ANNO XIX. Capodistria, 1 Dicembre 1885. N. 23. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Il processo di Pier' Paolo Vergerio di L. A. Ferrai. (Archivio Storico Italiano Tomo XV Firenze Vieusseux) *). Per ordine di Monsignor Della Casa fu istituito un secondo processo contro il Yergerio, e quasi contemporaneamente a Capodistria, a Padova ed a Venezia. Da una lettera del Podestà di Capodistria Girolamo Cicogna del 15 Gennaio 1549 (filza V Archivio del Santo Offizio) si ricava con sicurezza che il processo fu ripreso a Capodistria non prima del 15 Novembre 154S, e. si noti bene, non solo contro il Vergerio ma anche contro i complici e seguaci. E di vero contro Vergerio de Ver-geriis nipote del vescovo deposero Domenico Vergerio e Luca di Boltesane, accusandolo di aver negato „esserci Christo nell' Eucharestia." Item Domenico Vergerio figlio „de messer Ieronimo Vergerio et messer Zorzi pitter" accusarono Giuliano del Bello di aver negato il medesimo dogma. Anche furono esaminati Piero de Zuanne quondam m. Michele detto Fafa et Messer Marco Nlitio. Questo Marco Nutio fu cugino del celebre Muzio giustinopolitano ; ed è troppo noto come il Nuzio latinizzasse così il suo cognome. Altri accusatori furono Messer Francesco Du-caino, Messer Bartolo Petronio, Domenico de Spa-tariis, maestro Olivo Covaz fabro figlio del maestro Nicolò Covaz, e questo „per quanto ha sentito dire in Ponte ed alla bottega de' Sereni, dell' Angelo del Bello, del maestro Domenico Barbiere. Item maestro Battista Piazza, circa tutto che ha sentito nella sua bottega da Cristoforo di Claudio et da Dominico Haiter marangone." E finalmente il Zupani ') ed altri villani della villa testimonianti contro *) Continuazione. Vedi num. 11, 12, 14, 16, 19, 20. ') Devesi leggere il Zupan, nome equivalente a Sindaco, Podestà; e non Zupani quasi fosse cognome. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. il nipote del Vergerio d' avere domandato la chiave del Sacramento al Zupan, gridando: mostra qui questa chiave, che ti farò vedere che egli non è cosa alcuna, ma solo tarme et sporchezze et simili impietà." Dal secondo processo di Capodistria, nota opportunamente il Ferrai, apparisce che le accuse dei Capodistriani furono assai più gravi di quelle che risultarono dal processo di Padova; e ciò per ispirilo di parte e in odio alla famiglia dei Vergeri. Non solo accusarono il Vescovo di distogliere dal culto dei santi, rinnovando le storielle del primo processo ; ma condirono di molta malignità le nuove rivelazioni, quando a dirittura non dissero il falso. E falsa fu per vero 1' accusa che il Vergerio negasse il sacramento della penitenza e schermisse la messa ; come già fu dimostrato, e come si dimostrerà meglio con 1' esame del processo di Padova. Che più tardi, di negazione in negazione, e trascinato dagli avvenimenti, il Vergerio più o meno accettasse in questi punti l'eresia di Lutero, è un' altra questione. E qui per conto nostro tratteniamoci ad osservare un' altra cosa. Anche in questo secondo processo i testimoni d' accusa contro i Vergeriani sono accattati nei bassi fondi del popolo capodi-striano : principali accusatori il maestro Covaz fabro, e il maestro Battista Piazza; sono essi che hanno sentito parlare in Ponte e nelle loro botteghe; essi i referendari di tutti i pettegolezzi messi in giro dagli sfaccendati contro i Vergeriani ; e specialmente contro il Del Bello. Forse io m'inganno ; ma qui mi pare faccia capolino l'antico odio dei popolani contro i Siori. Ed anche si osservi come nelle botteghe e in Ponte, centro anche allora di affari e di chiacchiere, si parlasse sfavorevolmente della riforma ' e dei pretesi suoi seguaci : segno evidente che il protestantismo non fu mai popolare a Capodistria, come in nessun altro luogo dell' Istria veneta. Ed ora passiamo a dire del processo di Padova il quale, se non ha per noi un interesse locale, è però della massima importanza a ben conoscere la mente del Vergerio. Tra i primi interrogati a Padova dal suffra-ganeo del Vescovo il 17 Decembre 1548 apparisce un tal de Negri da Cipro studente. Riferì questi i discorsi di Monsignore sul matrimonio dei sacerdoti, affermando che se i preti avessero moglie si potrebbero evitare molti inconvenienti che si ripetono del continuo ; sul libero arbitrio e finalmente sul caso del povero Spiera, come si è detto di sopra, divenuto pazzo, perchè avea abjurato la riforma, tornando al cattolicismo. E singolare come questo caso di mania religiosa producesse tanta impressione nella mente del Vergerio, fino a giustificare poi nella sua coscienza il passaggio al protestantismo. Altro accusatore del Vergerio fu utf canonico di Capodistria Peregrino Spadari domiciliato a Padova in contrada di San Lorenzo nella casa del conte Giulio Zabarella. Questo canonico ci fa sapere che il Vergerlo andava all'Università in abito episcopale „ad audiendnm dominum Gribaldum et alios" che si faceva circondare dagli scolari, e li invitava in casa sua, dove uno di essi „legebat epistolas Sancti Pauli cum expositione Philippì Melanctoni. " Segue la testimonianza di Giovanni Battista Pancetta dottor Padovano, e di Bernardino Scar-deone lo storico, poi canonico della cattedrale e allora parroco di Santa Maria delle Murelle. Il dotto e pio prete non volle aggravare lo stato del Vescovo; solo disse che ,,el mi pareva una dotta persona et gratiosa per aver uno bel parlare, et dotto, et non sapeva queste sue male pratiche, im-perhè non volsi sua conversation." Ma la deposizione più importante del processo di Padova è quella di messer Iacopo Nardini ospite del povero Spiera. Il prof. Ferrai la riporta per intero, quale „documento irrefragabile della sincerità e della forza di quel sentimento per cui Pietro Paolo Vergerio scosse la polvere dei calzari e abbandonò finalmente la chiesa." Riserbandomi di analizzare per ultimo questa sincerità e forza di lentimento, trascrivo qui i punti più salienti di questa deposizione. „Et interrogatits ci. Episcopus cum dieto Francisco Spiera, quando veniebat ad eum respondit haec vel similia verbo, eundem effectum importantia.......cioè M. Francesco che voleva fare? voleva desperarne? voi avete il buon nome et dovete operare in Christo, in Dio, che non vi abbandonerà........Et Francesco li rispondeva : che 1' era troppo grande la sua offexa per la quale il non credaria che Idio li perdonassi .... Al quale il ditto vescovo li rispondeva: M. Francesco, leveve de questa fantasia, et habiè questa ferma fede che Cristo perdona a imi .... et sopra questo li allegava molti detti de lo Evangelio et de Sancti, et diceva cum tanta vehementia che li vegniva le lacrime, et anche queli che erano presenti piangevano. Et si fece portare li uno misale e li lesse il passio et altri evangelii, dove Christo chiama a sè li peccatori che non vanno a lui.....Et cusì il ditto vescovo se inzenochiò et cusì li altri cum le berete iu mano, et diceva il pater noster......Et factis aliis interrogatoribus testis dixit.....il ditto monsignor esortava ni. Francesco Spiera dicendoli: voria m. Francesco che me facessi uno piacere, che fossi contento de con/essarve et de comunicarve .... e voltandosi a noi : saria bona cosa far vegnire il sacerdote cum el sacramento, che forsi Idio li meteria in core de riceverlo. Insignificanti deposizioni fecero ancora il vicario di San Leonardo, il dottor Francesco Bona-fede, medico dello Spiera e Andrea da Brescia lettore all' Università. E così fu chiuso il processo.*) P. T. Storia, DFatria, il. SUMMARIUM sive INVENTARIUM omnium iurium, instrumentorum et scripturarura spectantium ad Ecclesiam et Episcopatum Aemouie ab anno 1228. Buie. A. 1272. 8. Maggio 1. XV. Il vescovo di Cittanova, Nicolò, acquista un prato nelV agro buiese. Exemplum sumptum ex quodam libro existenti in Capsa abeti Episcopatus Emonie, cooperto Carta Ber-gamena ad C. 63. Anno Domini Milesimo Ducentesimo septuagesimo secundo, indictione XV die octavo intrante madio, Actum Bulleis presentibus Presbytero Martino Basapegora, Do-minico filio petri de Inclisenda, Henrico Videti, et Ful-cando et aliis. Ibique Vitalis Margarethe Capellarii et uxor sua Dominica vendiderunt et tradiderunt per se et suos he-redes Domino et Venerabili Patri Nicolao Dei gratia *) Al prossimo Numero la fine; poi l'appendice del Tomasich. Episcopo Emoniensi et suis successoribus, Unum suum pratum iacentem in confinio Bullearum in loco ubi dir citur fons Prati, cui coheret ab uno latere pratum Domine Bone uioris q. Andree Umagi et ab uno latere idem inferius possidet Constantiuus Buliese et ab alio latere curit via publica, et de sup adest dictus fons prati vel si qui sunt ei confines, ad habendum tenendura possidendum seu pro anima iudicendum, et omnem suam voluntatem ac utilitatem ex eo faciendum, quem Pratum habebat dictus- Vitalis in societate cuna predicto Domino Episcopo Nicolao per medium et dietam suam partem ei veudiderunt atque tradiderunt cuni superiori-bus et iuferioribus confinibus predictis, vel si qui alii sunt ei cum accessibus et egvessibus suis, usque in viain pnblicam, et cum omni iure et actione aut. requisitane sibi aliquo modo pertinente ac spectante pro pretto octo librarum denariorum Venetorum parvornm de qui-bus sibi bene et integre soluti vocaverunt et pacati re-nuntiantes exceptioni non dati et non recepti sibi dicto tempore contractus, et omni legum ausilio, dantes ei licentiam et omnimodum potestatem atque corporalem .....intrandi diete rei promitentes per se et. suos he- redes dicto D. Nicolao Episcopo et suis successoribus dictum pratum ab omni persona sive homine silicet dietam partem prati, quam liabebant pro indiviso cum predicto D. Episcopo vareutare defendere et disobligare in ratione vel executione in pena et sub pena dupli extimationis dieti prati, ut pro tempore plus valebit et meliora-tum fuerit in consimili loco sub extimatione bonorum omnium, et pena soluta vel non, haec carta venditionis semper integra permaneat. Ego Thomas Incliti D. CI. Patriarche et 1 strie atque Carinole Marchio notarius interfui rog. scripsi et corroboravi. III. Venezia, a. 1453, J. I. IO ottopre. Il patriarca di Venezia, Lorenzo Giustiniano, investe Giovanni e Nicolò figli di Almerico de1 Verzi della decima di Gradigna, feudo del vescovato emoniense. In Christi nomiue Amen. Anno nativitatis eiusdem millesimo quadrigentesimo quinquagesimo tertio, Indic-tione prima, die decima mensis Octobris. In audientia patriarcali^ palatii Venetarium. praesentibus spectabilibus et generosis Dominis philippo foschari et urbano eius filio testibus idoueis ad hoc specialiter vocatis habitis et rogatis. Reverendissimus pater D. Laurentius iusti-nianus miseratione divina primus patriarca Venetiarum Dalmatieque primas ad cuius patriarchalem mensam spec-tant et pertinent de iure Episcopatus olim Emoniensis et eius iura et bona omia mobilia et immobilia per u-nionem annexiouem et iucorporationem factas per sanc-tissimum dominum nostrum dominum Nicolaum divina Providentia p. p. quintum : de praemissis eidem patriar-ebatui Venetiarum volens praedeessorum olim eepisco-porum Emoniensium liberalitatis vestigia imitari; Viso et considerato quod nobilis vir dominus hieronimus ferro domini Iohannis filius tamquam procurator et cognatus nobilium Civium Iustinopolitanorum ser Iohannis de ver-ciis dicti el guerzo et ser Nicolai fratrum et filiorum ac haeredum ser Almerici de verciis de cuius procura- tione constat publico instrumento scripto et publicato manu ser Melcliioris de Sabinis de Iustinopoli publici imperiali auctoritate notarii MCCCCLII Indictione XV die XXIIII novembris. Coram ipso Domino patriarcha productus debita cum instantia comparuit coram eo in audientia sui patriarchalis palatii et cum ea qua decet Reverentia procuratorio nomine quo supra petiit et re-quisivit investiri debere ab eo ad rectum et legale pheu-dum et de iure recti et legalis plieudi de tota et integra decimaville gradine Emoniensis dioecesis et de omnibus et singulis aliis decimis et pheudis seu partibus decima-rum et pheudorum et iurium de quibus olim ser Alme-ricus pater dictorum constituentium et sui antecessores de prole de vereis fuerunt legitime investiti ab Episco-pis olim Emonie offerens se iurare et promittere dicto nomiiie fidelitatem debitam ut est moris et omnia alia facere quod de iure et antiqua ac observata consuetudine dictus ser Almericus et sui progenitores pheudatarii facere consueverunt et fecerunt et produxit unum instrumentum investitionis dicti ser Almerici per quod fidem fecit de investitione antiqua dictarum decimarum et Iurium recti et legalis plieudi. Omnibus visis et bene conside-ratis dietam presentationein petitionem et requisitionem productas tamquam bene et legitime factas admisit et ac-ceptavit. Et illieo prefatum dominum Ieronimum procuratorio nomine quo supra corani ipso genuflexum ... et predictis ser Iohaune ac ser Nicolao de vereis constitu en-tibus et eorumheredibus etliberis masculis ab iis legitime descendeu tibus recipientibus ad rectum et legale pheudum et iure recti et legalis plieudi cum anulo suo aureo quem te-nebat in manibus de tota ac integra decima Ville gradine districtus justinopolis et Emoniensis dioecesis quam pröfatus ser Almericus silique progenitores ab ipso olim episcopatum investitionem habuerunt et recognoverunt cum omnibus iuribus redditibus fructibus obventiouibus usufructibus proventibus utilitatibus comoditatibus actio-nibus et iurisdictionibus eidem decime spectantibus et pertinentibus legitime et actual investivit. Ad habendum tenendum usufructuandum gaudendnm possidendum et percipiendum et de ipsis faciendum omne suum comodum et utilitatem. Salvo semper iure investitionis quo episcopati Emoniensis noscitur pertinere. Quare prefatus Vir nobilis dominus Hieronimus procurator dicto procuratorio nomine eidem Reverendissimo patri Domino patriarche per se et suis successoribus stipulanti recipienti solemni stipulatione promisit et manu tactis scripturis ad sacra dei evangelia Iuravit et prestitit debite fidelitatis et ho-magii in huiusmodi consuetum debitum iuramentum et facendi observandi et adimplendi erga ipsum Dominum patriarcham et successores suos omnia que tam de iure quam de approbata consuetudine per veros vassallos tam de iure quam de consuetudine iuxta et capitula vassal-lorum fieri observari debet ad plenum. De quibus omnibus supradictis et actis prefatus Dominus patriarcha ad perpetuam rei memoriam fieri duo publica intsrumenta videlicet pro qualibet parte unum mandavit mihi notarlo infranscripto : Ego Antonius Tacobi civis Venetus publicus imperiali auctoritate notarius et patriarchalis curie Venetiarum scriba ac cancellarius premissis omnibus presens fui et de mandato ut premittitur scripsi et signum meum consuetum opposui. Ego petrus rauscatellus scriba et cancellarius Curie episcopalis Emoniensis de mandato Reverendissimi Domini Marci Antonii foschareni episcopi Emoniensis suprascrip-tum autenticum instrumentum hic registravi, anno domini 1521 19 augusti. (Continua) ZLT otizie Un illustre poeta fu rapito alla venerazione degl' Italiani, e la sua morte è cagione di lutto per le lettere e per la patria a cui rese distinti servigi. Il venerando Andrea Maffei esalò la grande anima nel giorno 27 a Milano dove soggiornava da poco. Nacque a Riva nel Trentino sul principio del secolo. A 18 anni una sua parafrasi poetica degli Idilii di Gessner si meritò i più alti encomi di Vincenzo Monti e moltissime edizioni. Tradusse i Masnadieri di Schiller e quindi alternò al teatro tedesco la cupa e profonda filosofia dello Shakespeare. Egli lascia quindi una preziosa eredità letteraria e sarà salutato tra i primi e più validi propagatori di nuove forme dell' arte in Italia. La salma di Andrea Maffei fu tumulata alla villa di Santo Alessandro presso Riva nella cappella della famiglia Lutti a lui legata dai vincoli della più devota amicizia. 11 25 m. d. fu convocata la nostra Dieta per 1' ordinaria sua annua sessione. L' adunanza indetta dalla Società politica istriana per la scelta del candidato alla carica di deputato alla Dieta per il collegio del grande possesso, che doveva aver luogo il 27 a Parenzo, fu rinviata a Sabbato 5 dicembre. Vogliamo sperare che gli elettori accorreranno numerosi alle urne per dare saggio di concordia che è il modo migliore di manifestare i propri sentimenti patriottici. Il Consiglio agrario provinciale tenne nel 19 decorso la sua seconda seduta nella quale vennero presi parecchi provvedimenti per l'impiego dei sussidi elargiti dallo Stato pro 1885. Vennero poi discussi i progetti di legge in argomento agrario da presentarsi nella prossima sessione della Dieta, e vennero approvati il regolamento interno e il regolamento elettorale per i comizii distrettuali. Lunedì 16 volgente mese, nel nuovo edifizio dell' Istituto agrario in Parenzo, ebbe luogo 1' apertura della Scuola-Convitto, riordinata sulle basi suggerite dal trascorso periodo di esperimento. La Scuola-Convitto, in questo primo anno di Corso, avrebbe dovuto contare soltanto sei allievi convittori, per accoglierne altri sei nel secondo anno ; ma per poter iniziare la Scuola subito con un discreto numero di scolari, si pensò di assumere due interni di più ; cosicché, unitamente ad un esterno, la Scuola ora annovera 9 allievi di primo anno. In questo modo venne anche parzialmente compensata la sospensione dei posti, che per ragioni di opportunità furono conferiti, ma non coperti nell' anno scorso. Di questi nove allievi, 2 sono di Albona, 1 di Pola, 1 di Gherdosella, 1 di Sovignacco, 1 di Veglia, 1 di Gollogorizza, 1 di Pinguente ed 1 di Momiano. All'ufficio di maestro-prefetto del Convitto venne chiamato il sig. Luigi Baselli, già allievo della Scuola agraria provinciale di Gorizia, e dell'Istituto eno-pomo-logico di Klosterneuburg. Il Convitto è retto colle norme vigenti nei migliori istituti agrarii. L' orario diurno invernale pei giorni di lavoro assegna dalle 5 V2 aut. alle 9 '/2 pom. 7 ore al lavoro manuale ; 2 ore alla scuola elementare di lettura, scrittura, aritmetica, e registrazione rurale : 1 ora alla scuola d' agricoltura ; 1 ora allo studio : 72 ora alla pulizia dei ferri, degli attrezzi e delle macchine; ed il rimanente del tempo alla pulizia personale, ai pasti, alle trasferte al podere ed alla ricreazione. I locali del Convitto, arredati con modesta semplicità non priva di eleganza, soddisfano alle esigenze dell'igiene e del decoro. 11 dormitorio, il lavatoio, il refettorio, la cucina, le aule scolastiche, sia per ampiezza dei locali, sia per comodità di servizio corrispondono per intanto pienamente allo scopo. Così dallo stadio preparatorio, la nostra Scuola agraria può ora dirsi pienamente passata al suo definitivo assetto, che non tarderà a rendere palesi le virtù latenti di questa nobile e feconda istituzione della nostra Provincia. (I,tria) Ci viene partecipato dal Circolo Accademico Italiano residente in Vienna 1' esito seguente delle nuove elezioni : Presidente Domenico Ossi ; vicepresidente Rocco Pierobon ; direttori effettivi - segretario Alfreddo Zanolla, cassiere sociale Lodovico Braidotti, cassiere della sezione di Mutuo soccorso Roberto Sossich, bibliotecario Matteo Baylon, provveditore di giornali Paride Candioli; direttori sostituti Giuseppe Piacentini, Giulio Mittem-pergher, Giacomo Marchiò, Domenico Borghetti, Ugo Contento. I neo-eletti promettono che non risparmieranno fatiche e sagrifizi, affinchè quel circolo accademico italiano, battendo la via sulla quale lo hanno indirizzato i loro predecessori, riesca ad occupare tra le molte società accademiche quel posto a cui lo vuole chiamato il suo nome. La commissione del fondo sussidi a studenti poveri italiani presso 1' università di Graz ci rimette il resoconto dell' anno scolastico 1884-85, in cui si trovano gl' incassi provenienti da private oblazioni, e da-gl' interessi dei capitali, nonché i sussidi conferiti mensilmente a quelli che a lei si rivolsero. Vi fu pertanto n'entrata nel 1884-85 di fior. 1444-26, con un inasso di fior. 237.17 — totale fior. 1681.43; un esito Idi fior. 175; quindi un civanzo di fior. 1506.43 che resta a censo presso la Cassa di risparmio a Graz ; mentre il relativo libretto e un' obbligazione di fior. 300 sono depositati presso la questura dell' università stessa. La commissione del fondo suaccennato ringraziando i gentili oblatori, raccomanda sì proficua istituzione all' ambito loro appoggio. Il ministero italiano della pubblica istruzione ha deciso che si abbia a compilare dalla Reale Accademia di Belle arti di Milano il programma del pubblico concorso che deve essere indetto per la scelta del disegno da adottarsi per la facciata del Duomo di quella città. Tutti devono essere lieti che una questione d' arte risguardante un monumento che è una delle maggiori glorie artistiche non solo d1 Italia ma del mondo, si avvicini alla sua soluzione. Intorno all' epoca della fondazione varie sono le opinioni, ma tra le più competenti è certo quella di Cesare Cantù espressa or ora in un articolo pubblicato dalla Perseveranza, del quale rechiamo qui la fine : Non sono avezzo (così l'illustre Cantù) a domandare scusa dall' asserire le mie convinzione anche quando discordano dalla comune e tolgono illusioni inoculate nella coscienza popolare, sostituendo alla leggenda la storia. Con non solita cortesìa il Cerniti, volle rivendicare il merito a Gian Galeazzo Visconti, ma, malgrado le sue ragioni, io attribuisco questa stupenda mole alla devozione del popolo (corda fìdelium) nel pensiero ; ad architetti nazionali per 1' erezione, alla potente confidenza dei milanesi per la continuazione e speriamo pel compimento. Si parla (continua lo stesso Cantù) di solennizare nell1 anno venturo il quinto centenario del cominciamento del Duomo. Possa per allora essere raggiunta la certezza del tempo e dei nomi, e compita una descrizione di quell' ettaro di terreno che è coperto da questo insigne monumento di arte e di religione, che eccita la meraviglia degli stranieri e la compiacenza dei cittadini, che, uno e vario, originale e regolare, maestoso ed elegante, risuonando di inni e di supplicazioni, sfidale artistiche intemperanze e gli arro ganti confronti degli edifizi improvvisati dall' industria e dalla moda. ---- Alle notizie qui recate sull' epoca della fondazione del Duomo di Milano aggiungiamo le seguenti riportate in numero posteriore della Perseveranza. Giustamente l'illustre storico Cesare Cantù, nella lettura fatta recentemente all'Istituto, rimarcò la nessuna autenticità della lapidetta : El principio del Duomo di Milano fu nelV anno 1386. Neil' associarmi al verdetto dell' illustre storico, al quale professo tanta venerazione, non sono tratto da un semplice bisogno di critica, ma da nuovi documenti rinvenuti nell' Archivio del grande Ospedale, e che per questo fatto pare siano sfuggiti alla pubblicazione degli „Annali della fabbrica del Duomo." Si tratta di registrazioni di memorie, scritte con caratteri dell' epoca, e recanti i fatti più importanti riguardanti P origine del Laghetto, che, come è noto, fu nel 1805 ceduto all' Ospedale dalla suddetta Fabbrica del Duomo. — Fra quelle registrazioni trovansi le seguenti : „MCCCLXXXVII „Adì.....del mese di febraro fu principiato la giexa del Domo de Madona Sancta Maria Mazore di Milano." MCCCLXXXVIII a di e ... . „loh Galeaz Visconte conte de Virtù Signore de Milano concedete et donò el monte de predere de mar-moro di Lucarolo et Margozano et tutte quelle che spectano al monte et sono registrate ali libri de la fabbrica. " Pietro Canetta Archivista dell' Ospedale L'INDIRIZZO DI PARENZO Pubblichiamo nel nostro periodico come documento assai significante, il nobilissimo indirizzo, firmato da oltre quattrocento de' più ragguardevoli cittadini di Parenzo, al podestà. Deplorando le scissure che insorgono in paese, specialmente se fomentate, applaudiamo di tutto cuore a quegli onesti comprovinciali, (e sono i più), che sanno in ogni evento mantenere con fermezza la dignità e il decoro della patria comune. Ecco l'indirizzo: Illustrissimo sig. Podestà! In questi giorni che la nostra Parenzo attraversa una crisi gravissima ; che il Vostro cuore di patriotta soffre pei dissidii, ond' è divisa la patria che per le basse contumelie, per le insinuazioni bugiarde ed interessate, che si fanno spargere sul Vostro conto, non Vi sia discara la osservanza di stima inalterata e di affetto sincero di noi, Vostri concittadini, e la voce di protesta che dirigiamo a quei pochi che travolgono, nell' orbita di private rappresaglie, non solo le cittadine istituzioni, isterilendo la pacifica e proficua attività delle stesse, ma ben' anco la pace della nostra amata Parenzo, e la più vitale questione provinciale : la questione di razza. Non sono delle antipatie personali che ci dettano questa voce di protesta, ma bensì 1' apprezzamento adeguato, 1' esatto criterio degli ultimi avvenimenti, che commossero questa città. Non faremo lo storico dell' ultima questione dei prezzi dell' uva, che sulla base dell' operato seguito negli anni precedenti ebbe anche quest' anno il suo corso regolare ; nè ci occuperemo dei ricorsi prodotti, coperti da poche firme e centinaia di croci. Vogliamo solo attestare che 1' operato della Commissione per stabilire i prezzi dell' uva è seguito con tutta legalità, piena giustizia e con equo riguardo alle condizioni del mercato, e che la condotta del nostro Podestà fu sempre giusta ed imparziale, protestando noi tutti energicamento contro qualunque accusa che gli si volesse fare in proposito. Ci sia inoltre permesso di affermare la convinzione, che in qualunque anno si avesse promesso al contadino nn aumento sul prezzo fissato alle uve dal Comune, lo si avrebbe facilmente indotto a proteste, a ricorsi tendenti ad ottenerlo, ad onta della piena fiducia dello stesso in chi reggeva 1' azienda comunale. L' idea del lucro fa agevolmente trasmodare chi ha dei bisogni. Nessuno si è finora da noi giovato di tale tendenza. Mai lo spirito di parte, la smania aifannosa di popolarità si è cammuffata d' umanitarismo per ricorrere a tali espedienti. Si comprendeva quanto poca carità patria accompagnasse quest' atto. Si capiva eli' esso dovesse tralignare sino ad elevare una questione di razza, ed a mettere iu sinistra luce i negozianti parentini, e dare così una mano all' opera demolitrice impresa da qualche anno con accanimento pari all' acrimonia contro la mercatura italiana dell' Istria dai capi parte croatofili. Occorreva, in una parola, di gettare uel nostro popolo campagnuolo una mina, cui mancasse la miccia ; e questa miccia'ha trovato i suoi Pietro Micca? Parenzo non avrà certo motivo di eriger loro delle statue ; altamente ripete la sua voce di protesta contro le loro eccedenze, intese a prendere di mira 1' amato suo Capo, il venerato suo Podestà, e con esso l'intiera cittadinanza. Al vostro animo elevato sia di conforto (seppure ne è di bisogno) in queste traversie della vita 1' affetto inconcusso della vostra Parenzo. Proseguite animoso su quella via che vi ha tracciato il vostro carattere intemerato, il vostro, intelletto illuminato. L' appoggio dei buoni non vi mancherà mai. Parenzo, 15 novembre 1885. E qui diamo luogo al seguente ringraziamento: Concittadini ! La dimostrazione d' affetto e di stima, che vi siete compiaciuti di darmi, presentandomi a Rovigno, mediante eletta e numerosa Deputazione, un indirizzo coperto da più centinaia di firme, il quale mi afferma il pieno e immutabile vostro appoggio, non poteva non riescimi eminentemente gradita, e non isprigionare dal mio cuore un pubblico e sincerassimo atto di riconoscenza. Questa splendida manifestazione dell' opinione pubblica varrà ad infondermi maggior lena, perchè in tutto mi adoperi a ricondurre nella nostra città la pace e la concordia, e mi dispensa nello stesso tempo dal rispondere agli attacchi comparsi contro ili me \iq\V Alabarda triestina del 15-16 novembre 1885 N. 296 e nella Scolta di Rovigno del 16 novembre 1885 N. 17. Parenzo, 19 novembre 1885 Francesco Sljisà, podestà Un altro ottimo comprovinciale non è più. Francesco Tamaro di Pirano spirò, a 74 anni, il 19 del mese decorso. Benché la vita di lui non sia stata clamorosa per pubblici impieghi e cariche cospicue, egli si distinse nella sua Pirano per integrità di carattere quale cittadino, sempre sollecito a' suoi doveri, per assiduità intelligente nell' educazione de' suoi tre figli, i quali lo rimeritarono guadagnandosi coli' onesto lavoro un posto ragguardevole : Il Dottor Marco direttore dell' Istria, i Dottor Giovanni medico, il Dottor Domenico vicedirettore della Scuola Agraria di Grumello nel Bergamasco. Alla sciagura che colpì l'egregia famiglia sia di conforto il pensiero che il buon vecchio lascia ne' figli ampia eredità di esempii. Cose locali La sera del 14 u. s. si raccolse a pubblica seduta la nostra rappresentanza. Dopo le comunicazioni d' uso della presidenza, deliberò di domandare al sovrano erario il condono di antico debito riconosciuto per concorrenza di restauri eseguiti nell' edificio ginnasiale. Al secondo punto destarono penosa impressione la riferta e proposta del podestà sulle cose del Civico Ospitale. Pur troppo 1' amministrazione di questo Istituto, che è uno de' più importanti della nostra città e che dovrebbe favorire la causa del povero, lascia molto a desiderare. Venne adottata perciò la proposta ed eletto un comitato coli' incarico di rilevare lo stato attivo e passivo dell' Ospitale, congiunto il consuntivo 1884. Trattandosi di un sodalizio di pubblica beneficenza, speriamo che i rilievi del comitato e 1' opera regolatrice della futura amministrazione portino i loro frutti. Il consiglio, esaminati parecchi oggetti di minor momento d' ordine privato, assegnò una contribuzione annua alla nostra Società di archeologia e storia patria; e deferì per esame e riferta i consuntivi comunali 1882-84. In chiusa approvò, coli' assentimento di tutti gli esperti, le condizioni d' asta per la nuova locazione quindicinale dei terreni comunali, detti Prese di Campo Marzio. Con ciò ai fittajuoli viene data facoltà di surrogare alla coltura arativo-vitata, quella di prato naturale e si rendono possibili delle offerte cumulative per tutto il corpo campestre entro i tre giorni susseguenti P asta delle singole 38 frazioni. Per iniziativa della società filarmonica ebbe luogo sabbato a sera 28 decorso nella sala della Loggia, gentilmente concessa, un concerto dell' orchestra sociale diretta dal maestro Oaretti, seguito da lotteria e da ballo. Fu aperta la serata da uno spigliato ballabile eseguito con bella fusione dai signori filarmonici ed assai gustato dal pubblico. Ottima accoglienza ebbe pure la Sinfonia del Sarti, e un Valzer di Sala a cui fece seguito alcune Variazioni per piano sull' opera Lucrezia Borgia, suonate con molto sentimento dalla gentile signorina Anna Rozzo, che veune accompagnata con istru-menti da corda dai signori Belli (viola), Carbonajo (violino), Fonda (violino) Dottor Longo (violoncello), Manzutto (violino) e Rozzo (violino). Tutti furono distinti da spessi e calorosi battimani. Venne pure applaudita una Sinfonia del Pavesi, la quale, benché difficile, fu inappuntabilmente suonata dalla brava orchestra. Il programma si esauriva con un rondò di Mozart (alla Turca) che piacque assai per la sua vivacità e in cui si palesa il solito stile grazioso di questo classico maestro, il quale a sei anni era già distinto suonatore di piano e di violino. La musica dell' illustre Mozart venne tosata. Il trattenimento musicale fu chiuso coli' accennata lotteria e con un ballo. Appunti bibliografici Manuale compendioso di Storia generale quale preparazione allo studio della storia proposto ai giovanetti italiani da Urbano Tedeschi. Bologna, Nicola Zanichelli 1885. Non di rado di un libro, anche relativamente tuono, il difetto principale è indicato già dal titolo dell' opera, t'osi dicasi di questo. E per vero „manuale è un libro che ristrettamente contiene i pre-eetti di qualche dottrina od arte;" così il Fanfani. Inutile adunque 1' epiteto di compendioso, che è anche epiteto disarmonico ed antipatico. Un manuale di fatto non sarebbe un manuale, se non fosse compendioso. Il titolo adunque col rinforzo dell' oggettivo inutile indica già il difetto del libro, la tendenza al soverchio condensare, e agglomerare avvenimenti «opra avvenimenti, senza riposo della mente, specie nei punti più salienti della storia che potevano dar Inogo anche in una storia generale a una breve sì, ma animata narrazione. In parte questo è difetto del metodo sincronistico seguito dal chiarissimo autore ; ma in parte ra anche addebitato a lui stesso, perchè un po' più «stendendosi nella narrazione dei fatti della storia greca e romana per esempio, e un po' meno sulla storia ebraica, come sui particolari delle fazioni durante l'assedio e la rovina di Gerusalemme, meglio avrebbe provveduto all'armonia generale dell'opera, e trovato luogo di abbellire qua e là la fredda e treve narrazione. Ma ciò non è tutto. L'autore, come già apparisce dal lungo titolo dell' opera, e meglio dalla prefazione, ha scritto questo manuale compendioso pde preparazione allo studio della storia pei giovanetti italiani. Ora io so che il signor Urbano Tedeschi è un coscienzioso e valente maestro (e così P Italia ne avesse molti) ; credo pure che in on collegio o in una scuola privata si possa far apprendere con frutto la storia, anche col metodo sincronistico ; ma che un tale sistema possa essere in generale accettato quale preparazione nelle scuole medie non parmi; ed è poi assolutamente impossibile finché dura il vigente organamento degli studi in Italia. E per vero dopo quel poco o nulla ii fa di storia nelle scuole elementari, dalla nar-1 razione dei fatti eroici e di singoli aneddoti di storia patria, si passa nel ginnasio allo studio della storia antica, greca e romana, per cominciare poi nel liceo il vero studiò della storia generale. Nelle scuole tecniche, invece della classica, si apprende la storia nazionale. Il manuale adunque del signor Tedeschi potrà essere consultato con frutto in Italia, solo da que' giovani del Liceo che non vogliono troppo rompersi il capo, ed hanno bisogno del solito ristretto per dare i famosi esami di licenza, e uscirne pel rotto della cuffia. Io credo invece che il signor Tedeschi l'abbia compilato per gli scolari del ginnasio inferiore che studiano secondo il sistema austriaco, e per quelli delle scuole popolari superiori; ed in questo caso il manuale compendioso ha in sè il vizio organico del sistema. Troppa roba, troppa roba pei giovanetti ! La loro mente non può abbracciare con così forte sintesi tanti e sì svariati fatti: il metodo sincronistico produce, mi si passi la frase, il mal di mare nel loro cervello. Ecco come invece vorrei insegnata la storia. Breve e vivace narrazione dei fatti della storia contemporanea nelle elementari minori, della moderna nelle maggiori; esposizione intuitiva per mezzo di quadri, incisioni, spiegazione dei pubblici monumenti se ce ne sono nel paese; narrazione fantastica, perchè il fatto riviva non solo nella memoria, ma nella immaginazione del fanciullo. Più volte mi sono domandato perchè „il babbo ai figli intenti narri i casi che già furo" con tanto frutto, mentre il maestro spreca tempo e fiato. Nelle scuole medie poi la storia nazionale dovrebbe essere il centro intorno al quale si svolgono i fatti principali delle altre nazioni. Occorre, a mo' d'esempio, parlare degli Arabi e delle loro conquiste in Italia? Con brevi parole si racconta la storia di quelli. Finalmente dopo lo studio analitico si darà mano nei licei allo studio largo e ragionato della storia, radunando le sparse fila col metodo sincronistico. Adunque un manuale compendioso col metodo sincronistico quale preparazione allo studio della storia, è un controsenso ; ed è pur troppo conseguenza del così detto piano scolastico che troppo esige, o meglio ancora, segno di un vizio organico di alcuni maestri austriaci, che non hanno ben capito lo spirito del piano; di quell' aria pesante, di quell' atmosfera satura di elementi enciclopedici che gravita sulle scuole, del quid nimis insomma, e del soverchio che rompe il coperchio. Altro difetto del metodo. L'autore è più volte obbligato a ripetersi; e il giovinetto non trova mai il punto saliente, la narrazione riva ed efficace. Così di Federico secondo si tocca a pagina 139, poi da capo a pag. 182. In tanto frazionamento molti fatti importantissimi della storia nazionale non destano alcun interesse o sono dimenticati. Della battaglia alla Meloria un cenno fuggevole a pag. 177, un altro nella seguente: del conte Ugolino nulla. Da ultimo mi sia lecito osservare ohe in questa storia proposta ai giovanetti italiani domina troppo invece Velemento semitico. Libero il signor Tedeschi di ricorrere al soprannaturale per ispiegare il passaggio del mar rosso (pag. 22) e di riconoscere più volte nella guida del popolo ebraico la mano della provvidenza. Ciò gli fa onore, nel dominante scetticismo : francamente lo dico. Ma poiché in un libro di storia civile egli ha dato ad alcuni fatti ritenuti storicamente straordinari una spiegazione soprannaturale, molti giovani italiani hanno il sacrosanto diritto, mi pare, di volere pure dallo storico la stessa spiegazione soprannaturale a moltissimi altri fatti storicamente straordinari e grandiosi. Certo il cristianesimo è qualche cosa di più alto, di più radicale che un giudaismo riformato (pag. 74); e poiché il miracolo è ammesso dallo scrittore civile a benefizio della storia giudaica, il senso comune dell' ultimo giovanetto trova illogico e contro ragione che il miracolo cessi con la storia ebraica, quando appunto più era necessario a spiegare il fatto più straordinario e grande nella storia : la diffusione del cristianesimo. Del resto, benché tutto il libro abbia un'evidente tendenza semitica, piace vedere come il signor Tedeschi abbia trattato con lodevole tolleranza e rispetto questioni assai spinose. E così pure, ammesso il metodo, il libro è commendevole per chiarezza, buono stile didattico, e retto giudicare, ciò che tutto dà a conoscere come il signor Tedeschi sia padrone del fatto suo e fornito di copia di cognizioni. Certo in opera così densa, di fatti qualche inesattezza ci sarà ; così dove tocca brevemente del feudalismo a pag. 121. L'autore giudica il feudalismo come una catena che stringeva la libertà della persona e della proprietà, e non lo considera che da un lato solo. Invece ritengono moltissimi che l'origine di questa istituzione si abbia invece a rintracciare nello spirito di libertà individuale dominante nelle genti germaniche, le quali, senza la promessa del dono, non avrebbero accompagnato il capo nelle varie ed ardite imprese. E per vero il principio dell' indipendenza individuale fu portato dal feudalismo alle sue ultime conseguenze, vantaggiose allo sviluppo dell' individuo, dannose allo stato sociale. Queste ed altre cose vorrei io dire al signor Tedeschi sul conto di questo suo libro. Diranno che non fu esaminato con la consueta indulgenza : rispondo che in questioni di metodi e di testi scolastici non si ha a portare barbazzale per nessuno, P. T. j Un ritratto di Raffaello Sono cosi poche e rare le opere giovanili di quel divino pittore urbinate giunte sino a noi (e per di più 1 controverse) che con vera soddisfazione si fa noto ali pubblico intelligente in materia il rinvenimento d' un ritratto di Raffaello, fatto di propria mano, che rivela I in modo non dubbio la precocità di quel robusto ingegno, j Sovra una piccola assicella di noce di metri 0,9' 1 per 0,7 (che serve tuttora a trattenere in cornice dorata una bellissima miniatura su pergamena di genere religioso) vi è dipinto a tempera il ritratto di Raffaello veduto di profilo. Sul fondo bruno che circonda il profilo sta scritto in caratteri neri calligrafici riconoscibili per suoi lo Rapii. Sa., scrittura eseguita, a quanto pare, col pennello. Al lato sinistro, di fronte al ritratto, è pure tratteggiato in nero a pennello ed a mano libera, il disegno d'un palazzo a linee semplici, armoniche sul cui frontone leggesi il motto V R B e la data MCCCLXXXXYII in numeri romani (Urbino, 1397). Nel mezzo della tavolina, e quasi al vertice, a linee meno accentuate, havvi disegnato un tempietto di stile pagano con piccole colonne sormontate la cupolina, che nell'insieme lascia trapelare il concetto o 1' idea primitiva di quello che più tardi dipingeva lo Sposalizio della Vergine, quadro della prima maniera, ora gemma preziosa della Pinacoteca di Brera in Milano. PUBBLICAZIONI Abbiamo ricevuto dal signor Giuseppe M. Lunar-delli un suo lavoro dal titolo Le isole Assirtidi, ch'egli dedica alla memoria dgli antichi istriani. Il volume è uscito in Roma dalla tipografia del Senato, Forzani e C- RINGRAZIAMENTO La sottoscritta commossa ed onorata per le prove di pietosa partecipazione che le diedero i suoi amici e conoscenti nella luttuosa circostanza della morte del suo caro angioletto Odone, porge a ciascuno i suoi più caldi ringraziamenti. .:: i i • f> > : u( , -Uild Capodistria, 30 novembre 1885 Famiglia di Antonio Gravisi UAPODltìXRIA, Tipografia di Carlo Priora. Pietro jtfadouizza — Anteo liravisi edit. e redat. responsabili -