le circostanze pur si careggia il pensiero della continuazione della propria famiglia; però a pochi avviene di rifare la famiglia con matrimoni vantaggiosi; pochi hanno mezzi od opportunità di entrare nelle (ile degli esercenti commercio od industria, pochi sono in posizione che appaghi il loro amor |>roprio, mentre la maggior parte Irovereh-liesi in posizione avulienle se dovesse principiane dagli intèrni gradini dell'attività commerciale od industriale per arrampicarsi lemme lemme verso una posizione alquanto migliore. Sotto tali auspici io credo non restarci altra via die quella di cercare s'è possibile ancora, sino ad alile evenienze, a ritrar dalle nostre terre maggiori vantaggi. Ed io voglio anche credere che se ci faremo ad adottare sistemi più acconci nella coltivazione otterremmo compensi più soddisfacenti. Stimo che ciascuno ili uoi conosca ed apprezzi le massime di economia die facciano per noi; che riguardo ai concimi, a'gelsi ed alle parecchie migliorie ci si sia intesi; trovo però che non si vuol prestare punto attenzione ad uno dei più importanti precetti della scienza agraria, cioè a dire alla specializzazione delle colture; sul quale argomento nel N. 5 anno II di questo periodico si ebbero a leggere di pregevolissimi accenni. Non voglio dir nulla di tutti i sistemi o piuttosto delle usanze di rotazione agraria praticale qui per opportunità locale o per necessità del momento, ma dirò che il sistema generalmente qui in uso degli arativi vitali, dopo che vidi altrove introdotto il sistema della specializzazione, ini apparve contrario a tutti i dellami dell'economia. Lo trovo il più dispendioso perchè il lavoro riesce staccato, interrotto e per riguardo alle varie colture più complicato, e lento; lo trovo il più dannoso in quanto che le vili cogli alberi e le frondi nuociono ài cereali ed al frumentone, mentre questi a vicenda impediscono lo sviluppo e la maturazione dell'uva; aggiungi le tante volte clie si va tra i filari per vari molivi e per raccogliere le derrate appunto quando matura *M' uva, e l'avvedrai come questa ti vada scemando sulle vili a vista d'occhi. Io mi proposi di fare un esperimento. In un campo di qualche jugeri; feci svellere tutle le viti coli'idea di lasciare metà campo arativo nudo e nell'altra metà far una novella piantagione di viti. Non più i filari di vili col sostegno del solito albero, i quali se pianti a fisso, nell'intenzione di maggior prodotto, ti riescirà con danno ad aver una specie di bosco ; ma vigna a viti basse e a palo morto in filari rettilinei distanti l'uno dall'altro poco più d'un metro. Nel piantare questa vigna io vo'commettere tre gravi peccali contro l'opinione volgare del paese. Faccio la piantagione 111 piano anziché in pendìo ; in terra rossa ed in campagna aperta anziché in terra bianca (marna, tassello) in tra i monti ; e intendo piantare esclusivamente viti di terremo anziché d'uva bianca come di solilo nelle vigne di questi luoghi. A mia giustificazione adduco che il fondo è bensi piano, però non situato in bassa pianura, ma su altipiano arioso e soleggiato. Osservo poi che essendo qui mollo scarsa e costosa la mano d'opera, non pianterei di buon grado una estesa vigna in pendio, nel qual caso avrei bisogno di molti zappatori, il che considerate le spese ed il disturbo, non mi tornerebbe punto; mentre che piantata sopra uu piano dove la si possa sarchiare col zuppacuvullo tiralo da un bove o da un cavallo, tàccio un lavor.» spedilo e di buona economia. Circa la questione della terra rossa o della bianca, in campagna aperta o nei monti non c'è da farsene caso, sebbene vogliasi che la vile ami più il tassello; però credo clic il piantare solo sui versanti dei monti i vignali, sarà invalso precìpuamente, perche ivi si avevano i pali da viti che non si potevano avere altrove; essendo poi questi monti nostri di terra bianca, cotesle accidentalità ne avranno determinato l'uso e l'opinione in proposito. In quanto ai pali si può fare un canneto in ogni vallicola, e l'acqua necessaria vi si può condurla come pei lachi di campagna. Contro il piantar soltanto vili di terrano c'è l'obbiezione che quest'uva sia mollo soggetta a certe influenze e quindi possa accadere dì restar qualche anno totalmente privi di prodotto. Voglio credere che per tali ragioni il terrano non sia slato piantato nelle vigne de'nostri monti ove regnano certe caligini; ma pure esso è coltivalo generalmente in tutta l'Istria bassa in {specialità nella regione della terra rossa e produce quel vino abboccato che in commercio si chiama terrano e che fatto con un po'più di cura e messo in bottiglie vien detto refosco. E qui osservo che molli erroneamente chiamano refosco l'uva del piccolo terrano a grappolo spargalo, che invero è la miglior uva ma che rende pochissimo, mentre vi esiste l'uva refosco, qui poco coltivala, che non ha il caratteristico sapore del ferrano, nè tanto colorito, ma è più dolce e perciò sarebbe adalla a tagliare il terrano. Dirò ancora riguardo alla scella da farsi per una piantagione che il terrano è qualità di gran lunga superiore a tulle le altre uve nere; che qui delle uve bianche ve ne sono di varie qualità e buonissime, ma laddove non possono giungere a perfetta maturazione e dove non si applica l'arte più perlezionala di lare il vino, le uve stesse non daranno vino di ottima qualità e ricercato, mentre il terrano se anche non riesce come potrebbe riescire gli è pur sempre un vino che piace e che passa in commercio. D'altronde un buon bicchiere di vino nero, viene preferito il più delle volte al bianco, e non solo qui, ma a Trieste e Venezia dove si consuma il nostro terrano. Peccalo che molli per aver quésto vino più colorito lengouo l'uva nera nei tini anche per otto giorni prima di pigiarla, rimescolandola ogni tanto e facendola in certo modo macerare prima della fermentazione, per cui il vino riesce spesso con una vena di brusco. Ma se dovessi esporre un' opinione da buon gustaio conforterei ognuno a bersi piuttosto del buon terrano che s'usa tener nelle bolli, anziché il terrano sforzato delle bottiglie; col primo sì può meglio fare a fidanza che non col secondo il quale li appaga presto e non ne puoi gustare che poche sorsate. Cosi pure vorrei biasimare chi perde tempo a fabbricare certi vini bianchi spumanti, che di confronto al terrano, non potranno essere mai assaporali dal buon gustaio. Altrimenti penso del liquor»; d'uva bianca appassita, del quale in più occasioni si provarono i portentosi effetti ed è sempre ben accetto e gradilo. Facciamo dunque esperimenti razionali e non disperiamo della sorte a venire. A. C. SOCIETÀ' AGRARIA ISTRIANA. Verbale della III seduta di Comitato± Rovigno 3.1 ottobre 1869. Argomenti perinatali, r « Proposizione per V ordine del giorno del prossimo congresso generale.» Viene adottato l'avviso di convocazione,, il quale dovrà essere pubblicato nella Provincia e comunicato a tutti i soci,, almeno quindici giorni prima di quello della riunione.. Le altre formalità sono rimesse alla presidenza. INelTesame dei vari argomenti- da perigliarsi, al prossimo congresso, il Comitato assoggetta ad eslesa discussione la necessità di un periodico sociale, contemplalo tanlo dal primo,, che dall'attuale stallilo,, ma fermandosi innanzi alle molle difficoltà di redazione e di economia,, esso consiglia la presidenza di proporre al tongresso generale di non pubblicare ora una propria Gazzella agraria,, ma di servirsi in via di esperimento e per un secondo anno della Provincia, a condizioni da stabilirsi ulteriormente. It Statuti di nuovi comizi. Furono presentali, statuti di comizio di Pisino, Parenzo e Monlona.. Lo Slatulo di Pisino viene approvato colle seguen-1i osservazioni: '1. che dopo il | 4 sia inserito un §, il quale dichiari il comizio organo consultivo ed esecutivo della società agraria in tulli gli oggetti agricoli riferibili al distretto: 2, che al § 22. sia stabilito che gli oggetti del comizio pervenuti in caso di scioglimento al Municipio, debbano essere impiegati in iscopi agrari: 3. che venga stabilito conformemente alle vigenti leg-gi di associazione in qual modo il comizio intenda comporre eventuali litigi tra soci e soci o tra soci od il comizio per rapporti sociali. Lo statuto di Parenzo viene approvalo, purché sia riformalo l'ultimo cap.. del § 21, nel senso che i libri ed oggetti di studio passino come dotazione della biblioteca comunale,, mentre il danaro e gli altri oggetti pervengano al municipio e sieno impiegati per iscopi agrari. L'esame degli statuti di Visinada e Montone è rimesso ad altra seduta, perchè il Comitato nutre fiducia che frattanto gli onorevoli promotori di quelle due nssociazioni troveranno modo di unirle spontaneamen-mente in un comizio solo sulla base del § 35 degli statuti sociali, ed in maniera da appagare equamente le esigenze degli uni e degli altri.. Ili. Relazione intorno alla lega agraria delle tre Società di Gorizia, di Trieste e dell'Istria. Viene data lettura della nota di rifiuto della società di Gorizia, della successiva nota di adesione della società di Trieste e risposta data a quest' ultima dalla presidenza. II Comitato approva tanto il silenzio serbato dalla presidenza di fronte al tenore della nota della spettabile Società di Gorizia, quanto anche la risposta data a quella di Trieste. Il Comitato ritiene che per il rifiuto della società goriziana e per i nuovi rapporti clic occorrono tra le società agrarie ed. il Ministero dell'Agricoltura, la questione dellai lega, abbia, dal peimo congresso ad oggi essenzialmente cambialo d'aspelto^e consiglia quindi la presidenza di proporre al prossimo congresso di, non accettane la colleganza eolla Spettabile Società triestina,, scubando però colla slessa i più sinceri rapporti di buon vicinato, sicché non sia escluso di eseguire ove occorresse alcune operazioni di cmbmiic concerta IV iv. Regolamenti interni If segretario presenta due progetti di regolamento interno e sull'uso dei l'bri, dei giornali, delle macchine e degli istrutti etili, chiedendo che la discussione ne sia posta all'ordine del giorno del prossimo congresso generale, e che lo studio ne sia affidato a comitato speciale di tre membri domiciliali nello stesso luogo, coli'incarico di farne rapporto e concrete proposizioni al congresso stesso. Viene adottato; e.) il proposto comitato riesce e-lello nei signori D.r Costantini, A. Covaz e D.r A. Mrack di Pisino. - V. а. Viene data lettura della evasione ad una noia della esposizione economico- tecnico-agraria del 1870. Il comitato approva. б. Viene comunicato il rifiuto dei soci di Lussiogran-de di adempiere gli obblighi contralti colla inscrizione nell'albo sociale perchè lo statuto attuale non permette la formazione di comizi locali. Ritenute inconcludenti le ragioni del rifiuto^ che del resto in nessun caso potrebbe essere accettalo, il comitato ritiene di rescrivere ancora in via conciliativa. e. Ripreso Io studio dell'acquisto di tori e vacche col denaro assegnato per queào scopo alla nostra società dal Ministero, viene stabilito di fermarsi di conformità al deliberalo dell'anteriore seduta di Comitato alia razza sliriana della valle Miirz siccome a quella che più delle altre promette di. corrispondere alle nostre condizioni. Tenute ferme le condizioni di distribuzione già anteriormente stabilite, viene rimesso alla presidenza di compilarne il relativo regolamento. 11 prezzo di grida pei lori dovrà essere un lerzo del loro prezzo di acquisto, e quello delie vacche la metà. I lori dovranno essere destinati all'accoppiamento per due anni, e per lo stesso tempo non potranno nè essere macellate nè uscire della Provincia le vacche. Non si ammetteranno infine all'asta che persone le quali o per possidenza o per qualità possano of- frirc o morale o materiale guarentigia ili corrispondere alle condizioni imposte dalla società. Tallo il pesto dell'esecuzione è rimesso al discernimento della presidenza. ___ ; ■ <|UI0" ; •: ili 1 : -HiHJÌ I Sulla base degli statuti sociali ed in seguito al deliberalo del primo Congresso generale la firmata presidenza si onora di convocare la Società agraria istriana a! II generale Congresso nella cillà di Pisiuo nel Castello Montecuccoli cortesemente concesso. La seduta verrà aperta it 1° di Dicembre p. V. alle ore 10 antimeridiane e si tratteranno colla riserva del 2 cap. del §. 39 dello statuto sociale gli oggetti contenuti nel seguente ORDINE DEL GIORNO. 1. Inaugurazione del Congresso e resoconto morale della Società. 2 Resoconto economico (consuntivo 1868-1869 e preventivo 1869-1870). 3. Relazione e proposizione della presidenza intorno al progetto di una Lega agraria tra le società di Gorizia, di Trieste e dell'Istria. 4. Proposizione della presidenza intorno ad una Gazzetta sociale, 5. Presentazione e discussione dì un progetto dì regolamento interno e di un progetto di regolamento per 1' uso della biblioteca e di maechine, di istromcn-li e di modelli. 6. Proposizione della presidenza sulla necessità di modificazioni allo Slaluto sociale da prepararsi eventualmente pel III Congresso generale. 7. Presentazione di una proposta di mutua associazione provinciale contro i danni del fuoco. 8. Nomina di un presidente, di un vicepresidente e di tre direttori alle condizioni del § 18 Stallilo sociale. 9. Nomina di 16 membri del Gomitato. 10. Nomina di tre revisori dei conti da scegliersi fra i soci effettivi esclusi i neoelelli membri della «residenza e del Gomitalo. 11. Determinazione del luogo dì riunione del III Congresso generale (§ 42 st. soc.). 12. Eventuale deliberazioue sopra oggetti non posti all'ordine del giorno, di cui fosse però votala la urgenza (§ 59 st. soc.) In occasione di questa generale riunione saranno dislribuili i premi di bachicoltura e seticoltura indelti coli' avviso di concorso pubblicato nel N.° 21 della Provincia ed eseguiti alcuni esperimenti di aratura. Nello stesso tempo viene anche accettala la esposizione di macchine e di istromenti agrari che gli a-gricoltori dell' Istria trovassero di presentare al Congresso. Tutti quei soci che intendessero di intervenire a questa riuniuue sono pregali di darne annuncio allo spettabile Municipio di Pisino almeno otto giorni innanzi alla giornata indetta. Si avvertono infine i signori Soci, che nell'ufficio della Società sono depositati il resoconto Sociale ed il rapporto dei revisori e che a lutti i soci è libero di prenderne ispezione. II presente avviso verrà oltreché intimato ai singoli soci anche pubblicato nella Provincia, organo attuale provvisorio della presidenza. Rovigno ai 10 di novembre -1869. --- BIBLIOGRAFIA. V operajo agricoltore, manifatturiere e merciajolo the arriva alla cooperazione. Autore Francesco Vigano. Milano tipografia Giacomo Agnelli. Volete dell'oro senza rischi e pericoli, senza rimorsi, vivendo tranquilli, migliorando il vostro stato materiale e morale? Ecco la tesi che si propone di sviluppare all'operajo il signor ^Francesco Vigano. Ma qual è chiederete voi, questo porlenloso ritrovato, questo grande movente per cui aquistasi il prezioso metallo? E, non ve lo immaginale? Il lavoro. Per dimostrare come si ottenga la ricchezza col lavoro ci fa narrare l'autore da un bravo parroco di campagna l'istoria di quattro fratelli; un agricoltore, un calzolajo, un operajo di fabbrica, un merciajolo, i quali in meno di vent'anni si sono creali un pingue patrimonio lavorando con intelligenza ed onestà, risparmiando ogni di qualche picciola cosa, che divenne sempre maggiore perchè impiegala bene. A chi ha letto quegli aurei Almanacchi che sono il Vesta Verde, il Burigozzo, il Buon Contadino rottavi, il Cantoni, il Mantcgazza ecc. non sembrerà affatto nuovo il metodo seguito dal Vigano nel suo libro; ma le belle idee ch'egli espone con mirabile chiarezza, le utili istituzioni che ci fa conoscere e specialmente quelle che sono nate in Italia dopo il suo risorgimento, lo fanno desiderato da tutti coloro che amano di sincero amore il popolo, e che non si appagano di certe frasi aeree pescate quasi sempre nel fondo di quel putrido stagno che chiamasi egoismo. E per darvi bella prova come l'A. sa trattare il suo tema con semplicità e naturalezza e giu-gnere alla portata di qualsiasi intelligenza, sentite, vi prego il discorso che fa il buon parroco, principale interlocutore, sulle società cooperative. Cooperare vuol dire operare in compagnia: nel caso di Battista, il calzolajo; (cioè uno de'quattro operai, surriferiti) e de' suoi principali i quali si mettono insieme ad essi, s'intende che gli uni lavorano ed operano colle braccia; gli altri coi loro capitali, consistenti in macchine, in denaro per comperare le cose necessarie e per pagare i relativi salari. Dunque, tutti mettono insieme qualchecosa di quello che possiedono, e dopo dividono i guadagni in ragione di quanto portano in società. ì padroni accettarono per altro di essere soci coi loro operai, alla condizione che si facesse un inventario degli edifizi, delle macchine, del cotone filalo e da filare, di tutto che apparteneva ai proprietari della filatura, che si trovò ammontare a l. 400,000. Divisero queste lire in tante parti uguali da lire 100, che fanno quattro mila parti, e Battista poste in serbo dopo qualche anno di layoro 1. 1758.06, diciasette, le quali diven- nero poi diciolto, perchè egli pagò subito il resto per lare le 400 lire residue. Ma come faranno gli operai a risparmiare 100 lire per avere una parte, che io chiamo, dice il parroco, azione ossia potere, potenza positiva ? Nel progetto presentato da Battista ed accettato dai proprietari e dagli operai che si è messo in carta, clic si è discusso, e si chiama statuto, ossia legge della loro socielà, si è che gli operai riceveranno ogni anno in proporzione del loro salario annuale una parte degli utili netti di ogni spesa, e degl'interessi del 5% delle 4000 azioni. Supponiamo, seguila a parlare il parroco, che alla fine dell'anno i guadagni netti della fabbrica siano I. 50,000. Quanto loecheià a ciascuna azione di lire 100? Dando a ciascuna un interesse di 1. 5 ossia il 5%, Battista prenderebbe delle sue 18 azioni al 5 %, lire 90 mentre ne prenderebbe 180 se le cose continuassero come prima. Si è stabilito che il resto del guadagno, il quale sarebbe nel caso nostro 1. 40.000, si divida in perfètta uguaglianza tra i proprietari delle quattromila azioni e gli operai. I proprietari dunque hanno da dividersi «-incora fra loro 20 mila lire, cioè un altro 5%. Vedete dunque che il nostro Battista invece di lire 90 prenderà per le sue azioni, lire cenlotlanta. Ecco dunque il suo salario di 1500 lire per questo 5/wo di più sulle -18 azioni, aumentato dalle I. -1500 alle 1G80. Ma non basta, perchè egli è un impiegalo, ovvero un operajo che riceve 1500 lire di salario all'anno. Dovete sapere che nella fabbrica vi sono 200 persone che lavorauo, compreso il direttore che ha uno stipendio di lire 3000, oltre azioni venti da lui possedute. I salari delle 200 persone impiegale ammontano ealcolando un salario medio di f. 2 per tutta ('annata di giorni 3(55 a 1. 14GOOO; il che vuol dire che dividendo le 1. 20000, che secondo lo statuto appartengono al lavoro in. ragione de'valori, essi hanno ancora un aumento che corrisponde a I. 13,70%. E Battista avrà quindi oltre le lire 1G80, lire 204,50 di più, ovvero 1884,50 all'anno. E questo non è tulio ancora. Nello Statuto fatto dai soci raccolti insieme per una ventina di sere nello stabilimento medesimo, vi è che gli operai sono obbligati per tre anni di lasciare in socielà tulli i loro aumenti, ossia premi, che risultano dai conti chesi fanno alla fine dell'anno e anche due volte all'anno. In questo modo, miei cari, capite bene che l'operajo che guadagni soltanto 800 lire all'anno, ossia due franchi e qualcosa di più al giorno di lavoro, in tre anni avrà più di tre azioni, ossia 1. 528.80. Ed il giovinetto per esempio che guadagna appena 200 lire all'anno avrà circa un'azione, che potrà facilmente completare nell'anno successivo. Dopo tre anni gli operai potranno ritirare dalla Cassa della società, secondo certe regole e secondo i loro bisogni, il più delle azioni, avendo stabilito che chi ritirasse tutto il capitale, fuori dei casi di miseria, sarebbe escluso dalla socielà ed anche dal lavoro. Ma se venisse nella lesta dei proprietari di rilira-re il loro capitale, cosa succederebbe dei poveri operai? Si è stabilito nello Statuto che i proprietari antichi non potranno ritirare le loro azioni che a misura che aumenteranno le parli degli operai; di maniera ehe se fosse possibile che gli operai aquistasscro eoi loro risparmii tulle le azioni, diventerebbero naturalmente padroni dell'impresa, e Battista sarebbe un ottimo direttore. Però siccome gli operai amano a quest'ora molto gli antichi proprietari, in qualunque caso saranno sempre riconoscenti e felici se vorranno rimanere in loro compagnia. Ad ogni modo è stabilito che gli antichi padroni avranuo il diritto, qualora essi volontariamente non \i rinuncino, ove gli operai potessero far senza dei loro capitali, di avere la metà delle azioni ossia 2000 a-zioni. Capile quali vantaggi vengono da questa società che polrehhesi chiamare di partecipazione cooperativa?. Amicizia tra padroni, ed operai, fra coloro che hanno denaro, e coloro che hanno braccia, e la contentezza in tutte le fabbriche che mettono in pratica questo progetto, E di questa popolarissima maniera traila il Vigano lolla la storia dei quattro operai, insegnando loro a capitalizzare con saggezza quel vero denaro, eh'è il tempo, per aquistarsi una posizione libera ed agiata, aggiugnendo in fine due interessanti dialoghi sui risparmi, sui dividendi, sugl'interessi cooperativi, sulla eooperazione produttiva e- distributiva. L'ottimo libro trovasi dal librajo, signor Giacomo Agnelli di Milano, presso cui vendonsi pure le seguenti operette di analogo argomento: Le banche popolari in genere; il vero milione delV operajo ; progetto della socielà cooperativa degli operai di Como; banques po-pulaires; la vraie mute d'orou la cooperation; organizzazione delle banche italiane; i probi pionieri di Hoc h da le e di Como; èra novella dell' operajo ; qui esl-ce qiie desi que la cooperulion, e moltissime altre ancora di fresco pubblicate dal sullodato autore. A. G. nuova macchina a vento per arare il terremo. Ad Auteuil in Francia si snn fatti quest'anno gli esperimenti di una macchina che sembra destinata a fare una vera rivoluzione nei sistemi agricoli. Si tratta di un aratro a vento. Per mezzo di un meccanismo semplice ed ingegnoso, questa macchina esce da se slessa da ogni solco, e può arare una granile estensione di terreno in uno spazio di tempo relativamente ristretto, con la più grande regolarità e senza che sia necessaria l'assistenza del coltivatore. Gli agricoltori del dipartimento sono già accorsi in gran nn-mero per assistere a tali interessanti esperimenti che vengano l'innovali ogni dì con successo. —--- PUBBLICAZIONE. È uscita la prima dispensa della Divina Commedia, recata in dialetto napoletano dal prof. Domenico cav. Jaccarino. Quelli che amassero associarsi faranno pervenire al suo indirizzo, Napoli, 58, Ponte di Chiaja in lettera franca, lire 2 per quattro dispense anticipate, e così di mano in mano fino alla completa edizione dell'opera.