ANNO VII. Capodistria, 1 Novembre 1873. N. 21. giornale degli interessi civili, economici, ani ministrativi DELL' ISTRIA, ed organo ufficiale per gli atti della Società Agraria Istriana. Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno flor. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Atti ufficiali della Società agraria istriana. LA TUTELA DEI CAMPI ( V. numero 16 della Provincia). Delle altre ragioni che si possono addurre contro il bando non ci occuperemo, in quanto che altra; volta già enumerate. Venendo al nostro progetto diremo però eh' esso prese una via di mezzo, non concedendo alle singole comuni soltanto il diritto di stabilire l'epoca della vendemmia, ma quello che più importa, di decidere se abbia o meno d' aver luogo il bando in genere. Il viucolo per tal modo è meno sentito nè corriamo più pericolo di vederlo attuato là, ove esso non sia desiderato dalla grande maggioranza della popolazione agricola o non corrisponda alle condizioni agrarie e morali dei singoli comuni. Qualora si accetti il bando della vendemmia non sappiamo però perchè non lo si debba estendere anche alle messi, come avvenne in altri luoghi. Molte delle ragioni addotte per 1' uno, benché non tutte, si possono far valere anche pei cereali e pei fieni. Epperò vorremmo il proposto provvedimento o tolto o esteso. Ma in ogni caso il paragrafo 14 ha bisogno di essere rifatto, imperocché dà adito a molti dubbi e racchiude disposizioni non tutte accettabili. Innanzi tutto chiediamo, che cosa intenda il progetto di legge per vigna, se la vigna agraria propriamente detta oppure qualunque fondo, su cui coltivasi la vite sia esclusivamente o accompagnata ad altra coltura, o con altre parole se la vigna agraria o la catastale. ' L'art. 47 del progetto del Comizio di Padova parla di vendemmia in genere senza alcun accenno alla qualità di coltura del fondo, donde si trae l'uva, e noi siamo perfettamente d' accordo con tale dizione, perchè se veramente si tratta di tutelare la proprietà del col- Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. tivatore che vuole far maturare 1' uva delle sue viti e d' altra parte impedire il confezionamento di vino d'uva immatura, nulla importa se le viti sieno legate a palo secco o sposate ad un albero e se costituiscano l'unica coltura di fondo o sieno abbinate ad altri prodotti. Se non che 1' ammettere il bando nei soli casi di complessi di vigne, come fa il nostro progetto, tende forse a rendere ancora meno sentito quel vincolo, della cui gravezza e poca giustizia l'autore stesso sembra quasi persuaso. Ma già questo sarebbe un argomento contro il bando, dacché ritenuto lo stesso inopportuno per una soiie di viti noi lo respingeremmo anche per 1' altra, non potendo che ammetterlo o per intiero o mai. A lenire ancor più il peso del bando il nostro progetto vuole l'accordo dei propiietari della determinata parte del territorio, che è composta o esclusivamente o in gran parte di vigne poste le une attigue alle altre. Non comprendiamo però nettamente i limiti di questo accordo. Vuole il progetto l'adesione di tutti i proprietari delle vigne di quel determinato appezzamento o si accontenta di una determinata maggioranza ? Qui ri-chiedesi una espressa disposizione di legge. Il primo caso non ci sembra probabile, giacché se tutti i proprietari di un determinato appezzamento vitifero sono d' accordo di non vendemmiare prima di un dato giorno, non occorrono più nè 1' intervento della rappresentanza comunale nè il bando, a meno chè non si vogliano una cosa e 1' altra, locchè ci sembra poco verosimile, unicamente per impedire che taluno a malgrado della parola data vendemmi prima del tempo stabilito. Il nostro progetto cade d'altronde in una disposizione, cui riteniamo un errore di copiatura e non altro, tanto ci sembra innopportuna ed ingiusta. Esso stabilisce che, ottenuto l'accordo non sappiamo se di tutti o dei più dei proprietari delle vigne costituenti o esclusivamente o in massima parte determinati appezzamenti di un territorio, la rappresentanza comunale impone il bando a tutto il territorio, sicché ove dieci proprietari abbiano le vigne attigue e formanti un complesso arrotondato, il loro solo voto basta per far imporre il bando a tutti gli altri novanta proprietari di viti sparse pel territorio o non vegetanti in vi- gne, locchè indubbiamente urta in ogni principio di equità e di giustizia. D' altra parte se tutti i proprietari, o una determinata maggioranza degli stessi sono d' accordo, perchè lasciare in potere della rappresentanza di bandire o meno la vendemmia, e non piuttosto imporgliene 1' obbligo, pel caso che si verifichino determinate premesse. Il secondo capoverso per ultimo dà il diritto al capo comune di accordare eccezioni a singoli proprietari, evidentemente perchè non tutti i vitigni vengono a maturazione allo stesso tempo, e lo stesso vitigno non in ogni posizione, non con ogni coltura. Il secondo capoverso è dettato per incontrare la più potente delle eccezioni che si fanno al bando della vendemmia ed anche per non parere che voglia impedire la coltura primaticcia delle uve mangerecce, che nei luoghi vicini ai grandi centri di consumo costituiscono un ricco ramo d'industria agraria. Ma ammesso il principio della eccezione e datone il potere al capo comune, mentre noi lo vorremmo riservato a chi emette il bando, il progetto vuole che l'eccezione non si accordi che a due condizioni, che cioè non ne venga pericolo all' altrui proprietà e che le spese di sorveglianza delle uve degli altri proprietari stieno, in quanto tale sorveglianza si renda necessaria, a carico del proprietario, cui venne concessa la vendemmia antecipata. La ingiustizia di queste due condizioni si appalesa a prima vista nè abbisogna di maggiori dimostrazioni. Basti dire che per aver Tizio creato colla sua attività un ramo proficuo d'industria agraria, cui i suoi vicini non seppero o non vollero raggiungere, egli non potrebbe fruirne, qualora l'antecipata sua vendemmia fosse per esporre le vigne dei vicini a maggior probabilità di furti, oppure dovrebbe sostenere da sè solo la spesa necessaria a far sorvegliare le vigne altrui. Siamo quindi d' avviso di eliminare del tutto le due condizioni e ridurre a maggiore semplicità l'intiero paragrafo, se pur vuoisi mantenuto, e farlo forse così suonare : "Qualora la maggioranza dei proprietari di viti di un determinato territorio, calcolata sotto il duplice aspetto del numero delle persone e della estensione del terreno coltivato a viti, chiedano che sia fissato il principio della vendemmia, la rappresentanza comunale dovrà emettere il relativo bando a seconda delle diverse qualità di uve coltivate nel territorio, sem-prechè le ragioni della minoranza, o condizioni di tempo e di luogo non consiglino l'omissione di tale provvedimento. Anche nel caso del bando potrà però la rappresentanza comunale ed in casi di giustificata urgenza il capo comune accordare l'antecipata vendemmia, ove qualità di uve, di posizione e di coltura, o altre circostanze sembrassero esigerlo.,, Abbiamo voluto una doppia maggioranza quella delle persone e quella del possesso, perchè nè il grande possidente possa imporre la sua volontà ai proprietari minori nè il proletariato rurale possa opporsi a provvedimenti agrari ritenuti necessari da chi ha maggior interesse nel progresso della vinificazione. CAPO II. § 15. Dicasi.... "non soggiacciano,,.... "vengono qualificate a delitto campestre.,, Abbiamo accettato la sola dizione "delitto campestre,, perchè è generica, mentre "guasto alle campagne,, non potrebbesi dire l'introdursi nel fondo altrui o in una via riservata o il vendemmiare prima del tempo prefisso. Dicasi pure... "e punite,,.... "qualora la presente legge non prefigga in casi determinati pene speciali. „ "Alla stessa pena sono soggette le contravvenzioni al bando della vendemmia ed alle prescrizioni emanate dal Governo ad esecuzione della presente legge. „ § 16, La disposizione, che raddoppia la multa nel caso che le bestie sieno condotte nel fondo altrui allo scopo di pascolarle, va intieramente eliminata, giacche in tal caso non può trovar applicazione la presente legge, ma unicamente il Codice penale, trattandosi indubbiamente o di furto o di malizioso danneggiamento. Chè se invece colui che condusse animali a pascolare nel fondo altrui lo fece di buona fede, cioè o per errore o perchè ritenea di avervi diritto, allora non avvi nè reato comune nè delitto campestre e pagato il danno non può aver luogo pena alcuna. A questo paragrafo vorremmo poi aggiunto un altro capoverso, che suggeritoci in parte dall'art. 18 del progetto del Comizio di Padova ci sembra ottimo provvedimento per impedire il furto : "Se 1' arbitraria introduzione nel fondo altrui avrà luogo di notte tempo ovvero con cesti, sacchi ed utensili atti a raccogliere, tagliare o trasportare, la pena sarà triplicata, a meno chè la contravvenzione non rivesta gli estremi di un attentato o compiuto reato del Codice penale. „ Il triplicare la pena è giustificato perchè 1' entrare di notte nel campo altrui o entrarvi coi mezzi di commettere il furto o di recare il danno rasentano talmente il crimine da potersi appena parlare di delitto campestre. § 20 Dicasi unicamente "di passare„ senza specificare le maniere del passaggio, per non ometterne taluna, mentre la legge vuole interdetto il passaggio in genere. CAPO III Di questa parte della legge riflettente il personale che serve alla tutela dei campi abbiamo anteriormente discorso e ci riportiamo quindi alle cose già dette. Ci occuperemo pertanto solo dei particolari. Capoverso II.... Dicasi "questi organi,,.... cap. IV "dia,, cap. V.... "raggiunga,,. Dicasi "Persone di condotta e fama intemerate, che abbiano compiuta l'età di 20 anni,,. § 24. Cap.80 II. dicasi "Una condanna giudiziale, che secondo il Codice penale abbia per conseguenza ecc.,, § 25. .... "ed in generale quando abbia difetti fisici o morali, che lo rendano ecc.,, § 26. "A chi presterà giuramento in qualità di guardia, campestre sarà rilasciata a legittimazione relativa dichiarazione scritta, la quale ecc.,, "In pari tempo hanno esse .... nel caso di necessaria e giustificata difesa.,, § 28. "quando sono in servizio ed in cose relative allo stesso.« § 29. Facendo una legge sulle guardie campestri stava bene esaurire 1' argomento senza richiamarsi a leggi anteriori, locchè toglie chiarezza ed evidenza ad una legge destinata per persone non sempre colte. Può però addursi a giustificazione che la legge citata è di competenza del Consiglio dell' Impero, mentre la presente spetta alla legislazione provinciale. Dicasi "nonché quelle,,.... "nelV atto,....."inoltre le prescrizioni. „ § 30. Dicasi "Questo sequestro.,, § 31. ' Omettasi in fine la ripetizione delle due parole "gli consegnerà,, § 32. Dicasi "deve avere e tenere in continua evidenza,, ...."che nel distretto sono addette.,, Omettasi, perchè inutile, "di tutto al più,, CAPO IV. § 33. Abbiamo già detto nella prima parte di queste nostre osservazioni, come a nostro vedere l'inquisizione e la punizione del delitto campestre debbano demandarsi al giudice. Dicasi "spettano,,... "nel cui territorio,..... "questo diritto di punizione viene esercitato quale attribuzione delegata etc.,„ omettendo "in una sfera d'azione trasmessa.,, . . Il terzo capoverso è da eliminarsi, perchè inutile. Secondo le prime parole sembrerebbe trattarsi del puro principio di accusa, mentre poi procedendosi in seguito a denuncia della guardia si decampa dallo stesso. D'altro canto molte delle contravvenzioni di questa legge sono in qualche modo d'interesse generale e pertanto noi le vorremmo colpite ogni qual volta 1' autorità ne venga in un modo o nell' altro a conoscenza. § 35. Da omettersi quel "si osserva che,„ perchè dizione impropria ed insolita in una legge. § 36. Da omettersi o modificarsi nel caso che la procedura sia demandata al giudice. Dicasi in ogni modo "Caso chè vi sieno terze persone, che non possano essere accusate di complicità, ma che abbiano avuto ecc.,, § 39. Riteniamo sufficiente l'intervento d'un solo perito giurato, e quindi da modificarsi in tale conformità questo paragrafo. § 40. Dicasi "dai giudizi„ e non "dai tribunali „ avuto riflesso ai luoghi di campagna. Il secondo capoverso suonerebbe meglio così: „Ove tali periti manchino o non si trovino in numero sufficiente, l'autorità politica dovrà istituire per questi estimi a richiesta del Comune appositi periti, assumendoli a giuramento o delegandovi ad assumerlo il capocomune.,, § 41. Da rifarsi forse così : "Nei casi delle contravvenzioni contemplate dai §§ 2 a 9 e dalle lettere a b d e k del § 12 il capocomune... (o secondo noi il giudice....) potrà fissare l'indennizzo giusta le nonne stabilite dai §§ 16 a 18 per la commisurazione della pena, ove nè il danneggiato nè l'accusato abbiano chiesto la stima del danno.„ § 42. Meglio :"gl'istromenti che servirono a commettere l'azione punibile vanno in ogni modo a favore del fondo dei poveri di quel comune, nel cui territorio venne trasgredita la legge. „ Ritenemmo da omettersi le parole "presi all' accusato,„Aal momento che la stessa disposizione dee valere anche pel caso, che non si conosca il trasgressore della legge. § 43. Riteniamo incompatibile colla semplicità della procedura per delitti campestri l'intervento di due testimoni alla pubblicazione della pronunciata nozione, dovendo bastare il capo comune o il giudice col loro attuario. Al secondo capoverso meglio "si dovrà intimargliela in iscritto facendone un sunto della rispettiva rubrica del registro delle condanne.,, § 44. Al primo capoverso dopo "distrettuale„ va aggiunto : "e trattandosi di comune con proprio statuto alla Luogotenenza. „ Al secondo capoverso va detto "non è ammissibile ulteriore ricorso.,, § 45. Il fissare, che in ogni caso 1' ammenda di cinque fiorini corrisponda ad un giorno d' arresto, ci sembra non far raggiungere quella eguaglianza in faccia alla legge, cui pure si tende. In fatti un contadino o un pastore rozzo e senza certe idee di onore trasgredisce oggi la legge e colpito dell' ammenda di cinque fiorini, cui non può pagare, subisce una giornata d' arresto. Domani ad una persona povera ma che maggiormente senta 1' onore tocca la stessa cosa. Credete voi, che furono ambedue egualmente puniti ? No certamente, imperocché per i primi i cinque fiorini valgono una settimana, pel secondo un' ora di arresto. Epperò vorremmo lasciata ai giudice o al capocomune, secondo che 1' uno o l'altro sarà competente, di fissare nella sentenza con riguardo alla fama, alla condotta, alla posizione ed ai mezzi di sussistenza del prevenuto la durata dell' arresto che in caso di insolvibilità debba sostituire l'ammenda in danaro. §. 46. Vorremo detto "si estinguono per prescrizione.,, Non sappiamo però vedere come la condanna si prescriva quando il colpevole non sia stato assoggettato ad inquisizione entro un determinato tempo, dal momento che sentenze contro ignoti non hanno luogo e quindi se uno fu condannato, ciò avvenne in seguito a procedura ed è impossibile colla presente legge una condanna senza procedura. Questo paragrafo andrebbe quindi forse così rilatto : "Il processo e la pena si estinguono per prescrizione, se il trasgressore della presente legge non venne sottoposto alla relativa procedura entro tre mesi dal giorno della trasgressione.,, Per analogia di quanto avviene cogli altri reati e per esigenza di diritto vorremmo aggiunto: "Sempre che, ove ne sia il caso, egli abbia prestato indennizzo e nessun utile più trattenga del fatto.,, In questo caso cadrebbe da sè il secondo capoverso del paragrafo. § 47. E inutile perchè imposto dal regolamento di procedura penale, ma non nuoce e può restare. § 48. Da aggiungersi dopo distrettuale "e nei comuni con statuto proprio alla Luogotenenza,,, semprechè lo facciano le altre autorità politiche. § 49. Inutile perchè detto da altra legge, ma non nuoce e potrebbe restare. Quanto però più breve sarà questa legge e quanto più chiara, tanto riuscirà più utile a chi ne deve far giornaliero uso. § 50. Quell' " inquantochè„ sembra un funesto requisito di tutte le nostre leggi, per cui tra contìnui richiami ed addentellati talvolta il legista stesso non sa più che cosa tuttora sia valevole, che cosa sia stato tolto. Che farà il podestà di campagna, che 1' agricoltore, il gendarme, la guardia campestre ? Abolite tutto quello che si riferisce alla materia di un disegno di legge, fate una legge che basti per sè' sola a regolare in modo esauriente la intiera materia, siate chiari e semplici, fuggite i richiami, gli addentellati, gli "inquantochè, —con questo voto il congresso agrario ministeriale chiese l'opera legislativa del Ministero d' agricoltura e con questo voto raccomandiamo ancor noi le nostre modeste osservazioni, dettate senza pretesa alcuna agli uomini, che saranno chiamati a far di quest' ottimo progetto legge definitiva. Trieste nell'ottobre 1873 Dr. Piccoli. La miseria in Provincia. Le corrispondenze pubblicate negli ultimi numeri e lettere che arrivano da ogni parte e informazioni di chi viene da uno o dall' altro distretto della provincia, non lasciano più dubbj ; 1' anno nel quale entriamo sarà un anno di miseria. Le condizioni atmosferiche sciaguratissime, hanno tolti quasi tutti i prodotti. Non frumento, non grano turco, non vino, non le verdure, ed olio appena in qualche parte della ristretta regione degli olivi. Vi saranno interi territori senza pane e senza lavoro ! Che farà la Giunta Provinciale ? Ché faranno i Municipi ? I singoli proprietarj ? — Da ogni parte sentiamo rivolgere queste domande. La Giunta Provinciale ha sollecitato il governo a intraprendere i lavori per la ferrovia. Ed ora sarà occupata a raccogliere informazioni onde distribuire i soccorsi dove la fame si mostrasse col suo magro aspetto. Alcuni Municipj hanno prodotte istanze al ministro delle finanze onde ottenere la sospensione delle esazioni per l'imposta. Le domande, è vero, furono rimandate perchè il Ministro non concede un tale diritto, che ai singoli interessati, ma però quelle istanze avranno dimostrato quanto generale sia la penuria e per tal modo preparato il terreno a rendere meglio accolte le suppliche dei singoli interessati. L'opera dei Municipj non cessa pei questa, ma dovrà esser volta a redigere e presentare le suppliche per tutti quelli che mancassero di mezzi. E le famiglie più bisognose saranno soccorse. I privati proprietarj, stretti anch' essi dalla scarsità dei redditi a misurare il soldo, avranno un bel pensare a rattoppare i panni e mantenere, come si suol dire, il decoro del nome, e mettere qualcosa a disposizione dei loro coloni, perchè vivano. Tutto questo sarà fatto. Ma basta forse? In generale, pare che non si sia abbandonato l'antico sistema di carità, per il quale seguendo gli impulsi del cuore, con sagrifizio, si leva il pane di bocca per dividerlo con quelli cui manca, ma che non prevede il domani appena abbia fatte tranquille le convulsioni del ventre. L' elemosina va fatta, ma quando sia possibile bisogna offrire lavoro a chi domanda pane. Sarebbe un gran bene perciò se si incominciassero ancora quest' anno i lavori per la ferrovia ; se la Giunta Provinciale potesse affrettare il termine delle trattative, perchè sia posto mano alla esecuzione di quei progetti i quali con tanta saviezza ha fatto studiare per bonifiche di terreni ; se con 1' aiuto di sussidi animasse i comitati stradali a intraprendere lavori di nuove strade o ristauri, di cui tanto abbisogniamo. Con questi mezzi, quantunque lottando con maggiori difficoltà si raggiungerebbe con risultati più durevoli, lo scopo di allontanare il fantasma della fame. Così i Municipi, secondo i loro mezzi, dovrebbero intraprendere quei lavori che da lungo sono i temi di discussione, e ancora non si fanno ; non per sola mancanza di mezzi, ma un po anche per difetto di risolutezza. I singoli cittadini non s'aspettino poi tutto dalla Giunta, dai Municipi. Converrà che anch'essi si muovano. Sarebbe delitto gettare in faccia ai miseri contadini sfiacchiti dalle febbri e dalla inedia, in molti distretti, accusa di pigrizia, come taluni, appena venuti qui, sogliono fare, non sappiamo più se per cattivo animo o per colpevole leggerezza. Ma se consideriamo la fauua dei piccoli possidenti, come il bel-1' umore di un nostro amico li chiama, dovremo pur confessare che più che iu altre classi è nella loro che si condanna a ragione la poca attività. Vediamo è vero i sintomi di uu miglioramento prodotto da quel grande iniziatore che è il bisogno, ina la schiera degli inoperosi è ancora numerosa, alimentati da quel po'di rendita che il colono stanco e spesso anche furbo, porta loro a casa, dal campo, ultimo ritaglio di proprietà che resta dei grossi possessi i quali un giorno facevano ricca la famiglia. L'inerzia, su cento, novantanove volte è la causa della distruzione di molte sostanze e l'inerzia è la causa per cui davanti all'abisso, ancora, alcuni non sanno decidersi a prendere la sola via, per cui tornare al benessere. Laboremus ! Non rimproveriamo, inoperosi, alle autorità l'inerzia. La maggiore nostra industria è quella dei campi, e i nostri campi hanno mille bisogni ed esigono le cure assidue del proprietario, il quale ignora, quanto costi un grappolo d' uva un prodotto qualunque, e quanti prodotti di più a forza di fatiche perseveranti sia possibile trarre dalla terra. Quando tutti i possidenti dedicassero 1' opera loro assidua a migliorare la propria terra sarebbero assai meno tristi le conseguenze di un anno di siccità. (r.) CORRISPONDENZE. Pisino li 8 Ottobre. L'articolo "Dall'Istria IO Agosto,, inserito nella Provincia del 1 Séttembrep. p. avvia con tutta posatezza a riflettere sulle operazioni importantissime della regolazione dell'imposta fondiaria e particolarmente sulla tariffa di classificazione concretata dalla commis- sione provinciale. Dopo questo, l'inserzione d'alcuni ricorsi de' meglio riusciti per concetto e per argomentazioni, sarebbe sufficifnte a rendere consapevole il pubblico che la questione vitale viene trattata con tutto impegno; ma non già che sembri si voglia imporre alla commissione, la quale, nessuno dubita, nella prossima tornata, in tanta coppia di cose dette e proposte, si farà pacatamente a scernere ciò che potrà condurla ad esaurire vie meglio il suo compito. Prendendo la cosa da un altro punto di veduta, 10 vorrei di sghimbescio fare alcune osservazioni sul-l'andamento delle operazioni sin ora eseguite principalmente dalle commissioni distrettuali, e far menzione di alcuni accidenti emersi nel corso de' lavori. Se la cosa è così come io me la figuro, anzi tutto mi fa d'uopo di ammettere che all'atto della nomina delle commissioni distrettuali, i membri delle medesime compresi i referenti, si trovassero affatto novizi ossia ignari delle incombenze cui loro spettava di adempiere. Si trattava di un lavoro nuovo del tutto, ripreso dopo lungo spazio d'anni ed a termini molto modificati di confronto a quelli che servirono di norma al catasto vecchio. Però col leggere regolamenti, col tenere sedute e colla finale perlustrazione dei distretti di classificazione, ritengo che i membri delle commissioni distrettuali, dopo due anni pervennero ora a comprendere 11 loro assunto sufficientemente. Il male era che si dovettero compiere a suo turno certe operazioni importanti, come lo è sopratutte quella delle tariffe, durante, e non dopo compiuto tutto cotesto tirocinio. Ma per correggere, rettificare e porre iu consonanza gli operati delle commissioni distrettuali, era chiamata la commissione provinciale. Se non che i membri della medesima, ritengo che si trovassero teste all'istesso partito come trovavansi due anni fa, queglino delle distrettuali: sopra un campo nuovo e senza previo esercizio. E così m'immagino, che per agevolare l'ispezione della congerie d' operati delle commissioni distrettuali, fosse stato presentato ai membri della provinciale un sunto in cui prevalevano le cifre: e si sa che dinanzi a queste, ogni uomo nato si rimane intontito, sino a che esso non si dia la briga di persuadersi per quali operazioni siano risultate le cifre stesse, a che, nel caso nostro, non già quattro o cinque giorni, ma non ne sarebbero bastati trenta d'indefessa occupazione. Però, se la commissione provinciale non colse nel segno, o lì presso, la prima volta, adesso, col sussidio dei reclami che conterranno tanti nuovi ammiuicoli ed indicazioni, nessuno dubita che essa sarà in grado di prendere in maturo esame e_ i fatti e le ragioni dei medesimi, per riassestare a termini giusti l'impugnata tariffa. A me sembra inoltre, che da bel principio si fosse insinuata tra referenti e membri delle commissioni distrettuali alquanta dose di sfiducia, per il che v'ebbero tra i medesimi delle sensibili discrepanze di pareri e di cifre, ma che ciò non ostante si pervenne a concretare delle tariffe moderate, con accettabili estremi, entro ai quali vi ha spazio per ogni sorta di oscillazioni. Interessante fu il contrasto qui, riguardo agli arativi nudi, i quali dietro l'elaborato fatto dal comitato risultarono passivi già nella quarta classe, e sempre peggio sino all'ottava. Fu opposto, che un terreno coltivato sempre è passivo, non sia cosa ammissibile perchè contrario al buon senso. Su di che il comitato ebbe a spiegare che le terre qui non dauno alcun prodotto senza concimazione; che il concime è tanto scarso che facendone riparto sopra tutte le terre o annualmente o in un dato periodo che dovrebbe riescire lunghissimo, le terre non arriverebbero neanche a mediocre bontà, e sarebbero perciò passive tutte; che quindi si tengono in buono stato colla concimazione alcune soltanto, onde trarre dalle medesime uu reddito ed il sostentamento; che il prodotto delle terre mediocri ed infime è tale, che le spese di coltura, come venne dimostrato specificatamente, sorpassano e di molto il valore del prodotto, se si voglia calcolare le istesse mercedi per bovi e giornalieri, tanto quando lavorano sulle terre migliori quanto sulle mediocri e cattive. Considerando però, che ogni possidente il quale non lavora la terra colle proprie braccia, non la coltivare simili terre per propria economia; considerando che il contadino dopo aver lavorato le terre migliori e quando non ha occupazione più vantaggiosa, lavora le più scadenti ad ogni altro momento, a ritagli di giornata, eseguendo il lavoro di solito quanto e come possono tutti gl'individui di famiglia, che coltivano il terreno giacche lo posseggono, colla speranza di uu eventuale raccolto, e senza pretesa e calcolo di una speciale mercede; venne couchiuso di ascrivere in via di convenienza un attivo anche alle ultime classi dell'arativo nudo. Altro battibecco s'ebbe riguardo alla rendita delle vigne. Qui le vigne assolute richiedono tanto lavoro e spesa, che coltivate a mercede giornaliera riescono passive, tale asserzione sebbene constatata dal calcolo specificato, incontrò decisa incredulità da non poterlasi superare, anzi fu trovato acconcio di stabilire che nelle due prime classi non vengano poste che vigne pure, e che nella terza si cominci la classificazione dei vitati a filari. Sicché non riescendo ciò di pregiudizio agli arativi vitati che sono la coltura generale in questo distretto, ed essendovi tanto poche le vigne pure, e la maggior parte di esse in condizioni che l'allontanano dalle prime classi, si lasciò andare a questo modo la deliberazione. Per dire quanta differenza corra tra l'opera fatta a mercede , con giornalieri o quella fatta dal contadino a ore perse durante l'inverno, serva d'esempio, che torna più conto comperare i paletti in piazza, anziché farli tagliare ed approntare netti ed appuntati, nella propria paleria attigua alla vigna. Sopra tutto valga poi l'osservazione che cognizioni precise sull'azienda rurale non si acquistano che per lunga esperienza d'economia propria e per molti confronti fatti circa l'adattamento dell'economia generale alle varie circostanze locali. Ed è da ritenersi che i membri delle commissioni distrettuali per quanta conoscenza avessero avuto dell'attitudine a produrre dei singoli terreni da loro posseduti, appena adesso, dopo fatta l'escursione pei distretti nell'intento di studio speciale, siano giunti al punto di avere una giusta idea della natura del nostro suolo, e come e dove esso si trovi in coudizioni più o meno favorevoli in rapporto a tutti i fattori da cui dipende la produttività e il reddito. E in quanto a quella, si trasse la convinzione che tanto le terre rosse che le bianche, cosi chiamate volgarmente, siano per natura propriamente improduttive, e che soltanto mercè il letame diventano fruttifere; sicché il terreno fertile non è alrimenti che quello il quale peruna serie d'anni sia stato frequentemente concimato; rari essendo i casi di concimazione gratuita sopra limitati appezzamenti, per iscòli di materie dila- vate d'attiguo sovraposto villaggio o da vaste costiere pascolive. Nelle valli stesse dove per alluvione viene importata pura la terra rossa o la bianca marnosa, il terreno è istessamente infecondo, però con ogni poco di letame può diventare ubertoso, perchè profondo e resistente alla siccità. Sicché i terreni buoni sono quelli che furono resi tali per ripetuta concimazione, mercè la quale ora sono in istato di dare un discreto prodotto per più anni cessando anche un ulteriore concimazione ed i terreni a valle, se profondi e resistenti alla siccità, richiedenti poco ajuto di letame. Ma classificando dietro questi principi, nßl primo caso si colpisce in certo modo l'attività e l'industria, e nel secondo caso si mette a contribuzione quello che in realtà non esiste, ma che ha molta facilità di essere. Dirò anche in riguardo ai boschi cedui di quercia, che si vedono talvolta terreni di molto spessore ma con pochissimo terriccio, perchè le foglietto della quercia giovane si diseccano sulla pianta e gli atomi ne vanno preda del vento e de -l'acqiia, e qui c' è poco accrescimento; mentre in qualche terreno poco profondo, con roccia calcare a struttura lamellare iu cui s'insinuano l'umidità, Turnus e le radici capillari delle piante, v'ha rapida riproduzione ed ottimo accrescimento. Non terminerei di addurre esempi: e per poco passerei a descrivere le sensazioni amene che si prova nell'osservare i vari modi di essere come ci si presenta la superficie della nostra provincia, studiata così poco sopra luogo. Infatti poco si sa quando gli studi fatti a tavolino si applicano su tratti di terreno non più estesi delle solite passeggiate. Mi ricordo dell'erronea iedea che ebbi dell'origine della nostra terra rossa; di quella del nostro lignite; della formazione delle nostre vallicole ; della nostra orografia, che riteneva tutta effetto d'erosione inillenriaria per acque piovane e torrenziali, anziché iniziata e p«- spaccature preesistenti d'anteriore sollevamento, e poscia dall'azione del ghiac-ciajo che probabilmente doveva coprire l'Istria nell'epoca glaciale; che se anche non lasciò memoria di sè con morena frontale in terraferma, perchè spinto ad estendere le sue falde in mare, ne accuserebbero l'esistenza innumerevoli strìe e scanalature ed i bellissimi tipici colli arrotondati. Cose tutte che qui da soli due anni a questa parte si vanno soddisfacentemente interpretando. Roma 6 Ottobre. Spero che i lettori della Provincia non avranno pensato che il vostro povero corrispondente sia morto, vedendo ben due numeri del vostro interessante periodico senza pure una riga da Eoma. Tuttavia eccomi ad assicurarli della mia pienissima vitalità, nonché della mia innocenza in questo lungo silenzio. A voi a persuaderli delle pregevoli ragioni, per cui non si poterono pubblicare le notizie di Roma. *) In questo mese la nostra cittadinanza non si preoccupa d'altro, che delle nuove opere pubbliche, onde il Municipio, presieduto dal conte Luigi Pianciani, intende dotare la città. Le sedute del consiglio municipale *) Per la troppa abbondanza di materie non abbiamo potuto» con nostro dispiacere, prima d' oggir dar luogo alla corrispondenza del nostro egregio amico di Berna. si susseguono incessantemente, ed il pubblico vi accorre numerosissimo, trattandosi di cose del massimo interesse generale e particolare. Si stanno discutendo uno per volta tutti i progetti edilizii, che l'ufficio tecnico municipale e la commissione esaminatrice hanno proposto pel rimutamento completo della città. 1 singoli progetti, che costituiscono questo piano regolatore, appena approvati, verranno messi in esecuzione. Il preventivo delle spese ammonta a 170 milioni di lire, divisibile in 25 esercizi. La commissione incaricata di dare il suo parere sul piano regolatore ha presentata la sua relazione. Questa relazione che, intendiamoci bene, non vincola il nostro municipio è, a dirla breve, ispirata a troppa ristrettezza, d'idee Pretendere di regolare materialmente e di abbellire Koma, conservandole l'aspetto che aveva sotto papa Gregorio, è cosa impossibile. Perciò le conclusioni della commissione non soddisfecero alcuno e furono rivedute ed emendate dal consiglio comunale, nel quale entrarono di recente con mandato eminentemente progressista parecchi illustri uomini, come l'Astengo ed il Correnti. Quest'ultimo è nome simpatico e ben conosciuto nella nostra Istria. Il municipio nel modificare le proposte commissionali volle dimostrare la sua indipendenza in cosa di tanto momento. Però, se fosse stato più previdente, avrebbe dovuto affidare un esame sì grave ad un arbitrato dei più distinti e noti ingegneri ed architetti non solo di ßorna, ma anche di quelle altre città italiane, in cui durante questo secondo quinquennio furono eseguiti i più perfetti lavori di abbellimento e di regolazione, come sarebbero Torino, Milano e Firenze. Firenze in ispecie è divenuta la più bella, la più graziosa città della penisola, a merito incontestato di Ubaldino Peruzzi. Il conte Luigi Pianciani potrebbe essere per Roma un secondo Peruzzi, e già i suoi primi atti dimostrano la energia, il ferino volere della sua tempra; é uomo degno del posto che copre. Non vuoisi però nascondere avere il Pianciani dinanzi a sè ostacoli beri maggiori di quelli incontrati dal Peruzzi. L'ingegno del primo Sindaco di Roma dirizzerebbe ben più alto e più spiegato il suo volo, se non avesse inceppate le mosse da certi parrucconi, che gii lesinano il centesimo e che pare non si vogliano capacitare che oggi nelle questioni edilizie, e qui in ispecie, chi più spende, meglio spende. Nella relazione della commissione si parla degli abbellimenti urbani come di un lusso pestilenziale da fuggirsi. Come se l'aspetto più ameno e più salubre di una città non fosse, insieme coi commerci, il più valido richiamo a nuove popolazioni accorrenti a piantarvi dimora e ad accrescere le sue risorse e la sua prosperità! Roma colla morale influenza del suo grande passato, coli' azione civilizzatrice delle sue memorie monumentali, appena resa più comoda e più atta ai mille conforti della vita moderna, crescerà di tal guisa per popolazione e per industrie, da offrire al suo municipio compensi cento fiate maggiori delle spese che esso, per abbellirla e per regolarla avrà sopportate, Qnant' è avvenuto in questi 3 anni ci è arra di sicuro compimento di questo presagio. In Roma ogni dispendio per migliorare la condizione della città non può essere che produttivo. Dal 1870 ad oggi la popolazione di Roma si è aumentata di 80 mila abitanti ed il numero dei negozii e degli uffici si è triplicato. Ora fa duopo atterrare tutti quei sucidissimi vecchi quartieri, focolari del vizio e di malattie immonde, e costruire nello stesso tempo vaste e nuove abitazioni, impiegando, come ai tempi dei Flavii, migliaia di operai, e spendendo senza lesinerie, ma con saggezza e colla sicurezza del frutto, che tale impiego delle finanze municipali sarà per produrre in un avvenire più prossimo, che non si creda. Se a questo fine occorresse un prestito, che credete che tutta Italia non accorrerebbe a porgere il suo aiuto a Roma? Certo che sì, e già non pochi municipi l'hanno dichiarato. Infatti oggi Roma è della nazione; il culto, che le si professa è un capitale ben collocato; e ce lo dimostrano gli stessi stranieri, che le consacrano con passione studio ed averi. Ci lascieremo noi vincere da loro in questo grande e' doveroso amore? In ciò stà la ragione dell'attenzione di tutta Italia e più specialmente dei Romani alla presente discussione del piano, che deve mutar faccia alla più grande e più illustre città del mtindo, qual si è la nostra. La commissione ha scartati tutti i progetti nuovi, presentati da particolari, fatta una lieve eccezione per la Galleria a Piazza Colonna. Ma non potè comportarsi ugualmente verso i lavori dell'ufficio tecnico municipale. Essa dovette riconoscere la necessità di costruire nuovi quartieri e di non mostrarsi restìa ad ogni novità. Ammise quindi il progetto dell'ingeguere Viviani pel nuovo quartiere dei Prati di Castello. I Prati di Castello sono tutta quella estensione di terreno piano, coltivato a vigna, che, partendo ad arco da Porta del Popolo al Vaticano, gira allo intorno del mausoleo di Adrinno, impropriamente detto Castel Sant' Angelo. Su questa pianura si costruirà questo nuovo rione, che collegherà Piazza del Popolo alla città Leonina, colla quale formerà un tutto complesso, cioè la Roma alla destra del Tevere. La triste muraglia di Belisario e di papa Leone sarà atterrata. Ma per facilitare i lavori converrà moltiplicare i mezzi di comunicazione oltre il fiume. Perciò si costruiranno due nuovi ponti sul Tevere fra il ponte Sant'Angelo e Porta del Popolo. Il pónte Sant' Angelo sarà ampliato con una larghezza stradale non minore di metri 14 fra i marciapiedi a banchina. Riguardo all'atterramento delle trincee di difesa, che costituiscono il celebre pentagono di Castel Sant' Angelo, questo lavoro è già stabilito da lungo tempo; ma verrà eseguito in modo, da salvare il disegno artistico di quest'opera, primo modello di fortificazione pentagonale, uscito dalle mani d'un Michelangelo, e quindi uua vera gloria italiana. Si conserveranno pure le torri merlate di Crescenzio e la gran torre Adriana, che resterà isolata in mezzo a giardini. Il fosso intorno al forte verrà colmato, ed il piazzale trasformato in vago giardino pubblico, che avrà nome Adrianeo Tralascio tanti altri progetti secondarii, ma non posso nou accennarvi quei principali, che toccano luoghi generalmente più conosciuti, e noti pure a non pochi Istriani, che studiano le cose naziouali e che viaggiarono con diletto la nostra penisola e visitarono Roma. Voi pure possedete sul vostro suolo abbondanti vestigia di monumenti pari al Colosseo, ai nostri meravigliosi templi di Vesta e della Fortuna, ed archi e colonne memorabili. I nomi quiudi delle antiche glorie edilizie di Roma, in oggi ripetuti, dovranno suonarvi cari all'orecchio e commuovervi il cuore. Fu anzitutto votata d'urgenza l'esecuzione della grande Via Nazionale, che, partendo dalle Terme di Diocleziano taglierà il Corso e giungerà al Pantheon, il quale, restituito all'antica importanza, verrà isolato in mezzo ad una nuova piazza, che diventerà il luogo classico delle arti. Il decreto reale per la Via Nazionale è stato firmato da S. M. il Re a Torino al 15 di Settembre. Questo primo felice risultato devesi alle premure ed alla fermezza dell' assessore Renazzi ed alla buona volontà del Ministro dei lavori pubblici. Furono pure approvate la nuova Via Papale, il prolungamento del Corso al Foro Romano, le tre strade, che si dipartono pel Colosseo, pel Transtevere e per la salita del Campidoglio dalla parte del Foro ed altre opere di molta importanza. Livellate le inutili fortificazioni ripuarie di Castel Sant'Angelo, rimarrà un largo spazio fra il fiume e la Rocca Adriana, e questo sarà il primo tratto dei Lungo Tevere, sulla base desili antichi. L'ufficio tecnico municipale propone che gli edi-fizj laterali ai Lungo Tevere sieno maestosi ed a portici, quali erano i prospetti dei più bei palagi degli antichi patrizi. La Commissione invece non vorrebbe i Lungo Tevere della stessa larghezza, nè a portici continui, ammette perfino case di 12 metri di fronte, consiglia la costruzione dei Lungo Tevere a tratti e respinge tuttociò eh' è grandioso, degno dell'epoca, a cui la nostra non dev'essere seconda. Naturalmente in consiglio vi furono aspre censure alla Commissione. A Roma non si possono fare meschinità. ■ Le presenti sedute del Municipio acquistano perciò straordinaria importanza; si protraggono spesso alla mezzanotte. Ognuno concorre con meravigliosa premura ed assiduità a questo lavoro, che renderà forse il presente consiglio municipale benemerito delle generazioni future e gli aprirà una pagina gloriosa nella storia delle varie edificazioni di Roma. Notate che da Romolo in poi non fuvvi mai circostanza sì solenne come questa, perchè mai Roma si trovò nella necessità di tramutarsi totalmente come in oggi. Giova altresì considerare la grandiosità delle singole categorie di lavori, ognuna delle quali potrebbe rendere fiera qualunque grande città. Ad onore degli uomini, che oggidì influiscono nel consiglio comunale è giusto puranco di rilevare la circostanza eh' essi intendono di seguire per quanto sia possibile le traccio dell'antico piano di Roma, quand' ella era nel massimo suo splendore. Perciò anche il quartiere dei Prati di Castello corrisponderebbe alla cerchia della città sotto Adriano. Al monte Testaccio e presso la famosa basilica di San Paolo sorgerà pure un nuovo quartiere. Ma «di ciò vi parlerò un'altra volta. Prima di chiudere questa mia è mio debito di cronista di riferirvi l'esito della seduta del consiglio comunale ch'ebbe luogo jeri sera. La sala era affollatissima. Il Sindaco tenne un discorso applauditissimo sul piano regolatore. Parlò per quasi due ore di seguito. Con abilità non comune sviscerò punto per punto l'ordine del giorno dei principali lavori, e concluse che, ove si credesse di poter adottare un provvedimento da rendere illusoria la discussione del piano municipale, egli non avrebbe avuto più l'onore di presiedere il consiglio. Dichiarò pure che non sapeva rendersi conto come vi fossero alcuni, che si peritano di fare delle spese nel dubbio che Soma possa ripromettersi un brillante avvenire. Questa dichiarazione fu sentita vivamente, e fu abilmente fatta per eccitare un po' di zelo in alcune persone, che fuori del consiglio inceppano gli atti delle autorità comunali. Il discorso del Pianciani farà epoca. Nella prossima seduta parlerà sul riordinamento edilizio di Roma Cesare Correnti. T. Notizie e documenti per la conoscenza delle cose istriane. I Gavardo di Capodistria. (V. numeri 13, 14, 15 e 20 della Provincia) Dopo tutto questo, nel libro Memorie della famiglia Gavardo souo trascritti non meno di 82 documenti pubblici, la maggior parte ducali, parecchi dei quali meriterebbero di essere nella loro integrità riprodotti. Ma non consentendolo le condizioni e l'ufficio della Provincia, destinata di preferenza a cose contemporanee, mi proverò di compendiarli in un Regesto, interponendovi tratto tratto, come usai finora, qualche osservazioue sulla quale invoca» l'indulgenza dell'amico lettore. 1. — 1366, marzo 3. — Marco Cornaro doge concede a Gavardo Gavardo quondam Michiele di Capodistria, per se figli ed eredi, la civilità (cittadinanza) veneziana nella più ampia forma, cioè de intus et extra. La cittadinanza de intus abilitava soltanto ad alcuni impieghi infimi e alV esercizio delle arti e della mercatura con varie restrizioni; la cittadinanza de intus et extra conferiva il pieno godimento di tutti i diritti del cittadino veneziano originario, compreso quello di poter mercanteggiare nelle scale dei veneti traffici. Vedansi il Mutiuelli - Lessico Veneto, il Ferro — Dizionario del diritto comune e veneto. poi il Galliciolli il Romanin e, più meno, tutti gli scrittori di venete storie. Questo Atto o Privilegio esiste anche all'Archivio (lei Frai'i nel Commemoriale VII a carte 56, in carattere contemporaneo o quasi, cioè del secolo XIV. 2. —1451, aprile 21. — Francesco Foscari doge, annuendo alle supplicazioni dello strenuo Santo de Gavardo, Squadrerius et Gubernator Lancearum no-strarum spezzatarum, e dal di lui fratello Gavardo de Gavardo, concede, pel caso preveduto di prossima vacanza, la carica di Capitano degli schiavi in Capodistria al di loro cognato Andrea di Tarsia cittadino Giustinopolitano. La Ducale è diretta a Marco de Lege (Leze) Podestà e Capitano di Capodistria. 3. _ 1450, aprile 1. — Francesco Foscari doge assegna sulla Camera di Capodistria ducati 1200, allo strenuo Santo de Gavardo, Squadrerius harmenta-riorum nostrorum spezzatorum, pro maritando filiam suam.... ut convenienter maritari possit. La Ducale è diretta a Lorenzo Minotto, Podestà e Capitanio di Capodistria. 4. — 1463, febbraio 25. — Cristoforo Moro doge commette, a Lorenzo Onoradi Podestà e Capi-tanio di Capodistria, di fabbricare sollecitamente una bastita, e di eseguire altri ripari sulla strada maestra «he dalle parti superiori mena a Trieste, avendo deliberato col Consiglio de' Pregadi, in seguito a instanza della città di Capodistria, di appostare un corpo di circa 80 cavalli, sotto il comando dello spettabile Santo de Gavardo, nei luoghi di Sverzenich, Corgnale e Caciti (sic) del Conte di Gorizia. Erano le prime disposizioni per la impresa di Trieste. 5. — 1463, marzo 11. — Cristoforo Moro doge avverte Lorenzo Onoradi Podestà e Capitanio di Capodistria che la suddetta bastita deve esser fatta a spese delle communità di Capodistria, Muggia, Pirano ed Isola, e lo incarica di passare d'intelligenza coi Rettori di detti luoghi. 6. — 1463, marzo 19. — Lorenzo Onoradi Podestà e Capitanio di Capodistria comunica ai Podestà di Pirano, Isola e Muggia la ducale ora indicata (v. n. 5) e li sollecita a mandare uno o più cittadini Capodistria per intendersi con Sauto de Gavardo, strenuus Ductor, e recarsi con lui e con due Ingegneri al sopraluogo per concertare il modo e la spesa della bastita da costruirsi. 7. — 1463, ottobre 13. — Cristoforo Moro doge, annuendo a supplicazione di Santo de Gavardo, eon-ductoris nostri, concede a lui ed eredi il Castelnuovo sito in partibus Istriae super Tergestum, cum omnibus juribus ecc. ecc. Nelle premesse, che, secondo il solito, enumerano i motivi della concessione è detto tra le altre : cognito quod dictus strenuus Sanctus in omnibus actionibus suis optime se jessit ad honorem et commodum nostrum, et precipue contra ingressum hostilem ducis Mcdiolani ad Abaciam Zareti, ubi virtute sua vic-toriam consecutus fuit. La Ducale è diretta a tutti i Podestà, Capitani, Rettori, Iusdicenti e Officiali delle parti d'Istria e d'altri luoghi ecc. ecc. 8. — 1463, luglio 11. - 9. — 1463, luglio 25. - 10. — 1463, agosto 9. - 11. - „ „ 18. - ( 12 - „ „ 20. -13. — 1463, novemb. 7. — j Moro, tutte dirette allo spettabile Santo de Gavardo Conductori nostro dilecto. Contengono molte particolarità dell'accennata impresa di Trieste, fatto importante e che ad ogni Istriano deve interessare di conoscere in tutti i suoi dettagli. Esse Ducali rispondono ad altrettante lettere del Gavardo, degli 8 e,.... luglio; 3, 14, 15, e 16 agosto delle quali è riassunto o s'intravede il tenore. Sono documenti che provano e la fiducia del Governo Veneto nel Gavardo, e l'importanza ) s'annetteva alla detta impresa. Vanno perciò annoverate fra i documenti pubblici della provincia, e quando la provincia potrà intraprendere la continuazione e il complemento del suo Codice Diplomatico, portato tanto avanti dalla dottrina e dall' amor patrio generoso illuminato del Kandier di riverita memoria, esse Ducali dovranno essere pubblicate nell' intiero lor teste;, che è tutto italiano e brevissimo. (*) *) Nel codice diplomatico Istriano come ci fu lasciato dal Kandier sono raccolti più di milUecinquecento documenti, dall'anno 50 dell'era volgare tino all'anno 1526. — Crediamo che iafamiglia del defunto tenga ancora alquanti esemplari disponici della preziosa raccolta. sono sei Ducali di Cristoforo 14. — 1463, novembre 17. — Esordio dell'atto di componimento stipulato tra la Repubblica di Venezia e, la città di Trieste, in seguito alla interposizione di Papa Pio II, Enea Silvio Picolomini. 15. — 1479, agosto 13. — j 16. — „ settembre 8. — \ 17 __7 _ < Quattro Ducali 18." — 1482, maggio 22^ — ' del Doge Giovanni Mocenigo diretto a Rinaldo de Gavardo Nunzio in Tuscia, (15 e 16), in Castris, al Campo di Perugia, (17,) e in Roveredo, (18.)— Esse si riferiscono a particolarità dell'interno servizio militare; ma se da questo lato non giovano alla conoscenza delle cose Istriane, giovano però a quella delle cose Venete, e mostrano che il Governo riponeva fiducia pienissima nel suo mandatario e Rappresentante, prudenti cir-cumspecto..... al quale le dirigeva. 19. — 1491, marzo 30. — Agostino Barbarigo doge concede a Gio: Filippo de Gavardo fu Santo, in vita, l'officio di pubblico pesatore della città di Capodistria e quello di stimatore dei vini di fuori, e ciò in vista dei meriti del defunto di lui genitore non solo, ma dei suoi stessi meriti, acquisiti nella guerra di Ferrara. La Ducale è diretta a Pietro Calbo Podestà e Capitanio di Capodistria. 20. — 1509, ottobre 29. — Leonardo Loredano doge commette ad Angelo Trevisan Capitano generale da mar di redimere, possibilmente per cambio, Ruberto de Gavardo ferito e preso dalli inimici, che in Trieste molto lo maltrattavamo, mentre difendeva Castelnuovo per la Repubblica, e manda che sia accettato in pubblico servizio Santo di lui fratello maggiore. 21.— 1511, novembre 17.— Leonardo Loredano doge, cum universo Collegio omniumque suffragiis, approva e conferma la elezione di Alessandro de Gavardo in Vice Collateral di Padova, in aiuto ed a pari del preesistente Marcantonio Flegona ecc. La Ducale è diretta a Girolamo Contarmi Capitano di Padova. 22. —1512, maggio 6. — Leonardo Loredano doge commette a Nicolò Priuli e a Girolamo Contarini, il primo Podestà, il secondo Capitano di Padova, di permettere che Pietro Landò Savio di Terraferma possa menar cum se nell' esercito per la revision e regola-tion della zente d'arme quel Vicecollateral Alessandro de Gavardo ecc. 23. — 1513. giugno 30. — Leonardo Loredano doge commette ad Alvise Barbaro Podestà e Capitanio di Capodistria di consegnare allo strenuo Capitano Nicolò Verzo quei Maranesi che furono fatti presoni in bocca del fiume d' Aquileja; di indicargliene uno per uno i nomi, e di promettere a quei fedelissimi, che domeniga proxima preterita li hanno presi, che le rispettive taglie saranno a loro soddisfatte cortesemente. In questa Ducale il Doge parla anche in nome dei Capi del Consiglio dei dieci. 24. —1515, settembre 30. — Leonardo Loredano doge conferma a Gio. Filippo de Gavardo, in vita, l'officio della pesa pubblica in Capodistria. e la stimarla dei vini di fuori ch'egli godeva già in forza della Ducale di Agostino Barbarigo 1491, 30, marzo (V. n. 19,) più ancora, annuendo a sua pubblicazione, concede che gli stessi Officii dopo la di lui morte passino nei figli di lui, a condizione però ch'egli riiiunzii ad un credito di 800 lire che aveva verso la Camera di Capodistria per una provisione di lire 12 al mese che altre volte gli era stata assegnata, la quale provisione andò parimenti a cessare in forza della presente prolungazione degli Officii a favore dei figli. La Ducale è diretta a Francesco Cicogna Podestà e Capitano di Capodistria. 25.— 1517, gennaio 12. — Leonardo Loredano doge ha grata ed accetta, lauda, conferma ed approva la nuova nomina di Alessandro de Gavardo in effettivo Vicecollaterale nella Curia del Capitaneato di Padova. La Ducale è diretta a Giuliano Gradenigo Capitano di Padova. 26.— 1525, aprile 12.— Andrea Gritti doge col Collegio e i capi del Consiglio dei dieci, stante la morte di Pasquale Ingaldeo Capitano degli Schiavi del territorio di Capodistria, volendo che una tal carica sia coperta da uomo probo, idoneo, e benemerito, nomina a Capitano degli schiavi Santo de Gavardo per anni dieci, coli'espressa vantaggiosa condizione che se morisse prima del compimento degli anni dieci, la carica stessa passi pel residuo tempo agli eredi di lui, o a chi più a lui piacerà. La Ducale è diretta ad Andrea Malipiero Podestà e Capitano di Capodistria. 27. — 1522, maggio 23. — Riccardo de' Scrivani del qm. sig. Giacomo di Pomario nobile di Monferrato, del sacro Palazzo in Laterano Conte Palatino e Soldato dell' Ordine equestre, cioè cavaliere ecc. ecc. valendosi della facoltà avuta dal.Venerabile D. Nicolò de' Moderati sacerdote della città di Iadera, (Zara) in Diploma datato Venezia nei confini di S. Salvatore nel Chiostro dei Prati ecc. ecc. ai IO febbraio 1512, facoltà derivata in prima origine da Diploma di Federico III Imperatore dei Romani ecc. ecc. conferisce al nobil uomo Gavardo de Gavardo figlio del sig. Gian Filippo cittadino di Capodistria, per lui e suoi discendenti, il titolo di Conte Palatino del Sacro Romano Impero e dì Soldato dell' Ordine Equestre e Cavaliere, con tutte le facoltà, autorità, potestà, insegne, grazie, privilegii ecc. ecc. di regola annessi a tale onorifico grado. Il Diploma, dato innanzi la Chiesa di S. Giacomo fuori del Borgo di Monfalcone, fu rogato da Ruggiero Tarsia di Capodistra Nodaro pubblico e cancelliere della spettabile Comunità di Monfalcone. 28. —1827, giugno 17 29. —~ „ 30. 31. 32. 33. 34. 35. 30. 37. 38. 39. 40. del Doge Andrea Gritti, Sono tredici ducali luglio 4. — 19. 23. 25. 27. 30. 4. 7. 10. 11. 14. 15. tutte dirette ad Alessandro Gavardo; importantissime perchè spargono molta luce sul fatto della occupazione di Ravenna e dei sali di Cervia, fatto che non è mai abbastanza illustrato. Alessandro Gavardo era allora a Ravenna col semplice titolo di Vicecollaterale di Padova, (V. n. 21 e 25) ma dal tenore delle dette Ducali, che corrispondono a molte lettere di lui già in esse citate, emerge che il Governo della Repubblica riponeva fiducia illimitata e nella fedeltà e nella desterità di lui. Laonde bisogna davvero concludere che Alessandro Gavardo alle virtù militari congiungeva pur quello di un abile Diplomatico. — Le citate Ducali, pei fatti ai quali si riferiscono, meritano posto fra i documenti non pure di storia veneta, ma di storia italiana, ed è un vanto per noi Istriani che un nostro Istriano sia stato adoperato in una bisogna così importante e dilicata da un Governo come il veneto avvedutissimo ed abilissimo nella scelta dei suoi confidenti e negoziatori. È d'altronde da deplorarsi che mentre gli storici veneti ricordano in questo affare Giovanni Tiepolo, Bartolomeo Contarmi ed altri, taciano affatto il nome di Alessandro Gavardo. Ma come dissi, il Gavardo agiva in Ravenna coperto dal modesto titolo di Vicecollaterale di Padova; mentre il Tiepolo e il Contarmi, messi in mostra da più splendidi titoli, sostenevano la parte brillante. Se il Gavardo non avesse trovato modo di far aprire secretamente le porte della rocca di Ravenna, il Tiepolo non ne avrebbe preso il solenne possesso; nè il Proveditor Contarini avrebbe occupato militarmente la città ove il Gavardo non avesse prima spianato destramente la via. La spada, in questo come in molti altri c>si, non fece che eseguire materialmente quello che i negoziati (la diplomazia) avevano già maturato. — Il fatto però che la non infrequente scoperta di documenti, altre volte ignorati o sprezzati, mette in luce chiarissima avvenimenti e persone dimenticate o giudicate ingiustamente anche da storici gravi, è un fatto assai confortante per quelli, e non sono pochi, che patiscono ingiustizia nel corso della modesta e spesso travagliata lor vita. Presto o tardi la giustizia e la verità devono trionfare e trionfano ! — Peccato iu questo caso, che colle dette Ducali non sieno state conservate le lettere che il Gavardo scriveva al Senato ; ma è probabile che ne sia qualche cenno od estratto nei famosi Diarii di Mann Sa-nudo, che oggi non avrei tempo di consultare.— Noi Istriani dobbiamo far voti perchè si costituisca presto la Società di Storia patria in Venezia. Gli studii e le pubblicazioni eh' essa necessariamente dovrà intraprendere, gioveranno, più che in Venezia stessa non credasi, alla conoscenza delle cose Istriane, le quali colle venete sono sifattamente commiste ed amalgamate che il separarle sarebbe affatto impossibile. 41. — 1532, maggio 28. — Andrea Gritti doge, modificando, sopra reclamo delle Comunità dell' Istria, ordini anteriori, dispone che sia armata la Galera di Capodistria, alla quale era stato nominato Sopraco-mito il cavaliere Santo Gavardo, e fia sospeso 1' armamento dell'altra Galera che si voleva affidare al cavalier D. Antonio Zaroto. Le comunità dell' Istria non si tenevano obbligate a somministrar uomini per Galere che sieno armate cum Sopracomiti di Capodistria, ma solamente per Galere cum Sopracomiti Nobili nostri, (della Dominante). Deplorabili gelosie di campanile delle quali pur troppo sono piene le storie italiane ! La Ducale, diretta a Leonardo Venier Podestà e Capitanio di Capodistria, accenna anche ad ordini speciali al Proveditor dell'armata Canal. 42.— 1533, novembre 12.— I magnifici Signori Sigismondo de Turn, Raimondo Dorimberg, Pietro Alessandrino e Girolamo Sotner Agenti e Mandatari I 355 iel Serenissimo Re de'Romani da una, e il Magnifico Signor Andra Rubens cavaliere Secretarlo e Sindico leirillustrissimo Dominio Veneto dall' altra parte, stipulano componimento, che può dirsi preparatorio alla Sentenza di Trento, col 3. articolo del quale la Rocca Castelnuovo nel Carso colla sua giurisdizione e altri suoi redditi è rilasciata a Gio: Filippo Gavardo per se i puoi eredi, salva però la superorità al Serenissimo Se de Romani, mentre coli'articolo 5. il Castello di S. Servolo, che il Sindico Veneto domandava a nome dei figli di Giovanni Ducaini, è rilasciato invece all'Imperatore. Il Componimento (concordio) è stipulato nel Castello (oppido) di Gradisca. 43.— 1535, giugno 17. — I chiarissimi Giure-ionsulti D. Antonio Queta Arbitro Regio, D. Matteo le Avvocati Arbitro Veneto, e D. Lodovico Porro co-mine Mediatore e Superarbitro, pronunciano — dovere Gio: Filippo Gavardo essere reintegrato nel possesso I Castelnuovo nel Carso colla giurisdizione in prima Istanza e altri diritti e redditi e pertinenze sue, e ciò stante x la composizione tra le parti seguita ecc. ecc. E un brano interessantissimo della famosa sen-lenza di Trento della quale altre volte ebbi a far cenno iella Provincia a proposito di cose Istriane. 44. ■— 1535, ottobre 18. — Insorte differenze ra il Capitano di Postoina, cavaliere Bernardino Malesia, che aveva percepito per tre anni le rendite di istelnovo e pretendeva appartenessero all'Imperatosi e lo spettabile Gavardo de Gavardo e fratelli rilessi al possesso del detto Castello, i quali, ap-iggiati al chiaro tenore del componimento di Gra-isca e della Sentenza di Trento, li reclamavano per ì; gli Agenti Veneti ed imperiali concordemente de-iono, che si debba procedere alla liquidazione dei latti e dei miglioramenti con riserva dei diritti spet-inti a ciascuna delle parti, sui quali decideranno i Sudici ordinari. Frattanto i Signori Gavardo perce-iscauo i frutti, ma ne tengano esatta nota per rentree conto nel caso venissero aggiudicati alla Regia Saestà o a chi per essa: fermo però sempre a favore tei Gavardo il possesso e l'esercizio giurisdizionale del tetto Castello in prima istanza. L'atto è segnato, in Trieste in casa del Magnifico D. Domenico Burlo, residenza dei Commissari Regii, (tesen ti ecc. ecc. 45. — 1545, luglio, 28. •— Atto di protesta giu-liziale di Agostino Tarsia fratello di Damiano, contro Santo Gavardo Capitano degli Schiavi, e Gavardo di ini fratello, in punto di rilascio di un moso di terra posto nella Villa di Taltoc? territorio di Casteluovo me. ecc. Sono nominati un Mathias Castellano del Castello di Svercenich, e il Magnifico Messer Enrico Eliacar Capitano di Sinosegia. (Continua). NOTIZIE. Nei giorni stabiliti ebbero luogo le elezioni dei leputati per il consiglio dell'Impero coi seguenti risultati: Nel distretto elettorale dei comuni foresi di Pa-«nzo - Capodistria - Pola, eletto Marchese Giampaolo Polesini. Nel distretto elettorale dei comuni foresi di Vo-losca - Pisino - Lossino, eletto Domenico Vitezich consigliere di finanza. Nella classe elettorale delle città - borgate e camera di commercio, eletto il Dr. Cav. Francesco Vidulich capitano provinciale. Nella classe elettorale del gran possesso fondiario, eletto Giovanni Battista de Franceschi. La Giunta Provinciale nella Seduta 19 settembre accordava a titolo di antecipazione fiorini 200 alla Podesteria di Castelnuovo e fiorini 100 a quella di Matteria onde soccorrere poveri colpiti da epidemìa; allo stesso titolo accordava fior. 50 alla Podesteria di Pau-guano per ammalati da colèra, e per imprese preservative. Visto che alcune disposizioni della I. R. Autorità scolastica provinciale escono dalla sfera di sua competenza per invadere quella riservata alla rappresentanza provinciale, la Giunta ha deliberato di ingiungere al dipartimento contabile provinciale : 1. Di non prendere alcuna ingerènza nella revisione dei conti di previsione dei Consigli scolastici locali per l'anno corrente, che gli potessero essere rimessi dall' i. r. autorità scolastica provinciale, giunta le disposizioni del decreto 7 Giugno a. c. N. 666. 2. Di rifiutare sotto propria responsabilità pecuniaria, la presentazione di qualunque assegno di pagamento venisse fatto dall' i. r. autorità scolastica provinciale a titolo di concorrenza legale del fondo provinciale nel dispendio delle scuole popolari pubbliche, il quale non fosse già contemplato dal conto di previsione peli'anno corrente, o successivamente non fosse stato assentito dalla Giunta Provinciale. Il nostro egregio comprovinciale Prof. Vincenzo de Castro dopo molti anni è tornato in patria con lo scopo di promuovere l'istituzione dei giardini d'infanzia, dei quali egli si è già fatto benemerito propugnatore del Regno. Sabato 25 scorso, abbiamo avuto il piacere di averlo tra noi, dove ha letto, nella sala delle scuole popolari, un applaudito discorso per dimostrare l'assoluta necessità di riformare le scuole, incominciando la riforma dall' asilo d'infanzia ; raccomandava a formazione di un comitato per l'istituzione di un giardino d'infanzia. L'egregio professore non ignorava che qui, esiste un asilo di carità, dei primi fondati in Italia (1839) col metodo Apporti; ma non era stato informato che pei-deliberazione 2 Novembre 1872 della Rappresentanza comunale, venne affidato ad uno speciale Comitato l'incarico di riformare il nostro asilo, seguendo i nuovi metodi Fröbeliani. Le sue calde raccomandazioni gioveranno ugualmente, ad affrettare l'opera del comitato resosi per altri titoli assai benemerito. Ma, l'asilo di carità non basta; bisogna provvedere alla educazione dei bambini delle classi più agiate, i quali vediamo ancora avviarsi ai soliti depositori di fanciulli, col cestellino della merenda, facendosi risovvenire i nostri primi anni ed il baubau della maestra ! Raccomandiamo a qualcuna delle più coraggiose nostre giovani maestre di provvedere alla istituzione di un giardino d'infanzia per le classi agiate, certi che troverà tutto 1' appoggio nel patrio Municipio ed in tutte le famiglie che hanno a cuore l'educazione dei propri figli. La Rappresentanza Comunale di Capodistria nella seduta del 24 Ottobre, deliberava a voti unanimi la istituzione della sesta classe onde organizzare la scuola civica femminile secondo la proposta del consiglio scolastico locale. Alla chiusa del mercato delle uve nella piazza di Capodistria, risultava che furono portate al mercato e vendute le seguenti quantità : Uva Befosco libbre di Vienna 56832. Uve varie libbre di Vienna 67099. Il Befosco venne venduto al prezzo medio di soldi I6V4 libbra, le uve varie a soldi 11. Il Progresso annunzia che si sta formando in Trieste una società di pesca e piscicultura. La società avrebbe in mira di procurare la propagazione del pesce in vasche costruite secondo i migliori sistemi, la conservazione di crostacei in appositi vivaj, l'appostamento di serragli e la costruzione di nuove tonnare. In una parola, sviluppare l'industria della pesca marittima secondo i più recenti sistemi. Le operazioni si estenderebbero per ora nel golfo e nelle isole del Quarnero. La società operaia Triestina tenne il suo annuale congresso. Dal Eeso-Conto apprendiamo che durante 1' anno furono distribuiti per sussidi di malattia fiorini 25546 a più che mille soci : furono sovvenuti per morte di loro membri quarantasei famiglie, e ad altre famiglie fui ono distribuiti sussidi straordinari. Furono spesi f. 1295 per istruzione. Il capitale sociale ascende a fiorini 36,601. Nel territorio di Monfalcone e Sagrado si è costituito tra i proprietarii di terreni un consorzio per un canale irrigatorio. Hanno aderito al consorzio i proprietari di 8075 jugeri, cioè di 4/5 dei terreni irrigabili. — Ecco iniziata un opera che renderà felici quei paesi; e il progetto per il consorzio del Fiumicino ? ! Il raccolto dei grani in Italia è buono ; in Francia, soltanto un quinto del territorio ebbe un raccolto passabile ; in Inghilterra sufficiente ; in Germania scarso ; l'Ungheria ha grani magnifici, ne esporterà varii milioni di ettolitri; la Svizzera ha il bisogno; ottimo in Valachia, Moldavia e Bessarabia, nella Turchia e Crimea ; in Spagna si è raccolto in abbondanza, dove si è potuto seminare ! ; gli Stati Uuiti dispongono di uua grande quantità di grano per 1' esportazione. Il giorno 20 dello scorso mese venne inaugurato a Roma, in Campidoglio, l'XI congresso degli Scienziati italiani. Vi assistevano : il conte Mamiatii i ministri Scialoja e Finali, il sindaco Pianciani, molti senatori, deputati e gran numero di scienziati italiani ed esteri. tarietà. Stoffe italiane di Bisso.— Nella Galleria Italiana all'Esposizione di Vienna si veggono esposti un manicotto, una mantiglia e qualche altro articolo di manifattura per signora, fabbricati con una stoffa singolarissima formata di fibre di un color biondo. Quell'ammasso di fibre tessute con una sorta di peluria le dà l'apparenza di una pelliccia. Tuttavia la sua lucidezza, il suo aspetto velluttato non permette di prenderla per la fulva pelle di una belva. Nel profondo mare della baia di Taranto e nei golfi delle isole vicine vive la Pinna nobilis 0 Pinna marina, che è uua specie di mollusco. Il bisso, così chiamasi la lunga barba che orla come una frangia la conchiglia di quel mollusco, forma quella bella fibra bionda, che non può paragonarsi se non ad una morbida capigliatura di donna. Quelle migliaia di fibre servono all'animale di antenne e di apparecchio nervoso. Però non ha mai rappresentato una gran parte del regno della toeletta, quantunque le matrone romane lo guardassero sempre con occhi di cupidigia a causa della sua grande rarità. I re di Napoli si servivano un tempo di quella stoffa per fare dei regalucci nel primo dì deiranno ai loro favoriti. Ella serve pure di ornamento ai mantelli imperiali, e Maria Luigia un giorno ebbe vaghezza di farsene fabbricare uno sciallo. Qui finisce il lato storico di questa stoffa singolare. II mare non ha mai cessato di rigettare sulla spiaggia quel genere di conchiglie di cui anche oggidì si estrae una grandissima quantità di bisso, coi quale si tesse sempre la stoffa per lavorare alcuni minuti oggetti di abbigliamento. Un' importante collezione. — Fra gli oggetti d'arte spediti dall'Italia all'Esposizione di Vienna, destò molto interesse la meravigliosa collezione del professore Alceo Feliciani di tutte le specie di pietre che furono adoperate per la costruzione dell'antica Roma. Questa collezione è composta di 760 quadrelli di pietra levigata, aventi ciascuno 140 millimetri di lunghezza sopra 83 di larghezza e 22 di spessezza. Vi si vedono le più belle e rare specie di pietra, come pure alcuni campioni di pietre svariatissime per oggetti d' arte dall'alabastro al granito. Questa collezione, per qualità 0 quantità può riguardarsi come la più importante del suo genere. Essa è frutto d'un lavoro di sedici anni; contiene dei campioni che valgono tant'oro: e non ha solo un grande valore dal punto di vista mineralogico ma è altresì importantissima per lo studio dell' archeologia; avvegnaché ne porga un'idea dell'antica magnificenza e dello splendore dell'eterna città, e richiami alla mente i giorni gloriosi dell' antica Roma, quando, metropoli del mondo incivilito, metteva a contribuzione l'Europa, l'Asia e l'Africa, per abbellire dei loro marmi preziosi i suoi monumenti.